Serie TV > Doctor Who
Segui la storia  |       
Autore: Bluemoon Desire    27/08/2012    3 recensioni
In seguito ad un'interferenza spazio - temporale di natura sconosciuta, il Dottore e Rose si ritrovano catapultati nel 1882 a Portsmouth...morti misteriose e vecchi nemici da affrontare con l'aiuto di un assistente davvero fuori dal comune: Sir Arthur Conan Doyle!
Genere: Commedia, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
Capitolo Decimo
 
 
                             Il Dottore nel Tardis con Rose Tyler
 
 

La sala comandi del Tardis era totalmente immersa nel silenzio. La sola luce presente, diffondeva fioca e debole

tra le pareti, rendendo l'atmosfera a dir poco irreale. Raggomitolata contro lo schienale della solita poltroncina,

le mani strette attorno alla sua tazza di tè, ormai semi-raffreddato, e lo sguardo che vagava senza meta per la

stanza, Rose rimase ad ascoltare gli sbuffi e i ronzii del Tardis per un tempo che le parve durare un'eternità. 

Mancava ormai poco alla partenza.

La loro missione a Portsmouth era conclusa, perciò non v'era più alcuna ragione per restare.

Qualche minuto per un ultimo addio e poi via...di nuovo insieme, in volo tra le stelle. 

Il Dottore aveva deciso di riavviare preventivamente i motori e tutti i circuiti, giusto per riscaldarli un po' dopo

mesi di prolungato stand by. Voleva essere sicuro che tutto filasse liscio. "Niente intoppi", le aveva detto la sera

prima, come se per loro due i guai e gli incidenti di percorso non fossero già ordinaria amministrazione. 

Si lasciò sfuggire un sorriso. 

Dopotutto, sentiva che le sarebbe mancata la vita al villaggio.

E le sarebbe mancato lui.

Arthur. 

Cercando di ricacciare indietro le lacrime, si concentrò sulla sua tazza di tè. 

Ad appena qualche metro di distanza dall'uscio del Tardis, sotto il sole cocente di quel mattino d'estate, Arthur

e il Dottore stavano discutendo gli ultimi dettagli di quello che avevano soprannominato "piano di

manipolazione della verità".

"E cosa ti fa pensare che l'ottusa popolazione di questo villaggio crederà a tale fandonia?" esordì Arthur con

enfasi.

"Beh, dopotutto non è esattamente una fandonia.." replicò il Dottore, grattandosi freneticamente il mento" ...i

Vashta Nerada che infestavano l'orfanatrofio non vi daranno più problemi, anche se ovviamente i bambini

dovranno essere trasferiti in un edificio più adatto e, beh, meno pericolante..."

"Me ne occuperò io"

"Fantastico"

"Già, ma come spiegherò la morte di quel ragazzino? Insomma...non posso certamente fare riferimento a

creature di un altro mondo, mi capisce Dottore...scatenerei il panico...già al principio, erano state diffuse voci

assurde sulla reale esistenza dell'Uomo Nero..."

"Uomo...Nero?" ripetè lentamente il Dottore, inarcando il sopracciglio.

Arthur annuì.

"La leggenda dell'Uomo Nero e dei bambini, non ne hai mai sentito parlare? Credo che si tramandi da

generazioni ormai...l'assassino intangibile e spietato che terrorizza e rapisce i bambini cattivi nel cuore della

notte, muovendosi nel buio e nascondendosi nei luoghi più oscuri..."

"Sì sì, esisteva una leggenda molto simile sul mio pianeta" intervenne il Dottore "Anche se la nostra versione

parlava di un Dalek Oscuro, il Dalek più potente dell'intero universo, una creatura malvagia che si cibava di

bambini Gallifreyani indisponenti e privi di qualsiasi forma di disciplina...ooh, quante volte hanno minacciato di

consegnarmi a lui ai tempi dell'Accademia..."

Si lasciò sfuggire un risolino divertito.

"Ehm, il punto sarebbe?" fece Arthur, impaziente.

"Oh sì, certo" Il Dottore tornò serio e si schiarì rumorosamente la voce "Il punto è che possiamo sfruttare il

fascino e il potere delle credenze popolari a nostro vantaggio, per mascherare la verità e il mistero nascosti

dietro agli avvenimenti degli ultimi mesi! Affideremo al buon vecchio Uomo Nero la responsabilità di tutti gli

orrori accaduti al villaggio...niente più sospetti, niente più domande. Servirà solo a rendere la sua leggenda un

po' più terrificante ed efficace! Ti assicuro che il suo regno del terrore durerà ancora a lungo...molto, molto a

lungo! Il mistero dell'orfanatrofio di Portsmouth verrà annoverato tra tutte le innumerevoli e arcane vicende

storiche di tutti i tempi...mai sentito parlare della licantropia alla corte della regina Vittoria?" 

Arthur strabuzzò gli occhi. 

"CHE COSA?!" esclamò, incredulo.

"Lasciamo stare, storia lunga" tagliò corto il Dottore "Per inciso, io non intendevo in alcun modo metterla nei

guai, semmai il contrario, ma ho sempre avuto un rapporto piuttosto problematico con regine e

principesse...eccetto Cleopatra, la piccola Cleo mi ha sempre adorato..."

"Dottore, sta divagando ancora!" intervenne Arthur, riportandolo di nuovo con i piedi per terra.

"Scusami..."

"Parlavamo dell'Uomo Nero" ricapitolò Doyle "Pensi davvero che funzionerà? Basterà a tenerli a bada?" 

"Queste persone hanno ancora un piede negli anni bui della stregoneria, sono immersi fino al collo nelle

credenze popolari" ribattè il Dottore in tono solenne "Elementare, Doyle" aggiunse poi, ammiccandogli. 

"Di nuovo questa espressione" commentò Arthur "E' interessante, forse dovrei appuntarmela per non

dimenticarla!"

"Fossi in te lo farei" rispose il Dottore, dandogli un'amichevole pacca sulla spalla. 

In quel momento, le porte del Tardis si spalancarono e Rose comparve sulla soglia. 

"Il Tardis sta facendo uno strano rumore, Dottore, forse dovresti entrare a dare un'occhiata" fece, avanzando

lentamente verso di loro. 

Senza farselo ripetere due volte, il Dottore rientrò di corsa nella cabina per assicurarsi che fosse tutto a posto. 

La paura di poter rimanere bloccato in quel luogo e in quel tempo, anche solo per altri cinque minuti, lo

paralizzava.

Rimasti da soli, Arthur e Rose s'incamminarono l'uno accanto all'altra, attraverso il lungo viale acciottolato che

si stendeva ai loro piedi.

"E così è arrivato il momento di dirsi addio..." esordì d'un tratto Doyle, interrompendo bruscamente quel

silenzio imbarazzante calato tra loro. 

"Non deve essere necessariamente un addio" replicò Rose, senza troppa convinzione. 

Sapeva bene che difficilmente si sarebbero incontrati di nuovo.

Probabilmente non l'avrebbe rivisto mai più. 

Arthur le rivolse un sorriso triste. 

"E perchè mai tu e il Dottore dovreste tornare ancora in questo posto dimenticato da Dio? Avete tutto l'Universo

da esplorare, centinaia e centinaia di pianeti e di stelle da scoprire!" le prese dolcemente la mano, stringendola

forte nella sua "Rose Tyler..." la guardò dritto negli occhi, l'espressione seria e lievemente corrucciata di chi ha

deciso di affrontare un argomento imponente, senza essere sicuro di averne la forza "Forse presto ti

dimenticherai i mesi trascorsi qui, i nomi e i volti delle persone che hai incontrato, i momenti che abbiamo

vissuto insieme, ma ricordati sempre questo, Rose. Qualsiasi cosa accadrà nella tua vita in futuro, esiste un

legame speciale tra te e quell'uomo, non permettere a niente e a nessuno di intralciarlo o, peggio ancora, di

reciderlo. Lui ti appartiene come tu appartieni a lui e, anche se forse il Dottore non è ancora pronto per vederlo,

un giorno lo sarà. E sarà meglio che tu stia nei paraggi quando accadrà, non trovi?" le accarezzò piano una

guancia con il dorso della mano "Sei una persona speciale, Rose Tyler, sarò fortunato se riuscirò ad avere al

mio fianco una donna tenace, dolce e affidabile almeno la metà di quanto lo sei tu. Non rinuncerei ad un solo

secondo di questi mesi trascorsi insieme, sei stata la migliore amica che io abbia mai avuto in tutta la vita e

avrei ancora tante cose da dirti, raccomandazioni e consigli da darti, ma al momento mi viene in

mente soltanto una cosa...sii sempre te stessa, sempre, sei unica e così dovrai rimanere..."

Rose avvertì un insopportabile nodo alla gola.

Le lacrime le pungevano gli occhi ma cercò di resistere.

"Hai intenzione di farmi piangere, ragazzaccio?!" scherzò, colpendolo piano al petto con un debole pugno. 

Le parole di Arthur le avevano scatenato un mix funesto di emozioni nel cuore. 

Tristezza...malinconia...gioia...

"Come hai detto tu..." seppur con voce tremante e rotta di pianto, prese la parola "...ci sarebbero tantissime

cose da dire, ma in questo momento ho la mente offuscata e probabilmente è meglio così. L'unica cosa che

posso fare è ringraziarti..."

"E per cosa?"

"Oh per un sacco di cose. Mi sei stato vicino, mi hai aiutato a portare avanti il piano del Dottore e anche quando

le cose sembravano andare nella direzione sbagliata, mi hai sempre aiutato a riportarle alla normalità, senza

mai chiedere niente in cambio. Ti sei comportato da vero amico e se non fosse stato per te, non avrei resistito

un solo giorno senza il Dottore..."

In uno slancio improvviso, gli gettò le braccia al collo, stringendolo in un fortissimo abbraccio. 

"Non ti dimenticherò mai, Artie" gli sussurrò all'orecchio.

Il giovane ricambiò affettuosamente l'abbraccio, seppur in modo un po' impacciato. 

"Te la saresti cavata bene anche da sola, ne sono certo" aggiunse poi, staccandosi lentamente da lei.

"Già, forse" confermò Rose "Ma in due è meglio, non credi?"

Arthur le sorrise.

"Hai ragione, siamo stati un infallibile duo..." osservò in tono divertito "...il dottore e la sua assistente...sembra

quasi il titolo di un romanzo..."

Rose fece per parlare ma l'improvviso sopraggiungere del Dottore le bloccò le parole in gola. 

"Il Tardis è pronto a partire" annunciò il Dottore con aria trionfante.

Si avvicinò ad Arthur e gli porse la mano. 

"Sir Arthur Conan Doyle, è stato un autentico e sincero piacere fare la sua conoscenza" fece, ammiccandogli.

Doyle ricambiò il gesto.

"Il piacere è tutto mio, Sir Dottore"

"Spero di non aver rivoluzionato troppo la tua vita, vecchio mio...non potrei davvero perdonarmelo..."

"Stai scherzando, Dottore? Frequentando te e Rose, ho finalmente realizzato di aver letteralmente sprecato la

mia vita, riempiendola di attività che non rientravano nei miei interessi ed ho intenzione di cambiare...a

cominciare dal lavoro...abbandonerò la carriera medica e mi dedicherò all'hobby che ho sempre nascosto in

fondo ad un cassetto del mio cuore in tutti questi anni..."

"E sarebbe?"

"La scrittura" rispose Doyle, con lo sguardo gioioso ed eccitato di un ragazzino il giorno di Natale. 

Rose e il Dottore si scambiarono un'occhiata sbalordita.

"Oh sul serio? Non ne avevo proprio idea!" commentò il Dottore, cercando di non lasciar trasparire il suo stato

d'animo. 

"Spero solo di avere più fortuna nel campo letterario di quanta ne abbia avuta in ambito medico..." aggiunse

Doyle con aria preoccupata.

Rose scoppiò a ridere.

"Oh credimi, di questo non devi affatto preoccuparti..."

Il Dottore le sferrò una gomitata nel fianco.

"Cioè...voglio dire...sarai bravissimo, vedrai!" si affrettò ad aggiungere lei. 

Doyle guardò alternativamente prima l'uno poi l'altra, scuotendo la testa con espressione rassegnata.

"Mi mancheranno le vostre stranezze" affermò infine, rivolgendo ad entrambi un ultimo sorriso.

Pochi istanti dopo, lo stridìo acuto dei freni del Tardis si diffuse rumorosamente tra i vicoli silenziosi del

villaggio, scomparendo qualche secondo più tardi. 

"Tocca a te scegliere la prossima meta, Rose" annunciò allegramente il Dottore, saltellando eccitato da

un angolo all'altro della console di comando del Tardis. 

Rose non rispose.

Seduta sulla poltroncina, con le ginocchia tirate al petto e il mento appoggiato su di esse, seguiva

distrattamente i movimenti del Dottore, mentre nella sua testa si rincorrevano confusamente pensieri e ricordi. 

"Voglio tornare a casa" esclamò improvvisamente con tono deciso. 

Il Dottore si bloccò di colpo, voltandosi di scatto.

"C...come?! Vuoi...vuoi dire che non hai più voglia di restare con me?" esalò quasi senza fiato.

"Oh no!" replicò Rose, saltando giù dalla poltrona "No, no no...non voglio dire questo, è solo che vorrei andare a

fare visita a Mickey e a mamma...mi manca la mia famiglia!" circondandogli il braccio con entrambe le mani, vi si

aggrappò, rivolgendogli uno dei suoi ben collaudati sguardi da affascinante cerbiatta "Sai bene che resterò con

te per sempre, Dottore, devi rassegnarti. Ormai il solo pensiero di vivere lontano da te e da questa vita mi

sembra una follia! Adoro viaggiare insieme a te attraverso l'Universo, non cambierei questa vita con

quella di nessun altro...è solo che a volte sento il bisogno di tornare un po' con i piedi per terra, specialmente

quando rischio di rimanere intrappolata per sempre nel diciannovesimo secolo..."

"Aaaah va bene, allora!" esclamò il Dottore, messo alle strette "Ancora una volta hai vinto tu..."

"Sììììì!" esultò Rose, saltandogli al collo e stampandogli un frettoloso bacio sulle labbra "Sei sempre il migliore..."

"Puoi smetterla di lusingarmi adesso, ho già accettato!" scherzò lui.

"Lo so, ma io ti conosco bene e so che ti piace sentirti al centro dell'attenzione...e...beh, in fondo a me piace

coccolarti!" buttò lì Rose di getto, distogliendo poi subito lo sguardo per evitare che il Dottore la vedesse

arrossire. 

Incredibile che fosse riuscita a dirglielo in faccia, pensò incredula.

E mentre i due discutevano tra loro sulla versione ufficiale dell'avventura con Doyle, da raccontare a Jackie e

Mickey, sul monitor di navigazione del Tardis apparve il nome della nuova destinazione: POWELL ESTATE,

LONDRA. 

Insieme verso un'altra avventura...il Dottore nel Tardis con Rose Tyler...proprio come doveva essere.






ANGOLO DELL'AUTORE: Ed eccoci arrivati alla fine del viaggio....spero che questo capitolo e questa storia vi siano piaciuti e spero che continuerete a seguire le mie future "opere" :D
Un saluto e un ringraziamento a tutti quelli che hanno letto e recensito questa storia.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Bluemoon Desire