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Autore: RoseScorpius    05/09/2012    56 recensioni
Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (bhe, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva, e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Dio, magari li portava comunque, ma come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.
Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata.
… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

STORIA IN REVISIONE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie'
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***

Salve :) 
No, questo non è il capitolo, come ormai avrete intuito. Lo metterò online più tardi, verso ora di pranzo/primo pomeriggio.
Non so perché ho fatto questa bastardata, in effetti. Ero momentaneamente ispirata dal Maligno.
Vi amo tanto, a fra poco <3
***
 

Qualche ora dopo la bastardata del secolo (che andava conservata)...

Va bene, d'accordo, ho capito, aggiorno. 
Che sennò mi uccidete (più che giustamente). Pensavo di cancellare il (finto) capitolo scorso, perché in teoria cose del genere non si dovrebbero fare né tantomeno pubblicare, ma mi sono divertita così tanto a leggere le vostre recensioni (a proposito, ve l'ho mai detto che siete adorabili quando mi minacciate di morte? <3) che penso proprio che li unirò e lo conserverò ad imperitura memoria. Non li unisco adesso perché non vorrei fare casino, così sono sicura che sapete tutti che ho aggiornato con il capitolo vero ed evitate di mandarmi a casa pacchi-bomba.
Detto ciò, visto che i vostri sguardi omicidi mi fanno intuire che un capitolo non è abbastanza per farsi perdonare, vi dirò anche che il prossimo è scritto e sto iniziando a copiarlo. Mi impegnerò per copiarlo in fretta e questa volta vi prometto - e lo farò davvero, a costo di restar sveglia di notte a scrivere - che arriverà presto. La data di pubblicazione è fra due settimane esatte, cascasse il mondo. Qundi, secondo l'agenda, il 19.
 Detto ciò vi lascio al capitolo, con il benestare della nostra amata Zuzallove, che ha blandito le mie crisi da scrittrice isterica ed insicura ed permesso a questo capitolo di venir pubblicato così in fretta (insomma... relativamente in fretta. Più in fretta che se non ci fosse stata lei, ecco). Un grazie alla Zuz, tutti assieme. Anche per avermi fatto da psicologa. 
Ah, no, scherzavo. Ultima cosa. Ultima davvero. Mi dispiace di non aver risposto alle recensioni - come al solito, direte voi. Sì, avete ragione. Ma oggi sono in vena di promesse: le recensioni in arretrato sono troppe e se solo penso che dovrei rispondere a tutte mi viene un colpo, ma, perché siamo giunti al fatidico ma, prometto che risponderò a tutte le recensioni di questi ultimi capitoli. Giurin giurello.
Davvero, questa storia sta per finire, e dopo avervi fatti aspettare e penare tanto, senza nemmeno rispondere a tutte le vostre adorabili recensioni, mi sto sentendo così in colpa che sento il bisogno di redimermi ai vostri occhi. Beh, ci sto provando. Anche con questo capitolo. Perché non so cosa ne direte di questo Scorpius, ma io direi che è cotto come una pera matura ed impermalosito da morire <3

La vostra disastrosa RoseScorpius :))

 



Capitolo 29

Fra mago e streghetta non ci metter la bacchetta

 

Trovo molto simpatico che, nel momento in cui finalmente decidi di lasciar perdere una causa chiaramente persa, il resto del mondo si metta in testa di prendere le tue difese e portarla avanti per te. Credo che sia una legge di Murphy, o qualcosa del genere.

In fondo, mi pare evidente che debba sempre esserci qualche idiota pronto ad immolare se stesso (e spesso e volentieri anche i propri conoscenti) in onore di una qualche allucinazione irrealizzabile. Il mondo è pur sempre pieno di chiese, moschee e sinagoghe, dopotutto. Ora, a quanto pare, è anche pieno di cugini Weasley-Potter che abbracciano con entusiasmo i progetti nuziali di Al. Perché è ovvio che nel momento in cui tu e il tuo quasi (magari, ti sarebbe piaciuto, ma peccato che no) ragazzo vi toglierete il saluto ci sarà una schiera di parenti ed amici pronti a mettersi i mezzo ed improvvisarsi psicologi e consulenti matrimoniali. 

 

***

 

Mio padre tornò a casa estremamente pallido, con l'aria di un naufrago che ancora non si capacita di essere sopravvissuto alla tempesta. Immaginavo che non dovesse essere stato troppo piacevole avere a che fare con mia madre subito dopo che gli effetti del filtro d'amore erano svaniti. Quando si gettò sul prato accanto a me e Hugo, però, mi sembrò che fosse felice.

« Romilda mi ha piantato » dichiarò, estasiato.

Poi, scoppiando in una risatina estremamente acuta, ripeté: « Romilda mi ha piantato, ci credete? »

Mio fratello ed io ci scambiammo un'occhiata vagamente preoccupata.

« E questo è... ehm... un bene? » indagò Hugo, cauto.

Papà continuò a ridacchiare. 

« Lo ha fatto davanti a mezzo Ministero della Magia... avreste dovuto sentirla. È stato... beh, è stato esilarante. Anche un po' imbarazzante, suppongo » soffocò una risata, girandosi sulla pancia e premendo il volto tra l'erba. « E Malfoy, la faccia di Malfoy... non mi sono mai divertito tanto a sue spese... e vostra madre... Merlino se era arrabbiata, mi ha praticamente sbranato vivo... miseriaccia... »

Lasciammo papà a rotolarsi sull'erba ridendo come un Troll sotto l'effetto di qualche prodotto non ancora testato dei Tiri Vispi Weasley e decidemmo di andare in cucina a preparare la cena. Mentre rovistavamo nel frigo, alla ricerca di qualcosa di commestibile (e possibilmente non avariato), Hugo si picchiettò un dito sulla tempia.

« Quel filtro deve avergli fatto male... » 

Mi strinsi nelle spalle ed annusai un cartoccio di pesce che aveva tutta l'aria di essere rimasto a decomporsi nel frigo per qualche mese. 

« Bah, almeno sembrava contento ».

« E se non altro abbiamo portato a termine la metà dell'operazione LSD che riguardava lui e Romilda » aggiunse Hugo, un po' rincuorato. « Almeno non mi chiamerà più Huge... »

« Già. Non è stato proprio un fiasco totale, in fondo » concordai, affrettandomi a far Evanescere il pesce con un colpo di bacchetta. 

Mentre sistemavamo sul tavolo della cucina i pochi alimenti dall'aspetto non letale che eravamo riusciti a reperire, Hugo approfittò dell'occasione per assestare un calcio a Grattastinchi II, di passaggio tra i suoi piedi. Il gatto ringhiò come un cucciolo di lupo mannaro in una notte di luna piena (ed estremamente storta) e ci squadrò con i due occhietti gialli carichi di disprezzo. Poi, tirando su la coda con fare altezzoso, si diresse verso la porta e se ne andò ancheggiando, non prima di aver lasciato un escremento sul tappeto.

Hugo sospirò, sconfortato. 

« Odio quel gatto... »

 

***

 

Quando la Passaporta (non so quanto legale) creata da mio padre mi Materializzò davanti alla porta di casa mia, ampiamente oltre la mezzanotte, trovai mia madre ad aspettarmi in soggiorno. 

« Tuo padre mi ha mandato un Patronus e mi ha detto che non saresti tornata a casa per cena » disse appena appoggiai le dita del primo piede dentro casa.

Scivolai silenziosamente nell'ingresso, cercando di capire se volesse ancora uccidermi o se avesse rinunciato ai suoi propositi omicidi.

« Sì, ho cenato da lui, con Hugo... » spiegai, mentre aggiravo il divano in un goffo tentativo di raggiungere le scale prima che le sue mani potessero raggiungere il mio collo. 

Piuttosto stupido, dal momento che aveva una bacchetta magica e che, comunque, ero abbastanza sicura che fosse capace di uccidere con lo sguardo, come un Basilisco. Avrei decisamente dovuto chiamarla per chiederle il permesso prima di accettare l'invito a cena: in fondo, avrei dovuto sapere che non c'era da fidarsi se anche papà sosteneva che loro due avevano fatto la pace e che da quel momento in poi sarebbero andati d'accordo.

« È stato maturo da parte sua, avvertirmi... » aggiunse mamma, in un sussurro appena udibile, come se stesse parlando a se stessa ed io fossi solo parte del mobilio.

Forse se continuava a preoccuparsi più dei propri pensieri che di me avevo una possibilità di...

« A proposito ». 

La sua voce, questa volta alta e decisa, spazzò via tutte le mie speranze. 

Mi bloccai con un piede a mezz'aria per posarsi sul primo gradino della scala. 

« Se davvero fossi arrabbiata con te ti avrei già Schiantata ». 

« Oh, bene... » borbottai, sollevata. 

« Quindi non c'è bisogno di sgattaiolare via in quel modo » aggiunse lei, facendomi cenno di raggiungerla sul divano. « Andrai a letto illesa fra cinque minuti. Volevo solo dirti due parole ».

Rimasi a fissarla, tentando di decidere se fidarmi o no. In fondo, poteva benissimo essere tutta una trappola. Era estremamente probabile che fosse tutta una trappola, visto quello che avevo combinato. 

« Con illesa intendi dire che non mi punirai? » indagai. 

« Non ti punirò » confermò mia madre. 

« E non attenterai ai miei diritti umani fondamentali in nessun altro modo? » insistetti. 

Mamma roteò gli occhi. « Oh, avanti, Rose! Non sono Lord Voldemort! »

« Era un pivello, in confronto a te... » brontolai, ma la raggiunsi sul divano e mi sedetti cautamente nell'angolo più lontano da lei.

Mamma mi squadrò per alcuni istanti e sollevò l'indice della mano destra, come se stesse per pronunciare la perla di saggezza del secolo, ma poi parve cambiare idea e lo riabbassò con un sospiro.

« Io e Ronald siamo stati dei pessimi genitori, vero? » chiese. 

Scrollai le spalle, ancora troppo felice di non essere stata sbranata viva per mettermi a polemizzare.

« Un po' » minimizzai.

Un po' tanto... diciamo pure un po' troppo...

Mamma annuì ed incassò il colpo. 

« Sì, suppongo che... beh, suppongo che d'ora in poi dovremo provare a rimediare. Insomma, non che approvi quello che tu e tuo fratello avete fatto » precisò, cogliendo l'occasione per lanciarmi un'occhiataccia. « Ma mi avete fatto capire delle cose ». 

Senza sapere bene perché mi ritrovai a distogliere lo sguardo da lei, mentre reprimevo un sorrisetto. Era strano avere una conversazione del genere con mia madre, dopo tutto il tempo che avevamo passato a litigare e fare del nostro meglio per rovinarci l'estate a vicenda: mi dava una certa soddisfazione, ma era anche incredibilmente imbarazzante.

« Io... beh... mi fa piacere » borbottai, arrossendo. « Credo di aver capito anche io delle cose... »

Quando mi arrischiai a rialzare lo sguardo su di lei, mamma stava sorridendo. 

« Draco mi ha raccontato di quello che vi siete detti, sai ».

« Oh, bene » grugnii. « Questo sì che è imbarazzante... »

Restammo in silenzio per una manciata di quelli che mi parvero i secondi più lunghi che avessi mai vissuto, poi mamma si alzò e si lisciò le pieghe della camicia da notte, tossicchiando.

« Bene, allora, credo che andrò a dormire » disse.

Mi alzai anche io, o per dirla proprio tutta balzai in piedi. 

« Sì, andrò anch'io... »

« Allora buona notte ».

« Buona notte ».

Quando raggiungemmo il corridoio del primo piano, mamma si fermò davanti alla porta della propria stanza e mi rivolse uno sguardo incerto.

« E... Rose? Stavo pensando... ti serve una mano con lo studio? »

Se Merlino stesso fosse risorto dalla tomba per salvarmi da morte certa non avrei potuto essergli più grata di così. Sorrisi, sollevata, cominciando a pensare che forse, in fondo, avevo ancora una possibilità di venir promossa.

« Magari... » balbettai, arrossendo.

Mamma non sembrò minimamente turbata dalla mia implicita ammissione di colpa, quando abbassai gli occhi con la tipica espressione colpevole da studente disperato ed irrimediabilmente ignorante. Addirittura, il che cominciò a farmi seriamente dubitare che dentro al suo corpo ci fosse proprio mia madre, sembrò felice di potersi rendere utile. 

« D'accordo. Vai a letto, ora. Ci penseremo domani ».

La ringraziai in silenzio e mi affrettai a sparire in mansarda, prima che potesse tornare in sé e ricordarsi che tra le prerogative di Hermione Granger rientrava a pieno diritto quella di scannarmi quando non studiavo a sufficienza. 

 

***

 

Il giorno dopo, com'era piuttosto prevedibile, mia madre mi aveva preparato un intero piano di studi per coprire tutti gli argomenti e sottoargomenti e postille inutili del GUFO nei pochi giorni che mi restavano prima dell'esame. Squadrai con circospezione la tabella dai colori sgargianti – presumibilmente programmata per strillarmi addosso ingiurie di ogni sorta se non l'avessi rispettata – che mi mise in mano a colazione: la quantità di ore di studio previste era mostruosa, ma se non altro – osservai, con una risatina vagamente isterica – mi erano state concesse due pause pipì giornaliere, per un totale di due minuti e mezzo. I pasti naturalmente non erano nulla che non potesse essere consumato con un libro aperto accanto al piatto, secondo la filosofia di vita di mia madre. A quanto pareva mamma non aveva minimamente rinunciato alla sua prerogativa di scannarmi: aveva solo scelto un modo estremamente lento e doloroso per farlo. 

Dopo alcuni attimi di sconforto, mi accorsi di aver già imparato gli argomenti previsti per i primi due giorni di studio selvaggio e suicida, così, leggermente sollevata, picchiettai la bacchetta sulla prima casella, che recitava “Incantesimi Dimensionali”. Per tutta risposta la pergamena si liberò dalla mia presa e, svolazzandomi davanti al naso, mi chiese il primo assioma della Trasfigurazione Dimensionale. Raccolsi le idee, cercando di ricordare la definizione data dal libro, poi mi schiarii la gola e – sentendomi decisamente idiota – cominciai a recitare l'assioma a voce alta. 

« La Trasfigurazione Dimensionale avviene per moltiplicazione delle particelle componenti i corpi, quindi con cambiamento quantitativo ma non qualitativo. Essa non ha un limite massimo di grandezza, ma ha un limite minimo, essendo la materia composta da particelle non divisibili all'infinito ». 

« Sì, lo penso anch'io » dichiarò Draco, passandomi accanto per prendere una tazza dalla credenza. 

Lo incenerii con un'occhiataccia e tornai a dedicarmi alla tabella. Quella, non ancora del tutto soddisfatta, mi chiese l'esecuzione pratica di un incantesimo. Dopo che ebbi rimpicciolito la sedia su cui Draco stava per sedersi alle dimensioni di una tazzina da caffè – e dopo i dovuti insulti che ne seguirono – la casella venne finalmente barrata da una X rossa. Proseguii l'interrogatorio per metà della mattina e riuscii a convincere la tabella della mia competenza in tutti gli argomenti che avevo già studiato, fatta eccezione per la Trasfigurazione Animale Commutativa, di cui non ricordavo nulla se non che durante una lezione pratica avevo fatto comparire una pinna di squalo al posto del naso della mia compagna di banco. Ferguson mi aveva tolto una trentina di punti, sostenendo che l'avevo fatto di proposito, quando chiaramente, invece, non ricordavo nemmeno il nome dell'incantesimo che avevo appena usato. 

Appena la tabella ebbe stabilito quali argomenti mi restavano da studiare, le caselle si riorganizzarono, cancellando quelle che erano state barrate. Se non altro ora le pause pipì che mi venivano graziosamente concesse si erano estese alla durata di cinque minuti. La quantità di studio giornaliero era comunque troppa per un qualunque mortale, ma per l'occasione decisi di sfoderare i miei geni Granger – da qualche parte dovevo pur averceli, no? – ed iniziai a studiare. Anche perché, con l'esame alle porte, non mi restavano molte alternative. 

Mentre io studiavo, Draco, che quel giorno avrebbe avuto il turno di notte (come andava ripetendo con aria da vittima sacrificale da più o meno una settimana), passò la mattina a bighellonare in giro per la casa. Il che, dopo una decina scarsa di minuti durante i quali sfogliò svogliatamente un libro e tentò senza successo di accendere la televisione, significò necessariamente venire a reclamare le attenzione che riteneva gli spettassero di diritto.

« Un mio collega mi ha regalato due biglietti per la partita dei Falcons, domani sera » disse, sedendosi al tavolo della cucina di fronte a me.

Alzai uno sguardo seccato dal dal libro di Trasfigurazione Avanzata, premurandomi di palesargli tutto il mio fastidio. Giusto per mantenere le vecchie abitudini. 

« Non ha trovato nessun modo migliore per disfarsene? » chiesi. 

« E tu davvero non potevi trovare un commento meno antipatico? » replicò lui, storcendo il naso in una delle sue più abusate espressioni di aristocratico disappunto.

Un tempo l'avrei trovata insopportabile. In realtà anche adesso, ma supponevo che non facesse testo dal momento che mentre studiavo sarei stata capace di trovare insopportabile persino uno chef assunto per servirmi crêpes alla Nutella ventiquattr'ore al giorno.

« Bene, direi che abbiamo sbrigato i convenevoli » tagliai corto. « Che vuoi? »

L'espressione di Draco si fece se possibile ancora più schifata. 

« Volevo portartici, se pensi di farcela a non essere così insopportabile per un paio d'ore ».

« Sì, e poi chiederai ad un Dissennatore di rendere felici le persone? » lo aggredii. . 

Sorvolando sul fatto che la tabella avrebbe potuto uccidermi se avessi abbandonato lo studio per una partita di Quidditch, non ero esattamente dell'umore più indicato per andare a tifare una delle squadre che detestavo maggiormente nel campionato inglese.

Mi chinai sul libro per sottolineare un paio di righe, ma, quando mi accorsi che Draco non aveva la minima intenzione di lasciar cadere la conversazione lì dove si era arenata, fui costretta a lasciar perdere. Sbuffai. 

« Portaci Scorpius, se ci tieni così tanto ».

« Lo farei, se non fosse che gli interesserebbe di più una gara di corsa tra lumache carnivore » rispose Draco. 

« Non lo biasimo: se giocano i Falcons, anche io preferisco le lumache » commentai.

Il che non era del tutto vero, ma ci sono certe soddisfazioni che è d'obbligo non dare ad un Malfoy. Nemmeno se ci vai d'accordo, o quasi. E tantomeno come ringraziamento per averti salvata dalle ire di tua madre. 

Draco non doveva essere dello stesso parere, a giudicare dal modo in cui mi guardò.

« Hai mangiato uno yogurt andato a male o sono solo problemi femminili di cui non voglio approfondire la conoscenza? » s'informò. 

« Mai preso in considerazione l'idea che possa essere la tua presenza? » replicai. 

Draco non si scompose minimamente. 

« No, mai ».

« Bene, comincia a farlo, allora » sbuffai. « E, tanto per sapere, quando è stata l'ultima volta che hai chiesto a Scorpius se gli andava di vedere una partita con te? »

Draco parve parecchio imbarazzato da quella domanda. Le sue guance pallide furono sommerse da un'improvvisa vampata di rossore e le sue labbra si serrarono nell'espressione colpevole che avrei potuto assumere io davanti a Ferguson che mi chiedeva i compiti delle vacanze di Trasfigurazione.

« Non lo so... » borbottò, a voce così bassa che fui costretta ad indovinare le sue parole. 

« Beh, allora fa' in modo che sia oggi » tagliai corto. 

L'idea di perdermi una partita di Quidditch per Scorpius – da un posto in tribuna d'onore, probabilmente, il che compensava quasi la presenza in campo dei Falcons – non era esattamente allettante, visto il modo in cui mi aveva trattata negli ultimi giorni. E visto che lui avrebbe a stento capito quale delle due squadre in campo doveva tifare, tra l'altro. Ma avevo fatto una promessa muta allo Scorpius troppo timido e gentile per reclamare le attenzioni di suo padre, tempo prima, e l'avrei rispettata. In fondo, non si poteva dire che non avessi meritato lo Scorpius stronzo.

Quando rialzai lo sguardo dal libro di Trasfigurazione scoprii che Draco era ancora seduto di fronte a me e che mi stava scrutando con espressione accigliata. 

« Quanto ti devo per la consulenza psicologica sui miei problemi familiari? » chiese, infine. 

« Cento Galeoni, oppure puoi lasciarmi studiare in pace. Sarebbe ugualmente apprezzato » grugnii, tornando a chinarmi sui libri. 

« Ti comprerò una pozione per il buonumore » decise Draco, senza manifestare la minima intenzione di schiodarsi prima della prossima era glaciale.

« E... Rose? » aggiunse, esitante. 

« Eh? » sbuffai. 

« Lo sai che non ti faranno santa nemmeno se passi la vita a crocifiggerti, vero? » mi chiese. « Anche perché i santi sono roba da Cattolici ed in ogni caso i canoni per la santificazione sono decisamente al di là della tua portata ». 

Alzai uno sguardo infastidito su di lui. 

« E questo mi vieta di “crocifiggermi”? » domandai, scimmiottando il termine che aveva usato.

« No » rispose Draco. « Ma potresti evitarlo, non trovi? »

Lo liquidai con un gesto secco della mano e sollevai la copertina del primo quaderno che mi capitò sotto mano, tanto per rendere chiaro che avevo di meglio da fare che stare lì ad ascoltarlo mentre tentava maldestramente di psicanalizzarmi.

« Non far finta che t'interessi » borbottai. 

« Non m'interessa, infatti » replicò Draco, con un'invidiabile faccia di bronzo. 

Fui costretta a reprimere un sorrisetto.

« Bene, ora che me l'hai reso noto puoi anche andare ». 

Draco si strinse nelle spalle e si alzò, come a dire che in ogni caso la mia compagnia non gli stava particolarmente a cuore.

« Come ti pare. Per la prossima partita mi procurerò tre biglietti ». 

« Quattro » lo corressi. « O Hugo non mi rivolgerà più la parola ». 

« Vada per quattro » mi concesse Draco dopo una breve esitazione condita dalla consueta smorfia schifata. « Non dobbiamo invitare anche tuo padre, vero? » chiese poi, con una vaga sfumatura di terrore nella voce. 

Per un attimo immaginai la scena di una partita dei Cannoni contro i Falcons, con mio padre e Draco che attentavano alle rispettive vite per festeggiare ogni goal segnato o subito. 

« Non sarà necessario » lo rassicurai.

Draco sembrò parecchio sollevato. 

« Bene » disse. Poi ci tenne a precisare: « Perché non l'avrei fatto comunque ». 

Gli indirizzai un sorrisino divertito prima di rimettermi a studiare.

« Mai pensato il contrario ». 

 

***

 

Giovedì 25 agosto andammo a Diagon Alley per procurarci il materiale necessario a sopravvivere al nuovo anno scolastico, che era ormai alle porte. Al Paiolo Magico, non so se per caso o per una cospirazione abilmente orchestrata da Al, incontrammo metà del clan Potter-Weasley, che era diretta a Diagon Alley per il nostro stesso motivo. 

Zio Harry, zia Ginny e zio Bill sembrarono tutto fuorché entusiasti di passare una già di per sé estenuante giornata di shopping in compagnia dei Malfoy, ma per non fare un torto a mia madre risolsero d'ingoiare il boccone amaro e fingere che l'uomo biondo al loro fianco non esistesse. Albus, al contrario, fu estasiato di vederci. Estasi che durò giusto il tempo di rendersi conto che io e Scorpius continuavamo a non rivolgerci la parola e che quindi si trasformò in fastidio e sconforto. Lo stesso che si dipinse sul volto di James quando Dominique lo avvicinò per fargli sapere che la sua maglietta aveva una macchia d'unto sotto al colletto.

Prima che riuscissero a litigare, comunque, la comitiva decise di mettersi in marcia. Mentre percorrevamo l'ampio viale gremito di gente (« Lo dicevo io che dovevamo venire prima » grugnì Draco, attirandosi le occhiate omicide di Harry e Ginny), Al mi si affiancò. 

« Allora » chiese, con tono ben poco amichevole. « Come va con Scorpius? »

« Semplicemente non va » fu la sincera risposta, che però non venne da me.

Mi voltai, incredula, per scoprire che Scorpius ci si era avvicinato con nonchalance e si era intromesso nel nostro discorso nel modo più sgradevole e cafone di cui fosse capace.

« Non avrei saputo dirlo meglio » grugnii, evitando accuratamente il suo sguardo.

Non volevo dargli la soddisfazione di fargli sapere quanto le sue parole mi avessero ferita. Si era ridotto tutto alla vecchia faida Serpeverde contro Grifondoro, alla fine: lui faceva la serpe ed io mi fingevo molto più forte di quanto in realtà fossi.

« Quindi, Al » continuò Scorpius, con la voce pacata di chi sta parlando delle previsioni del tempo davanti ad una tazza di tè. « Saresti gentilmente pregato di smetterla con questa buffonata dell'agenzia matrimoniale. È più che evidente che tra me e Rose non potrebbe mai funzionare ».

Di nuovo, non avrebbe potuto dirlo meglio. Mi sentii come se uno schiaffo mi avesse colpita in pieno viso, ma continuai a camminare al fianco dei due Serpeverde, impassibile. Per fortuna in mio aiuto intervenne Lily, che mi prese a braccetto e rivolse un sorriso sornione a Scorpius.

« Ehi, Scorp, come va la vita? »

Scorpius scrollò le spalle. 

« Molto bene, grazie. Tu? »

Non calcò particolarmente sul “molto”, ma non ce ne fu bisogno per rendere chiaro il concetto. Lily continuò a sorridere, affabile. Un po' troppo affabile, in effetti, per non assomigliare ad Albus nei suoi momenti di maggiore perfidia. 

« Oh, non mi lamento » disse Lily. « A proposito, tu e Al siete compagni di dormitorio di Marshall, vero? » aggiunse.

Scorpius scrollò le spalle una seconda volta, mentre Albus annuì. 

« Sì, perché? Sei interessata? Mi hanno detto che alla festa di Rose e Scorpius te lo sei ripassata per bene ».

« Mentre tu eri ubriaco fradicio e cercavi di limonarti Jamie, sì » replicò Lily, per nulla scalfita dal commento del fratello. Poi, facendomi l'occhiolino, aggiunse: « Comunque non si può dire che Marshall non sia un gran bel pezzo di ragazzo, non trovi, Rose? »

La smorfia scontenta di Scorpius mi convinse a stare al gioco. 

« Mmh.... sì, beh, è bello ».

« Più che bello » precisò Lily, mentre Al e Scorpius ci fissavano con due identiche espressioni corrucciate. « Siete stati assieme al terzo anno, non è vero? »

Scorpius si ficcò le mani in tasca e distolse lo sguardo, puntandolo sulla vetrina di un negozio di abbigliamento per streghe. Repressi un sorrisino soddisfatto. 

« Già, stavamo assieme ». 

« Pensi anche tu che baci benissimo? » insistette Lily, mentre la faccia di Albus s'illuminava di comprensione e diventava divertita. Quella di Scorpius, invece, appariva sempre più tetra.

Sorrisi, rinfrancata dalla mia piccola rivincita. 

« Oh, sì, dei ragazzi che ho baciato era sicuramente il migliore ».

« Oh, ci intendiamo, allora » esclamò Lily, raggiante. « Dopotutto tu stavi anche con quel figaccione di Baston, sapevo che potevo fidarmi dei tuoi gusti ».

L'espressione di Scorpius, ora, era identica a quella che avrebbe avuto Draco trovando un Babbano sul divano nel soggiorno di casa sua. Lily gli lanciò un'occhiatina estremamente soddisfatta.

« Non ti dispiace se ti rubo Marshall per un po', vero, Rose? »

Feci spallucce. 

« No, fai pure ».

« Bene, allora io e Rose ce ne andiamo a discutere di affari privati » annunciò Lily, trascinandomi via per un braccio. « A dopo, ragazzi ». 

Appena fummo fuori portata d'orecchio, tirai un sospiro di sollievo. 

« Grazie, Lily ». 

« E di che? » rispose lei. « È tutta la vita che faccio l'avvocato divorzista delle coppie di Al che falliscono ».

Non fece altri commenti a proposito di Scorpius, né mi disse che secondo lei era ancora cotto di me e che saremmo tornati ad andare d'accordo presto. Doveva sapere bene quanto fosse sfiancante ed inopportuno Al, nei momenti sbagliati. Gliene fui immensamente grata. 

Quando entrammo al Ghirigoro, mia madre e Scorpius s'illuminarono di gioia. Draco sbuffò, Harry sbuffò perché Draco aveva palesato al mondo la sua esistenza e James sbuffò, presumibilmente perché stavamo entrando in un posto pieno zeppo di libri. Albus, al posto di sbuffare, si stava lamentando rumorosamente con zia Ginny. 

« Perché devo sempre avere i libri di seconda mano di James? Li scarabocchia tutti e fa un sacco di disegnini idioti sui margini! Prova tu a studiare da un libro pieno di gigantografie del Boccino d'Oro! »

« Vogliamo parlare di me? » urlò Lily di rimando. Poi, in modo che solo io potessi udirla, aggiunse. « Le donne nude scommetto che non ce le disegna James ».

Mentre Ginny scendeva a compromessi con Al, che per tacere voleva un nuovo libro sui veleni e sulle pozioni mortali (i cui possibili futuri impieghi impensierivano la madre non poco), io e Lily ci addentrammo nella libreria. Lily, come Al, aveva già tutti i libri che le servivano – sorvolando sulle condizioni pietose in cui erano ridotti, che mi furono descritte con dovizia di particolari – mentre io sapevo per esperienza che ai miei avrebbe provveduto mia madre, aggiungendo qualche tomo integrativo “per cultura personale” che non avrei mai aperto. Perciò, non avendo nulla di meglio da fare, bighellonammo un po' per la libreria , soffermandoci nel reparto di Babbanologia per sfogliare il Grande Manuale dei Manufatti Babbani e dei loro Usi, secondo il quale gli asciugacapelli servivano come scacciamosche ed i telefoni cellulari erano degli attrezzi da palestra portatili studiati per rinforzare la muscolatura delle dita. Stavamo giusto leggendo un paragrafo che spiegava  più nel dettaglio le malformazioni congenite degli arti Babbani quando un'odiosa vocina a me fin troppo familiare ci interruppe.

« Ehm-ehm... buon pomeriggio, Rose ».

Strinsi i pugni, imponendomi di mantenere la calma, e mi voltai per fronteggiare Tessa MacMillan. Durante l'estate era cresciuta ancora – o forse erano i pochi centimetri di tacco dei suoi sandali a farla sembrare tanto più alta di me – ma comunque fosse mi ritrovai a guardarla da sotto in su, rimpiangendo amaramente i giorni, al primo e secondo anno, quando ancora ero più alta di lei.

I suoi capelli – palesemente schiariti con qualche pozione – erano biondo miele e lunghi fino a metà della schiena, mentre il suo seno era fastidiosamente grande rispetto al mio (complice anche un reggiseno imbottito, conoscendola). Aggiungiamoci pure che fino a quattro mesi prima era stata la ragazza di Scorpius e la mia irritazione nell'incontrarla rasentava gli istinti omicidi. Calvin, per una volta, si professò pienamente d'accordo con me e mi propose alcune immagini di Tessa impiccata e sviscerata nei modi più bizzarri e fantasiosi.

« Tessa » la salutai, senza il minimo entusiasmo. « È un piacere vederti ».

Lei mi sorrise, con l'espressione affabilmente stronza che l'aveva sempre contraddistinta.

« Il piacere è tutto mio, Rose » rispose, tutta zucchero e miele. « Ho saputo che tua madre ha fatto una scenata al Ministero per farti avere una seconda possibilità in Trasfigurazione. Buona fortuna per l'esame, in tal caso. Ne avrai bisogno ».

« D'altronde, a quanto pare, non si può avere fortuna con madre natura e con lo studio nella stessa vita » s'intromise Dominique, comparendo all'improvviso da dietro uno scaffale. 

Calvin fece per obiettare a quell'affermazione, ma lo misi a tacere brutalmente. Lily, al mio fianco, represse una risatina, mentre le guance di Tessa si tingevano di rosso. Con un certo sollievo, osservandola di sottecchi, constatai che il suo naso era comunque rimasto a forma di patata, che il suo corpo esibiva qualche rotondità in eccesso e che la sua pelle – sotto i chili di fondotinta – era sempre martoriata dall'acne. Non mi capitava spesso di fare dei paragoni simili, ma pensai con una certa soddisfazione che potevo essere ritenuta più bella di lei a buon diritto.

Tessa aprì e richiuse la bocca per un paio di volte senza trovare nulla da dire, ma si riprese in fretta dall'affronto subìto e tornò alla carica con ferocia, ignorando totalmente il commento di Dominique.

« Ho saputo che tu e Scorpius avete litigato. Mi dispiace così tanto, proprio ora che avevate cominciato ad andare d'accordo... »

A giudicare dal suo ghigno crudele, le sarebbe dispiaciuto di più vincere un milione di Galeoni alla lotteria. Mi sforzai di sorridere, o quantomeno di non strozzarla.

« No, non fa... »

« Dopo che ci siamo lasciati io e Scorpius non ci siamo parlati per mesi » mi interruppe Tessa. « Per fortuna ora abbiamo riallacciato i rapporti e andiamo d'accordo come prima ». 

« Una vera fortuna » commentò Dominique tra i denti.

Tessa sorrise, odiosa come sempre. 

« Avrei voluto passare a trovarlo quest'estate, so che per lui è stato un periodo difficile, ma non volevo disturbarti ». 

La risposta che le diedi, con voce calma ed affabile, stupì me per prima. 

« Non ti preoccupare, vieni quando ti pare. In ogni caso a me non dà fastidio, sarò in camera mia a studiare. E sono sicura che a Scorpius farebbe molto piacere ».

Tessa rimase completamente spiazzata dalle mie parole: arrossì, sbiancò, infine annuì e mi voltò le spalle.

« D'accordo, passerò a fare un saluto » disse, prima di sparire tra gli scaffali.

Dominique si voltò verso di me con espressione scandalizzata.

« Rose, hai appena... »

« Lo so quello che ho appena fatto, grazie tante » sbuffai, ficcando il Grande Manuale dei Manufatti Babbani e dei loro Usi nel primo scaffale che trovai.

« Ma, Rose... » disse Lily, con un filo di voce. « Tu odi Tessa MacMillan... »

Certo che la odiavo, ma scoprii che non me ne importava più di tanto: se non potevo avere Scorpius, non faceva alcuna differenza il fatto che sposasse Tessa o no. Né tantomeno mi interessava vendicarmi. Volevo solo tornare a scuola a testa alta e dimostrare a Scorpius che la sua cattiveria non mi scalfiva minimamente. Poi, possibilmente, non sarebbe neanche stata una brutta idea riuscire a fare in modo che tale dimostrazione corrispondesse all'effettiva realtà. 

Sospirai. 

«  Non importa. Basta che mi stia fuori dai piedi ». 

« E perciò logicamente l'hai invitata a casa tua » s'intromise Al, raggiungendoci in quel momento con il suo amico biondo al seguito. 

Scorpius mi lanciò un'occhiata così sconvolta che pensai fosse sul punto di svenire. Lo ignorai totalmente e mi diressi verso la scala che portava al secondo piano. Si riprese in fretta, in ogni caso: avevo appena posato un piede sul primo gradino quando la sua voce ruppe il silenzio alle mie spalle.

« Tessa è più carina, abbronzata. Non trovi, Al? »

Lo schiocco secco di uno schiaffo risuonò nell'aria. 

« Idiota » sibilò Dominique, che, a giudicare dal tono bellicoso, doveva essere l'autrice del precedente atto di violenza.

James, che stava sfogliando un manuale di Quidditch nella sezione lì accanto, gli si avvicinò con aria compassionevole e gli batté una pacca sulla spalla.

« Lasciala perdere. Si irrita facilmente ».

Continuai a salire la scala senza voltarmi. Dominique e Lily mi raggiunsero poco dopo, sul soppalco da dov'era possibile vedere gran parte della libreria.

« È ancora cotto di te » sentenziò Domi. « Se gli importasse qualcosa di Tessa si sarebbe fatto vivo prima e l'avrebbe salutata ». 

Mi chiesi distrattamente da quando Domi era tornata ad essere la mia consolatrice, dal momento che aveva passato gran parte dell'estate immersa nei problemi del suo immenso ego e la restante parte a fare l'amica intima (e magari anche più intima che amica) di Scorpius, ma non commentai. Mi limitai a prendere in mano un libro sulla geografia dei luoghi incantati in Europa e a fingere di leggerlo, mentre al piano di sotto Albus bisbigliava concitatamente con Scorpius, presumibilmente facendogli la ramanzina del secolo.

Alzai gli occhi al cielo, esasperata. “È davvero necessario che tutta la famiglia Weasley s'interessi della mia deludente vita sentimentale?

Al piano di sotto Scorpius sbuffò e minacciò Al di fargli ingoiare la bacchetta se non l'avesse lasciato in pace. Per tutta risposta la mano di mio cugino lo colpì sulla guancia, lasciandogli l'impronta rossastra di cinque dita come un tatuaggio sulla pelle chiara.

« Piantala tu, o la bacchetta te la ficco dentro io, e non vuoi sapere da dove! » replicò.

Lily ridacchiò e diede una gomitata a Dominique. 

« Sai, se non foste cugini dovreste sposarvi, voi due » commentò.

In quel momento Jamie passò accanto ai due Serpeverde e tirò una poderosa librata in testa al fratello.

« Idiota. Cerca il tuo dannato libro di pozioni invece di rompere le palle alla gente » sbuffò.

L'espressione di Domi si fece estremamente tirata. 

« Non sono favorevole all'incesto... » borbottò. « Ma se dovessi cambiare idea ti farò sapere ».

Mi parve di sentire una nota d'incertezza nella sua voce, ma decisi che dovevo essermi sbagliata: Domi mi sembrava più o meno l'ultima persona sulla faccia della terra che avesse il diritto di essere insicura, tantomeno per un motivo così futile.

James, intanto, si era voltato verso Scorpius, che gli tese la mano per ringraziarlo.

« Oh, quasi dimenticavo » aggiunse, e gli abbatté il libro sul cranio.

Scorpius balzò indietro e si diede alla fuga, urlando qualcosa come: « Voi Weasley siete tutti dei mafiosi! »

Lily si dovette aggrappare alla ringhiera del soppalco per non cadere di sotto.

« Beh » sghignazzò, quando si fu ripresa abbastanza da riuscire a respirare. « Pare che anche Jamie ti voglia sposare ».

Dominique s'incupì e non rispose. Io feci spallucce e tornai a dedicarmi al mio libro di geografia. 

 

***

 

Sev – Lascialo perdere. È in fase “stronzo-troppo-figo-per-te”. Ma vedrò di fargli ritrovare il briciolo di ragionevolezza che aveva. 

Rose – Sì, ciao anche a te, Al... Non hai davvero nulla di meglio da fare?

Sev – Se ce l'avessi pensi che starei qua ad impazzire per voi due idioti?

Rose – Tu hai bisogno di un hobby...

Sev – Tu e Scorpius avete bisogno di un miracolo, invece.

Rose – E tu fai miracoli?

Sev – Ci provo. Perché siete così deficienti?

Rose – Capita anche ai migliori. 

Sev – Non fare la filosofa, adesso. 

Rose – Tanto per sapere, rompevi così tanto anche a Scorpius quando ritenevi che io mi comportassi da idiota?

Sev – Può darsi che l'abbia fatto.

Rose – Idiota. 

Sev – Siete solo troppo orgogliosi per ammettere che avete disperatamente bisogno di me. 

Sev – … Rose?

Sev – Quanto sei permalosa...

Rose – Magari ho finito i soldi, no? Non fare sempre la vittima.

Sev – E ora ti sei magicamente fatta la ricarica?

Rose – No, ciao. 

Sev – E comunque riuscirò a farvi mettere assieme, fosse l'ultima cosa che faccio. 

Sev – Sì, brava, ignorami...

Sev – E lo so che ti piace ancora. Non fingere con me, signorinella.

Sev – Ok, non rispondere. Io continuerò a mandarti messaggi finché non ti stuferai d'ignorarmi. 

Sev – Sei una pigna...

Sev – La rosa è in fior. Nasce l'amor. Scorpius e Rose si vogliono sposar...

Sev – Ok, mi sono rotto le scatole. Tanti saluti. 

Sev – Post Scrittum: ti odio. 

 

Chiusi lo sportellino superiore del cellulare e lo lanciai sul divano. Da quando avevo iniziato a studiare seriamente, avevo colonizzato il soggiorno con una quantità industriale di libri, quaderni e pergamene. La tabella malefica, che avevo incollato sulla copertina del Manuale di Trasfigurazione Avanzata, non mancava di farmi compagnia con i suoi gradevoli commenti sulla mia intelligenza: ogni volta che tentavo di alzarmi per andare a prendere qualcosa da mangiare in cucina gracchiava “Pelandrona, ti bocceranno!” e, se solo mi azzardavo a posare lo sguardo sul telecomando, cominciava a strillare una caterva d'insulti, il più gentile dei quali era “Minorata mentale!”. Negli ultimi dieci minuti avevo letto i messaggi di Al con il sottofondo costante dei suoi “Metti via quell'aggeggio e studia, caprona!”.

« Allora? » sbottò la tabella in quel momento, facendomi sobbalzare. « Hai intenzione di restare a girarti i pollici ancora per molto? Ti restano ancora quarantasette pagine da studiare per oggi ».

« Sì, sì, taci » sbuffai, e ricominciai a studiare.

Da quando mamma aveva deciso di condividere con me la sua somma sapienza le cose andavano decisamente meglio: continuavo a trascinarmi a letto con un mal di testa infernale ogni sera, ma quando non era di turno al Ministero mamma passava ore intere a studiare con me. Non sapevo dove trovasse la voglia di farlo, ma gliene ero estremamente grata: gli incantesimi più complessi, spiegati da lei, sembravano sempre molto più semplici.

Poco dopo l'ora di pranzo, quando le pagine da studiare per quel giorno si erano abbassate alla pur sempre deprimente quota di ventitré, Tessa fece la sua sgradita comparsa in casa. La salutai con un cenno del capo e andai a chiudermi in camera mia. Tanto per sicurezza, insonorizzai la porta. 

Calvin, che se ne stava in punta di piedi su una sedia con un cappio attorno al collo, tentò disperatamente di attirare la mia attenzione, ma lo ignorai e ricominciai a studiare. 

Più tardi, quando la tabella mi fece notare che avevo studiato dodici pagine più del necessario, decisi di chiudere i libri e scendere in soggiorno a cercare qualcos'altro da fare. Scorpius e Tessa non c'erano: un biglietto abbandonato sul tavolo della cucina m'informò che Scorpius sarebbe stato fuori per cena. Il pianoforte, in soggiorno, era aperto: forse aveva suonato per Tessa, mentre io ero di sopra a studiare. Al di là della scenata isterica di Calvin e dell'ovvio tuffo al cuore che ne seguì, scoprii che non me ne importava più di tanto. Stavo diventando brava, ad auto-convincermi. 

Mi sedetti davanti allo spartito e, con un tuffo al cuore, riconobbi la melodia a quattro mani che avevo promesso a Scorpius di suonare con lui. Passai le dita sui tasti del pianoforte, producendo una serie di suoni sgraziati. Dire che non ricordavo nulla delle poche cose che avevo mai saputo di musica, spartiti e pianoforti, era quasi riduttivo: ci misi venti minuti abbondanti per decifrare lo spartito e scrivere a matita i nomi delle note sotto il pentagramma. Poi, dopo una leggera esitazione su quale tasto fosse il Do, ne impiegai altri quaranta per riuscire a strimpellare la prima riga senza fermarmi a cercare le note degli accordi sulla tastiera. Quando Scorpius tornò a casa, un paio d'ore più tardi, ero arrivata a metà della quinta riga.

Sentii i suoi piedi fermarsi sulla soglia ed ebbi la netta sensazione che mi stesse fissando. Con insistenza, anche. Lo ignorai e continuai a strimpellare. 

Alla fine, dopo avermi osservata con un misto di ostilità e stupore, si decise a chiedermi:

« Perché suoni il mio pianoforte? »

Scrollai le spalle e stonai l'accordo che stavo maldestramente tentando di cambiare.

« Non posso? »

Scorpius non rispose e se ne andò al piano di sopra. Si fermò nel corridoio, dove a quanto pareva fu bloccato da Draco. 

« Dove sei stato? » gli chiese il padre con un tono da genitore-gendarme che, come sapevo per esperienza personale, non prometteva nulla di buono.

« A cena fuori » sbuffò Scorpius. « Ho anche lasciato un biglietto ». 

« Pensavo che ci andassi con Rose ». 

« Evidentemente no » replicò Scorpius, impassibile.

La voce di Draco si fece se possibile ancora più inquisitoria e decisamente molto poco amichevole.

« E con chi sei stato? »

« Con un'amica. La smetti di farmi il terzo grado?! » sbottò Scorpius.

Sentii una porta chiudersi con uno schianto e poi venir riaperta con un “Alohomora” estremamente irritato.

« Non sapevo che ti fossi fatto la ragazza » osservò Draco freddamente. « E prova di nuovo a sbattermi fuori da camera tua e ti faccio Evanescere la porta ».

« Non sapevo che la mia vita sentimentale t'interessasse così tanto, tutto ad un tratto » rispose Scorpius.

« Non mi interessa, infatti » gli assicurò Draco. « È la tua sindrome premestruale che mi preoccupa ». 

Scorpius sbuffò sonoramente.

« Papà, ma da che parte stai? »

« Io? » chiese Draco, candidamente. Un po' troppo candidamente, in effetti. « Non capisco di che parli ».

« Lo sai benissimo, invece » grugnì Scorpius.

« D'accordo, come ti pare. Vedi di darti una calmata, ora: ti si consumeranno gli occhi se non la smetti di andartene in giro a guardare tutti come se volessi ucciderli ».

Scorpius sibilò qualcosa di molto poco carino e chiuse la porta di camera sua per la seconda volta. Draco non glielo impedì, questa volta. Qualche minuto dopo scese in salotto e, passandomi accanto, mi batté una pacca consolatoria sulla spalla. 

« Sai, anche io ed Hermione a scuola... »

Lo fulminai con un'occhiata truce. 

« Non ci provare ». 

 

***

 

Il giorno seguente Dominique si presentò in casa nostra, mi salutò con un cenno del capo e puntò dritto verso la stanza di Scorpius. Ne riemerse pochi secondi dopo, trascinandosi dietro il malcapitato biondino. Quando raggiunsero l'ingresso e Domi tentò di spingerlo fuori, Scorpius decise di passare alla rivolta armata.

« Ma che c'è?! » sbottò, puntandole contro la bacchetta. « Adesso tu ed Al mi volete pure giustiziare?! »

« Se dipendesse da Al, sì » taglio corto Domi. « Quindi ringrazia che ti abbia trovato prima di lui e metti via quella bacchetta ». 

Scorpius per un paio d'istanti parve sul punto di Schiantarla, ma poi si limitò ad emettere un sospiro esasperato, abbassò la bacchetta e seguì Domi fuori dalla porta. Scrollai le spalle e continuai a studiare: il fatto che non avessi intenzione di tormentare Scorpius dopo gli ultimi risvolti del nostro non-rapporto non significava necessariamente che volessi intervenire in sua difesa se i miei cugini decidevano di seviziarlo al posto mio. In effetti era quasi divertente, finché nessuno mi tirava in mezzo.

Divertente come un manico di scopa nel culo, sì” sbottò Calvin, offeso.

Cosa che doveva pensare anche Scorpius quando tornò a casa, quella sera, con un'espressione di profondo scoramento dipinta sul volto. Prima di andare a dormire, si fermò a sbirciare gli appunti che stavo studiando oltre la mia spalla e dopo un commento un po' inacidito sulla Trasfigurazione Umana mi augurò la buona notte. Supposi che Dominique lo avesse torchiato per bene, quel pomeriggio.

Lo fece anche il giorno dopo, o almeno – per quello che ne sapevo – tornò a casa nostra e rapì Scorpius per una seconda volta. Anche quel giorno, prima di ritirarsi in camera sua, Scorpius mi augurò la buona notte.

La mattina dell'esame, quando scesi a fare colazione con mia madre che mi pedinava per ripetermi ossessivamente tutti i principali incantesimi del programma, trovai Scorpius già in piedi, che ci aspettava seduto sul divano. Mamma lo salutò distrattamente e si fiondò in cucina a preparare il caffè (« Solo una tazzina » mi avvertì, sistemandomi febbrilmente i capelli sulla nuca. « O poi diventi troppo nervosa e non è il caso... Oh, e mettici tanto zucchero. E mangia, o ti verrà un calo di zuccheri durante lo scritto »). Mentre mamma, dalla sua postazione ai fornelli, continuava ad urlarmi formule e definizioni, Scorpius si alzò e mi rivolse un rigido cenno con il capo.

« Nervosa? » chiese.

Mi strinsi nelle spalle. « Meno di mia madre, per quello che può valere ».

Scorpius emise un piccolo sbuffo, che sembrava un sorriso troppo sostenuto per concedere al mondo di vederlo.

« Bene. Suppongo di doverti augurare buona fortuna, allora ».

Annuii. « Grazie, allora ».

Scorpius fece per tornare a sedersi, ma poi parve ripensarci e si voltò di nuovo.

« E... senti... » disse, con una certa riluttanza. 

« No, lascia perdere » lo interruppi. « Non ho bisogno delle tue scuse ».

O forse dovrei dire delle scuse di Dominique?” mi corressi, mentre Calvin sbatteva rumorosamente la testa contro le pareti della mia scatola cranica, dandomi dell'idiota in tutte le lingue a me note ed ignote. In ogni caso, non aveva importanza: non era rimasto molto da salvare, con le sue scuse. 

Scorpius ci rimase parecchio male, a giudicare dalla smorfia con cui accolse le mie parole, ma si ricompose in fretta e si nascose dietro un'espressione neutra.

« Bene ».

« Già » borbottai cupamente.

   
 
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