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Autore: Leliwen    11/09/2012    11 recensioni
Stiles reclinò per un istante la testa all'indietro, andando a posarla sulla spalla del licantropo, e respirò profondamente, ad occhi serrati e labbra dischiuse.
Genere: Azione, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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ATTENZIONE! SPOILER 2° STAGIONE!


Capitolo I
Un posto per pensare

Derek lo guardò andare via. Peter gli rimase accanto, Isaac era a pochi metri da loro.

Ma lui si sentì solo, come era destinato a rimanere, del resto.

"Ha detto di non voler far parte del tuo branco."

La voce di Peter era un coltello che affondava nelle sue carni. Seducente e letale.

"Lo so."

Chiuse gli occhi per un istante assaporando la propria sconfitta, odorando il sapore dell'abbandono.

"Ha detto che vuole un Alfa, ma non te."

Bloccò il viso nella solita maschera, lasciò che fosse la rabbia – quella rabbia perenne verso se stesso – a indurirgli i lineamenti. Non doveva – non voleva – mostrarsi debole, né scoprire le proprie carte, ma con Peter era dannatamente difficile.

"So anche questo."

Isaac li osservava, i suoi occhi enormi e carichi di dolore e comprensione erano fissi sulla sua schiena. Poteva sentirne il calore, fuoco che gli ardeva il corpo.

Peter sembrava non essere interessato alla sua presenza: probabilmente lo riteneva innocuo o inoffensivo.

"E pensi di fare qualcosa in merito?"

"Del mio meglio, come sempre."

"Vuoi lui, ma non vuoi me. Posso sapere perché?"

Cambio di argomento. Repentino. Dal parlare di Scott al rivangare il passato. Un salto da capogiro.

Un sorriso storto, amaro, pieno di rimpianti e di non detti incurvo le labbra serrate.

"Se te lo dicessi saresti tu a non voler rimanere."

Aveva mantenuto un tono incolore, nessuna emozione, eppure sentiva Isaac tremare, probabilmente consapevole del suo dolore. L'aveva creato lui, dopotutto, e lui non se n'era andato come tutti gli altri. Non poteva nascondergli certe cose.

"Non credi sia giunto il momento di liberarti la coscienza?"

"Smettila di psicoanalizzarmi." si voltò verso lo zio, incontrando così gli occhi enormi di Isaac "Vuoi un motivo per andartene? Ce ne sono a centinaia: il primo è che non mi fido di te e tu non ti fidi di me; il secondo è che sono assetato di potere quasi o forse più di quanto non fossi tu; terzo tu hai più carisma di quanto non ne potrò mai avere io. Davvero hai bisogno di qualcosa di più?"

"Credi davvero a quello che hai detto?"

Per la prima volta sentiva la voce di Peter quasi... paterna; per la prima volta sembrava veramente preoccupato.

Non gli rispose, si limitò a lasciare che l'altro scrutasse nelle sue iridi, viaggiasse nei suoi occhi e trovasse da solo le sue risposte. Peter finì per scrollare la testa, sconsolato.

"Non ti libererai di me tanto facilmente. Ma è evidente che hai bisogno di tempo per riflettere sul da farsi. Vedi di decidere in fretta: Gerard potrebbe essere ancora vivo, il branco degli Alfa s'è fatto vicino e i tuoi due fuggitivi potrebbero finirci in mezzo. Scott potrebbe addirittura decidere di entrare a farne parte, e tu sai cosa comporterebbe. E cerca di capire cosa farne di Lydia e Jackson."

Girò sui tacchi e se ne andò, salutando Isaac con un gesto della mano.

Il ragazzo aspettò un paio di lunghissimi minuti prima di aprire bocca, ma Derek lo prevenne.

"Peter è in grado di far cantare anche un muto, quindi no, non ti dirò nulla."

"Capisco, ma non cercare di fare sempre il supereroe. È per questo che Boyd ed Erica hanno deciso di andarsene."

"Ci sono cose che sono una mia responsabilità, non le posso scaricare sulle spalle di qualcun altro. L'ho capito con Jackson: io l'ho abbandonato e lui è divenuto un Kanima nelle mani prima di Matt e poi di Gerard. E la sola cosa cui io ho pensato è stato a come farlo fuori. Dovevo uccidere Peter, dovevo divenire un Alfa, ma non sono mai stato preparato per questo compito."

Isaac gli si avvicinò, la testa leggermente inclinata metteva in evidenza la linea pronunciata della mandibola, la piega triste delle sue labbra. Era un mistero, Isaac. Un mistero dolce e forte, debole e amaro. Quando aveva scoperto di potersi fidare di lui s'era sentito sollevato ed atterrito: un errore – dirgli troppo, o troppo poco, affidarsi completamente a lui o lasciarlo del tutto da parte – e avrebbe potuto distruggerlo irrimediabilmente, quanto suo padre non era mai riuscito a fare.

Il sorriso che gli riservò sapeva di comprensione, rendendolo tremendamente bello.

"È per questo che ci siamo noi, non trovi?"

Derek chiuse gli occhi.

"Cerca di capire se Erica e Boyd stanno bene. Nel caso t'imbattessi nel branco degli Alfa, mostrati sottomesso e torna indietro, non affrontarli per nessun motivo."

"Se trovo Erica e Boyd li riporto indietro?"

"No. Dì loro di non cercare gli Alfa, che un gruppo numeroso è pericoloso. Ricorda loro quali sono le regole per non attirare gli Argent e gli altri cacciatori. Dagli questi."

Gli allungò una mazzetta di soldi stretta da un laccetto bianco e Isaac sgranò quegli occhi profondi a rendersi conto di quanti soldi fossero.

"Non posso fare più di così. Loro sono un'altra mia responsabilità, non posso lasciarli completamente in balia del destino."

"Sai Derek, sarebbe bello se anche gli altri vedessero il tuo lato umano, ogni tanto."

Le labbra dell'Alfa si stirarono in un sorriso morbido, così raro da vedere che Isaac trattenne il fiato, per cercare di assorbirlo tutto, in ogni sua sfumatura.

"Vattene Isaac, prima che decida di farti a brandelli."


Per quale motivo avesse raggiunto la catapecchia bruciata degli Hale era un mistero. Voleva pensare a tutto quello che era successo e le sue mani avevano condotto la jeep proprio lì. Derek gli aveva detto che per qualche tempo la casa era stata presa di mira dagli Argent e che quindi non andava più bene come quartier generale – anche perché col branco allargato quelle quattro mura bruciate sarebbero crollate presto – quindi si aspettava di non trovarci nessuno.

Invece Derek era lì.

Fortuna sfacciata la sua.

"Scott e Allison si sono lasciati." gli riferì senza un vero motivo dopo pochi secondi di silenzio.

"Vorrei l'avessero fatto prima."

Non s'era mosso di un millimetro, seduto sul gradino sgangherato davanti al portone d'ingresso, i gomiti poggiati sulle ginocchia, le spalle leggermente curve come piegate da un peso immenso.

"Capisco che lei sia una vostra arcinemica – o qualcosa di simile – ma non ti pare di essere un po' troppo tragico?"

"Stiles. Hai la pretesa di aver letto tutto sui licantropi, sui mannari, sui mutaforma e non sai la cosa più banale?"

"E sarebbe?"

"Siamo lupi."

"Sì, è evidente."

"I lupi hanno un compagno per la vita. Uno, non dieci, non venti, non due. Uno."

"E se Allison è quello di Scott..."

"O torneranno insieme o Scott rimarrà solo per tutta la vita. Ecco perché non volevo che stessero insieme."

"È destino?"

"Non lo so. È chimica, credo. È trovare un cuore che batte come il tuo, un'immagine cui aggrapparti quando la bestia prende il sopravvento. Non ho mai sentito di un cambiamento radicale in tal senso, non dopo il primo amore."

"Anche per te è stato così?"

"Come per tutti."

"Quindi sei stato innamorato... te lo chiedo solo perché Scott era preoccupato per il fatto di vederti sempre solo e che questo sarebbe potuto essere anche il suo destino e quindi mi chiedevo se tu avessi una compagna da qualche parte e se ci fosse perché non fosse qui. Ipoteticamente, s'intende. Non è che passiamo il tempo a parlare di te. Insomma non tutto il tempo, solo quando qualcuno tenta di ucciderci, non so bene perché ma finiamo a parlare di te. Costantemente. Il che è un po' sconveniente, me ne rendo conto. Però non è che possiamo farci molto, sei pur sempre il primo mannaro che abbiamo incontrato. E con cui era possibile provare ad avere una conversazione che non fosse fatta unicamente di ruggiti e ossa che si spezzano. Ecco. Quindi... sei innamorato?"

Derek posò la fronte sulle dita della mano destra. Respiri profondi sembravano tenere a bada la bestia dentro di sé.

"Stiles, lo sai che potresti anche evitare di blaterare tanto?"

"Non hai risposto alla domanda."

Il sospiro di Derek era udibile anche da quella distanza. Ma non sembrava in procinto di farlo a pezzi. Si sorprese comunque quando l'Alfa gli rispose.

"Sì, Stiles, sono stato innamorato. Lei è morta. Sono ancora innamorato di lei."

Stiles si cristallizzò sul posto. Non avrebbe voluto, non avrebbe mai voluto toccare un nervo tanto scoperto. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima di riuscire ad articolare uno strozzato "mi dispiace".

Non si aspettava però di vedere la rabbia invadere le iridi verdi, rabbia rivolta non verso di lui ma verso se stesso.

"A me dispiace solo di non averla uccisa con le mie mani."

Stiles fece un salto indietro, come se fosse stato colpito dalla forza di quelle parole – o dalla disperazione che vi si nascondeva – e Derek alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi in quelli terrorizzati dell'altro.

"Non tutte le storie d'amore finiscono bene." si giustificò il licantropo scrollando le spalle ed alzandosi da quella posizione scomoda. "Ad ogni modo, com'è che sei venuto qui?"

Stiles si rese conto di non sapere cosa rispondere e di non avere alcuna scusa plausibile – se non addirittura convincente – da rifilargli, salvo poi ricordarsi che i lupi sanno distinguere le bugie. E allora, che la verità venga a galla!

"Volevo pensare."

"E tu per pensare vieni qui?"

"E tu?"

"Mia sorella è sepolta qui."

"Eh?" lo sconcerto sul volto di Stiles durò appena pochi istanti "Oh, giusto." si riprese subito. Era ovvio che lui avesse fatto in modo che lei tornasse a casa. Si mosse lentamente, lo sguardo spaziò per la radura davanti la casa "Per me qui è iniziato tutto questo." spiegò. "Non avrei mai immaginato che potessimo avere qualcosa in comune." sorrise tentando di cacciare il peso che si era annidato nel suo stomaco e la tensione che d'un tratto pareva tagliarsi col coltello.

Derek gli fu alle spalle in un batter di ciglia.

"Perché sei qui?" ripeté.

Stiles rabbrividì ma non si mosse.

"Oggi sono andato ad allenarmi con Scott. Non è stata una buona idea, anche se dubito che lui si sia accorto completamente del mio disagio. È un licantropo." si voltò per fronteggiare quegli occhi verdi, per farli scontrare coi propri e sperare di vincere almeno una volta. "Lui, tu, Jackson... siete licantropi, siete più forti più preparati, più tutto mentre io continuo ad essere me stesso e continuo a far cazzate. E se il Kanima non avesse fatto fuori tutto il distretto di polizia mio padre sarebbe ancora disoccupato per colpa mia e dei miei maldestri tentativi di aiutarvi. E la cosa terribile è che non rimpiango nessuna delle scelte che ho fatto, ma ora... ora non sono sicuro di poterle ripetere. Forse sono più consapevole dei miei limiti, forse l'aver perso definitivamente Lydia – perché non sono un folle, so che quei due ora che si sono ritrovati non si lasceranno mai più e sicuramente non per uno come me – dicevo, l'aver perso Lydia probabilmente ha fatto scemare la mia voglia di mettere in mostra le mie capacità, non ne sono molto sicuro. Al momento mi sembra solo di stare affogando e non c'è nulla, nulla per cui valga la pena cercare di tenere la bocca chiusa, non respirare acqua. Fa male, talmente male da lasciare senza fiato, ma ancora non tanto male da uccidere. E mi ritrovo a chiedermi se non sarebbe meglio abbandonare tutto, lasciare che gli eventi scivolino lontano da me, tornare alla mia normalità invece che affannarmi nel tentativo di respirare appresso a voi. Poi mi rendo conto che la mia normalità non sarà mai più tale perché il mio migliore amico è un licantropo e la ragazza che mi piace dalle elementari sta con un licantropo. Auguri e figli maschi. E io? Come faccio a proteggere me e mio padre da tutto questo? Non posso. La sola cosa che riesco a fare è continuare ad affogare. E non è piacevole."

Gli occhi verdi di Derek per un momento parvero persi. Il suo volto era più pallido del solito e la barbetta incolta sottolineava maggiormente l'incavo delle guance. La sua voce, però, quando spezzò il silenzio, era ferma e salda come sempre.

"Vuoi essere come noi?"

Stiles si allontanò di un passo, gettando le braccia al cielo e ruotando su se stesso. Decisamente frustrato. Se fosse stato un po' più lucido si sarebbe preso a schiaffi da solo: quello non era un comportamento da utilizzare davanti a Derek Hale, lupo mannaro Alfa dalla personalità decisamente borderline.

"Tu non hai davvero capito un cazzo."

"Sembrava fosse ciò che mi stavi chiedendo."

"Derek, l'ho detto a Peter e lo ripeto a te: per quanto la proposta possa essere allettante non ho intenzione di prendere ora una decisione tanto drastica che potrebbe cambiare per sempre la mia vita. Il fatto che tu ci sia nato e che quindi lo ritieni normale non ti facilita il compito di capire la portata del mio no, non sono interessato."

"Peter ti ha offerto il morso?"

Ecco ora, per chissà quale motivo, Derek era furibondo. Stiles si costrinse a rimanere immobile nonostante tutto il suo essere lo stesse pregando di scappare lontano da lì. Racimolò tutto il suo coraggio tentando di minimizzare l'accaduto.

"Storia vecchia."

Stranamente sembrò funzionare. Il mannaro fece un passo verso di lui, osservandolo incuriosito e soppesando le parole per evitare di essere preso nuovamente per deficiente o di esser subissato di parole, parole, parole.

"Allora cosa vuoi?"

"Se lo sapessi pensi sarei venuto qui, a cercare di pensare davanti ad una casa vuota, fatiscente e potenzialmente irta di pericoli mortali? Posso assicurarti che il mio istinto di sopravvivenza è più sviluppato di così."

Derek stava per controbattere quando i suoi occhi divennero improvvisamente scarlatti.

Stiles seguì la direzione del suo sguardo e il panico l'assalì.

Isaac stava trascinando Boyd, decisamente messo male, e aveva in spalla Erica, svenuta.

Sentì il ringhio furioso di Derek riempire la foresta. Quella era, a tutti gli effetti, una dichiarazione di guerra.

  
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