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Autore: Averyn    21/08/2012    5 recensioni
COSA SAREBBE SUCCESSO SE HARRY POTTER AVESSE SCELTO DI MORIRE?
dal capitolo precedente:
“Harry, sai che questo è un dono, vero?” chiese lentamente, la voce quasi ridotta a un sospiro.
“Sì, signore” rispose Harry, sentendosi improvvisamente a disagio.
“Non è un caso che l’abbia proprio tu. Ma quello che mi chiedo, Harry, è sei sarai pronto per sapere la risposta. Il motivo è molto più profondo e oscuro di quanto tu possa solo immaginare. Sarai abbastanza forte, Harry?” chiese Silente (...)
“Io…credo di esserlo…sì, ne sono sicuro”.
SEGUITO DEL 'PRESCELTO'E 'L'EREDE', TERZO CAPITOLO DELLA SERIE 'CICATRICE'. Spero vi diverta!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrice'
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Capitolo 2

 ALBUS PERCIVAL WULFRIC BRIAN SILENTE

 
Harry aspettò con ansia quel ventisei di agosto, ma quando giunse, non poteva credere che fosse arrivato per davvero.

Quando si fermò sui gradini delle scale, vide Silente che era sulla soglia della porta, con quel fare elegante ma allo stesso tempo scattante.

Salve Silente!” lo accolse caldamente Lily. “Vuoi entrare? Posso offrirti qualcosa, come un tè? O forse qualcosa di più forte?”

Silente annuì, sorridendo con gentilezza. “Sei molto cara, Lily. Sì, forse un bicchierino di Whisky Incendiario non guasterebbe” rispose, alzando lo sguardo su Harry.

Salve Harry” sorrise serenamente.

Salve signore” rispose Harry.

E' tutto pronto, presumo?” chiese questo, lo sguardo immobile che faceva sentire Harry come se lo esaminasse fino in fondo.

Questo si sentì in imbarazzo; in effetti, fino a quel momento, aveva preparato poche cose.

Io...non proprio tutto, signore” rispose, sperando di non essere arrossito e che il professore non indovinasse i suoi sentimenti.

Lily gli lanciò un'occhiata severa, ma prima che potesse riprenderlo Silente posò su di lei una mano per calmarla. Harry provò un grande sollievo in questo gesto; ci mancava soltanto che dovesse sfigurare davanti al preside!

Se non sono maleducato, Lily, mi piacerebbe moltissimo bere quel bicchiere di Whiskey che ti avevo chiesto... “

Questo distrasse completamente Lily da qualsiasi rimprovero. “Certo! Farò in un attimo! Tu accomodati pure!” e scattò in cucina.

Silente sorrise complice a Harry, per poi accomodarsi sul divano e tirare un sospiro.

Io ti aspetto qui” disse, poggiandosi completamente sullo schienale dei divani.

Sì, signore” annuì il ragazzo, e salì sulle scale per poi tornare in camera sua.

Non aveva preso molte cose, ma non le considerava in effetti neanche necessarie.

Così si limitò a ficcare le scarpe da ginnastica nel sacco e scese giù velocemente con il baule che conteneva tutti i suoi effetti di scuola, fra cui il mantello dell'invisibilità.

Trovò sua madre e suo padre coinvolti in una fitta conversazione con Silente nel soggiorno.

James fu il primo ad accorgersi della sua presenza. “Harry! Hai preso tutto?”

Harry annuì.

Molto bene” fece Silente, alzandosi. “Presumo quindi che la nostra bella chiacchierata sia finita. Harry, mi passeresti il tuo baule per favore?”

Il ragazzo fece come detto, titubante e curioso al tempo stesso di sapere cosa dovesse farci.

Silente puntò la bacchetta su di esso e, senza una parola, il baule sparì.

Ho fatto in modo che appaia direttamente a Hogwarts” spiegò lui allo sguardo interrogativo di Harry, che aveva avuto una gran paura a vedere il suo baule scomparire così.

Poi Silente si rivolse a James e Lily.

Credo che sia ora per noi due di muoverci” disse loro, “potete scrivergli durante scuola, e vederlo a Natale”.

I suoi genitori tornarono su Harry, gli sguardi fra gli orgogliosi e i preoccupati.

Sappiamo che è in buone mani” disse James, cercando di stare sereno.

Sì” disse Lily “con te è al sicuro”.

Harry abbracciò tutti e due i genitori, e poi si staccò da loro e si unì a Silente.

Non fare danni, d'accordo?” gli raccomandò Lily, senza riuscire a smettere di emozionarsi all'idea di vedere il suo bambino lasciarli per la prima volta.

Ci proverò” rispose Harry, mentre Silente gli lanciava un'occhiata divertita.

Con un ultimo cenno di saluto, mago e ragazzo uscirono di casa.

Mentre s'allontanavano, Harry rivolse un ultimo sguardo nostalgico alla porta e al giardino, conscio che non sarebbe tornato prima delle vacanze di dicembre.

I due continuarono a camminare, finché Harry non s'accorse che stavano ancora percorrendo le strade di Godric's Hollow.

Signore” chiese timidamente a un Silente che sembrava sicuro di sé, “signore, non dovremmo essere a Hogwarts?”

Silente parve riprendersi in quel momento, come se fosse stato concentrato su tutt'altro.

Oh, sì, hai ragione, Harry, dovremmo” ammise, cadendo dalle nuvole.

E allora dove sono le scope? Oppure, non ci dovremmo Smaterializzare nei pressi, come il villaggio di Hogsmeade?” chiese velocemente Harry, usando tutto quello che sapeva sulla sicurezza della scuola per suggerire vie alternative al preside.

Sì, Harry” rispose calmo Silente, “ ma il fatto è che non stiamo andando a Hogwarts”.

Harry sbiancò velocemente, il cuore che gli batteva a mille.

Come...come sarebbe a dire che non andiamo a Hogwarts?” chiese lentamente.

Silente gli sorrise. “Oh sì, Harry; stiamo andando, infatti, a casa mia”.

Harry strabuzzò gli occhi, sconcertato e sorpreso.

A casa sua?” ripeté, sentendosi anche un po' stupido perché non faceva altro che ripetere le parole del preside.

Silente però non sembrò pensarla in questo modo, e annuì, come se stesse guidando Harry a un ragionamento. “Sì, pensavo fosse più comodo per entrambi. I tuoi bagagli sono già lì”.

Non si trovavano quindi, come Harry pensava, a Hogwarts, ma in questa casa, che doveva essere anche piuttosto vicina, dato che stavano percorrendo il villaggio a piedi.

Signore” chiese di nuovo timidamente il ragazzo, “lei abita qui vicino?”

Diciamo di sì” rispose il professore evasivo.

Dopo qualche metro, i due svoltarono in una stretta via dove vi erano molte case che all'epoca dovevano avere un certo prestigio, ma che ora erano abbandonate.

Harry si chiese per quale motivo Silente avesse voluto scegliere di vivere in un posto così antiquato, nel momento in cui si fermarono davanti al cancello di una di queste.

Silente spostò facilmente il cancelletto che dava sul giardino di casa e Harry lo seguì senza fiatare, curioso e spaventato al tempo stesso.

Come aveva aperto il cancello, Silente aprì la porta di casa con altrettanta facilità e presto mago e ragazzo furono dentro.

Un po' di luce, eh, Harry?” disse Silente, allegro, mentre la punta della bacchetta illuminava fiocamente ciò che c'era davanti a loro.

Harry ebbe modo così di curiosare un tantino sulla vita del professore; si trovavano nell'ingresso, fatto di un lungo corridoio di specchi e di comodini.

Mentre Silente lo precedeva, Harry si avvicinò ad alcuni di essi e vide che sopra vi erano sparse diverse foto che raffiguravano un Silente più giovane con sua madre, una piccola bimba e un ragazzo che doveva essere suo fratello; in un altro, Harry vide il volto di un giovane dalla chioma bionda e il volto furbo, che Harry presumette dovesse essere un suo vecchio amico.

Tutte quelle foto gli diedero una sensazione strana, ma una cosa lo fece più di tutte:

un libro, Vita e menzogne di Albus Silente.

Signore” chiese Harry, domandandosi perché conoscesse tutte quelle facce, e quel libro gli sembrasse così familiare, “chi sono queste persone nelle foto? E quel libro....”

Ma Silente sembrò non averlo sentito, e andò avanti senza dire una parola.

Confuso, Harry lo seguì fino alla fine del corridoio, dove il professore si fermò.

Bene, Harry, dovremmo essere nel salone” ragionò Silente, illuminando con la bacchetta i divani del soggiorno.

Ti faccio strada” gli disse, e Harry, trotterellò dietro di lui fino a una porta, che sembrava essere un armadietto delle scope, a cui il preside parve dare un immotivato interesse, secondo Harry.

Professor Silente” lo riprese, sorpreso dallo strano comportamento del mago, “professore, perché stiamo guardando un ripostiglio?”

Silente sfiorò con la mano destra il perno della porta con aria seria e concentrata.

Ah, Harry... Sai, certe semplici cose nascondono molti più misteri di quanto diano a vedere a occhio nudo...è per questo che sono il posto ideale per i segreti” sospirò questo, e con un solo clack la porta si aprì. Da essa uscì una curiosa luce bianca, che catturò sempre di più l'attenzione di Harry.

Silente gli sorrise. “Sei pronto?”

Harry, che sentiva l'adrenalina crescergli nel corpo per l'agitazione, annuì e, dopo che Silente ebbe oltrepassato la soglia per primo, fece lo stesso.

Si sarebbe aspettato di tutto, e per un primo momento credette di essere morto: ma non lo era, perché un'ondata di vento gli andò contro la faccia.

Davanti a lui, solo la luna illuminava il paesaggio, che era mozzafiato: era aperta campagna, e lui si trovava su una strada battuta che portava dritta a un grande cancello di una grande, maestosa villa nei pressi di un piccolo lago poco distante.

Harry sulle prime pensava che fosse Hogwarts, ma dovette sbagliarsi, poiché il castello dava sulla Foresta Proibita, e soprattutto non vi era quel giardino addomesticato di maestosi fiori giganti e siepi che si potevano intravedere oltre i cancelli neri della casa di Silente.

Harry si chiese quanto potesse essere famoso quel mago per permettersi una dimora del genere.

Il ragazzo si voltò indietro; sarebbe ancora valsa la pena di tornare in quella che sembrava essere la vecchia residenza del preside o, ora che ci pensava, il suo ripostiglio personale?

La porta del passaggio era ancora lì, aperta nell'oscurità.

Hai intenzione di seguirmi, Harry?” chiese Silente di lontano.

Con uno sguardo, il ragazzo notò che il preside era già a metà della via, capendo di non avere molta scelta; ad essere sinceri, il posto dove era appena stato gli metteva i brividi.

Così annuì e s'avviò per la stretta stradina di campagna.

Ben presto i due raggiunsero i cancelli neri. Harry vide Silente allungare di nuovo la mano destra verso l'apertura, e con un clack i due entrarono nei giardini.

Come Harry li vide, ebbe l'impressione che fossero molto più grandi di quanto li avesse percepiti: vi erano grandi siepi, e stradine, e ponti di erba, e grandi, grandi fiori che arrivavano quasi all'altezza umana; e tutto questo si estendeva oltre gli occhi di Harry, propagandosi in un paesaggio mozzafiato che fece andare al ragazzo il cuore in gola.

Dovresti vederli di giorno” disse Silente con tono estasiato, mentre passavano accanto a una siepe di fiori esotici, “sono un'esplosione di colori. Fanny si diverte molto a giocarci e a beccarli”.

Al nome Fanny il cuore di Harry batté all'impazzata, ricordandosi come lui, Neville e Ron gli dovessero la vita; era stato soprattutto merito suo se il Basilisco l'anno prima era morto, ed era lei che aveva portato il Cappello Parlante e la Spada di Grifondoro nella Camera dei Segreti.

Fu talmente immerso nei suoi ricordi che non si accorse di essere arrivato davanti alla porta di casa. “Ti mostro com'è dentro, Harry” gli disse Silente.

Harry si aspettava che il professore aprisse la porta come tutte le altre, invece il mago si limitò a spingerla verso l'interno, che sembrava essere accessibile.

Come i due entrarono nella stanza, tutte le luci si accesero: il lampadario nell'ingresso, le candele ai lati e anche quelle che illuminavano le scale che portavano ai piani superiori, il cui accesso era costituito da piccole porte ad arco. Al centro, vi era la scalinata principale.

Harry si chiese se avrebbe mai trovato la via d'uscita una volta arrivato in camera sua – e se sarebbe stato capace di ritrovarla una volta uscito da lì- perché ovviamente non vi erano solo le tre scale, ma c'erano altri due corridoi che precedevano i due muri ai lati della scala centrale, che portavano in due direzioni opposte ed ignote.

Harry capì che Silente aveva notato quanto la sua casa fosse grande oggetto d'interesse per lui, ma parve non volerlo assecondare.

Vieni Harry” lo invitò “ti mostro dov'è la tua stanza”.

Harry lo seguì senza fiatare per la scala principale. La strada era molto più semplice di quanto pensasse: bastava solo salire un paio di gradini e, girato a destra, si trovò una stanza piuttosto grande (quasi un appartamento, doveva essere sincero) dove campeggiava un grande letto matrimoniale di seta rosso, con tende rosso e oro che risaltavano con le pareti degli stessi colori.

Vi erano grandi finestre che di giorno facevano passare grande luce, ma ora riflettevano soltanto le ombre; ai lati di queste vi erano due lumi con tre candele ciascuno che rendevano chiara la visione della stanza. Accanto alla finestra alla destra di Harry vi era una scrivania con penna, inchiostro, calamaio e Arnold in una gabbia posato proprio a terra accanto ad essa.

Harry trovò il baule ai piedi del letto, già aperto ma intonso.

L'effetto era assolutamente fantastico: non avrebbe desiderato di meglio.

Ti piace?” chiese Silente, con il sorriso che gli si allargava sempre più.

Harry si voltò verso di lui, colmo di felicità. “E' magnifica, signore” disse.

Sono contento che ti piaccia” gli disse sereno Silente; poi si guardo l'orologio e l'espressione divenne seria. “Si è fatto tardi” disse “ci incontriamo domani per colazione. Buonanotte, Harry”.

Buonanotte, signore” disse Harry, buttandosi sul letto morbido.

Si rese conto in quel momento che non aveva concordato un orario per la mattina successiva, né sapeva dove accidenti si trovasse la sala da pranzo, ma poco importava; prima che se ne rendesse conto, era già immerso nel mondo dei sogni.

 

La mattina successiva, Harry si svegliò di soprassalto; si era addormentato sopra il letto, e si rese conto in quel momento di indossare ancora i vestiti della serata precedente.

Così ne tirò fuori un altro paio, chiedendosi dove si trovasse il bagno per lavarsi, e andò nel panico quando pensò che avrebbe dovuto girovagare per la villa – o meglio, labirinto, secondo il punto di vista di Harry- per trovarne uno.

Ma aveva appena finito di pensarlo che sentì un rumore venire dietro di lui e si voltò; proprio accanto alla finestra, era emerso un lavandino, un tazza da bagno e uno specchio, con tutte le lozioni e profumi che servivano a Harry per lavarsi.

La prima reazione del ragazzo fu di sorpresa: a quante cose aveva pensato Silente?

Poi si preparò, e solo quando fu pronto tutti gli accessori del bagno sparirono, risucchiati dalla parete.

Ora era pronto per la colazione, e questo secondo pensiero lo afflisse non meno del precedente; dove sarebbe andato? Doveva incontrarsi con Silente proprio lì, ma dove si trovava lui?

Credendo che probabilmente una qualche porta o camera segreta sarebbe uscita fuori come aveva fatto il bagno, decise di calmarsi e di tastare le pareti; tuttavia rimase deluso. Nessuna di queste portava a sale da pranzo o cucine segrete.

Così si rassegnò all'idea di doverla andare a cercare...ah, se solo Silente gli avesse dato le coordinate! Avrebbe potuto trovarla benissimo da solo, invece di risolvere ignoti rebus!

Andò alla porta, più scocciato che mai; ma non ebbe finito di pensarlo, che si trovò proprio sulla soglia di una elegantissima e raffinatissima sala da pranzo, con un bel tavolo in legno scuro allestito di tovaglia di pizzo e servizio color panna, circondata da mobili con libri e pergamene, illuminata a giorno da due grandi finestre velate solo da una tenda bianca.

A completare lo scenario, vi era il professor Silente che sorseggiava quella che doveva essere una tazza di tè.

Sul tavolo proprio accanto alla teiera, vi era piegato un giornale, che doveva essere la Gazzetta del Profeta di quel mattino.

Il preside sollevò gli occhi solo per fargli capire che l'aveva notato.

Buongiorno, Harry. Dormito bene?” chiese, affabile, come se il ragazzo vivesse lì tutti i giorni e fosse abituato a quel trambusto.

Harry strabuzzò gli occhi, sconcertato; come poteva vivere in una casa del genere? Senza un minimo di ordine, bastava solo che si pensasse quello che si desiderava e quello...appariva semplicemente. Così come era spuntato il bagno e la sala da tè di Silente, Harry si chiese se allo stesso modo il preside avesse ordinato il caffè, il tè e i dolci in tavola.

Io...sì” rispose Harry.

Silente gli sorrise. “Siediti. Qui c'è tutto quello che vuoi”.

Harry annuì e si sedette davanti al padrone di casa.

A giudicare dal tuo viso, sembra che tu abbia già scoperto la bellezza di questa casa.

Voglio rassicurarti, Harry; è esattamente come tutte le altre...solo che non hai la scomodità di doverti allontanare troppo. Ad esempio, se desideri trovarti nel bancone al piano di sopra, sarai lì non appena avrai aperto la porta di questa stanza” e sorseggiò un po' del suo tè. Harry annuì, perché aveva avuto esperienza delle parole di Silente, e prese a versarsi del caffè nero in una tazza, e il succo di zucca nel bicchiere di vetro alla sua sinistra.

Tuttavia, “ aggiunse il preside, “ci sono luoghi dove la casa non ti lascerà passare”.

Harry lasciò andare la brocca del suo latte un po' sulla tovaglia, mentre guardava sorpreso Silente.

Come sarebbe a dire, professore?” chiese, quasi in un fil di voce.

Beh, non so se hai presente quei due corridoi all'entrata” riferì tranquillo l'altro, rubando una delle ciambelle glassate da uno dei piatti al centro tavola, “ ho provato molte volte a entrare, ma è la casa che decide se è il momento di farti passare per certe vie. Ed evidentemente non vuole mostrarmela. Tante volte, non mi lascia neanche avvicinare a quei corridoi, se lo desidero”.

Potrei provarci io, signore” si propose Harry, che a dire il vero era molto curioso.

Non oggi, Harry” disse Silente, anche se sembrava contento che glielo avesse detto, “abbiamo molte cose da fare. Dobbiamo lavorare soprattutto su di te”.

Che cosa abbiamo in programma, allora?” domandò di nuovo Harry, avvicinandosi una coppa di cornflakes e la teira del latte e servendosi. Non poteva negare di essere affamato, e tutto quello che mangiava era squisito, per quanta inquietante fosse l'idea di vivere in una casa che decideva per te.

Prima di tutto, Harry, dobbiamo andare nei sotterranei” spiegò Silente, “lì ho tutta la mia attrezzatura. Una volta arrivati in laboratorio, ti spiegherò meglio”.

Improvvisamente, la finestra dietro Silente s'aprì con uno scatto, come spalancata dal vento, e fece il suo ingresso una lince fantasma. Harry sapeva cos'era: un Patronus.

Lo sapeva, perché i suoi genitori, così come Sirius e Remus e tutti quelli che avevano fatto parte dell'Ordine della Fenice ne avevano uno.

Pericolo. Pericolo. Pericolo sulla strada di London Street. C'è un'attentato. Minaccia” parlò il Patronus con una voce maschile che Harry non conosceva.

Sia Harry che Silente guardarono poi la lince svanire come fumo, e fu allora che il ragazzo guardò il preside, che non gli era mai sembrato così serio.

Dopo un attimo di silenzio, il mago balzò dalla sedia con uno scatto, uscì dalla stanza e ritornò nella sala da pranzo con indosso un mantello da viaggio. Poi si fermò, e studiò Harry con aria preoccupata e delusa al tempo stesso.

Signore, che succede?” chiese Harry, perché non gli erano piaciute per nulla le parole di quel Patronus.

Nulla, Harry, ma è una chiamata urgente, e devo assolutamente andare” fece sbrigativo il professore. Harry non voleva contraddirlo, ma sentì un leggero fastidio nel sentire che non era successo nulla, perché a lui sembrava che ci fosse un pericolo, e anche piuttosto grave.

Posso essere d'aiuto, professore?” chiese Harry, prima che il preside potesse lasciare la stanza.

Silente si voltò e lo guardò, un sorriso debole che gli compariva sul volto.

No, Harry. Tranquillo. Solo, credo che la nostra lezione sia saltata per oggi...quindi divertiti per i giardini, tornerò presto” e uscì, senza dare altre spiegazioni.

Harry era deluso del fatto che il preside se ne fosse andato: primo, perché sarebbe stato per la prima volta veramente solo con la casa, e secondo perchè sentiva che sarebbe potuto tornare veramente utile al preside, in qualche modo.

Invece decise di passeggiare per i giardini, e scrivere lettere a tutti i suoi amici in mezzo a quei meravigliosi prati.

Avrebbe passato l'intera giornata a passeggiare per le vie di quella immensa tenuta floreale, che risaltava più verde e colorata che mai sotto la luce; qua e là, lungo il giardino domestico, composto anche di panche in pietra, laghetti di pesci dai colori fosforescenti e irreali, vi era anche qualche scultura di maghi dalla cui bacchetta o bocca uscivano getti d'acqua per bere o perché facenti parti di fontane.

Mentre Harry attraversava un ponte d'erba e passava sotto a una volta di rami, si chiese se quello fosse il paradiso, e fosse morto per davvero.

Smise di girare per i giardini solo quando fu piuttosto tardi, e il sole già calava a est, così rientrò.

Si ritrovò nell'ingresso, dove tentò di passare per entrambi i corridoi – inutile dire che non ci riuscì – e così salì stanco in camera sua. Mentre si infilava il pigiama, realizzò che Silente non era ancora rientrato in casa. Forse aveva avuto qualche inghippo, Harry non lo sapeva, e si rese conto in quel momento che neanche gli importava; sapeva che sarebbe tornato, perché Silente riusciva sempre a districarsi dai guai. Così si infilò fra le coperte e s'addormentò, stanchissimo.

Si svegliò quello che lui percepì essere poco dopo, e quando aprì gli occhi capì di non trovarsi più in camera sua, ma in qualche ambiente segreto e oscuro che ricordava tanto l'aula di Pozioni.

Ben svegliato, Harry” lo salutò Silente, facendolo voltare nella sua direzione; il professore gli dava la schiena, e sembrava avere un gran daffare con fiale e fialette che prendeva da armadietti sopraelevati.

Dove sono?” chiese il ragazzo, confuso.

Nel mio laboratorio,” spiegò Silente, “ ti ho portato qui dalla tua stanza. Sembravi piuttosto assonnato, ma sapevo che prima o poi ti saresti svegliato”.

Harry guardò attentamente il preside; non sembrava che quello per cui era stato chiamato, così oscuro e pericoloso, lo avesse toccato particolarmente.

Decise di non pensarci. “Perchè mi ha portato qui? Che cosa dovremmo fare, esattamente?”

Oh, niente Harry” lo rassicurò svelto l'altro, avvicinando uno sgabello al lettino dove giaceva lui, “ solo estrarti qualche immagine. Poi potrai tornare a dormire. In teoria, potresti farlo anche adesso, se lo desideri”.

Harry annuì, e lasciò che Silente poggiasse la bacchetta sulla sua fronte.

Mille volti cominciarono apparirgli nella mente, mille luoghi anche a lui sconosciuti; vedeva lui, Ron e Hermione parlare fitto nella sala comune; lui che combatteva un serpente gigante, lui e Sirius che aveva un aspetto terribile, la porta che non riusciva ad aprire, lui e Silente nel suo ufficio...ma cosa volevano dire? Da dove venivano? Dal futuro, forse?

Silente pigiò la bacchetta ancora più forte contro la sua fronte, e Harry sentì come se tutte le cose che vedeva fossero risucchiate da essa, e più lo faceva, più le vedeva, più non capiva...finché ad un certo punto la fronte non gli bruciò; era doloroso e irreparabile. L'unica volta che gli aveva fatto male a quel modo era stato quando, due anni prima, era in compagnia di Neville e tutti e due, nello stesso istante, avevano percepito il bruciore alla fronte.

Silente tolse la bacchetta di scatto. “Harry, vai subito in camera tua e riposati. Credo che per oggi sia sufficiente. Vai a letto...continueremo domani”

Si avvicinò la fialetta, dove immerse la bacchetta e da cui uscì un liquido trasparente.

Il professore tappò la boccetta.

Ho detto vai a letto, Harry” insisté Silente.

Senza farselo ripetere un'altra volta, Harry aprì la porta dei sotterranei e si trovò in camera sua. Si gettò sul letto, stanchissimo, chiedendosi se anche il giorno dopo sarebbe stato così doloroso.

E il giorno successivo riprovarono, e Harry era sempre più stressato e stanco. Ogni volta che Silente gli puntava la bacchetta alla fronte con le immagini se ne andava, in qualche modo, anche un po' della sua energia, ma lui sapeva che era per il suo bene, e oltretutto era sempre più interessato alle boccette poste sul tavolo da laboratorio dove il mago inseriva le sue visioni.

In ogni caso, Harry ringraziò Silente per non averlo stressato quanto la prima volta; la fronte infatti gli faceva sempre meno dolore, come se il professore avesse trovato il modo di attutirlo.

Restarono a casa di Silente finché le tre boccette non furono piene, e il trentuno agosto furono costretti ad andarsene.

Quella sera, Harry raccattò tutto quello che aveva lasciato in camera sua e la chiuse nel baule.

Poi raggiunse Silente nell'ingresso e con un gesto della bacchetta il suo zaino e il suo baule svanirono come aveva fatto prima di partire.

Stavolta sono davvero al castello” lo rassicurò Silente, porgendogli il braccio.

Vieni qui, Harry” gli ordinò poi, e il ragazzo si avvicinò.

Dove ci smaterializziamo, signore?” chiese Harry, circondando il suo braccio attorno a quello del professore.

Da Madama Rosmerta” rispose il preside. “Sei pronto, Harry?”

Sì, signore” disse Harry, stringendosi al professore.

Strinse gli occhi, e presto sentì come se un gancio l'avesse afferrato all'ombelico che lo trascinava giù, sempre più giù in un tubo di scarico, che gli dava la sensazione di nausea, perché si sentiva stringersi e accartocciarsi, sperando che prima o poi finisse. Proprio quando non se l'aspettava, si sentì i piedi ben piantati a terra, il fresco tepore di Hogsmeade che gli attraversava le ossa.

Era la prima volta che Harry andava al villaggio, perché era permesso solo dal terzo anno in poi. E lui aveva l'autorizzazione dei suoi genitori, perciò non si sentiva di trasgredire nessuna regola.

Andiamo, Harry” gli disse Silente, entrando in un locale accanto a loro.

Harry lo seguì velocemente.

Era un locale piuttosto ampio e spazioso, che si chiamava i Tre Manici di Scopa.

Al bancone, Harry notò che serviva una bella donna bionda dall'aria indaffarata.

Buongiorno, Rosmerta” salutò cordiale Silente, e la donna chiamata Rosmerta sobbalzò.

Oh, Silente!” lo salutò. “Che piacevole sorpresa! E...cosa posso fare per te, e...”

Scoccò a Harry un'occhiata piuttosto curiosa.

Il professore battè una mano sulla sua spalla. “Rosmerta, questo è Harry Potter. Non sono venuto per una burrobirra” aggiunse, perchè lei stava già preparando i boccali.

Vogliamo solo due scope, per volare dritti a Hogwarts”.

Oh, ma certo, certo, ve le prendo subito” si riscosse lei, anche se sembrava dispiaciuta che non si fermassero, e trotterellò fino allo sgabuzzino.

I due rimasero da soli – i pochi clienti che occupavano il locale scoccarono loro degli sguardi stupiti, ma Silente non sembrò farci caso- e presto Rosmerta tornò con i due manici di scopa e ne porse uno a Harry e uno a Silente.

Harry si ricordò in quel momento che poteva avvalersi della Firebolt, ma Silente l'aveva spedita alla torre di Grifondoro, che era piuttosto irraggiungibile.

Grazie” le disse Silente, uscendo dal locale. “ Presto mi farò perdonare con una burrobirra...”

Ma si figuri, si figuri!” disse Madama Rosmerta, con un sorriso.

Silente montò sulla sua scopa, e Harry lo imitò.

Con uno sguardo, Harry si sollevò in aria nello stesso momento in cui lo fece Silente.

Fu solo quando sentì l'aria nei capelli che si sentì veramente al sicuro.

Sfrecciarono entrambi nella notte, sempre più in alto, verso quelle luci che risaltavano il castello di Hogwarts.


ECCOMI QUIIIIIIIII COME VAAA?  GRAZIE PER QUELLE PERSONE CHE MI HANO MESSO FRA LE SEGUITE....AVEVO CORRETTO IL SECONDO E QUINDI L'HO PUBBLICATO....ORA SOLO IL TEMPO DI CORREGGEERE IL TERZO E SCRIVERE IL QUARTO E POI VIA VIA LI PUBBLICHERò...NON SO SE COSì  VELOCEMENTE COME HO FATTO CON QUESTO... .PERò VABBè....MI POTRESTE LASCIARE UNA RECENSIONE SE NON VI SCOMODO PER SAPERE SE VI PIACE? POI SE NON VOLETE NON FA NIENTE....UN BACIONE A E ALLA PROSSIMA!
PS SE CI SONO ERRORI SEGNALATE E PERDONATEMI!
  
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