Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Finnick_    02/09/2012    4 recensioni
Panem: i Giochi non esistono più. Capitol City è stata sconfitta.
E' la verità? Oppure l'attuale governo mantiene ancora fredde apparenze che facilitano la rinascita di una nuova generazione?
Mellark-Everdeen, Odair-Cresta. I ragazzi di una generazione che sfiderà la nuova Capitol 13.
Che gli Hunger Games risorgano, tributi.
Ambientazione: dopo "Il canto della rivolta".
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Passano i giorni. Più ne trascorrono più tributi arrivano. In totale quattro giorni ad aspettare di essere al completo. Un’attesa estenuante, continuamente riarsi dalla paura di essere tutti e di essere caricati sull’ultimo treno. Il giorno dopo l’arrivo di mio fratello e Jymith arrivano due tributi del distretto 2, una ragazzina di poco più di dodici anni e un ragazzo grande e grosso dai capelli biondi, e quelli dell’11.
Il ragazzo dell’11 si chiama Denton. È un tipo strano, sta sempre sulla difensiva. Non saluta nessuno, ma a me ha rivolto un mezzo sorriso dalla sua finestra. Forse l’ho visto per sbaglio, ma deve conoscermi, dopo la Parata della Memoria.
Io e Finnick siamo seduti al tavolo nel mezzo alla nostra stanza e facciamo rotolare la pallina di stoffa da un capo all’altro.
-ci daranno l’opportunità di salutare le nostre famiglie?- chiedo continuando a seguire il movimento dell’oggetto rotondo.
-non credo. Il tempo per farlo l’abbiamo avuto- risponde. Ripenso a come ho evitato mia madre e gli altri prima di andare da Finnick, sei giorni fa e mi rimorde la coscienza. Non vedrò mai più nessuno di loro e non li ho voluti nemmeno salutare. Loro, che di colpe non ne hanno. Non le hanno mai avute. Katniss, Gale, Haymitch. Ho parlato solo con mio padre.
-ho sentito dire che l’addestramento prima dei Giochi sarà dimezzato- dice Finnick –non più quattro giorni, ma due-
-che fretta che hanno! Non vedono l’ora di farci sparire dalla faccia della terra- sentenzio stizzita.
-non ci uccideremo, Rue- dice Finnick, dopo aver riflettuto un po’.
-che intendi?-
-io non ucciderò né te, ne tuo fratello, né la vostra amica. Tantomeno Merope. Siamo alleati e vivremo-
-non è possibile- replico – c’è un solo vincitore, alla fine degli Hunger Games-
-beh, non l’avranno!- esclama tirando un pugno sul tavolo. Si alza, va alla finestra e si passa una mano sulla faccia. Oggi arriva il treno. Quello che dovrà portarci ai nostri alloggi nel Distretto 4, perché ormai siamo ventiquattro.
-io so che farò una cosa sola: proteggere mio fratello e Jymith, il resto non conta- dico.
Finnick si volta di scatto: -certo che la proteggerò!-
Mi si smorzano le parole in gola. La proteggerà. Ovviamente si riferisce a Jymith. Non posso fare a meno che sentirmi messa da parte, anche se non so esattamente perché.
-ti piace, vero?- chiedo sussurrando. Lo voglio sapere, da qualche giorno. Rischio una brusca risposta, invece Finnick si siede di nuovo di fronte a me e mi dice:
-non c’entra niente l’amore. Lei è la figlia di una ragazza che mio padre salvò da Capitol City-
Rimango ammutolita. La prima cosa che mi si dipinge in faccia è l’irritazione di aver di nuovo sbagliato mira. Poi l’imbarazzo lascia spazio allo stupore. Prima di tutto non sapevo che suo padre avesse salvato qualcuno da Capitol City e poi.. Jymith non l’ha mai detto né a me né a mio fratello.
-era una ragazza al servizio di un gruppo di Pacificatori di Capitol City, me lo ha raccontato mia madre. Nella guerra finale mio padre la strappò dalle grinfie di uno di loro e la mandò al campo che avevano appostato poco lontano dalla città. Da lì è venuta a vivere nel 12. Ho scoperto che lei è sua figlia solo parlando dei nostri genitori-
Non so cosa dire. Potrei dire qualunque sciocchezza aprendo bocca, perché non so davvero come esprimermi. Finnick Odair aveva anche salvato una ragazza e adesso sua figlia è l’unica amica che mi sono fatta nel mio distretto. Ed è morto in quel modo atroce. Capitol 13, adesso, ha trovato il modo di sopprimere anche suo figlio. Non lo posso permettere. Aggiungo mentalmente Finnick alla lista delle persone da proteggere, anche se sono consapevole che saprà cavarsela bene da solo.
-scusa, non sapevo..- tento di rimediare.
-non fa niente-
In quel momento entra un uomo vestito di bianco che ci dice di prepararci, perché il treno arriverà tra pochi minuti. Non abbiamo il tempo di predisporci psicologicamente. Raccogliamo le nostre poche cose, tra cui la pallina di stoffa e siamo fuori, sulla banchina ad aspettare il treno.
Pian piano escono anche tutti gli altri tributi. Mio fratello, Jymith e Merope vengono verso di noi e prima di poter iniziare un qualunque discorso si aggiunge un ragazzo moro. A passi pesanti viene incontro a me e Finnick e ci punta il dito contro. Gli leggo la rabbia negli occhi.
-eccoli! Siete voi i colpevoli, lo sapete?- dice quasi gridando.
-ehi, calma..- prova Finnick. Ma lui non si fa zittire:
-è colpa vostra se anch’io sono qui e non vedrò più la mia famiglia. Il Distretto 10 tiferà per me, sappiatelo, non certo per voi, assassini!- ora sta urlando.
Tutti i tributi e le guardie si voltano verso di noi.
-solo se morirete noi vivremo in pace e io vi prometto che accadrà- continua il ragazzo, sempre più impetuoso. Non ho possibilità di replicare perché probabilmente riuscirei solo a provocare una reazione violenta e nessuno mi toglierebbe un cazzotto dalla faccia.
Deve intervenire una donna vestita di bianco a portarlo via e mentre se ne va, ci ripunta il dito contro:
-ci vediamo nell’arena, ricordatevelo-
Noi rimaniamo per un attimo a osservarlo mentre viene portato via da noi. Poi sentiamo il treno arrivare veloce e frenare lentamente. Montiamo sul vagone che abbiamo davanti e stranamente non veniamo divisi. Credo che sia il solo gesto di civiltà che ci viene mostrato.
Non ci vuole grande fantasia per descrivere il nostro vagone. Non c’è una camera da letto, perché viaggeremo solo oggi, tutto il giorno e arriveremo al Distretto 4 a notte inoltrata. Per il resto, questo treno è tristemente illuminato di ogni tipo di lusso: dai cibi prelibati accatastati sui tavolini, ai divani in pelle di tutti i colori. Finestrini lunghi e spaziosi lasciano entrare la grigia luce di questo giorno bigio.
Veniamo scortati fino a delle poltrone poste in cerchio. Quando ci sediamo ci accorgiamo che due posti rimangono vuoti.
-chi deve arrivare ancora?- chiede mio fratello, seduto alla mia sinistra.
-suppongo che tra qualche secondo vedremo spuntare due mentori che varranno per tutti noi- dice Finnick, alla mia destra.
-sono andati a risparmio anche sui nostri preparatori, oltre che sui giorni di allenamento?- chiede Merope risentita.
In effetti è esattamente quello che hanno fatto, come ci spiegheranno i nostri due mentori. Tutti e ventiquattro i tributi sono stati divisi in quattro gruppi da cinque e uno da quattro, ognuno con due mentori per tutto il gruppo di ragazzi. Chi sono i nostri? Haymitch e Aldous. Sì, il mio stilista dal perenne tailleur blu, vincitore dei 73esimi Hunger Games. Passato lo stupore del momento torniamo a concentrarci per quanto possibile sulla situazione presente. Haymitch e Aldous ci spiegano, per tutta la durata del viaggio, le linee fondamentali della nostra breve ed intensa gita al Distretto 4. Pare che la Paylor e la Coin si siano parlate e che l’attuale presidente, per evitare lo scoppio della guerra per cui ci siamo “immolati”, abbia permesso che i Giochi si svolgano alla maniera di Snow, esclusi tagli e lievi modifiche apportate sulla quantità ( il tempo per gli allenamenti e la due mentori ogni cinque tributi ). Ci dicono che al nostro arrivo al Distretto 4io e Finnick rimarremo ognuno nella propria stanza, aspettando che gli altri 22 tributi abbiano concluso la loro preparazione scenica. Perché? Perché noi il nostro momento di gloria l’abbiamo già avuto e, per non svantaggiare gli altri, questa volta dobbiamo sopportare una settimana di preparazione psicologica.
Già. Ritengono che siamo stati troppo frustrati e ci concedono uno psicologo a testa che ci riordini le idee (quale privilegio!). Mentre Haymitch e Aldous parlano io e mio fratello ci prendiamo il lusso di ammirare il paesaggio. E c’è da considerare che, a causa della velocità del treno, l’esterno risulta una magra successione di tutte le tonalità di verde che la natura offre. Probabilmente i nostri mentori continuano a spiegare quali meraviglie troveremo fra il Distretto 4 e il 5, ma la mia mente ormai è volata altrove.
 
Così come mi succede in tutta la settimana a venire. Risulto completamente apatica ad ogni tentativo di socializzazione nei miei confronti. Parlo solo con Chays che è nella mia stessa stanza del palazzo del 4 e scambio qualche parola con Jymith e Merope. Finnick non si vede mai, si fa assorbire completamente dalla sua psicologa, che io per altro ignoro palesemente, recludendosi in camera in chissà quali pensieri. I primi giorni, quando mio fratello veniva portato via dal suo staff di preparatori, io stavo in attesa di sentir bussare alla porta, veder comparire Finnick e passare il tempo in un modo che si sarebbe fatto venire in mente sul momento. Poi c’ho rinunciato. Ho cominciato a guardare la mia psicologa con aria interrogativa, stringendo la pallina in mano.
Lo faccio ancora adesso, nel mio letto. Il tempo che mi è rimasto da vivere si accorcia sempre di più. È oggettivo. Fisso il vuoto ad occhi spalancati. E’ notte e come ovvio non riesco a dormire. Un giorno. Ecco quanto tempo mi è rimasto. Sono già passati anche i due giorni di addestramento. Proprio stasera su tutte le tv della nazione sono apparsi i nostri risultati, decretati da nuovi strateghi preparati in segreto solo per questo momento. Altra costrizione che la Paylor ha dovuto accettare: ha ceduto la rete tv alla Coin per presentare i nostri voti. Non c’era Caesar Flinckerman  a presentare. A dire il vero non c’era nessuno, solo una voce fuori campo che annunciava i voti che ognuno di noi ha ottenuto. Il ragazzo che aggredì me e Finnick il giorno della partenza dal Distretto Madre proviene dal Distretto 10, si chiama Grun ed ha ottenuto 10 punti. I tributi dell’1 e del 2 hanno ottenuto tutti e quattro 8 punti, quelli del 3, 4 e 5 punti, Finnick 9 punti, i tributi del 6 entrambi 5 punti, Merope 10, io e Chays 9 e Jymith 6. Non avrebbero potuto darle di più. Domani, invece, c’è l’intervista. Con la voglia di vivere che adesso proprio non ho, il pensiero di quell’ultima apparizione prima dell’arena mi da la nausea. Continuo a stringere la pallina e col cuore in gola mi ritrovo a sperare che tutto questo finisca il prima possibile, nel bene o nel male.
Guardo fuori dalla finestra e vedo il mare.
Questo palazzo non ha niente in comune con quello del Distretto Madre, immerso nel lusso sfrenato. È semplice. In pietra e travi di legno. Non è molto grande e a volte credo di sentire lo squittio dei topi. Se non altro vedo il mare. Non l’avevo mai visto dal vivo, solo in televisione. Adesso uno spesso strato di vetro mi divide dal suo tocco. Guardo le lievi onde infrangersi sulla sabbia chiara e penso che toccare quell’acqua salata, per me, adesso, sarebbe un sollievo di non poco conto. Mentre guardo fuori vedo che dalla spiaggia si alza una luce opaca. Qualcuno ha acceso un fuoco.
Combatto contro la voglia di rimanere a letto e fissare il buio e mi alzo. Mi avvicino alla finestra e scorgo la sagoma di qualcuno che agita le braccia nella mia direzione. Alla luce traballante del fuoco riconosco Finnick che mi fa segno di raggiungerlo.
Esito un attimo, poi penso che se proprio devo morire tra qualche giorno, devo cercare di godermi quel poco che mi rimane. Mi sento chiamare per nome. Il Finnick che conoscevo, così tanto amante della vita, è tornato. Se ne era andato per qualche giorno, così come me ne ero andata io. Ma adesso è qui. Siamo qui.
Scompaio alla sua vista e sgattaiolo silenziosa fuori dall’appartamento. Scendo le scale e mi ritrovo in spiaggia. Mi tolgo le scarpe e la sensazione della sabbia morbida fra le dita dei piedi mi rilassa in un modo straordinario. E’ fresca, la consistenza è strana.
Finnick è in piedi sulla riva, mi guarda e aspetta con le mani sui fianchi. Indossa solo il costume. Le onde si infrangono dolci sulle sue caviglie. Mi avvicino arrancando sulla sabbia. Supero il falò e quando solo vicina Finnick mi allunga una mano. Finalmente anche i miei piedi adesso sono immersi nell’acqua. Fresca. Rigenerante. Molto più di come mi ero immaginata. Rimango un attimo lì, sospirando. È una serata splendida: il cielo è colmo di stelle che disegnano strani motivi sulla volta nera, il mare è piatto come una tavola e si estende per uno spazio immenso. Poco dietro di noi il falò brucia scoppiettando e proietta le nostre ombre, come buffe pennellate, sulla superficie dell’acqua.
-chissà cosa c’è oltre l’orizzonte- dico senza distogliere lo sguardo. E’ la che vorrei andare, oltre il mondo che conosco e ricominciare a vivere con le persone che amo. Occhi lucidi, sento il solito magone in gola. Tutto questo, la vita stessa, stroncato brutalmente dagli Hunger Games. Con un tuffo al cuore che non sono capace di giustificare, sento che Finnick mi abbraccia alle spalle. Le sue mani si congiungono davanti, chiudendomi fra le sue braccia.
-Rue- mi chiama. Comincio a sentire nello stomaco quella strana sensazione che mia madre dice di provare per mio padre.
-possiamo farcela sai?- dice, mentre il suo petto nudo si avvicina alla mia schiena.
-cosa?- chiedo bisbigliando. Ho il terrore che la mia voce si incrini per la forte emozione.
-vincere. Come fecero i nostri genitori nell’ultima edizione dei Giochi- dice lui.
-io ho mio fratello e Jymith- rispondo.
-escogiteremo qualcosa. Se non possiamo far esplodere di nuovo il campo di forza, ci inventeremo qualcos’altro- continua lui deciso.
-Finnick, io..- mi volto e incrocio il suo sguardo, vicinissimo al mio. Lui mi zittisce mettendomi un dito sulle labbra. Ecco. Adesso non riesco nemmeno a respirare. Mi si è bloccato ogni muscolo. Non so cosa pensare fino al momento in cui mi bacia.
 
Adesso, invece, lo so. So che è la prima volta, per me, e che vorrei non finisse mai. E all’inizio sembra proprio che nessuno dei due abbia intenzione di staccarsi. Quando lo facciamo ci guardiamo un secondo negli occhi, poi ci appoggiamo fronte a fronte. Il mio naso sfiora il suo. Il respiro è corto, ma controllato. Almeno sembra. Il suo corpo illuminato alle spalle dalla luce del fuoco mi sembra perfetto. Adesso so il perché di tutto. E il perché che ho sempre cercato è lui.
-non ti lascerò morire nell’arena- sussurra. Le mie mani sono sulle sue spalle e le sue sulle mie.
-Ti sbagli- dico, mentre sento il suo corpo irrigidirsi –sono io che non lascerò morire te-
Le ultime parole.
Nessun altro bacio.
Solo il buio e noi due.
Sulla spiaggia. L’ultima notte. Prima che tutto abbia fine. O inizio.
 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Finnick_