Cara Ginevra,
sei la regina di Camelot adesso. Sei riuscita a far avverare l’incubo terribile che mi ha assillato fino a questo momento. Ne ho tanti di incubi che mi assillano, tante profezie che preannunciano la mia rovina. Ma tu speri che io mi arrenda, vero? Sconfitta una volta, due, tre. Non mi interessa. Potrò essere sconfitta ancora dieci volte, cento, io continuerò a combattere per riottenere ciò che è mio.
Io solo la legittima discendente al trono di Uther, io posso sedermi su quel trono, non tu.
Cosa ti aspettavi da me, cara Gwen? Che ti chiedessi scusa, forse?
Oh beh, lo farò. Scusa per aver prolungato le tue sofferenze, per non averti uccisa quando era il momento. Scusa per non averti tolta di mezzo prima che tu prendessi il mio posto a Camelot. Oh, forse non è con te che mi sto scusando.. forse mi sto scusando con me stessa. Ma non importa, tu da me non avrai niente se non il disprezzo per quello che mi hai portato via.
Pensare che un tempo eravamo amiche mi fa venire i brividi. Non so dirti che genere di brividi. Ogni tanto ricordo com’eri premurosa nei miei confronti, come ti interessassi alla mia salute, alla mia felicità. Nelle notti insonni ti trovavo nella stanza accanto e tu smettevi di dormire se vedevi che io non chiudevo occhio. Eri davvero una buona serva. Perché non sei rimasta al tuo posto? Perché hai voluto rovinare tutto?
Ti sei presa Artù, l’amicizia di Merlino e il mio trono. Il mio trono!
Tutti sono tuoi amici, ti amano. Sei la paladina del popolo.
Ti dico solo questo: non durerà a lungo. Tu hai rovinato la mia vita, portandomi l’amore e l’amicizia, io rovinerò la tua, ricompensando tutto quello che ho perso in questi anni. Mi dispiace, Gwen.
Avrei voluto che le cose andassero diversamente.
 
Sinceramente,
Morgana.