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Autore: Finnick_    30/08/2012    4 recensioni
Panem: i Giochi non esistono più. Capitol City è stata sconfitta.
E' la verità? Oppure l'attuale governo mantiene ancora fredde apparenze che facilitano la rinascita di una nuova generazione?
Mellark-Everdeen, Odair-Cresta. I ragazzi di una generazione che sfiderà la nuova Capitol 13.
Che gli Hunger Games risorgano, tributi.
Ambientazione: dopo "Il canto della rivolta".
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Il treno ci sfreccia accanto a grande velocità. Fa quasi paura quando arriva da lontano, oggi. Lo si vede sbucare da una nebbia fitta e densa, apparentemente lento. Poi prende velocità e con i fari abbaglia la stazione. Finnick lo osserva dalla finestra, svogliatamente appoggiato al davanzale. È il secondo giorno che siamo chiusi qui dentro e non vediamo anima viva se non soldati che salgono e scendono dal treno e uomini vestiti di bianco che ci portano cibo e acqua. Non ci è permesso uscire. Non ci è permesso ricevere visite. Potremmo anche morire qui, adesso, e nessuno se ne preoccuperebbe. Piove e il ticchettio della pioggia sul tetto di legno rischia di farci ammattire. Ma non ce ne curiamo. Non ci curiamo ormai più di niente, da quando un’ora dopo la Parata della Memoria abbiamo deciso di offrirci come tributi per salvare Panem. E’ tristemente ironico come ci sia addossata tutta questa responsabilità.
Sono certa che se ci avessero lasciato in pace fin dal primo giorno, Capito City non ci avrebbe nemmeno preso in considerazione e adesso noi saremmo a casa a riempirci la testa dei problemi quotidiani, ignorando il fatto che la Coin è viva e minaccia la Paylor di usurparle il potere.
Finnick si stacca dalla finestra e una lieve ventata di aria fresca mi fa guardare nella sua direzione.
Lui mi guarda un attimo, con uno sguardo che si potrebbe interpretare come sconsolato o come frustrato.
Opterei per la seconda. Inizia a passeggiare per la stanza con le mani in tasca.
Mentre io continuo a fissarlo da sopra le mie ginocchia, appoggiata al muro e seduta sul mio letto, lui si tira indietro i capelli. Questa notte nessuno dei due ha dormito. Ma non ci siamo mai parlati.
Io non ho voglia di pensare ai miei genitori, non finchè il treno non ci ha spediti al Distretto 4 e lui non parla mai di Annie. Ci siamo scambiati pochissime parole in due giorni e riguardavano le nostre sistemazioni e i programmi dei prossimi giorni. Se non altro siamo immersi perennemente nel silenzio e nella quiete e entrambi lo apprezziamo.
Ogni tanto Finnick mi ha sorriso, in questi due giorni. Non so perché, ma so che almeno la sua compagnia è decentemente piacevole anche qui. Nel posto che attende che noi veniamo portati dritti al macello. Oggi arriva il primo treno che porta al Distretto Madre gli altri futuri tributi. Si sistemeranno in monolocali come il nostro in attesa di essere tutti e ventiquattro e solo allora saremo caricati sul treno finale. Chissà se ci daranno l’opportunità di salutare i nostri familiari.
-hai ancora la pallina?- chiedo rompendo il silenzio. Finnick mi guarda e non risponde.
-Quella di stoffa- dico.
-dovresti averla tu- mi dice, indicando i miei pantaloni. Frugo nelle tasche e trovo la pallina di stoffa. Sorrido.
-quando ce l’hai messa?- chiedo.
-mentre ci portavano via dalla mia stanza di preparazione. L’ho vista sul tavolino e l’ho raccolta. Poi te l’ho ficcata in tasca- risponde. Mi fa segno di lanciargliela e prima di farlo dico:
-paura-
Lancio e lui afferra al volo. Annuisce. Ho paura e gliel’ho voluto dire. Fare la coraggiosa adesso non ha alcun senso e voglio che Finnick mi conosca il meglio possibile. Ha dimostrato di saperlo fare. Quel giorno. Al fiume.
-conforto- mi rilancia la pallina. Gli lancio uno sguardo interrogativo e la prendo.
-ci serve no? Da quanto tempo non dormiamo?-
-due giorni. Due giorni che guardo il soffitto in attesa di un miracolo- rispondo e mi lascio cadere sul letto. Non ho nemmeno voglia di continuare il nostro passatempo. Soffio frustrata. Dopo qualche secondo sento Finnick che si stende accanto a me.
-se provassimo a dormire?- propone. Sorride. Sto meglio quando lo vedo sorridere, perché in fondo so che con lui tutto è possibile. Fin ora si è dimostrato così, sia nel bene che nel male.
Si allunga a prendere il cuscino dal suo letto e me lo mette sotto la testa, sopra l’altro cuscino che già avevo collocato. Lo sistema con qualche pacca e ci sprofondiamo entrambi con la testa.
-chiudi gli occhi- dice. Ma io non voglio. Ho il terrore degli incubi. Il terrore degli Hunger Games.
Scuoto lievemente la testa senza parlare. Allora lui muove le sue dita lente e leggere sulle mie palpebre e me le chiude. Lascio che lo faccia, anche se ho ancora paura.
-non voglio- dico.
-tranquilla, non succederà niente. Devi solo riposare- afferma quasi sussurrando.
Rimango immobile, distesa, con la testa sul cuscino e gli occhi chiusi. Sento che Finnick tocca la pallina di stoffa nella mia mano. Poi stringe la sua mano sulla mia e continua a giocherellare con la pallina.
-che fai?- chiedo.
-cerco anch’io di dormire e mi piace giocare con la pallina-
-prendila- dico, senza aprire gli occhi.
-no. Va bene così, almeno giochiamo in due- risponde con la voce leggermente incrinata da quello che penso sia un sorriso. Non diciamo più niente e pian piano sento che il sonno arriva. Vorrei rimanere sveglia, per vedere l’arrivo di chi dovrò uccidere o chi dovrà uccidere me per sopravvivere. Ma non ce la faccio, e la mano di Finnick che giocherella tra la mia e la pallina mi culla fino ad addormentarmi.
Come prevedibile sogno.
Anzi, faccio un incubo. Per fortuna non lo ricordo con esattezza, non appena spalanco gli occhi e mi sveglio. Sono tra le braccia di Finnick.
E’ passata qualche ora a giudicare dalle ombre nella stanza. Anche lui si è addormentato e non intendo svegliarlo. Ha la mano ancora incastrata nella mia in cerca della pallina e l’altro braccio sotto il mio collo. Non me ne sono accorta, quando l’ha fatto. Sorrido all’idea che sia un playboy nato, un po’ come suo padre. Ma adesso, qui, a me va bene così.
Faccio per spostare il braccio e rimettermi a dormire che lui si muove di scatto. Evito di svegliarlo e lascio il braccio dov’è. Mi ci riappoggio sopra e provo a riprendere sonno. Dormiamo per un altro po’, poi qualcuno bussa alla porta e ci sveglia. Sporgiamo entrambi la testa e dalla finestra in alto sulla porta scorgiamo il volto di una ragazza che ci guarda con aria seccata. Da l’idea di essere lì a bussare già da un po’.
Finnick va ad aprire e la ragazza entra immediatamente dentro sghignazzando:
-saranno sì e no venti minuti che busso a quella porta, ce n’avete messo di tempo a svegliarvi piccioncini!- esclama. Finnick sta per ribattere, ma lei continua:
-che ci mettono, nel cibo, sonniferi?-
Si gira verso di Finnick e gli stringe la mano:
-ciao, Cavaliere del Mare, sono Merope Mason, Distretto 7-
Mi alzo in piedi e seccata chiedo:
-hai bisogno di qualcosa?-
Lei mi guarda e mi da una pacchetta sulla spalla:
-ed ecco la Stella Verde. Che bei ragazzi!- dice poi allontanandosi di qualche passo per inquadrarci entrambi –siete già sulla bocca di tutti. Si fa presto con una parata come quella di due giorni fa. A me non è stato concesso, forse per il mio carattere, secondo voi?- chiede sarcastica.
-a questo giro non siamo stati molto fortunati, non è vero?- chiede poi, notando che nessuno dei due rispondeva. Assume un’aria leggermente più seria.
-direi di no- dico.
-mia sorella è a casa che sbraita. Avrebbe voluto esserci lei al posto mio, in questi Hunger Games, ma sono stata chiamata io- continua.
-tua sorella è Johanna Mason?- chiede Finnick.
-già! Spero di avere la stessa sua prontezza di riflessi. Intanto voi due, anche se non aprite mai bocca, mi state simpatici-
Rimaniamo a osservarci per qualche secondo. Poi, quando il silenzio diventa imbarazzante chiedo:
-sei arrivata oggi?- lei annuisce.
-chi è venuto con te?-
-una viziatella di nome Liana, il suo ragazzo Klinger, entrambi del distretto 8 e altri due del tuo distretto, Mellark- mi dice, proprio nel momento in cui la porta, rimasta socchiusa, si apre ed entrano due giovani biondi.
E’ allora che mi lancio addosso al ragazzo, lo abbraccio così forte che andiamo a sbattere contro il muro.
-Rue.. Rue, piano- mi dice con un risolino.
-Chays, sei tu.. non credevo che ti avrei rivisto prima dell’arena- dico, soffocando un gemito infantile.
-nemmeno io-
Lui mi accarezza e io gli prendo la mano e la stringo.
-non ti lascerò- mi dice, vedendo che rischio di iniziare a piangere.
-no, non lo farò neanche io. Ci proteggeremo, Chays- rispondo.
-e proteggeremo anche lei, vero?- mi chiede indicando la ragazza. Non l’avevo riconosciuta, quand’era entrata insieme a mio fratello, ma adesso che ce l’ho proprio davanti mi sfugge un’esclamazione. Le hanno tagliato i capelli, adesso li ha corti come quelli di Merope. Solo che sono incredibilmente biondi. Non sorride, mi guarda fissa e mi chiama per nome.
La abbraccio e le prendo le mani.
-hanno portato qui anche te, per quale motivo?- le chiedo.
-prima del bombardamento abbiamo ricevuto la notizia dell’attacco al vostro Overcraft, allora ho provato a scappare con la mia famiglia. Mi hanno catturata e tenuta prigioniera con Chays fino ad ora- risponde Jymith.
Li guardo e improvvisamente penso che nell’arena non sarò io a sopravvivere, non se voglio proteggere loro. Sono mio fratello e l’unica amica che ho nel 12 e non ho intenzione di vederli morire davanti ai miei occhi. Pian piano mi rassegno all’idea che dovrò uccidere ed essere uccisa se voglio che qualcuno dei miei cari rimanga in vita.
Mi volto verso gli altri e glieli presento. Finnick sorride appena, strano per un tipo sempre gioviale come lui. Ho l’impressione che non sappia nemmeno lui che pesci prendere davanti a persone così conosciute.
-io torno nel mio bunker, bellezze- dice Merope andando verso la porta. Prima di uscire chiede:
-alleati?-
-alleati- risponde Finnick.
Noi rimaniamo a parlare di quello che ci siamo persi l’uno dell’altro e scopro che Finnick si trova in perfetta sintonia con Jymith. Più volte le sorride e scherza con lei. Cerco di non farci caso, dicendomi che lo avrebbe fatto con qualsiasi altra ragazza. Ma man mano che passano i giorni mi rendo conto che non è così. Con Merope è schivo e si limita alle conversazioni essenziali, con me è sempre il solito e con Jymith parla come se si conoscessero da una vita.
Non dovrebbe darmi noia. Non mi da noia. Se mi volto dalla parte opposta e parlo con mio fratello passa tutto. Se continuo a guardarli sento che potrei interromperli con astio. E non voglio, perché non capisco che cosa mi spinge ad agire così. Anche Chays li guarda nervoso, eppure si trattiene dal farsi sfuggire qualsiasi frase potrebbe compromettere la nostra amicizia. Siamo tutti alleati e Jymith è una mia amica, questo è quello che conta. Finnick? Lui rimane un buon amico.
  
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