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Autore: SeleneLightwood    22/08/2012    49 recensioni
Kurt e Blaine non si sono mai incontrati, nonostante Westerville e Lima non siano poi così lontane. Non si sono mai scorti tra la folla, nemmeno quando hanno partecipato alle Regionali con due Glee Club rivali. Nemmeno al Lima Bean, quando andavano a prendere il caffè ognuno con i rispettivi amici.
Kurt e Blaine non si sono mai visti. Almeno fino a quando, sullo stesso treno diretto a New York, Blaine non si siede proprio di fronte a Kurt.
Ci credete, voi, nel destino?
*
Si dice che il destino si mostri solo a chi sa riconoscerlo davvero.
Vivi la tua vita distrattamente, piena o vuota che sia, aspettando il momento in cui una qualsiasi entità superiore ti metta di fronte qualcosa, o qualcuno, con tanta prepotente ovvietà da poter dire solo: ah, eccoti qui! Ti cercavo da una vita.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando riaprì gli occhi, lo scompartimento vuoto del treno che percorreva la tratta Lima-New York era tutto ciò che lo circondava.

 

Epilogo

 

 

Kurt alzò il viso con uno scatto e si voltò per guardarsi intorno con aria frastornata e spaventata, affondando le unghie nel sedile di stoffa.

Non un suono proveniva dal treno in corsa attraverso le campagne dell’Ohio, né lo sferragliare delle rotaie, né il tremolio dei finestrini, né voci. Solo un cupo, spaventoso silenzio.

Cercò di prendere un respiro profondo per calmarsi, ma gli mancava l’aria e i polmoni, semplicemente, sembravano vuoti. Cosa stava succedendo? Dov’era Blaine? Perché si trovava nuovamente all’inizio del suo viaggio, quando ancora- quando ancora-

Blaine.

Era stato davvero tutto un sogno? Non aveva mai conosciuto Blaine?

Non c’era mai stato niente?

Solo. Sei solo. Solosolosolo.

Kurt si voltò verso il finestrino, ma fuori non riusciva a vedere nulla; voleva gridare ed aprì la bocca per farlo, ma non ne uscì alcun suono. Tutto era immerso nel cupo silenzio, fino a che l’unico rumore in quel mare di nulla non lo costrinse a voltarsi verso la porta dello scompartimento.

Successero più cose contemporaneamente: qualcuno mormorò il suo nome da molto, molto lontano, fece giusto in tempo a scorgere una massa di capelli ricci e la custodia di una chitarra e poi, semplicemente, cadde nel vuoto, risucchiato dal nulla.

 

 

Kurt spalancò gli occhi con il cuore che batteva all’impazzata e si tirò a sedere di scatto, finendo per andare a sbattere violentemente contro qualcosa di molto morbido, caldo e soprattutto molto vivo.

“Ahi!” esclamò qualcuno da un punto imprecisato alla sua sinistra; la superficie morbida su cui Kurt era steso sobbalzò e cigolò pigramente.

Un letto. Qualcuno si era appena ributtato – o meglio schiantato – a peso morto su un letto.

Ma che diavolo stava succedendo?

Una mano gli artigliò la maglia del pigiama e l’essere al suo fianco vi fece leva per tirarsi su ed accendere la lampada del comodino.

“Kurt, che diavolo succede? Mi hai quasi fratturato il setto nasale”

Oh. Avrebbe potuto riconoscere quella voce tra mille.

Blaine?” domandò cautamente, il cuore che ancora batteva forsennato nel petto e la confusione che gli annebbiava la mente.

“E chi altri, se no, Barbra?” rispose quello divertito, comparendo nel suo campo visivo.

Kurt si prese un momento per osservare il viso del ragazzo, facendo scorrere lo sguardo sui ricci disordinati, gli occhi ambrati socchiusi di stanchezza e preoccupazione, la linea della mascella.

Dopo di che, gli buttò le braccia al collo e scoppiò a piangere.

“Ma che- Kurt, cos’hai?” esclamò Blaine, accogliendolo tra le sue braccia e stringendolo a sé, mentre le sue mani gli accarezzavano lentamente la schiena e i capelli in un tentativo di conforto.

Quando Kurt riprese il controllo di se stesso, e il suo pianto disperato non divenne altro che una serie di radi singhiozzi, si staccò lentamente da Blaine per ridere debolmente e asciugarsi il viso.

Una fugace occhiata alla stanza intorno a lui lo riportò bruscamente alla realtà. Era nel suo appartamento a New York, Blaine era lì. Andava tutto bene.

“Io- ho fatto un sogno assurdo” cercò di spiegare sotto lo sguardo attento e preoccupato del ragazzo. “Noi non ci conoscevamo, o meglio tu mi avevi visto alle provinciali ma io no, e non ero mai venuto a spiare la Dalton, ma poi ci incontravamo sul treno per New York e mi innamoravo di te e tu di me, e Sebastian – il tuo ex – andava a letto con Dave – il mio ex, e Nick e Jeff avevano una tresca, Blaine, pensa!, e Rachel offriva il suo utero per i nostri figli e sentivo la voce di Sue Sylvester nella testa e- e-“ Kurt fece un respiro profondo nel tentativo di riprendere fiato, visto che Blaine continuava a fissarlo allibito e non aveva l’aria di volerlo interrompere. “E tu venivi preso per The Phantom of the Opera, maledetto traditore! E facevamo sesso, più o meno. Ah, addirittura frequentavamo entrambi la NYADA, assurdo, e-e- ti facevo una sorpresa. Per natale. Stava nevicando e improvvisamente mi svegliavo ed ero di nuovo in treno e niente, niente di tutto questo era mai successo. Tu non- non eri mai esistito, eri stato tutto un sogno, e-e-“

Kurt non riuscì più a continuare, frastornato dall’enormità di ciò che la sua testa bacata aveva prodotto. Che razza di sogno era?

Blaine lo fissò per un altro istante, prima di aprire la bocca e poi richiuderla. Alla fine ricadde sul cuscino al suo fianco in modo piuttosto melodrammatico.

“Oh, no” disse con tono lamentoso. “Ieri sera ci siamo ubriacati di nuovo?”

Quando Kurt non rispose, però, si voltò su un fianco per poterlo guardare e lo avvicinò a sé passandogli una mano dietro alla schiena.

“Ok” mormorò, affondando il viso sul suo collo e inspirando a pieni polmoni. Il suo respiro caldo gli solleticò la pelle e Kurt represse un brivido. “Dai, Kurt, va tutto bene. Era solo un sogno. Sono qui, non vado da nessuna parte, né sono frutto della tua mente. Figuriamoci se ti permetto di liberarti di me così facilmente. Ehi. Sono qui”.

Nonostante Kurt stesse cercando di non piangere di nuovo, una lacrima scese a rigargli la guancia.

“Lo so. Solo che- che-“

Blaine sospirò e si avvicinò per baciarlo delicatamente sulle labbra, calde e morbide come lo erano sempre state.

“Siamo Kurt e Blaine e viviamo insieme da quattro mesi in un minuscolo monolocale dell’Upper West Side” sussurrò ad un soffio dalle sue labbra, un lieve sorriso ad illuminargli il volto. “Ci siamo lasciati tre volte nel corso del mio ultimo anno di liceo al McKinley; la prima perché tu sei venuto a New York ed io ero un idiota, la seconda perché io non volevo più venire a New York ed ero un idiota, la terza perché Sebastian mi ha baciato nel bel mezzo di Lima e lui era un idiota. Mi sono trasferito da te ad agosto dopo la dichiarazione più assurdamente romantica che la mia mente potesse concepire – non negarlo, piangevi come un bambino – e ora frequento la NYADA con Rachel Berry la pazza, che ancora non ha offerto il suo utero per i nostri figli”

Fece una pausa per scendere a baciargli la mascella, poi la punta del naso.

“Tu sei una sorta di stregone-apprendista-tuttofare alla redazione di Vogue ed il tuo capo è un vero incubo, tanto che abbiamo costruito insieme una bambolina vodoo con le sue sembianze. Abbiamo fatto sesso quattordici volte negli scorsi quindici giorni, ogni tanto ancora indossi il mio anello fatto di carta di caramelle, ti ho fatto i cookies proprio ieri mattina e ti amo da morire. Stiamo insieme da quando abbiamo sedici anni perché mi hai fermato su quella scalinata e io da allora ho avuto occhi solo per te e tra una settimana andremo ad adottare un gatto da viziare come se fosse un figlio ”.

Stavolta fu Kurt ad avvicinarsi per baciare Blaine, facendo scivolare la lingua nella sua bocca e stringendolo a sé.

Quando respirare divenne di nuovo necessario e furono costretti a separarsi, Kurt sorrise debolmente, ancora un po’ scosso, e si accoccolò sul suo petto.

“Kurt?” domandò Blaine, il tono di voce improvvisamente preoccupato. “Non hai dimenticato gli ultimi quattro anni della nostra relazione, vero? Perché sarebbe un problema”.

Il suono della risata leggera di Kurt venne attutito dalla maglietta di Blaine; Kurt piegò appena il viso per baciargli la clavicola.

“Difficile scordarsi come ti commuovi per un uccellino morto, o i tuoi enormi occhioni dorati che mi guardano mentre decoro una minuscola bara” lo prese in giro con dolcezza. “Oh, eccoti qui! Cercavo uno così-“

“-da una vita” completò Blaine per lui baciandogli i capelli. “E non fare il cretino, tu adori i miei occhioni dorati”.

Rimasero così per un po’, sdraiati su quel letto matrimoniale ancora nuovo e non abbastanza usato. Il primo a riprendere il discorso fu Blaine.

“Quindi” esordì, tirandosi meglio a sedere e trascinando Kurt con sé. “Ci conoscevamo su questo treno e alla fine tu ti svegliavi di nuovo lì? Come se tutto il sogno non fosse mai avvenuto? Un sogno nel sogno, come – com’è che si chiamava quel film? Inception?”

Kurt annuì, poi alzò gli occhi e gli lanciò un’occhiata maliziosa. “Non abbiamo mai finito di vederlo, vero?”

Blaine nascose un sorrisino furbo tra i suoi capelli. “No. Ti sono saltato addosso verso metà”.

Kurt si sporse per baciarlo e quando si staccò sussurrò: “In ogni caso, appena prima di svegliarmi qui, credo di averti visto. Sul treno, intendo. Stavi per entrare nello scompartimento”.

Blaine alzò gli occhi al cielo. “Chissà, magari la storia sarebbe ricominciata da capo all’infinito!”

“Un po’ cliché, non trovi?” obiettò Kurt scivolando verso di lui per stare più comodo.

 Blaine sembrò prendere la domanda più seriamente del previsto. Kurt lo osservò rifletterci per qualche istante prima di sorridergli dolcemente. “No, in realtà no. Non è una curiosa dimostrazione di come non ti liberesti di me nemmeno in un’altra vita?”

Kurt assecondò la vocina nella sua testa che gli gridava “bacialo, quel ragazzo è perfetto!” con estremo piacere. Blaine rise sulle sue labbra e gli fece scorrere la lingua lungo il labbro inferiore.

“In effetti sì” sospirò infine, appoggiando la fronte a quella di Blaine. “Sono sicuro che, in un modo o nell’altro, saresti finito sulla mia strada comunque”.

Blaine sbadigliò sonoramente. “Sì, beh. Ringraziamo comunque Puck per averti spedito da me per posta prioritaria”. Kurt sorrise e si gettò di nuovo sulle sue labbra, scivolando sotto di lui in modo da ribaltare le loro posizioni e trovarsi sopra al suo ragazzo.

Mhm” si lamentò Blaine senza troppa convinzione, mentre Kurt attaccava fermamente le labbra al suo collo. “Ma è l’alba, Kurt”. Gli appoggiò le mani sul bacino e lo tirò di nuovo tra le coperte, dritto tra le sue braccia.

Kurt si lasciò sfuggire un rantolo dalle labbra e socchiuse gli occhi quando Blaine gli sbadigliò in faccia.

“Hai ragione” mormorò il controtenore affondando la faccia nel cuscino di fianco al viso del suo ragazzo. “Dovremmo tornare a dormire”.

Blaine grugnì e gli fece scorrere languidamente il palmo della mano lungo la schiena.

“Veramente” sussurrò avvicinandosi al suo orecchio per poi mordicchiargli delicatamente il lobo. “stavo per suggerire qualcosa come vieni a fare la doccia con me”. Il suo tono si era fatto inequivocabilmente più roco e basso all’ultima frase, e Kurt lasciò che il familiare brivido di adrenalina gli scorresse per tutto il corpo.

Tuttavia, un ricordo gli salì in mente e scattò a sedere sul letto, osservando Blaine dall’alto in basso.
“Ehi, un momento! Lo dicevi anche nel sogno!”

Blaine si limitò ad inarcare elegantemente un sopracciglio triangolare e scrutarlo in viso, prima di annunciare con una scrollata di spalle:  “L’avevo detto io che sei tu quello che fa sogni sconci”.

Kurt scosse la testa e si piegò per afferrare il suo ragazzo per la maglietta.

“Perciò hanno inventato la masturbazione?” commentò ad un soffio dalle sue labbra, alzando gli occhi per lanciargli uno sguardo malizioso. Blaine si avvicinò quel tanto che bastava per sfiorare il suo naso con il proprio.

“Vedo che ricordi tutti i dettagli della nostra relazione” lo provocò, scivolando sotto di lui.

“Non potrei mai dimenticarti” rispose Kurt, enfatizzando appositamente l’ultima sillaba.

Blaine si lasciò sfuggire un sorriso. “E io sono sicuro che anche se non ci fossimo conosciuti a Lima ci saremmo trovati, prima o poi. Come nel tuo sogno”

Kurt non rispose, troppo occupato a baciarlo, al momento; stava giusto per staccarlo su di peso e trascinarlo sotto la doccia, quando una voce molto familiare si insinuò nella sua testa.

Fammi capire bene, Hummel, sibilò la coach Sylvester, glaciale. Io avrei passato tutto il tempo ad istruirti sui segreti dell’universo e tu stavi sognando?

Kurt sorrise sulle labbra di Blaine.

Ma coach, le rispose divertito mentre le mani di Blaine scivolavano accidentalmente sul suo sedere. La realtà mi sembra molto, molto meglio.

Non udì la risposta dell’insegnante, tuttavia, o forse lei non rispose affatto, perché ehi, Blaine lo stava davvero trascinando verso il bagno e le sue labbra, il suo viso e il suo sorriso erano tutto ciò di cui gli importava davvero.

Blaine?”

Mhm?”

“Ti amo, lo sai?”

 

 

The end

 

 

 

Note dell’Autrice

Io non lo so se si capisce, ma uhm. Sì, Kurt si è sognato tutto. Ma non il Kurt dell’inizio della storia. E’ sempre stato quello vero, quello di Glee. Quindi quello che segue la storyline di Glee scritta dal vecchio pelatone  & Co.

E’ un lieto fine, ma non è il lieto fine dei miei Kurt e Blaine. (Che comunque, se rileggete l’ultimo capitolo ed escludete le ultime tre righe, il loro lieto fine l’hanno avuto lo stesso <3 ).

E’ il lieto fine dei “veri” Kurt e Blaine. Quelli post-quarta stagione, per intenderci. Quindi chi ha sognato tutto è il Kurt che HA CONOSCIUTO BLAINE FIN DALL’INIZIO bla bla bla.

QUESTO in caso non si fosse capito.

Ora, i ringraziamenti li lascio per ultimi perché prima vorrei dire una cosa di estrema importanza.

Questo è stato l’epilogo di On My Way non fin dall’inizio, è vero, ma dal tipo settimo capitolo in poi. L’idea del sogno. Dal momento in cui mi è entrata in testa ho capito che non ci sarebbe mai stato un altro finale all’altezza di questo, per me, e così l’ho lasciato. Ora, questa è la prima e l’ultima volta che scrivo una cosa del genere perché ha messo l’angoscia anche a me, ehi, quindi per le mie prossime long siete in una botte di ferro, fidatevi.

In ogni caso, che il finale vi sia piaciuto o meno, l’importante è che me lo fate sapere. Vi prego, anche a costo di massacrarmi di insulti, ma ditemi cosa ne pensate. Sono apertissima a tutte le critiche perché ok, che gran bastardata, ma spero che il finale un po’ più diverso del solito vi sia piaciuto lo stesso.

In caso contrario…peccato, mi rifarò con la prossima storia, spero!

 

E ora, i ringraziamenti!

A Fra, che non mi ha abbandonato mai nonostante le mie infinite pare mentali, che c’è sempre quando ho bisogno di sclerare e che è semplicemente unica.

E naturalmente che dovreste tutti ringraziare, perché se non fosse stato per il fatto che siamo andate a trovarla ad Arezzo, io non avrei mai avuto l’idea di On My Way in treno. No, aspetta. Forse dovreste prendervela con lei, è colpa sua xD

Sei fantastica anche se hai venduto l’anima alla Seblaine, donna <3

 

A SereILU, che ha betato una parte di questa storia. Grazie, grazie infinite. Se la mia prossima storia non farà stilisticamente schifo sarà solo merito tuo.

 

A Anise, che mi ha tenuto compagnia nei momenti bui di questa storia tra facebook, chat e recensioni. Ti devo la vita, visto che le tue recensioni mi hanno sempre tirato su quando stavo per mollare tutto. Grazie.

 

A tutte le ragazze che ho su facebook e che ogni volta scleravano con me, ridevano con me e piangevano con me. Non avrei mai avuto la forza di andare avanti, se non fosse stato per tutte voi. Non ho nemmeno la possibilità di nominarvi tutte, e dimenticherei di sicuro qualcuno, ma…grazie. Grazie dal più profondo del cuore.

E…beh, come potevo non lasciarla per ultima?

Ila, lo sai che sei l’altra metà del mio universo folle. Tu mi hai trascinato qui e tu affondi con il Titanic e il suo capitano, insomma xD Inutile che mi dilungo in come senza di te non sarei Selene, o come senza di te non ci sarebbe On My Way. Il problema è che senza di te non ci sarebbe Elena, punto. Quindi grazie per essere finita sulla mia strada insieme alla tua bassezza, la tua gatta, il tuo Kurt e la tua follia. Grazie.

 

 

Boh, ste note me stanno facendo piange. Ragazze, ci si rivede alla prossima storia!

 

Un mare di baci,

Elena

   
 
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