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Autore: Fuffy91    26/08/2012    1 recensioni
“ Ehi, avete sentito la novità? Quest’anno ci saranno nuovi arrivati ad Hogwarts.”
Disse Ginny, sedendosi accanto ad un’assorta Hermione.
“ Come ogni anno.”
Disse laconico Ron, con la bocca impegnata a masticare l’ennesimo boccone di brioche.
“ Non intendo solo i bambini del primo anno, ma proprio di nuovi studenti.”
“ Sono ragazzi provenienti da un’altra scuola, esattamente la Woodgreen High Magic School.”
Specificò Hermione, riponendo il giornale di lato.
“ La cosa?!”
Esclamarono Harry e Ron in contemporanea.
“ La Woodgreen High Magic School. E’ una scuola molto prestigiosa, che possiede gli stessi metodi di insegnamento di Hogwarts, solo più duri ed impegnativi. È divisa anche lei in case, ma sono solo due. Questo vi fa capire quanto sia altolocata. So anche che gli studenti del primo anno, vengono sottoposti ad un test per essere ammessi e se non lo superano, vengono rimandati al prossimo anno.”
SALVEEEEEEEEEEEE!!! SI, NON E' UN FANTASMA CHE VI PARLA, SONO PROPRIO IO, LA VOSTRA FUFFY91!!XD ASCOLTATE, TRATTENETE IL FIATO E FATE RULLARE I TAMBURI, PERCHE' STO TORNANDO! PER FARMI PERDONARE PER LA PROMESSA MANCATA, AGGIORNERO' SABATO 6 AGOSTO!! NON MANCATE! BACIIIIIIIIIIII!!! FUFFY91!! ^________^***
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Da VII libro alternativo
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Capitolo 17

 

 “ Cosa? T’hanno incendiato la casa?”

Erin annuì triste alla domanda di Hagrid, che la guardò sconcertato, i grandi occhi neri sgranati sotto le folte sopracciglia cespugliose.

“ Eveline dice che è stata Lady Zara.”

Disse Ron, mentre Erin stringeva con forza la tazzina di tè freddo fra le mani.

Hagrid grugnì a quel nome.

“ Ah, certamente! Quella fattucchiera del malaugurio, ce l’ha ancora con te per la storia di tuo padre.”

Hagrid sapeva tutto della vicenda di Ian Allen e di Deborah Harrison, anche se Erin aveva preferito tacere sui rapporti passati fra suo padre e la professoressa Bane, dato che Hagrid faceva parte del corpo insegnanti, come insegnante di Cura delle Creature Magiche.

Harry osservò Mary leggere con interesse il libro Mostro dei Mostri, accarezzandone ogni tanto il dorso, per evitare che le mordesse indispettito le dita che ne giravano le pagine ingiallite. Harry ripensò all’espressione di stupore di Hermione, quando Mary aveva comunicato loro l’intenzione di prendere un MAGO nella materia di Hagrid.

“ Le Creature Magiche mi hanno sempre affascinato. Vorrei lavorare con loro, magari facendomi assumere dal Ministero come consulente per i rapporti pacifici fra i Centauri e i maghi. Oppure potrei andare in Irlanda a studiare i draghi.”

Un tale interesse per creature così misteriose e pericolose, non poteva che rinsaldare il legame d’amicizia nato immediatamente fra Hagrid e la ragazza. Era anche la più brava del suo corso!

Harry, tuttavia, era sorpreso soprattutto dalla capacità di Mary di mangiare i biscotti immangiabili di Hagrid, senza rompersi nemmeno un dente.

Hagrid le sorrise mentre le porse un altro cesto pieno di nuovi biscotti duri come la pietra. Con le guance infuocate per il piacere, Mary ne gustò altri due, ricambiando il suo sorriso con uno da bimba felice.

“ Mangiane quanti ne vuoi, Mary.”

“ Mmm! Graffie!”

Disse, masticando con energia.

Subito dopo, Hagrid si rivolse grave ad Erin.

“ Ora non fare pensieri cattivi, eh? Non serve a nulla! E’ meglio se rimani qui, al sicuro, protetta dagli Auror.”

“ Io voglio andare a Woodgreen.”

Disse Erin, come se non lo avesse ascoltato affatto.

Hermione e Daniel furono i primi ad esclamare, ansiosi:

“ No!”

“ Ma non capisci?”

Continuò subito dopo Daniel.

“ E’ proprio quello che vuole lei.”

“ Giusto! Finiresti direttamente nella sua trappola.”

Gli diede man forte Hermione.

“ Erin, devi rimanere qui.”

La incalzò Hermione, osservandone accigliata l’espressione cupa.

“ Hanno ragione loro.”

Disse Hagrid, prendendo altro tè e versandone una dose generosa nella tazza vuota di Harry, la più grande di tutte.

Harry osservava la sua amica Erin, preoccupato. Sapeva che l’ira ora le impediva di pensare lucidamente, e in lei si acuiva la voglia di agire in modo sconsiderato. Sentimento, questo, che capiva benissimo. Bevve un sorso di tè, mentre la sentì mormorare:

“ E’ stata la mia casa da quando sono nata. Era la casa di Nonna Jo, di mia madre… e per un  po’, anche di mio padre. Come posso perdonarla? No, non ci riesco. Ha distrutto tutto! Tutto quello a cui tenevo di più. Adesso basta!”

Disse, con rancore, una luce sinistra negli occhi color nocciola, così simili a quelli di suo padre, al vecchio mago oscuro che Ian era stato, prima d’incontrare Deborah. Uno stregone temibile, accecato dalla sete di onnipotenza e molto potente. Harry sapeva che Erin aveva ereditato, anche se inconsciamente, quel lato oscuro di suo padre e aveva come l’impressione che Lady Zara, con quei gesti provocatori, non volesse fare altro che stuzzicarlo, per farlo esplodere in lei.

Ma non ne sarebbe stato del tutto certo, finché non avrebbe incontrato Zara una volta per tutte, faccia a faccia. Harry sapeva che era solo questione di tempo, affinché ciò accadesse.

“ Erin.”

La chiamò, strappandola per un instante da strani pensieri.

“ Vuoi davvero andare a Woodgreen?”

“ Cosa?!”

Esclamò Daniel, stupito.

“ Harry, ma cosa stai dicendo?”

Gli chiese Hermione, irritata e meravigliata insieme. Ma Harry ignorò qualsiasi protesta. Si rivolse solo ed esclusivamente ad Erin.

“ Allora, Erin?”

“ Si. Si, certo che voglio andare.”

Harry annuì, posando la tazza gigante sul tavolo in legno.

“ Bene. Vieni con me.”

Harry si alzò, diretto alla porta. Erin lo seguì subito all’esterno.

“ Harry, no! Non puoi farlo. Non nei confini di Hogwarts.”

“ Stai pensando ad una smaterializzazione?”

Gli chiese Erin, affiancandolo, mentre gli altri trottavano verso di loro. Harry salutò con un cenno Hagrid, che gli intimò, sporgendosi sulla soglia, il danese Thor affacciato fra le sue gambe aperte:

“ Harry! Non fare sciocchezze, mi raccomando!”

“ No, non possiamo, non qui, almeno.”

Guardò la foresta, e per un attimo gli balenò in mente un’idea.

Erin l’osservò interrogativo.

“ Vieni.”

Le prese la mano e la guidò correndo lungo il sentiero che conduceva ad un posto, che conosceva molto bene.

“ Ma insomma! Dove stai andando?”

Gli gridò dietro Hermione.

“ Che intenzioni hai, amico?”

Gli chiese Ron, con il fiatone, correndogli dietro.

“ Lo vedrete.”

Sbucarono in una semi vallata, dove troneggiavano alti pini scuri. Deboli raggi di sole filtravano fra i rami di fitti faggi ai lati, illuminando una cascata di lunghi capelli chiari, di un suggestivo biondo sporco.

Luna Lovegood si voltò verso i nuovi arrivati, osservandoli con i sui pallidi occhi sporgenti. Aveva indossato i suoi orecchini preferiti, quelli a forma di tappo di bottiglia, che le dondolavano dai lobi delle orecchie piccole.

“ Ciao, Harry.”

Lo salutò, con la sua tipica voce trasognata.

“ Ciao, Luna. Hai visto…”

“ I Thestral? Eccoli lì. Dormono accucciati, gli uni sugli altri. Io stavo dando da mangiare a questo nuovo cucciolo, ma non vuole saperne della carne di cervo.”

Il piccolo puledro nero e dal manto nero splendente, annusò la mano destra di Luna, per poi trottare lungo la vallata, nascondendosi nell’ombra degli alberi.

Luna osservò attentamente Erin con aria critica:

“ Hai una faccia strana, Erin. Suppongo siano stati i Gorgosprizzi a sconvolgerti, così tanto. Sei anche molto pallida… Forse è stata la vampira a ridurti così.”

“ La vampira?”

“ La Bane. E’ una vampira, a quanto ho saputo.”

Erin la guardò confusa, chiedendo aiuto con lo sguardo ad Harry.

“ E’ una storia lunga. Su, andiamo.”

La fece avvicinare ad un Thestral che, svegliatosi dopo un sonno ristoratore, sembrava più malleabile del solito. Si fece accarezzare da Erin, che sorrise, facendo scivolare la mano destra sul suo manto liscio e lucido.

“ Sono strani, però molto affettuosi.”

Disse Mary, toccandone un altro e facendogli masticare un biscotto di Hagrid, che perfino il Thestral sembrò non gradire.

“ Harry, non vorrai…”

“ Hermione, ascolta. Non c’è altra soluzione. Erin non si darà pace finché saremo qui. Ci smaterializzeremo, appena saremo abbastanza lontani da Hogwarts e soprattutto, lontani dagli sguardi vigili degli Auror.”

“ Ma Zara si aspetta proprio questo, da Erin. Che ritorni a Woodgreen, per avere maggior campo libero, senza la MacGranitt o la Bane o gli Auror a difenderla.”

“ Io non ho bisogno di essere difesa, Hermione. So cavarmela da sola.”

Lo sguardo di Hermione si assottigliò.

“ Scusami, Erin, ma credo che tu ti stia comportando come una sciocca. Invece di andare lì, allo sbaraglio, dovremmo pianificare almeno una strategia. Zara è una strega molto potente. Non ci metterà due secondi a…”

“ Ad eliminarmi?”

Hermione tacque, sospirando.

“ Tu sei forte, Erin. Questo lo so anch’io. Ma, devi ammettere che lei lo è più di te.”

“ Anche Voldemort lo era. Eppure, Harry lo ha ucciso.”

Disse con fervore Erin, avvicinandosi di un passo ad Hermione, che scosse la testa.

“ Quella era un’altra faccenda. Voldemort si era creato da solo la sua morte. Non nego che Harry sia un mago eccezionale…”

“ Hermione.”

Disse Harry, imbarazzato. Lei lo guardò per un attimo, decisa.

“ E’ la verità. Però è anche vero che Voldemort ha offerto ad Harry armi preziose con cui distruggerlo, senza che lui ne fosse cosciente. Tu cosa sai, invece, di Lady Zara?”

“ Ho questa.”

Disse, tirando fuori dalla tasca dei jeans una pietra brillante, dal taglio irregolare. La Lacrima di Celeno, brillava come la prima volta, nel palmo della sua mano.

“ Oh! Che bella! E’ un amuleto contro i Nargilli?”

Presi dal vivo della discussione fra Erin ed Hermione, si erano tutti dimenticati di Luna che, in piedi e con le mani intrecciate dietro la schiena, li osservava tranquilla e affascinata.

“ Ci somiglia moltissimo.”

“ Si, una specie, Luna.”

Gli rispose Harry, salendo in groppa al Thestral più vicino.

Si aggrappò alla liscia criniera, tendendo una mano ad Erin.

“ Vieni.”

Erin gli strinse la mano e si fece forza per montare il Thestral, aggrappandosi alla vita di Harry.

“ Sei sicura, allora?”

Erin annuì, decisa.

“ Bene. Allora…”

“ Veniamo anche noi.”

Disse Ron, facendo salire Hermione dietro di sé. Lo stesso fecero Mary e Daniel, che osservava Erin preoccupato.

“ Non possiamo di certo farvi andare da soli.”

Borbottò Hermione, guardando Harry, crucciata.

Mary non vedeva l’ora di cavalcare il suo Thestral. Infatti, fu la prima a librarsi in volo. Daniel, dietro di lei, si aggrappò saldamente alla sua vita, intimandole di non fare movimenti bruschi. Non sembrava molto a suo agio.

“ Non perdiamo altro tempo.”

Disse Erin, spazientita. Harry, prima di partire, raccomandò Luna di non riferire nulla di ciò che stava vedendo e di mantenere il segreto della loro assenza. Luna gli sorrise, rassicurante.

“ Stai tranquillo, Harry, manterrò il segreto. Ma fate in fretta quello che dovete fare, o vi perderete il budino a cena.”

Harry rise, prima di solcare il cielo, sorretto dalle ali scheletriche del Thestral. Si ricordò troppo tardi di aver lasciato Ginny da sola, ad Hogwarts. Si ripromise di tornare il più in fretta possibile, mentre osservava Luna che dal basso, li salutava sventolando una mano, i capelli biondi ridotti ad una nuvola bianca, svolazzante nel vento.

Dopo pochi minuti di volo, superarono la cancellata e i confini di Hogwarts e in una stretta vallata, atterrarono leggiadri. Non appena toccarono terra, i Thestral si misero subito a brucare in circolo, le code che fendevano l’aria con secche frustate.

Harry aiutò Erin a smontare dall’animale e, insieme ai loro amici, imitarono i Thestral, prendendosi per mano, in uno strano girotondo.

“ Bene.”

Disse ansimando, Hermione. Era molto pallida. Forse era l’effetto delle molte regole che stavano infrangendo, o forse per il pericolo che stavano per correre o magari era semplicemente la paura di volare, a renderla così nervosa.

“ Erin, Daniel, Mary. Sarete voi a guidarci. Torneremo al calare del sole. Non un minuto di più, non uno di meno.”

“ Si, signora.”

Disse Ron, sorridente, guadagnandosi una gomitata di Hermione, che si morse il labbro inferiore, come per trattenere un sorriso.

“ Bene. Siete pronti?”

Chiese a tutti loro Harry. Tutti l’osservarono ed Erin, al suo fianco destro, gli strinse ancora di più la mano.

“ Al mio tre. Uno… due…tre.”

Il vortice della smaterializzazione lo trascinò nella familiare sensazione di scivolare in un tubo invisibile e stretto e lo strappo all’ombelico non fu poi così traumatico, da subire. Quando si sentì mancare del tutto il respiro, una calda sorsata d’aria gli riempì i polmoni.

Quando si riebbe del tutto e aprì gli occhi, nel verde delle sue iridi si specchiò l’immagine della casa di Erin, ridotta a un cumulo di macerie. Lo steccato era stato distrutto, i roseti inceneriti e i mattoni rossi si erano anneriti e consumati, mangiati dalle fiamme. Non c’era rimasto nulla che fosse ancora vivo e rigoglioso, come lui lo ricordava, attraverso i suoi e i ricordi di Nonna Jo.

Erin gli lasciò debolmente la mano e avanzò piano e con passo mortuale verso quella che, ormai, non era più la sua casa, ma solo cenere e polvere.

La porta annerita scricchiolò sotto i suoi piedi. Erin scuoteva la testa mentre avanzava all’interno della casa. Erano rimaste appena le divisioni delle camere, ma tutto risultava devastato, tutto era crollato sotto i colpi dei seguaci di Zara.

Erin si chinò a terra, afferrando qualcosa sul pavimento ricoperto di cenere e carbone. Quando si sollevò, Harry riconobbe l’oggetto: era un fiore appassito, uno dei gigli bianchi che lei aveva raccolto e messo in un vaso, prima di partire.

Erin se lo strinse al petto, abbassando il capo. Harry vide una lacrima silenziosa rotolarle lungo la guancia destra.

Hermione le cinse le spalle, seguita da Mary, che si precipitò verso di lei, avvolgendole la vita con un braccio e appoggiando il capo contro il suo.

“ Mi dispiace tanto, Erin.”

“ Ecco perché volevo che tu non venissi. Deve essere terribile per te, vedere la tua casa, la casa di tua madre, ridotta così.”

Le mormorò delicata Hermione, con il volto un’espressione desolata. Ron, Daniel ed Harry contemplarono quella devastazione, senza sapere come consolare l’amica.

“ Non l’ho mai vista così triste.”

Gli bisbigliò Daniel, amareggiato.

“ Zara la sta trasformando in una ragazza sola e sconfitta.”

“ Non lo è! Lei ha noi!”

Esclamò furioso Ron, stringendo i pugni.

Anche Harry si sentiva combattuto. Avrebbe voluto prendere Zara e farle scontare amaramente ciò che stava facendo alla sua amica. Ma finché quella perfida strega si nascondeva, lui non poteva fare altro che starle vicino e donarle conforto e sincero appoggio.

Si riscosse dai suoi pensieri, quando avvertì qualcosa o qualcuno muoversi all’interno della casa diroccata.

Sfoderò la bacchetta, seguito dai suoi amici. Avevano sentito anche loro qualcosa.

Le ragazze li osservarono confuse, finché Hermione non spinse Erin da parte, sfoderando anche lei la bacchetta dalla manica dell’uniforme, puntandola accigliata davanti a sé.

Harry trasse un respiro di sollievo e fu con stupore che vide avanzare verso l’esterno e uscire dall’ombra Eveline Darcy. Portava fra le mani una scatola di legno e sulla spalla un impaurito Spazzola.

Sgranò gli occhi e socchiuse le labbra, meravigliata di vederli schierati davanti a lei.

“ E voi, che ci fate qui?”

“ Eveline.”

La chiamò Erin, scostandosi la mano di Mary dal braccio e compiendo pochi passi in avanti, verso la strega.

“ Erin. Ho preso la scatola dei ricordi di tua madre.”

Disse, sollevandola con un sola mano mostrandogliela piena di gioia.

“ Fortuna che l’hai lasciata sotto le travi del pavimento. L’incendio non l’ha distrutta. E, in quanto a questo fifone…”

Disse, prendendo Spazzola per la coda e mostrandoglielo, soddisfatta. Lo fece dondolare per un po’, ma lui non reagì. Anzi, il gatto rimase immobile, a zampe spalancate e tese e gli occhi sgranati per il terrore. Tuttavia, era salvo.

Con ancora le lacrime agli occhi, Erin cercò di asciugarsele con una mano, sorridendo all’amica della madre.

“ Si era nascosto sotto l’armadio a muro. Ci ho messo ore per convincerlo ad uscire. Ma, eccolo qui.”

Disse, facendolo dondolare ancora un po’ a mezz’aria, come un pendolo peloso.

Eveline osservò Erin per un po’, un’espressione seria a dipingerle il volto, rendendola più matura.

“ Mi dispiace, Erin. Sono arrivata troppo tardi. Avrei voluto evitarti questo spettacolo.”

Erin fu scossa da un singulto e, senza aspettare molto, corse verso Eveline, abbracciandola stretta per la vita.

E pianse, pianse come Harry non l’aveva mai vista piangere, le spalle scosse da forti singhiozzi.

Eveline mollò gatto e scatola e la strinse a sé, accarezzandole i capelli.

“ Su, su… Ssshh! Erin, non piangere. Va tutto bene.”

La rassicurò Eveline, con voce calma e carezzevole.

“ Non… non… ho più… niente! Non mi è rimasto… nulla! Io… io…!”

Singhiozzò Erin, in preda alla disperazione. Perfino Mary si mise a piangere, nascondendosi il viso fra le mani. Anche Hermione aveva gli occhi lucidi.

“ Non dire così. Ascolta, in fondo, era solo una casa. Capisco che tu vi fossi affezionata, ma la cosa importante è che tu non fossi al suo interno, quando è successo. Tu sei viva, hai capito? I mattoni si possono ricostruire, ma la vita quando è tolta, è per sempre. Non c’è rimedio alla morte, lo capisci?”

Erin sembrava inconsolabile. Il suo dolore era molto profondo e la rovina della sua casa era stata solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Non mi è rimasto nulla!

Harry capiva il suo dolore, il senso di vuoto che lasciano fin troppe perdite. E quando la causa è una sola, l’odio si sostituisce facilmente alla tristezza. Pregò silenziosamente che questo non accadesse ad Erin.

Eveline le scostò i capelli dal viso, accarezzandole le guance bagnate, asciugandone con le dita le lacrime.

“ Ascoltami. La tua vita è più importate di qualsiasi altra cosa. E non pensare neppure per un istante, di cedere alla disperazione, hai capito? Non sei sola! Hai me, hai i tuoi amici, hai perfino questo ammasso di pelo che ora ti guarda sconcertato.”

Disse, indicandole Spazzola che, superata ogni paura, toccava con una zampa la gamba sinistra di Erin, graffiando la veste, miagolando impensierito. Erin sorrise fra le lacrime, accarezzandole la testolina sporca di polvere. Spazzola la ringraziò con una vagonata di fusa.

“ Non devi preoccuparti per la casa. Ci penserò io a te. Verrai a stare da me.”

Quest’ultima affermazione la fece definitivamente smettere di piangere e lo stupore prese il posto della tristezza.

Eveline sorrise di fronte al suo sguardo interrogativo.

“ Vuole portarla a casa sua?”

Le chiese Hermione, sospettosa, mentre Daniel consegnava un fazzoletto a Mary, con cui si soffiò il naso, ringraziandolo.

Eveline le regalò un sorriso malizioso.

“ Certamente. Dopotutto, sono la sua madrina, no?”

“ Cosa?!”

Esclamarono tutti, sconcertati. Harry si aggiustò gli occhiali che, per la sorpresa di quella rivelazione, gli erano scivolati lungo la punta del naso.

“ Si.”

Confermò ancora Eveline, ammiccando proprio verso di lui, una mano ancora sulla spalla di Erin.

“ Non ve l’avevo detto?”

“ No.”

Dissero tutti.

Eveline scrollò semplicemente le spalle, sorridente.

“ Mi sarà sfuggito.”

La casa di Eveline si trovava in una vallata, nascosta da un’imponente foresta di pini e ciliegi.

Quando si smaterializzarono in uno scocco secco, Eveline si diresse con destrezza fra le felci ricoperte di neve, guidando il gruppo di ragazzi, nel cuore della vegetazione, trattenendo Erib per la mano, stringendogliela forte.

Harry guardava la strega saltare con destrezza tronchi morti sepolti dalla neve e svincolare massi di rocce, cadute dalla montagna vicina, sorridendo ad ogni passo, incitandoli a proseguire veloce e si chiese, con il fiatone, come facesse lei a correre così nella neve, come un piccolo elfo dispettoso, calzando quel paio di stivali neri, di pelle, col tacco alto.

Sbucarono fuori dal bosco ansanti. Harry alzò gli occhi al cielo cupo e si pulì gli occhiali di una goccia di neve sciolta, caduta dai pini ricoperti da un velo di polvere bianca, come un dolce natalizio.

Quando guardò davanti a sé, vide un imponente casa in pietra grigia, col tetto a spiovente, simile ad un antico castello incompleto. Il portone principale era alto quanto sei Harry, in legno levigato e scuro.

Dall’aspetto esterno, non sembrava tanto accogliente e capì che il suo pensiero era condiviso anche dagli altri.

Hermione l’osservò scettica ma, con un sospiro, affiancò Ron, precedendolo verso l’entrata.

“ Su, venite.”

Li incitò Eveline, bussando al portone.

Dopo qualche minuto, il pesante battello si aprì, rivelando, fra uno spiraglio sottile, la figuretta esile di un elfo domestico, dall’aria anziana, ma ben curata, come testimoniava il lindo panno bianco che indossava.

L’elfo guardò con i lattiginosi occhi chiari Eveline, le mani e le intere membra tremanti.

“ Chi siete? Gahal non ha oro nella casa dei suoi padroni, da dare a voi.”

Disse, con una voce fievole, ma con una nota di sfida.

Eveline gli sorrise. L’elfo assottigliò lo sguardo, sgranando gli occhi improvvisamente.

Si azzardò a sussurrare:

“ Signorina Eveline?”

Eveline ampliò il suo sorriso malizioso.

“ E’ da tanto che non ci vediamo, Vecchio Gahal.”

Gahal urlò improvvisamente, in modo acuto, chiudendo con un tonfo sonoro il portone in faccia ad Eveline, che non si scompose.

“ E’ un tipo suscettibile.”

Ci mormorò, ammiccando. Ad Erin sfuggì un sorrisetto timido, mentre il sopracciglio di Hermione si arcuava sempre di più.

“ Siamo sicuri, che questa è realmente casa sua?”

Le chiese, con la sua solita espressione da Hermione.

Harry capì dal suo tono, che l’amica continuava a non fidarsi di lei. In effetti, Eveline si portava dietro una tale carica di mistero, da far sorgere seri dubbi anche a lui.

“ Ora, lo vedrai.”

Le bisbigliò, con aria minacciosa. Subito dopo, assestò un sonoro calcio al portone, facendolo tremare per l’impeto del colpo. Poi, con ancora il piede sul liscio legno antico, urlò:

“ Gahal! Apri immediatamente questa dannata porta!”

Ringhiò, minacciosa, facendoli sussultare, quando ad un palese silenzio, seguì un nuovo colpo, più forte del primo.

“ Ascoltami bene, Vecchio, non voglio perdere tempo con te… Apri subito questa porta, o giuro su Merlino che butterò giù l’intera casa! E lo sai che quel che dico, mantengo!”

Concluse, sogghignando accattivante.

“ Non sarebbe meglio usare la porta di servizio?”

Propose esitante Daniel, indicando il retro dell’edificio.

“ Non esistono porte  di servizio, in questa casa. Esiste solo questa e Gahal ora l’aprirà, altrimenti la sua padroncina diventerà cattiva e sputerà fiamme come un drago.”

Sibilò, alzando il piede destro per colpire nuovamente il portone. Harry notò i segni evidenti del tacco della scarpa sul legno della porta e non poté fare a meno di sorridere, divertito, suo malgrado, da quella situazione surreale.

Gli si sciolse il cuore di sollievo, quando vide anche Erin ridacchiare divertita e osservare la madrina con occhi non più, poi, così rossi.

Ma prima che Eveline potesse sferrare un altro calcio, la porta si aprì, titubante e il Vecchio Gahal si rivelò in tutta la sua piccola potenza, il viso solcato da rughe profonde, accigliato.

“ Signorina Eveline, non potete… non… no…”

Sembrava combattere contro se stesso, mentre le urlava ansante:

“ La signorina Eveline non può entrare, in casa, non può!”

Eveline abbassò il piede destro e per alcuni minuti, il silenzio fu rotto soltanto dal ticchettio del tacco di Eveline e dal respiro ansante di Gahal.

“ Dimmi un po’, Vecchio Gahal…” iniziò Evee. “ Non sono forse io la tua padrona?”

Il Vecchio Gahal deglutì rumorosamente, i piccoli pugni stretti mentre bisbigliava in un soffio:

“ No.”

Eveline arcuò un sopracciglio, serrando le labbra.

“ Come? Non ho capito bene… hai detto, ‘no’?”

Gahal deglutì di nuovo.

“ La… la signorina Eveline non è più padroncina di Gahal.”

Eveline avanzò di un passo, ora molto seria.

“ Come hai detto?”

Gahal, seppur palesemente spaventato, torcendosi l’orecchio destro, continuò insistente:

“ Il Vecchio Gahal non ha più padroncina. Signorina Eveline non è più una figlia dei Darcy, i veri padroni del Vecchio Gahal.”

Eveline lo afferrò per il panno, sollevandolo e avvicinando il suo volto al suo, tanto che il naso lungo e bitorzoluto del vecchio elfo quasi sfiorava il suo.

Gahal aveva espirato un sibilo impaurito, quando la non-padrona lo aveva afferrato bruscamente e ora si teneva le mani alla bocca, per non dire nulla.

“ Questa è casa mia.”

Gli disse Eveline, sfidandolo a dire il contrario.

Gahal scosse il capo, le lacrime agli occhi.

“ No, non più, non più casa della signorina Eveline da molto tempo.”

Eveline guardò Gahal fra gli occhi socchiusi. Quando vide le prime lacrime rotolare sulle sue guance scavate, gli chiese:

“ E’ stata lei? E’ stata lei ad ordinarti d’impedirmi di entrare, vero?”

Gahal la guardò, ora, con occhi sgranati dal terrore.

“ Certo. Immagino ti abbia anche ordinato di tacere, al riguardo. Non c’è bisogno che tu parli. Basta che tu mi faccia un cenno col capo.”

Il Vecchio Gahal sembrava combattuto ma, alla fine, scosse il capo in segno d’affermazione.

“ Molto bene.”

Disse delicata Eveline, mettendolo giù, con molto più riguardo di quanto Harry si aspettasse.

“ Ci vediamo dopo.”

Gli disse, voltandosi definitivamente, facendolo crollare sulle ginocchia con un sospiro stanco, torcendosi le orecchie con le dita sottili, sfinito.

“ Dove andiamo?”

Le chiese Erin, preoccupata per la sua espressione scura.

Eveline le afferrò la mano e Harry si sentì tirare per una spalla.

“ Da mia madre.”

Mormorò in risposta, prima di smaterializzarli e guidarli fra verde menta e rosso acceso, finché un fascio luminoso di grigio non lo colpì con violenza.

Cadde sul terreno acciottolato di una stradina in salita, che conduceva su una collinetta, su cui, fra i bagliori arancio del tramonto, s’intravedevano i contorni scuri di una villa molto inglese, stile Ottocento.

Harry lesse il cartello su cui si era appoggiato, per alzarsi. A caratteri altisonanti, c’era scritto:

Per Villa Darcy, per di qua!

 

Angolo autrice.

 

Scusate il ritardo atroce, ma impegni universitari e relative vacanze mi hanno tolto ogni tempo per dedicarmi alla scrittura! :D Spero abbiate avuto la pazienza di seguirmi e, ovviamente, non vedo l’ora di ritrovarvi tutti qui, nel magico mondo di Harry Potter. Eh, chissà come sarà la Signora Darcy! J Vi lascio alle vostre considerazioni e se vorrete riferirmele, mi farebbe molto piacere! :D

Dedico questo capitolo a Lily97, per la nostra favola della buonanotte! ;)

In quanto alla storia, l’aggiornerò il prima possibile! ;) Bacioni a tutti voi,

Sempre vostra,

Fuffy91!

 

<3

 

 

 

 

 

 

 

  
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