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Autore: Kysa    17/03/2007    2 recensioni
Terza parte della saga, signori e signore. La battaglia fra Harry Potter e i Mangiamorte subisce nuove mutazioni con l'entrata in scena di personaggi ambigui che minacciano la nuova vita del bambino sopravvissuto, mentre il giovane Tom Riddle, ormai al suo ultimo anno a Hogwarts, rischia di rovinare la sua esistenza per colpa del suo passato. Ancora Harry Potter e i suoi compagni nell'ennesima guerra, in uno sfondo di amori e tragici avvenimenti. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Morti.
Erano tutti morti.
Si può guardare qualcuno morire e non fare nulla?
Si.
Ma con che cuore si può prevedere la morte di una persona...e non fare nulla per impedirlo?
Con che cuore, con che energia lui ora avrebbe potuto andare avanti?
Li aveva visti morire. Li aveva sentite gridare, strillare per la paura, versare lacrime.
Aveva sentito la vita scivolare via da quei corpi...da quei ragazzi.
L'immagine di una ragazzina stesa a terra con un rivolo di sangue alla bocca continuava a sfrecciargli davanti agli occhi. Quanto aveva chiesto aiuto...quanto aveva lottato per vivere...
Ma poi era caduta a terra e del sangue le era colato dalle labbra.
L'espressione della morte dipinta sul volto.
Era scivolata lentamente a terra, una magia traditrice l'aveva colpita alle spalle, portandole via la magia più preziosa degli uomini. Maghi, babbani...tutti avevano quella magia.
L'alito della vita.
E a quella piccola strega era stata portata via quella mattina, all'alba.
E lui come uno spettatore era rimasto a guardare.
Per la prima volta in tutta la sua vita, Damon Michael Howthorne, futuro lord, desiderò morire.
Se ne stava con gli occhi persi seduto alla tavola del suo grande maniero.
Attorno a lui voci, imprecazioni, discussioni a bassa voce fatte da ipocriti che cercavano di non farsi sentire.
Il disgusto gli si rovesciò di nuovo nelle vene ma aveva già vomitato così tanto che la gola era totalmente arsa.
L'azzurro delle sue iridi era diventato opaco.
Rossi capillari lo segnavano dove si era sfregato. Le occhiaie ad appesantirgli il bel volto.
Diciassette anni.
E il desiderio di morire.
Il pendolo batté le nove di mattina e qualcuno si sedette davanti a lui mentre una mano gracile e timida si posò sulla sua spalla. Avrebbe riso con sprezzo se solo ne avesse avuto la forza.
Sua madre che lo accarezzava.
Era incredibile quanto quella donna potesse essere debole contro il suo potere.
Ipocrita.
Vigliacca.
Traditrice.
Maledetta.
E suo padre? Era andato a sedersi di fronte a lui, sprofondando in poltrona come un principe distrutto da una dura battaglia. Non lo guardò nemmeno, coprendosi però i polsi con le maniche della lunga maglia azzurra che aveva messo, nonostante l'umidità di fine agosto.
Non voleva mai più vedere quei segni. Mai più.
Era il simbolo della sua debolezza. Del suo rimorso.
- Tesoro...-
Tesoro. Si scostò bruscamente dalla mano di sua madre, ancora più nauseato.
Tesoro. Da quanto non lo chiamava così? Si, otto anni più o meno. Da quando aveva scoperto che il suo prezioso erede, oltre a non essere un rettilofono, era anche un Legimors.
Tornò a fissare il vuoto, a risentire quelle grida.
Erano il suo tormento. La sua colpa.
In un sadico desiderio di punirsi, Damon si concentrò su di essere.
- Damon.- lo chiamò allora suo padre.
Lord Michael lo guardava, senza capire.
Non l'aveva mai visto ridotto in quello stato...e certo, pensò suo figlio furibondo. Quando mai si era preoccupato di vedere il vero stato di quel suo figlio che ora non riusciva più a essere il suo perfetto erede?
Lui che rifiutava di vedere. Di sentire.
Lui che come padre...era un esempio di mancanze.
Il pilastro dell'integrità in pubblico. E della fuga cieca in privato.
Il solo pensiero di essere con loro due ora lo stomacava.
- Dimmi cos'è successo.- gli disse sua madre, sedendosi accanto a lui.
Era esausta la sua cara madre.
Si volse a guardarla. Dio, quant'era debole. Quant'erano deboli entrambi.
Loro che per tutta la notte erano stati fuori per un ballo fra i loro impeccabili amici altolocati.
E lui invece...legato in un letto con delle catene e torturato dal fratello di suo padre.
- Tuo zio mi ha detto che sembravi impazzito.- sussurrò Lord Michael.
- Ma naturalmente.- la voce gli uscì in soffio, soffrendo atrocemente per quanto aveva gridato - Ha ragione. Sono pazzo.-
- Damon!- squittì sua madre.
- E' quello che avete sempre pensato no?- rispose, senza guardare niente di preciso.
- Damon.- suo padre si passò una mano fra i capelli scuri, appena spruzzati di argento sulle tempie - Ti prego, dimmi cos'è successo.-
- Hai già sentito la versione dello zio.- sibilò a quel punto, spingendo nuovamente via le mani di sua madre - Cosa t'importa di quello che penso io? Ti ha detto la verità. All'alba ho avuto un sogno e ho dato i numeri.-
Un'impietosa stanchezza si dipinse anche sul volto regale di Lord Michael.
Era stanco. Stanco, stremato.
- Hai del sangue sulle braccia...-
Lady Ethel se ne uscì in un gemito di sgomento, additando i polsi coperti dalla stoffa azzurra del figlio.
Suo padre cercò di prendergli le mani ma Damon le ritrasse, come se fosse stato toccato da un tizzone ardente.
Ora nei suoi occhi si leggeva la fuga disperata di una preda.
Di un coniglio indifeso.
- Damon...ti prego, fammi vedere...- sussurrò sua madre.
- Non toccarmi.- le sibilò. Si fece indietro, attaccandosi ai braccioli della poltrona. In quel momento i suoi zii paterni si affacciarono alla porta, insieme ai domestici. Un'occhiata del padrone di casa li fece sparire mentre l'odio cresceva a dismisura nel mago diciassettenne.
- Com'era la festa eh?- chiese, alzandosi in piedi - Era bella?-
- Perché non vuoi dirmi cos'è successo?- suo padre si alzò come lui, sovrastandolo di qualche centimetro - Dimmelo.-
- Te l'hanno già raccontato. Sto impazzendo.-
- Non raccontarmi frottole. Dimmi come ti sei procurato quelle ferite!-
- Vuoi davvero saperlo?- la voce arrochita di Damon si sollevò all'improvviso - Vuoi saperlo davvero? Bene, eccoti il bel quadretto che ti sei perso stamattina! All'alba è accaduto qualcosa. L'ho sognato...- con gli occhi sgranati e quasi febbrili del giovane Legimors, tutti i vetri del maniero iniziarono a traballare - Ho sognato gente che moriva! Così tanti che non sono nemmeno riuscito a contarli...così tanti che mi sono messo a urlare. E sai cos'hanno fatto il tuo caro fratello e quell'esempio di eleganza di sua moglie? Lo sai?-
- Dimmelo.-
Damon si mise a ridere, sempre più disperato, sempre più vicino alle lacrime.
- Mi hanno incatenato al letto.- disse sgomento - E mentre io me ne stavo lì a urlare, la gente moriva. Mentre li pregavo di avvisare qualcuno, loro mi hanno legato al letto. E quando ormai erano tutti morti, senza che nessuno mi avesse ascoltato, hanno chiamato una specie di maniaco esorcista che ha cominciato a blaterare follie, credendo di scacciare chissà quale spirito maligno! Già...- rise, mentre sua madre in lacrime si copriva la bocca - Esatto caro paparino. Della gente è morta. Dei ragazzi...dei maghi. Tutti morti. Sotto i miei occhi. E nessuno mi ha ascoltato...mentre io me ne stavo incatenato a quel fottuto letto attorniato da esaltati che strillavano al diavolo, la gente moriva!! E nessuno...- gli si ruppe la voce, faticò a respirare - ...e nessuno mi ha ascoltato. Perché sono pazzo vero? Sono solo un Legimors. Uno sporco lettore di morte. E nessuno ha mosso un dito per salvare quella gente...nessuno mi ha ascoltato. Nessuno ha voluto sentire...e ora sono tutti morti...tutti quanti...-
Si appoggiò di peso alla tavola, senza più forze.
Nemmeno per piangere. Nemmeno per urlare.
Sua madre, addolorata, cercò di abbracciarlo ma si scostò di nuovo, spingendola quasi via.
- Damon!- urlò suo padre ma lui nemmeno lo sentì.
- Perché...- alitò Lady Ethel in lacrime - Perché sei diventato così?-
Sollevò lo sguardo.
Li osservò.
Ma chi erano?
Erano genitori quelli?
- Perché ci tratti in questo modo?- gli chiese di nuovo sua madre istericamente - Perché?! Sei mio figlio!-
- Io ti ho mai chiesto di farmi nascere?-
Una semplice frase di poche parole e qualcosa si ruppe per sempre.
Damon si fece indietro, lasciandoli gelati come pezzi di marmo.
- Io vi ho mai chiesto qualcosa?- sussurrò - Si, solo di accettarmi. Ma non ce l'avete mai fatta. E ora non mi servite più. Non starò più a mendicare niente da voi due. Le vostre briciole datele ai vostri amici. Io ne ho piene le tasche.-
Fece un passo indietro, scuotendo il capo.
- Basta.- sussultò - Basta.-
- Damon aspetta...-
- BASTA!- gridò allora, facendo esplodere una vetrinetta nel salone, fuori di sé - Non voglio mai più sentire le vostre voci, non voglio mai più vedere né voi né gli altri! Continuate a restare sordi nel vostro mondo dorato, tanto più nessuno potrà sentire le grida di tutti quei morti! Perché tanto nessuno si è preoccupato di loro! Proprio come non vi siete mai preoccupati di me!-
E dicendo quello si sbatté la porta alle spalle.
E la chiuse definitivamente.


All'alba di quel giorno, in Scozia era accaduto qualcosa.
Qualcosa che lasciò tutta l'Inghilterra senza fiato. Annichilita.
Una scuola di magia in Scozia era stata rasa al suolo, sprofondata sotto terra, ad appena un giorno dall'inizio delle lezioni. Ventisette studenti erano morti, in più di cento affollavano il San Mungo e gli altri ospedali magici della Gran Bretagna in condizioni critiche.
Sul terreno, di fronte a ciò che restava, di fronte a quelle misere macerie, il Marchio Nero a bruciare l'erba e la roccia.
Quando Thomas Maximilian Riddle lesse il giornale nella sede dell'Ordine, sentì il cuore spaccarsi a metà.
Dei ragazzi...dei maghi come lui...
Il Marchio Nero...
Dovette sedersi mentre con tutto il cuore una voce nella sua testa gridava che non era possibile.
Che quell'uomo che gli aveva dato la vita non poteva essere capace di tanto.
Per la prima volta da quando aveva saputo di essere figlio di Lord Voldemort, ebbe finalmente la chiara consapevolezza di non essere pronto ad affrontare quel legame. Non lo era mai stato in passato...e non era in grado di reggersi da solo in quel momento, a diciassette anni.
Non era in grado reggere ciò che comportava essere suo figlio.
Poteva sopportare l'odio degli altri, la paura, anche il disprezzo infondato.
Ma non poteva reggere il dolore di sapere che suo padre avesse ucciso dei maghi. Dei ragazzi.
Non era pronto.
E forse non lo sarebbe mai stato.
Tutt'intorno a lui i maghi non facevano che strillare alla guerra ormai.
Sembrava che fossero già tutti votati a nuove stragi.
Era dato come per scontato...ma perché allora nessuno cercava di fermarlo?
Sapeva che suo padre era obiettivamente un grande mago, veramente un genio del male ma...perché nessuno aiutava Harry? Perché tutti erano solo capaci di piangere, di nascondersi per il terrore?
Perché era attorniato da tutta quell'ipocrisia?
Era così importante per i maghi essere purosangue? E il fatto di essere nati fra i babbani era così orribile da far guadagnare una morte tanto ingiusta?
Per tutta la vita si era posto quelle domande e tuttavia, sebbene lui avesse trovato le risposte, attorno a lui vedeva solo gente piena di dubbi. Senza coraggio, senza onore.
E grazie a quella vigliaccheria, dei ragazzi erano morti. E tanti altri rischiavano la vita, al San Mungo.
Distrutto, cercò di farsi forza e di continuare a leggere la Gazzetta del Profeta.
La cucina dell'Ordine era vuota ma sentiva le voci concitate degli Auror nelle grandi stanze...eppure solo le parole che sfrecciavano per la pagina ottenevano tutta la sua attenzione.
La scuola di stregoneria della Scozia chiamata Wizloon, una scuola di categoria leggermente più bassa rispetto a Hogwarts ma non per questo meno rispettabile, quella mattina all'alba a causa di un terremoto aveva subito dei danni irreparabili. La costruzione, un castello impotente molto antico ma di certo non traballante, si era letteralmente spaccata a metà. Come se qualcosa, divorando il sottosuolo, l'avesse spaccata in due dall'interno.
Le lezioni in Scozia iniziavano il venti di agosto, per terminare a metà giugno e chi doveva aveva colto l'occasione al volo. Ventisette studenti erano morti sepolti dalle macerie. Gli altri al San Mungo erano in gravi condizioni a causa delle magie operate su di loro.
Fra i feriti gravi, diceva la Gazzetta, uno prima di spirare aveva detto di aver visto dei maghi incappucciati in nero per la scuola. E il Marchio Nero era stato trovato come firma di quello scempio.
Fu una giornata lunga.
Per tutta la Gran Bretagna si agitava la voce che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse di nuovo vivo.
E che Harry Potter fosse scomparso.
Da ciò che sentì il giovane Riddle per tutto il pomeriggio, Silente era stato richiamato dal Wizengamot per una riunione speciale con il Ministro Orloff e Duncan Gillespie, capo degli Auror.
La riunione speciale parlava di una cosa soltanto.
Dare lo stato d'allarme.
Non fosse accaduto quel massacro in Scozia, Orloff si sarebbe ben guardato da ammettere di fronte a tutti di non aver appoggiato abbastanza gli Auror per permettere al bambino sopravvissuto di trovare anche l'ultimo dei Tredici Veli ma ora, coi corpi ancora tiepidi di tutti quei morti, doveva affrettare le cose.
Era notte fonda quando ormai tutti sapevano.
Il Lord Oscuro era tornato.
Il giovane Tom Riddle stava seduto nella camera da letto che Sirius gli aveva lasciato, non dormiva.
Non sarebbe riuscito a chiudere occhio.
Non ora che suo padre vagava nel mondo.
Inoltre attendeva, seduto alla finestra, l'arrivo di Silente, di Ron e degli altri.
Voleva solo vederli.
Durante la cena si era sforzato di stare calmo. Pansy e Ginny erano perfino riuscite a farlo giocare un po' con Jeremy, il figlio di Ron che ora aveva due anni, un bambini vispissimo con una massa di capelli rossi e gli occhi neri della madre.
Un Weasley a tutti gli effetti.
Ma stare coi bambini, quando Lucas e Glory erano così lontani, non facevano che acuire il suo senso di frustrazione.
Mentre la gente moriva e Harry e Draco erano dispersi, lui doveva starsene al sicuro.
Nell'ombra.
Un lieve bussare lo destò bruscamente dai suoi pensieri. Invitò chiunque a entrare e sulla soglia apparve Degona.
- Ciao.- le disse in un mormorio.
La ragazzina chiuse la porta alle sue spalle e senza dire nulla salì sul suo letto, abbracciandolo di spalle per il collo.
Sapeva che Degona ora doveva catalizzare solo sentimenti tristi, paura e terrore e di certo sentire anche i suoi pensieri non doveva essere esaltante ma accettò l'affetto della sorella e vi si abbandonò.
- Tom...-
- Si?-
Degona guardava fuori dalla finestra, stringendolo però più forte.
- Secondo te tuo padre è triste?-
A quella domanda il giovane Riddle si girò a guardarla. Le sopracciglia arcuate, la fissò come pietrificato.
- Quel maledetto starà ballando su tutti i morti che ha fatto oggi Dena.- sibilò.
- La prima persona però che ha voluto vedere sei tu.-
- Non importa.- ringhiò - Lui mi vuole con lui solo perché devo perpetrare la sua folle idea di lavaggio del sangue.-
L'empatica intrecciò le dita con le sue.
- Scusa, non parlerò più di lui.-
- No, scusa tu.- le disse a fatica - Ma non voglio neanche pensarci. Non vorrei neanche che fosse vivo ma...ha ammazzato trenta persone. Tutta una scuola!-
La ragazzina allora posò lo sguardo sulla porta, indecisa.
Poi tornò a fissare il mago diciassettenne.
- Ecco...è arrivato Silente.- gli disse a bassa voce - Sono nel salone. Ci sono quasi tutti, ma Ron e gli altri sono ancora in giro. Non so di cosa stanno parlando ma sembra si stia scatenando un'accesa discussione. Liz mi ha impedito di entrarci ma forse tu...tu potresti andare a sentire.-
Senza una parola Tom le stampò un bacio in fronte e uscì di corsa dalla camera, cercando di far però il meno chiasso possibile. A parte la relativa incazzatura per essere stato messo da parte, era avido di particolari.
Voleva assolutamente sapere cosa stesse accadendo e avrebbero dovuto dargli delle risposte.
Non potevano lasciarlo fuori. Silente non doveva neanche pensarci!
Rischiando di prendersi una ramanzina dalla madre di Sirius, attraversò tutto l'ingresso a passo di carica, senza stranamente inciampare o andare a sbattere e raggiunse le porte chiuse del salone.
Le voci erano talmente alte che bussare non sarebbe servito a nulla.
Così senza attendere un secondo di più mise la mano sul battente ed entrò. Come previsto tutti gli Auror, Duncan, i Weasley e i Mckay erano così impegnati a discutere che solo facendo sbattere con forza la porta, tanto da farla traballare sui cardini, si accorsero che era entrato.
La prima a riprendersi fu Molly Weasley - Tom caro! Dovresti essere a letto!-
- Infatti, su Tom.- gli disse Liz Jenkins come se fosse stato un bambino - Torna a letto, saprai tutto domani.-
- Io non vado da nessuna parte.- sibilò furibondo - E grazie tante per avermi avvisato di questa riunione.-
- Per favore ce la diamo una calmata?- sbottò Tristan sul fondo della stanza, letteralmente esasperato - Tom scusami, ti giuro che mi è passato di mente ma domani ti avrei detto ogni cosa.-
- Tristan è...- iniziò Elisabeth sdegnata ma Tom, perdendo la pazienza, la lasciò muta - Sono cosa? Harry e Draco sono i miei padrini e se vogliamo proprio essere pignoli, l'uomo che ha scatenato questa guerra è mio padre nel caso molto improbabile che qualcuno di voi se lo sia scordato, quindi direi che sono abbastanza legato all'argomento. O qualcuno ha ancora qualcosa in contrario?-
Per la prima volta da quando erano entrati a Grimmund Place n° 12, i presenti tacquero...anche se poi qualcuno rise divertito. Sirius e Remus furono i primi a strizzargli l'occhio, per trascinarlo alla tavola.
Lì attorno c'era Lucilla e Silente.
- Professore.- lo salutò il giovane Riddle cortesemente.
- Buona sera Tom.- Silente gli sorrise bonario, lisciandosi la barba - Immagino che sarai arrabbiato anche con me a questo punto. Perdonami, ma io e tua madre stavamo discutendo una tesi che ha scatenato un'accesa discussione.-
Il mago diciassettenne sembrò non capire.
Osservò i presenti e fra tutti, molti scuotevano il capo all'indirizzo di Lucilla.
Anche Tristan sembrava poco convinto, di qualsiasi cosa avessero parlato fino a quel momento.
Jess e Lucius Malfoy invece erano gli unici a sembrare sicuri al cento per cento.
- Qual è il problema?- si azzardò a chiedere.
- Siamo sicuri di volerlo coinvolgere?- chiese Arthur Weasley con pazienza.
- Ho già fatto l'errore di nascondere le cose a un ragazzo dieci anni fa.- disse Silente, posando la mano sulla spalla di Tom - Non rifarò più questo genere di sciocchezze. E come Tom ci ha fatto notare, ha sufficienti legami con tutta questa faccenda per discutere con noi di questa piccola svista.-
- Diventerà maggiorenne solo a dicembre però.- disse Liz seccata.
- Sottigliezze.- sibilò Lucilla a quel punto, tornando a puntare gli occhi sui presenti con aria granitica - Vogliamo andare avanti?-
- Certo mia cara.- il preside di Hogwarts si sedette come prima, congiungendo le lunghe dita e puntando gli occhi celesti sul giovane Riddle - Dunque. Come credo saprai grazie ai solerti giornalisti dei nostri rispettabili quotidiani, questa mattina all'alba, dopo che questa notte tu ti sei precipitato a Godric's Hollow e hai incontrato Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, in Scozia è avvenuto un fatto che oserei definire barbarico. La scuola di Magia Wizloon è stata rasa al suolo e quasi trenta studenti hanno perso la vita.-
- L'ho letto.- ammise Tom a malincuore.
- Bene. Saprai anche che è stato trovato il Marchio Nero.-
- Si. È stato Lord Voldemort.- e di nuovo mezza stanza rabbrividì ma il ragazzo non se ne curò - So che ha portato i bambini dai Dursley e che non avete ancora trovato Harry. Ci sono novità?-
- Ron e gli altri ancora non ci hanno detto nulla.- gli rispose Tristan - Ma domani mattina al massimo saranno qua. Sono andati a fare un sopralluogo in Scozia con Milo e Clay, insieme ad altri gruppi di Auror.-
- E non hanno trovato altro che il Marchio Nero. Un lavoro pulito.- sibilò Duncan Gillespie, fumando rabbioso - Stamattina abbiamo avuto una riunione con Orloff. Lui e il Wizengamot hanno deciso di dare l'allarme generale, lo stesso che ha colpito la Gran Bretagna fino a quando Harry da bambino non ha...bhè...- s'impappinò leggermente - fino a quando non ha dissolto il corpo di Tu-Sai-Chi.-
- Le vittime al San Mungo?- sussurrò Tom disperato.
Sirius scosse il capo - Molti non supereranno la notte.-
- E non abbiamo idea di dove siano Harry e Draco?- richiese il giovane Riddle.
- No ma come ben sai se fosse accaduto qualcosa a Harry io l'avrei sentito.- Lucilla picchiettava le unghie sul tavolo di lucido acero, come irritata per qualcosa - Inoltre Hermione è ancora sotto la protezione di Caesar, quindi abbiamo quasi la certezza sicura che stiano in ottime condizioni, visto che Tom ti ha anche detto di non aver visto Harry, giusto?-
- Esatto.- il ragazzo allora la guardò stranito - Qual è il motivo della discussione di prima allora?-
- Tua madre ha qualche dubbio sulla modalità del...della strage.- gli spiegò Silente, cercando di trovare le parole adatte - E se devo essere sincero, la brillante ipotesi di Lucilla non mi sembra da scartare.-
- Per l'amor del cielo, non ricominciamo.- brontolò Liam Hargrave, seduto con Tanatos Mckay - Albus che ti passa per la testa eh? Chi vuoi che sia stato? Il Babau? Solo una persona ieri notte è tornata in vita e aveva la follia necessaria nel cervello per commettere una tale barbarità!-
- Senza contare che non abbiamo prove contrarie.- proseguì Tristan, guardando Lucilla in faccia - Nessuno dei Veggenti di Orloff ha visto o previsto questo disastro e l'unica prova che abbiamo è il Marchio Nero! Secondo me è stato lui, non giriamoci attorno!-
- Possibile che sapete solo vedere la visione d'insieme?- la Lady sembrava sul punto di perdere la pazienza - Per la miseria, datemi un buon motivo per scatenare un simile vespaio! Senza contare i risultati che ci sono pervenuti dal San Mungo!- Lucilla prese una lunga lista di pergamena, stizzosa - Guardate qua che cognomi: Deveaux, Fawcett, BlackHawk, McDonald, Sirtrud!- e rialzò gli occhi roventi - E' morto il figlio minore di Albert Sirtrud, chiaro? La metà se non la maggior parte dei morti sono tutti purosangue ok? Tutti purosangue!-
- No, no...mamma ferma un secondo.-
Tom si era alzato in piedi, gli occhi blu totalmente sgranati.
Ora si sentiva il terreno cedere sotto i piedi.
- Mi stai dicendo...che secondo te non è stato Voldemort a uccidere tutta quella gente?- alitò, sentendo un brivido.
Guardò anche Silente ma il vecchio mago taceva. Gli occhi astuti che spuntavano dagli occhiali a mezzaluna.
- Mamma...-
Lucilla annuì, sospirando - Si. Io non credo sia stato Tom a fare questa strage.-
- E allora chi è stato? Avanti coincide tutto!- sbuffò Duncan.
- E' proprio per questo che la faccenda è troppo strana! Lord Voldemort ritorna e dopo appena poche ore dall'uscita dal Velo, qualcuno in Scozia distrugge una scuola, lasciandovi il Marchio Nero. Non è così che ha sempre agito...lui non avrebbe mai ucciso dei purosangue! Non è da lui!-
- I suoi standard si saranno alzati!- sentenziò Liam Hargrave - Si vede che ha il dente avvelenato. Lucilla, guardiamo in faccia la realtà, nessuno ha previsto queste morti, Tu-Sai-Chi è libero e vuole vendetta. Ha fatto tutto per costringere Harry Potter a uscire allo scoperto!-
- Io vi dico che questo non è il modus operandi di Tom!- sbottò allora la demone esasperata - E' follia pura. Non è stato lui! Ora sarà a Dark Hell Manor a riprendere le forze! Uscire dal Velo deve averlo stremato! Non so come abbia fatto a stare in piedi davanti a Godric's Hollow!-
- Un attimo mamma.-
Il giovane Riddle si passò le mani fra i capelli, stentando a crederle.
- Cioè...se non è stato lui...-
- Ecco, è quello che diciamo noi.- sentenziò Duncan.
- Chiedetelo agli indovini di Orloff allora!- replicò la Lancaster - Ammesso che non siano già tutti passati dalla parte dei Lestrange. Prima di andare ad amministrare il dominio di Voldemort pensate a mettere ordine in casa vostra! Sei voi maghi non buttate giù quel pagliaccio da quella sedia morirete tutti! Harry non può farcela da solo!-
- Lucilla ragioniamo.- Remus Lupin ora sembrava capire ma l'ipotesi che stavano prendendo in considerazione stava terrorizzando tutti - Tu ci stai dicendo che c'è qualcun altro oltre il Signore Oscuro che vuole uccidere i mezzosangue e i babbani. Capirai che è un'idea che fa tremare le vene ai polsi.-
- No, io sto dicendo solo che c'è qualcuno che vuole farci credere che sia stato Voldemort.- replicò la Lancaster - Non so perché lo abbiano fatto ma il loro intento era quello di scatenare la paura nei maghi.-
- Non parliamone come se fosse vero, maledizione!- sbottò Duncan - Non abbiamo prove!-
- Vorrà dire che le cercherò io allora!-
Lucilla picchiò i pugni sul tavolo, furibonda - Perché vi rifiutate tutti di ascoltare? Perché non volete sentire? C'è qualcosa che non va! E non è stato Tom a uccidere tutte quelle persone! Anche Harry ve lo direbbe!-
- Ok, ok...silenzio! Scusate un secondo.- l'interruppe Ninfadora Tonks - Mettiamo che quello che dice Lucilla è vero e ammettiamo pure che ci sia qualcuno che vuole emulare Lord...Lord Voldemort.- disse a fatica la strega dai capelli violetti - Nessuno però ha previsto nulla, e fin qua ci siamo. Perché anche Damon, l'amico di Tom non ha visto niente?-
- Non lo so.- ammise Tom - Ho provato a mandargli un gufo ma non mi ha risposto ed è davvero strano. Le capacità di Damon sono collegate alle visioni di Legimors ed è molto improbabile che non abbia previsto questo massacro.-
- Forse per una volta anche lui ha fallito.- se ne uscì Liz - In fondo è un ragazzo...-
- ...che però ha predetto tutto questo sei anni fa.- replicò Jess scoccandole un'occhiata serafica - Non sminuiamo i bambini. È uno sbaglio e tutti noi lo sappiamo bene.-
- Sono d'accordo col signor Mckay.- disse Silente, mettendosi in piedi - Ora cari amici dovete scusarmi ma il dovere chiama. Devo tornare a Hogwarts e preparare tutto per il primi settembre ma ritengo senza ragion di dubbio che la nostra Lucilla abbia perfettamente ragione. C'è qualcosa che non quadra e intendo andare a fondo di questa storia. Tornerò a trovarvi fra due giorni al massimo. Nel frattempo spero che il signor Weasley e il signor Dalton vi portino buone notizie. Ora devo mettermi alla ricerca di un buon professore d'incantesimi.-
- Perché?- Tom lo fissò a occhi sgranati - E' successo qualcosa al professor Broody?-
Dorian Broody, ex Serpeverde purosangue, era stato il sostituto di Vitius in quei sei anni ma a quanto disse il preside di Hogwarts, era stato costretto a dimettersi per poter seguire il fratello Auror, infortunato dagli ultimi avvenimenti. Inoltre si necessitava di un altro professore di Difesa visto che Tristan, com'era accaduto all'ultimo anno di Harry, si sarebbe occupato esclusivamente di quelli del settimo.
- Ha già in mente qualcuno?- gli chiese il giovane Riddle, accompagnandolo alla porta.
- Si...- Silente sogghignò divertito - Qualcuno si. Te ne parlerò al momento opportuno. Comunque Tom...- e gli posò una mano sulla spalla -...abbi fede. Harry sopravviverà a ogni ostacolo. E presto tornerà da noi. Ci vediamo fra qualche giorno.-
E senza aggiungere altro si Smaterializzò via, lasciando il figlio del Lord Oscuro con una muta domanda.
Chi era quell'essere che nell'ombra stava facendo ricadere su Voldemort la colpa di quei crimini?

In quello stesso momento a Londra, in un quartiere secondario accanto a King's Cross, in un edificio dalle pareti scrostate abitato da babbani universitari, entrò qualcuno nell'appartamento numero 17, al terzo piano.
Questo qualcuno si levò il mantello e i guanti, buttandosi stremato su un divano dalle molle sfondate.
Il sangue incrostato sul collo e le occhiaie indicavano cos'avesse appena passato.
Una battaglia vera e propria.
Quasi non dormiva da ventiquattro ore.
Di colpo, bussarono alla porta.
- Edward...sono io, posso entrare?-
Edward Dalton scattò in piedi e afferrando la bacchetta se la puntò addosso. Il sangue sparì e gli apparvero sul corpo degli abiti babbani. Non che avessero fatto differenza ma quando Ophelia Haeder entrò, rimase solo stupita del suo aspetto sciupato.
- Ehi...tutto bene?-
La babbana dava ventisei anni, molto carina, coi capelli corti biondissimi, una ciocca rosa sulla fronte e due occhi intensi color pervinca.
- Si, ciao.- le disse con un sorriso stentato.
- Sei via da qualche giorno. Non ti ho più visto...avrei voluto farti vedere le mie tavole.- gli disse la ragazza, chiudendosi la porta alle spalle - Che faccia. Stai davvero bene? Problemi alle scuderie?-
Già. Le scuderie. Come dire a una ragazza babbana che era un mago?
- Si, qualche grana.- le disse in maniera - Mi spiace che non c'ero ma sono stato sommerso dal lavoro. E tu? Tutto bene al lavoro? Ti hanno assunto?-
La ragazza sorrise felice, prendendogli le mani per la gioia - Mi hanno presa! Ora potrò disegnare un libro per bambini tutto mio! Dai dobbiamo festeggiare! Ti va di venire da me?-
Edward si morse le labbra. Una muta disperazione s'impossessò di lui, mentre cercava le parole adatte per rifiutare senza imprecare contro la sfortuna quando nella sua stanza da letto accadde un disastro.
Si sentì un terribile baccano, oggetti che finivano a terra e poi una voce.
- Cazzo! Edward ma non puoi sbaraccare tutto questo macello? Non c'è neanche lo spazio per Smaterializzarsi!-
Dalton sbiancò, vedendo lo sguardo stranito di Ophelia.
- Scusami hai compagnia...- disse incerta quando un ragazzo dai capelli bruni e gli occhi color petrolio si appoggiò allo stipite - Allora vieni o...- ma Blaise Zabini si zittì, vedendo l'amico con un ospite - Ops...scusate ragazzi...-
- Blaise...- Dalton lo guardò pregandolo con la sola espressione del viso - Ron dov'è?-
- Ecco...sta per raggiungerci.- rispose il mago, nascondendo dietro alla schiena la bacchetta - Ciao.- aggiunse con un sorriso sghembo verso Ophelia - Scusate ma volevo solo dirti che tra un attimo dovrebbe arrivare Ron con...quell'amico, sai...quello di prima. L'ha trovato per la strada.-
- Ah,- Edward si girò velocemente verso la sua dirimpettaia - scusami tanto ma io e i ragazzi ci siamo portati del lavoro a casa. Dobbiamo finirlo per domani. Ma se va bene posso passare da te per pranzo.-
- Si volentieri, posso prepararti qualcosa.- sorrise la biondina - Bhè, è stato un piacere.- e senza sospettare nulla se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle un attimo prima che dalla camera da letto cominciassero a scoppiare i fuochi d'artificio. Edward ci entrò in tempo per vedere Ron Weasley apparire con un prigioniero.
Il contrasto fra i due era impressionante.
L'Auror si levò il cappuccio, mettendo in mostra una massa di capelli rosso fuoco.
L'altro, il prigioniero, aveva la faccia lacerata da graffi, abiti stracciati, il viso pallido dai lineamenti contorti.
Un Mangiamorte.
Zabini lo fece finire facilmente su una sedia e un nugolo di catene lo costrinse immobile.
Quello, rabbioso, iniziò a ringhiare maledizioni ma senza bacchetta andarono tutte a vuoto.
Evidentemente non era un mago tanto eccezionale.
- Al diavolo.- Blaise imprecò fra i denti, fissando Ron - Ehi, tutto bene?-
Il rossino si rimise in sesto i vestiti, senza staccare gli occhi dal loro prigioniero.
L'aveva preso in un vicolo mezz'ora prima, in una strada di periferia e per catturarlo ci era andato parecchio.
Il verme aveva scagliato incantesimi ovunque, provocando guai coi babbani.
Gli Obliviatori erano già al lavoro ma Ron quella sera aveva ben altro per la testa.
Nessuno di loro tre dormiva da più di ventiquattro ore. Erano stati alla riunione con Duncan, si erano sorbiti le ipocrite prediche di Orloff, erano stati a Godric's Hollow, in Scozia a Wizloon, avevano camminato sui cadaveri e Harry non erano riusciti a trovarlo.
Ron Weasley non si era mai sentito così frustrato in vita sua.
E in quelle ventiquattro ore, ancora una volta il mondo dei maghi gli aveva dimostrato di non avere spina dorsale.
Neanche per proteggere il suo eroe.
- Chi è?- chiese Edward, appoggiandosi allo stipite della stanza da letto, dopo aver insonorizzato l'appartamento che usava come appoggio.
- Porta rispetto schifoso!- sbraitò il Mangiamorte sputacchiando, tanto che Blaise dovette farsi indietro - Se solo Rafeus Lestrange sapesse che mi avete catturato vi ucciderebbe!-
- Oh ma allora abbiamo preso un pezzo da novanta.- frecciò Dalton sarcastico.
- Io sono il suo braccio destro!- tuonò quello, delirando - Lui non fa nulla senza di me!-
- Però, anche fra i Mangiamorte ci sono dei portaborse.- ironizzò Ron, levandosi finalmente il mantello. Facendolo si massaggiò il torace dov'era sporco di sangue. Si era preso una coltellata di striscio alla milza e non fosse stato per la sua prontezza di riflessi si sarebbe già dissanguato. Mentre si guariva da solo, Blaise prese una sedia, la girò al contrario e si piazzò davanti al loro prigioniero.
- Allora pezzo grosso...vediamo di non perdere tempo e di non farci sprecare dosi preziose di Veritaserum. Dicci che ci facevi in periferia e perché avete distrutto Wizloon, forza.-
- E ti avviso.- concluse Ron a bassa voce - Sono al limite della mia pazienza. Parla o ti staccherò arto per arto fino a quando non sputerai quello che m'interessa, dopo di che ti rimanderò al tuo caro padrone in pezzi.-
- Siete solo degli sporchi traditori del vostro sangue!- sibilò quello, sputando a terra.
- Qui i traditori non siamo noi, bastardo!- Blaise l'afferrò per la gola - Muoviti o con te finiremo seduta stante!-
La situazione si era fatta surreale. E frustrante.
Ron avrebbe dato qualsiasi cosa pur di spezzare la carotide a quel tizio ma non poteva.
Non poteva...non poteva urlare, né lamentarsi.
Anche se i suoi due migliori amici ora erano dispersi.
Harry, Hermione, Elettra, Malfoy...tutti quanti...erano nei guai e lui lì, a minacciare quello stupido essere.
Senza fiatare placò Blaise, poi si fece lanciare da Dalton una fialetta di liquido azzurro.
Faticando la fecero ingoiare a quel verme.
Attesero pochi secondi, poi quello divenne docile come un agnellino.
- Bene.- sussurrò Ron - Chi sei?-
- Maltus Milton.-
- Sei un Mangiamorte?-
- Si.-
- Dimmi cos'è successo ieri notte.- gli ordinò Edward, senza muoversi dalla porta.
Milton sembrò fare resistenza, poi aprì la bocca come un pesce - Il nostro signore è uscito dal Velo. Ci ha chiesto di farlo incontrare con suo figlio e con Harry Potter. I fratelli Lestrange hanno richiamato Greyback e lui ci è venuto in aiuto. Suo figlio ha attaccato Godric's Hollow ma non abbiamo trovato né Potter né gli altri abitanti della casa. È arrivato Tom Riddle, poi qualcuno l'ha fatto fuggire.-
- Dov'è ora Voldemort?- gli chiese Blaise.
- Dark...Dark Hell Manor.-
- Perché avete attaccato Wizloon?-
A quella domanda, gli occhi vuoti del Mangiamorte si contrassero.
- Non siamo stati noi.-
- Cosa?!- Ron imprecò - Ma con che cavolo fa i Veritaserum Malfoy? È la versione light?-
- Ron...questo non sta scherzando.- alitò Edward a bassa voce, fissando Milton.
- Ma per favore!- sbottò Blaise - Insomma perché avete attaccato Wizloon? Voglio la verità!-
- Non siamo stati noi!- disse ancora il Mangiamorte, scuotendo il capo come in trans - Non siamo stati noi.-
- E allora chi è stato?- ringhiò Ron al limite della pazienza - Dimmelo!-
Accadde qualcosa.
I tre maghi sentirono un leggero "crac" poi Milton iniziò a masticare. Quando capirono che aveva mandato giù una capsula di cianuro era tardi ma prima di morire il loro prigioniero disse qualcosa, esalando al contempo l'ultimo respiro.
-...voglio ucciderlo...uccidere Tom Riddle...per spezzare il Lord Oscuro...-
Un istante dopo, di lui rimase solo il cadavere.
E l'assoluta certezza che stavolta Lord Voldemort aveva seriamente fatto perdere le staffe a qualcuno.

 

 

 

 

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