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Autore: Kiki May    05/09/2012    7 recensioni
Questa fanfiction segue gli eventi del film "The Avengers". Loki ha scontato la sua pena nelle carceri di Asgard e Thor è divenuto re: per i due è giunto il momento di ritrovarsi.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8.





Il trionfo degli dèi









Velluto rosso e pelle di daino coprivano l’entrata laterale della tenda di Thor, addossata alla collina che dominava l'accampamento dell’esercito asgardiano. Con un semplice cenno del capo, Loki riuscì a garantirsi l’ingresso: all’interno si stava svolgendo una cerimonia di consegna dei doni da parte della popolazione locale, liberata da Thanos e dal suo esercito di ombre grazie al coraggio del figlio di Odino.
Loki avanzò tra i dignitari di corte. Accorto, sagace, studiò i volti dei generali, i gesti della servitù, sino a che non riuscì a trovare una zona d’ombra nel mare d’oro e damasco che circondava Thor.
Il re sedeva sul trono, l'espressione orgogliosa, severa, addolcita dai brevi sorrisi rivolti a bambini e donne che s’inginocchiavano per omaggiarlo.
Non indossava calzari – Loki poteva vederlo, dalla sua posizione privilegiata – e giocherellava col manico del trono, attento a non farsi notare. Il suo volto splendeva: la barba spuntata e i capelli lisci, morbidi sulla schiena, parevano una corona donata dal Sole in persona. Solo una ciocca di capelli bianchi ricadeva sulle tempie del re, il resto della chioma era acconciato elegantemente indietro.
Il re di Asgard scorse il fratello amante nella folla e ghignò, brindando a lui in silenzio. Loki si trovò a seguire il vibrare della sua gola con languore insopportabile.
“Mio re,” fece un legato, in ginocchio dinanzi al trono, con lo sguardo colmo di tristezza. “Il nostro popolo ti è riconoscente. La terra di questo pianeta respira libera, finalmente. Hai posto fine alle nostre torture, alla nostra prigionia, nessun omaggio sarà mai in grado di ripagare tanta generosità.”
Thor si alzò, scuotendo la veste di seta.
“L’amicizia nei Nove Regni è un dono così grande da ripagare ogni sacrificio.” Esordì, fiero. Si fece in avanti e strinse le mani del legato nelle sue. Si accorse che tremavano: il corpo del vecchio ambasciatore era scosso da una sofferenza profonda, incancellabile. “Alzati, amico mio.” Mormorò il sovrano, premuroso e forte. “Alzati!” ripeté, a voce più alta. “Che i nostri nemici sappiano! Di non averti ucciso, di non averti sconfitto! Comprendo il tuo dolore e quello del tuo popolo, ma vi esorto a guardare con fiducia al futuro: si apre una nuova era, di pace.”
Un coro di voci si levò unanime: lunga vita a Thor!
Loki affilò lo sguardo, fisso sul re in trionfo.



Loki mangiava dell’uva, poggiato ad una colonna di bronzo, mentre la servitù si dileguava in un susseguirsi di inchini. La cerimonia era stata un autentico successo per Thor che, ancora una volta, aveva ricevuto legittimazione nel ruolo di capo supremo, liberatore di mondi e guida degli eserciti.
“… Intendi superare Odino.” Sussurrò il fratello più giovane, volutamente provocatorio, le labbra rosse schiuse in un sorriso accennato.
Thor sedeva sul trono e lo scrutava, in un misto di arroganza e compiacimento.
“Smettila!” Intimò il dio dell’Inganno, voltandosi a riempire le coppe.
Il fratello scattò in avanti e lo catturò in un abbraccio divertito, tenero. Il ricci biondi solleticarono le guance di Loki.
“La Grande Pace diviene realtà! Ancora una campagna militare, ancora una battaglia, e l’universo sarà finalmente libero dagli invasori.”
Loki carezzò la mano del re innamorato, che lo stringeva come fosse il suo tesoro più prezioso. Chiuse gli occhi, sospirando.
“Altro sangue da versare.” Disse.
“Quello dei nostri nemici, però. Non ti facevo così preoccupato per l’esercito.”
“Non lo sono, infatti.” Replicò lui, diretto.
La compassione che Thor provava per i popoli conquistati, per gli eroi caduti e le vittime delle guerre risultava ancora estranea a Loki. Il dio Ingannatore riusciva a comprendere la passione del fratello, le emozioni che lo rendevano talvolta impulsivo, ma sempre giusto e generoso, tuttavia sentiva di provare in modo diverso. Continuava ad essere ghiaccio, anche tra le braccia di un dio di fuoco e fulmini.
“Mi preoccupo per te, fratello.” Esordì Loki, voltandosi. “Mi preoccupo delle chiacchiere che si diffondono a corte.”
“Quali chiacchiere?”
“Il sogno impossibile del sovrano, le campagne militari che si susseguono … tutti trucchi del figlio di Odino per non crescere.”
“Per non crescere?!” esclamò il re, stupefatto. “Da quando la guerra è paragonata al gioco?”
“Da quanto te ne servi per non adempiere ai tuoi doveri di sovrano, al tuo obbligo di … generare un erede.”
L’espressione di Thor divenne indecifrabile, Loki dovette scrutarlo con più attenzione del solito per comprenderne lo stato d’animo.
“Dovresti sposare una principessa dal sangue nobile.” Riprese, quando fu certo che il fratello l’avrebbe ascoltato veramente. “Una dea del cielo, come Frigga, o forse una valchiria dalla chioma bionda, che ti dia figli forti e coraggiosi come te.”
Thor continuava a tacere. Loki detestava vederlo così capace di autocontrollo, impenetrabile alle sue provocazioni.
“Una valchiria bionda …” insistette, sottile.
Il fratello lo premette contro la colonna, stringendo i suoi polsi, massaggiandoli ruvidamente.
“Credi che sia questo il mio piano: ignorare i doveri di sovrano e temporeggiare fin quando è possibile?”
“Come faccio a sapere –“
“Rispondi.”
Gli occhi verdi di Loki scintillarono.
“Forse.” Esalò pianissimo.
Thor premette l’indice contro le sue labbra.
“Come vieni ingannato facilmente, maestro di inganni! Dovresti sapere che ho già in mente un candidato perfetto alla formazione della nuova famiglia reale.”
“Non scherzare!”
“Non scherzo affatto, Loki.” Sorrise Thor e poi rise, trascinando il fratello tra i tappeti damascati, sul pavimento. “Sai che lo desidero.” Dichiarò felice, quasi intimidito.
Loki lo fissò sdegnato.
Continuava a bere estratto di edera rossa, per scongiurare il pericolo di concepire una nuova vita. Tuttavia, col tempo, la sua opposizione a Thor si era fatta più blanda: il fratello era riuscito a trasmettergli il brivido di quel desiderio folle.
“Incosciente!” lo accusò, rabbioso.
Thor si chinò a baciarlo.
“E poi non vedo l’ora di ammirarti in forma di donna: i fianchi morbidi, i seni grandi e pieni …”
Loki lo strattonò malamente e Thor rise ancora.
“Oh, ti amo fratello e ti amerei anche se diventassi una giumenta!”
“Non contarci, gigante asgardiano!”
“Permettimi di sognare,” mormorò lui, sfiorando i capelli neri del fratello amante. “La tua pelle bianchissima e i miei occhi di re, combinati in un unico essere.”
Loki lo colpì ancora, con pochissima convinzione.



“Lo desideri davvero?”
Un sussurro lieve, nella penombra.
Il respiro di Thor era bollente contro la tempia e il torace grande, sudato, faceva da guanciale perfetto.
“Sì.”
Loki sospirò.
“Quanto o più della guerra?” chiese, insistendo.
“Sono il dio del tuono.” Gli ricordò Thor, nel tentativo di spiegare la pericolosità delle sue passioni. “Ma potrei volerlo anche di più.” Aggiunse, onesto.
Loki alzò lo sguardo, si lasciò baciare con lentezza.
Ricordava l’infanzia ad Asgard; il senso di solitudine, l’oscuro presentimento di una differenza ancora segreta, che riuscivano ad attanagliare la sua esistenza, a renderlo il più malinconico e pensoso tra i bambini. Thor non aveva mai dovuto provare un tale senso di straniamento. Thor, che era bello e legittimo, apparteneva ad Asgard e alla famiglia reale.
“Ti fidi di me, Loki?” mormorò il re, con voce diversa, saggia.
“Sì.”
“Concedimi il tuo permesso, allora.” Disse, intrecciando le gambe in quelle lunghe, incredibilmente calde dell’amato.







  
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