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Autore: Maricuz_M    06/09/2012    4 recensioni
Dopo una delusione amorosa, c’è chi dice “Si chiude una porta, si apre un portone” oppure chi afferma “Meglio soli che male accompagnati”.
Ebbene, Eleonora fa parte di quest’ultimo gruppo di persone.
Le sue giornate, però, la porteranno in situazioni che la convinceranno a cambiare idea e, cosa non meno importante, a non fidarsi delle docce, dei marciapiedi e degli ascensori. O anche di alcuni suoi amici che si divertono a mixare il suo nome con quello dei suoi conoscenti, giusto per suddividersi in team e supportare coppie diverse in cui lei, ovviamente, rappresenta la parte femminile.
Dal secondo capitolo:
“Elle, guardati le spalle.”
“Ci manca pure che la sfiga mi attacchi da dietro.”
“La sfiga attacca dove vuole lei, mica dove vuoi tu.”
“Sennò come ti coglie impreparata? Vuoi una telefonata a casa, la prossima volta?”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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I Capitolo


I'll be there for you

Chiacchierando tranquillamente con mia sorella, sistemo piatti e bicchieri nella lavastoviglie. Me ne sarei volentieri fregata di quello che c’era sulla tavola nel momento in cui ho finito di nutrirmi, ma essendo mia madre a lavoro per tutto il giorno, devo occuparmi di casa. O dare almeno l’idea che lo stia effettivamente facendo, come in questo istante.
“E quindi, appena ho finito di parlare, praticamente dieci minuti dopo, mi ha mandata a sedere con un sei.” Si lamenta Azzurra, gesticolando come al solito, quando non si capacita di qualcosa. Spalanco gli occhi, realmente presa dal discorso “Scusa, puoi ripetere?”
“Hai capito bene. Le ho detto tutto. Tutto! E indovina quanto ha dato a Paolo, che ha detto la metà delle cose che ho detto io.”
“A rigor di logica, tre.”
“Esatto. Secondo la prof invece era da sette e mezzo.” Conclude, lasciandosi cadere le braccia sui fianchi. Oh, sì, la capisco. E’ snervante quando prendi meno e non te lo meriti, mentre gli altri prendono di più senza dire una ceppa. E, ahimè, è pure abbastanza frequente. Capita soprattutto a chi della scuola frega qualcosa.
“Io l’ho sempre detto che quella non capisce niente.” Borbotto, scuotendo la testa. Quella donna, sin dal primo giorno di prima superiore, ha reso la vita di mia sorella impossibile. L’anno prima, appena maggiorenne, ero anche andata ai colloqui con mia madre così da evitare di lasciarla andare da sola, e avevo parlato pure con quell’incompetente. E’ proprio una persona da evitare, a prescindere dal fatto che non sappia fare il suo lavoro.
Sospiro, dandomi un’occhiata intorno per controllare se ho sistemato tutto, poi mi ritrovo a fissare Azzurra, appoggiata allo stipite della porta che guarda la televisione con un tenerissimo broncio. Ah, quanto è bella la mia sorellina? Ha un bellissimo fisico, è alta, forse solo un po’ troppo magra, ma per il resto è praticamente perfetta. Il nostro viso è simile, abbiamo gli stessi occhi scuri ereditati da papà, solo che lei li ha leggermente più allungati come nostra madre. Abbiamo i capelli dello stesso colore bruno, lei mossi e selvaggi, io lisci. E abbiamo il bel nasino di mamma. Grazie, mamma!
“Ah!” mi sveglio, ricordandomi del messaggio di ieri “Tra mezz’ora arriva Michele! Sai, domani ha il compito.”
Azzurra alza gli occhi al soffitto “Oddio, questo Michele. E’ troppo piccolo per te, Elle. Rassegnati.”
Per la cronaca, mi chiamano tutti Elle. Mi raccomando, si pronuncia El, con la e aperta. Ridacchio annuendo “Sì, so che è piccolo. E’ perfetto per te, però. Ha solo un anno in più. Vuoi che te lo faccia conoscere?” in un attimo, vengo fulminata da una sua occhiata.
“No, grazie.” Abbozza un sorriso falsissimo, mi saluta e si rifugia in camera. Ha appena battuto ogni record, a questo giro non ha neanche aspettato il suono del campanello. Mi sistemo sul divano in salotto, guardando lo schermo della tv in attesa del ragazzo. Uh, The Simpsons.
Mentre rido per una scena, sento il mio cellulare vibrare nella tasca destra dei jeans. Lo tiro fuori, ancora completamente presa dall’episodio di quel cartone epico con cui sono cresciuta. Si vedono pure i risultati. Bello. Non controllo neanche da chi provenga la chiamata, come un robot rispondo “Pronto?”
Oh, Elle.” Una voce maschile, bassa e conosciuta. E’ Simon.
“Oh, dimmi.” Rispondo, smettendo di dare più attenzione alla televisione che ad uno dei miei migliori amici. Lui, italo-americano, l’ho conosciuto a dodici anni, ovvero quando ho iniziato ad andare a lezioni di canto. Avevamo la stessa insegnante e la stessa età, così, pian piano, ha iniziato a crearsi un rapporto d’amicizia. E’ entrato nel team –il giro con cui esco- quando alle superiori si è ritrovato come compagno di banco il mio storico amico Marco.
Senti, mi ha appena chiamato Marco” appunto“per dirmi che stasera avevano parlato di fare una pizzataa casa sua con successiva visione di un film.” Mi informa. Annuisco, come se potesse vedermi.
“I soliti?”
Eh, certo.” Dice, con tono ovvio. In effetti era una domanda piuttosto stupida.
“E che guardiamo?”
Forse Requiem for a Dream..”
“Con Jared Leto, mh? Bene, bene..” mormoro, compiacendomi per l’ottima scelta dei miei carissimi amici “Comunque un film allegro.” Constato.
Ascolta, io volevo vedere Austin Powers. Cambiamo argomento.”
“Simon, abbiamo visto ogni film almeno due volte.”
Non bastano mai, ok?
“Ok..” lo assecondo “Quindi da Marco alle..?”
Sette e mezzo. Vuoi un passaggio?” eccolo il gentiluomo che è in lui. Vedete, lui è il tipico ragazzo che ci prova con chiunque. Se lo può permettere, è bello, se vuole affascinante e simpatico, però.. A volte sa essere snervante con tutti i suoi flirt. Fortunatamente io l’ho incontrato quando era solo un bambino. Comunque, a parte questo, in fatto di amicizia non gli si può dire niente: è l’amico ideale, se ti fa una promessa la mantiene, se stai male è il primo a risollevarti il morale, se hai bisogno di qualcosa cerca di aiutarti in tutti i modi.
“Grazie Simon, ti voglio bene.” Ridacchio, accettando naturalmente la sua offerta.
Non dovevo chiedertelo, dannazione.” Rido ancora di più“Dai, passo alle sette e un quarto allora. Elle, non farmi aspettare, sennò facciamo tardi e sai che c’è chi ci impiccherebbe per un tale affronto.” Ecco, si sta riferendo a Ginevra, la bella Ginevra. Lei è un tipo. Ha le sue fissazioni, come per esempio la puntualità o l’ordine, spesso si rende antipatica con qualche uscita poco carina, ma anche lei è una buonissima amica e le vogliamo bene così com’è. Anche Simon le vuole bene, nonostante ad ogni occasione si mettano a litigare. In compenso, ha il suo bel Roberto –il classico ragazzo che ti fa girare mentre cammini per la strada, quello proprio figo- che le dà le giuste attenzioni e che la tiene un po’ più a bada, senza però farle reprimere il suo carattere. E’ un santo, Bobby
“Tranquillo, mi farò trovare pronta già cinque minuti prima.” Lo rassicuro.
Ok, mi fido. A stasera!
Lo risaluto e quasi non ho il tempo di riattaccare che il campanello mi avvisa dell’arrivo di Michele. Sospiro, mi alzo dal divano mentre col telecomando spengo la tv e saltello verso l’ingresso per aprire la porta. Il sorriso mi sorge spontaneo, non appena vedo quello del quasi diciassettenne. Mi sposto leggermente per farlo entrare, senza dire una parola, lui fa un passo poi mi bacia amichevolmente sulla guancia. E’ una persona molto affettuosa con chi riesce ad entrare nelle sue grazie, ed io ho avuto questa fortuna.
Mi sarebbe piaciuta averla in seconda superiore con il bello della scuola, allora in quinta, di cui mi ero presa una bella sbandata. Tutti i giorni, a scuola, mi trasformavo magicamente in una stalker professionista. Quasi sapevo tutti i suoi orari. Quel che era certo, era che tutti gli interavalli passava per i distributori automatici. Quante mattinate spese lì davanti? Mi era capitato anche di parlarci. Lui rappresentante di istituto, io della mia classe.
Ma torniamo a Michele.
“Allora, Mike.” Inizio, sospirando “Prima di tutto: novità?”
“Mah.” Si dirige verso la sala da pranzo, come d’abitudine, e posa lo zaino ai piedi della sedia su cui poi si siede “Uno di classe mia sostiene fermamente che “prosa” sia una città dove si scrive. Per il resto niente di nuovo.” Mi scappa una risatina divertita, poi annuisco e seguo il suo esempio.
“Questo qui è arrivato in terza senza sapere il reale significato?”
“Evidentemente. Comunque in quarta non c’arriva, te lo dico io.” Dice convinto, alzando le sopracciglia e sistemando libri e astuccio sul tavolo. Gli occhi credo siano la parte che preferisco di lui, sia per il colore che per il taglio. Sono verdi e grandi, ed hanno un non so ché di innocente e provocante. Poi se li sommiamo alle labbra carnose, il naso dritto, la carnagione scura e i capelli castano chiaro, otteniamo una caterva di adolescenti arrapate e sbavanti.
“E dai, siamo a inizio Novembre.. Che ne sai.”
“Eleonora.” Mi fissa, come se fossi un alieno “Prosa un posto? Magari in provincia di Poesia,  eh? Ma per favore.. Questo boccia.” Scuote la testa.
“Ok, sì, hai ragione. In pieno.” Cedo infine, arrendendomi “Ok, cominciamo con la matematica.”
“Evviva.”
 
Sorella: avvertita.
Mamma: avvertita, per telefono.
Cellulare: preso.
Chiavi: prese.
Caduta: fatta, dopo la doccia, in bagno e in scioltezza.
Sì, sono pronta. Saluto Azzurra ed esco di casa, e quando guardo l’orologio vedo che sono le sette e dieci. Alla fine mi sono messa in attesa di Simon veramente cinque minuti prima del previsto. Quando si dice che una persona è di parola..
“Eleonora!” mi sento chiamare dalla casa accanto. Mi volto e vedo –con piacere- il mio vicino di casa, Samuele. Ecco, sono una sfigata, ma posso dire di avere un culo enorme in quanto a conoscenze o amicizie. Lui, orfano di entrambi i genitori e figlio unico, vive con i suoi nonni materni praticamente da sempre. Ora ventitreenne, un viso né troppo bello, né troppo brutto e un sorriso, stampato perennemente sulla faccia, in grado di sciogliere un iceberg a chilometri e chilometri di distanza. Da quando sono a conoscenza del surriscaldamento globale, sostengo che lui ne sia la causa.
E’ il momento che sappiate un’altra cosa di me. Vi ricordate quello che vi ho detto su mia sorella? Che con le persone è in un modo e con un foglio o una tela in un altro? Ecco, io sono identica a lei, ma lasciate perdere i pezzi di carta e concentratevi sulle persone. Sei figo, affascinante, hai un bel sorriso e sei una potenziale anima gemella di me medesima, quindi di sesso maschile? Ti balbetterò in faccia pure se mi chiedi il mio nome, che è pure abbastanza lungo. Sei una persona normale, che conosco da una vita, una ragazza o comunque una persona con cui non rischio di avere una relazione? Piacere, sono la persona più spigliata su questa terra –surriscaldata dal sorriso di Samuele-.
Bella merda, eh? Potete dirlo, non mi offendo. Ci ho fatto il callo. Ci tengo in ogni caso a specificare che per quanto tu possa essere bello e impossibile, se mi fai girare le scatole trovo tutti i modi più fantasiosi per mandarti a quel paese, senza neanche balbettare.
“Sa..Samuele! Ciao!” il bastardo mi ha colta di sorpresa. Questo è giocare sporco. Generalmente con lui non si azzerano le mie capacità oratorie, essendo un misto tra le due categorie di persone che prima ho esposto. Stiro le labbra in quello che secondo i miei piani doveva essere un qualcosa di rilassato e lo guardo mentre si avvicina facendo enormi passi con quelle sue gambe lunghe. E’ pure altissimo, sicuramente supera il metro e novanta.
“Come stai?” mi chiede, illuminandomi con la sua solita allegria.
“Bene, bene.. tu?”
“Si tira avanti. Sto cercando un coinquilino per affittare un appartamento.. Ma quant’è che non ci vediamo?” cambia argomento, inclinando la testa e aggrottando la fronte “Hai iniziato l’università, giusto?”
Già, adesso che ci faccio caso sono un paio di mesi che non ci incrociamo neanche per la via in cui abitiamo per un saluto veloce. Certo, è una questione di istanti. Basta che io esca di casa alle cinque e lui alle cinque e un minuto per non vedersi.
“Sì, ho iniziato a Ottobre con i corsi.. Ti trasferisci?”
“Ebbene sì. Sai, la voglia di indipendenza..” ridacchia, tornando a distruggere migliaia di ghiacciai.
“Mh, penso di capirti.. Ho iniziato a dare ripetizioni per guadagnare qualcosa. Da qualche parte dovevo pur cominciare..”
“Sono d’accordo, io ho iniziato vendendo patatine e goleador all’oratorio.” E ridacchia di nuovo. Gli ambientalisti lo stanno odiando, lo so, sono sicura “Dove stavi andando?”
“Stavo aspettando Simon per farmi venire a prendere. Serata con i soliti, insomma..”
“Oh, c’è anche Marco? E’ tanto che non lo vedo, anche lui..” fa una lieve smorfia dispiaciuta, rendendosi probabilmente conto di non vedere molte persone da molto tempo. Annuisco abbozzando un sorriso “Gli mando i tuoi saluti.”
“Sì, grazie.” Una scaldata al globo, poi lancia un’occhiata alle mie spalle “Penso che quella macchina sia di Simon.” Dice, indicandola con un cenno della testa. Mi volto anche io per vedere un’auto che svolta l’angolo e che si avvicina. Sì, è Simon “Beh, allora ti saluto.”
“Sì. Spero a presto, così parliamo un po’.” Sorride ed io ricambio il gesto.
“Speriamo. Ciao!” alzo anche una mano, poi mi dirigo verso la macchina adesso ferma. Apro lo sportello, mi siedo, chiudo e sospiro guardando Samuele rientrare in casa.
Weilà, il ritorno del bel vicino.” Schiocca la lingua, ingranando la prima. Fingo di ridere e batto le mani “Fai ridere.”
“Seriamente, era tanto che non lo vedevamo in giro, o sbaglio?” chiede, stavolta più serio. Rispondo che sì, era qualche mese che non lo vedevamo, poi lascio cadere il discorso. Guardo il mio amico, i suoi capelli biondo scuro, gli occhietti costantemente socchiusi di un marrone strano e opaco, quasi grigio, i tratti marcati e virili e le labbra né sottili né carnose. Metto il broncio.
“Ti sei fatto la barba.”
“Elle..” sospira “So che il velo di barba fa figo, ma se non me la faccio sembro un barbone. Non so se ti è chiara questa cosa.” Spiega con il tono da maestrina delle elementari. Gli faccio il verso e mi guadagno una sua occhiataccia “Non è giornata.”
“Oh, si prospetta una serata interessante. Quanto ci metterai a litigare con Ginevra?”
“Poco, davvero poco.” Scuote la testa.
“Che è successo?”
“Ma niente di che.. Mi gira il cazzo, stop. Mi sono svegliato male.. Poi mio padre ha peggiorato la situazione tipo un’ora fa. Mi sono messo a suonare la chitarra e ha iniziato a rompermi i coglioni, come sempre. Suono da quando ho sette anni, quando capirà che farlo non è da sfigati scansafatiche?” chiede, battendo una mano sul volante “Idiota.” Borbotta. Come vedete, come tutti, ha i suoi problemi. Sospiro, appoggiando la testa sul finestrino e girando il busto verso di lui.
“E tu che hai fatto?”
“Che avrò fatto? Gli ho risposto male come al solito.”
“L’hai mandato in culo?”
“Era il minimo. Senti, sai anche tu cos’è per me la musica. E’ importante, non c’è bisogno che te lo spieghi, ma lui insiste e.. E non lo sopporto. Lui, il suo comportamento.. Odio quando mi si tocca qualcosa a cui tengo, specie se toccato nel modo in cui fa lui.” Sbuffa “Ok, la smetto. Non voglio stressarti, adesso andiamo a divertirci con i nostri cari amici, ci ingozziamo, ci scanniamo e quando andremo via starò bene.”
Sospiro, guardandolo con rimprovero. Non ricambia il mio sguardo, ma sono fermamente convinta che sappia cosa sto pensando proprio in questo momento. E’ un tipo con la mente aperta, lui, e proprio per questo non accetta quando i gusti –che siano i suoi o di qualcun altro- vengono disprezzati da chi crede che il suo parere sia legge. Vi spiego meglio, prendendo come esempio proprio la musica. Se gli dite “A me non interessa un gran ché” non succede niente, se gli dite “La musica fa schifo” potrebbe benissimo sfondarvi la pancia, afferrarvi l’intestino e farci una sciarpa, stile vecchine di altri tempi con la lana. E’ estremamente sensibile su questo punto di vista, ed oltre a questo, a volte è troppo altruista. Antepone il benessere degli altri al suo, pure per un semplice sfogo come quello che stava facendo fino a poco fa, come se i suoi problemi potessero uccidermi, mentre non è così.
“Simon..” lo riprendo, inclinando la testa. Sbuffa.
“Sì, sì, lo so. Posso lasciarmi andare, ma non ci riesco. Non voglio pesarti con i miei stupidi problemi. Ci sono tante cose peggiori nel mondo e-”
“Simon, Simon..” lo blocco “Per favore, non sparare stronzate. Non voglio dire che non ci siano cose peggiori, ma ne abbiamo parlato tante volte. Non ti devi riguardare, non con me almeno. O con Marco e Manuela.. Anche Ginevra ti ascolterebbe se avessi bisogno. Siamo qui anche per questo, non siamo solo dei coglioni che si divertono a stare insieme per sparare due o tre cavolate e ridere un po’.” Finisco il mio discorso con una leggera pacca sulla sua spalla. Lo vedo rilassarsi un po’ e accennare un sorriso.
“Ok, va bene.. Grazie.”
“Dovere, collega. Dovere.”
 
Suono il campanello mentre parlotto col biondo con le mani affondate nelle tasche alla mia destra, e dopo quasi un minuto di attesa, finalmente si apre la porta.
Uno dei sorrisi che più preferisco vedere si presenta davanti a noi, allegato ad un paio di grandi occhi azzurrissimi e a dei capelli corti, ricci e chiari “Oh, già qui? Addirittura in anticipo di un minuto.”
“Ciao anche a te, Marco.” Rispondo, alzando gli occhi al cielo.
“Che cazzo ridi?” chiede invece Simon, guardandolo con un sopracciglio alzato. Se vi state chiedendo il perché di questa domanda, ora vi spiego. Marco è un ragazzo serio, e se vi dico serio, vuol dire che è serio. Sorride, certo, ma quasi mai mostrando i denti come sta facendo in questo momento. Si limita a stirare le labbra, per intenderci. Per assurdo, però, nel momento in cui ride davvero, non smette più. E’ come se la prima risata fosse il “via” di tutte le altre, prima tenute incatenate dentro di lui.
“E’ un piacere vederti, amico.” Il riccioluto si schiarisce la voce, permettendoci di entrare con uno spostamento e cominciando a tornare con la solita espressione calma. Badate bene: il fatto che sia serioso non significa che sia inespressivo. Con quei pezzi di cielo è in grado di comunicare pure le leggi della fisica, non so se rendo l’idea “Comunque è colpa di Manu.” Spiega.
“Ah, allora non voglio manco sapere che ti ha detto.”
Manuela, la sparatrice di boiate per eccellenza. Fuori un visetto delicato e grazioso, nasino all’insù, occhi verdi, ciglia lunghe e nere, capelli castani lunghi fino alle spalle e corpo minuto; dentro un maschiaccio, giullare di corte, a volte un po’ scaricatrice di porto. Tra parentesi, l’adoro. Lei e riccioli d’oro sono gli amici più intimi che ho. Come ho già detto una volta, lui lo conosco dai tempi della materna. Lei, invece, aveva fatto il suo ingresso nella mia vita durante la prima media. Inizialmente non eravamo poi così unite, anche perché stavo molto dietro ad Enrica –l’amica poco tollerante-, poi ci eravamo avvicinate, e amicizia fu.
“Guarda che ti sento, Ricky Martin.” Spunta così la sua presenza, facendo intravedere la sua testolina castana dal salotto.
“Devo prenderlo come un “Sei un ragazzo talentuoso” o “Sei un ragazzo gay”?” replica, con sguardo furbo.
“Era un “Sei un ragazzo americano”, veramente.”
“Sai che mia madre è texana. Che c’entra il Texas con Porto Rico?”
“E tu che c’entri con Ricky Martin?”
“Ma sei tu che.. Ok, lascio perdere. Hai vinto.” Manuela batte le mani insieme e inizia a ballare quella che lei chiama la danza della vittoria. Mentre io rido guardandola saltellare come un babbuino con le molle sulle zampe anteriori, Marco sghignazza leggermente e Simon scuote la testa rassegnato. Tipico quadretto.
Il campanello mette ufficialmente fine a questa scena, di cui il mio amico biondo scuro cominciava ad averne abbastanza. Nell’ingresso si crea la solita visione celestiale: Ginevra e Roberto. Lei: bionda, grandi occhi da cerbiatta azzurri e tendenti al grigio, labbra carnose, sorriso rassicurante, alta e incredibilmente bella. Lui: castano, occhi color celeste chiaro, bel fisico, portamento elegante ed impeccabile, faccia da bravo ragazzo. Se pensate ci stia il trucco, vi sbagliate, perché è un bravo ragazzo sul serio, e questo non è positivo, visto che tutte le ragazze si infatuano di lui almeno una volta nella vita. Ebbene, Ginevra ha avuto la fortuna di esser ricambiata. Un fattore importante nell’inizio della loro storia –che risale a circa otto mesi fa- è stato sicuramente la sua tenacia. Questa ragazza è dannatamente testarda.
“Buonasera!” saluta sorridente il ragazzo, cominciando a togliere la giacchetta alla sua dolce metà. Gentleman.
“Ehi, siamo davvero gli ultimi?” chiede lei, piacevolmente colpita “Accidenti ragazzi, mi stupite. Soprattutto tu, Simon.”
“Principessa, spero con tutto il cuore che non abbia intenzione di rimembrarmi per tutta la serata la mia inferiorità, altrimenti sarò costretto ad eclissarmi prima del tempo.” La sua ironia sta già prendendo il sopravvento. Dev’essere proprio provato a causa della sua discussione col padre. La bionda pare capire subito che non è aria, così si limita a fare spallucce e distogliere lo sguardo, fingendo di interessarsi all’arredamento che in realtà sa a memoria.
“Per stasera concedo una tregua.”
“La ringrazio.” E un sospiro.
Marco si schiarisce la gola “Orsù dunque, se è questo il modo in cui siamo in procinto di ciarlare, mi adatterò. Vi dispiace avvicinarvi al salotto? Desidererei servirvi le squisitezze che ho ordinato con accuratezza per telefono.”
“Non è affatto credibile.” Protesta Manuela “Parlare così e poi dire la parola “telefono”.. Mah.” Borbotta, infine. Annuisco, essendo comunque d’accordo con lei, ma lasciamo tutti perdere. Ci sistemiamo, chi sul divano, chi sul tappeto –io rientro tra questi ultimi-, poi veniamo raggiunti dal padrone di casa che era andato in cucina per recuperare qualche bottiglia di bibita. Il resto è già sul tavolino al centro della stanza in cui ci troviamo, pronto ad esser divorato.
Il DVD viene inserito nel lettore mentre viene presentato il film da Marco “Attenzione che non è leggero e mi raccomando, niente urletti.” Così dicendo, indica me e Ginevra, facendoci sbuffare. Che colpa ne abbiamo noi se siamo un po’ più sensibili rispetto agli altri?
“Altra cosa da non sottovalutare: non è Austin Powers.” Aggiunge Simon, guadagnandosi un’occhiataccia da Manuela.
“Abbiamo visto ogni film almeno due volte.”
“E’ esattamente quello che gli ho detto io!” me ne esco, incrociando le braccia.
“E ripeto: non bastano mai!”
“Sta iniziando, silenzio per favore.” Questa era ovviamente Ginevra. Dopo un breve minuto di silenzio, di nuovo la sua voce “Cristo, ma quanti anni aveva, lì?”
“Chi, Jared Leto?” chiedo io, masticando il pezzo di pizza che ho appena preso.
“Eh, sì!”
“Beh, fai conto che il film è del duemila e lui deve compiere quarant’anni..” dice pacato Roberto, ovviamente informatissimo. Ogni volta mi chiedo come possa essere così onnisciente. Tutti i pregi a lui, incredibile.
“Ventinove? Che baldo giovane.” Commenta Simon, sgranocchiando qualche popcorn “Ha quasi quarant’anni? Non lo facevo così vissuto, vedendolo balzellare sul palco come un grillo. Comunque lo preferisco in tenuta marziana.”
“Io senza tenuta.”
“Manuela.” Il coro sorge spontaneo da parte di tutti i presenti.

 

 
Appunti sul capitolo:
Prima di ogni altro messaggio, devo dire delle cose.
Intanto il titolo del capitolo, I’ll be there for you. Un telefilm molto famoso e che adoro, “Friends”, ha come sigla una canzone che ha come titolo proprio queste parole. Siccome è un capitolo fatto apposta per farvi conoscere gli amici di Eleonora, ho deciso di omaggiare il telefilm in questo modo. E poi la canzone mi piace un sacco. Eja.
Poi, altro punto.
Requiem for a dream” è un film drammatico dove, appunto, Jared Leto è protagonista. Simon, alla fine, dice che preferisce l’attore in tenuta marziana. Jared Leto è anche il frontman della band “30 seconds to Mars”. Ecco spiegato il perché della tenuta.
 
Ora, veniamo a noi.
Innanzi tutto grazie, perché il prologo ha riscontrato più successo di quanto pensassi! Insomma, parlandoci chiaramente, il bello di una storia non sta certo lì. E a dirla tutta, non è neanche in questo primo capitolo. Però vi posso garantire che nel prossimo le cose si movimenteranno leggermente. ;)
Ma tornando alle persone che hanno recensito, e a cui ho risposto diligentemente (modestia, LOL), grazie davvero, perché tutte mi hanno dato la spinta di cui ho bisogno ad ogni storia appena iniziata. E per me è a dir poco fondamentale, direi.
Se continuaste a commentare, mi fareste contenta. Mi basta poco! LOL
In ogni caso, se avete domande su qualsiasi cosa, pure per soddisfare una vostra curiosità, fatemele pure. Nella recensione, nel blog, su twitter.. Tanto leggo tutto.
 
Ma comunque, miei cari lettori..
Che ne pensate del team? Ok, ancora è presto per avere un’idea precisa, ma come prima impressione? E poi avete avuto le prime comparse di Azzurra e Michele! Nelle recensioni ho visto che vi incuriosivano. Ah, e non dimentichiamoci di Samuele, mi raccomando. Voglio sapere tutto. Tutti i vostri pensieri. Saranno la mia unica droga. (?)
 
Non mi viene nient’altro da dire.
Ci vediamo per il secondo capitolo Martedì 11, il giorno prima del mio rientro a scuola. (Yay!) FUCK.
 
Un bacione immenso.
 
Maricuz
   
 
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