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Autore: Finnick_    08/09/2012    2 recensioni
Panem: i Giochi non esistono più. Capitol City è stata sconfitta.
E' la verità? Oppure l'attuale governo mantiene ancora fredde apparenze che facilitano la rinascita di una nuova generazione?
Mellark-Everdeen, Odair-Cresta. I ragazzi di una generazione che sfiderà la nuova Capitol 13.
Che gli Hunger Games risorgano, tributi.
Ambientazione: dopo "Il canto della rivolta".
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Finnick si getta su Merope immediatamente, la scuote e cerca di farle sputare l’acqua che ha ingerito.
Merope assume uno strano colore verde. Occhi spalancati si muove in gesti brevi e secchi che le contraggono in spasimi tutto il corpo. Non respira e si tiene la gola con le mani.
-Sputa quell’acqua, forza!- esclama Finnick, mentre continua a premerle il petto con forza.
Io prendo da terra la borraccia e la svuoto di tutta l’acqua che contiene. Dopo pochissimi secondi sul bordo rimangono tracce di una sostanza bluastra. Si secca alla svelta a contatto con l’aria e comincia ad evaporare. Allontano immediatamente da me la borraccia e aspetto che tutte le macchie siano andate via in fumo. Tutto questo mentre Merope agonizza incessantemente.
-è veleno- sussurro. Poi mi volto a guardare Finnick che è alle prese con le manovre di soccorso.
-è acqua avvelenata, dobbiamo fargliela sputare subito- dico.
-ci sto provando- risponde lui a fatica mentre continua a premere il petto e attendere, premere e attendere.
Non serve a niente e Merope comincia a diventare cinerea. Gli occhi iniettati di sangue adesso ci guardano supplici. Se continua così morirà entro pochi secondi. Guardo Finnick e mi accorgo di quanto si stia impegnando a salvarla. È una di noi, è un’alleata. E io non posso lasciarla morire.
-lascia- dico a Finnick, che però non la molla.
-ho detto lascia, fammi provare- esclamo fulminandolo con lo sguardo. Lui si alza di scatto.
Noto che sulle labbra di Merope sono rimaste le chiazze blu e viola del veleno. Se solo riuscisse a respirare l’aria entrerebbe nei polmoni, attraverso la gola e farebbe evaporare tutto il veleno. Ma suppongo che sia stato progettato a posta per bloccare ogni tipo di respirazione. Soffio sulle sue labbra per velocizzare la scomparsa delle macchie e quando mi sembra che non ce ne sia più mi chino e tento una respirazione bocca a bocca.
Cerco di non pensare al fatto che se c’è ancora del veleno sulle sue labbra in pochi secondi anch’io mi ritrovo a terra alla ricerca dell’aria. Premo il suo ventre tre volte e torno a respirare dentro di lei.
L’ho visto fare a mia madre con i malati gravi del Distretto 12 e di solito funzionava. Il paziente dopo qualche tentativo tossiva o sputava liquido.
Comincio a sperare intensamente che non sputi l’acqua che ha bevuto proprio mentre le sono sopra, altrimenti la ingollo senza accorgermene. Provo e provo ancora.
Intanto Jymith è dietro di noi che guarda sconvolta, presa dal panico.
Quando premo di nuovo sul diaframma, Merope schizza a sedere e sputa l’acqua sulle sue gambe.
Tossisce diverse volte e Finnick le da qualche pacca sulla schiena per aiutarla a liberarsi.
-riesci a respirare?- chiedo.
Lei annuisce, ma dopo qualche secondo si aggrappa forte al mio giubbotto e lo tira.
Comincia a respirare pesantemente, poi si accascia di nuovo.
-che succede?- chiede spaventata Jymith alle nostre spalle.
Merope mi tira giù con lei, tanto è forte la presa sul giacchetto.
-cos’hai? Parla! Puoi parlare?- dico presa da un attimo di panico.
-non..non sento più le gambe- dice ansimando forte.
Io e Finnick ci guardiamo in un misto di perplessità e paura.
-il veleno paralizza- dice lui.
-Merope adesso calmati- bisbiglio, anche se mi è più facile pensare che riesca a calmarsi lei, che io –Respiri?-
-sì-
-stai respirando, parli, e muovi tutta la parte superiore del corpo. Non è niente, dev’essere solo..-
-il veleno! Il veleno dell’acqua, non sono imbecille!- esclama, lasciando andare piano il giacchetto e respirando più tranquillamente.
-non posso più muovere la gambe- dice dopo qualche secondo –e non potrò fare più niente tra poco. Tutto il corpo rimarrà paralizzato, lo capite?-
Sento Jymith che emette un suono stridulo. Mi volto e la vedo pallida e sconvolta.
-troveremo il modo di farti stare meglio- dico. Lei sta per replicare, ma la interrompo sul nascere:
-e non ammetto repliche-
Si zittisce immediatamente. Finnick la prende in braccio.
Io mi volto a prendere Jymith e a tranquillizzarla. Io. In questo momento. Proprio no, non mi si addice questo compito. Abbiamo appena scoperto che la nostra unica fonte d’acqua è avvelenata e provoca spasmi atroci e la paralizzazione del corpo; Merope, l’unica abile con le spade, nel nostro gruppo, non può camminare e quindi nemmeno difendersi o attaccare. Mi metto in spalla uno zaino e Jymith si carica l’altro.
-dobbiamo trovare un posto tranquillo per la notte- dice Finnick.
-non possiamo accamparci qui, vicino alla vostra Cornucopia?- chiede Jymith balbettando.
In quel momento sbucano dal niente Liana e Klinger. Più che dal niente direi dalla Cornucopia.
Ridono spavaldi.
-eccoli!- gridano e ci corrono in contro, lei con un’ascia lui con un arco. Ci sono addosso prima che possiamo scappare e ci troviamo stretti tra il lago e i due tributi. L’ascia di Liana gocciola di sangue il che mi fa pensare che solo oggi i morti saranno parecchi e che lei contribuisca molto a farci fuori tutti.
Estraggo una freccia dalla faretra e la incocco, puntandola contro di lei. Sto per scoccare, quando mi accorgo che Finnick è sotto la mira di una freccia altrettanto velocemente incoccata di Klinger.
Se la uccido, lui ucciderà Finnick.
Mi costringo a rimanere calma.
-dammi l’arco- mi fa segno con la mano Liana. Io rimango sulla difensiva, puntandole la freccia tra un occhio e l’altro.
-fa la brava e consegnami il tuo giocattolo-
Non devo rispondere alla provocazione. Altrimenti si innesta il meccanismo che ucciderà prima Finnick poi noi.
-te lo scordi- sussurro. Mi volto di scatto e scocco la freccia.
Colpisco Klinger ad una spalla. Dal dolore lascia andare la freccia che cade a terra e allenta la presa sull’arco. Liana si accende di rabbia prima che possa controllarla e mi sferra contro l’ascia.
Non la evito del tutto e mi prende su una spalla, lacerando i vestiti e facendo fluire il sangue.
Mi prendo istintivamente la spalla con una mano, mi volto verso Jymith e le ordino di usare una delle sue armi. E’ lì impietrita.
La capisco, ma non è il momento di lasciarsi uccidere.
Lei con mani tremanti estrae la spada dal fodero con  un rumore metallico e si mette sulla difensiva.
-allontanati- dico a Finnick, dietro di me. Lui scuote la testa e vedo Merope che si agita tra le sue braccia per essere abbandonata lì. La sento mentre grida di sapere di esserci d’intralcio e di voler essere messa a terra, ma Finnick non le da retta e mi fissa.
E’ adesso che la sorte si ribalta per tutti quanti.
Sentiamo un ruggito potente e terrificante, provenire dal fondale del lago. Ci pietrifichiamo tutti un istante.
Dopo qualche secondo una creatura mostruosa e enorme, ricoperta di squame giganti emerge emettendo un suono possente e orribile, dalla bocca piena di zanne affilate. Bell’ibrido, penso, mentre schizza acqua ovunque. Ha mosso un’onda che è arrivata a bagnarci i piedi e adesso è di fronte a noi, su quattro zampe, pronto a divorarci.
-che diavolo è?- chiede Klinger a terra. Liana abbassa l’ascia e cerca di tirare su il ragazzo.
-correte!- grida Finnick.
E’ quello che facciamo. Corriamo come dei dannati, aggirando il lago. Ma non tutti. Liana e Klinger corrono dalla parte opposta e si imbattono nella Cornucopia.
All’inizio l’ibrido si concentra su di loro e li insegue finchè non li trova in trappola. Liana corre, continua a correre.
Mi volto un attimo e vedo che Klinger è a terra di nuovo, il dolore al braccio non lo fa rialzare e l’ibrido è su di lui. Grida qualcosa a Liana, che terrorizzata continua a correre. Le chiede aiuto, ma lei si gira una sola volta e insensibile continua a correre. Senza che me ne accorga l’ibrido prende il ragazzo fra le zanne e lo lacera. Il sangue scende a fiotti giù per il collo dell’essere orrendo e il corpo di Klinger è ormai irriconoscibile.
Liana è sparita nel bosco da cui siamo venuti noi stamattina.
Allora l’ibrido si guarda intorno, ci rintraccia e si lancia al nostro attacco. Riprendo a correre incitando gli altri. La ferita alla spalla fa male. Ma corro e spingo Jymith avanti a me.
-ti ho detto di lasciarmi!- grida Merope, in braccio a Finnick. Fa fatica e rischia più di una volta di cadere nella sabbia.
-falla finita o sarò io ad ucciderti con le mie mani!- impreca lui col fiatone.
Corriamo mentre la belva si avvicina. L’ombra gigante ci è addosso e per un momento penso che siamo tutti spacciati. Incocco una freccia in un gesto disperato e sempre correndo mi volto di scatto a lanciarla, ma vola nel vuoto. Lo faccio di nuovo. Sospiro più che posso anche se adesso comincia a mancarmi il fiato e scaglio la freccia che gli si conficca in un occhio giallo e piccolo.
Un boato orrendo si alza dalle sue fauci. Continuiamo a correre mentre l’essere scuote la testa e si toglie a fatica la freccia dall’occhio. Abbiamo guadagnato solo qualche metro.
Scorgo delle rocce oltre le dune. Ansimo per la fatica e prima che possa dire qualcosa Finnick grida:
-là dietro!-
-è il confine tra quest’arena e un’altra- dice Jymith arrancando nella sabbia. Corriamo a più non posso.
Vicini alle rocce vedo Finnick che getta senza complimenti Merope dall’altra parte e lui stesso si arrampica un po’, le scavalca e finisce dall’altra parte.
Jymith inciampa. Impreco per la rabbia e quando mi volto a riprenderla l’ibrido l’ha raggiunta.
L’afferro per un braccio e la sposto appena in tempo per vedere le zanne del mostro affondare nella sabbia.
Corriamo ancora fino a raggiungere le rocce.
-forza- dico a Jymith e la mando davanti a me. L’aiuto ad arrampicarsi. Non le riesce, non le riesce niente, mi sembra. Quando io e mio fratello ci arrampicavamo sugli alberi lei dov’era?
Finnick sbuca dall’alto delle rocce e le tende una mano. Con il mio e il suo aiuto Jymith riesce a passare dall’altra parte.
Rimango io. Solo che quando inizio ad arrampicarmi l’ibrido mi da un colpo con la zampa a mi getta a terra.
Finnick grida il mio nome. Mi metto una mano sul fianco destro, dov’è arrivato un artiglio. Sanguina e fa male. Arranco verso le rocce e mi ci appoggio con la schiena. Schivo un altro colpo, afferro l’arco mentre rotolo sul fianco dolente e scaglio una freccia, che distrae il mostro per un secondo.
Finnick è sopra di me che mi prega di prendere la sua mano. Con una mano tengo l’arco stretto in pungo, con l’altra afferro la sua. Butto l’arco dall’altra parte e ricomincio ad arrampicarmi con la mano libera.
-andiamo Rue!- le parole di Finnick sono le uniche capaci di risvegliarmi, come fanno ogni volta che ne ho bisogno. Mi sento già sotto le grinfie dell’ibrido, quando con una fatica immensa rotolo giù dall’altra parte delle rocce e finisco con un colpo secco a terra. Sull’asfalto.
Finnick scende veloce.
Tutti ci accucciamo spalle alle rocce e io comincio a sperare che un qualche miracolo spinga il mostro in ritirata. Merope non può correre, io sanguino, Jymith si tiene una caviglia con le mani in silenzio e a Finnick ha ricominciato a sanguinare il braccio ferito la prima volta sull’Overcraft dal coltello del Pacificatore.
Respiriamo lentamente e teniamo per noi i gemiti di dolore. Sento l’ibrido che ruggisce terribilmente sopra di noi, salta sulla sabbia provocando un movimento del terreno e si allontana.
Finnick si affaccia pian piano e afferma:
-se n’è andato-
Tiriamo un primo sospiro di sollievo. Siamo tutti miracolosamente ancora vivi. L’immagine del corpo di Klinger straziato dalle zanne dell’ibrido, però, mi assale la mente e mi tengo la testa fra le mani per costringermi a tornare alla situazione presente.
Ansimo finchè il panico non mi ha abbandonata del tutto.
-state tutti bene?- chiedo.
Gli altri annuiscono con espressioni doloranti.
-quel mostro è confinato nella sua parte di arena- dice Jymith alzandosi in piedi –almeno sappiamo che cosa ci aspetta al lago se decideremo di tornarci-
-non credo che lo faremo- dice Merope.
Infatti non lo faremo. L’unico posto da raggiungere è il castello. Ma adesso che mi guardo intorno capisco dove siamo finiti. La terza parte di arena: cemento armato, asfalto, solo asfalto. Una cornucopia al centro dell’arena e intorno tutte rocce, come quelle da cui siamo passati noi. C’è una specie di grotta sulla nostra destra, incavata in una montagnola che svetta poco più alta delle rocce. Sembra l’unico posto dove andare.
-cerchiamo un posto dove passare la giornata e la nottata. Non possiamo proseguire così- dice Finnick. E ha ragione.
  
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