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Autore: Simona_Lupin    25/08/2012    31 recensioni
1977. L'ultima occasione.
L'ultima occasione per respirare la magia di Hogwarts, la casa più bella, nell'ultimo anno di dolce spensieratezza.
L'ultima occasione per James di sgraffignare il cuore di Lily invece di uno stupido Boccino d'Oro.
L'ultima occasione per Lily di dare un due di picche alla Piovra Gigante e concedersi agli sfiancanti corteggiamenti di James.
L'ultima occasione per Sirius di chiudere le porte al suo orribile passato e aprirle a un amore che non ha mai conosciuto.
L'ultima occasione per Remus di far splendere ai raggi di luna la sua anima al posto del sangue delle sue ferite eterne.
L'ultima occasione per Peter di ricevere la luce di un sorriso amico prima di precipitare nell'oscurità del male senza speranza di riemergere.
L'ultima possibilità. Di amare, di lottare, di essere coraggiosi. Di vivere.
L'ultima possibilità di stringere tra le mani la vita di qualche sogno prima di gettarli via, tra le polveri di una guerra senza fine in cui tutti rimarranno prigionieri.
Dal capitolo 12 [Miley/Remus]:
« Tu riesci a mangiare mezza tavoletta di cioccolata in un colpo solo? » si incuriosì Miley, disorientata.
« Mezza tavoletta è una routine ormai assodata » fu la risposta. « Riesco a fare molto meglio. Tu, invece... riusciresti mai a farlo? »
Miley ingoiò il cioccolato e riflettè con calma, poi incrociò le braccia al petto e lo studiò. « Mi stai sfidando, per caso? »
Remus trattenne una mezza risata e scrollò le spalle, senza riuscire a mascherare il divertimento. « Se dicessi di sì? »
« Oh, John, vedrai » rise di rimando lei, guardando prima lui, poi il cioccolato con aria di sfida.
« John? » chiese lui, stranito, inclinando il capo.
« John » ripetè lei, annuendo. « E' il tuo secondo nome, no? Ti sta bene ».
John. Nessuno lo aveva mai chiamato così. Sorrise. Gli piaceva.
Dal capitolo 14 [Lily/James]:
« Come stai? » mormorò Lily a bassa voce, sorridendo ancora.
James annuì, per poi accorgersi che non era una domanda a cui rispondere con un sì o un no e riprendersi.
« Molto... molto bene, grazie » rispose, passandosi una mano tra i capelli. « Sono contento di vederti ».
« E io sono contenta che tu sia vivo » rise lei. « Così potrò realizzare uno dei sogni della mia vita ».
« Cosa? » fece lui, fingendosi ammiccante. « Uscire con me? »
« No » rispose lei, allegra. « Ucciderti personalmente ».
Dal capitolo 20 [Scarlett/Sirius]:
Era la prima volta che la teneva tra le braccia. La strinse a sé, protettivo come non si era mai sentito verso qualcuno, e si chiese perché, perché mai quel momento dovesse finire. Perché fosse destinato a rimanere solo un piccolo sprazzo di gioia isolata in una vita costellata di dolori e flebili attimi di felicità inespressa. Perché per lei non potesse significare quello che significava per lui. Perché non potesse durare solo... solo per sempre.
Genere: Comico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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A Ele, la cara verdazzurro_, che finalmente diventa sedicenne.
Grazie per le tue cazzate, per le recensioni che mi fanno rotolare dal ridere e prosciugare dal piangere,
grazie perché ci sei.
Buon compleanno.




Capitolo 21

Si torna a casa




 
 
Non erano molte le cose capaci di sconvolgere Sirius Black.
Impressionarlo era un'impresa alla quale tutti avevano detto addio da tempo, stanchi della sua solita espressione impassibile anche di fronte a delle assurdità conclamate. Pareva che nulla riuscisse minimamente a toccarlo, a scuoterlo, come se ogni avvenimento lo attraversasse senza in realtà sfiorarlo davvero.
Qualsiasi notizia, qualsiasi parola, per quanto strana o magari d'impatto, non era in grado di stupirlo. Era parte della sua natura.
Eppure era bastato un contatto, l'abbraccio di una ragazza che tempo prima non avrebbe esitato ad evitare e la consapevolezza improvvisa di essersene inspiegabilmente innamorato a turbarlo profondamente, tanto che in quel momento si trovava disteso a terra con le gambe sollevate e poggiate al letto, tutto intento a fissare il soffitto senza un pensiero che fosse uno per la mente.
Il rumore della porta del Dormitorio che si apriva non lo fece trasalire e non lo indusse a smuoversi dalla posizione in cui si trovava. Si limitò a lanciare un'occhiata all'entrata e non emise alcun suono, evitando accuratamente lo sguardo degli amici che lo scrutavano incuriositi e dubbiosi.
« Felpato, amico! » esordì James, passandosi una mano tra i capelli. Sembrava leggermente fuori di sé. « Che ti succede, eh? Scarlett dov'è? Credevo foste ancora insieme... vi ho visti sulla Mappa! Che avete combinato? » chiese poi, malizioso. « E' sotto il tuo letto? Ha il mio Mantello? SCAAAAAARLETT! »
« E' ubriaco » sillabò Remus in direzione di Sirius, conducendo l'amico verso il suo letto, una mano sulla sua spalla.
Sirius non parlò. Distese le braccia e incrociò le mani dietro la testa, osservando i suoi pantaloni con aria assente.
E fu questo a preoccupare gli altri più di ogni altra cosa. Indossava i pantaloni. Era tornato dalla festa e indossava ancora i pantaloni e la camicia. Un evento assolutamente contro natura che meritava un'analisi approfondita e ricerche meticolose, per cui era necessario un intervento tempestivo.
« Sirius... » fece quindi Remus, chinandosi per studiare meglio il suo volto e capire se si trattasse davvero del suo migliore amico. « Andiamo, di' qualcosa ».
Lui sospirò e sollevò lo sguardo, puntando gli occhi grigi e spenti sul ragazzo.
« Che c'è? » disse, atono. « Non mi guardare così. L'ubriaco qui è James, non io ».
Remus scrollò le spalle, ma continuò a fissarlo a lungo anche quando si fu allontanato.
« Amico, sembra che ti si sia schiantato un Troll sulla testa! » osservò James, ridendo. « Dai, raccontami che hai fatto con Scarlett! Cose indicibili, vero? » e qui fece dei segni eloquenti, « Ah, non dire niente... » si affrettò a dire dopo un attimo. « Tanto già lo so che avete fatto, sì. Oh, sì. Cose zozze. Zozze anche per i tuoi zozzissimi standard. Eh, già... ma fa bene, amico, fa bene... ogni tanto, una sana zozzata... anche tu, Remus, ascolta me... fa bene... »
Il ragazzo, tutto intento a slacciarsi la cravatta, si voltò e gli lanciò un occhiata compassionevole.
« ASPETTA! » urlò all'improvviso James, facendo un salto sul letto. « Io ti devo raccontare le mie imprese! »
Si gettò sul pavimento con un tonfo e imitò la posizione di Sirius, che gli lanciò un'occhiataccia e non disse nulla.
« Ho ballato con Lily Evans » sussurrò, annuendo più volte. « Lily Evans, ti rendi conto? Per la miseria... amo Lily Evans » sospirò, estatico. « Le ho chiesto di ballare, Felpato. E lei era tutta contenta, non aspettava altro! Mi ha gettato le braccia la collo e mi ha detto: oh, James, credevo non me l'avresti più chiesto! E allora io le ho detto che stavo solo aspettando il momento giusto... e lei mi ha trascinato a ballare, saltellante come il Pentolone Salterino di Beda il Bardo... »
Sirius inclinò il capo all'indietro e guardò Remus, che scosse il capo in segno di diniego.
« E allora abbiamo ballato... » stava continuando a raccontare James, felice. « E lei mi ha confessato di essersi perdutamente innamorata di me... quindi adesso vivremo insieme per sempre e avremo una squadra di Quidditch di bambini... lei è d'accordo, Felpato, sai? Tu quanti figli vuoi? »
A quel punto, lui si rimise composto e si rialzò, passandosi le dita tra i lunghi capelli neri.
« Non ditemi che si è ridotto così solo perché ha ballato con la Evans » disse, lo sguardo che andava da Remus a Peter.
I due si guardarono e annuirono, senza aggiungere neanche una sillaba in più.
« Però non è giusto, amico » arrivò squillante la voce di James, ancora steso a terra. « Io ti racconto tutti i dettagli e tu niente! Che razza di amico sei? »
Sirius sbuffò, indeciso se ridere, suo malgrado, o meno.
« Già, dove ti eri cacciato? » fece eco Remus, serio. « Melanie stava maturando l'idea di armare un esercito per cercarti. Era spaventosa, dico davvero ».
Per un attimo, le sue labbra si schiusero per dire qualcosa, poi si serrarono di scatto. Si era completamente dimenticato dell'esistenza di Melanie.
« Io... » mormorò, massaggiandosi la nuca. « Io stavo... stavo cercando Scarlett ».
Un accenno di sorriso arricciò le labbra di Remus, ma svanì così in fretta che pensò non fosse mai apparso.
« Era andata via da un po' e non ritornava » proseguì, cercando di mantenere un tono neutro. « Così mi sono preoccupato, e per un buon motivo ».
Remus si fece serio. « Perché? » chiese, spaesato.
« Oggi pomeriggio ho incontrato Regulus » raccontò Sirius, e l'altro aggrottò le sopracciglia, senza capire. « Beh, sai come va a finire quando parliamo, no? Alla fine, mi ha chiesto se io e Scarlett stessimo insieme. Io ho risposto di no, e lui mi ha detto che era una fortuna, perché gli sarebbe dispiaciuto dover togliere la ragazza a suo fratello » disse, disegnando delle virgolette immaginarie in aria. « E infatti è stato lui a trattenerla. L'ho trovato mentre la teneva sul muro, le stava facendo del male e... »
Per un attimo tacque, rivivendo la scena. Vedere così lampante la paura negli occhi di Scarlett era stato terribile e nessuno avrebbe più dovuto toccarla.
« Lei non aveva con sé la bacchetta » proseguì, riprendendosi. « Ma per fortuna sono arrivato in tempo, ho mollato un pugno a quello stronzo bastardo e l'ho accompagnata qui. Adesso sta bene. Fine della storia » concluse, definitivo.
James, che nel frattempo si era chiuso in bagno, riemerse, un sorriso ebete disegnato in volto. « Cos'è che è successo? » domandò con voce strascicata.
Sirius gli si avvicinò, lo esortò a crollare sul letto e dopo un attimo lo imitò, tuffandosi tra i cuscini.
« Te lo racconto domani, James » mormorò stancamente, e lui annuì, sollevando il pollice.
« D'accordo, Sirius » rispose con voce infantile. « Buonanotte a tutti, allora. Grazie della bella serata » e si addormentò qualche secondo dopo.
L'amico lo fissò per parecchi secondi, poi tornò a guardare Remus, ancora sconvolto a causa del suo racconto.
« Non riesco a crederci » mormorò. « Ma cos'aveva intenzione di farle? »
« Non lo so » rispose lui, poggiando l'avambraccio sugli occhi. « Non lo so e non voglio pensarci ».
Remus si lasciò cadere sul proprio letto e a lungo rimase a riflettere e ad osservare l'amico che fissava il soffitto. Aveva la certezza che gli stesse nascondendo qualcosa di importante, ma non voleva costringerlo a dire nulla. Sembrava - ed era davvero - profondamente scosso, ma lui non sapeva da cosa.
« Le hai detto qualcosa? » domandò a bruciapelo. « L'hai... rassicurata, vero? »
Lui puntò lo sguardo sull'amico e ragionò su come rispondere a quell'insidiosa domanda. Non voleva raccontare a nessuno ciò che era successo, o almeno non in quel momento, quando si sentiva ancora lo stomaco in subbuglio e la mente stipata di pensieri.
« Sì » rispose infine. « Ci ho provato ». E tacque, tornando pensieroso.
Nessuno fiatò per il resto del tempo, se non Peter, che augurò agli amici la buonanotte pochi minuti dopo. Sirius rimase steso sul letto insonne e turbato, le braccia incrociate sul viso e le tende tirate, senza riuscire a chiudere occhio. Sentì Frank entrare silenziosamente nella stanza poco dopo, mettersi a letto, e neanche quando iniziò a russare riuscì a dormire. 
Il pensiero di quella serata lo tormentava e gli bloccava il respiro in gola, lo faceva impazzire, eppure gli donava conforto. Durante la notte, ripercorse quei momenti di puro oblio più e più volte, così intensamente che gli parve di poter avvertire nuovamente la pelle di lei scivolare tra le dita, il suo respiro depositarsi sul petto, anche se non c'era niente intorno a lui, in quel momento, se non i suoi pensieri e un'unica, inconfutabile certezza: si era innamorato della ragazza insopportabile, arrogante e altezzosa che aveva a lungo disprezzato.
Cosa avrebbe fatto da quel momento in poi? Avrebbe iniziato a corteggiarla come James faceva con Lily? Avrebbe cominciato ad ignorarla per vergogna? No, assolutamente no. In realtà, non aveva la minima idea di quel che sarebbe successo, ma al momento non importava.
 
 
*  *  *
 
 
La mattina dopo, il risveglio fu per James particolarmente traumatico. Tentò di mettersi diritto sul letto e di alzarsi, ma barcollò e per poco non cadde a terra. Fortunatamente, Peter riuscì a sorreggerlo e lo riportò a sedersi, asciugandosi del sudore immaginario dalla fronte.
« James, sembri appena uscito da Azkaban » osservò Remus, scrutando il suo volto pallido e i capelli più ritti che mai.
Lui sospirò e vi passò le dita in mezzo, sconvolto. « Cristo santo... » borbottò. « Chi mi ha dato una padellata in testa? La mamma? Sono già a casa? »
Si guardò intorno, ma riconobbe pian piano il Dormitorio che abitava da più di sei anni e scosse il capo, sfinito.
« Te la meriteresti, la padellata in testa » lo rimproverò l'amico, gettandogli un'occhiataccia. « Ti sei scolato cento litri di Whisky, maledizione a te ».
« Esagerato... » bofonchiò James, agitando una mano a mezz'aria. « Un bicchierino, niente di che... non reggo l'alcool... »
Remus sbuffò, scettico. « Sì, come no... » mormorò, per poi avvicinarsi al letto di Frank e scrollarlo per farlo svegliare.
« Frank, alzati, dai! » sbottò. « Si può sapere quand'è tornato ieri? » domandò poi, rivolto agli altri. « E' possibile che non ritorna mai, ogni santa volta? »
Gli amici scrollarono le spalle, indifferenti, e ripresero le loro attività.
« E svegliate quel cane » fece Remus prima di chiudersi la porta del bagno alle spalle con un tonfo sonoro.
Il cosiddetto cane, però, che non aveva chiuso occhio per tutta la notte, nell'udire quelle parole si mise seduto e spalancò le tende.
« Ciao, amico! » lo salutò James, per poi sbarrare gli occhi e fissarlo. « Amico, perché hai ancora addosso la roba della festa? »
Sirius fece parecchia fatica a comprendere le sue parole, finché non si rese conto di ciò che ancora indossava. Pantaloni, camicia... anche le scarpe.
« Oh » mormorò, passandosi una mano sulla nuca. « Non... non ho dormito, stanotte ».
Si chinò sul baule per non farsi guardare da nessuno, fingendo di cercare chissà cosa, mentre James continuava a studiare ogni suo movimento, allibito.
Qualcosa non andava. Qualcosa non andava affatto.
« Senti un po' » gli disse, avvicinandosi. « Ci ho appena pensato. Adesso che sono lucido... raccontami cos'è successo con Scarlett ieri ».
Lui si voltò di scatto, somigliando a un cane che rizza il pelo.
« Cosa? » chiese subito, sulla difensiva. « Cos'è successo con...? Niente. Perché me lo chiedi? »
James scrollò le spalle, guardandolo con aria sospettosa. « Sta' calmo, amico. Curiosità » disse. « E comunque, intendevo dire quando sei andato via ».
Sirius rilassò le spalle e la sua espressione si fece più distesa. « Ah » rispose, e gli raccontò la stessa versione dei fatti che aveva proposto a Remus.
Al termine del discorso, il ragazzo parve furioso e decisamente incredulo. Sembrava pronto a commettere un sanguinoso omicidio.
« Non riesco a crederci » borbottò, lasciandosi cadere sul letto di Sirius.
« Sì, lo so » fece lui, avvertendo a quelle parole un senso di dejavù. « Ma adesso è tutto sistemato ».
« Sistemato le mie corna! » sbottò l'altro, per nulla deciso a calmarsi. « Se lo vedo gli spacco la faccia, e non sto scherzando! »
Sirius sospirò. « Ramoso, ci ho già pensato io, d'accordo? » gli disse, e non prestò ascolto alle sue proteste perché si fiondò in bagno nell'esatto momento in cui Remus uscì fuori.
Circa mezz'ora dopo, i Malandrini e Frank scesero la scaletta a chiocciola e fecero per avviarsi verso la Sala Grande, ma James li obbligò a non muoversi.
« Dobbiamo aspettare le ragazze » spiegò, osservando le loro espressioni interrogative. « Devo assicurarmi che Scarlett stia bene! »
Gli altri annuirono, tranne Sirius, che li guardò ad uno ad uno, vagamente allarmato, e cominciò a scuotere il capo.
« Ma non... » mormorò. « Andiamo, James, non ce n'è bisogno, ti ho già detto che sta bene! Non fare il fratellone appiccicoso ».
Lui lo fissò, risentito. « Qual è il tuo problema, amico? » gli chiese, le braccia incrociate al petto.
Sirius sbuffò. Non riusciva a immaginare cosa sarebbe successo nel momento in cui avrebbe dovuto guardare nuovamente Scarlett negli occhi. Era certo che anche lei provasse timore e imbarazzo all'idea di quell'incontro, ma evidentemente non c'era modo di rimandarlo. 
Sospirò e si mise seduto sul divano, le mani intrecciate dietro la testa, le gambe distese e incrociate, in attesa.
Passarono parecchi minuti prima che le ragazze si decidessero a scendere dal loro Dormitorio. Emmeline stava chiacchierando allegramente con Alice sui retroscena della serata precedente - era ancora in fibrillazione per il suo primo bacio con David - e lei ascoltava rapita, commentando di tanto in tanto; Lily e Mary, invece, parlavano a bassa voce con Scarlett, che al contrario pareva piuttosto taciturna e aveva l'aria stanca di chi non ha chiuso occhio.
« Scarlett! » urlò James non appena la vide, facendola trasalire visto che non si era minimamente accorta della sua presenza.
Le andò incontro, sottraendola alle amiche per passarle un braccio intorno alle spalle.
« Stai bene? Va tutto bene? » le chiese precipitosamente. « Ancora non riesco a crederci, quel verme bastardo... Sirius mi ha raccontato tutto e... »
A quelle parole, lei impallidì e lo fissò ad occhi sgranati. « Tutto cosa? » gli chiese, interrompendo bruscamente il suo monologo di preoccupazione.
« Tutto... che quello stronzo ti voleva fare del male, che lui è arrivato e ti ha accompagnata in Sala Comune » rispose lui con semplicità. « Perché, c'è altro? »
Per la prima volta, Scarlett si costrinse a incontrare lo sguardo di Sirius, che si era alzato e si era appoggiato al fianco di una delle tante poltrone comode.
« No » mormorò infine, riabbassandolo frettolosamente. « No... nient'altro ».
Sirius continuò a scrutarla, assorto, il capo lievemente inclinato, ma non disse nulla.
« Io dico che dovrebbe denunciarlo a un insegnante » stava dicendo Lily animatamente, rivolta a James. « E' assurdo, è disdicevole! »
« Anche io la penso così » fece Alice, annuendo ripetutamente. « Dovrebbe denunciarlo a Silente. Lo caccerebbe via in un baleno, ma lei non vuole ».
« Ma non c'è problema! » rispose James. « Se lo incontro posso benissimo ucciderlo con queste preziose mani da Cacciatore! »
Si aprì un dibattito che coinvolse tutti, meno che Scarlett, che rimase in disparte, le braccia incrociate al petto e lo sguardo basso.
Sirius notò che pareva turbata come la sera prima, quando si era raggomitolata sul divano, spaventata da tutto, e si disse che James non era l'unico a volersi assicurare che stesse bene. Anche perché Scarlett non stava bene, in quel momento. Non stava bene per niente, e lui lo sapeva.
Le si avvicinò, cauto, e le poggiò una mano sulla spalla, facendole sollevare lo sguardo dal pavimento, dritto verso il suo.
« Ehi » mormorò, accennando un debole sorriso che lei tentò di ricambiare. « Non hai dormito bene? Sembri stanca ».
Lei lo fissò qualche momento e annuì. « Ho dormito malissimo » rispose. « Ho avuto un incubo. Ma anche tu sembri stanco » aggiunse.
« Non ho chiuso occhio » disse lui, e tacque qualche momento. « Come stai? » le chiese infine, studiandola.
Scarlett scrollò le spalle. Non sapeva neanche lei come si sentiva. Spiegarlo a qualcuno le era praticamente impossibile.
« Io... » mormorò, senza sapere come continuare. « Sto bene, adesso. Ma tutto questo clamore per quello che è successo... non lo sopporto » sospirò.
La stretta di Sirius si fece più forte sulla sua spalla. Capiva ciò che intendeva dire. Sentir parlare così tanto da tutti quanti di ciò che desiderava solo dimenticare doveva essere dura. Neanche lui avrebbe tollerato una cosa simile.
« Sta' tranquilla » le disse, accarezzandole la guancia. « Ci penso io ».
Si avvicinò agli altri e li guardò per un attimo discutere. Ne avevano davvero fatto una questione di stato.
« Ragazzi, basta » disse, e tutti si zittirono e lo fissarono. « Non fatela tanto lunga, d'accordo? Piantatela ».
« Che problema hai, Black? » domandò Alice, stizzita dalla brusca interruzione.
Lui alzò gli occhi al cielo. « Nessuno, Prewett » rispose, scocciato. « Penso solo che per la diretta interessata questo non sia l'argomento più piacevole da affrontare a colazione, non credete? »
Il tono definito e le parole di Sirius furono parecchio eloquenti, così gli altri capirono e non replicarono.
« Adesso vogliamo andare, per favore? » disse infine.
Nessuno fiatò, e tutti si diressero in massa verso il ritratto della Signora Grassa. Quando Scarlett fece per raggiungere le amiche, rivolse un rapido sguardo a Sirius, e lui le sorrise e le lanciò un occhiolino.
La colazione fu piuttosto tranquilla, ma non fu altro che il preludio alla loro sfacchinata tipica di ogni ritorno a casa: dovettero risalire sette piani di scale per prendere i bauli e ridiscendere al Salone d'Ingresso, dove già parecchi ragazzi erano in attesa dell'arrivo delle carrozze e di direttive da parte della professoressa McGranitt. 
Remus, arrivato lì, si defilò e disse agli amici che si sarebbe fermato qualche minuto nelle cucine per prendere il cioccolato preferito di sua madre, oltre che per fare rifornimento di dolciumi anche lui, così si avviò verso la strada ormai nota, diretto al quadro che ritraeva un'enorme ciotola d'argento colma di frutta.
Quando stava per avvicinarsi al dipinto, però, vide un gruppetto di persone avvicinarsi e udì qualche voce conosciuta.
« Tienimi questi... no, non quello, quello mi serve! » esclamò l'inconfondibile voce di Miley. « Dylan, sei l'inutilità racchiusa in un corpo! » e imprecò.
Teneva in bilico in un solo braccio una montagna di pacchetti infiocchettati, mentre con l'altra mano trasportava un baule con quasi tutte le cinghie aperte.
« Certo che anche tu sei pazza a fare il baule la mattina in cui partiamo! » rispose il ragazzo, ridendo e cercando di aiutarla, ma lei non gli prestò ascolto.
« Meredith, ti prego, prendi un po' di questi... » ma parecchi pacchetti caddero a terra con dei tonfi sordi e ripetuti e lei imprecò nuovamente.
Remus fece qualche passo avanti e li raccolse, porgendoglieli con un gentile sorriso, che lei ricambiò, sorpresa.
« La vedo leggermente in difficoltà, signorina Banks » scherzò, liberandola dal peso della moltitudine di pacchetti.
« Remus... » mormorò lei, mentre lui faceva un cenno a Dylan. « Ma ciao... Che ci fai qui? »
« Faccio un salto alle cucine » rispose lui, allegro. « Mia madre impazzisce per il cioccolato di Hogwarts... dice che è magico » sospirò.
Lei rise e fece per parlare, quando un'altra voce li raggiunse, fragorosa.
« Ah, siete qui, tutti quanti! Ma dove vi eravate cacciati? » 
Era John Tyler, e si avvicinava sorridendo.
« Non metterti in mezzo anche tu » sbottò Miley, nervosa. « Piuttosto, fa' qualcosa per l'umanità - io, cioè -... portami questo maledetto baule ».
« Agli ordini, Capitano » rispose lui prontamente, afferrandolo. « Serve altro, milady? »
« Sì, vattene » ribattè dura la ragazza, per poi sorridergli e mollargli un pugno giocoso sul braccio.
Gli amici si allontanarono, salutandola, e lei rivolse a Remus un sorriso imbarazzato.
« Tanto per sapere » esordì lui, sistemandosi meglio la montagna di pacchetti sulle braccia. « Questi per chi diavolo sono? »
Lei si avvicinò al quadro della ciotola, fece il solletico alla pera e abbassò la maniglia verde che si era appena materializzata.
« Lo vedrai, John » gli disse, entrando per prima.
Le cucine erano piuttosto afose, ma in compenso il soffitto era parecchio alto e l'ambiente luminoso. Alle pareti di pietra erano appese stoviglie e utensili in rame, che splendevano alla luce di un ardente focolare dall'altra parte della stanza. Quattro lunghi tavoli erano disposti al centro, in corrispondenza di quelli delle Case in Sala Grande, e circa un centinaio di elfi in uniforme si affollavano ovunque, sorridendo entusiasti e inchinandosi alla ragazza e a Remus.
« Frizzy! » esclamò lei, mettendosi in ginocchio per abbracciare un elfo dalle lunghissime orecchie sbattacchianti e dall'aria vispa e allegra.
« Signorina Banks! » squittì lui, commosso da quel gesto d'affetto, gli occhi già colmi di lacrime di gioia. « Come sta, signorina? Frizzy si domandava se poteva venire a trovarla per augurarle un buon Natale, signorina, ma Frizzy ha pensato che non poteva permettersi, allora Frizzy ha sperato che venisse lei, Miley Banks, signorina, e adesso lei è qui, signorina, che onore! »
Si premette i lembi della divisa sugli occhi, mentre Miley lo liberava dolcemente dall'abbraccio e si metteva comoda sul pavimento a gambe incrociate.
« Anch'io sono contenta di vederti, Frizzy! » rispose allegramente. « Oh, e lui è Remus! » Indicò il ragazzo ma vide che il suo volto era invisibile dietro la catasta di pacchetti. « Ehm... John... dammeli pure, grazie mille » e se li sistemò accanto. « Bene, lui è Jo-... è Remus, sì. E lui è Frizzy, un mio amico ».
Lui la fissò, stupito, e porse la mano all'elfo, mormorando un: « Tanto piacere », mentre lui scoppiava in un pianto a dirotto, irrefrenabile.
« Oh... ehm... mi dispiace » fece Remus, mortificato, guardando la ragazza con aria allarmata. « Io non... scusami se... »
« Ma no, è solo emozionato, diglielo, Frizzy » lo tranquillizzò lei, scrollando le spalle. « Non credo sia abituato a stringere la mano a qualcuno ».
Lui parve capire, mentre l'elfo si calmava e stringeva commosso la sua mano, le labbra tremule.
« Frizzy conosce il signor Lupin, signore! » esclamò. « Frizzy e gli altri elfi offre sempre al signor Lupin la cioccolata che gli piace tanto, vero, Remus Lupin, signore? Frizzy sa anche che il signor Lupin è amico del signor Potter e del signor Black, e loro è tanto gentili con Frizzy, e Frizzy è contento quando loro viene! »
Remus sorrise, annuendo. « Già » disse.
« Mmm, quindi venite spesso qui » mormorò la ragazza. « Anch'io, vengo almeno una volta a settimana, ho un sacco di amici qui ».
« Noi è già impegnati per la cena di Natale, signorina » rispose Frizzy, annuendo freneticamente così che le orecchie sbattacchiarono ancor di più. « Noi preparerà piatti mai visti, Miley Banks, signorina, vere delizie, signorina! E se la signorina vuole, Frizzy conserva alla signorina e al signore le cose più buone, o anche tutti i piatti, signorina, a lei e ai suoi amici! Qualsiasi cosa per la signorina, che è così nobile di spirito, così generosa, così... »
« Grazie, Frizzy » farfugliò lei, che era arrossita. « Sei gentilissimo, ma non ce n'è bisogno, davvero. Oh, quasi dimenticavo » aggiunse poi in fretta, « vi ho portato dei regali. No, non piangere, non sono nulla di che... ehm... io dovrei sbrigarmi, o rischio di far tardi... Abbraccia forte tutti da parte mia, okay? »
L'elfo tentò di riprendersi dall'enorme commozione, ma non riuscì a dire niente, così le strinse le gracili braccine intorno allo stomaco e si lasciò abbracciare.
« Passa un buon Natale » mormorò Miley, intenerita. « Passerò a trovarti al mio ritorno, d'accordo? Ti voglio bene ».
Sentì Frizzy piangere più forte che mai e quasi soffocare. « Anche per Frizzy è lo stesso, Miley Banks, signorina! » rispose, tirando su col naso. « Grazie di tutto, signorina, grazie davvero! »
Prima che lei e Remus andassero via, offrì loro qualsiasi cosa gli passasse per la mente, ma loro non accettarono nulla. Solo allora, Miley ebbe un'illuminazione e chiese a Remus come mai non avesse preso il cioccolato per la madre. Lui se ne era completamente dimenticato, e si domandò come mai gli capitasse sempre la stessa cosa quando la incontrava: perdeva la bussola e non prestava attenzione praticamente a nulla.
Quando furono usciti, si guardarono e si scambiarono un sorriso, in silenzio. Entrambi camminavano con le mani in tasca, senza parlare.
« E così hai degli amici elfi » buttò lì Remus, guardandola. « Wow. Se tutti si comportassero come te, l'intero mondo magico sarebbe molto migliore ».
Lei scrollò le spalle, come se fosse una cosa di poco conto. « E' dal mio primo anno che conosco gran parte di loro » raccontò. « Sono davvero adorabili... e meriterebbero delle vite normali. Mia madre, tempo fa, ne voleva uno per sé e abbiamo litigato... alla fine ho vinto io, ovviamente ».
Lui le sorrise, senza sapere bene cosa dire. La fissava e non poteva non restare incantato.
Non aveva mai incontrato qualcuno che trattasse con una tale gentilezza creature solitamente considerate inferiori. Vedere con i propri occhi un reale sentimento di amicizia legare una strega a un elfo domestico, gli fece comprendere quanto Miley dovesse essere speciale.
Ogni volta che trascorrevano del tempo insieme, scopriva qualcosa di nuovo e di diverso su di lei, particolari che lo inducevano a guardarla sotto una luce sempre differente.
« Mi sorprendi sempre, Miley » mormorò infatti, senza riuscire a trattenersi. « Più ti conosco, più mi colpisci ».
Lei arrossì e gli gettò un'occhiata di sbieco, imbarazzata e sorpresa da quelle parole che non si aspettava da un tipo timido e introverso come Remus. Per sua fortuna avevano raggiunto gli amici e non fu necessario dire nulla.
Si salutarono - Miley abbracciò un po' tutti - e si separarono tra la folla.
« Cavoli, hai visto quanta gente, Lunastorta? » commentò James, circondandogli le spalle con un braccio e osservando la moltitudine di studenti chiacchierini. « Chi rimane, quest'anno? Silente, la Signora Grassa e Barnaba il Babbeo? Cosa? » chiese poi, rivolto a un ragazzino dall'aria stralunata che lo aveva chiamato.
Si distrasse a parlargli qualche momento, poi si voltò nuovamente e disse: « Ragazzi, devo andare con Evans dalla Mc » e loro annuirono.
Lo guardarono allontanarsi, saltellante e gioioso, e scossero il capo all'unisono.
« SIRIUS! » strillò improvvisamente una vocetta acuta alle spalle del ragazzo, facendolo trasalire. Era voce familiare. Una voce che aveva ascoltato fin troppo.
« Sirius, ciao, sono io! » esclamò Melanie, gettandogli le braccia al collo e soffocandolo in un abbraccio.
Lui alzò gli occhi al cielo e si liberò in fretta, parecchio indispettito. Ecco a chi apparteneva la voce. L'idiota. 
« Ieri sei svanito nel nulla! » trillò la ragazza con un'espressione dispiaciuta. « Mi sono spaventata moltissimo! Si dice che qui nel castello abitino le peggiori creature... non sapevo cosa pensare! Ma i tuoi amici mi hanno detto che eri in ottima compagnia, allora mi sono tranquillizzata! »
A Sirius scappò un sorriso e lanciò uno sguardo ai Malandrini, che sollevarono tutti e due il pollice, ben attenti a non farsi vedere da Melanie, che aveva occhi solo per lui. A pochi passi da loro, nel frattempo, Scarlett ascoltava, le labbra lievemente incurvate, anche se, naturalmente, per nessuna ragione particolare.
« Sì, avevano ragione » rispose Sirius, il sorriso più largo. « Ero in ottima compagnia ».
Scarlett si voltò, ma lui si limitò a rivolgerle un'occhiata di traverso che diceva parecchio, senza osare fare altro.
« E con chi eri, Sirius? » domandò Melanie, dondolandosi sul posto. « Mi sei mancato! Adesso possiamo trovarci uno scompartimento e... »
« Senti » la interruppe lui, sospirando. Ora era parecchio serio, ma lei non parve minimamente turbata dal suo cambio d'espressione. « Grazie per la proposta, ma passo. Niente scompartimento. E noi non stiamo insieme » aggiunse in tono definitivo.
Lei spalancò teatralmente gli occhi, portandosi entrambe le mani al cuore, come se stesse provando un dolore che valicava ogni confine immaginabile.
« Ma... ma... » balbettò, incapace di formulare una frase di senso compiuto. « Ma ieri siamo stati alla festa insieme, Sir, e... »
Sirius sospirò stancamente. Aveva creduto, sperato per un istante, che a quelle parole si sarebbe messa il cuore in pace per sempre. Illuso di un Black.
« Melanie » rispose, sfinito, « se ti invito a una festa, non significa che voglio chiederti di sposarmi, d'accordo? E piantala con quel Sir, lo odio ».
La ragazza boccheggiò, sconvolta e trafitta dalla sofferenza dovuta a quella notizia che davvero non si sarebbe mai aspettata.
« Pensavo di piacerti... » mormorò, e Sirius si chiese in che modo le avesse potuto anche vagamente far pensare una cosa simile. « Non ci credo... »
« C'est la vie » fece lui tra sé e sé, ma sfortunatamente lei lo sentì e il suo viso si arrossò per la rabbia e la vergogna.
« Sei davvero uno stronzo! » urlò, tanto che in parecchi si voltarono a fissarli. « Mi lasci così, con una frase di un'altra lingua? »
Scarlett non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, portandosi una mano alla bocca.
« Non ti sto lasciando » rispose Sirius, sorridendo a Scarlett. « Semplicemente perché non ci siamo mai presi, noi ».
« E tu! » urlò la ragazza senza ascoltarlo, puntando un dito accusatore contro Scarlett, che la fissò sconvolta. « Tu perché ridi? Cosa c'è tra voi? Una tresca segreta? Alle mie spalle? Sei una stronza anche tu! Scommetto che era con te, ieri sera! Prova a negarlo! »
Lei la fissò, sotto shock, senza sapere cosa dire. « Fammi capire » disse. « Lui ti sta lasciando... »
« Non la sto lasciando! » sbottò Sirius, scocciato.
« ... e la colpa sarebbe mia? » completò Scarlett senza prestargli ascolto. « Tu sei pazza! Sei completamente pazza! Io non ti conosco nemmeno! »
Lo sguardo di Melanie andava dall'uno all'altra, fiammeggiante. Pareva pronta a commettere un omicidio di massa.
« Sei un essere sperge-... sei un essere... un essere spregre-... come si dice? » sbottò, incrociando le braccia al petto.
« Spregevole » risposero in tono amabile Scarlett e Sirius in coro, scambiandosi un altro sorriso divertito.
« Spregevole, sì! » fece l'altra, furibonda. « Janette aveva ragione, mi aveva detto di non fidarmi di uno stronzo come te! »
« Sì, Janette non sbaglia mai... » convenne Sirius a bassa voce, annuendo.
« Ora che ci penso, c'erano delle voci su voi due, all'inizio dell'anno! » proseguì, irrefrenabile. « Era tutto vero, allora! Vi frequentate ancora! »
Scarlett scoppiò a ridere nuovamente, aggrappandosi al braccio di Remus, che le battè qualche pacca sulla spalla.
« Basta, me ne vado! » concluse Melanie, ferita. « Non accetto di essere umiliata! Addio! » e si allontanò impettita, sotto gli sguardi attoniti di mezza scuola.
Remus e Peter cominciarono a ridere e non riuscirono più a fermarsi. Il secondo si avvicinò all'amico e gli passò un braccio intorno alle spalle.
« Complimenti, Felpato » disse, annuendo. « Mi ha fatto piacere vederti all'opera... Ed è stata anche una delle più difficili da lasciare... »
« Non l'ho lasciata! » ripetè Sirius per l'ennesima volta.
« E' lo stesso, amico » tagliò corto Remus, sbrigativo. « Comunque, sei stato davvero un gran bastardo, e su questo non ci piove ».
Peter gli battè un colpo sulla nuca e si allontanò, ridendo.
« Scusala ». Sirius si era avvicinato a Scarlett, e le sorrideva. « Non so perché se la sia presa con te. Avrai capito da sola che... beh, non è proprio quel che si dice un genio ».
Lei scrollò le spalle, divertita. « E tu non sei stato proprio quel che si dice un genio nell'invitarla » rispose, scherzosa.
« A mia discolpa posso dire che, nell'aspetto, non mi pareva una pazza forsennata, ma ho di che vergognarmi » fece lui di rimando, ridendo sommessamente.
« Appunto » rispose prontamente lei, annuendo con vigore. « Soprattutto di una cosa, però. Insomma, come hai potuto lasciarla con una frase di un'altra lingua? » e scoppiò a ridere insieme a lui, pensando che non avrebbe mai dimenticato quella magnifica perla firmata Melanie Cartwright.
« Anch'io mi sarei offesa » proseguì, fingendosi seria anche se con scarsi risultati. « Lasciare una ragazza in francese è davvero offensivo, non credi? »
« Ah, assolutamente » convenne pomposamente lui. « Una caduta di stile... lasciarla in inglese è molto più di classe, non c'è ombra di dubbio ».
Scarlett rise, scuotendo il capo. « Anche su un'altra cosa non c'è ombra di dubbio » gli disse, guardandolo negli occhi. « Sei un vero stronzo, Sirius Black ».
Lui la fissò, un sopracciglio inarcato e un'espressione furba sul volto spavaldo. Le scostò un ciuffetto di capelli dietro l'orecchio e si avvicinò.
« Non con te, però, bella Banks » sussurrò, sollevando appena le spalle e allontanandosi nuovamente. « Non più, almeno ».
Scarlett non disse nulla. Lo squadrò dall'alto in basso, le braccia serrate all'altezza del petto, ma non aggiunse altro, anche perché in quel momento comparvero Lily e James, riemersi dalla massa di studenti accalcati.
« Io e Evans ci dilegueremo un po' durante il viaggio » annunciò James a tutti, festante. « Cosa posso dire? La vita mi sorride ».
La ragazza alzò gli occhi al cielo, ma sorrise quando lui si passò una mano tra i capelli e le lanciò un ammiccante occhiolino.
Un gridolino corale li fece sussultare e voltare di scatto. Solo allora si accorsero che la frotta di ragazzini del primo anno fan di James li aveva accerchiati.
« Ciao, James! » esclamò Michael, porgendo il pugno che James battè prontamente col proprio. « Torni a casa? »
« Già » rispose lui, annuendo. « E tu, invece? »
Lui sospirò. « Per forza! » sbottò, costernato. « Ho detto a mamma che mi sarebbe piaciuto restare, visto che era il mio primo Natale ad Hogwarts, ma lei mi ha obbligato a tornare a casa, e mi ha mandato una lettera chilometrica, ed era tipo non ti vedo da quattro mesi, sarai già diventato un ometto, ho voglia di riabbracciarti, e io ero tipo ma qui c'è un sacco da vedere, Sarah resta, i miei amici restano... ma è più cocciuta di un Troll » concluse infine, triste.
James gli scompigliò affettuosamente i capelli, comprensivo, e gli sorrise teneramente. Michael era semplicemente adorabile.
« Avrai altri sei anni per girare in tondo» gli disse, scrollando le spalle. « Questo posto ti annoierà e tornerai ad amarlo solo alla fine, quando capirai che, una volta averlo lasciato, ti mancherà proprio come fosse casa tua ».
Il ragazzino annuì, sorridendo rincuorato, mentre Sarah si avvicinava e circondava la vita di James con le braccia.
« James, sei bellissimo! » esclamò, senza accennare a mollarlo. « Come stai? Sei in gran forma! Lo sai che hai la pancia dura? »
Lui rise, ricambiando l'abbraccio con affetto. « Sto benissimo, tesoro » rispose dolcemente. « Anche tu sei più bella che mai. Ho la pancia dura, dici? Beh, sì, ce l'ho » fece in tono compiaciuto. « Addominali, per il Quidditch. E per la signorina Evans qui presente, ovviamente. Lei, però, non apprezza gli sforzi ».
« Sì che apprezza! » intervenne Michael, annuendo. « A tutte le ragazze piacciono gli addominali. Eh, Lily? Ammettilo, James è ben piazzato! »
Lily arrossì, senza sapere cosa dire. James le sorrise, rassicurante, come a volerle dire che non era necessario che ammettesse alcunché.
« Gli altri ci stanno chiamando » fece Sarah, spezzando il silenzio. « James... è Natale... potresti darmi un bacio? »
Lui rise e si chinò per scoccarle un rumoroso bacio sulla guancia che la rese assai contenta.
« Lily » mormorò invece Michael, le mani dietro la schiena. « E' Natale... potresti darmi un bacio anche tu? »
Anche la ragazza sorrise, intenerita.
« No, no, no, no » disse James, severo. « Ma stiamo scherzando? No, Michael, lei non bacia me, quindi non deve baciare nessun altro organismo maschile sulla faccia della terra. No, Evans, mi dispiace, non lo accetto. E Michael » aggiunse, rivolto al ragazzo, « ti ritenevo un amico ».
Lily sbuffò, baciò Michael sulla guancia e salutò i ragazzini, augurando loro un buon Natale insieme a James, che aveva preso a ridere.
« Sono fantastici » commentò lei quando li vide andar via. « E tu sei un idiota, Potter » scherzò poi, rivolgendosi a lui con le mani strette sui fianchi.
Voltandosi, James notò che un rametto di vischio era appena sbucato proprio sopra le loro teste.
« Sono un idiota? » chiese, scrutandola con il capo inclinato. « Guarda che io non scherzavo ».
Senza preavviso, le avvolse le braccia intorno alla vita e l'attirò a sé, tanto che la sentì trattennere il fiato, sorpresa.
« Hai baciato Michael, adesso baci me » le disse, e premette lievemente le labbra sulle sue, spiazzandola, ma scostandosi un attimo dopo.
Lily aveva fatto appena in tempo ad avvertire quella leggera pressione sulla sua bocca che era già svanita, eppure, in quell'istante le era balzato il cuore in gola. Si morse il labbro inferiore, totalmente incredula per ciò che era appena accaduto, ma si riscosse quando vide James sorridere, sornione.
« Potter! » ringhiò, colpendolo con il pugno chiuso sul petto. « Ma che ti salta in testa? »
James rise, senza avvertire il pericolo imminente che stava per abbattersi su di lui. « Andiamo, Evans, era un bacetto innocente » si difese, senza apparire minimamente mortificato per l'accaduto. « Li do anche a mia madre, su, non esagerare ».
« Sei uno sporco approfittatore » inveì lei, gli occhi ridotti a fessure che mandavano scintille. « Sempre il solito insopportabile sbruffone! »
Lui non replicò, ma non smise di sorridere. « Dai, non arrabbiarti. Piuttosto, sai cosa significa questo? » le chiese, allegro. « Sai cosa dice la tradizione? Ci siamo baciati sotto il vischio, no? La sacrosanta tradizione, devi sapere, Evans, dice che ci sposeremo entro l'anno! Ti rendi conto? Posso cominciare a fare la lista degli invitati! Non credo di farcela per Capodanno, ma il 1978 sarà periodo di nozze! Adesso lo dico a tutti! Non sei contenta? Lo so che sei contenta ».
Lily invocò tutta la pazienza che non possedeva, ma le sue preghiere furono vane. Fece per parlare, ma lui si allontanò, dirigendosi verso un gruppetto di ragazzi lì vicino.
« Ehi, gente! » esclamò, richiamando l'attenzione dei membri della combriccola. « La sapete l'ultima? Mi sposo con Lily Evans! Sì, con lei! »
Schivò la ragazza e raggiunse in un nanosecondo gli amici, sorridendo come un ebete.
« Ragazzi » disse, la voce carica d'emozione, « devo darvi una notizia! Sì, so che sapevate che sarebbe successo, ma adesso è sicuro! Tenetevi forte, perché il prossimo anno io... » e tacque un momento per evocare la giusta tensione, « ... mi sposo con Lily Evans! Sirius, mi fai da testimone? » domandò all'amico, battendogli una pacca sulla schiena. « Il discorso però lo prepara Remus, o la cosa potrebbe finire male, e... »
« Potter, piantala immediatamente! » sbottò Lily, che lo aveva raggiunto, l'aria furente.
Lui la fissò e si portò una mano al petto. « Perdonami, Lily » le disse con voce sincera. « Avresti preferito una cerimonia più intima? »
Ma la ragazza non tollerò altro e sguainò la bacchetta con un gesto talmente fulmineo che, se anche James avesse voluto difendersi, non avrebbe potuto farlo.
« Silencio! » esclamò, puntandola contro di lui con forza, e lui si portò le mani alla gola.
Tentò di parlare, ma non ci riuscì, e gli amici scoppiarono a ridere all'unisono, guadagnandosi le occhiatacce del ragazzo che, evidentemente, non trovava l'accaduto divertente quanto loro. Lasciò crollare le braccia e fissò Lily con aria vagamente implorante. La tipica faccia da cervo bastonato.
« No! » fece lei, inviperita, rispondendo alla domanda che si leggeva nei suoi occhioni dolci. « Hai superato il limite, razza di animale, e non te lo perdono! »
James, come sempre quando subiva una cocente delusione, si afflosciò su se stesso, ma dopo un attimo il suo sguardo prese a brillare. Estrasse la bacchetta e la puntò in direzione della sua gola, ma Lily, naturalmente, fu più svelta e molto più furba, e borbottò un pigro Expelliarmus che gliela fece velocemente volare via di mano.
« Gran tentativo, Potter » commentò, sarcastica. « Questa te la restituirò... mmm... non saprei. Quando te la sarai meritata. Au revoir ».
Se ne andò impettita con le amiche al seguito, ma si arrestò a metà strada e si voltò a squadrare i Malandrini.
« Oh, quasi dimenticavo » disse, un dito puntato verso il gruppetto che la ascoltava, « che nessuno di voi si azzardi a liberarlo dall'incantesimo, o saranno guai. Mi conoscete da più di sei anni, sapete benissimo di cosa sono capace. Vi tengo d'occhio, Malandrini » intimò, sottolineando l'ultima parola.
I ragazzi la fissarono, impassibili, senza osare contraddirla. Non avrebbero tentato per nessuna ragione al mondo di ridare la parola a James, anche perché la cosa giovava parecchio a tutti loro. Mettersi contro Lily Evans, ad ogni modo, era davvero una cattiva mossa. Meglio rispettare il suo volere.
Gli sguardi pietosi di James non li toccarono minimamente, tanto che rimase lì, ingobbito e triste, rassegnato al proprio destino.
« Mi spiace, amico » mormorò Frank, battendogli una pacca sulla spalla con fare amichevole. « Ma se c'è una cosa che ho imparato qui dentro in tutti questi anni è che non bisogna mai contraddire Lily Evans. Beh » aggiunse un attimo dopo, riflettendo, « non solo lei. Anche Alice, decisamente. E Scarlett. E quando Mary si arrabbia è terribile... per... insomma, per non parlare di Emmeline quando è nervosa ».
« Cavoli... » commentò Sirius, riflettendoci su. « Teneri agnellini, tutte quante ».
Scosse il capo, e si avviò insieme agli altri verso l'uscita. La professoressa McGranitt li avrebbe guidati fino ai cancelli, dove li attendevano le carrozze.
Il viaggio fu, tutto sommato, sorprendentemente breve, e ben presto si ritrovarono a salire sull'enorme treno scarlatto e a ricercare uno scompartimento.
« Ci sono nanerottoli ovunque » si lamentò Sirius sottovoce, guardando attraverso il vetro dell'ennesimo scompartimento occupato da primini.
« Sirius, piantala » gli consigliò Remus, continuando ad avanzare lungo lo stretto corridoio con il pesante baule stretto in mano.
Accanto a lui, però, una porta si spalancò di scatto e comparve Mary, che sorrise.
« Ragazzi, vi abbiamo occupato uno scompartimento qui di fronte » disse loro con il suo solito tono gentile.
Remus le rivolse un bel sorriso. « Grazie mille » rispose, allegro. « Lasciamo i bauli e veniamo a disturbarvi ».
La ragazza rise. « Siete i benvenuti! » disse, divertita, e tornò dentro.
Raggiunsero lo scompartimento successivo a quello delle ragazze e, dopo aver sistemato i bagagli ed essersi liberati dei mantelli, uscirono nuovamente per andare dalle amiche.
« Chi è così gentile tra voi dolci donzelle da fare un po' di spazio a questi baldi giovani? » chiese Sirius, spalancando la porta dello scompartimento. 
Fece il suo ingresso insieme agli altri, e subito Frank prese posto sul sedile lasciato vuoto da Alice, che si sistemò sulle sue gambe, mentre le ragazze si accovacciarono tra di loro per far accomodare tutti. Subito, Lily rivolse uno sguardo di fuoco a James, che era ancora in piedi.
« Sei ancora muto? » domandò brusca, e lui annuì mestamente. Soddisfatta, rivolse un cenno di approvazione a tutti i ragazzi. « Bravi » disse, seria. « Così si fa ». 
Loro non emisero un suono, nè mossero un muscolo per paura di sbagliare, e si limitarono a osservarla attentamente, come in attesa di un nuovo agguato.
« La rivuoi questa, Potter? » fece poi la ragazza, rivolta nuovamente alla sua vittima, estraendo la bacchetta che gli aveva precedentemente sottratto.
Lui, rivedendola, si illuminò e annuì più volte col capo, frenetico.
« Bene » proseguì Lily, un tono che rasentava il malefico. « E quanto la rivuoi? »
James allargò le braccia, mimando una quantità enormemente grande. A Lily scappò un sorriso.
« Allora dimmi » riprese, « giuri solennemente... » e a quelle parole, i Malandrini si scambiarono una fugace occhiata divertita, « di non importunarmi più e di smetterla con le tue idiozie almeno per oggi? »
Lui fece di sì col capo più e più volte, felice di essere ad un passo dal ritornare a parlare.
« Sappi che la pagherai se non starai ai patti » lo ammonì lei con fermezza, e James, per tutta risposta, alzò le mani in segno di resa.
Lily, alla fine, si decise a ridargli il dono della parola e, con un colpo di bacchetta, eseguì il controincantesimo.
« Io... » mormorò James con qualche difficoltà, come se in quei dieci minuti avesse dimenticato come si faceva a parlare. « Io parlo! Parlo di nuovo! »
Tutti scoppiarono a ridere e gli fecero un applauso, durante il quale lui si inchinò a tutti gli amici, mentre Lily scuoteva il capo sorridendo, esasperata. Si accomodò anche lui, facendo sistemare Scarlett sulle sue gambe.
Il treno partì dopo qualche minuto e all'interno dello scompartimento delle ragazze regnavano risate e schiamazzi. Alice aveva iniziato a raccontare tutti i retroscena della festa di Lumacorno della sera prima che era riuscita a scovare nel giro di quella mattina, lanciandosi in resoconti che andavano dall'assurdo e grottesco all'inquietante.
« ... e allora la Finnick lo ha trovato mentre era avvinghiato a Stephanie Strauss, ha mollato uno schiaffone ad entrambi ed è scappata piangendo! » stava finendo di dire, portando a termine il racconto di uno squallido tradimento che, però, aveva reso simile ad una barzelletta. 
« Povera Lucy! » esclamò Emmeline, fortemente dispiaciuta. « Certo che George è proprio un bastardo patentato! »
« George? » si inserì Sirius, curioso. « George chi? »
Alice lo fissò stranita. « E da quando ti interessi di gossip, Black? » gli chiese, aggrottando le sopracciglia.
Lui rise. « Da quando c'è qualcuno che li racconta così bene, Prewett » rispose, sincero. « Giuro, hai un talento naturale! »
La ragazza parve ammorbidirsi, compiaciuta per il complimento. « Grazie » disse, tentando di restare distaccata. Poi, però, non resistette alla tentazione. « Comunque è George Harris, Serpeverde, sesto anno ».
Sirius, a quel nome, scoppiò a ridere, la sua solita risata simile a un latrato. « Ah sì, Harris, che idiota! » esclamò, continuando a ridere. « Beh, la Finnick può considerarsi vendicata, allora ».
Alice si fece curiosa e lo fissò, cercando di saperne di più. « Perché? » domandò subito.
Lui ghignò, soddisfatto. « L'anno scorso ho avuto il piacere di fregargli la ragazza, ecco perché » rispose, compiaciuto. « Ti ricordi, James? E' venuto da me a urlarmi in faccia la qualsiasi, ma quando ho uscito fuori la bacchetta se l'è squagliata, il vigliacco. Sono contento, almeno ho fatto una buona azione ».
« Togliere la ragazza ad un altro ti sembra una buona azione? » si inserì Scarlett, le sopracciglia inarcate.
Sirius la fissò, indifferente. « Beh, sì » confermò, sicuro. « Se l'ho tolta a un bastardo, ho fatto bene ».
Lei lo guardò severa, mentre gli altri scoppiavano a ridere. 
« Senti chi parla! » esclamò Mary, battendogli un colpo sul braccio.
« Ehi! » ribattè lui, divertito. « Che vorresti dire, Macdonald? »
Lei continuò a ridere. « Che sei un bastardo tanto quanto lui, se non di più » rispose, mentre Scarlett si voltava dall'altra parte, infastidita.
Gli avvincenti racconti di Alice proseguirono per un po', fino a quando Lily saltò su improvvisamente, esclamando: « Dovevamo controllare il treno! » e si barricò fuori dallo scompartimento esortando James a darsi una mossa.
« Un attimo, Evans, calmati, maledizione... » borbottò, avvicinandosi con estrema calma proprio per farla innervosire maggiormente. « Dopo di te, prego ».
Lei lo precedette, farfugliando insulti a cui lui non prestò attenzione, e un attimo dopo sparirono.
Dopo qualche minuto, anche Scarlett si alzò, insieme ad Emmeline che desiderava raggiungere il fidanzato, e si diresse verso il corridoio, affacciandosi al finestrino e inspirando ampie boccate d'aria pulita.
Passò solo qualche istante quando Miley aprì la porta del proprio scompartimento e uno scroscio di risa riempì il corridoio. Si affrettò a richiuderla e solo allora notò Scarlett. Le si avvicinò, ma lei non parve notare la presenza di nessuno, così le battè un colpo sulla nuca.
« Ahia! » esclamò lei, ridendo non appena l'ebbe vista. « Brutta idiota, che ci fai qui? »
La ragazza scrollò le spalle. « Lì dentro c'è il casino più assoluto » rispose, facendo un cenno verso lo scompartimento. « Sembra che tutta la Casata ci abbia messo le radici » sbuffò, scuotendo il capo. « E tu, invece? Stai riflettendo sull'esistenza o cosa? »
Scarlett sorrise. « Pensieri profondi come questi li lascio a te, sorella » scherzò, dandole un leggero colpo d'anca sul fianco.
Miley ricambiò il sorriso e tacque qualche momento, scrutandola. Qualcosa non andava in sua sorella, ma non riusciva a capire cosa.
« Dove sei sparita ieri sera? » le domandò, affondando le mani nelle tasche dei jeans.
Inizialmente, lei non rispose e continuò a osservare il paesaggio. Dopo un po' si voltò a guardarla e si mordicchiò il labbro inferiore, pensierosa.
« E' successa una cosa » rispose, poggiando il gomito alla base del finestrino. « Più di una cosa, in realtà » 
Vide Miley farsi più seria e si decise a parlare. Con sua sorella non poteva avere segreti.
« Ti va di ascoltare una storia? » disse alla fine.
Miley annuì, serrando gli occhi in un'espressione curiosa, così Scarlett si lanciò nel racconto di ciò che era avvenuto la sera prima con Regulus. Al termine di quel monologo, la ragazza parve fuori di sé e non fu facile calmarla.
« Ma ti rendi conto? » esclamò per l'ennesima volta, assolutamente sconvolta per ciò che aveva appena udito.
« Miley » mormorò Scarlett, sorridendo appena, « l'hai detto quindici volte in due minuti. Lascia perdere, okay? Va tutto bene, adesso ».
Lei prese dei profondi respiri, una mano poggiata sullo stomaco e si voltò nuovamente a guardarla.
« Continuo a pensare che dovresti denunciare quel brutto bastardo » disse, senza riuscire a trattenersi. « Silente lo sbatterebbe fuori in un nanosecondo ».
Ma la sorella scosse nuovamente il capo. Non avrebbe mai denunciato Regulus Black. Anche se Sirius le aveva parlato dei rapporti ormai deteriorati con la sua famiglia, restava comunque suo fratello. E inoltre gli avrebbe dato non poco fastidio tirare nuovamente fuori quella vicenda. Meglio dimenticarla.
« E io che pensavo che fossi finita chissà dove con Sirius! »
A quelle parole, Scarlett soffocò e lei scoppiò a ridere, senza pensare minimamente di doverla aiutare a riprendere fiato.
« Sì » proseguì, rispondendo alla domanda che Scarlett non le aveva posto. « Ho chiesto a James dove diavolo ti fossi cacciata e mi ha detto che eri con lui. Non sai quanto mi sono sentita felice! Pensavo che vi foste appartati in qualche zona oscura del castello a combinare... ah, lasciamo perdere. Insomma, stavo già progettando di comprare l'abito da damigella! Maledizione a te » sbuffò, evidentemente delusa.
L'altra la fissò ad occhi sbarrati, senza osare credere alle proprie orecchie. Sua sorella era pazza. Avrebbe informato a tal proposito i genitori non appena il treno fosse arrivato alla stazione di King's Cross e insieme avrebbero provveduto a una cura mentale ben approfondita.
« Io non mi apparto nelle zone oscure del castello a combinare quello che pensa la tua mente bacata » ci tenne a sottolineare.
Lei ghignò e rise sotto i baffi, annuendo. « Sì, certo, come no » borbottò, agitando una mano a mezz'aria.
« Stronza » commentò l'altra, ridendo.
Per un po' nessuna delle due disse niente e rimasero lì a ciondolare accanto al finestrino. Scarlett pareva pensierosa ed era tutta presa, a quanto pareva, dal paesaggio boscoso che si affacciava di fronte ai suoi occhi, e non vedeva che, a qualche passo da lì, nello scompartimento dalle porte aperte in cui vi erano tutti i suoi amici, Sirius non faceva altro che gettarle occhiate a intervalli di pochi secondi.
Miley lo notò e la cosa le parve alquanto sospetta. Gli sorrise non appena intercettò il suo sguardo, e lui esitò un attimo prima di ricambiare debolmente il sorriso e voltarsi. Si chiese se avrebbe detto alla sorella che la fissava da un mucchio di tempo.
« Scarlett » mormorò lei, tornando a guardarla. « C'è qualcos'altro che mi vorresti dire? »
La ragazza abbassò lo sguardo e si mordicchiò il labbro. Non aveva rivelato a nessuno ciò che era successo con Sirius in Sala Comune, gli strani sentimenti che aveva provato e il pensiero continuo di quella serata che l'aveva tormentata per tutta la notte. Si chiese come Miley avesse fatto a capire che qualcos'altro la turbava, oltre alla vicenda di Regulus, ma d'altro canto, era sua sorella.
« Credi che abbia qualcos'altro da dirti? » le chiese, guardandola di sottecchi con un mezzo sorriso.
« Lo presumo, sì » fece quella, annuendo. « Presumo bene? »
Scarlett esitò, poi prese un bel respiro e parlò. Forse buttare fuori tutti i pensieri insensati e il groviglio di sensazioni che covava dentro le avrebbe fatto bene, e poi Miley era una ragazza molto equilibrata e sensibile, sicuramente l'avrebbe aiutata a capire meglio tutto quanto.
« Beh » esordì, facendosi seria in volto, « quando Sirius mi ha accompagnata in Sala Comune, noi... beh, in effetti siamo stati insieme per un po' ». Tacque un momento, e sul volto di Miley si distese un largo sorriso dolce, poi riprese. « Io l'ho ringraziato per essere venuto e gli ho detto che poteva tornare alla festa e che stavo bene, ma lui ha voluto restare con me. Abbiamo parlato un po'... » ricordò, senza soffermarsi sulle rivelazioni che Sirius le aveva fatto sul suo passato e che lei avrebbe custodito dentro di sé, « e... » si bloccò, non sapendo come continuare.
Miley, che l'aveva ascoltata con attenzione, capì che era successo qualcosa di importante. Conosceva benissimo la difficoltà che aveva Scarlett nel parlare di sé con gli altri, anche con la sua stessa sorella, e non si stupì di trovarla così incerta e titubante nel suo tentativo di aprirsi. Per lei rappresentava uno sforzo enorme mostrarsi, esternare le proprie sensazioni, manifestare dubbi e insicurezze, e preferiva mille volte tenersi tutto dentro e sopportare in silenzio piuttosto che liberarsi e sentirsi, però, eccessivamente esposta e vulnerabile. Era molto brava a fingersi forte e inattaccabile, spesso fino a sfiorare quasi il menefreghismo, come se nessuna cosa riuscisse a toccarla davvero, ma esistevano occhi particolarmente attenti che riuscivano a smascherarla, come quelli di Miley.
« Io non so cosa mi sia preso, in realtà » proseguì, continuando a mordicchiarsi il labbro. « Era molto vicino... insomma... mi è sembrato così diverso dal Sirius di sempre, così protettivo con me, e... beh, gli ho chiesto di abbracciarmi ». Guardò Miley, come se si aspettasse che scoppiasse a ridere, ma lei non lo fece. « Così siamo rimasti su quel divano per non so quanto tempo... lui mi accarezzava, e alla fine mi sono addormentata e sono risalita in Dormitorio ».
Tacque, giocherellando con una ciocca di capelli scuri per evitare di incontrare gli occhi della sorella, impaurita da ciò che avrebbe potuto trovarvi. Sapeva già cosa le avrebbe detto a proposito di ciò che era accaduto. Sicuramente, avrebbe detto che non voleva influenzarla verso nessuna scelta ma che, secondo il suo parere, Sirius era esattamente la copia di Matt Davies e avrebbe dovuto stare attenta a controllare i sentimenti verso di lui.
« Avevo capito che c'era qualcosa tra di voi » disse invece, sorridendo. « Lui ti guarda in maniera speciale, lo sai, sì? E' da un po' che ho iniziato a notarlo ».
Scarlett la fissò. « Io... » balbettò, boccheggiando. « Ma guarda che tra noi non c'è niente! Io non... chi... lui... dici che mi guarda? »
Miley si trattenne dal sorridere e annuì. « Fino a cinque secondi fa, baby » rispose con sicurezza. « Ma ascolta un po'... ti sei pentita di ieri sera? »
Il suo volto inclinato era serio, curioso, interessato. Voleva andare più a fondo nella faccenda e comprendere ciò che le sfuggiva.
« No » rispose Scarlett dopo un lungo silenzio, osservandola. « Non mi sono pentita. Ci ho riflettuto molto e ho capito che non ne ho alcun motivo ».
La sorella annuì, assimilando la risposta. « Quindi, da quel che ho capito... insomma, non provi semplice attrazione nei suoi confronti, giusto? »
Lei maledisse mentalmente tutte quelle domande difficili e sospirò, parecchio in difficoltà, cercando di capire ciò su cui fino ad allora non aveva mai riflettuto. Rispondere non era semplice, dire la verità non era semplice... non quando la vedeva così distante da lei.
« Non ho mai pensato che Sirius potesse piacermi » mormorò infine, sinceramente. « Neanche fisicamente, no. E adesso è arrivato tutto quanto in una volta sola e comincio a non capirci più niente ». Si massaggiò le tempie, cercando di rilassare la mente. « Ieri non ho chiesto a Sirius di abbracciarmi perché l'ho visto bello o solo perché ero attratta da lui... gliel'ho chiesto perché mi sono sentita di farlo. Non so che cosa sia, questo. Mi dispiace, ma non lo capisco ».
Chinò il capo, più confusa che mai, e Miley la avvolse in un abbraccio, cullandola appena.
« Non scervellarti, d'accordo? » mormorò dolcemente. « E, per una volta nella tua strafottuta vita, lasciati andare un po'. Sono sicura che non ti farà male ».
Lei non disse nulla, ma annuì e si sciolse con delicatezza dall'abbraccio. Un attimo dopo, rientrarono nello scompartimento di fronte.
Alice era ancora seduta sul povero Frank, aggrappata al suo collo con entrambe le mani; Sirius stava a braccia incrociate sul sedile accanto alla porta, ascoltando col capo inclinato Mary che gli parlava, mentre Remus e Peter mangiavano Cioccorane a volontà, a quanto pareva sinceramente realizzati.
« Ciao a tutti, belli e brutti! » fu il gioviale saluto di Miley, che si appollaiò sull'ultimo sedile rimasto libero e afferrò una Cioccorana dal mucchio di Remus.
« Se non fossi tu, ti avrebbe già uccisa per l'atrocità che hai commesso » scherzò Sirius, guardando Scarlett che si accomodava sulle gambe della sorella.
« Lo so » ghignò Miley, annuendo e masticando il cioccolato. « L'ho fatto apposta. Sei arrabbiato, John? Oh, guarda! » esclamò poi. « Ho trovato Burdock Muldoon! Mi mancava! Evvai! »
Remus la fissò ad occhi sgranati. Non era possibile. Burdock Muldoon era una delle due sole figurine che mancavano alla sua collezione.
« Ma non è giusto! » protestò, offeso. « Lo cerco da una vita! Rischio ogni giorno di diventare obeso per colpa sua! »
Miley gli rivolse un'occhiata fredda e indifferente. « Oh, davvero? » chiese, distaccata. « Tanto non te lo darò mai. Crepa, Lupin ».
Lui parve profondamente deluso. « Ma Miley... » mormorò, tristemente. « Non potresti...? Insomma, sei così buona... una Tassorosso coi fiocchi... »
« Così non mi aduli, cioccolatomane » fece lei, scuotendo il capo, dispettosa. « Questa figurina fa ufficialmente parte del mio patrimonio personale ».
« Ma la Cioccorana era mia! » rispose l'altro, costernato.
« Tu me l'hai offerta » replicò soavemente lei, sventolandosi con il prezioso cartoncino per dargli ancor di più sui nervi.
« Non è vero! » obiettò Remus, mentre Scarlett si spostava sulle gambe di Mary per tenersi distante dalla diatriba. « Me l'hai rubata! »
« Lunastorta, sei un vero pezzente » commentò con voce strascicata Sirius, scuotendo il capo. « E' sua. E ti vanti tanto del tuo essere un galantuomo... »
« Diglielo! » esclamò con veemenza Miley, indignata. « E ti vanti tanto del tuo essere un galantuomo... E' mia » ripetè, sollevando le spalle.
Il ragazzo parve mortificato e si arrese, decidendosi a gettare le armi. « Va bene » mormorò, senza aggiungere altro.
« Non basta » fece Sirius, severo. « Chiedile scusa come si deve per la tua indecente impertinenza. Il tuo comportamento è vergognoso ».
« Vergognoso » fece eco la ragazza, senza pietà.
« Scusami, Miley » borbottò quello, le mani alzate in segno di resa, senza riuscire a cogliere la volontà dei due di umiliarlo a tutti i costi.
« Mmm » commentò l'amico, grattandosi il mento. « Molto minimal. Avrei preferito delle scuse più sofferte. Tu che dici, Miley, può bastare? »
Lei parve ponderare a lungo la questione. « Abbiamo appurato che è un pezzente, no? » rispose. « Lo è anche nello scusarsi. Può bastare, dai ».
Lui le battè un poderoso cinque. « Mi piace il tuo stile! » si complimentò, allegro. « Ti somiglia davvero un sacco, bella Banks! »
Scarlett rise e scosse forte il capo. « Io non voglio avere nulla a che fare con quell'essere spregevole » disse, fingendosi disgustata. « Siete dei bastardi, tutti e due. Guardate come sta il povero Lupin » mormorò, una mano sul petto e un'espressione impietosita.
« Ma John, tirati su! Tieni! » esclamò Miley, sorridendo. « Cavoli, è strano fare la cattiva. Mi sento in colpa. Remus, ti prego, assolvimi ».
Lui scoppiò a ridere. « Ma io stavo scherzando! » rispose, allegro.
« Anch'io! Di Muldoon ne ho già due! » e scoppiò in una risata malefica, lanciandogli in grembo la figurina.
In quel momento, la porta dello scompartimento venne aperta nuovamente e ad entrare furono due stressatissimi Lily e James, che si accomodarono sul sicuramente comodo pavimento dello scompartimento, a braccia incrociate e l'uno di fronte all'altra come due veri idioti.
« Che succede? » chiese Mary, scrutando i loro volti lividi. « Problemi con le ronde? »
Loro si guardarono in cagnesco, per poi esclamare in coro: « E' colpa sua! » e puntarsi un dito contro con fare accusatore.
Tutti si scambiarono occhiate stupefatte e si chiesero in silenzio chi avrebbe avuto il coraggio di approfondire la questione.
« Avete litigato? » tentò Scarlett, cauta, e i due si voltarono di scatto a fissarla, infuriati. « Va bene, scusate » si affrettò a mormorare la povera ragazza.
« Certo che abbiamo litigato, perché lui è un deficiente! » sbraitò Lily, squadrandolo con il più puro disprezzo. « Non è capace di fare il suo lavoro, mi intralcia e vuole anche che gli dia ragione! Ma vi rendete conto, tutti voi, di che individuo è? Remus, ti rendi conto? Frank, ti rendi conto? »
I due ragazzi citati annuirono senza pensarci due volte, troppo spaventati dal suo tono sottile e sibilante per osare contraddirla in alcun modo.
« Io sono perfettamente in grado di svolgere il mio lavoro! » replicò James, altrettanto inviperito. « Abbiamo trovato due ragazzi che facevano a cazzotti, e lei voleva togliere loro venti punti per ciascuno! Porca miseria, erano Grifondoro e stavano anche scherzando! E' una maniaca del controllo, li ha sgridati come fossero stati criminali! E' così che vuoi crescere i nostri figli? Non te li affiderò mai, Evans, sappilo! Mai nella vita! Harry sta con me! »
La ragazza boccheggiò, sconvolta da quelle parole del tutto prive di senso che lui aveva pronunciato con la massima convinzione.
« Ma quali figli? » sbottò, stravolta dall'ira. « Non esisterà mai nessun Harry e nessuna Harriett, stupido di un Potter! E quei due idioti avrebbero potuto ammazzarsi! Ma tanto a te che importa? Se fosse stato tuo figlio, non lo avresti neanche rimproverato! Sei un pessimo Caposcuola e un pessimo padre! »
Il loro modesto pubblico si tratteneva dallo scoppiare a ridere. Nessuno si permetteva di muovere un muscolo per paura che la rabbia rovente di uno dei due - o, nel più terribile dei casi, di entrambi - si gettasse su di loro senza ragione. Perciò si limitavano ad assistere e a scambiarsi fra vicini lievi gomitate, rivolgendosi accenni di sorriso impercettibili e stando ben attenti a non farsi scoprire dai due temibili avversari.
« E tu sei insopportabile e antipatica! » ribattè con inaudita veemenza James, profondamente offeso in particolar modo dall'ultimo, pesantissimo insulto sul suo essere un cattivo padre. « Come puoi dire che sono un pessimo padre? Io ho cresciuto più di una dozzina di cugini, Evans! Diteglielo voi! » esclamò, lanciando uno sguardo di fuoco a Scarlett e Miley, che trasalirono contemporaneamente e si guardarono terrorizzate.
« Io ero troppo piccola, non mi ricordo » borbottò Miley, evasiva, con una scusa che non reggeva per niente.
« Io... io ero troppo grande, non mi ricordo » fece invece Scarlett, maledicendosi mentalmente per la bestialità appena pronunciata.
« Certo! » esplose James, rialzandosi di scatto. « Sì, ho capito... me ne vado... tanto qui non vengo apprezzato neanche come padre... »
E, così dicendo, fece la sua trionfale uscita melodrammatica, rischiando di andare a sbattare contro Emmeline che stava per entrare.
« E tu da che parte stai? » ruggì, puntando lo sguardo su di lei, che lo fissò, impassibile.
« Scherza? » chiese agli amici, indicandolo con un cenno del capo, ma tutti scossero all'unisono il capo, così si mantenne a debita distanza.
Lo vide andare via, senza attendere risposta, pestando con ferocia i piedi a terra come se volesse creare dei crateri sul pavimento.
« Ma che cos'ha? » domandò la ragazza, vagamente turbata anche se non l'aveva dato a vedere.
« Lascia perdere » mormorò a bassa voce Mary, preoccupandosi per l'incolumità dell'amica visto che Lily era ancora presente sul campo di battaglia.
Sprofondò il silenzio, e nessuno fiatò neanche quando i restanti Malandrini uscirono per andare a prelevare James.
Lo trovarono che vagava come un'anima in pena per il corridoio lungo e stretto del treno, sotto gli sguardi incuriositi di quasi tutti gli studenti chiusi nei vari scompartimenti. Quando lo raggiunsero, lui li guardò con aria dispiaciuta.
« Sono un idiota » mormorò, afflitto. « Evans non mi amerà mai. E' finita. Mi butto e mi sfracello fra le rotaie, ho deciso ».
« Dai, James, piantala! » borbottò Peter, toccato dall'immagine cruenta che si era formata nella sua mente. « Soffro di incubi... »
Ma lui non gli prestò ascolto, troppo preso dai suoi tremendi problemi per pensare a quelli altrui.
« Per Godric, Ramoso, per una volta mi eri piaciuto » commentò invece Sirius, visibilmente deluso. « Quel piglio così aggressivo e feroce, da vero maschio...! Insomma, cedi così e torni ad essere il solito mollaccione innamorato coglio-... »
« Sirius! » lo rimproverò Remus, severo, e lui sbuffò.
« Che Pluffe che siete » sbottò. « Non esiste virilità in voi. Ma per favore... siete penosi... »
« Piantala di brontolare » tagliò corto l'amico, accompagnando le parole a un impietoso colpo secco sulla nuca.
« Vuoi fare a botte con me, Lunastorta? » fece subito Sirius, entusiasmato dall'atto di violenza profonda del ragazzo. « Eh? Vuoi fare a botte con me? »
Si mise in posizione d'attacco e cominciò a sferrargli pugni sul petto, mentre lui lo fissava impassibile e immobile.
« Hai finito o la cosa andrà per le lunghe? » s'informò, sinceramente annoiato.
Lui fece crollare le braccia sui fianchi. « Che noia... volevo fare a pugni » commentò, scrollando le spalle. « Sarà per un'altra volta. Ci conto, Remus ».
Il ragazzo annuì, battendo sulla sua spalla qualche colpo lieve, in modo tale da non istigarlo nuovamente alla violenza.
« Chiusa questa parentesi alquanto inutile » riprese, come se niente fosse accaduto, « James, di' addio ai tuoi propositi di suicidio e vieni ».
Precedette tutti, e James lo seguì con il capo chino, ripulendosi gli occhiali con un lembo del maglioncino nero.
Non appena varcarono nuovamente la porta dello scompartimento, Lily sollevò lo sguardo così di scatto che parve un felino che annusa la preda. Nel momento esatto in cui il suo - di nuovo - più acerrimo nemico entrò, infatti, estrasse la bacchetta e gliela puntò contro.
« Oh, Evans, non di nuovo! » piagnucolò il ragazzo, implorante. « Oggi sono stato zitto come mai in tutta la mia vita... sono venuto per chiederti scusa ».
L'arma di Lily parve abbassarsi lievemente, ma lei continuò a stringerla tra le dita, guardandolo con un misto di curiosità e fierezza.
« Mi dispiace, Lily » mormorò lui. « Non volevo dirti che sei insopportabile e antipatica... lo sai che sei l'amore della mia vita... mi perdoni? »
Rimase in attesa, trepidante, nel silenzio profondo che regnava fra le quattro pareti, finché lei non emise un suono a metà fra uno sbuffo e un sospiro.
« Per questa volta passi, Potter » lo ammonì, brandendo ancora la bacchetta. « Ma la prossima volta... » e si esibì in un gesto di aperta violenza.
« E' così che si fa, Evans! » approvò Sirius, battendo le mani. « Sì, mi sa che adesso mi coalizzo con Evans... ha molto più stile di te, Ramoso, che sei un rammollito fallito in partenza. E poi con me c'è la bella Banks, vero, bella Banks? » domandò, soave, rivolgendosi alla ragazza.
« Ah, no » rispose prontamente lei, scuotendo il capo. « Se tu stai con Lily, scambio di coppie, bello. Io vado con James ».
Lui la ringraziò con un largo sorriso e mormorò un sospirato: « Mi ama... » a cui Scarlett rispose con un cenno d'assenso.
Gli fece posto e si accomodò sulle sue gambe, così che Sirius lanciò all'amico uno sguardo d'avvertimento e un gesto di aperta sfida che la fece ridere.
Alice propose di giocare a Spara Schiocco, così si cimentarono in un ardua partita di gruppo. A perdere per primo, naturalmente, fu Frank.
E mentre tutte le ragazze lo acclamavano per un secondo spogliarello, con gran disappunto della fidanzata che non trovava la cosa divertente neanche quella volta, parecchi scompartimenti più avanti, praticamente dall'altra parte della gigantesca locomotiva scarlatta, qualcuno non si stava divertendo troppo.
Regulus Black era in compagnia della solita combriccola di Serpeverde. In realtà, non proprio la solita, visto che era entrato a farne parte solo da un po'. Più esattamente, da quando era diventato un Mangiamorte poco tempo prima. Era stato il suo sogno, la sua più grande ambizione, avvicinarsi a Voldemort e poter vivere al suo servizio, giurargli eterna fedeltà e seguire le sue orme all'ombra della sua grandezza. E ci era riuscito, a soli sedici anni, quando nessuno pensava che ce l'avrebbe fatta. Quando nessuno aveva avuto fiducia in lui. L'aveva fatto, aveva promesso a Voldemort una vita di servigi devoti ed era stato marchiato, per l'eternità. Da quel momento, infatti, un tenebroso teschio lucente dalle fauci che liberavano un temibile serpente aveva preso a brillare sul suo pallido avambraccio sinistro, attirando il suo sguardo ogniqualvolta lo scopriva. Persino i suoi genitori, così rigidi, così inflessibili, erano stati fieri di lui. Gli avevano persino sorriso, non appena aveva portato la notizia. Adesso sentiva che nulla l'avrebbe ostacolato, e voleva diventare grande, voleva che Voldemort si fidasse ciecamente di lui... divenire il suo braccio destro, il suo servo più fedele, ecco a cosa ambiva.
A partire da quell'anno, proprio per quella ragione, si era unito alla banda di giovani Mangiamorte della scuola, che lo avevano subito accolto nella cerchia.
In quel momento, difatti, Piton, Mulciber, Avery, Goyle e Macnair erano seduti intorno a lui, e lo fissavano tutti con una certa insistenza.
« Ma si può sapere perché hai quella faccia da morto e quel labbro gonfio? » gli chiese rudemente Avery, le braccia incrociate dietro la testa.
Lui si limitò a scrollare le spalle, senza emettere un suono, e si lasciò scivolare sul sedile, visibilmente annoiato.
« Hai fatto a botte? » chiese Macnair, ghignando. « Cavoli, ci credo che ti hanno fatto nero, sei gracilino, Black ».
Ma il ragazzo non replicò e si limitò a rivolgergli una smorfia sdegnosa, che l'altro ignorò bellamente.
« Oh, Black non sembra in vena di scherzi » lo schernì Mulciber, ridacchiando. « Che c'è, ti sei pestato per una ragazza? Ti stai rammollendo, per caso? »
Regulus imprecò, sinceramente scocciato e si voltò a squadrarlo con disprezzo. « Ma a te che diavolo importa? » sputò fuori, gli occhi opalescenti che bruciavano. « Vuoi che facciamo a pugni noi, così ci fai vedere che non sai stendere neanche un Vermicolo? Fammi il piacere, Mulciber, sta' zitto ».
Gli altri esplosero in una risata sguaiata di scherno, mentre Mulciber grugniva qualcosa di indistinto e si decideva a tacere. L'unico a non unirsi a quelle risa fu Piton.
« Basta, ragazzi » disse con tono piatto. « E' chiaro che Regulus non ha fatto a botte con nessuno, altrimenti ce lo avrebbe detto ».
Di colpo, gli altri ragazzi lo fissarono, attenti. Il cambio drastico di atmosfera all'interno dello scompartimento che seguì quelle poche parole suggeriva che Piton venisse visto dagli altri quasi come un leader, l'unico che sembrassero disposti ad ascoltare.
« Credo proprio che non voglia dircelo perché le ha solamente prese, le botte » proseguì, mellifluo, anche se non vi era traccia di derisione nelle sue parole. « Dovresti dirci chi è stato, Regulus. Lo sai che siamo una squadra, ormai ».
Lui abbassò lo sguardo, corrucciato. Non voleva raccontare agli altri dello scontro che la sera prima aveva avuto con Sirius, soprattutto perché lo aveva visto uscire malconcio. Piton, però, lo aveva di fatto smascherato. Non aveva senso continuare a tacere.
« Ieri sera ho litigato con mio fratello » disse, guardando fisso il ragazzo. « Mi ha visto mentre circuivo la Banks e... »
« Quale Banks? » domandò Avery, curioso. 
« La Grifondoro » rispose lui meccanicamente.
« E da quando ti piace la Banks? » fece brusco Mulciber, dandogli un colpo sul braccio.
Regulus lo guardò subito torvo. « Idiota, non mi piace! » gli rispose con forza. « In compenso, piace a lui. Li ho visti insieme e l'ho disturbata solo per farlo incazzare. E ci sono riuscito, ovviamente » concluse, orgoglioso.
Sul volto di Piton si formò un accenno di ghigno, mentre gli altri scoppiavano nuovamente a ridere.
« E bravo il piccolo Black! » grugnì Macnair tra le risate. « Però ti sei preso un bel cazzotto! »
La risata fragorosa del gruppo proseguì più forte, incontenibile, quando fu nuovamente Piton a smorzare l'entusiasmo degli altri.
« Ne sarà valsa la pena, Regulus » mormorò, una strana luce negli occhi. Gli altri lo notarono e si fecero subito curiosi.
« Che hai in mente, Piton? » fece di botto Avery, già esaltato.
Lui si prese tutto il tempo per rispondere, evidentemente soddisfatto. In fondo, qualsiasi occasione andava presa al volo se serviva a provocare qualche danno ai cosiddetti Malandrini. Quella pareva assolutamente perfetta, e lui pensò che sarebbe stato un peccato mortale non coglierla.
« La violenza, di qualsiasi genere, non è permessa alla scuola di Silente » spiegò, con una lentezza sinceramente esasperante. « Se Regulus denunciasse l'accaduto al nostro Preside, lui non si potrebbe tirare indietro di fronte all'ovvietà del fatto, e Black verrebbe sbattuto fuori in un istante ».
Le parole furono assorbite da tutti lentamente, e nessuno parve avere nulla da obiettare. Al contrario, la maggioranza di loro fu semplicemente entusiasta.
« Lo butteranno fuori a calci! » rise Goyle, pestando un pugno sul bracciolo del proprio sedile. « E possiamo immischiarci pure gli altri nella roba dei cazzotti, così ce li leviamo tutti dai piedi e ci facciamo capire chi comanda, a quei tonti! Eh, che dite voi? »
Le labbra di Piton si irrigidirono in una perfetta linea sottile. « Possiedi acume e arguzia in gran quantità, Goyle » commentò, sardonico. « Ti prego di perdonarci nel caso non fossimo in grado di mettere in atto il tuo indubbiamente astuto piano ».
« In parole povere » tagliò corto Avery, alzando gli occhi al cielo, « vuoi che Regulus dica a Silente che suo fratello l'ha ammazzato di botte, così lo espellerà? Non buttano fuori chiunque tiri un pugno, Piton. Dovremmo gonfiare la storia... ma non è un problema. Non esistono testimoni ».
Regulus parve irrigidirsi, e fece scorrere lo sguardo dall'uno all'altro ragazzo, cercando di decidere se dire qualcosa o meno.
« Io non denuncio niente » disse infine, a voce piuttosto alta, e tutti si voltarono a fissarlo, sbalorditi. « Non... non farò la figura dell'idiota, no ».
Non era parso neanche a lui un tono troppo convinto. In fondo, sapeva benissimo che la motivazione della sua scelta era tutt'altra, e nulla aveva a che vedere con l'immagine che avrebbe dato di se stesso se avesse agito come i compagni suggerivano. Poteva dare fastidio a Sirius, stuzzicarlo, creargli problemi, anche... ma farlo espellere da Hogwarts, lontano da casa sua e dalla sua vera famiglia... era assurdo, insensato e crudele, e sapeva bene che non avrebbe mai avuto il fegato per compiere un atto come quello. Sirius l'avrebbe considerato un vero vigliacco, e qualcosa gli faceva pensare che non avrebbe sopportato quel fardello sulle spalle. Forse a suggerirglielo era la stretta allo stomaco che avvertiva pensando allo sguardo con cui l'avrebbe trapassato se avesse osato mettere in atto la pensata, o forse immaginando il suo dolore per essere di nuovo costretto a lasciare un fratello. Quello vero. La stretta si fece più dolorosa, al sorgere di quell'idea, ma fece finta di niente, come sempre.
« Abbiamo la possibilità di buttarne fuori uno, Regulus! » insistette Avery, chinandosi verso di lui e guardandolo fisso negli occhi.
« Anche se ne abbiamo altri due da sistemare » aggiunse Macnair, digrignando i denti con rabbia. « Non vi sarete mica dimenticati di quel Potter e della sporca Mezzosangue? Vi rendete conto di come ci hanno umiliati, quei due mocciosi? Devono pagarla, e abbiamo anche aspettato troppo ».
Gli occhi di Piton dardeggiarono dal volto duro del ragazzo al pavimento. Adesso era il suo turno di essere in difficoltà.
« Ci hanno semplicemente assegnato una punizione e tolto un paio di punti, Macnair, non farla tanto lunga » buttò lì, rabbioso anche se non lo diede a vedere. « Pensiamo a Black, piuttosto. Abbiamo la possibilità di levarcelo dai piedi una volta per tutte ».
Avery ghignò, e gli altri volsero lo sguardo su di lui. « Che c'è, Piton, stai ancora dietro alla lurida Babbana? » lo derise.
Le guance smunte e pallide del ragazzo si tinsero leggermente di rosso, ma tentò in tutti i modi di mascherare il lampo di ira che gli era balenato dentro dietro un'espressione gelida e sprezzante. « Non dire sciocchezze, Avery » sibilò, senza staccargli gli occhi di dosso. « Sto solo ragionando con un briciolo di cervello e ti ho già spiegato che agire a una così breve distanza di tempo da quel che è accaduto sarebbe stato imprudente e sciocco ».
L'altro fece schioccare la lingua, contrariato, ma non aggiunse altro e si distese nuovamente sul proprio sedile, guardando fuori dal finestrino.
« Secondo me ha ragione » intervenne invece Regulus, facendo un cenno verso di lui. « Abbiamo lasciato correre, ma quando torneremo a scuola saranno passati più di due mesi. Non ci hanno solo umiliati, ma ci hanno anche impedito di esercitarci... come se non avessimo già abbastanza impedimenti ».
La sera del 31 Ottobre, infatti, la combriccola di Serpeverde non si trovava al settimo piano per caso. Era la Stanza della Necessità il loro luogo di ritrovo, la misteriosa camera magica che svaniva e riappariva all'occorenza di chi vi passava accanto. Era stata la loro salvezza, perché Voldemort in persona aveva raccomandato loro di esercitarsi nelle arti magiche oscure anche all'interno di Hogwarts, nella massima segretezza, perché desiderava giovani combattenti e servitori pronti, fedeli e attivi. Tutte le volte in cui era possibile, quindi, i Mangiamorte del castello si radunavano lì per praticare incantesimi e sortilegi che la scuola, naturalmente, impediva di conoscere, stando ben attenti a non far conoscere i loro piani a chiunque non avesse il Marchio Nero tatuato addosso.
« Ci vendicheremo » sussurrò tra i denti Mulciber, incattivito. « Non sanno ancora di che cosa siamo capaci ».
Avery ghignò, il suo solito ghigno provocatore. « A suo tempo, ci siamo già occupati della Macdonald e tu hai fatto prendere un bello spavento alla Banks » commentò, facendo un breve cenno a Regulus. « Al nostro ritorno faremo una vera e propria strage di traditori. E vedremo di che cosa sono capaci i Malandrini, di fronte a noi ».
 
 
*  *  *
 
 
« Ragazzi, oddio, è saltato in aria il buon Frank! »
Nello scompartimento dei Malandrini - e tutta la compagnia - le partite di Spara Schiocco si facevano sempre più dure e i giocatori sempre più spietati, e dentro quelle quattro, strette pareti, regnava il caos. Vi erano sei sedili per undici persone e per accamparsi dentro quella tana da tutti definita scompartimento avevano dovuto escogitare metodi alternativi di sistemazione. Frank teneva ancora Alice sulle gambe, tanto che non ne avvertiva più l'esistenza; Peter era l'unico a sedere da solo, comodo e felice sul suo sedile; Remus, invece, teneva in braccio una Lily Evans piuttosto a suo agio, incurante del disturbo che gli procurava; Emmeline era elegantemente seduta su Miley e ridevano insieme, anche se quest'ultima era spesso costretta a scostarsi dal viso qualche ciuffo dei suoi chilometrici capelli biondi; Sirius, accanto a loro, stava rilassato sul suo sedile, le braccia distese sulle spalliere di quelli vicini e Mary sulle gambe, la quale aveva un'aria leggermente stordita anche se pareva averci fatto l'abitudine; James, infine, teneva tra le braccia Scarlett, facendola saltellare sul posto per divertirla e scoccandole qualche bacio tra i capelli ogni volta che ne aveva voglia, sempre, naturalmente, sotto lo sguardo falsamente severo dell'amico.
Frank - il buon, povero Frank - continuava a perdere miseramente, rifiutandosi categoricamente di prestarsi a umilianti penitenze, soprattutto se ideate da Sirius e James o, ancora peggio, dalle temibilissime ragazze che lo spaventavano sicuramente più dei due amici.
« Queste carte sono truccate » si lamentò, abbandonando la partita, disgustato. « La prossima volta porto le mie, gente, e si fa sul serio... »
« Sì, certo, Paciock » fece Sirius, gettandogliene una dozzina addosso e rischiando di colpire Alice. « Sei una schiappa a questo gioco. Sarai anche un Avada Frank e tutto quello che vuoi, ma le carte non sono Pluffe, amico. Bisogna avere ingegno » concluse, con aria saggia.
James scoppiò a ridere. « Ma di che ingegno stai parlando? » disse tra gli schiamazzi. « Lo sanno tutti che Spara Schiocco è un gioco di cu-... »
« James! » L'aspro rimprovero di Remus arrivò immediato come una stoccata.
« Remus, dai! » esclamarono Mary e Miley in coro, e lui le fissò, risentito.
« Loro sì che sono ragazze come si deve, Lunastorta » commentò Sirius. « Non come te, che ti scandalizzi per un nonnulla ».
Lui lo guardò, sprezzante. « Io non mi scandalizzo » protestò, mentre Lily gli batteva pacche sulla spalla per aizzarlo. « Tu hai la critica radicata in te ».
Il ragazzo sbuffò, divertito, e si mosse, rischiando di far ruzzolare a terra Mary e stringendola per la vita appena in tempo.
« Scusa, Mary » mormorò, sorridendole. « E' colpa del cretino, qui. Vuole fare a pugni, oggi, l'ho capito, ma non ha il coraggio di affrontarmi ».
Gli lanciò uno sguardo di sfida e lui rise, scuotendo il capo esasperato.
« Ehi, ma siamo arrivati! » esclamò improvvisamente James. « C'è la mamma! C'è mia madre! Mamma! »
Scarlett e Sirius si scambiarono uno sguardo e risero, mentre tutti iniziavano a sistemarsi per scendere dal treno.
« Per quanto tempo non ci vedremo? » domandò Emmeline, le mani sul petto. « Mi viene da piangere! Dovete scrivermi tutti! Merlino, non guardatemi! »
E si sventolò una mano in direzione degli occhi, cercando di ridarsi un contegno.
I Malandrini, Frank e Miley uscirono per prendere i bauli dai rispettivi scompartimenti, e alla fine si rincontrarono fuori dal treno, al Binario 9 e ¾.
James era già corso via, in direzione della madre, e quando gli altri lo raggiunsero lo trovarono abbracciato stretto a lei.
« La mamma! » annunciò agli amici, senza osare lasciarla. « La mia bella mamma! Si è sciupata... ovvio, manca James ».
Lei rise e alzò gli occhi al cielo. 
Dorea Potter era una donna piuttosto minuta e portava i capelli neri raccolti in un'alta crocchia perfettamente acconciata. Aveva un portamento fiero, la schiena diritta, eppure i suoi tratti erano dolci, gli occhi a mandorla scuri e profondi, l'espressione gentile.
Al suo fianco vi era una sorridente Charlotte Banks, i boccoli biondi al vento e un gran sorriso che le dipingeva il volto.
Quando vide le figlie, corse ad abbracciarle e le tenne strette a sé.
« Ciao, mamma! » esclamò Miley, continuando a stringerla anche quando Scarlett si fu sciolta dall'abbraccio.
« Sono così contenta di vedervi » chiocciò lei, affettuosa. « Venite, Dorea freme dalla voglia di vedervi ».
Si avvicinarono alla donna a cui James era ancora aggrappato, e si affrettarono ad abbracciarla, cacciandolo brutalmente via.
« Scarlett, Miley, ma come siete belle! » esclamò la donna, guardandole con gli occhi umidi. « Charlus avrebbe tanto voluto venire, ma è così impegnato, sapete... vi manda i suoi più cari saluti, naturalmente ».
« Già, neanche papà è riuscito a farcela » intervenne Charlotte, dispiaciuta. « Tornerà oggi intorno alla mezzanotte. E' stato in Australia per una settimana ».
Le ragazze annuirono e scrollarono le spalle contemporaneamente.
« Ma dove diavolo si è cacciato Sirius? » sbottò improvvisamente Dorea, guardandosi intorno.
Lui non tardò ad arrivare, trasportando il pesante baule con nonchalance, quando la donna lo investì col suo abbraccio.
« Sempre il solito ritardatario! » lo rimproverò affettuosamente, mentre lui soffocava e si sentiva parecchio in imbarazzo.
« Ehm... Dorea... » borbottò, cercando di liberarsi dalla sua stretta. « Anch'io sono felice di... d'accordo, sto morendo! »
E solo allora, lei si decise a lasciarlo e gli sorrise. « Oh, Sirius, sei così magro » mormorò, squadrandolo. « Proprio come James... ma dov'è, quello screanzato? Ah, mi sfuggono figli da ogni dove » sospirò, portandosi dietro l'orecchio una ciocca di capelli volata via dal nodo sul capo. « Ma quello è Remus! » esclamò poi, avvicinandosi all'altro ragazzo, che sorrise imbarazzato.
« Ehm... salve, signora Potter » mormorò, poggiando a terra il baule dall'aria malandata.
Ma lei avvolse anche lui in un abbraccio. « Quando ti deciderai a chiamarmi Dorea? » gli disse. « Sei cocciuto, più degli altri due ».
Il ragazzo sorrise, ma non rispose.
« Questo Natale avrò tre figli... anzi, quattro, c'è anche Charlus! » fece la donna non appena l'ebbe lasciato, rivolta all'amica, che rise.
Anche le ragazze fecero lo stesso, ma Scarlett fu distratta da qualcuno che le batteva ripetutamente una mano sulla spalla. Era Lily.
« Io devo andare » disse, sorridendo. « Me lo dai un abbraccio? »
Lei ricambiò il sorriso e l'abbracciò forte. « Scrivimi e mandami un bel regalo » si raccomandò, scherzosa. « Va bene, Rossa? »
« Va bene, Mora » rispose lei, ridendo e abbracciando anche Miley. « Io allora vado... ci sentiamo presto! »
E si allontanò, salutandola con la mano, avvicinandosi ai genitori che aveva già salutato e che la aspettavano poco distanti, guardandola con affetto.
A metà strada, però, una voce la richiamò, e voltandosi scoprì che apparteneva a James.
« Volevi andartene senza salutare? » scherzò, sorridendo e scrutando il suo bel volto. « Dovrei darti della maleducata, Evans ».
« Io ce l'ho ancora con te, in realtà » replicò lei, fingendosi offesa e incrociando le braccia al petto.
James scoppiò a ridere, la sua tipica risata contagiosa, e, senza alcun preavviso, l'abbracciò, chiudendo gli occhi e inspirando il profumo dei suoi capelli.
« Buon Natale, Lily » mormorò, mentre lei sorrideva debolmente sulla sua spalla, certa che non potesse vederla. « Per qualsiasi cosa, scrivimi. E non rifilarmi di nuovo quella balla dei gufi che non arrivano ». Rise, e la lasciò con dolcezza.
« Buon Natale anche a te, James » rispose Lily, le guance lievemente arrossate. « Ti scriverò. Niente scuse, promesso ».
Lui le regalò un altro sorriso, stupito e bello come non mai, e la guardò allontanarsi.
« Ogni tanto pensami, Evans! » le urlò dietro, e potè udire la sua risata fresca risuonare a pochi passi da lui.
Ritornò dagli amici e fece per raggiungere Sirius, ma si bloccò. Stava fissando Scarlett, intenta a chiacchierare con la madre, e le si stava avvicinando.
« Signora Banks, posso rubargliela un minuto? » domandò gentilemente, sorridendo alla donna e facendo avvampare la ragazza.
« Ma certo, caro » mormorò lei, guardandolo con affetto e affrettandosi ad andar via.
I due rimasero soli, e lui si voltò lentamente a guardarla. Le strinse le braccia, osservandola con il capo inclinato.
« Passa buone vacanze, Banks » mormorò, sorridendo. « Non sognarmi troppo spesso, intesi? »
Lei rise di cuore, e lui con lei. « Buon Natale, Black » rispose, allegra. « E non addobbare troppo in giro, o tutte quelle renne ti daranno alla testa ».
Sirius le diede un tenero buffetto sulla guancia e si fece più serio. « Se hai bisogno di me, inviami una lettera, d'accordo? » si raccomandò.
Scarlett annuì, lievemente sorpresa, e non disse nulla. Qualsiasi parola, comunque, sarebbe stata sommersa dal suo gesto improvviso, quando si avvicinò per posarle le labbra fra i capelli e scoccarle un bacio leggero, che la fece rabbrividire.
« A presto, bella Banks » mormorò, sorridendo ancora, e lei non riuscì a dire nulla e lo guardò andar via.
Rimase a ciondolare lì per parecchi secondi, ma dopo un po' si riscosse e raggiunse la madre e la sorella, che trafficavano con i bauli.
« Beh, direi che possiamo andare » annunciò Charlotte con un gran sorriso, guardando le figlie, che annuirono. « Ci vediamo domani in ospedale, Dorea! » esclamò, salutando con la mano la sorridente amica, che annuì.
Scarlett chiese alla madre di aspettare e corse ad abbracciare James insieme a Miley, lasciando che la donna le aspettasse lì vicino.
« Buon Natale » augurò James, abbracciandole e sorridendo. « Vi voglio bene. Bacino natalizio a James? » domandò poi, speranzoso.
La ragazza adempì al proprio compito, seguita dalla sorella che gli scoccò anche lei un bel bacio sulla guancia.
« Si prospetta un gran bel Natale » sospirò lui, molto più allegro di prima. « Ci vediamo, ragazze! » e mandò un bacio anche a Charlotte, che rise.
Scarlett e Miley si allontanarono, ma all'improvviso quest'ultima si arrestò. Senza una parola, sotto lo sguardo incuriosito della sorella, si morse il labbro e si decise a fare marcia indietro, ripercorrendo la stessa strada di qualche attimo prima e dirigendosi verso Remus, che, insieme agli altri Malandrini, stava salutando Peter prima che raggiungesse i genitori.
Armata di un coraggio che non credeva di possedere, si affrettò in quella direzione e lo strinse in un abbraccio.
« Buon Natale, John! » esclamò, mentre lui, stupito e paralizzato, ricambiava stentatamente l'abbraccio e Sirius li fissava con un largo sorriso compiaciuto sul volto. « Ed esercitati con le Pozioni, perché sei una schiappa mai vista, intesi? »
Lui scoppiò a ridere e annuì, liberandola dall'abbraccio. « Buon Natale anche a te, Miley » rispose, sorridendole. « Non mangiare troppo ».
Lei gli mollò un pugno sul braccio, e Sirius sospirò un: « L'avevo detto io... oggi vuole proprio fare a pugni... », ridendo anche lui.
« Buon Natale, Sirius! » fece la ragazza, rivolgendo un enorme sorriso anche a lui.
« Buon Natale, piccola Banks » mormorò lui, ricambiandolo. « Tieni d'occhio quella scapestrata di tua sorella per me ».
Lei rise, gli battè un cinque e si allontanò. Potè benissimo vedere, però, che aveva lanciato un occhiolino furtivo a Scarlett, facendola arrossire.
Fra saluti ed auguri, tutti presero direzioni differenti, e si allontanarono verso l'uscita del Binario, diretti a casa.









Note della Malandrinautrice: Salve! Come state, tutti? Un po' di depressione per l'estate che lentamente se ne v-... *evita un ferro da stiro scagliatole contro*. Okay, no, ehm... ci sono ancora molti giorni di vaca-... *evita un letto a baldacchino*.
Okay, forse è meglio venire al capitolo. Come al solito - ma che vi aspettavate? - non sono troppo soddisfatta e spero che non risulti confusionario. Ci sono davvero un po' tutti: James e Lily, Sirius e Scarlett, Miley e John, i Serpeverde, le sorelle Banks, i Malandrini... insomma, un ritorno a casa piuttosto pieno.
Abbiamo finalmente scoperto cosa facevano i Serpeverde al settimo piano, ma riparleremo di loro. E... cosa dire?
Non mi viene in mente nulla, perdonatemi. Se ci fosse qualcosa di poco chiaro, non esitate a chiedere.
Prima dei ringraziamenti, voglio postarvi qualche immagine della mia Dorea Black in Potter, ovvero Sally Field: 
http://oi50.tinypic.com/11rgk6v.jpg
http://oi47.tinypic.com/ajm0cg.jpg... e qui è con il nostro James perché hanno recitato insieme in The Amazing Spiderman: http://oi50.tinypic.com/333z4t1.jpg.
Detto questo, passo ai ringraziamenti. Okay, dopo aver superato le trenta recensioni al capitolo 19, penso sempre che non ci arriverò mai di nuovo. E invece... voi vi siete superati sia nel capitolo precedente che in questo.
Non so cosa dire. I vostri complimenti sono incredibili, mi fanno commuovere, e le vostre recensioni sempre sincere, sempre nuove, sono la gioia più grande. Ringrazio quindi con tutto il mio cuore le TRENTASEI persone che mi hanno scritto. Non so cosa dire.
E i 127 delle preferite, i 35 delle ricordate e i 175 delle seguite! Grazie! E, non so se vi rendete conto, ma anche tutte le visite sono moltissime... al primo capitolo abbiamo superato i 5000! Grazie di tutto cuore, davvero!
Adesso mi dileguo. Devo ancora rispondere a due meravigliose recensioni, sono sempre in ritardo... un bacione e grazie a tutti!


Simona_Lupin
   
 
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