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Autore: sophie_85    18/03/2007    7 recensioni
--- EPILOGO PUBBLICATO ---
Ho provato a scrivere un ipotetico 7° libro, dato che la storia è stata scritta prima della sua uscita. E' la storia dei Harry&co. al settimo anno, passando dall'evoluzione dei loro rapporti, ad una fase più d'azione fino allo scontro finale con Voldemort. Diciamo che seguo le linee generali dei libri di zia Jo, quindi la mia storia parte con Harry dai Dursley, poi va alla Tana, e infine a scuola. La prima parte della storia è più tranquilla e romantica, mentre nella seconda parte entra in gioco l'avventura, con la ricomparsa di Piton, Malfoy e Voldemort.
Chiedo scusa se a volte i personaggi potrebbero acquisire una lieve sfumatura OOC, ma ho cercato comunque di mantenere personaggi e trama il più possibile legati a quelli di JKR, e... Spero vi piaccia! ps: il titolo con cui avevo iniziato a pubblicarla era "Harry Potter e..." e la maggiorparte delle recensioni sonon andate perse quando ho ricominciato a postarla di nuovo dall'inizio, chiedo scusa a tutti per questo.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Quando riapparvero al centro dell’infermeria, evidentemente era in corso una riunione dell’Ordine, perché si trovarono molti sguardi stupiti puntati contro. Harry fece appena in tempo a sostenere Hermione, che per lo stress del viaggio era svenuta, prima di cadere lui stesso in ginocchio.
“Harry!” Il primo ad avvicinarsi fu Lupin. Intorno a loro c’era un vociare terribile. Harry ormai era completamente privo di forze, aveva la vista appannata ma riuscì comunque a focalizzare svariate bacchette puntate contro un imperscrutabile Piton.
“NO!” Harry cercò di mettersi in piedi, ma cadde di nuovo. Il dolore al braccio e alla gamba erano lancinanti. Lupin lo sorresse “Remus, fidati di me, è innocente! Lasciatelo stare... è dalla nostra parte... lo è sempre stato… è innoc-” furono le ultime parole che Harry riuscì a dire prima di cadere in un profondo oblio.

- Fine capitolo -





*°*°*°*





“Ancora non ci sono novità, Poppy?”
“No, Minerva… Non ho mai visto niente del genere. Neanche al San Mungo hanno saputo dare una spiegazione. Ormai sono passate già due settimane. Abbiamo fatto tutto ciò che si poteva, adesso spetta solo a lui.”
“Capisco… Signorina Granger…” disse poi la professoressa McGranitt avvicinandosi ad Hermione, che stava accarezzando Harry incosciente nel letto “Perché non va a mangiare qualcosa in Sala Grande? E’ quasi una settimana che mangia a malapena.”
Hermione scosse la testa. “No. Voglio rimanere con lui.”

Hermione…

La ragazza prese la mano di Harry tra le sue e la portò alla bocca. “Voglio che sappia che non è mai solo.”
Improvvisamente la mano del moro ricambiò la sua stretta.

“Her..mio..ne”

Era un flebilissimo sussurro che riuscì a scaldare di speranza il cuore della ragazza.
“Oh mio Dio! Madama Chips, Madama Chips! Harry! Harry si è svegliato!”
La Medimago corse subito al capezzale del ragazzo per monitorarlo. Appena ebbe finito, un sorriso le rilassò i tratti del volto. “Credo che con molto riposo, tra un paio di settimane sarà come nuovo.”
Hermione si buttò su Harry, ridendo e piangendo contemporaneamente, mentre un sorriso sofferente si delineava sul viso del ragazzo.
“Minerva, forse è il caso di allontanare la signorina Granger dal signor Potter… Avrebbe bisogno di tranquillità…”
Per tutta risposta, la Preside si incamminò verso la porta col sorriso sulle labbra e gli occhi lucidi. “Non chiedermi questo, Poppy. Non ho proprio il cuore di separarli adesso, e tu?”
Madama Chips si voltò a guardare i due ragazzi. Dopo poco, borbottando un “Signor Potter, cerchi di riposare.” si allontanò verso il suo ufficio, lasciando da soli i due innamorati, abbracciati e felici.

Il mattino seguente, nonostante le occhiate di disappunto di Madama Chips, una piccola folla fece irruzione nell’infermeria.
“Harry!” Primo fra tutti, Ron si fece vicino al letto dell’amico, abbracciandolo. “Non sai che paura c’hai fatto prendere! Ti pare il modo, dico io? Dopo che salvi il mondo, te ne rimani bellamente incosciente per quasi un mese! E a noi non ci pensi? E la tua povera ragazza?” Poi guardandosi intorno. “A proposito… dov’è Hermione? Credevo che ora che sei sveglio sarebbe entrata tipo in simbiosi con te! Già prima che ti svegliassi non voleva staccarsi per nessun motivo, e ora… non c’è!”
Harry guardò divertito l’amico “L’ho obbligata a scendere a fare una colazione come si deve… La McGranitt mi ha detto che quasi non toccava cibo quando ero incosciente. Non che dovesse dirmelo lei, si vede a occhio nudo che ha perso peso.”
Ginny si avvicinò sfregando con forza la mano sui capelli di Harry. “Ed è tutta colpa tua! Ci hai fatto temere il peggio!” Sorrideva, ma non riusciva a nascondere gli occhi lucidi.
“Allora, ragazzi.” Harry si sistemò meglio sul cuscino, con un po’ di fatica. “Raccontatemi cosa avete combinato fino adesso!”
Passarono una buona mezz’oretta a raccontare a Harry tutto il tempo che si era perso, dopo però aver riferito un resoconto dettagliato su come avevano aiutato l’Ordine con i Mangiamorte. Dopo un po’ Madama Chips decise che era ora di piantarla con tutto quel baccano e cacciò tutti proprio mentre arrivava Hermione con la sua solita borsa stracolma a tracolla.
“Madama Chips, io posso restare, vero?” chiese Hermione con un sorriso a trentasei denti, mentre quasi tutti si erano allontanati.
La Medimago la guardò un attimo e poi fece un cenno d’assenso.
“Anche noi dobbiamo rimanere! Sono settimane che non vediamo Harry!” Ron sembrava alquanto deciso a non muoversi dalla stanza. Madama Chips lo guardò spazientita, ma alla fine capitolò.
“E va bene! Ma solo per altri dieci minuti. Il signor Potter ha seriamente bisogno di riposare.” E detto questo, si rinchiuse nel suo ufficio.
Harry sorrise felice, quando ad un tratto lo sguardo gli cadde su una graziosa ragazza bionda che cercava di nascondersi dietro Ron.
Hermione, intercettando il suo sguardo, prima sorrise, ma poi puntò contro il ragazzo un dito accusatorio. “Harry James Potter! Che cosa stai osservando con tanto interesse?”
Harry, preso alla sprovvista, iniziò a balbettare “N-niente, Hermione, giuro! E’ solo che non ho mai visto…”
Anche Ron iniziò a ridacchiare, ma venne comunque in soccorso del suo amico. “Penelope. Si chiama Penelope. E’ qui per uno ‘scambio culturale’… La McGranitt l’ha affidata a me e Hermione. Non è carina?!” dicendo questo iniziò a sghignazzare ancora più forte. Harry intanto osservò meglio la nuova arrivata.

…Beh, carina è carina…

Era piuttosto alta, sottile, il viso pallido dai lineamenti delicati, parzialmente coperto dai lunghi e liscissimi capelli biondi, quasi argentei. Non riusciva a capire di che colore avesse gli occhi perché stava sfuggendo al suo sguardo.
“Piacere, Penelope. Io mi chiamo Harry.” Le porse la mano con un sorriso, ma la ragazza lo ignorò. “Non vorrei sembrarti scortese, ma vorrei parlare con Ron e Hermione un attimo… in privato.”
“No, Harry, non ce n’è bisogno!” Ron diede una spintarella alla ragazza per farla avvicinare. “E’ così bella che le ho dovuto raccontare ogni cosa! Quindi puoi parlare tranquillamente davanti a lei.” Hermione sembrava per niente turbata dalla notizia, mentre Harry assunse un’espressione esterrefatta. “Come sarebbe a dire che le hai detto tutto? Ma sei impazzito, Ron? Hai capito di cosa voglio parlare?!”
A questo punto Hermione prese la parola “Dai, Harry… possibile che ancora non hai capito? Eppure a me sembra così evidente, anche se effettivamente ha imbrogliato mezza scuola…”
Adesso la rabbia di Harry si era trasformata in confusione. “Cosa dovrei capire, scusa?”
Ron intanto si stava rotolando a terra dalle risate. “Possibile che non ti ricordi nessuno?”
La ragazza, che ormai stava proprio di fronte a Harry, assunse un delizioso broncio e scostandosi con aria infastidita i capelli dal viso, mostrò una cicatrice che attraversava uno dei suoi freddi occhi grigi, i quali finalmente fissavano spazientiti quelli verdi di Harry.
Lì per lì il ragazzo rimase allibito a guardarla, ma poi iniziò a balbettare “No, non può essere… Non è possibile… non ditemi che è…” Una risata dal profondo del cuore non gli permise di finire la frase. Anche Ron si unì a lui, mentre Hermione rideva sotto i baffi. “…Draco?!”
La ragazza alzò il mento, assumendo un’aria strafottente che poco si addiceva alla sua femminilità. “Ridi pure, Potter… Tanto appena scendi da quel letto te la vedrai con me.”
Alla conferma della sua ipotesi, Harry iniziò a ridere più forte, seguito a ruota da Ron, fin quando un attacco di tosse lo fece smettere.
“Ti sta bene. Crepa!” sussurrò la versione femminile di Malfoy, mentre Hermione correva al suo capezzale.
“Come ti senti, Harry?” La ragazza lo aiutò a tirarsi su.
“No, sto bene, tranquilla, sto bene.” Harry riprese fiato, ma dopo poco riportò la sua attenzione su Malfoy, sorridendo di nuovo. “Allora, Draco… a cosa devo la visita del tuo, così grazioso, alter ego femminile? Ma soprattutto, come hanno fatto a convincerti ad andare in giro per Hogwarts così! Chissà quanti dei tuoi amichetti Serpeverde ti avranno fatto la corte…”
Malfoy stava per replicare quando Ron l’anticipò “Dovevi vedere la sua faccia quando Nott gli ha messo un braccio intorno alla vita!”
Draco scosse i lunghi capelli biondi che gli ricadevano sul viso, assomigliando incredibilmente a Fleur, per poi andarsi a sedere in un angolo, con l’aria indignata.
“Draco non ce la faceva più a stare rinchiuso senza poter mai uscire e così il professor Piton ha suggerito questo piccolo escamotage… in questo modo potrà girare libero per il castello come ‘Penelope’, almeno finché le cose non saranno chiarite.”
Harry si girò verso Hermione. “In che senso, scusa? Ormai la guerra è finita, che motivo ha di nascondersi? E Piton? Dov’è?”
Ron e Hermione si scambiarono uno sguardo preoccupato. “Vedi, Harry… Noi non sappiamo che cosa è accaduto veramente…” Ora era Ron a parlare. “Quando siete ricomparsi insieme a Piton, dopo aver sconfitto Tu-Sai-Chi, si è alzato un gran polverone… voi eravate svenuti e a me e Malfoy ci hanno fatto allontanare, quindi non sappiamo cosa sia successo esattamente. Quelli dell’Ordine, anche dopo aver interrogato Ginny e Hermione, non hanno voluto dirci niente. Sappiamo solo che la McGranitt ha avuto un colloquio non proprio piacevole col Ministro della Magia e che Piton è rinchiuso da qualche parte nei sotterranei di Hogwarts. In realtà queste  informazione le abbiamo carpite grazie alle Orecchie Oblunghe Nuovissimo Modello dei gemelli, ma poi la mamma se n’è accorta e non abbiamo più potuto spiarli.”
Harry, che era rimasto in silenzio tutto il tempo, rimase pensoso per un po’ e poi chiese “Che cosa si sono detti la Preside e il Ministro? Perché hai detto che è stato un colloquio poco piacevole? Non mi dire che quei deficienti del Ministero non vogliono riconoscere la scomparsa di Voldemort, spero!”
A questo punto fu Hermione a prendere la parola. “No, questo no. Tutti sanno che hai sconfitto Voldemort definitivamente! Ancora oggi sei su tutte le prime pagine dei giornali. Noi siamo arrivati a discussione già iniziata, ma da quel che ho capito dalle parole della Preside, il problema è che,” Hermione si schiarì la voce, come per prendere tempo e dar modo ad Harry di assorbire meglio l’informazione che stava per dargli. “Vedi… la maggior parte dei Mangiamorte, sono stati catturati dall’Ordine grazie alla tua trovata, mentre il Ministero ha fatto pochissime catture marginali, così…” Lanciò un’occhiata preoccupata verso Malfoy. “Insomma, Scrimgeour vuole dimostrare che anche il Ministero ha partecipato attivamente alla caduta di Voldemort e quindi vuole rinchiudere per sempre ad Azkaban, direttamente e senza processo,  i responsabili della morte di Silente: il professor Piton e Malfoy. C’è una taglia sulla loro testa da almeno due settimane.”
Dopo un attimo di sbalordimento, Harry fece come per alzarsi, dicendo “Devo parlare immediatamente con la McGranitt. Ora!” Ignorò Hermione che cercava di fermarlo, ma come fece un passo verso la porta, sentì la testa vorticargli furiosamente e cadde di peso sulla ragazza.
Ron corse da Hermione per aiutarla a riportare Harry a letto, mentre Malfoy si avvicinò dicendo. “Sei sempre il solito. Sempre pronto a correre in aiuto di chi subisce un’ingiustizia.” Il tono era di scherno, ma i suoi occhi non erano più freddi come quelli di un tempo. “Questa volta però ti dice male, Potter. La Preside oggi non c’è. Se vuoi fare il buon samaritano, dovrai aspettare domani, mi dispiace.”
Harry intanto stava di nuovo a letto e si teneva a testa mentre guardava Malfoy che parlava. “Fammi il favore, allora. Domani, appena arriva, mandamela subito qui. Voglio chiarire questa faccenda, fosse anche l’ultima cosa che faccio.” Poi, guardando meglio Malfoy, aggiunse sorridendo “Quella è una cicatrice da Magia Oscura, vero? Altrimenti Madama Chips l’avrebbe fatta scomparire in un baleno. Ma dimmi un po’, te la sei procurata perché eri invidioso delle mie? Sei troppo competitivo, Draco… E poi non si addice ad una bella ragazza come te, ti rovina lo sguardo!”
“Fottiti, Potter!” Malfoy lo guardò in cagnesco, mentre Ron e Hermione ridacchiavano.
Ad un tratto, Madama Chips riapparse dal suo studio con aria minacciosa e i ragazzi si lasciarono con la promessa di portare la Preside con loro il giorno dopo.

*

Era ormai notte fonda quando un lontano rumore di passi si avvicinava all’infermeria. La porta venne aperta senza far rumore e i passi continuarono fino al letto di Harry. Dopo un po’, il ragazzo aprì gli occhi e riconobbe la figura alta che stava in piedi, con una borsa in mano.
“Professor Patterson, è lei?” A tastoni cercò gli occhiali sul comodino e, inforcandoli, ebbe conferma della sua visita.
“Mi dispiace averti svegliato, Harry. Ero passato solo per salutare… come vedi sto partendo.”
Harry si tirò su a fatica. “Come mai?”
“Silente mi aveva chiesto di addestrarti fino a quando non ce l’avresti fatta con le tue sole forze e credo proprio che il mio compito qui sia finito.” Fece comparire una comoda poltrona, ignorando la sedia che stava accanto al letto del ragazzo e, dopo essersi seduto, continuò “Ma sento che c’è qualcosa che vorresti chiedermi, non è vero?”
Nel sentirsi anticipato nel porre la domanda, Harry non poté fare a meno di sorridere. “Sì, professore… c’è una cosa che vorrei chiederle. Una cosa che è successa durante la battaglia.”
“Dimmi, Harry. Se posso aiutarti, lo farò volentieri.”
A queste parole, Harry continuò “Mentre stavamo combattendo, Voldemort ha invocato i Dissennatori. Ogni volta che ho uno di quegli esseri vicino, rivivo la notte in cui Voldemort ci attaccò a Godric’s Hollow… ma questa volta è stato diverso… il ricordo è stato più vivido che mai e ho sentito mia madre pronunciare chiaramente le parole ‘Speculum Agidis’. Inoltre, quando Voldemort ci ha lanciato l’Avada Kedavra, ho sentito una stranissima forza dentro di me. Era estremamente potente, ma sembrava quasi che non mi appartenesse, e mano a mano che respingevo gli attacchi di Voldemort, un’aura si è formata davanti a noi… e sono quasi certo che Voldemort l’abbia riconosciuta. Quindi volevo sapere se magari le due cose erano collegate. E poi, cos’è questo Speculum Agidis?”
Patterson aveva ascoltato con molta attenzione il racconto del ragazzo. “Vedi, Harry, tu sai che tua madre è riuscita a salvarti grazie alla forza del suo amore. Si è sacrificata per te. Quello che non sai… e che neanche io sapevo, è che è riuscita a fornirti una protezione davvero potente, grazie proprio allo Speculum Agidis, l’incantesimo Specchio di Agis. E’ una formula antichissima, di cui ormai si è persa praticamente traccia. Non so come tua madre abbia potuto apprenderlo… non escluderei che sia stato lo stesso Albus ad insegnarglielo.” Sorrise al ricordo del suo amico, ormai scomparso. “Per azionare questa protezione, bisogna sacrificarsi per la persona che si vuole proteggere, ma bisogna farlo con il cuore privo di qualsiasi forma di odio, rancore o premeditazione. Se tua madre avesse, anche solo per un istante, pensato a Voldemort, o al fatto che salvandoti la vita, lei avrebbe perso la sua, l’incantesimo non si sarebbe attivato e tu non avresti potuto usarlo durante la battaglia.”
Harry aveva gli occhi sbarrati dallo stupore. “Vuol dire che io, senza saperlo, ho usato l’incantesimo di mia madre? Ma come è possibile?”
“L’hai potuto utilizzare perché in quel momento non stavi pensando più a come annientare Voldemort, bensì a come proteggere la persona che ami. Invece di concentrarti sui tuoi sentimenti di rabbia, odio, rancore, finalmente ti sei lasciato guidare solo dall’amore.”
Harry tuttavia era ancora pensieroso. “Ma com’è possibile che Voldemort non si sia accorto dell’incantesimo? Eppure mia madre ha pronunciato la formula ad alta voce, poteva prevedere che sarebbe successo. Perché non ha fatto nulla per evitarlo?”
“Vedi, Harry, Voldemort non ha mai creduto nell’amore. Per lui era solo un sentimento che ti rende debole e insicuro. Nonostante abbia sentito le parole di tua madre, non gli ha dato peso, sicuro che l’incantesimo non avrebbe mai funzionato. Come ti ho già detto, devi essere mosso solo dall’amore per sfruttare la piena protezione dello Specchio di Agis e lui era convinto che questo sentimento non fosse in grado di creare così tanta energia. E’ per questo che quando ha visto l’aura di tua madre si è così spaventato. Ha avuto la prova di quanta forza possa generare l’amore.”
“Quindi era la mamma…?”
“Sì, Harry. Era Lily. Anche l’energia che hai sentito confluire dentro di te, era l’energia che tua madre ti ha donato con il suo sacrificio.” Patterson si alzò, fece scomparire la poltrona e raccolse la borsa da terra. “Ora, se non hai altre domande, devo andare.”
Harry era ancora scosso da tutte le notizie che aveva ricevuto. “Professore… ci rivedremo?”
“Non lo so, Harry.” Si avviò verso la porta.
“Grazie. Per tutto quello che a fatto per me… la ringrazio.”
Patterson gli sorrise un’ultima volta, prima di chiudersi la porta alle spalle.


   
 
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