Morti.
Erano tutti morti.
Si può guardare qualcuno morire e
non fare nulla?
Si.
Ma con che cuore si può prevedere la morte di una
persona...e non fare nulla per impedirlo?
Con che cuore, con che energia lui
ora avrebbe potuto andare avanti?
Li aveva visti morire. Li aveva sentite
gridare, strillare per la paura, versare lacrime.
Aveva sentito la vita
scivolare via da quei corpi...da quei ragazzi.
L'immagine di una ragazzina
stesa a terra con un rivolo di sangue alla bocca continuava a sfrecciargli
davanti agli occhi. Quanto aveva chiesto aiuto...quanto aveva lottato per
vivere...
Ma poi era caduta a terra e del sangue le era colato dalle
labbra.
L'espressione della morte dipinta sul volto.
Era scivolata
lentamente a terra, una magia traditrice l'aveva colpita alle spalle, portandole
via la magia più preziosa degli uomini. Maghi, babbani...tutti avevano quella
magia.
L'alito della vita.
E a quella piccola strega era stata portata via
quella mattina, all'alba.
E lui come uno spettatore era rimasto a
guardare.
Per la prima volta in tutta la sua vita, Damon Michael Howthorne,
futuro lord, desiderò morire.
Se ne stava con gli occhi persi seduto alla
tavola del suo grande maniero.
Attorno a lui voci, imprecazioni, discussioni
a bassa voce fatte da ipocriti che cercavano di non farsi sentire.
Il
disgusto gli si rovesciò di nuovo nelle vene ma aveva già vomitato così tanto
che la gola era totalmente arsa.
L'azzurro delle sue iridi era diventato
opaco.
Rossi capillari lo segnavano dove si era sfregato. Le occhiaie ad
appesantirgli il bel volto.
Diciassette anni.
E il desiderio di
morire.
Il pendolo batté le nove di mattina e qualcuno si sedette davanti a
lui mentre una mano gracile e timida si posò sulla sua spalla. Avrebbe riso con
sprezzo se solo ne avesse avuto la forza.
Sua madre che lo
accarezzava.
Era incredibile quanto quella donna potesse essere debole contro
il suo potere.
Ipocrita.
Vigliacca.
Traditrice.
Maledetta.
E suo padre? Era andato a sedersi di
fronte a lui, sprofondando in poltrona come un principe distrutto da una dura
battaglia. Non lo guardò nemmeno, coprendosi però i polsi con le maniche della
lunga maglia azzurra che aveva messo, nonostante l'umidità di fine
agosto.
Non voleva mai più vedere quei segni. Mai più.
Era il simbolo
della sua debolezza. Del suo rimorso.
- Tesoro...-
Tesoro. Si
scostò bruscamente dalla mano di sua madre, ancora più
nauseato.
Tesoro. Da quanto non lo chiamava così? Si, otto anni più
o meno. Da quando aveva scoperto che il suo prezioso erede, oltre a non essere
un rettilofono, era anche un Legimors.
Tornò a fissare il vuoto, a risentire
quelle grida.
Erano il suo tormento. La sua colpa.
In un sadico desiderio
di punirsi, Damon si concentrò su di essere.
- Damon.- lo chiamò allora suo
padre.
Lord Michael lo guardava, senza capire.
Non l'aveva mai visto
ridotto in quello stato...e certo, pensò suo figlio furibondo. Quando mai si era
preoccupato di vedere il vero stato di quel suo figlio che ora non riusciva più
a essere il suo perfetto erede?
Lui che rifiutava di vedere. Di
sentire.
Lui che come padre...era un esempio di mancanze.
Il pilastro
dell'integrità in pubblico. E della fuga cieca in privato.
Il solo pensiero
di essere con loro due ora lo stomacava.
- Dimmi cos'è successo.- gli disse
sua madre, sedendosi accanto a lui.
Era esausta la sua cara madre.
Si
volse a guardarla. Dio, quant'era debole. Quant'erano deboli entrambi.
Loro
che per tutta la notte erano stati fuori per un ballo fra i loro impeccabili
amici altolocati.
E lui invece...legato in un letto con delle catene e
torturato dal fratello di suo padre.
- Tuo zio mi ha detto che sembravi
impazzito.- sussurrò Lord Michael.
- Ma naturalmente.- la voce gli uscì in
soffio, soffrendo atrocemente per quanto aveva gridato - Ha ragione. Sono
pazzo.-
- Damon!- squittì sua madre.
- E' quello che avete sempre pensato
no?- rispose, senza guardare niente di preciso.
- Damon.- suo padre si passò
una mano fra i capelli scuri, appena spruzzati di argento sulle tempie - Ti
prego, dimmi cos'è successo.-
- Hai già sentito la versione dello zio.-
sibilò a quel punto, spingendo nuovamente via le mani di sua madre - Cosa
t'importa di quello che penso io? Ti ha detto la verità. All'alba ho avuto un
sogno e ho dato i numeri.-
Un'impietosa stanchezza si dipinse anche sul volto
regale di Lord Michael.
Era stanco. Stanco, stremato.
- Hai del sangue
sulle braccia...-
Lady Ethel se ne uscì in un gemito di sgomento, additando i
polsi coperti dalla stoffa azzurra del figlio.
Suo padre cercò di prendergli
le mani ma Damon le ritrasse, come se fosse stato toccato da un tizzone
ardente.
Ora nei suoi occhi si leggeva la fuga disperata di una preda.
Di
un coniglio indifeso.
- Damon...ti prego, fammi vedere...- sussurrò sua
madre.
- Non toccarmi.- le sibilò. Si fece indietro, attaccandosi ai
braccioli della poltrona. In quel momento i suoi zii paterni si affacciarono
alla porta, insieme ai domestici. Un'occhiata del padrone di casa li fece
sparire mentre l'odio cresceva a dismisura nel mago diciassettenne.
- Com'era
la festa eh?- chiese, alzandosi in piedi - Era bella?-
- Perché non vuoi
dirmi cos'è successo?- suo padre si alzò come lui, sovrastandolo di qualche
centimetro - Dimmelo.-
- Te l'hanno già raccontato. Sto impazzendo.-
- Non
raccontarmi frottole. Dimmi come ti sei procurato quelle ferite!-
- Vuoi
davvero saperlo?- la voce arrochita di Damon si sollevò all'improvviso - Vuoi
saperlo davvero? Bene, eccoti il bel quadretto che ti sei perso stamattina!
All'alba è accaduto qualcosa. L'ho sognato...- con gli occhi sgranati e quasi
febbrili del giovane Legimors, tutti i vetri del maniero iniziarono a traballare
- Ho sognato gente che moriva! Così tanti che non sono nemmeno riuscito a
contarli...così tanti che mi sono messo a urlare. E sai cos'hanno fatto il tuo
caro fratello e quell'esempio di eleganza di sua moglie? Lo sai?-
-
Dimmelo.-
Damon si mise a ridere, sempre più disperato, sempre più vicino
alle lacrime.
- Mi hanno incatenato al letto.- disse sgomento - E mentre io
me ne stavo lì a urlare, la gente moriva. Mentre li pregavo di avvisare
qualcuno, loro mi hanno legato al letto. E quando ormai erano tutti morti, senza
che nessuno mi avesse ascoltato, hanno chiamato una specie di maniaco esorcista
che ha cominciato a blaterare follie, credendo di scacciare chissà quale spirito
maligno! Già...- rise, mentre sua madre in lacrime si copriva la bocca - Esatto
caro paparino. Della gente è morta. Dei ragazzi...dei maghi. Tutti morti. Sotto
i miei occhi. E nessuno mi ha ascoltato...mentre io me ne stavo incatenato a
quel fottuto letto attorniato da esaltati che strillavano al diavolo, la gente
moriva!! E nessuno...- gli si ruppe la voce, faticò a respirare - ...e nessuno
mi ha ascoltato. Perché sono pazzo vero? Sono solo un Legimors. Uno sporco
lettore di morte. E nessuno ha mosso un dito per salvare quella gente...nessuno
mi ha ascoltato. Nessuno ha voluto sentire...e ora sono tutti morti...tutti
quanti...-
Si appoggiò di peso alla tavola, senza più forze.
Nemmeno per
piangere. Nemmeno per urlare.
Sua madre, addolorata, cercò di abbracciarlo ma
si scostò di nuovo, spingendola quasi via.
- Damon!- urlò suo padre ma lui
nemmeno lo sentì.
- Perché...- alitò Lady Ethel in lacrime - Perché sei
diventato così?-
Sollevò lo sguardo.
Li osservò.
Ma chi erano?
Erano
genitori quelli?
- Perché ci tratti in questo modo?- gli chiese di nuovo sua
madre istericamente - Perché?! Sei mio figlio!-
- Io ti ho mai chiesto di
farmi nascere?-
Una semplice frase di poche parole e qualcosa si ruppe per
sempre.
Damon si fece indietro, lasciandoli gelati come pezzi di marmo.
-
Io vi ho mai chiesto qualcosa?- sussurrò - Si, solo di accettarmi. Ma non ce
l'avete mai fatta. E ora non mi servite più. Non starò più a mendicare niente da
voi due. Le vostre briciole datele ai vostri amici. Io ne ho piene le
tasche.-
Fece un passo indietro, scuotendo il capo.
- Basta.- sussultò -
Basta.-
- Damon aspetta...-
- BASTA!- gridò allora, facendo esplodere una
vetrinetta nel salone, fuori di sé - Non voglio mai più sentire le vostre voci,
non voglio mai più vedere né voi né gli altri! Continuate a restare sordi nel
vostro mondo dorato, tanto più nessuno potrà sentire le grida di tutti quei
morti! Perché tanto nessuno si è preoccupato di loro! Proprio come non vi siete
mai preoccupati di me!-
E dicendo quello si sbatté la porta alle spalle.
E
la chiuse definitivamente.
All'alba di quel giorno, in Scozia era
accaduto qualcosa.
Qualcosa che lasciò tutta l'Inghilterra senza fiato.
Annichilita.
Una scuola di magia in Scozia era stata rasa al suolo,
sprofondata sotto terra, ad appena un giorno dall'inizio delle lezioni.
Ventisette studenti erano morti, in più di cento affollavano il San Mungo e gli
altri ospedali magici della Gran Bretagna in condizioni critiche.
Sul
terreno, di fronte a ciò che restava, di fronte a quelle misere macerie, il
Marchio Nero a bruciare l'erba e la roccia.
Quando Thomas Maximilian Riddle
lesse il giornale nella sede dell'Ordine, sentì il cuore spaccarsi a
metà.
Dei ragazzi...dei maghi come lui...
Il Marchio Nero...
Dovette
sedersi mentre con tutto il cuore una voce nella sua testa gridava che non era
possibile.
Che quell'uomo che gli aveva dato la vita non poteva essere capace
di tanto.
Per la prima volta da quando aveva saputo di essere figlio di Lord
Voldemort, ebbe finalmente la chiara consapevolezza di non essere pronto ad
affrontare quel legame. Non lo era mai stato in passato...e non era in grado di
reggersi da solo in quel momento, a diciassette anni.
Non era in grado
reggere ciò che comportava essere suo figlio.
Poteva sopportare l'odio degli
altri, la paura, anche il disprezzo infondato.
Ma non poteva reggere il
dolore di sapere che suo padre avesse ucciso dei maghi. Dei ragazzi.
Non era
pronto.
E forse non lo sarebbe mai stato.
Tutt'intorno a lui i maghi non
facevano che strillare alla guerra ormai.
Sembrava che fossero già tutti
votati a nuove stragi.
Era dato come per scontato...ma perché allora nessuno
cercava di fermarlo?
Sapeva che suo padre era obiettivamente un grande mago,
veramente un genio del male ma...perché nessuno aiutava Harry? Perché tutti
erano solo capaci di piangere, di nascondersi per il terrore?
Perché era
attorniato da tutta quell'ipocrisia?
Era così importante per i maghi essere
purosangue? E il fatto di essere nati fra i babbani era così orribile da far
guadagnare una morte tanto ingiusta?
Per tutta la vita si era posto quelle
domande e tuttavia, sebbene lui avesse trovato le risposte, attorno a lui vedeva
solo gente piena di dubbi. Senza coraggio, senza onore.
E grazie a quella
vigliaccheria, dei ragazzi erano morti. E tanti altri rischiavano la vita, al
San Mungo.
Distrutto, cercò di farsi forza e di continuare a leggere la
Gazzetta del Profeta.
La cucina dell'Ordine era vuota ma sentiva le voci
concitate degli Auror nelle grandi stanze...eppure solo le parole che
sfrecciavano per la pagina ottenevano tutta la sua attenzione.
La scuola di
stregoneria della Scozia chiamata Wizloon, una scuola di categoria
leggermente più bassa rispetto a Hogwarts ma non per questo meno rispettabile,
quella mattina all'alba a causa di un terremoto aveva subito dei danni
irreparabili. La costruzione, un castello impotente molto antico ma di certo non
traballante, si era letteralmente spaccata a metà. Come se qualcosa, divorando
il sottosuolo, l'avesse spaccata in due dall'interno.
Le lezioni in Scozia
iniziavano il venti di agosto, per terminare a metà giugno e chi doveva aveva
colto l'occasione al volo. Ventisette studenti erano morti sepolti dalle
macerie. Gli altri al San Mungo erano in gravi condizioni a causa delle magie
operate su di loro.
Fra i feriti gravi, diceva la Gazzetta, uno prima di
spirare aveva detto di aver visto dei maghi incappucciati in nero per la scuola.
E il Marchio Nero era stato trovato come firma di quello scempio.
Fu una
giornata lunga.
Per tutta la Gran Bretagna si agitava la voce che
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse di nuovo vivo.
E che Harry Potter
fosse scomparso.
Da ciò che sentì il giovane Riddle per tutto il pomeriggio,
Silente era stato richiamato dal Wizengamot per una riunione speciale con il
Ministro Orloff e Duncan Gillespie, capo degli Auror.
La riunione speciale
parlava di una cosa soltanto.
Dare lo stato d'allarme.
Non fosse accaduto
quel massacro in Scozia, Orloff si sarebbe ben guardato da ammettere di fronte a
tutti di non aver appoggiato abbastanza gli Auror per permettere al bambino
sopravvissuto di trovare anche l'ultimo dei Tredici Veli ma ora, coi corpi
ancora tiepidi di tutti quei morti, doveva affrettare le cose.
Era notte
fonda quando ormai tutti sapevano.
Il Lord Oscuro era tornato.
Il giovane
Tom Riddle stava seduto nella camera da letto che Sirius gli aveva lasciato, non
dormiva.
Non sarebbe riuscito a chiudere occhio.
Non ora che suo padre
vagava nel mondo.
Inoltre attendeva, seduto alla finestra, l'arrivo di
Silente, di Ron e degli altri.
Voleva solo vederli.
Durante la cena si era
sforzato di stare calmo. Pansy e Ginny erano perfino riuscite a farlo giocare un
po' con Jeremy, il figlio di Ron che ora aveva due anni, un bambini vispissimo
con una massa di capelli rossi e gli occhi neri della madre.
Un Weasley a
tutti gli effetti.
Ma stare coi bambini, quando Lucas e Glory erano così
lontani, non facevano che acuire il suo senso di frustrazione.
Mentre la
gente moriva e Harry e Draco erano dispersi, lui doveva starsene al
sicuro.
Nell'ombra.
Un lieve bussare lo destò bruscamente dai suoi
pensieri. Invitò chiunque a entrare e sulla soglia apparve Degona.
- Ciao.-
le disse in un mormorio.
La ragazzina chiuse la porta alle sue spalle e senza
dire nulla salì sul suo letto, abbracciandolo di spalle per il collo.
Sapeva
che Degona ora doveva catalizzare solo sentimenti tristi, paura e terrore e di
certo sentire anche i suoi pensieri non doveva essere esaltante ma accettò
l'affetto della sorella e vi si abbandonò.
- Tom...-
- Si?-
Degona
guardava fuori dalla finestra, stringendolo però più forte.
- Secondo te tuo
padre è triste?-
A quella domanda il giovane Riddle si girò a guardarla. Le
sopracciglia arcuate, la fissò come pietrificato.
- Quel maledetto starà
ballando su tutti i morti che ha fatto oggi Dena.- sibilò.
- La prima persona
però che ha voluto vedere sei tu.-
- Non importa.- ringhiò - Lui mi vuole con
lui solo perché devo perpetrare la sua folle idea di lavaggio del
sangue.-
L'empatica intrecciò le dita con le sue.
- Scusa, non parlerò più
di lui.-
- No, scusa tu.- le disse a fatica - Ma non voglio neanche pensarci.
Non vorrei neanche che fosse vivo ma...ha ammazzato trenta persone. Tutta una
scuola!-
La ragazzina allora posò lo sguardo sulla porta, indecisa.
Poi
tornò a fissare il mago diciassettenne.
- Ecco...è arrivato Silente.- gli
disse a bassa voce - Sono nel salone. Ci sono quasi tutti, ma Ron e gli altri
sono ancora in giro. Non so di cosa stanno parlando ma sembra si stia scatenando
un'accesa discussione. Liz mi ha impedito di entrarci ma forse tu...tu potresti
andare a sentire.-
Senza una parola Tom le stampò un bacio in fronte e uscì
di corsa dalla camera, cercando di far però il meno chiasso possibile. A parte
la relativa incazzatura per essere stato messo da parte, era avido di
particolari.
Voleva assolutamente sapere cosa stesse accadendo e avrebbero
dovuto dargli delle risposte.
Non potevano lasciarlo fuori. Silente non
doveva neanche pensarci!
Rischiando di prendersi una ramanzina dalla madre di
Sirius, attraversò tutto l'ingresso a passo di carica, senza stranamente
inciampare o andare a sbattere e raggiunse le porte chiuse del salone.
Le
voci erano talmente alte che bussare non sarebbe servito a nulla.
Così senza
attendere un secondo di più mise la mano sul battente ed entrò. Come previsto
tutti gli Auror, Duncan, i Weasley e i Mckay erano così impegnati a discutere
che solo facendo sbattere con forza la porta, tanto da farla traballare sui
cardini, si accorsero che era entrato.
La prima a riprendersi fu Molly
Weasley - Tom caro! Dovresti essere a letto!-
- Infatti, su Tom.- gli disse
Liz Jenkins come se fosse stato un bambino - Torna a letto, saprai tutto
domani.-
- Io non vado da nessuna parte.- sibilò furibondo - E grazie tante
per avermi avvisato di questa riunione.-
- Per favore ce la diamo una
calmata?- sbottò Tristan sul fondo della stanza, letteralmente esasperato - Tom
scusami, ti giuro che mi è passato di mente ma domani ti avrei detto ogni
cosa.-
- Tristan è...- iniziò Elisabeth sdegnata ma Tom, perdendo la
pazienza, la lasciò muta - Sono cosa? Harry e Draco sono i miei padrini e se
vogliamo proprio essere pignoli, l'uomo che ha scatenato questa guerra è mio
padre nel caso molto improbabile che qualcuno di voi se lo sia scordato, quindi
direi che sono abbastanza legato all'argomento. O qualcuno ha ancora qualcosa in
contrario?-
Per la prima volta da quando erano entrati a Grimmund Place n°
12, i presenti tacquero...anche se poi qualcuno rise divertito. Sirius e Remus
furono i primi a strizzargli l'occhio, per trascinarlo alla tavola.
Lì
attorno c'era Lucilla e Silente.
- Professore.- lo salutò il giovane Riddle
cortesemente.
- Buona sera Tom.- Silente gli sorrise bonario, lisciandosi la
barba - Immagino che sarai arrabbiato anche con me a questo punto. Perdonami, ma
io e tua madre stavamo discutendo una tesi che ha scatenato un'accesa
discussione.-
Il mago diciassettenne sembrò non capire.
Osservò i presenti
e fra tutti, molti scuotevano il capo all'indirizzo di Lucilla.
Anche Tristan
sembrava poco convinto, di qualsiasi cosa avessero parlato fino a quel
momento.
Jess e Lucius Malfoy invece erano gli unici a sembrare sicuri al
cento per cento.
- Qual è il problema?- si azzardò a chiedere.
- Siamo
sicuri di volerlo coinvolgere?- chiese Arthur Weasley con pazienza.
- Ho già
fatto l'errore di nascondere le cose a un ragazzo dieci anni fa.- disse Silente,
posando la mano sulla spalla di Tom - Non rifarò più questo genere di
sciocchezze. E come Tom ci ha fatto notare, ha sufficienti legami con tutta
questa faccenda per discutere con noi di questa piccola svista.-
- Diventerà
maggiorenne solo a dicembre però.- disse Liz seccata.
- Sottigliezze.- sibilò
Lucilla a quel punto, tornando a puntare gli occhi sui presenti con aria
granitica - Vogliamo andare avanti?-
- Certo mia cara.- il preside di
Hogwarts si sedette come prima, congiungendo le lunghe dita e puntando gli occhi
celesti sul giovane Riddle - Dunque. Come credo saprai grazie ai solerti
giornalisti dei nostri rispettabili quotidiani, questa mattina all'alba, dopo
che questa notte tu ti sei precipitato a Godric's Hollow e hai incontrato
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, in Scozia è avvenuto un fatto che oserei
definire barbarico. La scuola di Magia Wizloon è stata rasa al suolo e quasi
trenta studenti hanno perso la vita.-
- L'ho letto.- ammise Tom a
malincuore.
- Bene. Saprai anche che è stato trovato il Marchio Nero.-
-
Si. È stato Lord Voldemort.- e di nuovo mezza stanza rabbrividì ma il ragazzo
non se ne curò - So che ha portato i bambini dai Dursley e che non avete ancora
trovato Harry. Ci sono novità?-
- Ron e gli altri ancora non ci hanno detto
nulla.- gli rispose Tristan - Ma domani mattina al massimo saranno qua. Sono
andati a fare un sopralluogo in Scozia con Milo e Clay, insieme ad altri gruppi
di Auror.-
- E non hanno trovato altro che il Marchio Nero. Un lavoro
pulito.- sibilò Duncan Gillespie, fumando rabbioso - Stamattina abbiamo avuto
una riunione con Orloff. Lui e il Wizengamot hanno deciso di dare l'allarme
generale, lo stesso che ha colpito la Gran Bretagna fino a quando Harry da
bambino non ha...bhè...- s'impappinò leggermente - fino a quando non ha dissolto
il corpo di Tu-Sai-Chi.-
- Le vittime al San Mungo?- sussurrò Tom
disperato.
Sirius scosse il capo - Molti non supereranno la notte.-
- E
non abbiamo idea di dove siano Harry e Draco?- richiese il giovane Riddle.
-
No ma come ben sai se fosse accaduto qualcosa a Harry io l'avrei sentito.-
Lucilla picchiettava le unghie sul tavolo di lucido acero, come irritata per
qualcosa - Inoltre Hermione è ancora sotto la protezione di Caesar, quindi
abbiamo quasi la certezza sicura che stiano in ottime condizioni, visto che Tom
ti ha anche detto di non aver visto Harry, giusto?-
- Esatto.- il ragazzo
allora la guardò stranito - Qual è il motivo della discussione di prima
allora?-
- Tua madre ha qualche dubbio sulla modalità del...della strage.-
gli spiegò Silente, cercando di trovare le parole adatte - E se devo essere
sincero, la brillante ipotesi di Lucilla non mi sembra da scartare.-
- Per
l'amor del cielo, non ricominciamo.- brontolò Liam Hargrave, seduto con Tanatos
Mckay - Albus che ti passa per la testa eh? Chi vuoi che sia stato? Il Babau?
Solo una persona ieri notte è tornata in vita e aveva la follia necessaria nel
cervello per commettere una tale barbarità!-
- Senza contare che non abbiamo
prove contrarie.- proseguì Tristan, guardando Lucilla in faccia - Nessuno dei
Veggenti di Orloff ha visto o previsto questo disastro e l'unica prova che
abbiamo è il Marchio Nero! Secondo me è stato lui, non giriamoci attorno!-
-
Possibile che sapete solo vedere la visione d'insieme?- la Lady sembrava sul
punto di perdere la pazienza - Per la miseria, datemi un buon motivo per
scatenare un simile vespaio! Senza contare i risultati che ci sono pervenuti dal
San Mungo!- Lucilla prese una lunga lista di pergamena, stizzosa - Guardate qua
che cognomi: Deveaux, Fawcett, BlackHawk, McDonald, Sirtrud!- e rialzò gli occhi
roventi - E' morto il figlio minore di Albert Sirtrud, chiaro? La metà se non la
maggior parte dei morti sono tutti purosangue ok? Tutti purosangue!-
- No,
no...mamma ferma un secondo.-
Tom si era alzato in piedi, gli occhi blu
totalmente sgranati.
Ora si sentiva il terreno cedere sotto i piedi.
- Mi
stai dicendo...che secondo te non è stato Voldemort a uccidere tutta quella
gente?- alitò, sentendo un brivido.
Guardò anche Silente ma il vecchio mago
taceva. Gli occhi astuti che spuntavano dagli occhiali a mezzaluna.
-
Mamma...-
Lucilla annuì, sospirando - Si. Io non credo sia stato Tom a fare
questa strage.-
- E allora chi è stato? Avanti coincide tutto!- sbuffò
Duncan.
- E' proprio per questo che la faccenda è troppo strana! Lord
Voldemort ritorna e dopo appena poche ore dall'uscita dal Velo, qualcuno in
Scozia distrugge una scuola, lasciandovi il Marchio Nero. Non è così che ha
sempre agito...lui non avrebbe mai ucciso dei purosangue! Non è da lui!-
- I
suoi standard si saranno alzati!- sentenziò Liam Hargrave - Si vede che ha il
dente avvelenato. Lucilla, guardiamo in faccia la realtà, nessuno ha previsto
queste morti, Tu-Sai-Chi è libero e vuole vendetta. Ha fatto tutto per
costringere Harry Potter a uscire allo scoperto!-
- Io vi dico che questo non
è il modus operandi di Tom!- sbottò allora la demone esasperata - E' follia
pura. Non è stato lui! Ora sarà a Dark Hell Manor a riprendere le forze! Uscire
dal Velo deve averlo stremato! Non so come abbia fatto a stare in piedi davanti
a Godric's Hollow!-
- Un attimo mamma.-
Il giovane Riddle si passò le mani
fra i capelli, stentando a crederle.
- Cioè...se non è stato lui...-
-
Ecco, è quello che diciamo noi.- sentenziò Duncan.
- Chiedetelo agli indovini
di Orloff allora!- replicò la Lancaster - Ammesso che non siano già tutti
passati dalla parte dei Lestrange. Prima di andare ad amministrare il dominio di
Voldemort pensate a mettere ordine in casa vostra! Sei voi maghi non buttate giù
quel pagliaccio da quella sedia morirete tutti! Harry non può farcela da
solo!-
- Lucilla ragioniamo.- Remus Lupin ora sembrava capire ma l'ipotesi
che stavano prendendo in considerazione stava terrorizzando tutti - Tu ci stai
dicendo che c'è qualcun altro oltre il Signore Oscuro che vuole uccidere i
mezzosangue e i babbani. Capirai che è un'idea che fa tremare le vene ai
polsi.-
- No, io sto dicendo solo che c'è qualcuno che vuole farci credere
che sia stato Voldemort.- replicò la Lancaster - Non so perché lo abbiano fatto
ma il loro intento era quello di scatenare la paura nei maghi.-
- Non
parliamone come se fosse vero, maledizione!- sbottò Duncan - Non abbiamo
prove!-
- Vorrà dire che le cercherò io allora!-
Lucilla picchiò i pugni
sul tavolo, furibonda - Perché vi rifiutate tutti di ascoltare? Perché non
volete sentire? C'è qualcosa che non va! E non è stato Tom a uccidere tutte
quelle persone! Anche Harry ve lo direbbe!-
- Ok, ok...silenzio! Scusate un
secondo.- l'interruppe Ninfadora Tonks - Mettiamo che quello che dice Lucilla è
vero e ammettiamo pure che ci sia qualcuno che vuole emulare Lord...Lord
Voldemort.- disse a fatica la strega dai capelli violetti - Nessuno però ha
previsto nulla, e fin qua ci siamo. Perché anche Damon, l'amico di Tom non ha
visto niente?-
- Non lo so.- ammise Tom - Ho provato a mandargli un gufo ma
non mi ha risposto ed è davvero strano. Le capacità di Damon sono collegate alle
visioni di Legimors ed è molto improbabile che non abbia previsto questo
massacro.-
- Forse per una volta anche lui ha fallito.- se ne uscì Liz - In
fondo è un ragazzo...-
- ...che però ha predetto tutto questo sei anni fa.-
replicò Jess scoccandole un'occhiata serafica - Non sminuiamo i bambini. È uno
sbaglio e tutti noi lo sappiamo bene.-
- Sono d'accordo col signor Mckay.-
disse Silente, mettendosi in piedi - Ora cari amici dovete scusarmi ma il dovere
chiama. Devo tornare a Hogwarts e preparare tutto per il primi settembre ma
ritengo senza ragion di dubbio che la nostra Lucilla abbia perfettamente
ragione. C'è qualcosa che non quadra e intendo andare a fondo di questa storia.
Tornerò a trovarvi fra due giorni al massimo. Nel frattempo spero che il signor
Weasley e il signor Dalton vi portino buone notizie. Ora devo mettermi alla
ricerca di un buon professore d'incantesimi.-
- Perché?- Tom lo fissò a occhi
sgranati - E' successo qualcosa al professor Broody?-
Dorian Broody, ex
Serpeverde purosangue, era stato il sostituto di Vitius in quei sei anni ma
a quanto disse il preside di Hogwarts, era stato costretto a dimettersi per
poter seguire il fratello Auror, infortunato dagli ultimi avvenimenti. Inoltre
si necessitava di un altro professore di Difesa visto che Tristan, com'era
accaduto all'ultimo anno di Harry, si sarebbe occupato esclusivamente di quelli
del settimo.
- Ha già in mente qualcuno?- gli chiese il giovane Riddle,
accompagnandolo alla porta.
- Si...- Silente sogghignò divertito - Qualcuno
si. Te ne parlerò al momento opportuno. Comunque Tom...- e gli posò una mano
sulla spalla -...abbi fede. Harry sopravviverà a ogni ostacolo. E presto tornerà
da noi. Ci vediamo fra qualche giorno.-
E senza aggiungere altro si
Smaterializzò via, lasciando il figlio del Lord Oscuro con una muta
domanda.
Chi era quell'essere che nell'ombra stava facendo ricadere su
Voldemort la colpa di quei crimini?
In quello stesso momento a Londra, in
un quartiere secondario accanto a King's Cross, in un edificio dalle pareti
scrostate abitato da babbani universitari, entrò qualcuno nell'appartamento
numero 17, al terzo piano.
Questo qualcuno si levò il mantello e i guanti,
buttandosi stremato su un divano dalle molle sfondate.
Il sangue incrostato
sul collo e le occhiaie indicavano cos'avesse appena passato.
Una battaglia
vera e propria.
Quasi non dormiva da ventiquattro ore.
Di colpo, bussarono
alla porta.
- Edward...sono io, posso entrare?-
Edward Dalton scattò in
piedi e afferrando la bacchetta se la puntò addosso. Il sangue sparì e gli
apparvero sul corpo degli abiti babbani. Non che avessero fatto differenza ma
quando Ophelia Haeder entrò, rimase solo stupita del suo aspetto sciupato.
-
Ehi...tutto bene?-
La babbana dava ventisei anni, molto carina, coi capelli
corti biondissimi, una ciocca rosa sulla fronte e due occhi intensi color
pervinca.
- Si, ciao.- le disse con un sorriso stentato.
- Sei via da
qualche giorno. Non ti ho più visto...avrei voluto farti vedere le mie tavole.-
gli disse la ragazza, chiudendosi la porta alle spalle - Che faccia. Stai
davvero bene? Problemi alle scuderie?-
Già. Le scuderie. Come dire a una
ragazza babbana che era un mago?
- Si, qualche grana.- le disse in maniera -
Mi spiace che non c'ero ma sono stato sommerso dal lavoro. E tu? Tutto bene al
lavoro? Ti hanno assunto?-
La ragazza sorrise felice, prendendogli le mani
per la gioia - Mi hanno presa! Ora potrò disegnare un libro per bambini tutto
mio! Dai dobbiamo festeggiare! Ti va di venire da me?-
Edward si morse le
labbra. Una muta disperazione s'impossessò di lui, mentre cercava le parole
adatte per rifiutare senza imprecare contro la sfortuna quando nella sua stanza
da letto accadde un disastro.
Si sentì un terribile baccano, oggetti che
finivano a terra e poi una voce.
- Cazzo! Edward ma non puoi sbaraccare tutto
questo macello? Non c'è neanche lo spazio per Smaterializzarsi!-
Dalton
sbiancò, vedendo lo sguardo stranito di Ophelia.
- Scusami hai compagnia...-
disse incerta quando un ragazzo dai capelli bruni e gli occhi color petrolio si
appoggiò allo stipite - Allora vieni o...- ma Blaise Zabini si zittì, vedendo
l'amico con un ospite - Ops...scusate ragazzi...-
- Blaise...- Dalton lo
guardò pregandolo con la sola espressione del viso - Ron dov'è?-
- Ecco...sta
per raggiungerci.- rispose il mago, nascondendo dietro alla schiena la bacchetta
- Ciao.- aggiunse con un sorriso sghembo verso Ophelia - Scusate ma volevo solo
dirti che tra un attimo dovrebbe arrivare Ron con...quell'amico, sai...quello di
prima. L'ha trovato per la strada.-
- Ah,- Edward si girò velocemente verso
la sua dirimpettaia - scusami tanto ma io e i ragazzi ci siamo portati del
lavoro a casa. Dobbiamo finirlo per domani. Ma se va bene posso passare da te
per pranzo.-
- Si volentieri, posso prepararti qualcosa.- sorrise la biondina
- Bhè, è stato un piacere.- e senza sospettare nulla se ne andò, chiudendosi la
porta alle spalle un attimo prima che dalla camera da letto cominciassero a
scoppiare i fuochi d'artificio. Edward ci entrò in tempo per vedere Ron Weasley
apparire con un prigioniero.
Il contrasto fra i due era
impressionante.
L'Auror si levò il cappuccio, mettendo in mostra una massa di
capelli rosso fuoco.
L'altro, il prigioniero, aveva la faccia lacerata da
graffi, abiti stracciati, il viso pallido dai lineamenti contorti.
Un
Mangiamorte.
Zabini lo fece finire facilmente su una sedia e un nugolo di
catene lo costrinse immobile.
Quello, rabbioso, iniziò a ringhiare
maledizioni ma senza bacchetta andarono tutte a vuoto.
Evidentemente non era
un mago tanto eccezionale.
- Al diavolo.- Blaise imprecò fra i denti,
fissando Ron - Ehi, tutto bene?-
Il rossino si rimise in sesto i vestiti,
senza staccare gli occhi dal loro prigioniero.
L'aveva preso in un vicolo
mezz'ora prima, in una strada di periferia e per catturarlo ci era andato
parecchio.
Il verme aveva scagliato incantesimi ovunque, provocando guai coi
babbani.
Gli Obliviatori erano già al lavoro ma Ron quella sera aveva ben
altro per la testa.
Nessuno di loro tre dormiva da più di ventiquattro ore.
Erano stati alla riunione con Duncan, si erano sorbiti le ipocrite prediche di
Orloff, erano stati a Godric's Hollow, in Scozia a Wizloon, avevano camminato
sui cadaveri e Harry non erano riusciti a trovarlo.
Ron Weasley non si era
mai sentito così frustrato in vita sua.
E in quelle ventiquattro ore, ancora
una volta il mondo dei maghi gli aveva dimostrato di non avere spina
dorsale.
Neanche per proteggere il suo eroe.
- Chi è?- chiese Edward,
appoggiandosi allo stipite della stanza da letto, dopo aver insonorizzato
l'appartamento che usava come appoggio.
- Porta rispetto schifoso!- sbraitò
il Mangiamorte sputacchiando, tanto che Blaise dovette farsi indietro - Se solo
Rafeus Lestrange sapesse che mi avete catturato vi ucciderebbe!-
- Oh ma
allora abbiamo preso un pezzo da novanta.- frecciò Dalton sarcastico.
- Io
sono il suo braccio destro!- tuonò quello, delirando - Lui non fa nulla senza di
me!-
- Però, anche fra i Mangiamorte ci sono dei portaborse.- ironizzò Ron,
levandosi finalmente il mantello. Facendolo si massaggiò il torace dov'era
sporco di sangue. Si era preso una coltellata di striscio alla milza e non fosse
stato per la sua prontezza di riflessi si sarebbe già dissanguato. Mentre si
guariva da solo, Blaise prese una sedia, la girò al contrario e si piazzò
davanti al loro prigioniero.
- Allora pezzo grosso...vediamo di non perdere
tempo e di non farci sprecare dosi preziose di Veritaserum. Dicci che ci facevi
in periferia e perché avete distrutto Wizloon, forza.-
- E ti avviso.-
concluse Ron a bassa voce - Sono al limite della mia pazienza. Parla o ti
staccherò arto per arto fino a quando non sputerai quello che m'interessa, dopo
di che ti rimanderò al tuo caro padrone in pezzi.-
- Siete solo degli sporchi
traditori del vostro sangue!- sibilò quello, sputando a terra.
- Qui i
traditori non siamo noi, bastardo!- Blaise l'afferrò per la gola - Muoviti o con
te finiremo seduta stante!-
La situazione si era fatta surreale. E
frustrante.
Ron avrebbe dato qualsiasi cosa pur di spezzare la carotide a
quel tizio ma non poteva.
Non poteva...non poteva urlare, né
lamentarsi.
Anche se i suoi due migliori amici ora erano dispersi.
Harry,
Hermione, Elettra, Malfoy...tutti quanti...erano nei guai e lui lì, a minacciare
quello stupido essere.
Senza fiatare placò Blaise, poi si fece lanciare da
Dalton una fialetta di liquido azzurro.
Faticando la fecero ingoiare a quel
verme.
Attesero pochi secondi, poi quello divenne docile come un
agnellino.
- Bene.- sussurrò Ron - Chi sei?-
- Maltus Milton.-
- Sei un
Mangiamorte?-
- Si.-
- Dimmi cos'è successo ieri notte.- gli ordinò
Edward, senza muoversi dalla porta.
Milton sembrò fare resistenza, poi aprì
la bocca come un pesce - Il nostro signore è uscito dal Velo. Ci ha chiesto di
farlo incontrare con suo figlio e con Harry Potter. I fratelli Lestrange hanno
richiamato Greyback e lui ci è venuto in aiuto. Suo figlio ha attaccato Godric's
Hollow ma non abbiamo trovato né Potter né gli altri abitanti della casa. È
arrivato Tom Riddle, poi qualcuno l'ha fatto fuggire.-
- Dov'è ora
Voldemort?- gli chiese Blaise.
- Dark...Dark Hell Manor.-
- Perché avete
attaccato Wizloon?-
A quella domanda, gli occhi vuoti del Mangiamorte si
contrassero.
- Non siamo stati noi.-
- Cosa?!- Ron imprecò - Ma
con che cavolo fa i Veritaserum Malfoy? È la versione light?-
- Ron...questo
non sta scherzando.- alitò Edward a bassa voce, fissando Milton.
- Ma per
favore!- sbottò Blaise - Insomma perché avete attaccato Wizloon? Voglio la
verità!-
- Non siamo stati noi!- disse ancora il Mangiamorte, scuotendo il
capo come in trans - Non siamo stati noi.-
- E allora chi è stato?- ringhiò
Ron al limite della pazienza - Dimmelo!-
Accadde qualcosa.
I tre maghi
sentirono un leggero "crac" poi Milton iniziò a masticare. Quando capirono che
aveva mandato giù una capsula di cianuro era tardi ma prima di morire il loro
prigioniero disse qualcosa, esalando al contempo l'ultimo
respiro.
-...voglio ucciderlo...uccidere Tom Riddle...per spezzare il
Lord Oscuro...-
Un istante dopo, di lui rimase solo il cadavere.
E
l'assoluta certezza che stavolta Lord Voldemort aveva seriamente fatto perdere
le staffe a qualcuno.
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