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Autore: AryYuna    30/08/2012    6 recensioni
“ « Il fatto strano, Harry, è che potevi non essere tu. La profezia di Sibilla poteva applicarsi a due giovani maghi: entrambi nati quell’anno alla fine di luglio, e i genitori di entrambi facevano parte dell’Ordine della Fenice ed erano sfuggiti a Voldemort tre volte. Uno, naturalmente, eri tu. L’altro era Neville Longbottom » ”
E se Voldemort avesse scelto Neville?
Rating alzato ad arancione per una scena del capitolo 13.
ATTENZIONE: questa fic non è stata abbandonata, ma è temporaneamente sospesa.
(messaggio aggiornato al: settembre 2015)
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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   Dai che sono stata brava, due capitoli in un mese! XD Grazie come sempre a chi ha letto il capitolo precedente, e in particolare a Serpentina, Butterfly90, EnglandLove98, Alohomora e Erodiade che hanno recensito. Vi adoro! < 3
   Noticina di inizio capitolo: avevo precedentemente detto che avrei usato solo ed unicamente i nomi italiani con l’eccezione del povero Longbottom, che ho voluto salvare dall’osceno “Paciock”. Bene, c’è un altro povero personaggio che necessitava del mio salvataggio: Horace Slughorn (in italiano “Lumacorno”… cioè, ma davvero, che bisogno c’era di tradurlo? È un cognome, porca Pluffa!)



   Capitolo 11



   Inviato il Patronus a Silente, Sirius riportò la sua attenzione su Aaron. Il ragazzo giaceva su un fianco, gli occhi aperti, la bocca appena dischiusa, l’espressione congelata in quell’ultimo momento di stupore alla vista della bacchetta nella mano del suo interlocutore. Era un’immagine strana, Aaron non sembrava davvero morto. Eppure lo era, e l’assenza di qualsiasi segno palese della cosa - sangue, ferite, arti piegati in modo innaturale - rendeva la scena disturbante. Aaron era morto. Così, improvvisamente. La Maledizione più terribile lo aveva colpito. Era morto.
   Davanti ai suoi occhi.
   E lui non aveva potuto fare niente, non era nemmeno riuscito a fermare l’assassino.
   « Maledizione! » gridò calciando una pietruzza che si trovò provvidenzialmente davanti ai piedi.
   Chi diavolo era quel tizio? Aaron non era apparso stupito di incontrarlo, e aveva fatto cenno a Sirius di rimanere nascosto in attesa. Cosa voleva che vedesse. Chi diavolo era quel tizio?
   Frustrato si appoggiò pesantemente con la schiena contro il muro dell’Emporio di Magia Nera, gli occhi fissi su Aaron.
   “Lo faccio per Reg”; “Lui… avrebbe voluto che te lo dicessi”; “C’è tanto che non sai di lui. Ma ho giurato”.
   Una parte di lui sentiva come di aver perso per la terza volta suo fratello.
   
   Corri. Scappa. Non fermarti. Più in fretta. Via. Fuggi. Più veloce…
   Era ormai in piena Londra babbana, lontano dalle fogne, a metà di un tunnel della metropolitana, quando si fermò a riprendere fiato, perdendo totalmente la concentrazione sulla propria trasformazione.
   Si ritrovò a quattro zampe sui binari della metro di Londra, ansimando, ricoperto di sudore, un sapore amaro in bocca e gli occhi spalancati di terrore.
   Si rialzò a fatica, barcollando, e subito il suo corpo si ribellò: un momento dopo era piegato in due, le mani sudate contro il muro di pietra, lo stomaco che si svuotava dolorosamente sul bordo del binario, lasciandolo tremante, la testa che girava.
   Aveva ucciso un uomo. Aveva preso una vita. Aveva superato la linea invalicabile oltre cui non esisteva più possibilità di redenzione.
   Sputò, tossì, vomitò ancora… e pian piano passò dall’ansimare al singhiozzare e da lì… a piangere.
   
   « Quindi era questo il famoso informatore » commentò Malocchio Moody considerando il cadavere davanti a lui. Gli Auror stavano completando i rilievi nella zona, mentre lui raccoglieva la deposizione di Sirius.
   « Già ». Il ragazzo fissava tristemente il corpo senza vita di Aaron, illuminato dagli incantesimi dei due Auror accovacciati accanto a lui.
   « Nessuna idea di chi fosse o come sia fuggito? ».
   « No ».
   Aaron venne sollevato e avvolto in un telo magico per il trasporto al Dipartimento.
   « Noi abbiamo finito qui, capo » disse uno dei due Auror, un uomo sulla quarantina, rivolto a Moody. Lui annuì.
   « Vi raggiungo subito ». Si voltò di nuovo verso Sirius. « Naturalmente sei passato di qui per caso » gli disse a bassa voce calcando le ultime due parole, significativo.
   Il ragazzo annuì, chiedendosi però cosa diavolo una persona normale potesse mai esserci venuto a fare Notturn Alley dopo l’orario di chiusura dei negozi.
   « Bene » salutò l’Auror prima di Smaterializzarsi coi suoi colleghi e il corpo di Aaron Goldstein.
   Sirius sospirò, i pugni stretti per la rabbia, e dopo qualche istante si Smaterializzò a sua volta diretto a Godric’s Hollow.
   L’aria leggera della cittadina era come un balsamo per la mente, dopo aver passato quasi un’ora nella soffocante oscurità di Notturn Alley, dopo ciò che era successo. Sirius percorse il vialetto davanti casa dei Potter e bussò alla porta. Prima che questa si aprisse, sentì chiaramente i passi incerti di Harry e la sua voce che esclamava speranzosa « On! On! ».
   Suo malgrado sorrise.
   « Sirius! Che sorpresa, come mai qui? » lo accolse Lily, il bambino in braccio con un’espressione decisamente delusa. « Entra, James è in salotto ».
   « Ciao, Lily. Ehi, Harry ». Il bambino non cambiò minimamente espressione. « Credevo di piacergli » commentò il ragazzo con un mezzo sorriso perplesso.
   « Non farci caso, ha stretto amicizia col figlio piccolo di Molly e Arthur e hanno giocato insieme fino a poco fa, per cui probabilmente si aspettava fosse tornato » spiegò Lily chiudendo la porta. « Avresti dovuto vederli, tutti e due, quando Arthur ha detto che dovevano tornare a casa… Se fosse per loro probabilmente giocherebbero insieme ventiquattr’ore al giorno » sorrise, chiaramente contenta che il suo bambino avesse trovato il suo primo amichetto.
   « Felpato! Che ci fai qui? » fu l’accoglienza di James, spuntando dal salotto richiamato dalle voci.
   « Ehi » rispose Sirius, e a Lily bastò un’occhiata ai due per capire di doversi ritirare.
   « Vi lascio alle vostre chiacchiere, è ora del bagnetto per Harry » disse prima di salire le scale.
   « Che succede? » chiese diretto James, facendo strada per la cucina. Aprì il frigo e ne tirò fuori una fetta di torta, che offrì al suo amico. « Il maggiore dei figli di Arthur ieri ha compiuto undici anni, e lui ci ha portato un po’ di torta » spiegò.
   « Avevo appuntamento con Aaron » rispose Sirius accettando un pezzo di torta.
   « Oh, bene. E com’è andata? ».
   Sirius non rispose subito.
   « Aaron è morto » disse di getto dopo l’iniziale esitazione. L’amarezza per non aver potuto fare nulla mentre un uomo moriva davanti ai suoi occhi sommava alla frustrazione per non essere riuscito nemmeno a fermare il tipo che l’aveva ucciso. E senso di colpa, perché se non fosse stato per lui, forse, Aaron non si sarebbe mai trovato lì.
   James lo fissò per un momento in silenzio prima che le parole si facessero strada in lui.
   « Cos’è successo? » chiese poi piano, lasciando perdere la torta e sedendosi di fronte all’amico al tavolo della cucina.
   « Non lo so. È arrivato e si è fermato in mezzo alla strada, e mi ha fatto segno di restare nascosto. Poi è arrivato questo tizio, e hanno iniziato a parlare, e poi… c’è stato un lampo di luce verde, e un secondo dopo Aaron era a terra, e io ho cercato di inseguire quel verme. Ma l’ho perso » raccontò, le parole che inciampavano l’una sull’altra nella fretta di essere pronunciate.
   « Smaterializzato? » suppose James.
   « No. Niente “pop” » rispose Sirius scuotendo mestamente la testa.
   « Niente “pop”? » ripeté incredulo James, le sopracciglia che si sollevavano verso i capelli disordinati. Sirius non si preoccupò di confermare. Staccò un pezzetto di torta con la forchettina, ma non fece alcun movimento per portarselo alla bocca. « Disillusione? » fu la successiva idea di James.
   « Nemmeno, ho provato a rilevare eventuali incantesimi di occultamento, e ho visto anche gli Auror fare lo stesso quando sono arrivati, e non ce n’erano tracce da nessuna parte ».
   « Beh, non può essere evaporato ».
   « Immagino di no ».
   Cadde il silenzio tra i due. Godric fece il suo ingresso in cucina e miagolò pigramente una specie di saluto andando ad accucciarsi sotto il tavolo.
   « Non hai scoperto niente su tuo fratello? » chiese James lentamente.
   Sirius scosse la testa.
   « Quello che non capisco è cosa voleva che vedessi. Avrei forse dovuto capire qualcosa dal suo incontro con quel tipo? Forse voleva… non so, presentarmelo? ».
   James non rispose. Non sapeva cosa dire, si stava ponendo le stesse domande, e cercava disperatamente un modo per confortare l’amico.
   « Dovresti parlarne con Silente. Magari lui ha qualche idea ».
   L’amico sospirò.
   « Probabile. Lui ha sempre qualche idea » aggiunse con un mezzo sorriso che però non raggiunse gli occhi mesti.
   
   Il primo giorno di dicembre, un posto vuoto spiccava al tavolo degli insegnanti, tra la vicepreside Minerva McGranitt e il professore di Pozioni, Horace Slughorn: il preside Albus Silente aveva lasciato la scuola di buon’ora per incontrarsi con un giovane membro dell’Ordine della Fenice.
   Perfettamente in orario come sua abitudine, Remus Lupin si Materializzò nella radura, di fronte al suo vecchio preside. Aveva con sé il mantello, una borsa rattoppata e la sua bacchetta.
   « Remus » lo salutò Silente col suo solito sorriso gentile.
   Il ragazzo rispose con un cenno del capo. Silente lo squadrò per un lungo momento.
   « Sei pronto? ».
   Remus annuì, deciso. Era pronto. Aveva organizzato questa missione con Silente fin da quando era saltato il suo incontro con Greyback, meno di un mese prima, aveva pianificato ogni mossa, ogni dettaglio. Conosceva i rischi ed era pronto ad affrontarli. Sapeva di poter portare a termine la missione, sapeva di essere in grado… sapeva che se lui non l’avesse fatto, nessuno avrebbe potuto, e la loro fazione avrebbe perso un importante vantaggio.
   « Sei ancora in tempo per tirarti indietro » disse Silente piano.
   « No. Sono pronto ».
   L’anziano preside lo squadrò ancora per qualche momento prima di distogliere lo sguardo per concentrarsi sulle pieghe della veste, da cui estrasse un piccolo involto di carta marrone tenuto insieme da dello spago.
   « Sai come funziona » gli disse porgendoglielo.
   Di nuovo Remus annuì.
   « Ci vediamo tra una settimana » disse Silente. Fece per voltarsi per andar via, ma poi ci ripensò. « Stai attento » aggiunse fissando il giovane davanti a lui coi suoi penetranti occhi azzurri.
   Remus rispose con un sorriso tirato.
   « Lo farò » mormorò prima di fare una mezza giravolta su se stesso per Smaterializzarsi.
   
   Rintracciare il branco di Greyback non era stato affatto difficile. Dopo essersi diviso dal gruppo in attesa sulle colline, Remus aveva tenuto d’occhio i giornali in cerca di sinistre morti o… beh, peggio, ed era stato piuttosto facile seguire la scia di sangue lasciata da Greyback e i suoi. Fortunatamente c’era stata luna piena una sola volta, per cui il licantropo non aveva avuto la possibilità di darsi alla sua attività preferita: trasformare bambini innocenti.
   Come ha fatto con me.
   Remus scosse la testa per allontanare quel pensiero. Non portava mai a nulla di buono, quando ci si perdeva, e ora aveva una missione importante da portare a termine.
   Alzò lo sguardo verso il cielo mattutino. Aveva due giorni per unirsi nuovamente al branco, e poi… doveva sperare che tre anni di scorribande sotto la luna piena coi Malandrini gli avessero insegnato l’autocontrollo necessario. La sua mano cercò nervosamente in tasca il pacchettino datogli da Silente, come un’ancora di salvezza.
   Devo farcela. Devo.
    E con un’espressione risoluta si incamminò verso la collina dove, secondo i suoi calcoli, Greyback si doveva essere accampato col suo branco.




   Eeeeh. Capitolo breve, lo so. Ma ho aggiornato prima del solito, quindi diciamo che mi perdonate, ok? XD E comunque è tutta colpa di Remus, che non è docile come Peter. Davvero, prima o poi devo scrivere una fanfiction solo su Codaliscia, mi riesce orrendamente piacevole scrivere di lui!
    Parlando di Peter, sì, è stato lui. Non era mia intenzione rendere la morte di Aaron uno dei “grandi misteri” della storia, per cui ho pensato di rendere subito chiaro chi fosse il colpevole. È il grande passo di Peter verso il Lato Oscuro, quello che nel canon è rappresentato dal tradimento dei Potter, che qui non avviene. Ora è davvero al di là del salvataggio. Forse. Maledetto ratto, io ti odiavo ed ero in pace con me stessa, una volta, cosa mi hai fatto? ><
   Avverto fin da ora che non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo capitolo: la sessione autunnale incombe su di me, e devo anche iniziare i tirocini (finalmente, mi viene da dire). Inoltre il mio già poco tempo libero si deve giostrare tra una montagna di disegni che rimando da troppo tempo e l’account di traduzione che ho creato qui su efp (e tanto per non fare spam, se come me adorate il dimenticato telefilm Dark Angel fate un salto su shywr1ter, non ve ne pentirete!). E già che ci sono, se volete farvi due risate, vi consiglio di fare un giro sull’account di Serpentina, la mia beta-sister.
   E no, non è spam. Sono… suggerimenti per i lettori XD
   

   
 
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