Fece qualche passo
sull'erba bagnata di rugiada, guardandosi intorno: a volte le piaceva
osservare la gente parlare, senza sentire quello che diceva. Nella
sua testa solo la melodia che si perdeva nella notte, era come essere
in bolla isolata da tutto.
Camminò, sfilandosi i sandali per non
rovinare il tacco che si conficcava nel terreno, e si allontanò quel
tanto che bastava per sentirsi sola anche visivamente, riuscendo
ancora a sentire la musica che si levava dalla festa; raggiunse il
vecchio ciliegio e si sedette tra le sue radici, facendo attenzione a
non sciupare il vestito.
Era senz'altro una bella serata, come
solo poteva esserlo il matrimonio dei suoi due migliori amici, eppure
quando aveva intravisto quella zona isolata non era riuscita a
resistervi.
Appoggiò la testa al tronco e chiuse gli occhi,
confortata dalla tranquillità di quel luogo, dal profumo dell'erba e
dalla gradevole frescura attorno a sé, dopo il caldo dentro al
tendone: era una bella sensazione.
- Dormi?
Aprì gli occhi di
scatto, stupita da quella voce che aveva rotto il silenzio dei suoi
pensieri,
- Fred, - sorrise, - che ci fai qua?
Lui alzò le
spalle,
- Stavo andando a vedere se il nostro regalo per gli
sposi è a posto, tu?
Hermione gli fece spazio accanto a sé,
facendogli cenno di sedersi,
- Mi riposavo un po', c'è un sacco
di confusione laggiù. Non starete combinando niente, tu e George,
vero? Sai che Ginny non ve lo perdonerebbe mai. - Si preoccupò poi,
conoscendo gli elementi.
Fred rise,
raggiungendola,
- Niente di brutto, vedrai, sarà contentissima:
il nostro stile è il suo stile, è nostra sorella in fondo.
Hermione
non lo contraddisse, ma sapeva che quando si trattava del proprio
matrimonio persino la ragazza più burlona del mondo avrebbe abolito
ogni scherzo; decise però di dargli il beneficio del dubbio.
- Io
ti ho avvisato, - gli ricordò.
- Sicura di non essere
malinconica? - le disse poi, cogliendola alla sprovvista. Hermione si
rabbuiò,
- No, e credimi: odio sentirmelo ripetere da tutti.
Perché devo esserlo per forza?
- Sei qui tutta sola, sei venuta
al matrimonio senza accompagnatore... - iniziò ad elencarle, come se
leggesse la lista della spesa. Le strappò una risata,
- Ok,
piantala, non è il caso. Sono venuta da sola perché non ho trovato
nessuno alla tua altezza, - scherzò.
Fred le strizzò l'occhio,
-
Allora vorrà dire che per il resto della serata avrai un cavaliere.
Forza, - si alzò, tendendole la mano per aiutarla, - ti porto a
ballare.
Quella sera tutti avevano notato che era sola, un
dettaglio a cui lei stupidamente non aveva dato peso, eppure
combinato alla recente rottura con Ron per la gente acquisiva un
rilievo fondamentale.
Inizialmente aveva scrollato le spalle,
rispondendo che semplicemente non aveva avuto modo di invitare
nessuno, ma a poco poco con il passare del tempo aveva iniziato a
sentirsi inadeguata; si era convinta che non le importasse, che lei
era lì per festeggiare con Harry e Ginny, ma dietro al suo sorriso
si vedeva sola.
Per questo, tornando dentro al tendone accanto a
Fred, si sentiva come se avesse avuto uno scudo a proteggerla.
-
Com'è, tutto a posto? - li intercettò allusivo George, indicando un
punto imprecisato dietro di loro. Fred spostò lo sguardo verso di
lei,
- Vai a vedere tu: ora sono il nuovo cavaliere ufficiale di
Hermione, ho da fare.
George li fissò, contrariato,
- Ehi,
sono io il più bello: perché non hai scelto me? - si lamentò. Fred
le prese la mano, tirandola verso la pista da ballo, rispondendo per
lei:
- Perché io ho più fascino, vai a fare il lavoro
sporco!
Iniziarono a ballare, il che non impedì a Hermione di
fissarlo con aria di rimprovero: niente più beneficio del dubbio.
-
Sto iniziando a preoccuparmi, - gli disse, - si può sapere che cosa
state macchinando?
Fred rise, facendola girare su sé stessa,
-
Tra un po' lo scoprirai, non temere. Ora ammira: tutte ti stanno
invidiando. - disse, cambiando discorso.
- Veramente si stanno
chiedendo come faccia a resistere, con uno che balla come una
cavalletta impazzita e non fa che pestarmi i piedi. - gli fece
notare, sollevando la scarpa appena in tempo prima che lui la
pestasse nuovamente,
- Quante storie, - si lamentò, - se vuoi
andare a fare tappezzeria come prima non devi fare altro che dirlo.
-
Nonostante tutto sto bene dove sto, grazie.
Lui sorrise,
sornione,
- Ah, il mio fascino letale. - disse, strizzandole
l'occhio facendola girare nuovamente.
- Piantala, Fred. - Lo
ammonì, nascondendo un sorriso.
La lasciò solo quando fu il
suo turno per ballare con la sposa, e Hermione si ritrovò tra le
braccia di Harry.
- Quindi, - intavolò, mentre lei si godeva
l'andatura più tranquilla rispetto al suo precedente cavaliere, -
Fred è il tuo accompagnatore?
Hermione arricciò il naso,
-
Harry Potter, il fatto che oggi sia il giorno del tuo matrimonio non
ti dà il diritto di vedere romanticismo ovunque: me lo aspetterei da
Ginny, ma da te... - lo prese in giro.
Harry sorrise,
- E io mi
aspettavo che proprio il giorno del mio matrimonio non mi
rimproverassi.
Alzò le spalle, noncurante:
- Te le cerchi, non
ci posso fare niente. - disse, innocentemente.
Harry staccò
brevemente la mano dalla sua spalla, per rimettersi a posto gli
occhiali,
- Mi sembrava solo una strana coincidenza, che il tuo
cavaliere sia proprio
Fred.
Hermione lo guardò sbalordita, spalancando gli occhi,
-
Harry, sapevo che mi sarei pentita di quella confessione nel momento
stesso in cui te l'ho fatta, ma non pensavo l'avresti usata contro di
me: andiamo, ero una ragazzina!
Una di quelle confidenze così
imbarazzanti che solo in certe serate, a notte fonda, si possono
fare. Harry le aveva detto di essersi preso una breve sbandata per
Tonks, e lei gli aveva svelato che Fred era stata la sua prima cotta:
una cosa tanto innocente e fugace che non ne aveva mai fatto parola
con nessuno prima di quel momento.
Ora lui indossava la sua
espressione colpevole, ed Hermione gli trasmetteva tutto il suo
disappunto con un'occhiata intimidatoria.
- Scusa, - capitolò
infine Harry, - pensavo fosse divertente.
- Ci manca solo che
qualcun altro lo venga a sapere: morirei d'imbarazzo! - sottolineò,
soddisfatta di fronte al suo pentimento, - E comunque è ovvio che
sia solo un caso, non potrebbe essere altrimenti.
Non era stata
proprio una cotta in piena regola, era una bambina e per qualche
strano motivo Fred la metteva in soggezione:
lui si trovava a suo
agio con tutti, era sempre disinvolto e scanzonato, forse ai tempi
era stata più ammirazione per qualcosa che non sarebbe mai potuta
diventare: lei era la secchiona; certo, aveva i suoi amici e le sue
giornate erano farcite da una buona dose di avventure pericolose, ma
non era mai stata l'animo della festa, non era in lei.
Ecco il
motivo del rossore sulle sue guance quando lui le era accanto, che la
costringeva a nascondersi caparbiamente dietro ad un libro,
aspettando che svanisse.
A dire la verità non si ricordava bene
quando avesse smesso quella sensazione, più o meno coscientemente
era durata parecchio; poi la guerra, Ron, la vita, l'avevano piano
piano assopita, relegandola nei vaghi ricordi del passato.
Scosse
la testa con convinzione,
- Te lo perdono solo perché è oggi. -
concluse.
Lasciò Harry a Luna, avviandosi verso il bar.
-
Capisco che la mia assenza sia terribile, - il sorriso le increspò
le labbra, riconoscendo la voce alle sue spalle, - ma rabbuiarti dopo
un solo ballo senza di me...
- Non illuderti, - gli disse di
rimando, porgendogli un flute, - è che ballare con Harry mi ha fatto
ricordare che pessimo ballerino tu sia. - Fred le prese il calice
dalla mano, sorridendo sotto i baffi. -E ora che cosa c'è? - gli
chiese, quasi esasperata.
Le strizzò l'occhio,
- Beh, era un
bel po' che non ti vedevo arrossire.
Ora non aveva un libro dietro
al quale nascondersi, non aveva niente che le potesse essere d'aiuto,
per cui si limitò a fissare ostinatamente la pista da ballo
desiderando sprofondare, in attesa che il rossore svanisse.
- Fa
caldo. - si giustificò, atona. - Vado a vedere se Ginny ha bisogno
di me.
Si staccò immediatamente dal bancone senza guardarlo,
diretta verso la sposa.
Dannato Harry, era colpa sua, e ovviamente
dannato Fred: non se la poteva risparmiare?
Dannato Ron, pensò
superandolo mentre gli scoccava un'occhiata truce, perché alla fine
c'entrava anche lui.
- Che furia! - commentò Ginny, vedendola
arrivare.
Hermione strinse le labbra, cercando di calmarsi,
-
Tutto a posto, Ginny? Ho ballato un po' troppo, non ho pensato che
potevi avere bisogno di me per qualcosa. - disse, cercando di
mantenere il tono di voce più calmo possibile.
- No, figurati: ho
sentito che Fred si vanta di essere il tuo cavaliere, se ti fa
ammattire non esitare a fargli una fattura. Tutto bene? - le disse
poi, vedendola distratta.
Hermione sorrise, sforzandosi di
sembrare rassicurante,
- Ma certo, che domande fai? - si
sedette accanto a lei, sospirando mentre guardava gli invitati
ballare. - Allora, - le disse, - come ci si sente ad essere la
signora Potter?
- Mi sento già il peso del mondo addosso. -
scherzò Ginny, guardando il marito parlare con un collega,
sicuramente di lavoro: neanche quel giorno aveva perso il suo senso
di responsabilità. - Tu? Odio chiedertelo, ma non mi va di fare
finta di niente: stai bene?
- Ginny, sono mesi che io e Ron
abbiamo rotto, sto davvero bene: siamo amici, non ho il minimo
rimpianto.
L'amica spostò lo sguardo verso di lei,
- Scusami,
è che sembri a disagio per qualche cosa.
Hermione sospirò, si
era calmata ma effettivamente era stata a disagio: le reazioni
inaspettate la innervosivano, e calcolando che era tutto basato su
una sciocchezza lo era ancora di più.
Scosse la testa,
- Stai
diventando la sposa più paranoica della storia, ti avviso. - La
depistò, sapendo di aver scelto un ottimo deterrente.
Odiava
prolungare l'imbarazzo, per cui si diede da fare per mettere subito
una pietra sopra alla sua fuga.
- Allora, tutto qui? Non mi fai
più ballare? - disse, appoggiandosi allo schienale della sedia di
Fred. George sbuffò,
- Ma allora non l'hai capita che sono meglio
io? - disse, guadagnandosi una gomitata da parte di Angelina, che era
seduta accanto a lui.
- Spiacente, - gli disse Fred, trascinando
via Hermione verso la pista, - la ragazza sa scegliere bene!
La
fece piroettare, promettendole di pestarle i piedi il meno possibile.
Andava tutto bene: il momento di prima era stato solo una piccola
parentesi, non era minimamente a disagio; in fondo era Fred,
probabilmente avrebbe dovuto mettersi il cuore in pace sul fatto che
le avrebbe sempre lanciato qualche occhiata in grado di farla
imbarazzare, ma non era niente di che. Poteva smettere di sorvegliare
le sue reazioni e godersi quello che rimaneva della festa.
Non
appena vide che gli sposi si stavano preparando al commiato Fred si
fermò, guardò Hermione per qualche istante come decidendo che farne
di lei, e poi prendendola per mano si incamminò.
- Dove andiamo?
- gli chiese, cercando di muovere i piedi il più in fretta possibile
per stare a dietro alle sue lunghe falcate.
- È ora. - le rispose
criptico, raggiungendo il prato, dove George li stava aspettando.
-
E lei? - disse George, guardando il fratello.
Lui le strizzò
l'occhio,
- In quanto mia dama ha il diritto di guardare la
sorpresa da una posizione privilegiata. Eccoli, pronto?
- Pronto.
- Asserì l'altro.
Le mani di Fred si posarono distrattamente
sulla sua vita, avvicinandola dove secondo lui poteva vedere meglio.
Istintivamente trattenne il respiro, confusa, prima che un fragore la
spinse a guardare verso l'alto: dall'entrata del tendone si levarono
gridi di sorpresa, ma Hermione non riuscì a staccare gli occhi dal
cielo, dove in un tripudio di colori e luci scoppiettavano i migliori
fuochi dei Weasley mai visti. Il prato era praticamente illuminato a
giorno, ogni volta che sembrava stessero per assopirsi ripartivano
più colorati e belli di prima, si ritrovò ad applaudire, felice.
-
Ma come siete dolci! - li prese in giro, ridendo.
- Per il
matrimonio della nostra sorellina? È il minimo, - disse George,
sorridendo mentre guardava la reazione di Ginny.
- Finalmente
Harry ce la porta via! - concluse Fred, facendole un pizzicotto sul
braccio.
- Vado a cercare Angelina, l'ho abbandonata con la zia
Muriel: non mi perdonerà mai. Ti lascio con la
tua dama; - sottolineò con una buona dose di
sarcasmo, - Hermione non dirle che eri qui con noi, o al prossimo
matrimonio farò davvero concorrenza a Fred per farti da
cavaliere.
Rise, vedendolo correre a rotta di collo: per quanto
fosse sempre sicuro di sé sembrava che Angelina fosse capace di
smuoverlo, e in fondo forse anche di farlo preoccupare; chissà Fred
come avrebbe reagito in una situazione simile. Scosse la testa,
allontanando il pensiero fuori luogo.
- Allora, - dondolò
sull'erba, guardandolo. - grazie, Fred: mi sono divertita tantissimo.
E se al prossimo matrimonio la tua accompagnatrice avrà da ridire
per come balli, - aggiunse poi, per smorzare la tensione, - ricordale
che è meglio una bella serata, che un ballo perfetto.
Pensò che
fosse un buon modo per fargli capire che, nonostante si fosse
lamentata, gli era davvero grata.
Fred sorrise, impudente,
-
Non ti preoccupare: te lo ricorderò. - disse, avviandosi verso
casa.
Era un invito?
Entrò in casa, fece cadere i
sandali accanto alla porta e si sedette sul divano, infilandosi
distrattamente le dita fra i capelli e iniziando a intrecciarli: la
rilassava, sapeva di star rovinando l'immane lavoro della
parrucchiera, che per lisciarglieli aveva usato praticamente la
dinamite, eppure amava quella sensazione di liscio che le scorreva
tra i polpastrelli. E poi la festa era finita, l'indomani poteva
tornare tranquillamente al suo odiato cespuglietto contro cui lottava
da una vita.
Quella sera, però, sembravano davvero seta.
Era
strano, non riusciva a spiegarsi quell'ansia che l'aveva colta quando
Fred, così vicino a lei da poterne respirare il profumo del
dopobarba, l'aveva guardata in quel modo, implicando un futuro
invito: aveva vent'anni, non era certo il caso di farsi prendere
dalle turbe adolescenziali, e dopo l'esperienza di Ron credeva di
aver finalmente compreso che quel rossore, quel batticuore, erano una
sciocchezza di fronte all'amore; che il vero amore era qualcosa di
molto più consapevole, ampio... non che avesse la minima idea di
amare Fred, ma doveva aver capito che le sensazioni che l'avevano
colta non erano altro che un rimescolamento ormonale romantico, a cui
non doveva dare peso.
Eppure, per quanto fosse una sciocchezza,
cercava di domarsi, o sarebbe stata euforica,
Attorcigliò una
ciocca attorno all'indice, rabbuiandosi: quelle sensazioni la
facevano sentire insicura, e lei odiava sentirsi insicura su
qualsiasi cosa.
Uscendo dal ministero si imbatté in
Harry, o meglio, si scontrò con lui, rischiando di cadere entrambi a
terra.
- Hermione, - la salutò, tenendosi lo stomaco dove lei gli
aveva incidentalmente infilato il gomito, - che ci fai qui?
Si
massaggiò la fronte, che aveva sbattuto contro il mento
dell'amico,
- Ci lavoro, no? - si lamentò.
Harry recuperò gli
occhiali, che erano caduti,
- Molly mi ha detto che non saresti
venuta alla cena di stasera perché eri in trasferta.
Hermione
ricordò la scusa rifilata alla signora Weasley: il suo invito era
capitato proprio in mezzo al periodo in cui aveva deciso di stare
lontana da tutti, per non aizzare gli strani pensieri che l'avevano
colta al matrimonio.
- È saltato all'ultimo, - si giustificò,
con il tono di voce sicuro e fermo.
Riparò gli occhiali di Harry,
che come nella migliore delle tradizioni si erano rotti, e lui se li
sistemò soddisfatto sul naso.
- Allora sei dei nostri, -
concluse.
Hermione tentennò,
- Ma non mi aspettano, e
guardami: sono appena uscita dall'ufficio, oggi è stata una giornata
tremenda...
- Sciocchezze, - rise Harry, - ti abbiamo visto in
stati ben peggiori, e sai bene che c'è sempre del cibo in più per
gli invitati dell'ultimo minuto. Andiamo, faremo una sorpresa: non è
lo stesso senza di te.
Le prese il braccio, spingendola, mentre
Hermione non si capacitava di essere a corto di argomenti. O meglio,
di argomenti ne aveva, ma non voleva certo dare il pretesto a Harry
di rinfacciarglieli al prossimo matrimonio.
Ringraziò mentalmente
l'ingenuità del ragazzo, che non si accorse della sua inquietudine,
e nel viaggio verso la Tana si tranquillizzò capendo che era lei
stessa la causa della agitazione: stava tirando su un polverone dal
nulla, non si pentiva di aver incontrato Harry, doveva proprio
smetterla.
Ginny, che era arrivata prima di loro, corse gioiosa a
salutare il marito, osservando a voce alta:
- Ehi, guardate chi ha
portato Harry! Hermione ce l'ha fatta!
Dalla cucina si levò la
voce di Molly,
- Benissimo, ero così dispiaciuta che non c'eri...
Ronald, metti un piatto in più.
Il ragazzo si alzò dalla sedia,
con aria annoiata,
- E perché lo dice a me? - borbottò. Ginny
gli fece la linguaccia,
- Perché ora sei tu il piccolo di casa:
io sono sposata, ora.
Il fratello le rispose con una smorfia,
-
Allora dovrò mettermi una gonna e farmi crescere le trecce, per far
contenta la mamma. Chissà, magari sarei una femmina più credibile
di te.
- Ron con gonna e trecce? - i gemelli scesero le scale, già
sbellicandosi dalle risate.
- Fratello, se non se lo fosse già
preso Ginny non avrei avuto dubbi su come sarebbe andata a finire tra
te e Harry. - osservò George, rubando una pagnotta dalla tavola.
-
Merlino, ma che abbiamo fatto per meritarci un fratello così? - Fred
diede una pacca sulla spalla a Harry e strizzò l'occhio a Hermione,
- Avevano detto che non c'eri. - le disse.
Lei sollevò le
spalle,
- Mi sono liberata all'ultimo, - si giustificò,
ostentando tranquillità.
Lanciò un'occhiata significativa a
Harry, che si impegnò maggiormente a trattenere la risata che gli
stava nascendo, e lasciò il salotto affacciandosi alla porta della
cucina per vedere se Molly aveva bisogno di qualcosa.
- E cosa,
cara? È tutto pronto, e se ho bisogno ho Ron.
- Ecco, appunto. - disse
lui piatto, passandole accanto.
Hermione nascose il sorriso, per
non offenderlo, e gli prese la pirofila di mano.
- Dai, ti aiuto.
- gli propose, portandola sul tavolo mentre lui tornava in cucina di
malavoglia.
Intercettò lo sguardo divertito di George, e si
decise a stendere le labbra.
- Non prendetelo troppo in giro, per
favore. - gli sussurrò.
- No? Ma se è così divertente! - fece
lui di rimando.
Si sedette accanto a Ginny, gustandosi
quell'atmosfera famigliare. Da un lato si sentiva un'intrusa: ora
anche Harry faceva a tutti gli effetti parte della famiglia, e anche
se come lui era cresciuta con i Weasley, Hermione era l'unica
“estranea”. D'altra parte sapeva che era l'unica a pensarla in
quel modo, dopo più di dieci anni passati insieme un legame di
sangue o un contratto matrimoniale non cambiavano molto le cose,
specialmente per loro, ed Hermione stessa guardava quelle persone
accanto a lei sentendole nel profondo la sua famiglia.
Guardandosi
attorno si bloccò, scoprendo di essere fissata.
Abbassò lo
guardo nascondendo il rossore che iniziava a comparirle sulle guance,
aveva capito dalla sua espressione divertita che lo aveva fatto
apposta, ma non riuscì ad esserne completamente infastidita.
Cercò
di concentrarsi sul racconto di Ginny, tentando di ignorare lo
sguardo insistente di Fred, quando persino l'amica se ne accorse:
-
Ehi, - rimproverò il fratello, - qualche problema?
Fred rise,
-
Sto solo scherzando, - si giustificò, impertinente, - Hermione mi fa
ridere.
Avvampò per davvero, mentre in lontananza afferrava la
conversazione tra Harry e Ginny,
- Vieni, Ginny, - tentennava lui,
- andiamo di là, tuo padre sta facendo vedere a George e Angelina il
regalo che gli abbiamo portato dal viaggio di nozze...
Lei oppose
un po' di resistenza, incuriosita dallo strano comportamento del
fratello, ma Harry riuscì a portarla via. Hermione, notando il
silenzio attorno a loro, alzò gli occhi, scoprendo che erano rimasti
soli.
- Dove sono tutti? - chiese.
- A vedere uno strano
aggeggio babbano che gli sposini hanno portato a papà. - Le spiegò
lui, serafico, decidendo di dedicarsi alla lettura della Gazzetta del
Profeta.
Hermione deglutì, sentendosi improvvisamente la gola
secca,
- Sul serio, Fred, - disse, dopo qualche attimo di silenzio
imbarazzato, - che stavi facendo?
Il ragazzo distolse lo sguardo
dalla sua lettura, rivelando un sorriso divertito,
- Sei buffa
quando ti imbarazzi, è troppo allettante provocarti. - le
spiegò.
Lei strinse le labbra contrariata, e alzò le spalle,
ritrovando improvvisamente le forze.
- Com'è divertente, - disse,
sarcastica, - penso che sia più interessante andare a vedere lo
strano aggeggio di tuo
padre.
- Ehi, non dirmi che te la sei presa, eh? - chiese
incredulo. Hermione si voltò a guardarlo, prima di uscire dalla
stanza: sembrava davvero spiazzato dalla sua reazione. Il punto era
che le aveva praticamente detto che si burlava dell'effetto che
faceva su di lei. Certo, magari non con malizia, ma quello non
cambiava le cose, nonostante Fred non le interessasse minimamente non
era comunque una cosa gradevole da sentirsi dire.
- Hai l'aria
stanca, - notò Molly, a fine pasto. - Devono proprio farti sgobbare
al ministero, eh? Ne so qualcosa, Arthur ci ha passato la vita lì
dentro.
Hermione cercò di fare un sorriso rassicurante: non era
particolarmente stanca ma supponeva che il suo malumore improvviso
che era durato tutta la sera doveva aver fatto pensare a quello.
Non
era stato molto educato da parte sua, si rimproverò, mentre
pungolata da Molly si serviva una seconda porzione di dolce.
-
Bene, - si schiarì la voce George, - e ora che abbiamo appurato che
secondo la mamma qualsiasi cosa può essere curata con un po' di
torta... - si guardò intorno, accertandosi di aver ottenuto
l'attenzione del resto della famiglia, e poi strizzò complice
l'occhio ad Angelina, che seduta accanto a lui lo guardava con gli
occhi che scintillavano. - Vorrei avvisarvi che Angelina ha accettato
di diventare mia moglie.
La Tana fu immediatamente riempita dal
fragore dei festeggiamenti: Fred e Ron iniziarono a battere prima le
mani e poi tutto quello che li capitava sotto tiro sulla tavola,
Ginny un po' li imitava e un po' emetteva gridolini felici; Molly si
fiondò a fare le congratulazioni abbracciando i due fidanzati,
asciugandosi la lacrima commossa al pensiero che anche uno dei suoi
due scapestrati abbandonava il nido; Arthur aveva stappato una
bottiglia di bollicine che teneva da parte per le grandi occasioni e
Harry ed Hermione partecipavano alla gioia generale
Angelina
cercò di sdrammatizzare l'emozione che tradiva il sorriso radioso,
-
Sono riuscita a ingabbiarlo. - ironizzò, diretta a Ginny ed Hermione
che si erano avvicinate ad ammirare l'anello che aveva nascosto tutta
sera.
- Oh, cara, - sospirò Molly, - spero che tu sappia a cosa
stai andando incontro.
Dopo l'ennesimo brindisi Hermione
occhieggiò l'ora: il giorno dopo era sabato e non sarebbe dovuta
andare a lavorare, ma aveva promesso a sua madre di accompagnarla al
mercato, e si era fatto decisamente tardi.
Aveva salutato tutti,
promettendo che non avrebbe fatto passare ancora tanto tempo prima di tornare
a trovarli, si congratulò ancora con Angelina e George e preso il
suo soprabito uscì dalla Tana.
Aveva fatto solo qualche passo
quando sentì la porta aprirsi di nuovo alle sue spalle, e dei passi
veloci la raggiunsero. Spiò con la coda dell'occhio,
- Fred. - lo
salutò, scostante, continuando a camminare.
- Oh, andiamo,
Hermione: mi stai davvero tenendo il muso?
Sicuramente era offesa,
ma non era semplice ammetterlo con lui anche perché avrebbe potuto
giurare che non l'avrebbe capito.
- Voglio essere a casa il prima
possibile, domani mattina mi devo svegliare presto, - si giustificò,
senza rallentare il passo.
- E come pensi di arrivarci, con il
Nottetempo? Sei venuta qui con Harry, prendiamo la mia scopa: ti do
un passaggio. - disse Fred, trascinandola verso la rimessa.
Hermione
lo seguì di malavoglia,
- Il tuo è forse un modo per scusarti
con me?
Vide nell'ombra un sorriso affiorare sul volto di lui,
-
Pensavo fosse una cosa divertente. - si giustificò.
- E perché,
prendersi gioco di me sarebbe divertente?
La fece salire dietro
di lui, e poi si alzarono in volo diretti verso Londra.
Hermione
rimuginò a lungo durante il viaggio sulla mancata risposta di Fred
alla sua domanda, scoprendosi stizzita e delusa.
Non avrebbe
dovuto prendersela così tanto, ma in realtà se lo scherzo fosse
stato rivolto a qualsiasi altra cosa le sarebbe andato bene: quante
volte i suoi libri o i suoi capelli erano stati l'obiettivo degli
esperimenti dei gemelli?
Certo, si era sempre arrabbiata con loro,
ma poi finiva per perdonarli; in quell'occasione invece era diverso:
era sua una reazione istintiva a essere stata presa di mira, qualcosa
che era dentro di lei. Si sentiva ferita.
Quando atterrarono scese
in silenzio dalla scopa, cercando le chiavi di casa senza rivolgere
nemmeno uno sguardo a Fred.
- Ehi, - richiamò gentilmente la sua
attenzione, - credo che tu l'abbia presa troppo seriamente. -
Hermione continuò ad ignorarlo, scese anche lui dalla scopa e le
andò accanto, - Perché ti sei offesa?
Sbuffò, in che modo
doveva spiegarglielo, com'era possibile che lui non ci arrivasse
minimamente?
- Non è stato carino, Fred. - gli fece notare,
severamente.
Lui scrollò le spalle,
- Cosa, il fatto che ti ho
messo di proposito in imbarazzo? Sei carina quando arrossisci così,
te l'ho detto, perché ti devi offendere?
Hermione avvampò nel
buio, ora che aveva cambiato le parole era ancora più imbarazzante,
e più difficile da spiegare.
- Mi perdoni? - le strizzò
l'occhio, rimontando sulla scopa, - Buonanotte, Hermione.
Lanciò
borsa e soprabito sul tavolo, si tolse le scarpe e si lasciò cadere
sul divano, crucciata: odiava sentirsi così, e inoltre aveva la
sensazione di aver fatto la figura della stupida. Decisamente, odiava
sentirsi così.
Non si riconosceva, non capiva come poteva
ritrovarsi così impacciata e presa alla sprovvista; imbronciata
cercò di non chiedersi come mai fosse arrossita alle ultime parole
di Fred.
- Ho passato la serata dai Weasley, - spiegò a sua
madre, che aveva notato le occhiaie e il volto stanco. - Ho fatto un
po' tardi.
- Stai mangiando abbastanza? - le chiese, preoccupata,
- Lavori troppo, ti vedo sciupata.
- Davvero, mamma, ho solo un
po' di sonno. Vieni, andiamo al mercato.
Madre e figlia riempirono
le buste di carta con frutta e ortaggi percorrendo tutto il mercato
in lungo e in largo, e a mattinata inoltrata tornarono a casa della
ragazza per posare la sua parte di spesa.
Notò la figura del
ragazzo seduta sui gradini davanti al suo portone,
- Che ci fai
qui? - chiese ostentando indifferenza, mentre recuperava con una
certa difficoltà le chiavi dalla borsa con le mani occupate dalle
buste. - Mamma, ti ricordi di Fred? È uno dei fratelli di Ron, uno
dei gemelli. - Fece un breve sorriso al ragazzo che le aveva preso la
spesa, e nascose il viso nella borsa.
- Salve signora, tutto bene?
- Guardò Hermione, - Stanno iniziando a pensare a una festa di
fidanzamento, e in qualità di testimone dello sposo pare sia
tradizione che prenda un regalo o qualcosa del genere per Angelina,
pensavo che potessi darmi qualche idea.
Hermione aprì il portone
e gli fece cenno di entrare,
- Come mai lo chiedi proprio a me?
Ginny può darti qualche idea...
- Perché tu mi accompagnerai al
matrimonio.
Hermione incespicò sui gradini ma si resse al
corrimano, sperando di essere passata inosservata. Raggiunsero il suo
pianerottolo, l'ultimo del palazzo,
- Fred non devi sentirti
obbligato a invitarmi solo perché al matrimonio di Harry e Ginny
avevi detto che saremmo andati al prossimo insieme... - sminuì,
mentre litigava con la serratura.
Fred guardò prima la signora
Granger, che sembrava voler rimanere in disparte, e poi Hermione,
-
Veramente a me farebbe piacere se andassimo insieme. - Probabilmente
se si fosse fermato a quella frase tutto sarebbe andato bene, ed
Hermione non avrebbe avuto niente da ridire, ma Fred continuò, -
Perché no?
Due semplici parole, che per Hermione, ben più
avvezza di lui al loro studio e alla scelta precisa e meticolosa,
avevano un significato ben preciso: un rimpiazzo in mancanza d'altro,
o il non interesse di cercare altro. In teoria tra due amici non
avrebbe dovuto essere un problema, ma qualcosa nell'orgoglio ferito
della ragazza scattò e gli scoccò un'occhiata arrabbiata.
-
Perché no,
interessante. Se vuoi il mio aiuto con quel regalo va bene, oggi
pomeriggio sono libera, - disse, con l'aria da divinità offesa, - ma
credo proprio che per l'andare insieme al matrimonio sia una cattiva
idea. Passami a prendere qui alle quattro, Fred; ora vado a pranzo a
casa dei miei genitori. - lo liquidò, fissandolo con ostinazione
finché lui, dopo aver posato la spesa sul tavolo, rivolse un cenno
di saluto a sua madre e arretrò, uscendo dall'appartamento.
-
Ragazzo affascinante, come mai lo tratti così?
- Mamma... -
sbuffò Hermione, iniziando a mettere via la verdura. - Come lo avrei
trattato? Mi ha fatto arrabbiare, non ha il minimo tatto.
Lei
nascose un sorriso, per non offendere la figlia.
- Credo che tu
abbia degli ottimi gusti, ma dovresti imparare ad essere un po' meno
spigolosa e più accomodante.
- Mamma! - si ribellò animatamente.
Fred era in ritardo, erano già le quattro e un
quarto e di lui neanche l'ombra. Ripensò all'insinuazione di sua
madre sul fatto che le piacesse: lo conosceva da anni, era strano, e
inoltre non credeva che le piacesse davvero. Era vero, ultimamente
la sua presenza la destabilizzava e le faceva battere il cuore, ma
aveva già stabilito che non era niente.
E l'arrabbiarsi per
quello che lui le diceva era riconducibile solo al fatto che lui si
stava comportando da maleducato, non che avesse qualche aspettativa
nei suoi confronti che lui disattendeva.
A parte quella di vederlo
arrivare in orario, sbirciò ancora fuori dalla finestra e tamburellò
con le dita sul tavolo, nervosa: in fondo era lei che gli stava dando
una mano.
Bussarono alla porta, andò veloce ad aprire già
sapendo che era lui.
- Sei in ritardo. - gli fece notare
aprendogli, mentre prendeva il soprabito dall'attaccapanni.
Fred
la guardò con un fastidiosissimo sorriso, aspettò che lei si
richiudesse la porta alle spalle e le porse il braccio, che Hermione
ignorò volutamente.
- Abiti in un quartiere babbano, è
abbastanza complicato arrivare fino a qui senza dare nell'occhio. -
si giustificò, seguendola.
Raggiunsero il pianterreno, Hermione
sospirò e decise di ricominciare: era nervosa per il suo ritardo e
per il suo perché no,
e sapeva che tendeva a essere dispotica quando era arrabbiata; ma se
Fred non le piaceva non c'era motivo di prendersela tanto. In fondo
era Fred, il solito Fred.
- Hai qualche idea per il regalo? - gli
domandò, più accondiscendente.
Lui sembrò ignorare il suo
cambiamento d'umore, ma tradì un sorriso all'angolo della bocca.
-
È Angelina: un manico di scopa nuovo?
Hermione strinse le labbra
in un sorriso benevolo,
- Forse la tua è stata una buona idea,
quella di chiedere aiuto a me: è un regalo di fidanzamento, non ti
viene in mente niente di più carino?
Fred sbuffò divertito,
seguendola lungo la strada che conduceva al Paiolo.
- Ho ancora
qualche dubbio che Angelina sia una femmina al cento per cento,
quindi la mia idea non sarebbe da scartare a priori.
- Sbaglio o è
stata la tua prima ragazza? Se lo dici tu forse hai ragione... gusti
strani voi gemelli.
- Se sapesse che parliamo così di lei ci
schianterebbe ripetutamente. - rise, - Comunque, saputella,
fisicamente è
femmina, ok? Non è carino da dire sulla futura moglie di mio
fratello ma penso di averlo appurato abbastanza bene.
- Fred! - lo
rimproverò Hermione, arrossendo: qualsiasi cosa avessero fatto lui e
Angelina non erano certo fatti suoi e non voleva esserne al
corrente.
- Dai, non fare quella faccia: eravamo ragazzini, cosa
pensi? Però sotto alcuni aspetti ha ceduto al mio fascino abbastanza
facilmente... - continuò pensieroso, guadagnandosi una gomitata.
-
Non mi interessa, e non è carino dirlo, ok?
- Hermione, - la
prese in giro, - inizi ad essere grandicella, non mi verrai a dire
che con il mio fratellino vi siete guardati negli occhi per tutto il
tempo, no?
Lei avvampò, prima di divenire livida di rabbia.
Non
aveva un minimo di tatto, era sfacciato e anche un po' maleducato:
come poteva chiederle una cosa simile?
- Non sono affari tuoi, e
non capisco come siamo finiti a parlare di queste cose. Cosa credi,
che io sia un tuo amico da pub? Sono una ragazza, Fred!
Fu
liberatorio dirglielo, quell'ultima affermazione le era premuta alle
labbra anche in altre occasioni, e riversandogliela addosso si era
sfogata.
Era quello il punto: non poteva burlarla perché
arrossiva, non poteva considerarla automaticamente sua compagna per
un matrimonio perché non aveva niente di meglio; sarà anche stata
Hermione, ma era una ragazza.
E Fred la denigrava, non prendo in
considerazione quell'aspetto. Gli occhi si velarono di lacrime, ma le
ricacciò ostinatamente indietro. Per qualche strano motivo la feriva
non essere considerata da Fred.
Continuò a camminare
silenziosamente, confusa, mentre le ultime discussioni si
riaffacciavano alla mente, interrotte ostinatamente con rimpianto dai
ricordi della sera del matrimonio, e di come era stata bene. Stava
decisamente prendendo una piega pericolosa.
- Ehi, - si ribellò
lui, - guarda che hai iniziato te: ti stavo solo provocando.
-
Ultimamente sembra che sia il tuo sport preferito. - osservò cupa.
-
Fino a che tu non impazzisci e ti offendi, poi non capisco. Che ti
prende, tutto d'un tratto? E questa volta, lo giuro, hai iniziato tu.
- disse, sinceramente confuso. Hermione aggrottò le sopracciglia,
quel sottile accenno al fatto che lei se la prendesse a caso per
delle stupidaggini non le era passato inosservato.
- Ho solo fatto
una battuta, e poi tu hai iniziato ad andarci giù pesante...
Fred
cercò di trattenere una risata,
- Andarci giù pesante? Diamine,
no. - Notò il suo sguardo torvo, e continuò, serio. - Prometto,
piccola, ingenua e innocente Hermione, - stava prendendola in giro? -
che d'ora in poi fingerò di ignorare in tua presenza che i bambini
non vengano portati dai gufi. - Le mise bonariamente una mano sulla
testa, - ok?
- Sei impossibile, ed esagerato. - borbottò,
perdonandolo.
- E ho un ottimo pretesto per dare il tormento a
Ron. - sogghignò tra sé e sé lui.
- Fred! - esclamò Hermione,
sbalordita. Si fermò, guardandolo severa, scoprendo che stava
scherzando,
- Era una battuta, dai, e poi credi davvero alle mie
promesse? - rise.
Dopo avergli praticamente svuotato il
portafoglio per un orologio magico Hermione pensò di rimediare
offrendogli un cono da Fortebraccio.
- Non fare il bambino, - lo
riprese, - con quello che rende il negozio te lo puoi certamente
permettere!
- Continuo a preferire il manico di scopa, e credimi:
costa di meno. - borbottò.
- Tu consideralo un risarcimento per
le cose poco carine che hai detto su di lei poco fa, - lo punzecchiò,
mentre si sedevano ai tavolini.
Era tornata ad essere a suo agio,
ma aveva intenzione di fargliela pagare.
Fred la osservò,
-
Attenta, Hermione: non provocare me, se poi non vuoi che io lo faccia
con te.
- Davvero non capisco che cosa ci trovi di tanto
spassoso.
Lo sguardo di Fred si fece divertito, quello sguardo che
anche in quell'occasione la costrinse a guardare altrove sentendosi
come punta da qualcosa di estremamente piacevole. Sentì il calore
affluirle alle guance, e si diede della stupida cercando di
riprendere il controllo di sé.
- Ah, davvero
non lo sai, eh? - disse intanto lui.
Prima della fine dell'estate, o per lo meno, prima
dell'inizio del freddo: su quello Ginny era stata irremovibile;
Hermione si chiese se Angelina sapesse a cosa andava incontro quando
le aveva proposto di aiutarla a organizzare il matrimonio.
Ecco
perché Fred aveva saputo subito della festa di fidanzamento e del
regalo che per tradizione il testimone dello sposo doveva fare alla
promessa sposa: probabilmente Ginny si era messa ad architettare
tutto non appena aveva visto l'anello, e aveva messo in piedi la
festa di fidanzamento in quella sera di fine settembre, precisa e
fantastica come se non fosse stata organizzata in un paio di
settimane, ma d'altra parte una neo sposa sapeva di certo dove andare
a mettere le mani con i preparativi.
Nonostante fosse sabato,
quella mattina Hermione era andata al ministero: stava seguendo un
caso di maltrattamento di elfi che voleva assolutamente risolvere, e
presa dal lavoro non si accorse che era già pomeriggio inoltrato
quando uscì dall'ufficio; malissimo, l'appuntamento con la
parrucchiera era saltato, faceva a malapena in tempo a passare a
ritirare il vestito in lavanderia, e poi correre a casa a prepararsi
in fretta e furia. E pensare che Ginny le aveva chiesto di essere
alla tenuta dei Johnson un po' prima per aiutarla a fare gli ultimi
ritocchi.
Incredibilmente riuscì a rendersi presentabile in
tempo, e corse a perdifiato raggiungendo Ginny nell'atrio della villa
proprio prima che iniziasse a innervosirsi per il ritardo.
-
Eccomi! - dichiarò, alzando le braccia al cielo.
- Per fortuna, -
la accolse, - Angelina non è ancora pronta, e qui c'è ancora un
sacco da fare: Alicia Spinnet sarà anche la damigella d'onore, ma
non sa neanche da che parte iniziare. - brontolò.
Hermione cercò
di rassicurarla,
- Anche io non sapevo niente di queste cose, è
per questo che ci sono le spose. E le future cognate. - aggiunse poi.
Stavano finendo di legare gli ultimi fiocchi, appuntare gli
ultimi fiori e accendere le ultime candele negli angoli rimasti
vuoti; la sala si stava riempiendo, Hermione riusciva a distinguere
molti volti noti. Allungò il collo e riconobbe i signori Weasley, i
signori Johnson, qualche vecchio compagno di scuola e qualche ragazza
delle Holyhead Harpies, la squadra di Quiddich dove giocava Angelina.
Bill e Fleur erano appena arrivati, con la piccola Victoire nel
passeggino alla sua prima uscita pubblica; Ron era un po' impacciato
nel suo ruolo di accompagnatore della damigella d'onore, ma
osservandoli da lontano Hermione notò la tenerezza che scorreva tra
di loro e si dichiarò felice senza alcuna riserva. Anche Charlie era
riuscito a raggiungere la famiglia, e Percy era accanto a una
graziosa brunetta; Hermione diede un ultimo tocco al vaso che aveva
finito di addobbare e si inoltrò nella sala, guardandosi attorno,
notando che mancava qualcuno all'appello.
- Chi cerchi? - le
chiese curiosa Ginny, apparendo al suo fianco accanto a Harry.
-
Nessuno, stavo solo guardando il bellissimo lavoro che hai fatto. -
si giustificò.
- Ginny hai visto Fred? - si intromise Harry,
guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Hermione.
- Stai
insinuando qualcosa? - sibilò. Ginny guardò entrambi,
- Mi state
nascondendo qualcosa? - domandò, sospettosa.
- Cosa dici, Ginny,
non essere sciocca. - si rabbuiò Hermione, negando.
- Strana
scelta di parole, - osservò Harry, sornione, sorridendo rassicurante
alla moglie, con cui gli era impossibile mantenere un segreto. Gli
avrebbe dato il tormento tutta sera e lui alla fine avrebbe
capitolato, già lo sapeva.
- Stai forse ridendo di me, Harry
Potter? Non c'è niente, Ginny: il caro Harry fa delle illazioni ma
niente di più. Bel lavoro, comunque: è tutto favoloso, complimenti.
Saluto Angelina e George e vado a prendermi da bere.
-
Ecco, ritardo e ti trovo sconsolata ad affogare i tuoi dispiaceri
nell'alcol. Ti sono mancato?
Hermione sorrise,
- Per niente,
non mi ero nemmeno accorta che non ci fossi. - mentì. - E sarebbe
ora che le persone accettassero di vedermi da sola, senza per forza
costringerti a farti fare il cavaliere di riserva.
Fred le prese
la coppa dalle mani, la appoggiò e la spinse dolcemente verso la
pista,
- Io ti farò ballare comunque. - disse, sicuro.
I've
tried to hide it so that no on knows
But i guess it shows
When
you look in to my eyes*
(As long as you love me, Backstreet Boys)
- Stasera
non mordi. - notò, mentre la guidava.
- Sono troppo impegnata a
non farmi pestare i piedi, Fred. E comunque non provocarmi. - gli
sorrise.
Forse perché, vestita in quel modo, truccata e
semi-pettinata, si sentiva più sicura di sé, era quella la magia:
era come indossare i panni di un'altra persona che non aveva
continuamente bisogno di conferme, di una ragazza che riusciva a
nascondere il rossore che le coloriva le guance con le luci tenui
della festa, e che non era troppo preoccupata nell'ammettere a sé
stessa che quel rossore era dovuto da lui.
Quella situazione
ovattata di continua vicinanza e costante contatto la ubriacava, e
paradossalmente l'aiutava ad accettare delle consapevolezze con
tranquillità.
Fred sorrise soddisfatto, e le fece fare una
giravolta.
- Vieni, - disse poi, - ho dei doveri, per quanto
stupidi siano.
La sua mano scivolò dalla sua spalla lungo il
braccio, fino a circondarle il polso, si intrecciò con le sue dita e
la condusse verso Angelina e George.
- Ehi, ce l'hai fatta ad
arrivare! - lo accolse lui, con una pacca sulla spalla.
Fred
indicò con lo sguardo verso Hermione,
- La ragazza qui si era
dimenticata di dirmi che sarebbe venuta da sola, sono passato
inutilmente da casa sua.
Lei cercò di non far trapelare
l'imbarazzo dal suo volto: aveva tardato perché era andato a
prenderla? George rise,
- Ah, ti ha dato buca!
- Non mi ha
dato buca, - lo corresse Fred, - è qui con me, no?
- Parlate di
me come se io non ci fossi. - notò lei.
- Già, Hermione, tu cosa
dici? - chiese George, sfidando il fratello con lo sguardo.
Fred
si voltò verso di lei, percepì immediatamente i suoi occhi che la
stavano fissando,
- Mi hai dato buca?
Si irrigidì, sentendo le
parole di Fred che le sfioravano la guancia.
- Non posso averti
dato buca, dato che non ci eravamo messi d'accordo per niente. -
disse, tutto d'un fiato. - Ma se dovessi tornare indietro, non
garantisco che le cose andrebbero diversamente.
George rise, e
Fred continuò a guardarla, incredulo.
- Ti ha dato buca... -
cantilenava intanto, il fratello.
Hermione lo guardò, sollevando
le spalle: in fondo era stato lui a chiederlo.
- Comunque vieni
qui, futura cognata. - sfilò dalla tasca della giacca un pacchetto,
- se non ti piace è colpa di Hermione: mi ha aiutato a sceglierlo. E
se ti piace è merito mio, dato che l'ho pagato io. - specificò,
mentre Angelina spacchettava il regalo.
Girando la rotella sul
quadrante dell'orologio si rivedevano gli attimi del passato, e
George lo trovò subito utilissimo per riguardarsi l'attimo in cui
Hermione bidonava il fratello.
- Hai visto che serve a qualcosa? -
si burlò di lui Hermione.
Fred la spinse verso la pista,
- Non
sei troppo spavalda stasera? Ti ricordo che poi te ne pentirai.
-
Mi stai minacciando, Fred?
Era vero, non sapeva bene come stava
succedendo eppure stava iniziando a divertirsi a quel gioco, visto
che ogni tanto riusciva a vincere.
Fred strinse gli occhi,
raccogliendo la sfida, e oltrepassò la pista,
- Prendiamo
qualcosa da bere.
La condusse dove si erano incontrati, vicino
all'atrio dove era stato allestito l'angolo bar, afferrò due calici
con una mano e continuò a camminare, verso l'ingresso, lontano della
gente.
Hermione lo guardò interrogativa, Fred appoggiò i due
bicchieri al tavolino dove erano sparse le partecipazioni e iniziò a
fissarla, quasi divertito.
- Beh? Che ci facciamo qui? - incalzò
lei.
- Bidonami questo, se ci riesci.
Non capì se non lo aveva
visto avvicinarsi. o se aveva subito immaginato quello che sarebbe
successo e lo aveva aspettato impaziente e con il cuore in gola,
forse entrambe le cose.
Le labbra di Fred si posarono
insolentemente sulle sue, come sfidandola, senza chiedere il suo
permesso. E quando le toccò ebbe il permesso da loro, che lo
accolsero, morbide, e si schiusero rapite.
In quel momento il
cuore di Hermione registrò un nuovo record di velocità, battendo
impazzito mentre lei si stava facendo baciare da Fred Weasley.
-
Sono sicura di averli visti andare di qua. - li raggiunse lontana la
voce di Molly.
Fred premette maggiormente contro le sue labbra,
prima di lasciarla andare appena in tempo.
- Eccovi qui: Fred, a
quanto pare devi fare un brindisi, poveri noi. - Notò Hermione, che
stava fissando ostinatamente le sue scarpe, cercando di riprendere il
ritmo del respiro, - Tutto bene, cara?
- Oh, sì, - le assicurò,
prendendo un calice dal tavolo e bevendo avidamente, - Fred balla con
la grazia di un troll, mi ci voleva un attimo di pausa.
Lo
oltrepassò, a testa alta, raggiungendo la signora Weasley.
-
Ginny mi ha detto che hai lavorato anche oggi, - le disse lei,
apprensiva, - non starai esagerando?
Hermione sorrise, aveva due
mamme a cui rendere conto.
- Ho deciso io di andare: sto seguendo
un caso che mi sta molto a cuore.
- Fred ti sta facendo divertire?
Si comporta bene o fa lo stupido? - le chiese, poi.
Hermione
sollevò lo sguardo oltre la sua spalla, intercettando quello di
Fred, dietro di loro.
Lui sollevò un sopracciglio, come
aspettando una risposta a quella domanda, ed Hermione fu lieta di
trovare una scappatoia,
- Fred, sembra che ti stiano aspettando:
ti conviene correre. - disse, indicando gli invitati fermi in un
silenzio imbarazzato.
L'aveva baciata, come poteva ora guardarla
come se niente fosse? Era l'ennesima sfida, l'ennesimo modo di
metterla in imbarazzo?
Ora il vestito e il trucco non funzionavano
più, stava tornando in paranoia, con una nuova consapevolezza più
destabilizzante che mai: provava qualcosa per Fred.
L'istinto era
quello di fuggire, nascondersi: rivolgergli ancora la parola dopo
quello che c'era stato era decisamente troppo imbarazzante,
considerando che era Fred.
Raggiunse Ginny ed Harry, che poco
distanti dagli altri invitati stavano facendo compagnia al piccolo
Teddy.
- Mi ha detto tutto, - la informò Ginny, Hermione la
guardò imbarazzata ma lei continuò, alzando gli occhi al cielo, -
hai ragione, ma come fa a credere davvero che ci sia qualcosa tra te
e Fred? - rise, - Andiamo, che assurdità. Tutto bene? - disse poi,
tornando a guardarla.
Hermione annuì,
- Assolutamente, che
mania quella di chiedermelo tutti.
Ginny scrollò le spalle,
-
Ehi, tranquilla! Senti, io e Harry ora andiamo: Teddy è stanco, e
vorremmo che la mamma e papà rimanessero qui un altro po'.
Hermione
spalancò gli occhi, un'ottima via di fuga. Sbadigliò
ostentatamente,
- Che ne dite se lo porto a casa io? Sono
distrutta, volevo andare via presto in ogni caso.
Prese in braccio
il bambino, come assicurazione, e li guardò con un sorriso del tutto
innocente.
- Se sei stanca... - accordò Ginny.
- Perfetto,
vado.
- Non saluti almeno Angelina e George? - gli chiese
Harry.
Hermione guardò in direzione dei fidanzati: Fred aveva
finito il suo brindisi e ora stava ridacchiando insieme al fratello
su una battuta particolarmente divertente che gli era uscita, mentre
Angelina scuoteva la testa come sconsolata. Sarebbe stata maleducata
ad andarsene senza salutarli, e inoltre poteva liquidare Fred senza
fargli capire che stava scappando. Si sistemò meglio Teddy sul
fianco e si avviò verso di loro.
- Mi hanno lasciato Teddy, -
spiegò, quando li ebbe raggiunti, - lo porto a casa, ha bisogno di
dormire. Bellissima festa ragazzi, ancora auguri! - disse,
mostrandosi allegra.
- Se vuoi rimanere puoi portarlo di sopra, in
una stanza, - si offrì Angelina, ma lei rifiutò,
- Sarebbe uno
strapazzo, e poi nel ritorno si sveglierebbe. Non c'è problema,
davvero, godetevi la festa!
Fece un cenno di saluto anche a Fred,
che la guardava interrogativo, e poi scappò, prima di venire
trattenuta di nuovo.
Teddy si rigirò per l'ennesima
volta nel sonno, dandole una manata in faccia, ed Hermione capì che
era ora di svegliarsi.
Si servì una tazza di caffè che le era
rimasto dal giorno prima e iniziò a berlo pensierosa, non aveva
pensato che doveva riportarlo alla Tana: non poteva certo chiedere a
qualcuno di venirlo a prendere, era domenica e lei non aveva niente
da fare, sarebbe sembrato troppo strano.
Il pensiero però di
dover affrontare una persona in particolare la spaventava, e sebbene
sapesse che ci sarebbero stati anche gli altri, immaginava che se lo
voleva Fred avrebbe trovato un modo per coglierla di sprovvista, da
sola. Per cosa poi?
Mise sul fuoco un pentolino di latte per
Teddy e decise che anche per lui era ora di svegliarsi, prima
andavano meglio era.
La Tana era
deserta, tutti dormivano ancora, solo Molly e Arthur facevano
pigramente colazione: aveva fatto bene ad andare tanto presto.
-
Ecco qui, ho riportato Teddy. I ragazzi dormono ancora, eh? - disse,
improvvisamente allegra. Rifiutò il caffè che Molly le stava
offrendo, - No, grazie: vado a casa ora.
- Fermati per il pranzo:
saranno tutti qui. - la invitò la signora Weasley. Hermione scosse
la testa: se l'era cavata fino a quel momento, non aveva alcuna
intenzione di mettersi nei guai con le sue stesse mani.
- Sarà
per un'altra volta: volevo passare dal ministero, ieri ho lasciato
delle cose in sospeso.
- Signorina! - la rimproverò Molly, una
delle pochissime volte che aveva usato quel tono con lei. - Sai che
giorno è oggi? Ti vieto di andare a lavorare, è domenica ed è il
tuo compleanno. Vai a svegliare Harry e Ginny e vi aspetto qui per
pranzo. - disse, integerrima.
Hermione annuì, non osando
contraddirla: nessuno lo faceva quando Molly usava quella voce
intransigente. Si era perfino dimenticata che era il suo compleanno,
se solo le fosse venuto in mente poteva usare come scusa un pranzo a
casa dei suoi: in fondo i Weasley non sapevano che erano ad un
convegno, e che avrebbero festeggiato al loro ritorno. Prese un po'
di Metropolvere che Molly le porgeva e andò a casa dei coniugi
Potter, sperando di non trovarli in atteggiamenti compromettenti.
Era come se la stessero aspettando: Ginny era davanti al
camino quando lei arrivò, con gli occhi ancora appesantiti dal sonno
ma con in mano un vassoio su cui svettava un piccolo cupcake con
sopra una candelina.
- Tanti auguri! - la accolse.
Hermione
sorrise, uscendo dal camino e andando ad abbracciarla,
- Come
sapevi che sarei venuta?
- Non eri in casa, ho immaginato che
avessi accompagnato Teddy alla Tana e che poi la mamma ti avrebbe
spedito qui per poter organizzare il pranzo per il tuo compleanno. -
le spiegò, con estrema ovvietà. Allungò il vassoio verso di lei,
in modo che potesse spegnere la candelina, - Esprimi un
desiderio.
Hermione chiuse gli occhi: non sapeva proprio cosa
desiderare, non era mai stata una ragazza sdolcinata e inoltre aveva
ancora delle remore circa i suoi sentimenti per Fred, al lavoro
andava tutto bene e tra amici e famiglia non c'era niente che
desiderasse cambiare. Forse poteva desiderare di arrossire un po' di
meno, per essere meno vulnerabile.
Andarono in cucina per fare
colazione, mentre Ginny la informava che Harry dormiva ancora.
Hermione si sedette inquieta sullo sgabello, non sapendo bene cosa
fare: a Ginny aveva detto del bacio di Viktor, ed era stata la prima
a sapere di Ron; ma ora non riusciva a dirle che con Fred stava
succedendo qualcosa, in parte per la sua reazione la sera prima, ma
fondamentalmente perché, nonostante lui l'avesse baciata, in realtà
era come se la stesse prendendo costantemente in giro. E lei, come
una stupida, non riusciva ad impedirsi di provare quello che sentiva
per lui. Si vedeva inadeguata: era una eterna secchiona, un paio di
amici e il lavoro come colonna ferma nella sua vita; nessuna pazzia
al di fuori di quelle che l'avevano coinvolta nei suoi anni
scolastici e gli svaghi che aveva, lo sapeva, non erano ovviamente
riconducibili a una ragazza della sua età.
Pensò a Padma, a
Lavanda: anche loro lavoravano, eppure la loro vita era molto più
spensierata della sua, sempre fuori a divertirsi, milioni di
appuntamenti e feste, e il fine settimana non andavano certo in
ufficio.
Fred, al contrario di lei, era sempre così dannatamente
sicuro di sé; per quanto non fosse il classico adone aveva un
fascino innegabile, poteva ambire a ben di più che alla vecchia e
noiosa Hermione.
Per questo, dirlo a Ginny, sarebbe stato
ammettere pubblicamente quanto era stupida, a rischiare di andare a
innamorarsi di uno come lui.
Così le raccontò dettagliatamente
la notte passata con Teddy, a suon di calci e manate.
Doveva
ignorare il fatto che lui non fosse lì, ed impedirsi di chiedere
dove fosse.
Forse aveva da fare, non erano fatti suoi: quel suo
continuo notare l'assenza di Fred era fastidioso, ma era anche
fastidioso il fatto che sembrava lui le desse sempre un pretesto per
farlo.
Poi, proprio mentre stavano mettendosi a tavola, arrivò, e
come se niente fosse si sedette davanti a lei, strizzandole
l'occhio.
- Buon compleanno piccola, ingenua e innocente
Hermione.
Cercò di capire se gli era naturale essere così
irritante o se si impegnasse. Gli fece un cenno del capo in risposta,
con un sorriso tirato.
Fred mise il broncio, e aggrottò le
sopracciglia come a chiederle perché fosse arrabbiata. Sospirò, era
impossibile che non lo capisse. Oppure era veramente duro di
comprendonio: pensò a tutto il tempo passato ad aspettare che Ron si
accorgesse di lei, forse era una prerogativa della famiglia.
Ma in
questo caso, considerando che non aveva alcuna aspettativa, forse era
meglio che lui non capisse.
Ripensò alle parole di sua madre,
sull'essere meno spigolosa: era per il bene comune, male non
faceva.
- Grazie, Fred. - gli rispose, non senza una punta di
distacco nella voce: la lista delle sue malefatte era comunque
abbastanza lunga.
- Eppure... -
Si voltò verso Ginny, che la
guardava dubbiosa.
- Dimmi,
Lei scosse la testa,
- Pensavo a
voce alta. Ho solo fatto caso a una cosa.
Hermione la guardò
interrogativa, ma Ginny fece tintinnare il bicchiere con il suo,
-
Buon compleanno. - sorrise, - Non ti preoccupare, quando siamo sole
te lo dico.
Ginny aveva proprio l'aria di stare macchinando
qualcosa, Hermione era così distratta da lei che fece a malapena a
caso a Fred, dimenticandosi di essere arrabbiata con lui.
Arrivò
il momento dei regali, erano piccoli pensierini che però ricordarono
ancora una volta ad Hermione quanto fosse bello fare parte di quella
famiglia. Spacchettò contenta, commentando e indovinando i mittenti,
dal disegno di Teddy al libro da parte di Percy. Tutti avevano
pensato a lei.
Rimanevano due pacchetti sul tavolo, e ormai
mancavano solo Charlie e Fred. Li guardò, indecisa, e prese il
primo: un calamaio in osso di drago, facile indovinare da parte di
chi fosse. Sorrise riconoscente a Charlie, il Weasley che per motivi
logistici conosceva di meno ma che l'aveva sempre trattata come una
buona amica.
Ora mancava solo quello di Fred, l'attenzione degli
altri aveva iniziato a scemare mentre Molly pungolava Ron perché
andasse a fare il caffè, ma Hermione sentì fastidiosamente almeno
due paia di occhi che non la perdevano di vista: Fred, diretto,
puntato su di lei sfacciatamente, e nonostante si fingesse
indifferente scommetteva che anche Ginny la stava fissando con
attenzione.
Non doveva darci troppo peso, era sicuramente una
sciocchezza su cui avrebbe potuto ridere, deglutì e slacciò il
nastro, scoprendo una piccola scatola. L'aprì, dentro, fissato a un
gancetto, un piccolo ciondolo: una peonia screziata.
Il fiore
dell'imbarazzo, era davvero possibile che Fred lo sapesse?
Era
comunque un regalo molto bello, alzò lo sguardo riconoscente, verso
di lui.
- Bianco come la piccola, ingenua e innocente Hermione e
rosso come le sue guance. - sussurrò sporgendosi verso di lei,
strizzandole l'occhio. Rise alla sua reazione, - Ecco, proprio
così.
Sapeva di essere osservata da Ginny, che sicuramente ancor
meglio di Fred notava il suo rossore. Abbassò lo sguardo, non
riusciva a farci niente, il cuore sembrava esploderle nel
petto.
Tornò dal bagno, e si vide subito braccata da Ginny:
-
Stavo pensando: è veramente interessante. - le disse, parandosi
davanti a lei.
- Cosa? - chiese Hermione, vaga.
Ginny sorrise,
con l'aria di chi sapeva fin troppo,
- Non ti sei mai accorta che
quando ti piace qualcuno inizi ad essere leggermente irascibile con
lui? E non fare quella faccia: è così.
Hermione scrollò le
spalle,
- Oh, Ginny, non so davvero di cosa tu stia parlando. -
disse, schivandola.
Forse
aveva ragione, ma non poteva certo ammetterlo.
- Pensavi di
scappare senza salutarmi? - la raggiunse Fred.
- Io ho salutato
tutti, non è colpa mia se tu eri nascosto chissà dove. - gli
rispose, continuando a camminare fingendo di non aver fatto apposta
ad andarsene proprio quando lui era salito in camera a prendere
qualcosa.
- Se lo dici tu... volevo darti un altro pretesto per
bidonarmi. - disse, sollevando un sopracciglio provocando subito il
rossore sulle sue guance.
- A cosa ti riferisci?
- Dai tuoi
occhi vedo che lo sai benissimo, Hermione.
- Quanto sei
impertinente, non ne posso davvero più, lo sai? - si ribellò.
Fred
sospirò, ridacchiando: Hermione aveva ancora messo il broncio.
-
Oh, Merlino, possibile che dovevo innamorarmi proprio di una
nevrotica?
- Nevrotica? Io? - si rabbuiò, - Continui a provocarmi
e a prenderti gioco di me: non capisci che mi mortifichi? Pensi che
sia divertente, un altro dei tuoi stupidi giochi?
Fred la fece
fermare, le prese la borsa e la appoggiò per terra.
- Ma lo vedi?
Ti ho appena
detto che sono innamorato di te, e tu hai capito solo la parola
nevrotica. Cosa dovrei fare per fartelo
capire?*
Si sentiva decisamente stupida, Fred lo aveva veramente
detto?
Aveva difficoltà a ragionare agevolmente, con quel
batticuore frastornante; sentiva le sue mani sulle spalle, e il suo
sguardo le impediva di guardare altrove.
In qualche modo non
voleva dargliela vinta così facilmente,
- Ma tu mi prendi sempre
in giro, - gli ricordò. Fred sorrise,
- Perché mi piace quando
arrossisci, per me. Mi è sempre piaciuto.
- Mi volevi invitare al
matrimonio solo perché non avevi niente di meglio.
- Non l'ho mai
detto.
Si stava divertendo in quel momento, lo leggeva nei suoi
occhi. Sì che lo aveva detto. Proseguì,
- E mi hai baciato solo
per ripicca, perché ho detto che ti avrei dato buca.
Fred
sorrise,
- Questo è vero.
Allora aveva ragione; provò a
rimproverarlo, ma gli uscì solo un borbottio non troppo convinto,
-
Vedi? - strinse le spalle e socchiuse gli occhi, mentre Fred si stava
avvicinando, - Vuoi rifarlo?
- Hai ancora ragione.
- Smetterai
di prendermi in giro?
- Mai. - promise, prima di baciarla.
La
risata di Fred ruppe il silenzio,
- Lo sapevo: hai sempre avuto
una cotta per me.
Hermione arricciò il naso,
- Tu hai detto di
amarmi. - sottolineò il suo vantaggio. Il braccio di Fred le
circondò le spalle, mentre la tirava a sé,
- E tu? Mi ami,
Hermione? - le sussurrò all'orecchio, mentre le guance di lei,
imporporate come il ciondolo che portava al collo, tradivano la
risposta.
THE
END
*
Ho cercato di nasconderlo, in modo che nessuno lo sapesse,
ma
immagino che si vede chiaramente
ogni volta che mi guardi negli
occhi.
* Ti ho
appena detto che sono innamorato di te, e tu hai capito solo la
parola nevrotica citazione
del Contest
Questa storia ha partecipato al contest Fred, ti presento Hermione classificandosi Terza e vincendo il Premio Dolcezza.
NDA: È mattina, mi aspetta una luuuunga giornata di lavoro e al
momento non so bene che altro aggiungere, forse è meglio che la
chiudo qui.
Spero che vi piaccia, come al solito i pareri sono benvenuti!
Alla prossima!