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Autore: sophie_85    18/03/2007    5 recensioni
--- EPILOGO PUBBLICATO ---
Ho provato a scrivere un ipotetico 7° libro, dato che la storia è stata scritta prima della sua uscita. E' la storia dei Harry&co. al settimo anno, passando dall'evoluzione dei loro rapporti, ad una fase più d'azione fino allo scontro finale con Voldemort. Diciamo che seguo le linee generali dei libri di zia Jo, quindi la mia storia parte con Harry dai Dursley, poi va alla Tana, e infine a scuola. La prima parte della storia è più tranquilla e romantica, mentre nella seconda parte entra in gioco l'avventura, con la ricomparsa di Piton, Malfoy e Voldemort.
Chiedo scusa se a volte i personaggi potrebbero acquisire una lieve sfumatura OOC, ma ho cercato comunque di mantenere personaggi e trama il più possibile legati a quelli di JKR, e... Spero vi piaccia! ps: il titolo con cui avevo iniziato a pubblicarla era "Harry Potter e..." e la maggiorparte delle recensioni sonon andate perse quando ho ricominciato a postarla di nuovo dall'inizio, chiedo scusa a tutti per questo.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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“...ti chiedo di tornare dal limbo, ti chiedo di tornare ospitato dal mio corpo, ti chiedo di tornare legato indissolubilmente alla mia vita.”

“...ti chiedo di tornare dal limbo, ti chiedo di tornare ospitato dal mio corpo, ti chiedo di tornare legato indissolubilmente alla mia vita.”

Un alone perlaceo fuoriuscì come un soffio dal Velo e nello stesso istante una luce accecante emerse dalla bacchetta del Signore Oscuro. L’anima attraversò la stanza, si diradò e cadde, come una leggera pioggia, sul corpo di Voldemort e nello stesso medesimo istante la luce che stava scaturendo dalla sua bacchetta si estinse.
Harry e Piton erano riusciti a concludere al posto del Signore Oscuro il rito di richiamo, portando indietro l’anima con la quale Voldemort per l’ultima volta scisse la sua. Erano riusciti in un certo senso a distruggere l’ultimo Horcrux.

- Fine capitolo -





*°*°*°*






Era passata da poco l’una di notte quando fuori dal cancello di Hogwarts apparvero i membri dell’Ordine e i membri dell’ES. Si diressero velocemente verso l’infermeria, aiutando i feriti, controllando di tanto in tanto che nessun allievo li vedesse; solo dopo le quattro del mattino tutti i feriti furono sistemati.
“Siete degli irresponsabili! Sareste potuti morire tutti, non ve ne rendete conto?! Non è certo un gioco questo, cosa diavolo credevate di fare?!” Minerva McGranitt stava gridando contro un piccolo esercito: oltre a quasi tutti i membri dell’ES, all’imboscata contro i Mangiamorte infatti si erano aggiunti anche altri allievi, tra cui Blasie Zabini, convinto da Malfoy. “Che cosa sarebbe successo se vi avessero scoperto prima?! Il signor Weasley ha rischiato di essere ucciso, se non fosse stato per il signor Malfoy e anche voi avete rischiato tantissimo!”
Lupin si avvicinò alla preside e le posò una mano sul braccio, cercando di blandirla. “Però, Minerva, devi ammettere che è grazie a loro che molti di noi hanno evitato per un pelo la morte. Me compreso.” Fece l’occhiolino a Luna Lovegood.
La professoressa, suo malgrado, sospirò rumorosamente. “Lo so, Remus, lo so... ed è per questo che vi ringrazio, ragazzi. A nome di tutto l’Ordine, vi ringrazio.”
Tutti quanti si rilassarono un poco e dei timidi sorrisi si affacciarono sui loro volti, ma la voce della McGranitt ci mise poco a farli scomparire dicendo “Ma la cosa non finisce qui. Non solo avete disobbedito ad un preciso ordine, ma se vi avessero scoperto prima, avreste messo in serio pericolo sia la vostra che la nostra incolumità. Per questo vi tolgo cinquanta punti. A testa. Che vi serva di lezione. E ora, chi è in condizioni raggiunga i propri dormitori. E non una parola con i vostri compagni. Farò un discorso alla scuola a tempo debito.”
Quasi tutti andarono via con aria sconsolata mentre la Preside e Lupin si avvicinarono a Madama Chips. “Poppy, si rimetteranno tutti, non è vero?” disse la McGranitt indicando con il capo il gran numero di letti occupati.
“Non preoccuparti, Minerva: Ninfadora ha solo un braccio rotto e qualche graffio, si riprenderà al più presto; Alastor avrà qualche altra cicatrice in più ma non credo che ci farà molto caso; Charlie e Artur anche stanno bene, e credo che tra un paio di gironi potranno tornare tranquillamente da Molly.”
Lupin fece un sorriso in direzione di Tonks, la quale, quando aveva sentito il suo nome di battesimo, aveva storto il naso e i capelli avevano preso una forte tonalità verde acido. Ma poi subito tornò serio rivolgendosi a Madama Chips “E dimmi... credi che Doge e Shacklebolt ce la faranno?”
“Non lo so, Remus.” Madama Chips scosse la testa in segno di impotenza. “Li ho mandati insieme ai  casi più gravi al San Mungo, ma ad essere sincera non credo che ce la faranno... Forse Doge non riuscirà neanche a superare la notte.” L’atmosfera era diventa tesa e la stanchezza accumulata dalla battaglia gravava sui loro volti. “Dimmi, Minerva... ma come è andata esattamente?”
La Preside si sedette sul bordo del letto vicino. “Abbiamo seguito le indicazioni del signor Malfoy e siamo arrivati al covo dei Mangiamorte. Purtroppo, come ben sai, con la morte di Silente il numero dei membri dell’Ordine è diminuito, mentre quello dei Mangiamorte è decisamente aumentato. Eravamo in netta inferiorità numerica, molti di loro infatti sono riusciti a scappare nella confusione, ma alla fine siamo riusciti comunque ad avere la meglio, anche grazie al sostegno dei ragazzi, che si erano resi invisibili e ci hanno seguiti aiutandoci durante la battaglia.”
“Non sapevo che i ragazzi avessero partecipato attivamente!” Madama Chips si era portata le mani al viso dall’ansia. “Io credevo che vi avessero seguiti solo all’ultimo e che poi avendoli visti, li avessero attaccati.”
“All’inizio non ci eravamo proprio accorti della loro presenza, ma poi ci siamo resi conto che per il nostro scarso numero, la fortuna era troppo spesso dalla nostra parte: i  Mangiamorte sbagliavano gli incantesimi, inciampavano senza motivo o cadevano a terra pietrificati senza che nessuno li avesse apparentemente colpiti... devo dire che grazie a loro, da parte nostra le perdite sono state davvero contenute.”
“Quindi vuoi dire che qualcuno...” L’ansia nella voce di Madama Chips cresceva.
“Sì, purtroppo sì. Ci sono state delle vittime: Diggle, Podmore, Miscle e Foreman... tu non li hai visti perché ho chiesto ad Hagrid di occuparsene. Sai, volevamo seppellirli vicino a Silente, anche le loro famiglie volevano così. Saranno avvertiti al più presto.”
“E come hanno fatto i ragazzi a ferirsi? Mi hai detto che erano invisibili.” anche Madama Chips si sedette, forse troppo agitata per stare in piedi.
La McGranitt sospirò. “Vedi, Ron aveva visto troppo tardi un Mangiamorte che stava attaccando il padre e l’unico modo per fermarlo è stato spingerlo per fargli mancare il bersaglio. Purtroppo così ha reso nota la loro presenza e in particolare la sua posizione. Un Mangiamorte ha cercato di ucciderlo, ma Malfoy se n’è accorto in tempo e si buttato su Weasley, trascinandolo giù. E’ successo quando ormai la battaglia era praticamente finita... per questo, a parte qualche abrasione, tutti i ragazzi sono tornati incolumi.”
“Ora capisco perché quei due erano più feriti degli altri. Weasley ha una gamba rotta e vari tagli, e a Malfoy l’incantesimo deve averlo colpito, se pur di striscio... purtroppo gli rimarrà una cicatrice sul volto, ma almeno sono tutti e due vivi.”
“Scusami, Poppy, ma ora devo parlare urgentemente con il Ministro.” La professoressa McGranitt lasciò la stanza zoppicando, mentre Madama Chips lanciò uno sguardo in direzione dei letti dei due ragazzi, che stavano parlottando tra loro.

“Ehi, Lenticchia, come va la gamba?” Malfoy si sedette sul bordo del letto di Ron.
“Bene, entro domani sarà come nuova. Hai visto quanta gente è venuta? Se non fosse che mi hai salvato la vita, mi dovresti venti galeoni, amico!” Poi, diventando più serio, lo scrutò meglio. “A proposito, come va l’occhio? Mi hai fatto prendere un colpo, con tutto quel sangue. Non che mi preoccupassi per te... sai, era per i galeoni...”
Malfoy sorrise e si portò una mano alla benda che gli copriva praticamente metà volto. “Va Bene... più o meno. Madama Chips mi ha detto che non dovrei perdere la vista, ma che probabilmente mi rimarrà la cicatrice. Comunque quei galeoni li avrai. Che non si dica in giro che un Malfoy non ha mantenuto una sua promessa. Non voglio infangare il mio nome come quello di mio padre, anche se... se penso che siamo tornati più feriti persino di Paciock...” Aveva un’espressione talmente afflitta che Ron scoppiò a ridere.
“Pensa al lato positivo, avresti potuto avere un occhio come quello di Moody, adesso.” Malfoy si girò a guardare l’ex-Auror ormai in pensione e assunse una lieve sfumatura grigiastra. Ron rise di nuovo con gusto. Draco si rimise a letto. Dopo un po’ Ron gli si rivolse di nuovo, ma questa volta molto seriamente “Come pensi che se la stia cavando Harry?”
“Mi dispiace, Weasley... non so proprio risponderti. Ma non nascondiamoci dietro a un dito, sappiamo che la sua è una missione praticamente impossibile.”
“Io credo in Harry.”
“Ma non credo proprio che la tua fiducia gli basti per salvarsi la pelle. Non fraintendermi... Forse ti suonerà strano detto da me ma anche io spero che non muoia. Penso solo che sia molto improbabile che un diciassettenne riesca a sconfiggere il più grande Mago Oscuro di quest’epoca.”
Un ghigno degno del peggior Serpeverde affiorò sulle labbra di Ron. “Scommetto cinquanta Galeoni che Harry tornerà entro l’ora di pranzo.” Tese la mano a Malfoy il quale la strinse con vigore, prima di rimettersi a letto. Entrambi i ragazzi sapevano che quel gesto, quasi scaramantico, era dettato dalla speranza che ancora una volta la sorte desse ragione al Grifondoro. 

*

Voldemort guardò incredulo la sua bacchetta e notò il sorriso di trionfo sul viso di Harry prima di sussurrare, quasi a se stesso “Severus, questo non dovevi farlo...” aveva gli occhi fuori dalle orbite e l’aria da pazzo, si girò di colpo  puntando la bacchetta verso il Velo e un tonfo sordo seguì il suo gesto.

“Professor Piton, sta bene? Professore?! PROFESSORE!”

“Non affannarti, Potter, non può risponderti.” Harry sudava freddo, mentre la risata tagliente di Voldemort riempì la stanza “Non fare quella faccia, non è mica morto. Ma quando avrò finito con lui, desidererà ardentemente di esserlo, parola mia. Quello sporco traditore non si merita la grazia della morte. Ma prima di dedicarmi a lui, devo uccidere te.”
Quando finalmente riuscì ad assimilare il fatto che Piton non era morto, Harry cercò in tutti i modi di ristabilire un certo controllo sulle sue emozioni, ma la voce di Voldemort e il suo tono beffardo non facevano altro che sobillare la sua ira repressa.
“Devo farti i miei complimenti, Potter... hai risolto egregiamente il problema dell’ultimo Horcrux. Forse neanche io avrei saputo fare di meglio, ma cosa credi di aver ottenuto?”
Harry appariva di nuovo calmo, ma il lieve tremore nella mano della bacchetta, tradiva la sua tensione “Ora sei mortale, Riddle. Credo di aver fatto un bel passo avanti.” ma non riuscì a terminare la frase, perché la risata sguaiata di Voldemort lo interruppe “E tu credi che questo basti? Neanche Silente in persona è mai riuscito a ferirmi in maniera grave e tu arrivi qui, dall’alto dei tuo diciassette anni, e pretendi di uccidermi? Prima ti ho sottovalutato, è vero, ma non credere di avere anche la benché minima possibilità con me. Userò te, il Prescelto, come ultimo sacrificio, riformulerò l’incantesimo di richiamo e finalmente i poteri di Jackal saranno miei e nessuno oserà mai più contrastarmi dopo la morte di Silente e la tua... Basta giocare.”
Voldemort puntò contro Harry la sua bacchetta e gridò “Imperio.”
Harry riuscì a schivare l’incantesimo, ma un secondo anatema non verbale lo stava per colpire. Con un balzo riuscì ad evitarlo e mentre cadeva al suolo, riuscì scagliare un Levicorpus. Come sempre Voldemort lo annullò, anche se il colpo di Harry era così ben calibrato da riuscire in parte ad aprire un piccolo taglio su una guancia del Signore Oscuro.
“Notevole, Potter, notevole...” leccò via con la lingua la goccia di sangue ce gli era scivolata fin sull’angolo della bocca “Ma quanto pensi di durare?”
“Tanto quanto basta per batterti.” c’era determinazione nello sguardo di Harry. Voldemort ghignò mentre urlava “Dissenum Voco.”
Un numero immenso di Dissennatori apparve nella stanza, dirigendosi sia verso Harry, che verso le due ragazze ancora prive di sensi.
Harry sentì la terribile eppure così familiare sensazione di freddo nel fondo dello stomaco. I Dissennatori erano così tanti intorno a lui che per un attimo perse la lucidità.  La voce di sua madre gli riempì le orecchie, ma per la prima volta sentì un sussurro, prima delle urla che per tanti anni, dopo il primo Dissennatore, avevano riempito i suoi incubi. Sentì distintamente sua madre sussurrare:

 “...io offro la mia vita per proteggere ciò che più amo... Speculum Agidis.”

I Dissennatori si stavano avvicinando sempre di più, ma quel sussurro aveva in qualche modo ridestato Harry.

No, non posso lasciarmi andare... Non ora...

La stretta intorno alla bacchetta si fece più salda, mentre con ogni briciolo di energia cercò di richiamare il suo ricordo più bello: il primo bacio con Hermione.
EXPECTO PATRONUM!” un grande cervo d’argento corse della stanza scacciando tutti i Dissennatori.
Per verificare che l’incantesimo avesse raggiunto anche i Dissennatori vicini a Hermione e Ginny, Harry si distrasse e questo bastò per permettere a Voldemort di attaccarlo indisturbato. Gli puntò la bacchetta contro, e disse “Rostrum Tenabrae.”
Un cono di luce nera colpì la spalla di Harry trapassandola. Il sangue sgorgò copioso mentre la forza del colpo lo sbatté a terra tanto forte da fargli perdere la bacchetta.
“I sentimenti uccidono, Potter.”
La rabbia, il dolore e la frustrazione di Harry furono tali da far scaturire dalle sue mani un incantesimo senza l’ausilio della bacchetta. Il fiotto di magia colpì in pieno il Mago Oscuro, accecandolo. Harry si rialzò sulle ginocchia e poi in piedi, recuperò la bacchetta, la puntò verso Voldemort e provò a lanciare uno Schiantesimo, ma nonostante la sua momentanea cecità, il Signore Oscuro riuscì comunque ad invocare un Protego. L’incantesimo protettivo fu così potente da scagliare indietro lo Stupeficium che Harry schivò cadendo in ginocchio a terra, con il fiato corto.
Dal braccio sinistro stava perdendo molto sangue e le energie ormai  lo stavano abbandonando. Harry era talmente stremato che per evitare l’ultimo attacco gli sfuggì la bacchetta di mano, la quale rotolò fino ai piedi del Signore Oscuro, che aveva riacquistato la vista.
“Eccola... la gemella della mia bacchetta... quel vecchio che me la vendette tanti anni fa mi disse che era destinata a grandi cose, una bacchetta non da tutti.” la raccolse, guardando Harry che ormai non sembrava più avere la forza di reagire. “Dicono che la cosa peggiore per un mago è perdere la sua bacchetta, specie quando è così affine alla propria personalità.” la rigirò tra le mani, osservandola più da vicino “E’ impressionante... la tua bacchetta emana vibrazioni praticamente identiche alla mia. Non trovi che sia uno strano scherzo del destino che nel loro interno ci sia una piuma della Fenice di Silente? Comunque non credo che sia il caso che esistano due bacchette così uguali tra loro... così potenti... qualcuno potrebbe mettere in discussione la mia superiorità, non trovi?”

Crack

Harry guardò inerme la scena. La sua bacchetta giaceva ora ai piedi di Voldemort, spezzata a metà. Sembrava quasi che la sua anima davvero soffrisse la sua perdita. Insieme alla sua bacchetta ormai aveva perso ogni speranza.

Ormai è la fine.

Si alzò in piedi. Sapeva che tra poco Voldemort lo avrebbe costretto in qualche modo ad attraversare il Velo, ma non aveva nessuna intenzione di rendergli facile il compito. Una fievole determinazione stava rinascendo in lui quando lo sguardo gli cadde in un punto alla sua destra. I sui occhi atterriti attirarono l’attenzione di Voldemort, che ne seguì la traiettoria.
“Ma bene... vedo che la Mezzosangue non era poi morta. Deve averti aiutato Severus.” infatti in quel momento Hermione si era mossa, mettendosi di fianco, cercando di sollevarsi. “Credo proprio che sarò buono con le tue amichette e le ucciderò senza torturale. Naturalmente non potrei mai impedirti di godere di questa scena...”
Voldemort avanzò di un passo verso le ragazze, iniziando a puntare la bacchetta verso di loro, quando con la forza della disperazione Harry fece uno scatto e gli si mise davanti.
Hermione riuscì a fatica a mettersi seduta e si guardò in torno con aria spaesata “Ma cosa succede?”
Harry le tese una mano, per aiutarla ad alzarsi e le si piazzò davanti, in modo da coprirla con il suo corpo. La ragazza era così stravolta che per reggersi in piedi dovette appoggiarsi a lui “Harry...?”
Harry aveva un’espressione tesissima e fissava Voldemort, tenendosi sempre davanti ad Hermione, a braccia aperte.
“Che cosa credi di fare, Potter?” Voldemort fece una risata “Questa scena mi porta indietro di tanti anni. Sai, anche tuo padre fece lo stesso con tua madre, non è buffo? Gesto inutile, visto che quella sciocca ha poi buttato la vita per salvarti. Stupidi sentimentali... E tu, tu vuoi fare lo stesso. E per di più anche senza bacchetta.”
Le parole, l’espressione e il ghigno sulla faccia di Voldemort fecero fremere Harry dalla rabbia, ma continuò a fare scudo a Hermione.
“Vedo che non vuoi proprio capire. Voglio assicurarti che troverai la tua bella, quando finirai all’inferno, e questo è il modo di ringraziarmi? Spostati da lì.”
Ma Harry era determinato a non muoversi.
Voldemort stava iniziando a perdere la pazienza. “Crucio.”
Harry fu percorso da un dolore atroce e iniziò a ad avere le convulsioni mentre Hermione cercò di tenerlo stretto a sé e di sorreggerlo. Entrambi caddero in ginocchio quando l’incantesimo cessò, ma Harry, con uno sforzo enorme riuscì a rialzarsi.
Una nota di rabbia trapelò dalla voce del Signore Oscuro. “Sei un dannato testardo, come tua madre.”
Harry era fuori di sé. Hermione riuscì a tirarsi nuovamente su.
“Non importa, Potter, vorrà dire che userò la piccola Weasley per il rito, voi due mi avete stancato.” un ghignò si disegnò di nuovo sulle labbra del Signore Oscuro.

...Devo stare calmo, devo stare calmo e incanalare le mie energie e i miei sentimenti, devo stare calmo...

Mentre continuava a ripetersi questa litania, sentì la voce di Hermione, così sottile e spaventata da non sembrare neanche la sua.
“Harry... anche se stiamo per morire, io non ho paura, perché sono con te. Non avrò mai paura finché starò con te, qualunque cosa accada.”
L’abbracciò forte da dietro e anche se non poteva vederla, sapeva che calde lacrime le stavano bagnando il viso.
Voldemort alzò la bacchetta contro la coppia. “Che scenetta commuovente, adesso avrete tutto il tempo che vorrete per stare insieme con i vostri stupidi sentimenti! Avada...”
“No.” La voce di Harry era quasi un sussurro, ma riuscì comunque a interrompere l’incantesimo.
“Che cosa?” Voldemort era a dir poco stupefatto
“Tu non ci potrai mai uccidere. Io non te lo permetterò.”
Voldemort rise di gusto. “Non essere ridicolo! Avada Kedavra.” Mentre lanciò l’anatema mortale, Voldemort improvvisamente si accorse che la luce negli occhi di Harry era cambiata.
Harry si era reso conto che si era lasciato sopraffare dalla voglia di vendetta, dalla rabbia, dall’odio. Stava combattendo con le stesse armi di Voldemort, ma non era questo il modo di sconfiggerlo. Finalmente si era reso conto che doveva combattere per le persone che amava.
Una calma irreale si era impadronita di lui. Sembrava quasi che non si rendesse neanche conto di quello che gli stava succedendo intorno. Rilassò i muscoli e concentrò tutti i suoi pensieri sui momenti felice che aveva passato ad Hogwarts, con i Weasley, con tutti i suoi amici, con Sirus, con Ron e con la sua Hermione. Era come se ogni traccia di odio, rancore, rabbia, si stesse dissolvendo dal suo cuore. Sentì uno strano calore provenire dal suo corpo, una forza che mai aveva sentito prima dentro di sé, si concentrò tutto sul palme della sua mano. Era come se tutte le sue energie e tutta la magia che c’era in lui confluissero nello stesso punto.
Il fascio di luce verde stava ormai per colpirli in pieno, Hermione chiuse gli occhi e si strinse ancora di più contro Harry, ma Harry, con una sconosciuta consapevolezza e ancora il sussurro della madre nelle orecchie, alzò la mano; tutta l’energia accumulata si liberò e l’incantesimo scomparve nel nulla, prima di colpirli. Era come se fosse stato assorbito dall’aria attorno a loro, ma in realtà era stato Harry a neutralizzarlo.
Hermione aprì timidamente gli occhi e non poté non farsi sfuggire un’esclamazione di puro stupore, ma non era la sola ad essere sorpresa. Voldemort guardava nella loro direzione con occhi sbarrati.
“Non so come diavolo hai fatto, ma la fortuna non ti aiuterà due volte!” Con lo sguardo da pazzo, iniziò a scagliare contro Harry maledizioni oscure una dopo l’altra, ma queste sparivano, senza mai toccarli. Mano a mano che Voldemort attaccava, l’aria attorno a loro diventava sempre più perlacea e densa, come se la forza interiore di Harry stesse prendendo consistenza, fino a quando il Signore Oscuro smise di attaccare.
“Ma...m-ma t-tu... non puoi essere TU... Io ti ho ucciso.. t-tu.. Non può essere... Quell’incantesimo...” Voldemort stava balbettando frasi incoerenti e per la prima volta nel suo sguardo Harry vi lesse la paura. Il Mago Oscuro arretrò barcollando, fino ad inciampare e cadere a terra. L’aria intorno ai due ragazzi, aveva preso le sembianze di una donna dall’aria eterea.
Mentre Voldemort era in quello stato di shock, Harry cercò con lo sguardo la bacchetta che prima Ginny aveva usato contro Hermione e, appena la vide, senza un attimo di esitazione, si lanciò a raccoglierla e prima che Voldemort ebbe il tempo di realizzare le mosse del ragazzo, Harry gridò l’incantesimo di disarmo. La figura femminile ormai era completamente svanita e Voldemort si ritrovò a fissare il vuoto, ancora seduto a terra, disarmato e con la bacchetta di Harry puntata alla gola.
Con il contatto del legno sul suo collo, il Signore Oscuro, anche se ancora stupito, riportò la sua attenzione su Harry. Appena incrociò il suo sguardo, sembrò riprendersi del tutto e con tono sarcastico disse  “Allora? Cosa aspetti? Uccidimi.”
Harry spinse ancora di più la bacchetta, ma non disse nulla. Voldemort sembrava come impazzito e iniziò a ridere convulsamente.
“Tu non lo farai... i tuoi stupidi valori... la tua moralità... Non pronuncerai mai l’anatema che uccide.”
“Forse lui no, ma io sì.” Piton, era di nuovo visibile e si avvicinò ai due zoppicando. “Dovevate uccidermi quando potevate, mio Signore...” il tono era ironico, ma si poteva indovinare la rabbia repressa.
“Severus. Pensi che in due avrete più possibilità?”
Piton replicò seccamente: “Avada Kevadra.”
Voldemort si gettò di lato riuscendo a recuperare anche la bacchetta prima che il flusso verde lanciato da Piton lo colpisse. Harry, sorpreso di vedere il professore di nuovo in piedi, non si accorse che Voldemort aveva di nuovo la bacchetta e non riuscì ad evitare di farsi colpire di striscio ad una gamba. Hermione guardava la scena atterrita.
Voldemort era in piedi dietro Harry, vicino, troppo vicino. Il ragazzo sentì il suo fiato sul collo quando sibilò “Muori, Potter... Avad...”
Voldemort non riuscì però a finire l'incantesimo: Hermione, con la forza della disperazione si era lanciata contro di lui, spingendolo con tutte le sue forze.
Preso alla sprovvista, il Signore Oscuro non riuscì ad evitare lo spintone della ragazza, si sbilanciò e mise un piede in fallo, proprio su un pezzo della bacchetta di Harry. Piton, che aveva seguito da lontano tutta la scena, fu svelto a gridare “Locomotor Velo”.  Ormai Voldemort aveva completamente perso l’equilibrio e Piton era riuscito a spostare l’arco con il Velo esattamente alle sue spalle. Nel vano tentativo di non cadere, il Signore Oscuro tentò di aggrapparsi ai bordi dell’arco di pietra, facendo cadere a terra la sua bacchetta, ma il tentativo fu inutile. Scomparve silenziosamente.
Lo sguardo freddo con cui Piton fissò il punto in cui era sparito colui che per tanto tempo aveva dovuto servire, fu più eloquente di mille parole.
Finalmente il male che aveva oppresso per così tanti anni il mondo della magia era definitivamente stato sconfitto. Piton si girò verso Harry, che era corso vicino ad Hermione e si avvicinò senza parlare.
“Professore, come ha fatto a riprendersi? Credevo che...” Il ragazzo richiamò la sua attenzione, mentre sosteneva Hermione, che era molto affaticata.
“L’incantesimo che prima il Signore Oscuro mi ha scagliato contro mi ha preso solo di striscio. Mi dispiace non essere riuscito a riprendermi prima. Fammi vedere il braccio”
Harry emise un piccolo gemito quando Piton gli tastò la spalla. Sussurrò un incantesimo e il flusso di sangue si arrestò. “Purtroppo è tutto quello che posso fare, per il resto serve un guaritore.”
“La ringrazio.”
Piton assunse un tono sbrigativo “Tu e le tue amiche avete bisogno urgentemente di cure. Appena infrango la Dimensione Parallela ci Materializzeremo a Hogwarts. Tieniti pronto.”
Piton iniziò subito a sussurrare una formula molto complicata, camminando in cerchio, mentre Harry rivolse tutta la sua attenzione alla ragazza tra le sue braccia. Hermione era seduta a terra, con Harry accanto, e aveva ancora il fiato corto.
“Mi hai salvato la vita, lo sai?” Harry si tirò su e aiutò lei a fare altrettanto “Come ti senti?”
Hermione gli sorrise “Un po’ debole, ma non importa. Ormai è tutto finito...” Si abbracciarono stretti e rimasero così abbracciati fino a quando Piton attirò la loro attenzione schiarendosi fortemente la gola.
I due si staccarono, un po’ imbarazzati, ma Harry continuò a sostenere Hermione per la vita, come per paura che svenisse. Piton prese Ginny in braccio e disse “Ce la fai a Materializzare te e la signorina Granger?”
Harry era molto pallido, aveva perso molto sangue dalla spalla e aveva consumato praticamente tutte le energie, ma nonostante tutto annuì “Ce la farei, ma comunque non ce n’è bisogno: ho creato una Passaporta quando sono passato da Malfoy, prima di venire qui. E’ illegale, lo so, ma ci porterà direttamente in infermeria” poi guardando Ginny con aria preoccupata e aggiunse “Ma professore, cosa è successo a Ginny? Perché non si sveglia?”
“Sono stato io. L’ho stordita subito dopo che tu hai rotto lo scudo, avevo paura che Voldemort potesse usarla ancora. State tranquilli comunque, tra dodici ore si sveglierà. Ora andiamo però.”
Harry tirò fuori dalla tasca un termometro e, sempre sorreggendo Hermione, l’avvicinò al professore, dicendo “Al mio tre. Uno, due, tre.” E tutti e quattro vennero risucchiati nel nulla.

*

Quando riapparvero al centro dell’infermeria, evidentemente era in corso una riunione dell’Ordine, perché si trovarono molti sguardi stupiti puntati contro. Harry fece appena in tempo a sostenere Hermione, che per lo stress del viaggio era svenuta, prima di cadere lui stesso in ginocchio.
“Harry!” Il primo ad avvicinarsi fu Lupin. Intorno a loro c’era un vociare terribile. Harry ormai era completamente privo di forze, aveva la vista appannata ma riuscì comunque a focalizzare svariate bacchette puntate contro un imperscrutabile Piton.
“NO!” Harry cercò di mettersi in piedi, ma cadde di nuovo. Il dolore al braccio e alla gamba erano lancinanti. Lupin lo sorresse “Remus, fidati di me, è innocente! Lasciatelo stare... è dalla nostra parte... lo è sempre stato… è innoc-” furono le ultime parole che Harry riuscì a dire prima di cadere in un profondo oblio. 




   
 
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