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Autore: sophie_85    17/03/2007    9 recensioni
--- EPILOGO PUBBLICATO ---
Ho provato a scrivere un ipotetico 7° libro, dato che la storia è stata scritta prima della sua uscita. E' la storia dei Harry&co. al settimo anno, passando dall'evoluzione dei loro rapporti, ad una fase più d'azione fino allo scontro finale con Voldemort. Diciamo che seguo le linee generali dei libri di zia Jo, quindi la mia storia parte con Harry dai Dursley, poi va alla Tana, e infine a scuola. La prima parte della storia è più tranquilla e romantica, mentre nella seconda parte entra in gioco l'avventura, con la ricomparsa di Piton, Malfoy e Voldemort.
Chiedo scusa se a volte i personaggi potrebbero acquisire una lieve sfumatura OOC, ma ho cercato comunque di mantenere personaggi e trama il più possibile legati a quelli di JKR, e... Spero vi piaccia! ps: il titolo con cui avevo iniziato a pubblicarla era "Harry Potter e..." e la maggiorparte delle recensioni sonon andate perse quando ho ricominciato a postarla di nuovo dall'inizio, chiedo scusa a tutti per questo.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Strinse forte gli occhi, era paralizzato, non sapeva cosa fare e quando li riaprì e vide Ginny alzare la bacchetta, sentì una voce nella sua testa

Cosa aspetti, Potter! Colpiscilo! ORA!

Harry visse la scena come a rallentatore, puntò la bacchetta verso Piton proprio mentre Ginny incominciò a pronunciare l’incantesimo.

“Sectum...”
“Stupeficium!”
“...sempra.”
“EXPELLIARMUS!”

La bacchetta volò lontano dalle mani di Ginny, Hermione si accasciò su se stessa gridando di dolore, iniziando a perdere molto sangue dalle ferite che le si stavano aprendo su tutto il corpo, mentre Piton cadeva all’indietro, inequivocabilmente morto.


- Fine capitolo -
 
 



*°*°*°*
 


Harry si precipitò da Hermione, si inginocchiò accanto a lei e prendendola tra le braccia iniziò a pronunciare con voce tremante le parole di una formula curativa. Sembrava stesse funzionando, ma appena Harry provava a smettere, le ferite si riaprivano così riprese a sussurrare quella terribile litania, mentre osservava il viso di Hermione contratto dal dolore e bagnato dalle lacrime. Era così preso da quello che stava facendo che quando la voce di Voldemort penetrò i suoi pensieri non poté fare a meno di sussultare.
“Vedo che non riesci a fermare quel piccolo, ingegnoso incantesimo di Magia Oscura... l’unico che sapeva la contromaledizione era Piton, il quale non credo proprio che sia in grado di aiutarti in questo momento. Certo, un vero mago come me o Silente potrebbero fermarla in un secondo, ma tu...” L’osservazione sulla morte di Piton e la risata di Voldemort colpirono Harry con un pugno in pieno stomaco. Lanciò uno sguardo al corpo esanime del professore e a quello di Ginny, che nel frattempo sembrava svenuta, e quando rialzò lo sguardo su Voldemort una furia cieca si era impadronita di lui, mentre continuava ininterrottamente a cullare Hermione e a pronunciare l’incantesimo, come in trance. “Bravo Harry, arrabbiati, odiami in maniera incontrollata, non farai altro che alimentare la mia potenza. A proposito, non credo proprio riuscirai a richiudere le ferite ancora per molto, anche se semplice, è Magia Oscura troppo potente. Tra poco il tuo insulso incantesimo di guarigione non servirà più a niente.”
Harry abbassò lo sguardo sulle ferite di Hermione.

Dannazione, ha ragione. Ti prego amore mio, aiutami, rimani con me, ho bisogno di te! Non lasciarmi...

“Bellatrix, procediamo con il rito.” Voldemort si avvicinò al Velo voltando le spalle ad Harry. Si posizionò esattamente di fronte al grande arco di pietra, chiuse gli occhi e abbassò il capo, iniziando a pronunciare formule dal sapore antico. Uno strano alone nero pervase lui e il Velo, mentre Bellatrix intorno spargeva ininterrottamente quello che sembrava sangue, creando un semicerchio.
Ormai Hermione non dava più cenni di reazione, era pallidissima in volto e le ferite cominciavano a non richiudersi. Anche dagli occhi di Harry ora iniziarono a scendere lacrime di rabbia e frustrazione. Il suo incantesimo stava perdendo velocemente di efficacia e il suo amore gli stava morendo tra le braccia.

Ma che diavolo...?!

Harry spalancò improvvisamente gli occhi. Le ferite di Hermione avevano iniziato a chiudersi di nuovo, definitivamente. Solo ora, con il cuore che gli batteva all’impazzata nel petto, Harry si accorse del leggero sussurro provenire accanto a lui.

PITON?
Professor Piton, Potter...”
“Ma...”

Harry lanciò uno sguardo al corpo indubbiamente morto di Piton, poi, cercando di ritrovare un minimo di lucidità, si concentrò.

“Professore, ma è davvero lei? Com’è possibile, lei è...”
 “Non sono un fantasma, Potter. Sono qui, accanto a te.”

Harry sentì un lieve colpo alla spalla, lanciò uno sguardo in direzione di Voldemort, che sembrava completamente preso nel rito, e tornò nella sua comunicazione mentale con Piton.

 “Ma... come c’è riuscito, io credevo che...”
 “In realtà quello è un Inferius. Era  uno dei Mangiamorte che era di guardia quando ero addormentato, per avvertirti tramite il sogno del rapimento. Ho finto un malore e sono riuscito a rubargli la bacchetta. L’ho dovuto eliminare e con una variante della Pozione Polisucco in fase ancora sperimentale gli ho fatto prendere il mio posto, ma non so quanto ancora durerà. Mi sono reso invisibile, e ho fatto le magie quando necessario. Speravo lo capissi da solo, non volevo mostrarmi, perché avevo paura che l’Oscuro Signore mi scoprisse, ma quando ho visto che la Weasley stava per uccidere la Granger, sono dovuto intervenire. Sembra che comunque il Signore Oscuro non si sia ancora accorto di me.”
 “Ora Hermione sta bene, vero?”
 “Ha perso molto sangue e le rimarranno alcune cicatrici, ma penso che ce la farà. Ora devi continuare a fingere di curarla e tra un po’ far credere che sia morta. Così non scoprirà che ti ho aiutato io a guarirla. In due avremo più possibilità di distruggere la sua bacchetta.”

 Mentre Harry ascoltava le parole di Piton, non poteva far altro che osservare la scena che gli si parava davanti. Ormai l’alone intorno a Voldemort stava diventando sempre più scuro, mentre continuava a ripetere incantesimi in una lingua sconosciuta. Il Signore Oscuro prese il pugnale d’argento con l’elsa a forma di serpente col quale aveva ferito Harry a Malfoy Manor, e incise la sua carne, sull’avambraccio. Con il suo stesso sangue sfiorò il contorno dell’imponente arco di pietra e, improvvisamente, il Velo iniziò ad oscillare nel verso contrario, come se, nonostante l’aria tutta intorno fosse statica in maniera inquietante, un vento invisibile avesse preso a soffiare nel senso opposto.
“Bellatrix, sai cosa devi fare...” La voce di Voldemort sembrava provenire dall’oltretomba.
“Sì, mio signore...” Bellatrix si diresse verso il gruppo di persone che si trovava dall’altro lato della stanza, puntò la bacchetta contro di loro e grido “IMPERIO.”
Dopo la Maledizione Senza Perdono, le cinque persone si avvicinarono in ordine, fino ad affiancarsi all’arco di pietra. Voldemort riprese a sussurrare un incantesimo, mentre Bellatrix ordinava uno per uno ai Mangiamorte di attraversare il Velo.

“Professore, dobbiamo fermarli... se Voldemort dovesse riuscire a finire l’evocazione, per noi sarebbe la fine.”
“Non fare mosse azzardate, Potter, e abbassa lo sguardo. Potrebbe insospettirsi. E’ troppo presto per intervenire.”
“Ma stanno già al quarto sacrificio. Se...”
“Non discutere. Aspetta che abbia finito di sacrificare tutti i suoi seguaci. Sono solo dei nemici in meno. Inoltre, per recitare la formula finale dell’evocazione deve necessariamente pronunciarla tenendo le mani sul bordo dell’arco.”
“Ma ne è sicuro?”
“Sì. Ho sentito quando spiegava il rito a Bellatrix, ieri notte. Tieniti pronto e non discutere. Tra poco dovrai fingere che la tua ragazza sia morta e dovrai essere piuttosto convincente. Ma tanto tu sei molto bravo a mentire, quindi non dovrebbe risultarti difficile.”

“Mio Signore... manca il sesto sacrificio. Aveva detto che voleva utilizzare Piton, ma ormai è morto.”
Voldemort fece un ghigno. “Sarebbe stata la giusta fine per Severus, ma purtroppo ci ha già pensato il nostro Harry a fare giustizia per noi. Quindi, mia cara, credo che sia arrivato il momento di dimostrare la tua fedeltà al tuo Signore.”
Bellatrix improvvisamente impallidì. “M-ma... vuole dire che dovrei essere io... Non potremmo usare la Mezzosangue, o la Weasley?”
“Sporcare la mia evocazione con il sacrificio di una babbanofila o di una Mezzosangue...”
Bellatrix ormai aveva iniziato a tremare e la sua voce divenne sempre più acuta “Ma tutti quelli sacrificati erano dei traditori, ho sacrificato mia sorella per Voi.”
Il ghigno di Voldemort si allargò. “Appunto... Hai sacrificato tua sorella per me e non raccogli l’onore di poter sacrificare la tua stessa vita? Hai sempre ribadito la tua lealtà, tu, che ti dichiaravi la mia serva più leale, ora ti tiri indietro?”
Bellatrix smise di tremare. Una luce folle le accese gli occhi, il viso, più pallido del solito, sembrava privo di vita dal contrasto con i folti capelli corvino.
“Io sono e sarò sempre la sua serva più fedele... fino in fondo.” E a testa alta attraversò l’arco. Harry avrebbe giurato di aver scorto su quelle guance la luce di una lacrima.  
Voldemort si alzò e invece di poggiare le mani sull’arco e concludere il rito, si girò verso Harry, ridendo. Il suono che emise era davvero sinistro, una luce strana negli occhi.

 E’ il momento...

Harry alzò lo sguardo su di lui. Cercava di sembrare il più disperato e arrabbiato possibile, non che gli ci volesse molto, e intanto cercava di mantenere la mente lucida. Sapere che in fondo Hermione non rischiava più la fine certa lo tranquillizzava e gli permetteva di raccogliere concentrazione sufficiente per sostenere un eventuale scontro.
“Lo vedi perché vincerò io alla fine? L’amore... vi rende così infinitamente prevedibili. I sentimenti ti annebbiano, non ti permettono di valutare le situazioni in maniera razionale. Quella sciocca non ci ha pensato due volte ad ammazzarsi, solo perché gliel’ho chiesto io. E tu... per seguire i tuoi buoni propositi, il tuo animo nobile, hai lasciato passare del tempo prezioso. Uccidendo subito il tuo professore, avresti salvato la ragazza e invece adesso hai entrambi sulla coscienza... Che inutile debolezza.” Un’altra risata, ancora più cattiva, gli deformo il viso, fino a renderlo quasi raccapricciante. Della bellezza che possedeva un tempo era svanita ogni traccia  e sembrava che l’alone nero che l’aveva avvolto fino a un momento prima l’avesse reso, se possibile, ancora meno umano. “Allora Potter, che hai intenzione di fare, eh?”
Harry respirò a fondo. Doveva attaccare, subito.

“Professore, mi è venuta in mente un’idea, ma mi deve aiutare... Ora le spiego...”

E mentre spiegava brevemente la sua idea a Piton, balzò in avanti stupendo Voldemort, si mosse rapido e mentre correva un raggio dorato partì dalla sua bacchetta. Il Signore Oscuro ghignò nel vedere un incantesimo così debole, fece un pigro gesto con il polso, ma quando l’incantesimo di Harry colpì il suo Protego si sprigionò una luce abbagliante ed un boato potentissimo. Rimase confuso tanto da non vedere Harry che gli era praticamente addosso e che gli diede una spallata. Nel cadere a terra, a Voldemort gli scivolò la bacchetta di mano. Harry si slanciò verso la bacchetta ma il suo avversario lo afferro per la caviglia, facendolo cadere.
“Accio.” E la bacchetta tornò nelle mani del suo proprietario. “Sei un stupido, Potter. Non dovresti neanche solo pensare di sfidarmi... te la farò pagare... Crucio.”
Ma Harry ormai era completamente concentrato su ogni suo movimento, rotolando di lato schivò la maledizione, si rialzò e riprese a correre verso Voldemort, lanciandogli di nuovo il raggio dorato.
“Due volte lo stesso incantesimo, Potter? Sei prevedibile. Crucio.”
Harry sorrise mentre il Signore Oscuro intercettava con la Maledizione Senza Perdono il suo incantesimo trappola: infatti invece dell’incantesimo di prima, partì un violentissimo Incantesimo Penetrante che colpì Voldemort alla spalla destra, perforandogliela da parte a parte.
“Argh…”
“Mai sottovalutare un avversario.” disse Harry ghignando.
“Infatti.” Voldemort passò la bacchetta dalla destra alla sinistra e poi sferzò l’aria lanciando di nuovo l’incantesimo che aveva usato nello scontro precedente. Harry si fermò.

Non di nuovo.

Tese la mano sinistra e la destra con la bacchetta davanti a sé, poi si concentrò intensamente incanalando tutte i suoi sentimenti negativi in uno muro di energia, contro il quale l’incantesimo di Voldemort  si perse.
“Due volte lo stesso incantesimo, Riddle? Sei prevedibile.”
Voldemort rise di nuovo, una risata amara, guardando però con un pizzico di rispetto in più il ragazzo che aveva davanti a sé. Era veramente in gamba per essere un diciassettenne. Tuttavia, con un tono sprezzante l’apostrofò “Ma che bravo. Siamo davvero migliorati rispetto all’ultima volta che ti ho visto al Ministero, ma nonostante tutti i tuoi sforzi, non riuscirai mai a sconfiggermi. E anche se, nel caso impossibile, dovessi riuscire a ferirmi, che cosa speri di ottenere? Quel trucchetto di prima non funzionerà ancora. Non avrai mai la mia bacchetta e finché avrò l’ultimo Horcrux tra le mie mani, tu non puoi niente.”
“Ne sei proprio sicuro?” Una strana luce accese lo sguardo smeraldino di Harry, prima che chiudesse gli occhi. Tenendo stretta la sua bacchetta tra le mani, creo una specie di scudo intorno a sé ed iniziò a pronunciare a bassa voce e ad occhi chiusi un’antica formula:

“Io, che invertii il verso d’entrata con l’uscita, porgendo il Sangue Vate e sacrificando anime per l’equilibrio del piano astrale...”

“Che cosa avresti intenzione di fare? Povero illuso, non lo sai che per evocare un’anima devi essere a contatto con l’arco? Stupeficium!” Ma l’incantesimo rimbalzò e Harry continuò il rito.

“...Io, che sacrificai il mio stesso sangue per la tua invocazione, ti chiedo di unirti a me, Frank Bryce...”
 
Nel sentire quel nome, Voldemort impallidì. Sentì la sua bacchetta tremargli tra le mani e capì che qualcosa non andava. “Chi ti sta aiutando?” si girò verso le ragazze per vedere se erano ancora lì, quando il suo sguardo cadde sul corpo che doveva essere di Piton. La Pozione Polisucco aveva perso di efficacia e il Mangiamorte era tornato al suo vero aspetto. Solo allora Voldemort, come prima Harry, si rese conto del sussurro che proveniva da accanto al Velo. Piton era lì, ancora invisibile, e stava ripetendo le parole di Harry. Quando il Signore Oscuro prese coscienza di quello che stava succedendo, ormai Harry e Piton stavano concludendo la formula di richiamo.

“...ti chiedo di tornare dal limbo, ti chiedo di tornare ospitato dal mio corpo, ti chiedo di tornare legato indissolubilmente alla mia vita.”

“...ti chiedo di tornare dal limbo, ti chiedo di tornare ospitato dal mio corpo, ti chiedo di tornare legato indissolubilmente alla mia vita.”

Un alone perlaceo fuoriuscì come un soffio dal Velo e nello stesso istante una luce accecante emerse dalla bacchetta del Signore Oscuro. L’anima attraversò la stanza, si diradò e cadde, come una leggera pioggia, sul corpo di Voldemort e nello stesso medesimo istante la luce che stava scaturendo dalla sua bacchetta si estinse.
Harry e Piton erano riusciti a concludere al posto del Signore Oscuro il rito di richiamo, portando indietro l’anima con la quale Voldemort per l’ultima volta scisse la sua. Erano riusciti in un certo senso a distruggere l’ultimo Horcrux.

   
 
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