CAPITOLO 8
“Grazie per essere venuta subito”
Guardò Bibi “Allora, cosa abbiamo?”
Lei sospirò e le fece strada “A dire il
vero un bel niente, non riusciamo a capire come abbiano fatto a disattivare
l’allarme”
Entrarono in quella lussuosa casa e Kaya
non poté fare a meno di guardarsi intorno stupita. Tutto ciò che la circondava
aveva almeno un secolo. Sembrava di essere piombati all’improvviso nel 1800 o
giù di lì.
“Moria è un uomo molto ricco.”
“Già,” concordò Bibi “vieni”
Salirono un imponente scalinata
costruita interamente in legno, ai muri c’era un numero esagerato di quadri.
Con tutto quel ben di Dio appeso ai muri perché avevano rubato solo un
certificato azionario?
“Quando posso parlare con il signor
Moria?”
“Al momento è sotto sedativi, forse
domani” disse facendole strada nella camera da letto.
Guardò incredula i numerosi schermi che c’erano
di fianco al letto.
Si avvicinò: circuito chiuso, un server
di baycup, casse di titanio, quell’uomo era terrorizzato dai ladri.
“Forse hanno disattivato l’allarme con
un cortocircuito”
“No,” disse scuotendo la testa
“avrebbero fatto scattare il sistema”
“Beh, allora non so proprio come siano
entrati”
Arrivò ad un’enorme cassaforte aperta,
era grande quando un armadio ed era interamente fatta di acciaio. Non aveva il
minimo graffio. Per terra c’era un macchinario lungo almeno un metro. Si
inginocchiò per analizzarlo. Era un trapano.
Corrugò le sopracciglia, perché avevano
portato un trapano se non dovevano usarlo?
“Dov’è la console dell’allarme?” chiese.
“Vieni”
Kaya la portò alla console che era nella
stanza accanto. La analizzò accuratamente, sicuramente non c’erano impronte
sopra. Molto probabilmente avevano il codice, e avevano semplicemente applicato
un marchingegno che digitava i numeri. Ormai ora rimasta indietro con tutti i
nomi tecnici dei congegni che utilizzavano i ladri, almeno, quel tipo di ladri.
Il suo sguardo fu attirato da una venatura del legno del muro che si
interrompeva e riprendeva poco dopo. La toccò e sentì che era umida. Prese il
coltellino svizzero che aveva in tasta e lo conficcò dentro al muro senza
difficoltà, lo girò e vide un pezzo del legno staccarsi. Ma quello non era
legno.
“Intonaco?” chiese stupita Bibi.
Si girò e vide che alle sue spalle c’era
una finestra semiaperta che dava sulla strada, al di là della strada un palazzo
alto almeno sei piani. Avevano lanciato una freccia con attaccato un filo di
metallo e semplicemente avevano fatto scorrere il marchingegno per disattivare
l’allarme. Ma il tetto non era in linea di tiro. Come avevano fatto allora a…
Il suo cuore perse qualche battito. Era
stato lui, lui con i suoi amici. Cosa diavolo ci facevano ad Amsterdam?
“Cos’è Kaya?” le chiese Bibi.
Si girò a guardarla “Il foro della
freccia della balestra”
“Quale balestra?” chiese senza capire.
“Quella che avevano su quel tetto”
rispose indicandolo.
Bibi sgranò gli occhi “Mi vuoi dire che
hanno lanciato una freccia da quel tetto facendola passare attraverso quella
finestra?”
“Esatto”
“Ma è un tiro impossibile!” esclamò.
Lei sorrise “Sì, prima che sollevassero
l’edificio, controllate i piloni devono essere sollevati”
Bibi la guardò per qualche secondo
incredula “Kaya, non ti seguo più” ammise.
“Mai sentito parlare di Gold Roger?”
“No”
“Beh loro sì”
“Loro chi?”
“Gli americani” disse tornando a
guardare il foro della balestra.
Però qualcosa non tornava. Ritornò
davanti all’armadio aperto fissando intensamente il trapano di metallo. Perché
si erano portati dietro una cosa così ingombrante se non dovevano usarla?
Una lampadina si accese nella sua testa.
Sorrise divertita.
“Che c’è?” le chiese Bibi.
“Lui è stato qui, stamattina”
“Chi?”
“Night Cat”
“C’è stato un doppio furto?” chiese
incredula Bibi.
“Il furto è stato uno solo, ma gli americani sono arrivati dopo” disse
sorridendo “Vai nel pub dei russi, vammi a prendere Jango”
La notte prima
Appoggiò la sacca per terra, tirando
fuori il trapano.
“Zoro” lo chiamò Ace.
Alzò lo sguardo e vide che la cassaforte
era aperta.
“Cosa diavolo significa?” chiese Sanji.
Si avvicinò alla cassaforte, dentro
c’era una statuetta nera in onice che rappresentava un gatto, con un
registratore di fianco e un foglietto con su scritto “Premi play”.
Lo fece e una voce sconosciuta iniziò a
parlare.
“Congratulazioni, lei è la seconda
persona a forzare la cassaforte di Moria questa notte. Per essere arrivato
secondo signor Roronoa, lei è entrato nella lunga schiera degli uomini che
hanno lavorato duramente e corso enormi rischi per arrivare solamente secondi”
Prese la statuetta del gatto e la mostrò
ad Ace che scrollò le spalle. La voce riprese a parlare.
“Lei non conosce nessuno di questi
signori ovviamente, perché restano nell’oblio. Quello che sarebbe successo a
lei se non avesse avuto successo al Bellagio”
“Come diavolo fa a sapere chi siamo?”
chiese Sanji.
“In un certo senso,” continuò la voce
“sono io il responsabile della sua gita ad Amsterdam, io ho ingaggiato Jango e
Jango ha ingaggiato lei.”
“Ecco il bastardo che ci ha consegnati a
Mihawk” commentò Ace sdegnato.
Un mese fa, casinò del Bellagio
“Tutto il gruppo? Compreso Roronoa?”
“Sì”
“Mi riesce difficile crederlo, ma lei
chi è?”
“Può chiamarmi Night Cat, signor Mihawk”
Aspirò un tiro dal suo sigaro e si
diresse verso il suo ufficio passando tra le slot-machine “Night Cat? D’accordo
signor Night Cat, quanto mi cosa questa informazione?”
La voce dell’uomo al telefono sospirò
“Ah, niente”
“Niente?” chiese incredulo “Mi prende in
giro? Niente si fa per niente”
“Diciamo che i nostri interessi per il
momento coincidono”
Corrugò le sopracciglia senza smettere
di camminare “In che senso?”
“L’informazione è gratuita, ma l’avrà
solo a certe condizioni”
“Sarebbero?”
“Dovrà trattenersi con loro”
Sorrise “Trattenermi? Non sarà semplice,
che altro?”
“Dovrà dargli due settimane di tempo per trovare i
soldi e salvarsi”
“D’accordo, ma dubito che ce la faranno”
Crocodile si avvicinò a lui e gli porse una cartelletta. Controllò velocemente
gli incassi della giornata e fece cenno al suo secondo di andarsene.
“Solo per curiosità, quanti soldi le
devono?”
Tanti, pensò con rabbia. Zoro
gliel’avrebbe fatta pagare, poco ma sicuro.
“Per lasciarli vivere? Tutto quello che
mi hanno rubato con gli interessi,” disse riprendendo a camminare “un mare di
interessi”
“Ma l’assicurazione non ha coperto
quello che le hanno rubato?”
Entrò nel suo ufficio “Certamente”
“Quindi vuole farsi raddoppiare il
capitale” il ladro fece una pausa “Ma le sembra corretto?”
Si avvicinò alla sua scrivania
“Corretto? Spero proprio di no. Mi dia queste informazioni”
“D’accordo, sono sulla sua scrivania”
Guardò sopra la scrivania e vide una
busta chiusa con sopra una statuetta nera di un gatto.
Sorrise, non vedeva l’ora di rivedere
quel bastardo di Zoro.
ANGOLO DI ROGI
Eccomi di nuovo qua con un nuovo
capitolo =) Chi sarà Nigth Cat? Sono aperte le scommesse =)
Grazie a Phoenix_passion e a saisai_girl per aver recensito il
capitolo precedente.
Buona giornata a tutti!