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Autore: Giada810    02/09/2012    11 recensioni
Henley-on-Thames è una cittadina dell’Oxfordshire, placidamente adagiata sulle rive del Tamigi.
Dopo la guerra Draco Malfoy vi si trasferisce con la figlia Altair, conducendo un’esistenza tranquilla e riservata. Quando la piccola si affeziona a prima vista ad Hermione, trasferitasi da poco nel cottage accanto, tra lei e Draco nasce una strana e amichevole tregua, destinata a sfociare ben presto in qualcosa di più profondo e totalmente inaspettato.
Dal capitolo 1:
“-Granger?- domandò con una nota di disgusto nella voce.
-Malfoy.-
-E cosa ci faresti tu qui?-
-Sono venuta a riprendere il mio gatto.- rispose Hermione, con le sopracciglia aggrottate di chi non capisce cosa ci sia di difficile in una situazione tanto elementare.
-Non qui-qui, ma qui in questo paese.- specificò burbero.
-Non vedo come ti possa interessare.- commentò con distacco.
-Mi interessa nel momento in cui vieni qui per rovinarmi la vita e acquisire prestigio alle mie spalle. Sappi però, Granger, che non ti permetterò di sputtanarmi senza fare niente.- le sibilò, una sottile minaccia sussurrata a bassa voce per impedire ad Altair di sentire.
-Tu vaneggi, Malfoy.- rispose incredula Hermione –Non sono qui per te, anche se il tuo egocentrismo è così degenerato da farti credere il contrario.-“
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Astoria Greengrass | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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AVVERTIMENTO:
Questo capitolo contiene una scena simile a quella contenuta nel capitolo 14 “Fragole”.
Lettore avvisato, mezzo salvato.
Buona lettura a tutti!
 
 

Cap. 19
Il mare d’inverno


 
Accaldato e con un’indescrivibile voglia di sentire l’odore e il sapore della pelle di Hermione, Draco le raccolse i capelli sulla nuca, trattenendoli con una mano, mentre la bocca scendeva sul collo della ragazza e la baciava in ogni punto riuscisse a raggiungere.
Gli era mancata, ma non si era reso conto di  quanto  gli fosse mancata fino a quando non aveva sentito quella frenesia impossessarsi dei propri gesti, delle proprie mani, della propria bocca, fino a quando il bisogno di sentirla era diventato infinitamente più importante del bisogno di respirare.
Fino a quando, con la bocca finalmente attaccata alle sue labbra rosse e la lingua intrecciata alla sua, non aveva sentito i polmoni riprendere aria, quella che gli era incredibilmente mancata in quei giorni.
 
Non sentiva, non desiderava, non vedeva null’altro che lei, lei e il suo corpo caldo, lei e i suoi capelli che si incastravano tra le dita, lei e la ginocchiata maldestra che gli aveva tirato sulla coscia, lei e il modo in cui l’aveva trascinato sulla coperta lasciandosi cadere all’indietro, lei e la dolcezza con cui gli stava accarezzando i capelli, lei e la passione con cui lo stava baciando.
Lei.
Una Mudblood.
Hermione Granger.
Buffo come la vita si prenda gioco di noi, facendoci innamorare di chi non solo non avremmo mai immaginato fosse possibile innamorarci, ma anche di chi non avremmo mai voluto innamorarci.
Tuttavia, Draco era felice così, innamorato di una donna che non avrebbe voluto, incastrato nella sua buffa vita e tra le braccia di Hermione. Meglio di così, non avrebbe potuto stare.
Continuò a baciarla con lentezza, spingendo la lingua a fondo nella sua bocca per berla quanto più era possibile, disposto anche ad affogare in lei pur di non dover più patire l’astinenza dei giorni passati.
Sentendo le gambe di Hermione schiudersi e piegarsi ai lati del proprio bacino, per accoglierlo forse inconsapevolmente vicino a sé, Draco si staccò da lei e, ad occhi chiusi, con il fiato corto, posò la fronte sulla sua spalla per riprendere fiato e tentare di dominare il proprio corpo, che stava reagendo in modo evidente e poco appropriato ad un luogo pubblico.
-Che succede?-
La voce di Hermione, affannata e un po’ preoccupata per un distacco così improvviso, strappò a Draco un sorriso compiaciuto. Le diede un bacio leggero, ma non accennò a riavvicinarsi a lei, facendo leva sulle braccia per sostenersi. Scosse la testa.
-Nulla.- rispose con una scrollata di spalle –Ma ti conviene rallentare, a meno che tu non abbia intenzione di istruire questi babbani su tutte le possibili posizioni del Kamasutra, di cui io, per inciso, sono un esperto.- precisò con aria ammiccante e con uno sguardo lascivo alle labbra della strega.
Hermione guardò appena al di sopra della spalla del giovane, scorgendo una copia di anziani pensionati che li guardavano con profondo rimprovero, mormorando tra loro riguardo l’indecenza dei giovani d’oggi e scuotendo il capo con disapprovazione e biasimo.
Con un moto di vergogna, le guance in fiamme, Hermione nascose il viso contro il collo dell’uomo, approfittandone per poter annusare tranquillamente il suo profumo e avere, al contempo, un rifugio da quegli sguardi riprovevoli.
Il giovane mago, invece, si limitò a lanciare un’occhiata in tralice all’anziana coppia, invitandoli tacitamente ad andarsene senza proferire alcunché. Quando si furono allontanati in direzione delle poche abitazioni che si ergevano colorate al limitare della spiaggia, Draco si distese accanto ad Hermione e la trascinò al proprio fianco, quanto più vicino possibile.
Alla ricerca di una posizione più comoda, la giovane strega incastrò il capo tra il collo e la spalla di Draco e intrecciò una gamba alle sue, ma sussultò immediatamente, rizzandosi a sedere.
-Ma sei… sei…-
A corto di parole, Hermione indicò eloquentemente i pantaloni di Draco, che rise del suo imbarazzo e del fatto che non se ne fosse accorta prima. Anche Hermione, chinando il capo e riavviandosi i capelli dietro le orecchie, si diede della stupida. Presa com’era da quel bacio tanto atteso, non aveva fatto caso ad altro che non fosse la bocca di Draco attaccata alla propria.
-Eccitato?- suggerì il giovane, vedendola in difficoltà per quella sua strana forma di pudore –Certo! Mi sei saltata addosso come un’assatanata!- si giustificò.
Hermione aprì la bocca, indignata. Quando però realizzò che, effettivamente, il modo in cui l‘aveva baciato non avrebbe potuto, nemmeno con tutta la buona volontà di questo mondo, essere definito casto, gli assestò un pugno deciso sulla spalla, strappandogli un soffocato gemito di dolore.
-E sei anche manesca!- constatò, fingendosi piacevolmente sorpreso. Quando Hermione si stampò in viso un’espressione soddisfatta, Draco la strinse intorno alla vita e la strascinò nuovamente su di sé, sostandole i capelli per mettere in mostra il collo –Mi piace.- approvò con voce arrochita.
Hermione gli regalò un altro pugno sulla spalla, più leggero e solo vagamente violento, più complice che vendicativo, poi piegò il collo all’indietro e mise in mostra la gola calda.
-Ho passato tutta la mattinata a cercarti. A casa tua, in paese, al ministero, a Diagon Alley.- enumerò, senza alcuna traccia di fastidio nella voce –Da quanto tempo sei qui?-
-Poco prima di pranzo, credo.- la voce di Hermione risuonò stentata, messa in difficoltà dalla lingua dell’uomo e dal modo in cui seguiva gli avvallamenti e le vene del suo collo –Mi sono alzata presto, ho fatto una lunga camminata e dopo aver fatto colazione in un bar sono venuta qui. Poi ti ho aspettato.-
Draco sembrò sorpreso dalle sue ultime parole. Smise di baciarla e, fissandola con cipiglio indagatore, la fece distendere sulla coperta, sotto di sé, imprigionandola con il proprio peso.
-Vuoi dire che sapevi che sarei venuto? Ti eri messa d’accordo con Potter?- il tono di Draco e il suo basso mormorio diventarono sospettosi, per poi addolcirsi nel vedere come Hermione scosse dolcemente la testa, negli occhi una vaga derisione per la sua malafede.
-Stupido.- lo apostrofò, con un lieve scappellotto dietro la nuca –Sono almeno dieci giorni che ti aspetto.- spiegò con lentezza, sperando che il concetto penetrasse nella testa dura di Malfoy senza ulteriori imbarazzanti spiegazioni esplicite.
Draco la guardò, con i capelli scompigliati, le labbra secche, la guancie arrossate dal freddo e gli occhi limpidi.
Lo stava aspettando da dieci giorni.
Un po’ come dire che era arrivato in ritardo di dieci giorni, ma che lei non gli aveva fatto notare quel ritardo esagerato. Un po’ come dire che doveva avere la testa parecchio dura, per recitare la parte del marito perfetto per ben dieci giorni senza accorgersi del male che si stava facendo. Un po’ come dire che, anche se si era rivelato anche peggio di quanto avesse pensato, anche se l’aveva lasciata senza spiegazioni, anche se l’aveva delusa e fatta soffrire, lei aveva deciso di dargli un’altra possibilità.
Un po’ come dire che, se nemmeno quel giorno si fosse presentato da lei, chiedendole scusa in ginocchio come meritava, lei l’avrebbe aspettato anche il giorno dopo, e quello dopo ancora, e quello dopo ancora.
E così via.
Senza dire nulla, tornò a distendersi sulla coperta, le braccia intrecciate dietro la nuca come un cuscino improvvisato, la testa di Hermione posata all’altezza del cuore e un suo braccio avvolto strettamente intorno alla vita.
Pur continuando a fissare il mare e le sue infinite sfumature di grigio, blu e verde, Draco sentì Hermione sorridere contro il proprio cappotto. Non la vedeva e in realtà lei non aveva emesso alcun suono che lasciasse intendere che stesse sorridendo, ma lui lo percepiva.
Allungò una mano verso il suo viso, tratteggiando alla cieca il profilo del naso, la curva delle ciglia abbassate sui suoi splendidi occhi scuri e poi più giù, fino alle labbra.
Le trovò distese in un sorriso appagato e felice, e non riuscì  a non sorridere come un ebete –un rammollito, come si sarebbe definito tempo addietro- alle onde regolari  e placide del mare.
Con il pollice, strofinò il labbro inferiore di Hermione per saggiarne quella morbidezza che aveva imparato ad apprezzare, ma le trovò secche e un poco screpolate dal vento freddo che le aveva sferzate per tutta la mattinata. Lungi dall’esserne infastidito, Draco si ritrovò a domandarsi che effetto avrebbe fatto sentirle strofinarsi sul suo corpo, su determinate zone del suo corpo.
Meglio non pensarci, decretò, sentendo già il proprio basso ventre infiammarsi.
-Adesso stai buona qui.- le ordinò rude, stringendole un braccio intorno alle spalle –Stasera ti porto a cena fuori.-
Quella frase gli suonò familiare, ma questa volta non aveva dubbi. Fosse arrivato anche Merlino in persona, lui avrebbe portato la propria donna a cena.
Punto.
 
***
 
Appena visibile oltre la coltre di nubi che ne sfumava i contorni e le conferiva un aspetto spettrale e suggestivo, la luna risplendeva con tutta l’intensità di cui era capace nel cielo. Sotto di lei, uniche sagome nere che arrancavano nella sabbia fine e pallidamente illuminata, due persone si stavano dirigendo verso un quadrato scuro, uniforme e regolare che spiccava sulla superficie accidentata della spiaggia di West Wittering.
Un’improvvisa folata gelida, meno violenta di quelle che avevano sferzato il litorale nei giorni passati, inghiottì il borbottio contrariato dell’uomo, che lanciò uno sguardo infuriato alle proprie scarpe di cuoio, le cui punte erano ricoperte di granelli di sabbia chiara e finissima.
Una risata spontanea e un poco esasperata squarciò il silenzio che li aveva avvolti fino ad allora, sovrastando per un istante lo sciabordio del mare e il lontano abbaiare festoso di un cane.
Decisa a non sentire ulteriormente le lamentele di Draco riguardanti quanto sarebbe stato meglio scegliere una spiaggia di sassi o quantomeno di ghiaia che non si appiccicasse alle sue costosissime scarpe italiane, Hermione lo strattonò verso di sé, convincendolo ad andare avanti.
Draco smise di lamentarsi, dedicando la propria più completa attenzione sulla morbida figura femminile che camminava davanti a sé con passo incerto, barcollando leggermente ogni qualvolta un piede affondasse nel terreno morbido e irregolare.
Quando una ventata leggera di profumato vento invernale le portò alle narici l’aroma speziato del dopobarba di Draco, Hermione non poté esimersi dal sorridere fra sé e sé, affondando il mento nella sciarpa che portava al collo.
La cena era andata bene.
Non era certo la prima volta che passavano del tempo insieme e, considerando quanto e cosa avevano già condiviso nei mesi passati, non si poteva nemmeno considerare quell’uscita come un primo appuntamento, ma di certo era stata un’esperienza nuova.
E come tutte le cose nuove che aveva affrontato nella sua vita, l’aveva spaventata. Aveva temuto di mostrarsi troppo, di scoprire e rivelare una parte di sé che magari Draco non avrebbe apprezzato. Hermione aveva temuto, in fin dei conti, che la vera lei, vista a tutto tondo e senza censure strategiche, potesse risultare per Draco insopportabile come l’undicenne dai capelli cespugliosi che non si era mai dato la pena di conoscere.
Invece, contrariamente alle pessimistiche aspettative della giovane strega, era andato tutto bene.
Quando la spiaggia si era svuotata e il cielo si era ormai oscurato del tutto, dopo aver passato il pomeriggio placidamente sdraiati sulla coperta di Hermione, parlando di tanto in tanto e approfondendo la conoscenza reciproca, Draco aveva Materializzato entrambi nel retro del Paiolo Magico.
Con grande sorpresa di Hermione, Draco, a testa alta e con la mano della strega strettamente intrecciata alla sua, aveva percorso tutta Diagon Alley, riservando un saluto formale a quanti avevano incrociato e dedicando la propria attenzione solo a lei. Arrivati davanti all’esclusivo ristorante accanto al Ghirigoro, Draco le aveva aperto la porta e si era fatto scortare dal cameriere fino al piccolo tavolo posto esattamente al centro della sala, ben visibile a tutti gli avventori e a chiunque passasse per strada.
Quando aveva capito che quello era il suo modo -un modo indiretto basato su scorciatoie in perfetto stile Serpeverde- per affermare pubblicamente che stava con lei senza doversi perdere in spiegazioni dettagliate con il primo pettegolo ficcanaso che avrebbero incontrato, Hermione aveva messo a tacere le proteste che le erano nate nel trovarsi al centro dell’attenzione.
Soprattutto perché, per il resto della cena, si era ritrovata al centro dell’attenzione di Draco e tutto in lui –i suoi occhi penetranti, la sua galanteria nel versarle l’acqua, il suo esasperato scuotere la testa nel venire a sapere che non beveva nemmeno il vino più pregiato, le sue continue frecciatine, la punta della sua scarpa che le aveva sfiorato le gambe a metà cena in una lunga, eccitante carezza- l’avevano rapita e distolta da tutto ciò che non fosse lui.
 
Era stato Draco ad insistere affinché tornassero lì, benché ora si lamentasse come un bambino ad ogni passo, osservando con cipiglio critico le proprie adorate scarpe sporcarsi sempre di più di sabbia umida.
Guardando il paesaggio quasi surreale che li circondava, Hermione approvò entusiasticamente quella scelta.
Il mare si era acquietato e anche il vento aveva concesso una tregua, benché la temperatura rimanesse comunque molto bassa. La luna, alta nel cielo sopra le loro teste e resa quasi evanescente dalle nuvole che rendevano i suoi contorni indefiniti, spandeva ovunque una debole luce, adatta appena a rischiarare i contorni degli oggetti. I lampioni, invece, lanciavano lunghe lame di luce gialla e corposa sulla spiaggia sottostante, creando un alternarsi di zone illuminate a giorno ed altre avvolte nella penombra.
Sul mare, lontano, quasi all’orizzonte, l’acqua limpida e appena increspata da qualche onda solitaria riluceva al riflesso argenteo della luna.
 
Con il fiatone, per la fatica di camminare con pesanti scarpe invernali che ad ogni passo si incastravano nel terreno soffice, si lasciarono entrambi cadere sulla coperta.
Hermione si tolse qualche ciocca ribelle dal viso, voltandosi verso Draco giusto in tempo per vederlo rizzarsi a sedere, prima di sistemarsi sopra di lei e coprirla interamente con il proprio corpo. Con un bacio impetuoso, per nulla gentile, mise a tacere ogni domanda, affondando subito la lingua nella sua bocca per saziarsi di lei.
Aveva aspettato tutto il pomeriggio perché erano circondati da troppe persone, e poi aveva rimandato tutto a dopo la cena, perché non voleva darle l’impressione di essere un dodicenne allupato incapace di dominare i desideri del proprio corpo, ma adesso, adesso che erano soli e vicinissimi, non riusciva proprio ad imporsi l’autocontrollo necessario.
La mani di Draco scorrevano frenetiche sul corpo di Hermione, studiando la morbidezza dei fianchi, la tensione delle cosce piegate, il calore del suo collo. Dal suo viso, la mano di Draco scivolò fino al primo bottone del cappotto della strega, liberandolo dalla propria asola e occupandosi poi, rapidamente, di tutti gli altri.
Le sfiorò con delicatezza e desiderio il seno, il ventre, ma quando raggiunse il bordo dei jeans, la mano di Hermione lo trattenne dal proprio proposito.
Draco levò gli occhi su di lei, preoccupato di leggervi dentro il disagio, il fastidio, intimorito di leggervi il proprio ennesimo errore. Invece, contrariamente ai suoi presagi, vi scorse solo un imbarazzato rimprovero.
-Che stai facendo?-
Draco pensò che se non avesse fatto quella domanda, non sarebbe stata lei.
-Secondo te? Gioco a scacchi?- propose ironico. E tutti sapevano quanto Draco Malfoy odiasse gli scacchi. –Granger, non pensavo che avrei dovuto farti un disegnino. La scorsa volta mi sembravi piuttosto brava in quello che stavamo facendo.-
Dopo quello che, a tutti gli effetti, Draco considerava un complimento, la sua spalla fu colpita per l’ennesima volta da un pugno deciso e preciso, violento quanto bastava per comunicare tutta la contrarietà di Hermione.
-Non ho affatto bisogno di un disegnino, caro il mio dio del sesso.- lo apostrofò con sfacciato sarcasmo, sollevando un sopracciglio in un’espressione di provocatorio scetticismo –Ma non qui.-
-E dove?-
Arrochita di lussuria, la voce di Draco risuonò impaziente. Hermione scosse la testa divertita e gli diede la risposta più normale del mondo, una risposta che celava in sé tutta la sua semplicità, il suo riserbo, tutto il suo essere “Puritana”.
-In un letto?-
-Abbiamo tempo per farlo in un letto, in tutti i letti che vorrai.- le garantì suadente con voce bassa e carezzevole –Ma adesso ti voglio troppo per potermi Materializzare in qualche altro posto senza rischiare di dimenticare un pezzo per strada. Facciamolo qui.- propose, insinuandole le mani sotto la schiena. Con un gesto repentino, le sollevò il bacino, spingendolo contro la propria eccitazione.
Hermione emise un verso sorpreso, all’opposto del sospiro estasiato che Draco si lasciò sfuggire dalle labbra, distese in un sorriso canzonatorio, profondamente divertito per la reazione di Hermione, esattamente quella che sperava di ottenere.
-Qui?- Hermione era palesemente sconvolta da quell’idea.
-Sì, qui. Sulla spiaggia. Sotto la luna.- le mormorò con inaspettato romanticismo, indicando con un cenno del capo il mare che, alle proprie spalle, riluceva argenteo –È un’idea troppo eccitante.-
-E se passasse qualcuno? Pensa se ci vedessero!-
La risposta di Hermione, che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere una veemente replica di dissenso, suonò solo come una debole protesta, mentre le sue mani già correvano sul capo di Draco, immerse nei suoi capelli chiarissimi, accarezzandogli la cute mentre lui le baciava il collo, deciso ad ottenere una resa completa.
Contro la propria giugulare, Hermione percepì le labbra di Draco distendersi in un sorriso famelico e vittorioso. Allontanò una mano dalla sua vita, dove la stava accarezzando con lenti gesti estenuanti delle dita, e alla cieca cercò qualcosa nelle tasche del cappotto. Prese la bacchetta, si staccò da lei quel tanto che ritenne necessario e l’agitò, lanciando quelli che Hermione riconobbe come blandi incantesimi protettivi, sufficienti affinché non venissero visti o uditi da eventuali passanti.
-Ecco- esordì Draco gongolante, con una smorfia di superiorità in viso -perché ho sempre sostenuto che essere un mago sia il massimo.-
Hermione diede un ultimo sguardo attorno a sé, controllando che la spiaggia fosse deserta e riconoscendo con se stessa che nessuno, tranne loro due, avrebbe mai avuto la folle idea di andare al mare in inverno di notte. Sollevata, cercò con gli occhi quelli di Draco, trovandoli accesi e lucidi di brama, offuscati dalla lussuria più sfrenata.
Allungò le mani verso il suo viso, attirandolo bruscamente contro di sé e baciandolo con una passione che non sapeva di avere nascosta in sé, desiderosa tuttavia di donargli tutta quell’inaspettata risorsa, desiderosa di donarglisi completamente, anima e corpo.
Iniziò a toccarlo freneticamente, come ebbra di lui e del suo corpo, fino a che sotto le proprie mani non sentì la morbidezza e il calore della pelle di Draco. Solo allora, all’improvviso, si accorse di averlo spogliato con furia.
-Mi piace quando mi spogli in questo modo.- le confessò famelico, ma le sue parole lascive vennero stroncate da un brivido violento. Investiti da una leggera folata di vento, lieve ma comunque gelida, Hermione avvertì la pelle di Draco accapponarsi sotto le proprie mani, mentre il corpo dell’uomo veniva scosso interamente da un profondo brivido di freddo.
Nel tentativo di riscaldarlo, sfregò le mani sulla sua schiena, poi, quando sentì la sua pelle tornare naturalmente liscia, affondò la mano nella tasca in cui conservava la propria bacchetta e la mosse un poco sopra le loro teste. Dal nulla, tante piccole guizzanti fiammelle blu si disposero in cerchio intorno a loro, spandendo in poco tempo un piacevole calore, sufficiente a riscaldarli nella notte fredda.
-La mia magia migliore.- constatò a bassa voce Hermione, osservando come quei fuocherelli di riflettessero negli occhi di Draco. Un ghigno canzonatorio si dipinse sui suoi tratti affilati.
-Oltre che saputella, sei anche presuntuosa.- la prese in giro, baciandola subito, prima che potesse ribattere. Le rise sulla bocca, sul collo, tra i capelli, sul seno, prendendola gentilmente in giro per l’ennesimo pugno contrariato che aveva ricevuto sulla spalla.
-Sarò pieno di lividi, domattina. Se tutti penseranno che abbiamo fatto qualcosa di violento, non prendertela con me.- l’avvisò, prestando più attenzione a come adorare il suo corpo ancora vestito che alla sua espressione minacciosa.
Si toccarono e si baciarono famelici, affamati, frenetici, fino a quando Hermione non si sfilò il maglione e gli occhi di Draco, a quel punto, si accesero.
-Spogliati per me.- le suggerì, guardandola negli occhi con fermezza.
-Cosa?-
-Potrò spogliarti tutte le volte che voglio- affermò con quella presuntuosa sicurezza che Hermione aveva imparato ad associare a lui e che, pur controvoglia, aveva imparato ad amare -ma questa volta voglio che sia  tu  a spogliarti per  me.-
Forse, se la voce di Draco fosse stato appena un poco più simile ad un ordine, Hermione gli avrebbe regalato un bel due di picche, insegnandoli il significato di un nuovo modo di dire babbano. Tuttavia, quelle ultime parole risuonarono più come una proposta, una sfida ad un eccitante gioco tra loro due.
 
E una Grifondoro non rinuncia mai ad una sfida, specie se contro un Serpeverde.
 
Con uno strano sguardo provocatorio che Draco non le aveva mai visto in viso e che lo fece eccitare come non mai, Hermione lo spinse lontano da sé, prese un respiro profondo e si alzò in piedi, continuando a guardarlo mentre si allontanava di un paio di passi.
Con lentezza, permettendo a Draco di gustarsi ogni suo gesto, cullata dallo sguardo bruciate e famelico del giovane mago, Hermione sfilò la cintura dai passanti dei jeans, poi si tolse gli stivali, le calze di lana e infine i pantaloni, abbandonandoli stropicciati sulla sabbia.
Con un’audacia che non le era familiare e che, tuttavia, la infiammava dal profondo, sganciò la chiusura del reggiseno e lo fece cadere a terra senza nemmeno guardarlo, perdendosi invece nello sguardo grigio e fumoso di Draco.
 
Uno sguardo poteva incendiare?
 
Evidentemente sì, a giudicare da quanto sentiva la pelle bruciare, bollente per lo spasmodico desiderio di essere toccata ancora, sempre, dalle mani di Draco e dalla sua bocca.
Chiuse gli occhi, prese un respiro e fece scivolare i propri slip lungo le gambe, calciandoli lontano nella speranza di vincere la tentazione di rivestirsi e coprirsi il più possibile. Mai, davanti a nessuno, si era spogliata con tale audacia, mettendosi in mostra e offrendosi allo sguardo lussurioso di un uomo.
Si concesse ancora un attimo per raccogliere il coraggio di aprire gli occhi e affrontare lo sguardo di Draco.
 
E se non gli fosse piaciuta?
E se, dopo aver rivisto Astoria ed essere stato nuovamente con lei, non fosse stato più in grado di accontentarsi di una come lei, che con la bellezza sfrontata e sensuale della giovane Greengrass non aveva nulla da spartire?
 
Tutti i suoi dubbi di dissolsero come bolle di sapone scoppiate, quando, poco prima di aprire gli occhi, le labbra di Draco si posarono sul ventre della ragazza, baciandole delicatamente la pelle e insinuando la lingua nell’ombelico, succhiando l’epidermide fino ad arrossarlo.
Un suono ovattato e un tintinnio metallico, la informarono che, in qualche modo contorto e acrobatico, Draco era riuscito a liberarsi dei pantaloni senza mai staccarsi da lei, gettandoli poi distrattamente da qualche parte intorno a loro.
Con le mani posate sul suo capo e le dita intrecciate ai suoi capelli morbidi e lisci come seta, Hermione lasciò che Draco la trascinasse sulla coperta, stendendosi sopra di lei e dondolandosi con ritmo lento ed ipnotico sul suo corpo, facendola ansimare ad ogni contatto con il proprio bacino, ad ogni carezza delle sue labbra sul proprio seno.
Continuarono a toccarsi con urgenza febbrile, sfiorandosi appena, in un gioco estenuante che sembrava voler rimandare all’infinito il momento della resa dei conti finale. Stavano giocando ad un gioco pericoloso, senza sapere quando tutta l’eccitazione e l’attesa accumulata negli ultimi giorni sarebbe esplosa.
Hermione non avrebbe saputo dire cosa desiderasse precisamente. Porre fine alla tensione che l’attraversava fino a farle quasi male o concedersi altro tempo per giocare, rincorrersi, provocarsi come avevano sempre fatto, eppure in un modo nuovo e intrigante che non aveva mai sperimentato con nessuno?
Sapevano essere crudeli, le mani di Draco, che la sfioravano e si allontanavano proprio nel momento in cui lei inarcava la schiena per andargli più vicino, per offrirsi meglio a lui. Sapeva essere crudele, la bocca di Draco, nel baciarle la gola in modo tanto lieve da sembrare lo sfioramento di un pregiato foulard di seta.
Sapeva essere crudele e al tempo stesso dolce, nel modo in cui le accarezzava la nuca e i capelli, nel modo in cui sfregava il naso contro il suo collo, nel modo in cui esternava senza vergogna ciò che stava provando, nel modo in cui la guardava e rideva ad ogni suo sbuffo esausto e impaziente.
-Draco.-
Hermione si avvicinò alle sue labbra, lasciando che si sfiorassero ad ogni movimento, senza mai unirsi in un bacio vero e proprio. Allontanò una mano dai suoi capelli e la fece scorrere lungo il suo petto liscio, fino alla sottile striscia di morbida peluria che partiva dall’ombelico e scendeva verso il basso.
La stretta di Draco sul suo polso, tuttavia, la fermò prima che potesse toccarlo.
-Ferma. Altro che puritana, sei un’assatanata…- considerò tra sé e sé, scuotendo la testa divertito ma con la voce tesa, affaticata. Poi spiegò, davanti allo sguardo spaesato di Hermione:
-Sono al limite.- confessò imbarazzato –Se mi tocchi… Non voglio venire così. Sarebbe davvero troppo umiliante fare la figura del ragazzino arrapato.- cercò di sdrammatizzare, mentre allontanava con fermezza la mano di Hermione, bloccandola contro la coperta, al di sopra della sua testa.
Sentiva l’urgenza di averla in ogni fibra del proprio corpo, in ogni muscolo teso fino allo spasmo, ma voleva concedersi qualche altro istante per osservarla, per imprimersi nella mente ogni dettaglio della splendida visione che aveva davanti agli occhi in quel momento.
Non era eccitante. Solo bella.
Bellissima, con i capelli sparpagliati intorno al viso, con gli occhi luccicanti alla luce dei lampioni che li riempiva di bagliori d’ambra, con le labbra arrossate e dischiuse, un invito a baciarla e un tentativo di regolarizzare il respiro affannoso.
Bellissima, nel suo essere così donna senza fronzoli e orpelli.
Bellissima, come solo agli occhi di un uomo innamorato e perso si può essere.
Era una visione splendida che non avrebbe mai più rivisto, ma era certo che ne avrebbe viste di migliori.
 
-…la vostra infetta progenie di Mezzosangue babbanofili…-
Dei figli.
Dei figli con Hermione.
Patetico.
Stupendo.
 
Entrò in lei con un movimento lento, leccandole le labbra aperte in un gemito strozzato, muovendosi con lentezza e attenzione, impegnato nel regalarle tutto il piacere che poteva offrirle.
Serrò gli occhi, la bocca aperta per incamerare aria e controllarsi.
Pochi istanti dopo, Hermione affondò le dita nelle sue spalle, aggrappandovisi con fermezza mentre il suo corpo tremava incontrollato, squassato dall’orgasmo. Strinse le gambe intorno ai suoi fianchi, attirandolo contro di sé e invitandolo a venirle più vicino con le mani sui suoi fianchi magri, sentendo sotto le dita la scanalatura dell’inguine.
Anche se con fatica, Draco continuò a muoversi con frenesia, aspettando il momento in cui, nuovamente, Hermione avrebbe gridato il suo nome con voce strozzata, trasfigurata dal piacere.
Proprio come piaceva a lui.
La strinse forte, mentre si svuotava in lei, gemendo spudoratamente contro il suo orecchio e mormorando il suo nome con voce spezzata, affaticata, appagata.
Innamorata.
Rimase un poco dentro di lei, sentendo che la stretta delle sue gambe non si era ancora allentata, così come l’abbraccio serrato intorno alle sue spalle. Le accarezzò i capelli, inspirandone il profumo e cercando le sue labbra, baciandola con delicatezza, la lingua che esitava, tentatrice, sulle labbra.
 
Fragola.
 
Hermione si gustò il latente sapore di fragola che percepiva in bocca a Draco, allentando di malavoglia la presa delle gambe intorno alla sua vita e lasciando che uscisse dal suo corpo, sistemandosi immediatamente contro di lui, incapace di restare senza quel calore avvolgente che il corpo dell’uomo le aveva donato durante l’amplesso.
Il silenzio li avvolse per qualche istante, mentre riposavano quieti, poi la voce di Draco si levò meditabonda sopra di loro, sovrastando il rumore ipnotico della risacca.
-Penso che te lo chiederò ancora.-
Hermione si sistemò a pancia in giù, alzando la testa e puntellando un braccio sul petto di Draco per sostenersi. Lo guardò con la fronte aggrottata, sistemando con un’espressione scocciata un ciuffo riccio e crespo che le era caduto davanti agli occhi.
-Mi chiederai ancora  cosa?-
Draco si illuminò di un sorriso furbo e vagamente strafottente.
-Di spogliarti per me.- specificò quieto, abbassando distrattamente lo sguardo per controllare che tipo di reazione avrebbe avuto Hermione a quella proposta. Lei continuò a guardarlo con il mento sorretto dalla mano, un indice che picchiettava pensosamente sul petto di Draco e le labbra arricciate in una smorfia di indecisione.
-Oppure- ipotizzò cautamente –potrei essere io a chiederti di spogliarti per me.- propose con un’aria ammiccante che non le era propria ma che, trovò Draco, si sposava benissimo con la penetrante decisione dei suoi occhi color ebano.
-Quando vuoi, Granger.- le rispose con spavalderia, drappeggiando lo scialle sui fianchi di Hermione e piegando un braccio sotto la testa per stare più comodo. Le diede un bacio sulla nuca, poi chiuse gli occhi, stanco. –Quando vuoi.-
Pochi secondi dopo, la luna, finalmente libera dalla coltre di nubi spumose, illuminò una spiaggia deserta e finalmente addormentata.
 
***
 
Quando il sole sorse su West Wittering, la mattina successiva, come di consueto venne accolto dall’inconfondibile e assoluto rumore del mare, agitato ma non furioso.
Colpito agli occhi da un raggio di sole fioco ma insistente, Draco si svegliò poco a poco, prendendo gradualmente coscienza della realtà circostante. Percepì la stoffa ruvida e pesante della coperta a contatto con la pelle nuda della propria schiena, mentre il proprio petto era a contatto con una superficie molto più liscia  e morbida, decisamente calda e piacevole.
Sorridendo genuinamente felice, Draco aprì gli occhi e abbassò lo sguardo su Hermione, che dormiva sdraiata per metà sul proprio corpo, ancora placidamente addormentata e con il viso nascosto dai capelli, che la difendevano da quella fastidiosa luce che aveva svegliato lui.
Con la punta delle dita, attento a non svegliarla bruscamente per non scatenare una Veela inferocita, le scostò i capelli e la osservò dormire, le labbra curvate in un sorriso rilassato e i tratti del viso placidamente distesi nella quiete del sonno, prima di far scivolare il proprio sguardo sul resto del suo corpo.
Durante la notte, la sua gamba si era incastrata tra le proprie, alla ricerca di calore, e l’intero suo corpo nudo si era disteso quasi completamente sopra il proprio, un braccio a circondargli la vita e il seno schiacciato contro il suo petto, mentre il suo fiato gli solleticava e riscaldava costantemente i pettorali.
I suoi fianchi, nudi e invitanti, erano a stento celati dallo scialle con cui Draco li aveva coperti la sera prima, e che nella notte le si era attorcigliato attorno.
Con la punta dell’indice, dispettoso, Draco iniziò a percorrere un sentiero immaginario sul corpo di Hermione, sfiorandola dal fianco, fino alla curva del seno, per poi scendere nuovamente verso il basso, fino alla curva delle natiche.
Tracciò quello stesso percorso un altro paio di volte, fino a quando non la sentì mugugnare infastidita. Sorrise e si fece più audace. Le accarezzò con urgenza una coscia e poi insinuò la mano al di sotto dello scialle, fermandosi sulla natica liscia e stringendo la presa con gentile possesso.
-Vuoi ritrovarti schiantato di prima mattina?-
Il basso ringhio ostile di Hermione lo fece ridere e lei gli si strinse maggiormente contro, facendo quasi le fusa nel sentire maggior calore e strofinandosi per trovare una posizione più confortevole tra le sue braccia.
-Veramente volevo solo che qualcuno togliesse il suo dolce peso dal mio stomaco, vostra Altezza.- la prese in giro.
Facendogli una linguaccia, Hermione si alzò a sedere guardandosi intorno e tentando di coprirsi con lo scialle, cercando di sottrarlo alla presa dispettosa di Draco, che lo strappò dalle mani della strega e rivolse un’occhiata di profondo apprezzamento nel vedere il suo corpo nudo.
Hermione sbadigliò un paio di volte,  poi si voltò verso Draco, che la guardava in attesa con le braccia incrociate dietro la nuca, completamente a proprio agio nella propria nudità.
-E adesso che facciamo?- le domandò, avvertendo dentro di sé un’insolita inquietudine e aspettativa per la risposta della ragazza.
-Adesso mi porti in una caffetteria dove abbiano dei muffin al cioccolato, visto che se non sbaglio mi devi ancora una colazione.- Draco incassò in silenzio quell’allusione, nemmeno tanto velata, al pasticcio che aveva combinato con Astoria – Poi andiamo da tua madre a prendere Altair. Dobbiamo comprare gli addobbi di Natale per il mio albero. E poi le avevamo promesso di portarla al mare.-
Draco annuì, contento che Hermione avesse pensato anche ad Altair e non solo a passare una giornata esclusivamente in sua compagnia, segno che aveva accettato completamente la bambina nella sua vita. Aveva temuto che quel distacco improvviso da lui avesse compromesso anche i rapporti di Hermione con Altair e l’affetto che la legava a sua figlia, ma così non era stato.
Riguardo alla sua piccola peste, non aveva dubbi riguardo a quale sarebbe stata la sua reazione. Nei giorni immediatamente precedenti alla partenza di Astoria, le richieste di Altair per poter vedere Hermione si erano fatte sempre più frequenti ed insistenti.
-Le sei mancata moltissimo in questi giorni. E quando le ho detto che non doveva parlare ad Astoria di te- confessò con un profondo senso di colpa -non ha aperto bocca. Ma quando eravamo soli mi chiedeva sempre quando potevamo venirti a trovare.-
Allungò una mano verso il braccio di Hermione e la strattonò con prepotenza verso di sé, facendola sedere sulle proprie gambe e baciandole pensierosamente la clavicola. Hermione sorrise immaginando la serietà della bambina nel rispettare ciò che il suo papà le aveva detto.
-E tu cosa le hai risposto?-
-Nulla.- rispose con semplicità Draco, sollevando le spalle mentre sorrideva triste –Noi Serpeverde siamo bravi nell’eludere le domande scomode.-
-E le domande di tua figlia sono scomode?-
Draco sorrise mesto, accarezzandole la schiena.
-Lo sono quando riguardano te e quando la risposta implicherebbe ammettere che ho sbagliato e che sono scappato come un codardo.- Hermione gli stampò un bacio delicato sulle labbra –Mi faceva sentire in colpa, come quando ha pianto perché le mancavi.-
-Ha pianto?-
-Sì, ed è stato strasziante sapere che piangeva per colpa mia, perché io avevo deciso di tornare con Astoria pensando di farlo per il suo bene.- scosse la testa, rimproverandosi –In realtà lo facevo solo per me, perché avevo paura di rimanere… solo, quando tu un giorno mi avresti lasciato.-
-E perché dovrei lasciarti?- domandò Hermione, confusa.
-Perché so essere profondamente insopportabile, a volte.-
-Non solo  a volte sempre.-
Draco annuì scoraggiato, nascondendo il viso contro la gola di Hermione, come un bambino che di malavoglia accetta la ramanzina dei genitori e deve ammettere che è giusta.
-Però- la mano di Hermione gli accarezzò lievemente i capelli e gli massaggiò, incerta, i muscoli tesi delle spalle –anche io so essere insopportabile ogni tanto.-
-Non solo ogni tanto, sempre.- le fece il verso.
-Allora siamo perfetti insieme, non trovi?- gli domandò con un sorriso, senza aspettarsi davvero una risposta seria a quella domanda retorica, pronunciata solo per stemperare quel momento.
Draco la guardò negli occhi, serio, riflettendo su qualcosa che Hermione non poteva conoscere ma che, a giudicare dai tratti corrucciati del suo viso, doveva essere di estrema importanza.
-Lo penso anche io.-
 
***
 
Villa Malfoy, dopo la guerra, era rinata.
La morte del Signore Oscuro e la conseguente incarcerazione dei suoi adepti aveva tolto quella coltre di tenebra e oppressione che sembrava aver soffocato la ricca magione aristocratica nel corso dell’anno precedente.
Insieme ai suoi abitanti, Villa Malfoy era tornata a risplendere.
Arrivandovi davanti in una fredda e umida mattina di dicembre, con il sole nascosto dietro a pesanti nubi nere e minacciose, Hermione venne tuttavia attraversata da un brivido di paura. La casa austera, che si ergeva imponente davanti a lei, circondata da un giardino spoglio e costellato di pozzanghere fangose, era fin troppo simile alla casa in cui era stata condotta di forza numerosi anni prima, in una giornata fredda ancora vivida nella sua mente.
Sentì la gola improvvisamente secca e il proprio corpo irrigidirsi, ma, prima che potesse fare alcunché, le braccia di Draco si strinsero attorno alla propria vita e l’attirarono bruscamente contro il proprio torace.
Così piacevolmente contrastante con l’aria umida che li circondava, il corpo di Draco le parve un rifugio sicuro, pur essendo cosciente del fatto che non avesse nulla da temere né da quella casa né, tantomeno, dalla donna che l’abitava.
Draco le passò le mani sul ventre, accarezzandole la pancia fino a quando sentì i muscoli rilassati. Strofinò il naso contro il suo collo in un modo rassicurante che ad Hermione ricordò Grattastinchi, e poi le diede un tenero bacio sulla guancia, con una dolcezza tale che Hermione ne rimase meravigliata.
L’aveva visto arrabbiato, spaventato, superbo, eccitato, appagato, innamorato, persino umile nel chiederle scusa, ma tenero mai.
-Hai paura?- le chiese senza giri di parole, andando dritto al punto senza tergiversare inutilmente. Non sembrava seccato da quell’ipotesi, semplicemente dispiaciuto. Dopotutto, era pur sempre casa sua, la casa in cui era cresciuto e in cui, immaginò Hermione, aveva vissuto momenti felici con una famiglia che, nonostante le idee non condivisibili, aveva sempre mostrato d’amarlo.
-No.- negò con un cenno del capo, come per imprimere maggior forza alle proprie parole –Ma rivedere questo posto, anche dopo tutto questo tempo, mi fa un certo effetto.- ammise con un’alzata di spalle, come per sminuire il disagio che provava in quel momento.
-È una casa come un’altra- la rassicurò Draco, poi le diede un bacio sul collo e si allontanò da lei –Solo che ha venti camere da letto, due saloni da ballo e una piscina olimpionica coperta.-
-Cosa?!-
Hermione ebbe il dubbio che stesse mentendo spudoratamente, ma non era del tutto certa. Con un Malfoy, l’aveva imparato, si doveva essere pronti a tutto.
-Una piscina olimpionica coperta.- ripeté con noncuranza –Se fai la brava, dopo te la faccio vedere. Ora muoviti, non fare i capricci e non costringermi a prenderti in braccio come Altair.-
La prese per mano e camminò con decisione verso la porta d’ingresso, due battenti di scuro legno intarsiato, su cui serpenti di varie dimensione di intrecciavano tra loro fino a formare lo stemma della secolare famiglia Malfoy.
Draco batté tre volte la pesante testa di serpente che costituiva il batacchio della porta, poi, mentre attendevano che qualcuno venisse ad aprire, le indicò una panchina di marmo sistemata sotto un grosso albero spoglio, i cui rami si protraevano al cielo come dita gelide.
-Avevo sette anni. Stavo giocando a rincorrere il mio cane, sono inciampato in una radice sporgente e sono caduto in avanti, sbattendo la faccia sullo spigolo della panchina. Mi sono rotto il naso e tutti i denti davanti.- sorrise, mettendo in mostra una smagliante dentatura, denti perfettamente allineati e bianchi come neve.
-Tu  avevi un cane?- domandò Hermione meravigliata. Non si immaginava proprio Draco Malfoy, almeno per come l’aveva conosciuto a scuola, correre dietro ad un cucciolo pieno di pelo e farsi leccare la mano da un animaletto festoso.
-Sì, un husky. Era completamente bianco, con una macchia grigia intorno ad un occhio. Bellissimo ed elegante come me.- le ammiccò scherzoso, prendendosi in giro per la prima volta davanti a qualcuno.
Hermione scosse la testa, esasperata.
-E come si chiamava?-
-Salazar.-
Hermione sentì la mandibola caderle a terra nell’udire quel nome così poco adatto ad un cane, ma così tipicamente Malfoy. Sogghignando, Draco le mise un dito sotto il mento e spinse verso l’alto, come suggerendole di chiudere la bocca ed evitare, così, di sembrare un pesce rosso.
Le stampò un veloce bacio sulle labbra prima che la porta si aprisse.
 
Narcissa in persona era andata ad aprire ai suoi ospiti inaspettati. Raffinata nel proprio abito da strega di velluto verde menta, che la rendeva elegante senza apparire eccessiva, sorrise raggiante al figlio.
-Draco.- lo salutò con un bacio sulla fronte, poi si rivolse alla ragazza che gli stava accanto, in silenzio -Benvenuta a Villa Malfoy, Hermione. Posso chiamarti Hermione, vero?-
Hermione annuì contenta, seguendo poi Draco nell’ingresso della casa, guardandosi intorno e notando che, vista dall’interno, la casa sembrava molto meno austera e decisamente più luminosa di quanto potesse apparire dall’esterno. Il soffitto era finemente stuccato e le pareti erano abbellite da numerosi dipinti, ritratti di uomini e donne di varie epoche -antenati dei Malfoy e dei Black, immaginò Hermione notando il cipiglio fiero che sfoggiavano- e tranquilli paesaggi i cui alberi ondeggiavano al vento.
-Altair si è comportata bene?- si informò Draco, mentre affidava il cappotto ad un elfo e con uno sguardo invitava Hermione ad imitarlo senza protestare.
-Oh, sì, è stata un angelo. Abbiamo giocato alle principesse.- Narcissa sorrise deliziata. Era chiaro che le avesse fatto immensamente piacere occuparsi della nipotina per qualche ora –Anche se non capisco da dove arrivi la sua convinzione che i principi siano azzurri e arrivino in sella ad un cavallo bianco.- confessò confusa.
Draco rivolse un’occhiata penetrante ad Hermione, che abbozzò un sorriso e tentò di nasconderlo dietro ad una mano, ridendo al pensiero di Narcissa che si arrovellava nel tentativo di capire perché un principe dovesse essere azzurro.
-Vai a chiamare Altair, mamma.- le chiese Draco -Dille che le ho portato una sorpresa.-
Rivolgendo uno sguardo furbo ad Hermione, Narcissa annuì e si allontanò in direzione di un lungo corridoio illuminato a giorni da grossi lampadari in ferro battuto, su cui brillavano candele incantate.
I due giovani rimasero nell’ingresso in attesa dell’arrivo della bambina e la strega ne approfittò per curiosare intorno. Incrociò lo sguardo di due occhi profondamente neri, scuri come la notte più tenebrosa. L’uomo nel ritratto inchinò brevemente il capo in un saluto galante, poi tornò a chiacchierare con l’anziano mago della cornice accanto.
Hermione rivolse uno sguardo interrogativo a Draco.
-È il mio pro pro pro zio Udolphus. È vissuto nell’Ottocento, ma era piuttosto, come dire…- esitò, incerto –Di ampie vedute, diciamo. Sotto certi aspetti, non faceva differenze di sangue.-
Hermione annuì, poi, dal fondo del corridoio, giunse un chiacchiericcio inconfondibile ed eccitato, accompagnato dal suono ritmico dei tacchi di Narcissa sul marmo.
-Una sorpresa? Che cos’è? Allora? Che cosa mi ha portato papà?- Narcissa continuò a camminare, senza rispondere ma con un sorriso furbo in viso, tenendo la bambina per mano e conducendola verso di loro.
Poi, le domande di Altair di interruppero e lei sgranò gli occhi, vedendo chi l’aspettava in fondo al corridoio, un sorriso gentile sul viso pulito e i capelli scuri e crespi bagnati della luce gialla e tiepida dei lampadari antichi.
Un attimo, poi un urlo euforico rimbombò nella grande dimora.
-HERMIONE!-
Altair si liberò dalla presa della nonna e iniziò a correre verso Hermione, i codini biondi che svolazzavano e il vestitino che si agitava intorno alle sue gambe corte e sottili. Con un sorriso splendente, si slanciò verso Hermione, che la prese in braccio e la strinse la petto, baciandole i capelli mentre la piccola, felice, le stringeva le braccia esili al collo.
Draco le guardò, poi si avvicinò a loro. Diede un bacio sulla nuca alla figlia, che lo guardò raggiante, e poi, con circospezione, attento alla reazione di Altair, baciò Hermione sulle labbra.
Lo sguardo di Altair saettò, curioso e un po’ perplesso, dall’uno all’altra, scrutandoli attentamente.
Poi la sua risata cristallina e contenta riempì l’aria.
 
 
 






 
Buongiorno, lettrici!
Con questo capitolo, un po’ più lungo del normale, spero di farmi perdonare per il ritardo. Io sono piuttosto contenta del risultato, spero piaccia anche a voi.
Ringrazio tutte le ragazze che hanno commentato il capitolo precedente e coloro che hanno segnalato la storia per inserirla tra le scelte. Risponderò prestissimo a tutte voi.
Come sempre, vi invito a commentare e a lasciarmi la vostra opinione.
Appuntamento a
sabato!
Un grosso abbraccio
Giada

 
  
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