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Autore: horangeJuicee    21/08/2012    1 recensioni
-Ciao, Steph.- Quella voce. La sua voce, lo avrei riconosciuto tra mille, anzi tra un bilione. Sentii un qualcosa al cuore, come se avesse perso un battito anzi togliamo il ‘se’, e avevo un nodo alla gola. Deglutii e mi girai lentamente verso colui che aveva parlato, sperando che non fosse lui, la causa della mia sofferenza. Mi voltai e, si, vidi lui, in tutta la sua perfezione, con gli occhi sbarrati e un sorriso sghembo come se avesse visto un fantasma. Chissà forse anche lui non si sarebbe aspettato di vedermi qui. Ma certo che stupida che sono è proprio così. Dopo essersi ricomposto dallo stato shock di prima, si stava avvicinando a me lentamente. Il mio cuore andava in mille battiti in un secondo, sentivo la terra mancarmi da sotto i piedi. Volevo parlare o scappare, ma poi mi accorsi che se correvo una matta mi avrebbe preso come una pazza che ancora soffre per lui, così senza ragionare aprì la bocca.
-Scusa, ma tu chi sei!?- dissi con indifferenza e facendo finta che non lo conoscessi per davvero.
Si fermò e si stupii visto la sua reazione e sinceramente anch’io mi stupii di me stessa cioè, WOW, non sapevo di essere così brava a recitare.
-Scusami, cos’hai detto?- mi domandò lui ancora stupefatto.
-Ti, ho chiesto chi sei. Sai perché forse ti conosco ma non mi ricordo, perché…- oh santo cielo, AIUTATEMI, cosa gli dico ora -ho l’amnesia- si brava Steph, si hai l’amnesia. Gli dico sorridendolo sghembo.
Ma che stavo facendo perché gli ho detto che ho una specie di amnesia. STUPIDA, SEI UNA STUPIDA. Ma ormai il danno è fatto, complementi Steph, complementi, continua così e ti rovinerai di certo la tua intera esistenza.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The bestfriends story.'
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Salve, vi consiglio di sentire
questo mentre leggete la parte dove
Steph racconta dell'incidente.
http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&NR=1&v=wdGZBRAwW74




 



I'm Free.


 

Steph P.O.V.

Erano le 4:30 e tra mezz’ora sarebbero arrivati. Io non mi ero ancora preparata. Ero troppo nervosa.
Si erano autoinvitati a casa mia, e io non avevo avuto neanche il tempo di rifiutare e in più non c’era Amanda con me, aveva avuto un emergenza famigliare, sua sorella stava per partorire. Lei voleva rimanere con me ma io la mandai a calci in culo nell’ospedale ma con affetto ovviamente, cioè quello che era successo a sua sorella era più importante della mia stupida, STUPIDISSIMA, balla. E così avrei dovuto affrontare da sola quei cinque carissimi deficienti. E soprattutto avrei dovuta affrontare da sola LUI.
-Steph, ma non sei ancora pronta?- mi chiese una voce da sopra la casa. La zia o meglio la mamma, era intenta a far scendere la valigia che aveva presso con sé ed era vestita dal suo uniforme da assistente di volo.
-Si, ora vado a vestirmi, mamma.- mi alzai dal divano dove ero seduta poco fa. Dopo aver sceso le scale lei si fermò davanti a me e mi sorrise.
-Sai che mi è ancora difficile credere che tu mi chiamasti mamma.- mi disse accarezzandomi i capelli. Le sorrisi e fu ricambiato.
-Beh, ora vado o mi perdo il mio volo. Torno domani mattina. Fai la brava, eh. E buona fortuna per il tuo incontro.- disse camminando verso la porta e aprirla. La seguii.
-Va bene. E grazie mi serverebbe davvero tanta fortuna e anche tanto coraggio.- le disse mentre mi appoggiavo allo stipite della porta.
-Steph, stai attenta però. Loro sono tuoi amici non dovresti dirgli queste bugie.-
-Lo so, ma come ho detto non posso più ritornare indietro.-
-Steph, tu PUOI ritornare indietro e soltanto che non VUOI, e sono due cose completamente diverse.-
-No, non credo.-
-Fa come vuoi, ma sappi che anche se non sono d’accordo con questa falsa io ti starò sempre accanto.-
-Grazie.- -Prego, figlia mia.- Sorrisi a quelle parole, erano da anni che non sentivo quelle parole e mi fecero rabbrividire, in senso positivo.
-Va bene, io ora vado, ciao. Ci vediamo domani mattina. Ti voglio bene. Ciao.- mi salutò.
-Va bene. Ci vediamo domani. Te ne voglio anch’io le risposi mentre si avviava verso la macchina.
La salutai con il cenno della mano mentre si allontanava con la macchina, rientrai dentro casa e guardai l’orologio attaccato alla parete. Erano le 4:35 ciò vuol dire che tra poco sarebbero arrivati. Mi precipitai verso le scale e andai correndo nella mia camera. Presi le cose che mi capitarono a tiro e le indossai. Mi passai un filo di mascara e lucci da labbra, lasciai i capelli sciolti e naturali, cioè mossi. E in men che non si dica ero pronta. Mi guardai per l’ultima volta nello specchio e sorrisi soddisfatta.
“Sii fredda, indifferente, passiva e non farti abbindolare di nuovo da lui. Parla con gli altri fai finta che ti interessa sapere cos’eri per loro. E non rimanere MAI sola con lui, MAI, o se no sono guai.” Dissi a me stessa.
Oh mio dio, stavo così male, cioè parlavo da sola. Mi ridestai da questi pensieri quando la campanella suonò, segno che erano arrivati. Corsi giù per le scale e arrivai alla porta. La aprii. Ma invece di trovare cinque ragazzi ne trovai solo uno, Lui.
-Ciao.- mi salutò con una voce dolce.
-Ciao.- risposi altrettanto
-Ci sei solo tu?-
-Si, cioè gli altri quattro si sono ritirati hanno avuto delle emergenze famigliari. Tu? C’è Amanda con te?- mi chiese. E menomale che non dovevo rimanere da sola con lui, secondo me quei quattro l’hanno fatto apposta a non venire.
-Si, anche Amanda ha avuto un contrattempo.-
-Oh, quindi siamo soli. Suppongo?- Annuii.
-Eh, già. Supponi bene.- Detto questo calò un silenzio assoluto, finché non fu interrotto da Zayn.
-Vuoi andare al parco?- mi chiese.
-Sai c’è un parco vicino qui è molto bello e grande. C’è anche un laghetto.-
-Come se non lo sapessi.- dissi a bassa voce, quasi un sussurro, da non farglielo sentire.
-Come scusa?-
-Uhm… Ho detto che sarebbe perfetto. Non sapevo che ci fosse un parco vicino qui.- mentii.
-Oh si. E se vuoi possiamo andare anche a prendere un gelato, se ti va?-
-Uhm. Ok. Perfetto. Vado a prendere la borsa e andiamo?-
-Si, certo.- Gli chiusi la porta in faccia e mi diressi in camera a prendere la mia borsa e metterci dentro quello che mi capita a tiro.
Scesi le scale e andai ad aprire la porta, e lo vidi appoggiato nel cofano della macchina.
Mi incamminai nella sua direzione, sorrideva. Dio, quel sorriso, era capace anche di sciogliere il sole. Ma basta io non mi devo far più abbindolare da lui e dal suo sorrisetto, così raggiante, dolce, stupendo e… basta. Steph riprendi il controllo di te stessa, ma con un dio greco davanti a me, è così diffici… STUPIDA, lui ti ha usato. FREDDA. È così che devi essere. Arrivai di fronte alla portiera che lui, gentilmente, me lo aprii.
-Grazie.- gli dissi indifferente. BRAVA. Così si fa Steph. FREDDA E DURA.
-Di niente.- risposi abbozzando, di nuovo, un sorriso. E smettila di sorridere coglione o sclero.
Entrò in macchina e fece partire. Il parco non è molto lontano da noi ci vollero 10 minuti per arrivarci, ma furono i 10 attimi più lunghi della mia vita. Durante quel breve tragitto ci fu solo il silenzio di tomba, neanche una mosca che volava. Arrivammo al posto, lui parcheggiò e scendemmo dalla macchina e dirigerci al cancello del parco. Camminavamo da circa 10 minuti senza neanche parlarci. Ogni tanto ci guardavamo ma niente di più, finché non mi senti stanca e lo fermai.
-Andiamo a sederci su quella panchina? Sai mi sento un po’ stanca.- gli chiese con i piedi che mi facevano un po’ male.
-Oh si, certo. Andiamo.- risponde lui impacciato. Ci sedemmo e mi voltai per guardarlo.
-Allora, tu chi eri nella mia vita?- cominciai.
-Beh, io, ero.. Io ero il tuo..- rispose titubante.
-Tu eri il mio cosa?- -Io ero il tuo migliore amico.- disse abbassando lo sguardo.
-Oh. Beh allora saprai tutto di me.-
-Beh, si diciamo di si.-
Coglione tu non sapevi tutto di me. Non sapevi che ogni volta che eri con la putanella di turno mi si contorceva lo stomaco, o che ogni volta che mi chiamavi ‘amore della mia vita’ per scherzare vorrei che fosse vero, o meglio ancora non sapevi che mi facevo male da sola per colpa tua.
-Oh, benissimo. Allora sai anche chi è lo stronzo che ha mi fatto soffrire e mi ha fatto perdere la memoria.- gli dissi dura. Alzò lo sguardo per poi incontrare i miei occhi, che una volta furono di un colore blu oceano, grigi.
-Non ti hanno detto chi è?- mi chiese senza distogliere gli occhi dai miei.
-No. Non l’hanno detto dicevano che mi farebbe troppo male, ed che era meglio così perché se no l’avrei solo preso a coltellate nel culo.- lo guardai dritto negli occhi.
-Non ti hanno fatto vedere neanche delle foto o qualcosa che ti abbia dato?-
-No. Niente di niente. È forse era meglio così. Perché anche se mi sono scordata di tutto, il dolore c’è ancora.- le mie lacrime minacciavano di scendere, ma li fermai, non volevo mostrarmi debole a lui.
-Sai hanno detto che mi aveva abbondonato in uno squallido hotel, dopo che io mi ero dichiarata e aperta a lui. Mi hanno detto che non aveva neanche lasciato un bigliettino per spiegare perché se ne era andato. Niente di niente. Poi da lì cominciai a bere e a piangere, dissero anche che chiamai Mandy ma non le dissi dov’ero. Poi l’ultima volta che mi videro ero distesa su un lettino dell’ospedale lottando contro la morte. Ero andata sotto un camion aveva detto il dottore a loro ed ero davvero messa male c’era l’80 % che morissi, ero pure andata in coma per un mese e mezzo, ma alla fine il 20% sopravvalse. Ed eccomi qua viva e vegeta.- gli dissi la mezza verità. Già la mezza verità perché una parte era vero, stavo per andare veramente sotto un camion ma questo si fermò in tempo.
-Secondo te perché l’ha fatto?- gli chiesi ma questa volta spostando lo sguardo da un’altra parte. -Insomma quale persona in questo mondo abbandonerebbe una ragazza dopo essersi dichiarata e aperta a te? Facevi prima a rifiutarla e dire che non ti interessava invece di spezzarle il cuore.-
-Forse perché ha avuto paura.- disse abbassando lo sguardo, mentre continuavo a fissarlo. 
-Ma porca di quella puttana. Solo quello?-
-Forse pensava di non essere abbastanza per te.-
-E allora è uno stronzo perché mi sarei dichiarata a lui se sapevo che non mi bastava?.-
-Sono sicuro che avrà avuto delle motive valide. Insomma anch’io al suo posto avrei avuto paura?-
-Di cosa?-
-Di te.-
-Di me. E adesso e anche colpa mia?-
-No, no. Aveva paura per te. Perché forse soffriresti di più se avesse continuato.-
-Ma che cagata. Perché pensa che adesso non sto soffrendo.-
-Forse aveva troppi dubbi per la testa, forse era confuso, temeva che non gli bastassi, temeva di farti felice abbastanza, temeva che un giorno tutto finisse e non dimenticarsi di te.-
-E adesso i suoi dubbi sono stati tutti risolti per caso?- gli chiesi mentre qualche gocciolina ricadevano nel mio viso.  Annuì.
-Si è rivelato che non poteva farcela senza di te, che non era niente se non ti aveva accanto.- Ci guardammo dritti negli occhi per alcuni minuti.
-Steph. Sono sicuro che in qualunque posto si trovassi questa persona si sta pentendo, per averti lasciata, per averti ferita.  Ma se tu l’avessi davanti ora sono sicuro che l’unica cosa che vuole da te è il tuo perdono.- rimasi li a fissarlo.
-Forse è meglio andare.- dissi mordendomi il labbro inferiore per non scoppiare a piangere. Mi alzai.
-Scusami se sono stato un codardo.- sussurrò da non farmelo sentire ma lo sentì lo stesso.



 
Zayn P.O.V.
Era quasi morta per colpa mia. Non riuscivo a non pensare ad altro questa era la frase che mi girava ormai nella mente. Era fissa. Non potevo crederci. Ma perché diamine mai l’avevo lasciata in quel hotel senza dirle nulla. Ah, già è vero, e perché sono un codardo. E grazie a questa mia codardia la avevo quasi persa per sempre. Ma grazie al destino non successe e mi aveva dato un’altra opportunità. E questa volta non me la dovevo far scappare più. Sarei rimasta al suo fianco mi sarei fatto perdonare e quando ci saremmo riavvicinati gli avrei raccontato la verità, ok forse prima si arrabbierà con me ma poi la corteggerai di nuovo finché non mi avrebbe perdonata del tutto. Ma per far che tutto ciò succeda devo prima lasciarmi con Perrie, la ragazza che ho usato per dimenticare Steph ma che non ci riuscii perché non potrei mai dimenticarmi di lei della sua semplicità, della sua bellezza e di tutto ciò che amo di lei. Mandai un messaggio a Perrie e dirle che dovevamo parlare.
“Ci vediamo da Starbucks. Adesso è urgente. Ti devo parlare. Zayn.”
“Okei, tesoro. Perrie xx.”
.

-Allora di che cosa volevi parlarmi amore?- mi chiese la bionda ossigenata.
-Ecco, io, vedi, Perrie…- tentennai.
-Cosa c’è? Dimmelo.-
-Ecco, non è facile.-
-Cos’è vuoi lasciarmi?- chiede lei alzando un po’ il tono della voce. Annuii e abbassai lo sguardo.
-Cosa, ma io credevo che andasse tutto bene tra di noi?-
-Lo so. Pensavo che tu mi piacessi, ed era così ma poi ho rivisto..- -Steph?- mi interruppe.
-Si, ma come lo sai?-
-Una volta quando tu eri rimasto a dormire da me, dicesti il suo nome nel sonno.-
-L’ho fatto veramente?- -Si e da questo deduco che tu lo ami veramente.-
-Si è proprio così non posso farne a meno da lei. È come una droga per me.-
-Allora che aspetti? Perché sei ancora qui, con me. Va da lei.- mi disse trattenendosi dalle lacrime.
-Grazie e mi dispiace. Tu non meriti questo. Sono sicuro che troverai uno migliore di me.- le dissi sorridendola.
-Andrò avanti, ma ora vai.-
E lo feci mi alzai dal tavolo e corsi verso la macchina per poi dirigermi a casa Smith. Ora ero libero e potevo fare finalmente quello che dovevo fare due mesi fa. Stare con Steph. La donna la mia vita. Certo prima però mi dovrei prima far perdonare ma per lei farei di tutto.
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Questo è il completo di Steph per andare nel parco:  http://www.polyvore.com/park/set?.locale=it&id=56806776






Angolo della mongola:
Salve popolo. Ed eccomi qua con la continuazione della mia storia.
Beh, come avete visto gli altri quattro deficienti non sono voluti venire. 

Comunque, ora mi dileguo. E come sempre vi ringrazio per aver letto le storie. E RECENSITE.
Scaoo belle. 

-El. xx      

 

  
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