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Autore: Melanyholland    08/06/2004    3 recensioni
Per non perdere per sempre la sua Ran, stavolta Shinichi dovrà combattere la battaglia più dura: quella contro se stesso
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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2. Secret Code

Era una bella mattinata di sole. Ran e Conan, assonnati, si preparavano per andare a scuola, mentre Kogoro era ancora sprofondato nel sonno, a smaltire la sbornia della sera prima. Ran si guardò allo specchio, diede un’ultima aggiustatina alla cravatta della divisa scolastica e si diresse verso l’ingresso per infilarsi le scarpe da ginnastica. Conan l’aspettava, annoiato: possibile che le donne ci mettessero sempre tutto quel tempo per prepararsi? Lei lo prese per mano e fecero per uscire, quando il bambino attirò la sua attenzione: "Guarda Ran neechan! Ci sono due lettere nella cassetta postale!" "Mah, saranno sicuramente di qualche cliente di papà; è diventato davvero famoso. Le prenderemo dopo la..." Ran ebbe un sussulto e restò senza fiato; estrasse entrambe le lettere e lesse il contenuto della prima, anche se questo non sembrò tranquillizzarla, anzi, la agitò ancora di più. La infilò in fretta nella sua borsa e porse la seconda a Conan, cercando di sorridere e di non far tremare la voce: "Tieni, è da parte dei tuoi genitori..." il bambino assunse un’aria innocente e la prese, ma aveva capito che qualcosa non andava. Era strano che i suoi genitori gli scrivessero, se avessero voluto parlargli l’avrebbero fatto tramite il professor Agasa; inoltre la grandezza, la forma e la carta di entrambe le lettere arano le stesse, e le linee di timbratura sul francobollo non continuavano sulla busta, segno che non erano state spedite, ma introdotte dal mittente direttamente nella cassetta. Considerando che il giorno prima, quando erano tornati dal casolare, la cassetta era vuota, vi erano state messe durante la notte; per un attimo pensò di chiedere a Kogoro se rientrando a casa le avesse viste, ma si rese subito conto che, ubriaco com’era, non poteva comunque averle notate. Conan assunse sospirando la sua tipica espressione fra l’irritato e il rassegnato, poi alzò la testa verso Ran: la reazione che aveva avuto era alquanto sospetta. Chissà cosa aveva letto...

"Scusa Ran neechan, chi è che ti ha scritto? Dai., dimmelo, chi è?" il viso della ragazza si rabbuiò improvvisamente, per un attimo sembrò sul punto di piangere, un attimo tanto fugace che in seguito Conan avrebbe stentato a giurare che fosse successo veramente. Lei sorrise, lo stesso sorriso del giorno prima in taxi: "E’ di Sonoko..." rispose, senza guardarlo negli occhi " lo sai no che lo scorso week - end è andata nella villa in montagna dei suoi genitori... dev’essere il solito ritardo postale. Ma ora sbrighiamoci ad andare, o faremo tardi!" lo prese per mano e lo trascinò correndo per tutto il tragitto, con la gonna a pieghe azzurra che ondeggiando mostrava a Conan più di quanto dovesse vedere. Quando si divisero, il piccolo detective notò chiaramente la sua mano tremare mentre si alzava per fargli un ultimo cenno di saluto, capì che decisamente qualcosa non andava e fissò la sua lettera, che teneva stretta nel pugno ancora sigillata. Non restava che aprirla, per saperne di più sulla faccenda... "Conan!! Sei arrivato finalmente! Che fai?" Ayumi gli afferrò subito il braccio, mentre Genta e Mitsuhiko si sistemarono davanti a lui: "Che hai lì? È una lettera minatoria? La richiesta di un riscatto?" chiese ansioso quest’ultimo. Ci mancavano solo quel branco di mocciosi per coronare quella splendida giornata. "No stupido! È una lettera dei miei genitori." Il bambino non fece nulla per nascondere la delusione, avvertì gli amici che la campanella stava per suonare con voce fioca e i tre si avviarono verso l’edificio scolastico. Conan fece per raggiungerli ma una mano gli calò pesantemente sulla spalla: "Ciao Kudo. Ti vedo preoccupato, successo qualcosa?" Ai Haibara si sistemò indietro i capelli biondi, fissandolo col suo sguardo di ghiaccio, senza il minimo segno di curiosità o di qualsiasi altra emozione. Lui guardò la lettera spiegazzata che teneva in mano, e lei lo imitò: "Me l’hanno spedita stamattina; beh, non proprio, credo piuttosto che l’abbiano infilata nella nostra cassetta. E.." assunse un’aria grave: "ne hanno mandata una anche a Ran." Ai continuò a fissarlo indifferente, ma quando parlò ancora sembrò un po’ afflitta: "Ah.. adesso ho capito perché sei così giù..." Conan se ne accorse e la guardò, e lei riprese con voce atona: "Aprila, che aspetti?"

Lui fece per strappare la busta ma di nuovo si sentì afferrare per il braccio: "Insomma Conan! Vieni in classe, o la maestra si arrabbierà!" Ayumi gli puntò gli occhi addosso supplichevole, lanciando però un’occhiataccia ad Ai, e tutti insieme si avviarono.

In classe, la maestra assegnò loro delle addizioni e si sedette alla cattedra, tirando fuori dalla borsa una pila di fogli e squadrandoli con attenzione; Conan ne approfittò per strappare la busta e leggerne il contenuto. Rimase interdetto, quasi sbalordito, posò la lettera sul banco e si grattò la testa, scompigliandosi i capelli bruni, dopodiché inarcò le sopracciglia tenendosi la fronte con la mano, il gomito poggiato sul tavolo. Ai, seduta vicino a lui, riconobbe subito il tipico atteggiamento che assumeva quando era concentrato per risolvere un rompicapo. Inconsapevolmente, non poteva fare a meno di stare lì a fissarlo, guardarlo mentre aggrottava la fronte, si mordeva il labbro inferiore o sorrideva divertito per schernire se stesso di aver pensato qualcosa di stupido. Ai rise abbastanza forte da farsi sentire da Conan, ma non dal resto della classe; lui si voltò, visibilmente irritato: "Che hai da ridere?" le sussurrò, con gli occhi ridotti a fessure.

"E’ un codice, non è così?" vedendolo stupito, Ai sorrise di nuovo e lo interruppe mentre stava per parlare: "Che c’è? Credi di essere l’unico capace di fare deduzioni? Non dirmi che c’è anche bisogno che ti dica come ho fatto signor Grande Detective!" Lo guardava con aria di sfida, e Conan sbuffò con aria indispettita distogliendo lo sguardo da quello di lei:

"No che non c’è bisogno, antipatica! Comunque hai indovinato: è una cosa stranissima..." le porse il foglio, lei lo tenne stretto tra le mani e lo scrutò attentamente: c’era disegnata una specie di griglia, fatta di quadrati, e all’interno di ogni spazio le cifre 1 e 2, insieme o separate. Stavolta toccò a lei rimanere interdetta, anche se la forma di quella griglia le sembrava familiare... "E ne hanno data una uguale anche alla tua ragazza?" Chiese in un sussurro.

"Ma no stupida! Penso che il mittente sia lo stesso, ma sono sicuro che le ha scritto qualcosa di diverso. Ran sembrava così... così sconvolta..." la sua voce assunse un tono preoccupato, Ai sembrò di nuovo meno indifferente, diede un’altra occhiata al foglio, poi sospirò:

"Sai Kudo, credo di aver già visto una cosa del genere prima..." Conan sobbalzò, era ansioso di risolvere il codice, ma le parole di Ai sortirono un effetto diverso di quello che gli davano di solito, quando qualcun altro le pronunciava: lei era stata un membro dell’Organizzazione, e se avesse visto quella griglia mentre lavorava per gli Uomini in Nero? Forse Ran stavolta era davvero in pericolo...

Sentì un tonfo al cuore, si alzò di scatto e si avvicinò ad Ai, troneggiando su di lei:

"Dove!? Dimmi dove l’hai visto!! Allora?" La voce era isterica, gli occhi determinati si fissavano nei suoi e Ai, aggredita alla sprovvista, balbettò inquieta: "Io...non lo so...non ricordo..." Sbuffando arrabbiato Conan le strappò la lettera dalle mani e si precipitò fuori dalla classe, ignorando le grida infuriate dell’insegnante. Non riusciva a pensare ad altro che a Ran, sperava intensamente che non fosse troppo tardi, che fosse ancora a scuola.. immaginò Ran che gli lanciava l’ultimo saluto con la mano, la vide voltarsi, il suo sguardo pieno di paura mentre due uomini vestiti di nero la aggredivano, ordinandole di non urlare, vide le sue lacrime, mentre Loro la...

Provò una fitta dolorosa al petto, quell’immagine si stampò nitida nella sua mente e lo fece star male, quasi si accasciò lì per strada, stringendo forte in pugno la camicia all’altezza del cuore.

Ancora una volta è tutta colpa mia lei soffre solo a causa mia e in più io...

Scosse la testa cercando di buttare fuori quei pensieri, non era il momento di lasciarsi andare al rimorso. Se si sbrigava, poteva non essere troppo tardi, magari avevano intenzione di fermarla dopo la scuola.. peccato che suonasse così maledettamente come un’illusione.

Ti prego fa che stia bene per favore

Corse più veloce che poté, anche se solo dopo un breve tratto era scosso da respiri affannosi, sentiva dolore al fianco e le vene che pulsavano alla testa.

Per favore lei è troppo importante non può essere non lo accetto io piuttosto ma lei no non

Raggiunse la scuola superiore Teitan, fece per entrare quando si sentì sollevare di peso, le gambe che continuarono a muoversi disperate per qualche secondo, incredule di essere state bloccate a un passo dal traguardo. La bidella, un donnone nerboruto, gli chiese che cosa ci facesse lì.

"Mi lasci andare..! Ran.. devo andare subito da Ran..!"

La donna si sciolse in un sorriso materno, gli accarezzò la testa con la mano libera, piena di anelli:

"Oh caro... senti la mancanza della tua sorellina? Ho indovinato?"

"No!! Mi lasci la prego, devo vederla ora!" Possibile che dovessero capitare tutte a lui? Per l’ennesima volta rimpianse il suo aspetto adulto, il peso sul cuore si fece più greve, ma la bidella non voleva ascoltarlo, scosse la testa e lo lasciò andare fuori dalla scuola:

"Potrai vederla alla fine delle lezioni piccolo caro... ma non provare a rientrare, o dovrò chiamare i tuoi genitori... hai capito?" gli diede le spalle e si allontanò, restando purtroppo nell’ingresso dell’edificio. Conan rimase solo e impotente, le braccia che cadevano inermi lungo i fianchi, gocce di sudore che gli calavano dalla fronte. Rifletté per qualche istante, ancora ansimando per la corsa, poi tirò fuori dalla tasca il cellulare, compose il numero e stette ad aspettare, il farfallino del suo vestito accostato alla bocca:

"Sì pronto? Scuola media superiore Teitan"

"Buongiorno, sono Kogoro Mouri, il padre di Ran Mouri, una vostra studentessa del secondo anno, sezione B. Ho bisogno di parlarle con molta urgenza: potete rintracciarla?" Nonostante il fiatone e l’ansia, si sforzò di mantenere un tono pacato.

"Certamente, attenda in linea" i minuti che passarono gli parvero ore. Brividi freddi gli percorrevano la schiena, sentiva un nodo in gola, lo stomaco stretto in una morsa.

Ti prego fammi sentire la sua voce per favore fa che sia tutto a posto per favore fa

"Pronto?"

  
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