-E così l'uomo che era con la prof in ospedale era tuo padre!- Ripeté per la terza volta Andy, ancora stupito.
Bree non poté fare a meno di sorridere, osservando la sua espressione. -Già.-
-E ieri ti ha sgridata perché si è accorto che hai fumato una canna.-
-Esatto.-
Stavano passeggiando tranquillamente davanti alle vetrine, imbandite per la festività. Manichini con cappelli da Babbo Natale, luci calde e scintillanti, addobbi imitanti la neve, e tanti tanti Alberi di Natale.
Era una mattinata fredda ma chiara, e Bree aveva le mani affondate nelle tasche del cappotto e il naso un po' rosso.
-Anche tu però, fattelo dire, sei un po' stupida.- Disse Andy. -Perché farti una canna così, il primo giorno che passate insieme? ..Io sarà sei mesi che non me ne faccio una, e sto benissimo.-
Bree lo guardò, e sorrise per quello che vide. -Sei davvero un bravo ragazzo, Andy.-
Lui ricambiò il sorriso. -Ma su, che anche tu sei una brava ragazza, Bree.-
Detto questo, le cinse le spalle con il braccio, e la attrasse affettuosamente a sé.
Bree provò un piccolo, impercettibile fremito, perché era la prima volta che Andy le stava così vicino. E, assieme a questo, sentì il proprio cuore iniziare a galoppare.
Si fermarono.
Andy la guardò, e le disse, schiettamente: -Sai? Tu mi piaci un sacco. Ma penso che questo lo sapevi già.-
Bree arrossì, e abbassò lo sguardo.
Avrebbe voluto dirgli la stessa cosa, ma non aveva una bella faccia tosta, come lui.
-E mi piaci anche quando arrossisci!- Esclamò Andy, divertito dalla sua reazione.
Bree rise.
Allora ti piacerò spesso, pensò..
-Ascolta, Andy..- disse, sforzandosi di fare un discorso di senso compiuto.
-Dimmi.-
-A te piacciono i miei capelli blu.. Ma pensi che ti piacerei lo stesso, se fossero semplicemente marroni?-
Andy sorrise, e le alzò il mento con la mano destra. -Tu mi piaceresti in qualunque modo.-
Lui la baciò, e lei rispose al bacio, chiudendo gli occhi.
In quel momento, si sentì più che mai come Sally. Non perché le si staccavano pezzi di gambe, braccia, e le saltavano via tutti i legamenti che la tenevano unita.
Ma perché aveva trovato il suo Natale caldo, e il suo Jack.
Quando Bree aprì la porta e varcò la soglia di casa sua, erano le 16:45.
Suo padre era accasciato sul divano, e stava guardando la televisione. Una partita di calcio, probabilmente; il telecronista continuava a urlare nomi di giocatori mai sentiti.
Alzò lo sguardo su Bree, quando entrò, e subito lo bloccò su di lei. I suoi occhi si fecero un po' confusi e un po' sorpresi.
Bree rimase zitta, in attesa.
-Come mai?- Chiese suo padre, dopo un po'.
Lei fece spallucce. -Perché è ora di crescere, forse.- Rispose.
Appese la giacca all'attaccapanni e andò a sedersi vicino a lui.
Suo padre continuò a studiarla. Abbassò senza guardare lo schermo il volume della televisione..
-Perché..- riprese Bree, senza guardarlo -.. sono stata infantile, tanto infantile. Era l'unico modo che avevo per stare bene. Prima la mamma, poi la nonna.. io scappavo. Però non voglio scappare per sempre.-
Suo padre annuì; lei lo guardò e gli rivolse un sorriso caldo.
Fu una mezz'ora strana.
Suo padre le raccontò del proprio passato. Le disse di essere stato una cattiva persona – che si vergognava solo al pensiero che lei avesse potuto vederlo allora – le disse che non aveva avuto nessuna sensibilità né verso la legge, né verso le persone.. Visto si sentiva ferito, un po' dalla vita e un po' dalla gente, non aveva rimorsi a ferire gli altri.
Lui e la madre di Bree si erano frequentati per poco, e si erano feriti a vicenda.
Poi era arrivato quel mese in prigione, e tutto era cambiato. Aveva appena trentacinque anni, e quando uscì da lì tutto gli parve diverso. Tutto il mondo che prima aveva conosciuto, gli parve illuminato da un'altra luce.
Improvvisamente i suoi sbagli gli pesavano, e gli davano la nausea. Così decise di utilizzarli in modo buono: di trasformarli in esperienza. Li sigillò, e li chiuse in un cassetto; poi voltò pagina e ricominciò a scrivere.
Alla fine del racconto Bree si sentì felice, felice perché le aveva detto quelle cose. Capì che infondo era normale sbagliare, l'importante era accorgersene e deviare in tempo.
Si alzò e andò in camera sua.
Si srotolò la sciarpa dal collo e la gettò sul letto. Passò per caso davanti allo specchio, e si fermò, per darsi una controllata.
I suoi occhi erano grandi e lucidi, le guance stavano ritornando rosee per il tepore della casa. I suoi capelli invece erano lucidi, splendenti, e di un bel marrone caldo.
Come aveva fatto a non notare la bellezza di quel marrone, Bree non lo sapeva.
Dava leggermente sul biondo, sotto la luce, ed era così fluido, così morbido..
D'ora in poi – ne era sicura – non avrebbe più avuto bisogno di tingersi i capelli in un certo modo, per sentirsi sé stessa. La Bree dai capelli blu mare, le rimaneva comunque dentro.
Fine
SPAZIETTO DI BLU NOTTE: The end (: spero che questa ff vi sia piaciuta! Ringrazio Loreena McKenzie, che ha pazientemente commentato tutti i capitoli.. E ringrazio anche le altre 4 persone che l'hanno aggiunta alle seguite. Mi mancano però le vostre recensioni! Voglio i vostri commenti sulla storia (: Un bacio <3
Silvia