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Autore: Emrys    02/09/2012    1 recensioni
Ilaria studiò il locale con occhio critico, sulle labbra le apparve un sorriso fugace e per qualche minuto si lasciò cullare dalla musica. Il Blood Moon le trasmetteva sempre una sensazione rivitalizzante, era grande poco più di una quarantina di metri quadri, aveva cupe decorazioni gotiche e praticamente ogni settimana riusciva a riempirsi come una scatola di sardine.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Castar seguì la corrente ascensionale e planò sul tetto del palazzo, rimanendo in attesa per qualche minuto: era teso quanto una corda di violino, ma rimandare non avrebbe certo migliorato la situazione. Si fece coraggio e piegato il ginocchio portò il palmo sinistro a contatto con le tegole. Mosse l’indice con la maestria di un pittore e in poco più di tre minuti completò quattro segni diversi. “Castar vi chiede udienza.” Non ricevette subito risposta, tuttavia dopo alcuni minuti percepì la presenza dei quattro Anziani che si solidificava davanti a lui: ombre apparentemente innocue, ricolme di un potere antico quanto devastante.

“Castar, sono felice che tu abbia riflettuto sul tuo comportamento.” La voce di Anyel trasmetteva sempre una sensazione di protezione mista a timore. “L’amicizia è una gran cosa, però non si deve mai dimenticare a chi si deve la propria lealtà.” Con il suo filosofeggiare distaccato Riel era inconfondibile. “Se chi perde la strada non è più recuperabile, il nostro dovere ci impone di eliminarlo. Le sue azioni non devono intaccare il ricordo della persona che era prima.” Pratico e secco, Meiel preferiva sempre i fatti alle parole. “In cosa possiamo aiutarti, fratello ritornato all’ovile?” L’ultima voce era intrisa d’ambiguità, Caiel non si smentiva mai. Lui inghiottì a vuoto e dopo un ultimo istante di silenzio si fece coraggio. “Sono giunto al vostro cospetto per comunicare notizie infauste, per quanto io stesso stenti a crederci l’energia del sommo Sihel è scomparsa. Ho provato a cercarlo, ma senza successo.” Per risposta ricevette soltanto silenzio, così andò avanti. “Purtroppo sono riuscito soltanto a scoprire che aveva intenzione di corrompere un umano per togliere la ragazza. Anche quell’umano sembra sparito nel nulla.” “Lo avrebbe eliminato un essere umano? Pensi che una di quelle scimmie sia sul serio in grado di uccidere uno della nostra razza?” Meiel sbuffò sarcastico, loro erano superiori e non era concepibile che degli insetti potessero ostacolarli con successo. “Anch’io dubito che sia possibile, ma non ho risposte.” “Non ne hai bisogno: se è in grado tornerà, altrimenti possiamo sempre eleggere un altro quinto.” Anyel non faceva trapelare la più piccola emozione, eppure il suo messaggio era chiaro, cristallino: nessuno è insostituibile. “Ho paura di osare, capisco quanto la situazione sia tesa, ma vorrei chiedervi il permesso di occuparmi personalmente di Eric. Desidero testare il suo potere, può esserci sempre lui dietro la sparizione del sommo Sihel. È pur sempre una possibilità.” Le ombre si consultarono tra loro e scomparvero una dopo l’altra, in breve sul tetto rimasero soltanto Castar e l’ultima delle ombre. “Sei una fonte continua di sorprese, Castar, hai il nostro permesso.” Anyel era divertito dalla situazione e dopo un attimo raggiunse gli altri Anziani. Castar si permise di respirare in maniera tranquilla e scese in strada: i quattro avevano preso fin troppo bene la scomparsa di Sihel e adesso la mossa successiva spettava a lui.

 §§§

 Aveva lasciato l’ospedale in cui era ricoverato Frank da poco più di un’ora, inizialmente credeva che quelle sensazioni gli fossero provocate dal luogo, eppure l’inquietudine non accennava ad abbandonarlo: aveva rilevato la sua natura a degli esseri umani, aveva infranto uno dei più alti tabù della sua gente, ma non poteva dare per scontato che avrebbe portato soltanto conseguenze negative. Frank era una brava persona che si era trovato per caso in mezzo ai loro scontri e aveva perso la moglie, rischiando che anche sua figlia lasciasse questo mondo. Meritava di ricevere una spiegazione, per quanto la sua fosse stata piuttosto parziale. Quel Maxwell, poi, gli era sembrato una persona affidabile.
Poteva tornare in città in pochi secondi, eppure provava un bisogno lancinante di volare. Sentire la brezza accarezzargli la pelle gli trasmetteva un misto di libertà e leggerezza, per non parlare di come quel contatto l’aiutasse a riflettere in modo più lucido. E dopo gli eventi degli ultimi giorni aveva molte cose su cui farlo.

 §§§

 Il rollio del treno ricordava leggermente il modo con cui una madre cullava amorevolmente i propri bambini, per questo Maxwell non si meravigliò più di tanto nello scoprire che Ilaria aveva ceduto al sonno dopo appena dieci minuti di viaggio. Teneva la testa sulla sua spalla e le ispirava un’infinita tenerezza. La sua amica era stata spinta in mezzo a un casino soprannaturale, fin da adolescente, e soltanto negli ultimi giorni aveva avuto modo di rendersene conto sul serio. Come se ciò non bastasse, la morte di sua nonna, l’incendio della casa di cura e  il rischio di perdere anche l’ultimo genitore rimastole erano stati una bella batosta da metabolizzare. Lui stesso era agitato quanto uno scolaretto e aveva assistito soltanto allo scontro tra quei due esseri alati. Almeno nessuno di loro era crollato in preda a una crisi isterica, altrimenti sai che tormentoni ne sarebbero venuti fuori ! Le labbra di Maxwell si distesero in un sorriso, lui chiuse gli occhi e si abbandonò al ritmo ipnotico del vagone.

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 Emily studiò per l’ennesima volta il tabellone degli arrivi, sbuffò incrociando le braccia al petto e con quel movimento liberò il bracciale di Luke dalla manica lunga. Lily era al suo fianco, aveva appena messo il burro di cacao e stirandosi come una pantera annoiata teneva le braccia levate verso il cielo. Aveva temuto di arrivare tardi, ma alla fine erano in anticipo di una buona mezz’ora e li si sentiva in balia di una noia mortale. Emily era una sua ottima amica, era innegabile, però a suo dire a volte era anche troppo seria e inquadrata. Non vedeva l’ora di riabbracciare l’Ila, così da riferirle tutte le voci e i succosi pettegolezzi che si era persa su Luke e gli altri. “Vedrai che ora arriva.” Emily riusciva a sentire l’irrequietezza della compagna e doveva ammettere che lei stessa era un poco agitata: Ilaria era sparita all’improvviso, a causa di problemi familiari, e non si era fatta viva se non per comunicare il momento del rientro. Non sapeva se alla fine era riuscita a sistemare la situazione e, per quanto si sforzasse, non riusciva a impedirsi di essere preoccupata. – IN ARRIVO SUL BINARIO TRE IL TRENO REGIONALE … - L’annuncio fu sufficiente a richiamarle dall’apatia, prima ancora che l’altoparlante si zittisse stavano entrambe correndo verso il binario d’arrivo.

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Ilaria riaprì gli occhi a cinque minuti dalla stazione. Dopo un iniziale momento di smarrimento, si mise in piedi e allora si accorse di aver sbavato nel sonno. Tirò fuori un fazzoletto e provò subito a pulire la giacca di Maxwell. Lui continuò a fingere di dormire, godendosi la scena, ma dopo un minuto non ce la fece più e la fermò, dandole un buffetto. “Dormito bene?” “Scusa, scusa, scusa. Non volevo rovinarti la giacca !” La sua risata la fece imbronciare, Ilaria andò a sciacquarsi la faccia e quando ritornò si avviò con Maxwell verso l’uscita. “Max bello, non mi starai diventando sentimentale?” Lui non le rispose e all’ultimo momento si scansò di lato, godendosi la scena in cui Emily e Lily la travolgevano in un abbraccio comune. Il vortice di gridolini isterici lo fece sogghignare, strinse il trio in un abbraccio da orso e adducendo come scusa il dover tener d’occhio il Blood Moon le lasciò sole. “Così ti sei fatta accompagnare da Max, eh?” Il tono provocatorio di Lily fece subito scattare lo sguardo di Emily verso il soffitto e Ilaria le abbracciò commossa: quelle due erano per lei come una seconda famiglia. “Hai passato gli ultimi giorni ad organizzarmi una lista di appuntamenti?” “Vedremo, vedremo. Devi capire che il mercato è aperto e mica posso permettermi di passarti indicazioni su ragazzi con cui avremmo un interesse comune.” Aveva assunto una sorta di tono professionale, da addetta ai cuori solitari, e in quell’istante Emily le sussurrò all’orecchio: “Ti rendi conto con chi mi hai lasciato? Mi ha proposto ogni genere di amante, addirittura il figlio del lattaio !” Erano diverse, come il giorno e la notte, ed erano le sue migliori amiche.

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 Eric era riuscito a sentire solo un sibilo sommesso e l’attimo dopo si era trovato steso sul marciapiede. I suoi pensieri l’avevano distratto, si era fatto cogliere di sorpresa, e alzando lo sguardo si trovo davanti ad una figura incappucciata. “Suppongo che non ci sia modo di parlarne, vero?” L’altro grugnì e fece apparire una spada luminosa, il tempo si fermò per un’interminabile minuto e poi lo sconosciuto investì Eric con una serie alternata di affondi e fendenti elaborati. “Non c’è male, però se speri di sopravvivere a questa guerra dovrai fare di meglio !” La sua voce era innaturalmente rauca, probabilmente contraffatta tuttavia, quando all’ennesimo incrocio di spada Eric si ritrovò con le spalle al muro, riuscì a vederlo in faccia per una breve frazione di secondo: era Castar. Stava duellando con Castar? Era una cosa ai limiti dell’inverosimile, la prova finale di come il mondo si era capovolto?
-Continua a combattere, ci stanno tenendo sotto controllo- La voce lo aveva raggiunto senza che Castar muovesse le labbra, il contatto mentale era una delle specialità del suo vecchio amico. “Perché?” “Per i traditori non esiste il perdono !” –Stiamo danzando proprio bene, potremmo presentarci al prossimo concorso di ballo. Sihel è scomparso e nei ranghi si vocifera che sia stato steso da un semplice umano, amico della tua ragazzina.-
Eric era scioccato, stava forse parlando del giovane che l’aveva liberato? Allora fu sorpreso da un pugno al ventre. “Sveglia, dobbiamo essere perfetti.” La frase era stata mormorata tra i denti e subito dopo ripresero lo scambio di colpi. Tempo una ventina di minuti e Castar saltò, facendo una capriola all’indietro, finse di cadere in malo modo e insultò Eric ancora una volta. Gli lanciò contro la lama di energia e scappò via ad ali spalancate. Eric lo fissò fino a che non scomparve, si asciugò il labbro ferito con la manica della maglia e si lasciò andare con un gemito di frustrazione.
L’amico era stato un genio a utilizzare il finto scontro per scambiarsi informazioni: il contatto mentale era un mezzo comodo e silenzioso, ma a Castar occorreva essere ad una distanza minima per eseguirlo. L’idea che Sihel fosse sparito nel nulla gli sembrava comunque strana e la storia dell’umano gli ricordava fin troppo quell’umano. Aveva detto di chiamarsi Luke e si era dimostrato sorprendente, tuttavia l’ultima volta che lo aveva visto sembrava parecchio male in arnese. Sperava sinceramente che avesse trovato il modo di cavarsela.

   
 
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