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Autore: Demoiselle An_ne    27/08/2012    6 recensioni
Questa è una storia di tenebre, luci, amori e dolori.
Cosa sarebbe successo se Oscar si fosse vista portar via il suo André? Si sarebbe accorta prima di sentimenti da sempre assopiti?
E se André avesse incontrato qualcuno così vicino alla figura di Oscar, eppure così lontano? Come sarebbero andate le cose?
Questa storia non intende cambiare lo splendido affresco tracciato dalla Ikeda, è un modo per vedere le cose sotto una luce un po' differente.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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André rimase lì pietrificato ad osservare la sua anima sgretolarsi e ricomporsi più devastata di quanto non fosse mai stata. Voleva dire qualcosa, non spaventare quella donna che c’era lì davanti a lui ma dirle di avvicinarsi alla luce e di mostrarglisi completamente. Nessuna di queste cose però, preva essere anche solo lontanamente attuabile, perfino la voce sembrava aver battuto a ritirata! Si maledì per questo. Anche una ragazza con una somiglianza, seppur straordinaria ma pur sempre una somiglianza, riusciva ad ipnotizzarlo. Si sentì vittima di un qualche oscuro maleficio, inerte e privo di peso e forma stava lì. Sì giaceva lì, come un osso di seppia trascinato a riva dalla corrente, ad osservare quella ragazza anche se si trattava solo di una “copia”. La osservò come un qualcosa di evanescente, destinata a sparire da un momento all’altro; fu proprio il desiderio di saperla concreta che sembrava penetrargli fin nelle viscere e nei meandri più remoti dell’animo, a spingerlo a scuotersi e a parlare così (non senza un certo sforzo) disse “Signorina, potreste mostrarvi meglio alla luce? Vedo solo parte del vostro volto…” . Quella figlia della notte, così simile alla fiera Oscar, lanciò uno sguardo penetrante in direzione di André come se volesse catturarne avidamente l’essenza. Ma fu questione di pochi secondi, poi con fare imperturbabile affermò “Mi dispiace, ma non posso farlo. Sai ragazzo? Dopo non credo che verresti con me”, André scorse nel buio una chiostra di denti lucenti farsi strada con un sorriso amaro e tirato. Cosa avrebbe potuto fare? Lui desiderava guardarla, sapere se davvero quella figura misteriosa avrebbe potuto tramutarsi in una soluzione realistica quanto dolorosa. Si era arreso, aveva deciso di cedere ad una forma di sfogo ai suoi occhi deplorevole quanto squallida. Era arrivato allo stremo, sapeva che sarebbe precipitato nel limbo delle incertezze e nell’inferno della coscienza, ma non poteva più soffrire a quel modo. “Sono un uomo, un uomo come tutti. Forse perfino più debole, vedi Oscar? Riesci a capire dove mi sono spinto per non sgretolarmi sotto il tuo fiero sguardo? Io ti amo Oscar, ti amo come non ho mai amato e mai amerò nessuno. Ma bisogna fare i conti con la triste agonia che questo amore mi ha seminato nel cuore. Per questo perdonami.” Questi furono gli ultimi pensieri che André rivolse alla sua Oscar, prima di avvicinarsi a quella dama tanto ambigua. “Voglio solo guardarvi, concedetemelo. Ve ne prego”. La donna rimase sorpresa da tanta gentilezza, nessun cliente si era mai comportato così. Mai in nessuna occasione. Dedusse che quel ragazzo, dal cupo fascino e con uno sguardo che sembrava celare in sé la storia più vecchia del mondo, di esperienze con donne del suo tipo non dovesse averne avuto. “Benvenuto nel girone dei lussuriosi, tesoro” pensò mestamente, ma non disse nulla. Si limitò a pregare che quel ragazzo non l’avrebbe schernita duramente alla vista di ciò che aveva comprato per una notte, pregò che non fosse come gli altri. Desiderò che il suo istinto avesse visto giusto, con passo lento si accostò alla luce flebile per permettere una visione chiara e completa del suo viso. O almeno di ciò che restava del suo viso. André rimase senza fiato, povera creatura. Chi aveva osato deturpare un viso così angelico? Chi aveva strappato impunemente i petali di quella meravigliosa rosa? La giovane che gli stava di fronte, era sì uguale ad Oscar ma con una grande differenza. Una grossa cicatrice orizzontale le deturpava il viso, partiva dall’orecchio sinistro e spietata, arrivava sino alla fine della guancia. La ragazza osservò André e capì di averlo scosso. “Riesci a capire perché non volevo farmi vedere, ragazzo?” “Chi vi ha ridotto così?”, la voce di André tremò. Non riusciva neanche a immaginare quanto aveva sofferto la poverina, a pensarci gli salivano le lacrime agli occhi. A sorpresa, la donna s’irrigidì e disse “Non è affar tuo, non ne parlo mai e non lo farò con un cliente proprio stasera. Anzi, muoviamoci. Hai pagato mi pare, e di certo non per aver compassione di me…” André la interruppe e disse “Come vi chiamate?” voleva sapere di più su quella donna, aveva visto in lei la stessa tristezza che era incisa nel suo di sguardo e il fatto che fosse così simile ad Oscar non faceva altro che aumentare l’interesse nei suoi confronti, non senza risvegliare la parte più fisica di lui. “Eléonor. Non per farmi gli affari tuoi, ma credo seriamente che venire con me possa farti bene, hai l’aria di chi ha percorso il tortuoso labirinto dei sentimenti senza però trovare l’uscita. Brutta cosa i sentimenti, ti rovinano sempre. Dimenticala per stanotte, domani potrai tornare a struggerti per lei. Ma adesso non pensarci, la notte nasconde inghiotte tutto”. André pensò a quanto fossero vere quelle parole, ma ancora non riusciva a lasciar andare il pensiero di star tradendo Oscar. Forse perché quella che aveva davanti era una rosa come lei, solo diversamente soffocata dall’egoismo altrui. Mentre Oscar era stata soffocata con un’uniforme, Eléonor era stata soffocata dalla mano crudele di chissà chi. Glielo avrebbe chiesto proprio in quel momento se la ragazza non avesse iniziato ad armeggiare con la sua divisa, confondendolo. E fu allora che ebbe la più grande delle sorprese...
  
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