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Autore: SilverShadows    17/08/2012    1 recensioni
Lei era seduta sul letto a fissare il vuoto.
Voleva scappare,correre,andare via da quella situazione che la stava opprimendo.
Purtroppo però, non poteva. Doveva affrontare la realtà per poter tornare dalla sua famiglia,dai suoi amici, per tornare a vivere.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sarah?Svegliati- una leggere voce chiamava il suo nome.
Quella voce non aveva volto. O forse l'aveva, con gli occhi chiusi la visuale non era delle migliori.
Piano piano Sarah mosse la testa e i suoi occhi si aprirono altrettanto lentamente.
Un ragazzo biondo la stava chiamando. E che ragazzo biondo.
Beh, se quello era il paradiso, gli piaceva tanto.
Ma non era il paradiso. Era ben lontana dal paradiso. Diciamo semplicemente che era più vicino alla sua camera di quanto sperasse.
Si voltò e notò che quella era la sua camera.
-Ti sei svegliata finalmente...- il ragazzo senza nome le fece un grandissimo sorriso e Sarah lo ricambiò con un sorriso più debole.
Si guardò la pancia e notò delle fasciature.
-Non potevo lasciarti ferita- fece un sorriso mozzafiato e si sedette alla sedia sulla sinistra del letto di Sarah.
-Stai bene?- le chiese gentilmente il ragazzo mentre la guardava con dei dolcissimi occhi azzurri, Sarah era presa da quegli occhi.
-Sta benissimo, non lo vedi come ti guarda?- una voce spuntò fuori dal nulla. Una voce ben troppo familiare e che ultimamente la stava mandando in orbita ogni volta che la sentiva.
Ad un certo punto tutto quello che era successo le venne in mente. In un attimo.
Le immagini scorrevano veloci, come se lei stesse seduta sul divano insieme a sua madre a vedere un film.
Sì, tutto stava raffiorando nella sua mente.
Chiuse gli occhi e osservò quelle immagini con più attenzione.

"-Uccidimi prima che lo possa fare veramente. Non voglio uccidere qualcuno, che sia un ragazzo qualsiasi o...tu- qualche lacrima uscì anche a Marta che ora aveva posizionato il coltellino dalla parte di Sarah, in modo che poteva colpirla in qualsiasi momento.
Il coltellino di Marta sul suo stomaco, e il coltello di Sarah anche, solo che il bersaglio era il suo di stomaco.
Si guardarono negli occhi in cerca di una risposta. A quale domanda?
Loro lo sapevano. Solo loro sapevano cosa dovevano fare. Marta e Sarah chiusero gli occhi all'unisolo. Pensavano di sapere cosa stava per succedere. Ne erano certe. Peccato che si sbagliavano. Nessuna delle due sapeva cosa stava per accadere.
Fu in un attimo. Del liquido caldo colava da una ferita profonda allo stomaco.
Sarah guardò Marta e poi svenne.
Marta aveva il suo coltello pronto per infilzare qualcuno ma sarah non se lo sarebbe mai aspettato.
Marta tutto d'un tratto si colpì allo stomaco. Sarah era stata a guardare senza fare niente, con la bocca aperta per lo stupore.
Si avvicinò poco dopo alla sua "alleata" ormai in ginocchio e sentì un dolore acuto.
Le scappò un gridolino. Più per l'azione improvvisata che per il colpo.
Il suo coltellino, quello che teneva in mano, lo stesso coltellino che con la punta sfiorava la pelle di Sarah si intromise nel suo corpo.
Era stata lei? Sarah si era pugnalata da sola?
Sul viso di Marta comparve un sorriso.
Sul viso di Sarah si bloccò una domanda in gola.
Sulla mano di Marta colava una sangue, nelle condizioni in cui era ridotta cacciare il coltellino dallo stomaco di Sarah era l'ultimo dei suoi problemi.
-Tu...perc...- Sarah non riuscì a dire altro, crollò sulla spalla di Marta.
-Io...- Marta non riuscì a concludere. Il peso di Sarah la fece cadere verso destra.
Erano vicine. Unite solo dal sangue. Quel sangue così speciale per molti. Gli angeli molte volte avevano poteri curativi e il loro sangue, beh, era molto apprezzato.
Ma non veniva mai usato. Solo dai vampiri. Ma quella è un'altra storia.
Una storia lontana e che non c'entrava niente con il 3° AngelsClub.
Marta e Sarah però, avrebbero voluto essere da qualche altra parte."

-Tu mi hai...- Sarah si voltò verso Marta ma il ragazzo misterioso le coprì la bocca con una mano.
-Shh...- la zittì dolcemente. -Non vorrai farci finire nei guai vero?- la voce del ragazzo era quasi ipnotizzante, magnetica. Sarah non potè far altro che fare un cenno di consenso con la testa.
Perché stare zitti?Finire nei guai? Ma lui da dov'era saltato fuori?
Sarah voleva farli quelle domande ma il ragazzo le lesse magicamente nella mente(o almeno questo era quello che pensava Sarah).
-Non ora...riposati e ti poi risponderò a tutti i tuoi perchè.
Sorrise di nuovo. Oh, lui ci sapeva fare.
Sarah si addormentò poco dopo.
Lo sguardo del ragazzo si spostò sulla figura di Marta immobile seduta sul letto.
-Che cosa volevi fare?- le chiese.
-Non ne ho idea io...- Marta cercava di difendersi, ma le parole le svanirono in bocca.
-Hai un lavoro...te lo sei scordato?Non puoi fare certi show, soprattutto con lei- bisbigliò alla bionda indicando Sarah.
-Non credo di riuscire a...- una lacrima le rigò il viso e il ragazzo si avvicinò.
-No piccola... tranquilla, andrà tutto bene... shh, non piangere- le labbra di lui toccarono delicatamente quelle di Marta.
Lei si staccò e guardò Sarah.
-Sei sicuro che è lei che devo...
-Si!- rispose il ragazzo sfiorandole la mano.
Marta abbassò lo sguardo. Il ragazzo la baciò di nuovo e le diede una scarica di adrenalina.
Era pronta. Se lui era con lei era pronta a fare di tutto.
-Ora vado...se mi trovano qui...- le diede un bacio sulla fronte e si allontanò, aprì la porta.
-Daniel... fai attenzione- disse Marta guardandolo.
-Tranquilla... ci vediamo agli allenamenti- chiuse la porta e svanì, proprio come era comparso agli occhi di Sarah.
Marta si alzò e si avvicinò a Sarah.
-Tu non hai idea di quello che dovrai affrontare...- le spostò una ciocca di capelli dalla faccia.
-E non sarà così facile angioletto... oh no mia cara...- un buio si espanse per la camera.
Era stata lei?
La luce ritornò poco dopo.
Marta si fermò e guardò verso la porta.
Questo volevo dire solo una cosa e un solo nome le venne in mente.
-Daniel....- si portò le mani alla bocca e soffocò quel nome.
No. Era troppo rischioso anche pronunciare quel nome.
Tutto era rischioso là dentro. Anche dei semplici nomi potevano diventare moventi.
E tutti potevano diventare ASSASSINI.
  
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