Si fermò sul vialetto e si
guardò intorno; tutto era
immobile, abbandonato da chissà quanto tempo.
Faceva caldo. Si aprì
l’impermeabile e si allentò la
cravatta, quindi fece qualche passo verso la porta della casa. Le
Converse
affondavano nella terra morbida del vialetto, facendolo sorridere ai
lontani
ricordi della sua giovinezza: una giovane donna che lo aspettava
davanti alla
porta, i capelli biondi che si muovevano nel vento… la sua
cara Marilyn.
Fece un respiro profondo e
aprì. Si guardò intorno, i mobili
erano sempre gli stessi, anche se erano rovinati dagli anni.
Entrò nella camera da
letto; il grosso letto matrimoniale
occupava ancora buona parte della stanza. Si sedette sul materasso e lo
provò;
si sorprese a chiedersi che ne era stato di Marilyn, ma si
ricordò che erano
passati 59 anni, probabilmente era morta di vecchiaia, o era molto
anziana e
viveva da qualche parte, affidata alle cure delle figlie e,
probabilmente, dei
nipoti.
L’uomo scattò in
piedi e corse nell’altra stanza. Si fermò
davanti alla porta, riportando alla mente l’aspetto che aveva
nel periodo in
cui si era fermato in quella casa: un lettino e una piccola culla, e
animali di
pelouche ovunque.
Poggiò una mano sulla
maniglia e la girò.
I cardini cigolarono sotto il peso
degli anni, rivelando la
piccola stanza delle bambine. Non era affatto come se la ricordava: ai
due lati
c’erano due lettini in legno, le altre due pareti, invece,
erano occupate da un
armadio e una scrivania.
Rimase sorpreso, ma si riprese
subito. Era ovvio che non
fosse come ricordava, le bambine nel frattempo erano cresciute.
Qualcosa, per terra vicino alla
scrivania, attirò la sua
attenzione. Si avvicinò e raccolse un vecchio orsetto
impolverato, con una tuta
mimetica e un cappellino. Il Dottore sorrise e se lo mise nella tasca
dell’impermeabile.
Si guardò ancora intorno;
sulla scrivania trovò un blocco
per disegni. Prese anche quello, lo aprì e riconobbe il
tratto.
“Olive…”
sussurrò tra sé, sfogliando i disegni. Riconobbe
alcune cose a lui famigliari, compreso un rozzo disegno di una cabina
blu. Andò
ancora avanti, ma quello che vide non gli piacque: terrore, tristezza,
smarrimento, violenza…
Corse fuori, verso il suo mezzo di
trasporto. Prima di
andarsene, 800 anni prima, aveva chiesto ad altri due scienziati suoi
amici di
prendersi cura delle sue ragazze. Perché non lo avevano
fatto?
Entrò nella cabina e
accese il computer di bordo; voleva
cercare qualunque informazione su cosa fosse successo in quei 60 anni a
Marilyn
e le bambine.
Non trovò molto: Marilyn
era morta pochi anni dopo la sua
partenza, e le bambine erano state affidate a un’amica di
famiglia.
Controllò tutti i
documenti che aveva trovato. Dopo che se
ne era andato Marilyn si era risposata. Trovò molte denunce
per violenza
domestica, e infine il certificato di morte di quell’uomo.
Rachel aveva 5 anni
e Olivia 7.
Erano state affidate in seguito a
Nina Sharp; se la
ricordava bene quella donna, era ambiziosa e irrefrenabile sul lavoro,
ma
sapeva che sarebbe stata un’ottima madre. Infatti ebbe la
conferma da quello
che trovò: Rachel si era sposata e aveva avuto due figli,
Ella e Eddie, mentre
Olivia era entrata nell’FBI.
Rise di gusto, era proprio il colmo,
lui che odiava le armi
aveva avuto una figlia che con le armi aveva a che fare tutti i giorni.
Continuò a leggere. Le
informazioni non erano molte… Olivia
aveva avuto una figlia nel 2012, Henrietta Bishop. I suoi cuori fecero
un
balzo: quel bambino malaticcio che aveva incontrato nelle cene con le
famiglie
dei colleghi era il padre di sua nipote. I Bishop gli erano sempre
piaciuti,
Walter sembrava una brava persona, anche se era un po’
eccentrico.
Cercò altre informazioni,
ma oltre il 2015 c’era il buio più
totale, non solo sulla sua famiglia, ma su tutto quanto. Era come se
dopo il
2015 la Terra avesse smesso di vivere.
Decise allora di trovarsi le
informazioni di prima mano. Si
spostò ai comandi, impostò la data e
tirò la leva di avvio.
Il veicolo ebbe uno scossone e
cominciò a roteare su sé
stesso; il Dottore si aggrappò alla plancia dei comandi per
non volare via.
“Oh, andiamo, piccola! Vai
più piano!” esclamò, tirando con
forza il freno.
La frenata brusca
scaraventò l’uomo dall’altra parte della
stanza, assieme a tutti gli oggetti non fissati. Il Dottore si
alzò dolorante e
controllò lo schermo della data.
“Ancora 2036? Ma avevo
detto 2015, stupido catorcio di un
TARDIS!”
Come risposta,
l’apparecchio smise di funzionare.