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Autore: CinziaPV    03/09/2012    6 recensioni
Il giorno della fondazione è passato. Damon è distrutto, non dagli eventi, da Elena, che amava Stefan, ed era destinata a non essere sua.
Su questo scenario, inizia un gioco crudele: ferire lei per salvare se stesso.
katrine è tornata, e stringe un patto con Klaus...
Dalla storia:
_ Ricordi il viaggio ad Atlanta? Quel giorno ho capito di desiderarti. _ La teneva stretta, impedendogli di fuggire. _ Te lo ripeto: scegli me. _ Si era avvicinato al suo viso.
Elena instintivamente aveva alzato lo sguardo, quasi fosse una cosa naturale per lei, guardarlo, con il viso a pochi centimetri dal proprio. Sapeva che l'avrebbe baciata, lì, sotto il pergolato, senza testimoni, senza remore, e col terrore scoprì di volerlo quel bacio.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katherine Pierce, Klaus, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi scuso per l'enorme ritardo e spero vivamente il capitolo non sia deludente.
Buona lettura!


6







C'era qualcosa che aveva dimenticato. Elena, ci rimuginò sopra, mentre sentiva un senso di angoscia, crescere all'altezza del petto. Solo non sapeva se la sensazione era dovuta ad un ricordo adombrato, oppure alla presenza di Andy a pochi metri da lei.
Andy Carsom, si era presentata alla sua porta da poco meno di un ora, e immediatamente aveva avvertito una sensazione di pericolo propagarsi, in ogni recondita parte della sua anima.
Quella donna non era nociva, e non rappresentava un pericolo per lei. Lo era per il rapporto o qualunque cosa ci fosse con Damon.
Per la prima volta Elena si sentì fuoriposto.
Un nodo inusuale le bloccava il respiro, la gola era stretta in una morsa dolorosa.
Quello che sentiva, la costringeva a rivalutare i suoi sentimenti per Damon
Non aveva mai provato qualcosa del genere, neanche per Matt, o per Stefan.
Tutto quello che Damon le faceva provare la trovava impreparata.
_ Ci siamo conosciuti l'altra sera  al "Faro". _ Le parole della sconosciuta, continuavano a torturarla, mentre con lo sguardo percorreva famelica le linee delle dune innevate, cercando inutilmente una qualunque distrazione in grado di forviare i suoi pensieri, e di allontanarla dal quadretto sdolcinato che la visione di loro due le procurava.
Si concentrò sul  pane che stava imburrando, evitando di proposito di guardarli.
Era una donna intelligente Andy, difficile da ignorare. Conduceva un programma per una nota emittente locale, scriveva e si interessava di pittura.
Damon l'aveva invitata a fare colazione, e adesso si trovavano tutti e tre in cucina, a preparare un insolita colazione per un menage a trois.
Ad un certo punto della conversazione, avrebbe voluto lasciarli soli, ma Damon l'aveva praticamente costretta.
_ Resta ad Andy fa piacere! _ Il tono della voce usato, somigliava più ad una imposizione, che ad un gentile invito.
L'aveva fatta restare per punirla.
I suoi occhi si posarono sulle mani intrecciate dei due, una più esile e aggraziata dell'altra, senza alcun gingillo, l'altra decisamente più grande, con dita lunghe e affusolate, e un anello di lapislazzuli ad arricchirla.
Non poteva non guardarli, senza provare una morsa di gelosia al cuore, non dopo aver appreso, che Damon, era stato con lei la notte dell'aggressione.
Poteva sorvolare su qualsiasi cosa, ma non su quell'evento. Mentre cercavano di violentarla, Damon era con un altra. Un altra che baciava, che accarezzava, con cui forse aveva fatto l'amore.
_ Qualche volta potremmo uscire tutti insieme . _ Andy. Si rivolse a Damon, costringendola a tornare alla realtà. _ Noi due, con Stefan ed Elena. _ Precisò, rivolgendo un sorriso incoraggiante a quest'ultima, che non si sentì di ricambiare.
Indossava un semplice paio di jeans, eppure sembrava uscita da una rivista di moda.
_ E quindi vivete a Mistich Falls ... _ Continuava a porre domande a raffica. A tratti era petulante.
Elena annuì, sentendosi sempre più a disagio.
_ Fra qualche settimana devo girare un servizio proprio lì. _ Si soffermò soprapensiero. _ Parla di vampiri. _ Rivelò. _ Sembrerebbe che la città sia una specie di culla del male. Non so cosa ci sia di fondato, certo è che esiste un consiglio, sorto proprio per fronteggiare tale piaga. Non è assurdo? _
Elena si sentì in dovere di intervenire.
_ In realtà il consiglio di cui parli, è semplicemente un comitato atto a mantenere in ordine la città. Mio padre ne faceva parte. Noi Gilbert in realtà ne siamo i promonitori. _ Si guardò in giro, come se improvvisamente avesse ricordato qualcosa, o come se avesse qualcosa più importante da fare.
Non se la sentiva proprio di restare in loro compagnia. Ogni volta che li guardava, si sentiva profondamente ferita.
Era stupido, considerato il fatto che era stata lei a ferirlo per prima, ma Damon aveva la straordinaria e ineccepibile qualità di farle provare sensazioni e sentimenti fino ad allora sconosciuti.
 _ Adesso se non ti dispiace devo andare. E' stato un piacere conoscerti. _
Senza darle tempo di rispondere, si allontanò velocemente, ponendo fine a quella che altro non era che una commedia.
Non era solo il senso di oppressione a impedirle di restare, ma la consapevolezza di non essere abbastanza importante per lui, per Damon, che senza alcun diritto si era appropriato della sua mente, e adesso faceva presa sul suo cuore. 
Quando finalmente si ritrovò sola nella sua stanza, tirò un sospiro di sollievo. Stare insieme a loro era stato come stare in apnea. 
L'effetto che Damon le faceva era devastante.
Con Stefan era diverso, non le faceva battere il core ad ogni ora del giorno e della notte, non le faceva mancare il respiro ad ogni carezza.
Stefan era equilibrio. Punto.
Damon invece le faceva mancare la terra da sotto i piedi, la conduceva alla deriva, la rendeva schiava delle sue attenzioni.

 

Seppellì la testa sul cuscino, cercando di non pensare a niente, cercando di calmare i singulti del suo corpo, nel caldo rifugio offerto dalle coperte.
Sarebbe stato sempre così stare con Damon?
Il diario di John Gilbert, si trovava sul comodino, ancora nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato. Ne accarezzò le linee ingiallite. Era posizionato sulla pagina in assoluto più difficile da leggere: quella riguardante i fratelli Salvatore.
Lo sfiorò delicatamente, e messasi seduta, ancora avvolta fra le coperte, riprese la lettura interrotta giorni addietro.

tre febbraio 1868

Oggi ho temuto di perdere mia figlia. Ancora adesso non mi spiego come sia possibile che sia viva. Lui era a pochi passi da lei, ma anzichè  ucciderla come ho temuto, gli ha gridato di scappare.
Se chiudo gli occhi, posso ancora udire la sua voce.
Non era la voce di un mostro, era la voce di un uomo disperato, una richiesta d'aiuto. Solo che sono stato il solo ad udirla. L'intero consiglio lo attendeva alle porte della città, e quando lo ha visto, ha iniziato a sparare contro Damon Salvatore.
Non scorderò più i suoi occhi.
Mi chiedo se non stiamo sbagliando tutto, se non ci sia una speranza. Quando ho provato a palesarlo al consiglio, nessuno ha voluto ascoltarmi.



10 Febbraio 1868



E accaduto nuovamente: ho incontrato Damon Salvatore. Ho sentito l'adrenalina scorrermi nelle vene, quando mi si è parato di fronte e ancora una volta ho temuto di morire.
Questa volta non avevo nessuno da proteggere, c'eravamo solo noi. 
L'ho visto indugiare sulla mia carotide, e per un attimo ho temuto che mi avrebbe sgozzato, poi però come è accaduto in precedenza, mi ha intimato di scappare.
Impudentemente ne ho chiesto il motivo.
La sua risposta spassionata è stata, che non voleva farmi del male Adesso ne ho la certezza: possiede dei sentimenti.



20 febbraio 1868


Il numero di morti è drasticamente aumentato. Subito dopo il tramonto, difficilmente incontri qualcuno per le strade, Mistich falls non è la città sicura di un tempo. Anche adesso che i Salvatore se ne sono andati, la morte continua a perseguitarci . Non è un caso, ho sentito di un vampiro di nome Klaus , che da più di un mese si aggira fra le nostre contee: un originario.


Il diario le scivolò dalle mani, producendo un tonfo sul pavimento legnoso.
Non è scoprire di Damon a turbarla, in fondo aveva sempre saputo della sua umanità, e della lotta per mantenerla, è quell'altro nome a farlo: Klaus.
Il suono di quel nome, prodotto nella sua mente, le causò un aumento inconsueto dei battiti.
La stanza prese a girare vorticosamente.
Dalla finestra poteva intravedere la superficie del lago Il ghiaccio si era fatto più spesso, e la dove i licantropi l'avevano fatta cadere, si intravedeva solo una lieve increspatura, che dal punto dove si trovava non riusiva comunque a scorgere.
"Parlami di Klaus. Vogliamo sapere se un vampiro di nome Klaus ti ha contattato in questi giorni."
La notte dell'aggressione, i licantropi l'avevano interrogata a riguardo, poi però se ne era dimenticata.
Il pensiero di quel nome le produsse un' altro spasmo.
Klaus. Improvvisamente non fu certa di non averlo mai udito. 
Si districò dal groviglio di coperte nel quale era avvolta, e ancora malferma sulle proprie gambe, si diresse verso la porta.
Al suo passaggio alcune assi scricchiolarono.
Solo quando pose una mano sulla maniglia, si ricordò che Damon non era da solo.
Si allontanò dalla porta come scottata. L'ultima cosa che voleva era vederlo amoreggiare con Andy.
Non avrebbe sopportato la vista di loro due insieme. Chiuse gli occhi e si lasciò scivolare contro la parete.
Aveva bisogno di parlare con Damon, ma avrebbe aspettato a farlo.
Portò le ginocchia al petto e vi seppellì il capo.
Non seppe esattamente quanto tempo passò, forse minuti, forse ore.
Fu la sensazione di freddo a destarla.
Sotto di se, non sentì più il pavimento, ma il terriccio umido. I sassolini le graffiavano la schiena.
La testa le girava, impedendole di alzarsi.
Ogni parte del corpo le doleva.
Katheriine era scomparsa.
Sapeva che quello che stava vivendo era un ricordo, e non riusciva a sottrarvisi.
Le immagini si sovrapposero fra di loro, impedendole di ragionare lucidamente.
"Ricorderai a tempo debito, ma fino ad allora ti dimenticherai di me, di quello che ti ho confidato: sarà il nostro segreto."
Un uomo le stava parlando  a pochi centimetri dalla bocca, sorreggendola per la schiena.
Non riusciva ad intravedere i contorni del suo viso, sapeva solo di avere paura.
"Non devi aver paura." Come se le avesse letto dentro, al suono di quelle parole, ogni inibizione sparì.
La paura non l'aveva abbandonata, si era momentaneamente placata, e neanche lei riusciva a spiegarsene il motivo.
"Fra qualche settimana ricorderai e farai ritorno a Mistich Falls. Tu non lo puoi sapere, ma i Salvatore stanno per allontanarti, per proteggerti. Stanno muovendo delle pedine già prestabilite. Sono io a decidere le sorti di ognuno, compresa la tua."
Come in un sogno, vide la bocca dell'uomo modellarsi alla sua.
Sentì la sua invasione, e per quanto cercasse di ribellarsi, non riuscì ad opporsi.
Non era questione di forza, non era irruento, era lei, che non riusciva a controllare il suo corpo.
Rispose al bacio senza volerlo.
" Sei mia." Le sussurrò. " Solo che non è tempo che tu lo sia completamente.Fra qualche settimana, tua zia Geenna avrà un terribile incidente, forse morirà, e questo ti costringerà a far ritorno a Mistich Falls. Sarà Geremy a darti la notizia, ma ricorderai ancora poco di me. Lo farai più avanti. Elena"
Sentiva il fiato dell'uomo su di se, la pressione leggera delle  mani sul viso.
"Il tuo sangue è diverso Elena. E' arrivata l'ora che te ne renda conto."
Per come era arrivato, il ricordo sparì, lasciandola confusa e tremante.
La notte che Katherine l'aveva prelevata, era accaduto qualcosa. Adesso lo sapeva.
Chiuse gli occhi improvvisamente esausta.



La casa era avvolta in un silenzio statico e innaturale.
Elena rabbrividì, mentre a piedi scalzi si dirigeva verso la cucina, cercando di fare meno rumore possibile.
Non sapeva se Damon fosse in casa, ma non voleva correre il rischio di incontrarlo. Non soltanto a causa dei suoi sentimenti confusi.
Non voleva che cercasse di fermarla e non voleva incontrare Andy.
La vista di loro due insieme, le aveva fatto male.
Adesso sapeva cosa era successo il giorno che Katherine l'aveva prelevata: aveva incontrato un vampiro di nome Klaus.
Doveva recarsi immediatamente a Mistich falls.
Velocemente scribacchiò un biglietto che lasciò in bella mostra sulla penisola. Sapeva che Damon non le avrebbe perdonato un atteggiamneto simile, ma informarlo sedutastante, significava farsi mettere i bastoni fra le ruote.
Tuttavia non ebbe il tempo di fare altro, perchè il vampiro, appoggiato allo stipite della porta, la stava fissando contrariato. 
_ E questo che significa? _
Elena sobbalzò.
Doveva aspettarsi che il suo tentativo di fuga non sarebbe passato inosservato.
Cercando di regolarizzare il proprio respiro parlò.
_ Torno a Mistich Falls. _ Cercò di apparire tranquilla mentre glielo comunicava.
Lo vide ghignare. _ Tipico di Elena Gilbert fuggire dalle situazioni difficili. _
_ Sai bene che non è la verità. Non sto fuggendo Damon, non da te. Torno a MIstich Falls perchè sono preoccupata per Geenna. _ Si morse le labbra, indecisa se parlare o meno, poi opto per una mezza verità.
_ I licantropi che ... _ Lasciò la frase a metà, abbassando lo sguardo e cercando di regolarizzare il respiro. Era ancora scossa, e poi parlare della violenza le veniva difficile.
Damon la fermò. _ Ho capito. _ Con lo sguardo la spronò a proseguire.
_ Mi hanno chiesto se conoscevo un vampiro di nome  ... Klaus. Me ne sono ricordata solo adesso. Il suo nome è mensionato nel diario di John Gilbert. Devo tornare  a Mistich Falls Damon. _
Cercò di superarlo, ma nell'istante in cui lo fece, il vampiro la prese saldamente per le spalle, costringendola ad arrestarsi.
Lo sguardo che le rivolse, carico di rabbia, le impedì di argomentare qualsiasi tesi in suo favore.
_ Tu non ti muovi da quì. _
_ ... Non me lo puoi impedire. _
_ Mettimi alla prova. _
Elena cercò di liberarsi inutilmente. Sapeva che stava dicendo la verità, e questo la mandava su tutte le furie.
Odiava il suo imporsi sulla sua vita a qualunque costo.
Stefan l'aveva sempre lasciata libera, rispettando ogni sua scelta, invece Damon, non faceva che decidere al posto suo.
La costrinse a sedersi. Poi con la dovuta calma le porse un bicchiere d'acqua.
_ Bevi e poi cerca di spiegarmi i motivi per cui ti allontani. _
Il telefono prese a squillare proprio in quel momento. Elena ricordò le parole di Klaus e non potette impedirsi di tremare.
Se aveva detto la verità, quella poteva essere una telefonata di Geremy.
Fissò l'apparecchio divorata dall'ansia.
Il bicchiere che teneva fra le mani, cadde, frantumandosi in mille pezzi.
_ Rispondi per favore. _
_ No. Adesso mi spieghi cosa sta accadendo. _ La fissò scontroso.
Il telefono smise di suonare.
Elena non rispose. Lo ignorò e si chinò a raccogliere i gocci.
_ Elena ... _ La richiamò. Era evidente che qualcosa non andava.
_ Devo tornare a Mistich falls. _ Ripetè, evitando di guardarlo, concentrata solo a raccogliere il vetro.
Una scheggia le si conficcò nella mano facendola sussultare.
Damon le prese delicato una mano fra le proprie.
_ Dimmi cosa c'è che non va. _ Le parole stridevano col suo atteggiamento.
Non sembrava più il Damon di poco prima. Continuava a trattarla con freddo distacco, ma non potè non notare una nota preoccupazione nella voce.
Era ancora china sul vetro, con lo sguardo vacuo e pensieroso. .
Osservò il piccolo taglio, che andava delineandosi nel palmo. 
Sentì lo sguardo di Damon addosso e instintivamente lo guardò a sua volta.
Perchè quando era insieme a Damon diventava così ... così diversa, si chiese confusa.
Incontrò i suoi occhi, rassomigliavano ad un lago ghiacciato, troppo freddo per essere attraversato.
Non aveva mai provato niente di simile.
_ Va tutto bene? _Le allontanò le mani dal vetro e prendendola per un gomito, la fece rialzare.
_ Si ... _ Tentennò appena, osservando le gocce di sangue che le imbrattavano la mano.  Si districò dalla sua stretta per andare a recuperare qualcosa con cui avvolgerlo, poi però deviò verso il rubinetto. 
_ Per quella ferita serve dell'alcol._ Sentì il vampiro dietro di se.
Scosse le spalle noncurante. ._ Non è niente. _ 
_ Non direi. _ La prese ancora una volta per l'avanbraccio, e la fece girare, fino a quando non se la ritrovò di fronte. _ Sei pallida. _ Constatò. _ Va tutto bene? _
Elena scosse la testa. _ Andy che fine ha fatto?_ Il tono di voce con cui lo disse, fece apparire un sorriso, sul viso del vampiro.
Lo vide ghignare, senza alcuna traccia di ilarità nella voce._ Gelosa?_ Indagò.
_ No. _ 
_ Io direi di si. _ Insistette, avvicinandola di proposito.
Elena si chiese se conosceva l'effetto che la sua vicinanaza le procurava.
_ Pensa quello che vuoi. _ 
Perchè ogni volta che guardava Damon si sentiva così fragile? 
Ogni volta che la stringeva a se, tutto cessava, ogni paura, ogni insicurezza. Non esisteva più niente, solo lui. Loro.
Cercò di superarlo, ma ancora una volta Damon la bloccò per un gomito. Una presa leggera, che le impediva di muoversi.
_ Andy è andata via. _ Le soffiò dietro l' orecchio in un sussurro roco.
Stava cedendo se lo sentiva.
Cercò di rimanere indifferente, di fronte alla statuaria figura di lui, ma il cuore non voleva saperne di placarsi.
Nel punto dove la stava toccando, sentiva un dolce formicolio, che non aveva niente a che vedere col dolore. Il suo tocco era gentile.
Di una cosa era sicura: non le avrebbe mai fatto del male.
Lo sapeva, lo percepiva dentro di se.
Poteva ferirla, ma non le avrebbe mai fatto del male, non fisicamente.
_ Lasciami. _ Il tono somigliava  ad una supplica.
_ E' un ritornello che ultimamente ripeti spesso, prima di capitolare fra le mie braccia. _ Avvicinò il suo corpo al proprio.
_ Questa volta non accadrà. _ Disse decisa.
_ E cosa c'è di diverso? _
_ Andy. _ Lo fissò rigida. _ Per quanto io possa essere titubante, una cosa è chiara: non sto con Stefan. Mentre ti bacio non c'è nessun altro, che mi attende al varco. _ Chiarì serafica.
_ Non l'ho pensato. _ La fissò duro. _ Ma so altresì di non essere l'unico. Mi tieni in bilico. _ Le parlava vicinissimo alla sua bocca, con gli occhi fissi nei propri. Sentiva il respiro di lui sul viso, e ancora una volta ogni cosa sparì.
Tutto perse importanza. Klaus, Geenna, tutto sparì, mentre lo sentiva farsi sempre più vicino.
_ Pensala come vuoi, ma fra i due, sono io quella ad avere diciasette anni. _ Cercò di targiversare.
_ E questo ti giustifica? _ Ormai erano vicinissimi.
_ Non sto dicendo questo ..._
_ Zitta!_ Damon bloccò qualsiasi giustificazione. _ Sei la persona più equilibrata e forte che io conosca. L' unica in grado di portarmi sull'orlo della pazzia e ... lasciamo perdere. _ Scosse la testa.
Si avventò sulla sua bocca.
Anche volendo Elena non avrebbe potuto fermarlo.
Ogni sua difesa crollò, nell'istante in cui sentì la bocca del vampiro sulla propria.
_ Damon ... _ Cercò di sottrarsi al bacio invano.
_ Shhh ... se proprio vuoi andare a Mistich falls ti ci porterò. _ Sussurrò prima di tornare a baciarla.
Prese possesso della sua bocca, placando definitivamente le sue proteste.
Ogni bacio di Damon, era differente dal precedente. Sarebbe mai riuscita a distinguerli?
Questo era un bacio vero, ancora una volta partito da lui, ma che parlava di resa.
Era lei ad essersi arresa. Non alle sensazioni che Damon le sortiva, ma ad un sentimento nuovo, che iniziava a farsi spazio in lei.
Damon lo sapeva.
Lo aveva sempre saputo, perchè la capiva meglio di chiunque altro.
Neanche Stefan la conosceva così profondamente. 
Ancora una volta, si ritrovò ad annegare in lui, a cercare i suoi occhi, le sue mani.
Nessuno la faceva sentire come Damon. Lasciò che la accarezzasse, che invadesse la sua bocca con la propria lingua.
I baci di Damon non la lasciavano mai soddisfatta. Le facevano perdere il contatto con la realtà.
Lottando con tutte le sue forze Elena cercò di rimanere lucida, ma ogni cosa venne inghiottita dal suo tocco, dal suo odore, dalla sua pelle.
Diversi minuti dopo, fu Damon a lasciarla andare.
Possedeva una luce nuova negli occhi.
_ Preparati. Torniamo a Mistich Falls. _ Le lasciò una tenue carezza sul viso.
Avrebbe fatto qualunque cosa per lei, lottato con tutte le sue forze per conquistarla.



***


" Puoi avere tutto quello che vuoi." Quelle parole, si ripetevano come un mantra nella mente di Caroline, torturandola.
Non era andata a quella cena, ma il volto dell'uomo e le sue conturbanti parole, non l'avevano abbandonata
Adesso voleva sapere il prezzo che doveva pagare, e se ne valeva la pena.
_ Certe abitudini sono dure a morire Caroline. _ Eccolo l'oggetto dei suoi pensieri sedersi al suo stesso tavolo.
Caroline sorseggiò ancora il caffè prima di rispondergli.
_ Il caffè mi piace. _
Lo vide ghignare divertito. _ La caffeina in realtà produce un ormone in grado di alzare la temperatura corporea. Non sarà questo il motivo per cui ti ostini a berne Caroline? _ Marcò il suo nome in modo eccesivo, ma le ultime parole in realtà le aveva soltanto sussurrate. _ Mi riferisco alla tua umanità. Forse non sei disposta a perderla. _ Soffiò sul suo viso.
Per un breve istante, la vampira bionda temette che potesse leggerle nella mente. Poi si convinse che non poteva essere e che aveva espresso soltanto un pensiero.
Era dunque questo ad essere in gioco? La sua umanità?
Cercando di non apparire spaventata parlò a sua volta.
_ Si fa quel che si può: ognuno ha i suoi vizi. Il tuo qual'è? _ Lo guardò ancora una volta rapita. L'uomo che le stava di fronte era di indubbia bellezza.
_ Sono ingordo ... Caroline. Mi piace il lusso ... le belle donne ... _ Ammiccò nella sua direzione. _ ... Il potere. _
_ Il potere. _ Quasi senza rendersene conto, Caroline ripetè le sue stesse parole.
_ Esatto Caroline, una volta assaggiatolo non se ne può più fare a meno. _
_ E cos'altro vuoi? _
_ La dopplanger. _
_ Cosa?! _ Non capiva a cosa si riferisse.
_ Elena Gilbert. _

 




 

 Note autrice:
Capitolo abbastanza noioso, ma fondamentale per il proseguimento della trama. Finalmente scopriamo quello che è accaduto ad Elena. Come sempre ho molti dubbi,e  anche se l' ho postato il capitolo non mi convince pienamente.
Damon è ferito, il suo atteggiamento è altalenante. D'altra parte Elena ha solo diciasette anni.
Grazie a chi mi ha inserito fra le seguite, le preferite e le ricordate.
Come sempre vi raccomando di recensire, anche solo per dire ciò che non vi convince.
Vi ricordo altre mie storie:
_ Irrévocable
_ La scelta sbagliata
_ Ambra e cenere.
Baci
Tess



  
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