Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Pikky    12/09/2012    0 recensioni
[NUOVO CAPITOLO ON-LINE]
Daniela è cotta di Marcello. Fin qui tutto normale, no?
C'è solo un 'piccolo' problema, tuttavia, oltre al fatto che lui abbia otto anni in più di lei: Marcello è il suo professore.
Daniela sa benissimo che tra loro non potrà mai esserci niente, eppure, in partenza per la gita a Parigi, continua a sperarci e ad abbandonarsi a sciocche fantasie da diciottenne innamorata.
Contrariamente ad ogni aspettativa, Daniela scopre che anche Marcello prova per lei i suoi stessi sentimenti. Come affronteranno la situazione?
[Dal capitolo 5:
Come continuavo a ripetermi, dovevo archiviare il passaggio di quella stupida rondine che aveva sbagliato stagione, e dedicarmi ad altro.
[...] Ormai non sarebbe stato più come prima: se avessi dato spazio alla mia fantasia, questa avrebbe immaginato un seguito a ciò che era successo il giorno prima, e sapevo benissimo che così non sarebbe stato. Mai.
Avere avuto quell’assaggio aveva cambiato tutto. Prima, infatti, quando mi lasciavo andare a quelle sciocche fantasie da ragazzina innamorata, sapevo che sarebbero rimaste tali, mentre ora, se l’avessi fatto, avrei segretamente sperato che si attuassero, che avrei finalmente avuto la mia primavera.
]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO UNDICI

 

Quella sera uscii, anche se non ne avevo la minima voglia. Era però sabato sera e non potevo tirare un bidone ad Alessia e Greta all’ultimo momento. Al tempo stesso però non avevo voglia di vederle perché avrebbero capito subito che c’era qualcosa che non andava. Del resto non avevo un bell’aspetto, pallida e con gli occhi arrossati. Non avevo fatto altro che piangere, da quando Valerio se n’era andato.

Perfino mio padre si era accorto del mio stato d’animo, perché di sua spontanea volontà aveva deciso di prestarmi la sua macchina per uscire la sera, cosa che fino a quel momento non aveva mai fatto. Doveva essere il suo modo per tirarmi su il morale, evidentemente, ma non aveva sortito molto effetto. Mi aveva fatto piacere, perché mi ero sentita degna di fiducia però poi tutto il sollievo provocato da quel gesto era scomparso dopo che con una punta di felicità avevo avvisato Alessia che non c’era bisogno di scomodare sua madre e che quella sera avrei guidato io.

Quando uscii aveva smesso di piovere, fortunatamente. Salii in auto e passai a prendere prima Alessia e poi Greta, dopodiché optammo per andare in un pub tranquillo in città.

Non appena arrivò il cameriere, ordinammo.

- Per me un’aranciata media, grazie – dissi quando fu il mio turno.

- Allora sei ancora capace di parlare! – esclamò Alessia, ironicamente sollevata, non appena il camere se ne fu andato.

- Scusa? – chiesi io, disorientata.

- È la prima volta che parli da quando sono salita in macchina e abbiamo deciso dove andare – mi venne in aiuto, con una risatina.

- Ah beh – bofonchiai. – Non ci avevo fatto caso.

- C’è qualcosa che non va? – domandò Greta, dolcemente.

Sospirai. Da dove potevo cominciare? Mi limitai ad annuire.

Arrivò il cameriere con le nostre ordinazioni e bevvi un sorso di aranciata. Alzai lo sguardo verso le mie amiche e vidi che mi stavano osservando entrambe con aria indagatrice.

- Ti va di parlarne? – mi chiese Greta, con un sorriso d’incoraggiamento. – Magari poi stai meglio.

- Ne dubito – borbottai. Parlarne non avrebbe di certo cambiato i fatti, sarebbe stato solo un sollievo momentaneo.

- C’entra qualcosa Bassi? – indagò Alessia, inarcando un sopracciglio.

- No – confutai. Perché dovevano attribuire a lui tutti i miei malesseri? – Bassi non c’entra proprio nulla.

- E allora perché sei ridotta ad uno straccio? – domandò Alessia, in tono preoccupato. – Me ne sono accorta subito appena sono salita in macchina. Hai gli occhi rossi, sei più silenziosa e riservata del solito e in generale non hai una gran bella cera. Dubito che ti sia fatta una canna, per cui deve essere successo qualcosa di grave per ridurti a quel modo. Ti ho visto così poche volte! E l’ultima è stata mesi fa, quando…

- Quando Valerio ti ha lasciata! – la interruppe Greta, concludendo per lei la frase, colta da un lampo di genio. – C’entra Valerio, non è così? – mi chiese poi, a conferma della propria rivelazione.

Annuii, senza proferire parola. Temevo di scoppiare di nuovo in lacrime.

- Ottimo intuito, non c’è che dire! – borbottò Alessia. – Ci stavo arrivando anche io – aggiunse poi, piccata. Greta le aveva sottratto il suo piccolo momento di gloria. – Cos’è successo con Valerio? – chiese infine, rivolta a me.

- Abbiamo litigato – risposi semplicemente. Come al solito, avrei risposto alle domande che mi venivano rivolte, non avevo voglia di imbastire un discorso dal nulla.

- E perché? – indagò Greta. Come non detto, avrei dovuto raccontare tutto dall’inizio.

Sospirai, rassegnata. Dovevo sputare il rospo e parlarne, ormai era stato gettato l’amo. Presi un respiro profondo e iniziai: - Questo pomeriggio eravamo a casa mia a guardare gli opuscoli delle varie università, come stiamo facendo da un po’ di giorni. Anche lui è confuso quanto me. Dopo un po’ abbiamo deciso di berci una cioccolata e a quel punto se n’è uscito chiedendomi se io a Parigi stessi male perché c’era di mezzo un altro.

- Oh santo cielo! – esclamò Greta. – E tu gli hai detto di Bassi! È per questo che avete litigato! – proseguì poi, giungendo alle proprie, errate conclusioni.

- No, Gre, questa volta non ci hai preso – la contraddissi. – Non gli ho detto nulla di Bassi. Ho solo confermato la sua intuizione, lui si è limitato a chiedermi se stessi assieme o meno al nuovo arrivato e poi non ha più voluto sapere nulla. Continuava a dire che era meglio così, che prima o poi sarebbe successo e cose del genere.

- Però non l’ha presa bene, vero? – chiese Alessia.

- No, per niente – confermai. – Diceva che per me era meglio così ma si vedeva che soffriva come un cane bastonato. Io mi sono spazientita e, per farvela breve, gli ho detto che non poteva lasciarmi e poi comportarsi così, lui si è arrabbiato dicendomi che lasciarmi è stata la cazzata più grande che abbia mai fatto, ma per me e per lui è stata la cosa migliore, il minore dei mali. Continuava a ripeterlo, non so se per convincere me o se stesso – spiegai. Dovetti fermarmi perché avvertii un nodo alla gola, segno che le lacrime stavano tornando a farsi strada in me. Deglutii e presi un respiro profondo, poi proseguii: - Ci siamo calmati e gli ho chiesto per l’ennesima volta perché mi ha lasciata e beh… me l’ha detto. È questo il motivo per cui abbiamo litigato.

- Ma cosa ti ha detto per farti stare così? – indagò Greta, preoccupata. – Perché ti ha lasciata?

- Mi ha lasciata perché… perché i suoi stanno divorziando e per questo motivo lui ad Agosto si trasferisce a Roma con sua mamma e sua sorella – buttai lì, il più velocemente possibile, sperando che si rivelasse il modo più indolore per parlarne. Se mi fossi dilungata troppo si sarebbero riaperti i rubinetti.

- Oh no! – esclamò Greta, sinceramente dispiaciuta. Non sapendo bene che dire, mi strinse una mano con la sua per darmi conforto, e gliene fui grata.

- Dani, ma è bruttissimo! – le fece eco Alessia, dopodiché spostò la sua sedia in modo da essermi più vicina e mi abbracciò.

- Già – convenni, prima di scostarmi dai contatti fisici delle mie amiche. Rischiavo di lasciarmi andare alle lacrime, così. Prima o poi sarebbe stato inevitabile, ma prima volevo spiegare loro le mie ragioni, far loro capire perché io e Valerio fossimo arrivati al litigio. – Ma quello che mi ha fatto male, quello che mi ha fatto arrabbiare è che… è che lui abbia deciso per me senza dirmi nulla. Perché secondo lui non siamo fatti per una relazione a distanza, e su questo ha ragione, me ne rendo conto anche io. Però… però avrei preferito che me ne parlasse, anziché decidere tutto da solo! – sbottai, la voce rotta dal pianto. Alla fine avevo ceduto, come avevo previsto. – Forse avremmo potuto trovare una soluzione, forse… non lo so.

- Posso immaginare come ti senti – tentò di confortarmi Alessia. – Capisco che tu sia ferita perché non ti ha detto nulla. Ha sbagliato, e clamorosamente. Avrebbe dovuto parlartene, perché la cosa non riguardava solo lui, ma entrambi! – esclamò, infervorata.

- Appunto! – sbottai. – Invece ha deciso anche per me, senza interpellarmi minimamente! Ha detto che lo ha fatto perché non voleva farmi soffrire, ha detto che lasciarci era la soluzione migliore, il male minore… Ma minore per chi? Ha fatto tutto da solo! – ribadii, ferita. – E questo fa male. Fa male perché credevo di meritarmi un trattamento migliore, in virtù di quello che c’era tra noi. Poteva mettermene al corrente!

- Hai ragione – convenne Greta. – Lui indubbiamente ha sbagliato – proferì. Quella era forse la prima volta che la sentivo dire che Valerio aveva torto. – Ma tu… ti sei chiesta cosa avresti fatto al suo posto?

La fulminai con lo sguardo. Come non detto, l’accusa era fasulla. Possibile che perfino in quella situazione lei dovesse difendere Valerio a spada tratta, anziché darmi conforto?

- No, non fraintendermi! – si affrettò a giustificarsi, avendo intuito i miei pensieri. – Non lo sto difendendo, te l’ho detto che ha sbagliato. Però, sai, voi due siete simili, e per questo ti ho chiesto cosa avresti fatto tu al suo posto. Magari mettendoti nei suoi panni capisci meglio il suo punto di vista.

Sospirai. Mi ero già chiesta cosa avrei fatto al posto di Valerio, quel pomeriggio. Mi ero posta quell’interrogativo più volte, nella solitudine della mia camera, ed ero giunta alla conclusione che no, non mi sarei comportata come aveva fatto lui. Al suo posto io gli avrei parlato dei miei problemi, non l’avrei lasciato senza una spiegazione. Certo, non l’avrei fatto subito, abituata com’ero a tenermi tutto dentro, però l’avrei fatto. Mi sarei tenuta tutto per me per qualche tempo, rimuginandoci sopra ma soprattutto continuando a stare insieme a lui, poi un bel giorno gli avrei comunicato che mi sarei trasferita e a quel punto avremmo deciso insieme cosa fare, se darci una possibilità anche a distanza, se lasciarci subito oppure attendere il momento della partenza, godendoci il tempo che restava.

Fu quello che dissi anche ad Alessia e Greta.

- Sei sicura? – chiese Greta, un po’ dubbiosa.

- Sì – ribadii io, in tono asciutto.

- Io non ne sono poi così convinta – mi contraddisse Alessia. – Secondo me queste sono quelle tipiche situazioni che finché non ci sei dentro non sai come affrontare. Ti fai un’idea ma poi ti comporti diversamente – mi spiegò, con la schiettezza tipica del suo carattere.

- E va bene – sbottai. – Mettiamola così, al posto di Valerio so cosa non avrei fatto, ed è comportarmi come lui – affermai, infervorata. Alessia aveva ragione, ma io ero altrettanto ferma nelle mie convinzioni.

- Ma adesso come siete rimasti? – domandò poi cautamente Greta, visto che era inutile stare a rimuginare sui ‘se’ e sui ‘ma’.

- L’ho cacciato da casa mia dicendogli di non farsi più vedere – risposi. – Ero troppo ferita, e lo sono ancora. Adesso capisco perché ha insistito tanto per avermi come amica: non era ancora pronto a rinunciare del tutto a me. Ora però dovrà esserlo.

- Non ti seguo – ammise Greta, confusa. Mi resi conto che le mie parole e le frasi da me pronunciate dovevano sembrare parecchio sconnesse, dato che ero ancora piuttosto sconvolta dagli eventi di quel pomeriggio per mettere insieme degli enunciati di senso compiuto.

- La mia amicizia se la scorda – decretai poi inferocita. La rabbia di quel pomeriggio stava riaffiorando sempre più, anche se non in modo così potente. – Mi lascia perché si trasferisce e non vuole farmi soffrire? Benissimo. Però che non pretenda di starmi accanto lo stesso da amico, alla fine non c’è molta differenza: soffro comunque, se lui se ne va. E visto che non vuole farmi soffrire deve starmi completamente alla larga – spiegai.

- Mi sembra un ragionamento un po’ contorto – commentò Greta, ancora più perplessa. – E troppo drastico.

- Ho solo seguito il ragionamento di Valerio – borbottai. – Deve assumersi la responsabilità delle sue azioni. Ripeto, mi ha lasciata perché non vuole farmi soffrire, quindi vorrei che mi stesse alla larga almeno la smetto di soffrire del tutto.

- Sicura di non farlo per te stessa? – mi chiese Alessia, in tono neutro.

- Prego?

- Sei sicura che non lo vuoi tenere alla larga perché così non soffri ulteriormente? – domandò Alessia con altre parole.

- Adesso ti sembra che non stia soffrendo? – ringhiai, piccata. Stavo iniziando a pentirmi di averne parlato con loro; non capivano quello che provavo.

- No, non ho detto questo – rispose Alessia, paziente. – Dico solo che andando avanti col tempo ti riabituerai alla sua assenza, come hai fatto quando ti ha lasciata. L’hai appena detto, la smetteresti di soffrire del tutto. Sarebbe più facile, poi, quando lui si trasferirà. Se gli restassi amica sarebbe più difficile dirgli addio. Sarebbe difficile in ogni caso, qualunque tipo di rapporto tu intrattenga con lui – mi spiegò. – Perché tu provi ancora qualcosa per Valerio, giusto?

Abbassai lo sguardo, colpevole. Come sempre, Alessia aveva ragione. Come sempre, lei e Greta avevano saputo indagare nel mio profondo e mettermi di fronte a fatti che io nemmeno avevo contemplato. Quando poco prima mi ero pentita di aver parlato con loro, avevo sbagliato a pensare che non capivano. Forse non avevano la piena consapevolezza di quello che stavo passando, ma cercavano di farmi ragionare.

- Non lo so, Alessia – dissi con un sospiro. - È tutto così complicato! Prima Valerio mi lascia senza un motivo e mi metto il cuore in pace; le mie attenzioni si spostano su Bassi ed ecco che scopro che sono ricambiate però devo aspettare la fine della maturità per vedere come vanno le cose, ma nel frattempo mi riavvicino a Valerio come amica e finalmente vengo a sapere perché mi ha lasciata e rivivo tutto quello che ho passato a Novembre – mi fermai e presi un respiro profondo, poi proseguii: - Sono confusa. Io ho voltato pagina, dopo che Valerio mi ha lasciata. Non dimentichiamo che a Luglio se tutto va bene inizierò ad uscire con Bassi e davvero non vedo l’ora di quel momento. Però ora che è saltata fuori questa storia di Valerio… non lo so. Non so cosa pensare. O meglio… boh. Cioè, sì che lo so.

- E cosa sai? – indagò Greta, cauta.

- So che Valerio ha ragione: io e lui non siamo fatti per una relazione a distanza – decretai, convinta. Su quello ero irremovibile. – Ci saremmo lasciati in ogni caso, una volta che lui si fosse trasferito. Quindi io ho fatto bene a voltare pagina, sono convinta di quello che ho fatto e non devo certo soffermarmi sui capitoli indietro riguardanti Valerio.

- Ripeto: sei sicura di non farlo per te stessa, perché vuoi proteggerti? – mi chiese Alessia.

- Sì, sono sicura – risposi con decisione. – Ormai la mia strada l’ho presa, e non voglio giocare né con i sentimenti di Valerio né con quelli di Marcello.

- Invece stai giocando con quelli di Valerio – mi contraddisse Greta. – Ti ripeto: lo so che ha sbagliato a trattarti così, ma tu ora lo stai punendo eccessivamente, con la decisione di troncare del tutto i rapporti con lui. In questo momento starà di sicuro soffrendo come un dannato, in primo luogo perché ha capito che nei tuoi pensieri c’è già un altro e in secondo luogo perché adesso tu gli hai negato anche la tua amicizia – mi spiegò, con una nota di rimprovero. – Non dico che tu adesso debba mandare a quel paese Bassi e tornare assieme a Valerio finché non parte – aggiunse. – Però non devi nemmeno allontanarlo così. Devi trovare la giusta via di mezzo, a mio avviso.

Sospirai. Perché Greta doveva essere sempre così saggia? Era in grado di farmi vedere le cose dalla giusta prospettiva, di farmi capire che le situazioni non erano solo bianche o nere, che c’erano anche le vie di mezzo.

- E quale sarebbe la via di mezzo, secondo te? – le chiesi, nonostante sapessi già la risposta.

- Parlare con Valerio – rispose Alessia, precedendola. – Chiarire la situazione con lui. Dirgli che aveva ragione riguardo il continuare la vostra storia a distanza, ma che è passato automaticamente dalla parte del torto quando ti ha lasciata senza dirti nulla.

- E parlargli di Bassi – suggerii Greta. – Ha il diritto di saperlo.

- No! – esclamai. Guardai Greta come se fosse impazzita. Poteva avere ragione riguardo al fatto che dovevo parlare con Valerio per chiarire il litigio di quel pomeriggio, ma mai gli avrei parlato di Bassi. Ero ancora convinta che non fosse il caso; pensavo che un’amicizia tra ex, specialmente se particolare come la nostra, avesse bisogno di confini ben marcati che non era il caso di oltrepassare, e reputavo che parlare di eventuali nuove fiamme fosse un’enorme ed elevata recinzione con tanto di filo spinato in cima.

- No, Gre – mi venne incontro Alessia. - È sufficiente che Valerio sappia che c’è di mezzo un altro, non c’è bisogno che Dani gli faccia la telecronaca.

- Sarebbe indelicato nei suoi confronti – spiegai. – Già prima sospettavo che provasse ancora qualcosa per me e oggi ne ho avuto la conferma. Non voglio farlo stare male ancor più di quanto già non stia, non mi sembra il caso.

Non appena pronunciai quelle parole, mi resi conto che l’ira nei confronti di Valerio era svanita. Mi stavo preoccupando per lui e per i suoi sentimenti; non era forse una dimostrazione del fatto che tenessi troppo a lui per rimanere arrabbiata?

- Gli parlerò – decretai, con un sorriso amaro. – Gli parlerò e spero che chiariremo la situazione. Però, Gre, non gli dirò nulla di Marcello.

Il resto della serata trascorse in modo più sereno. Parlare con le mie amiche mi era servito, e ora sapevo quello che dovevo fare; la situazione in cui mi trovavo era parecchio complicata, ma al mio fianco avevo due ottime guide.

 

 

 

Il giorno dopo mi svegliai più serena e perfettamente consapevole del fatto che avrei dovuto parlare con Valerio. Nel pomeriggio, dunque, dopo varie indecisioni, mi decisi e gli scrissi un messaggio.

Ciao. Hai da fare? Vorrei parlarti. Dani

Scrissi così, semplice e diretta, senza troppi fronzoli. Aggiunsi anche la firma perché temevo che avesse cancellato il mio numero, dopo la discussione del giorno prima.

La risposta arrivò nel giro di pochi minuti, senza farsi attendere troppo.

Diceva: No, sono libero. Troviamoci sotto casa mia tra mezz’ora.

Feci un respiro profondo e uscii dalla mia stanza per chiedere la macchina a mia madre, dopodiché tornai in camera a vestirmi, dato che ero ancora in pigiama, come ogni domenica che si rispetti. Mi infilai un paio di jeans, una maglietta e una felpa grigia col cappuccio, poi mi guardai allo specchio per darmi una sistemata ai capelli, che raccolsi in una coda. Essendo una bella giornata di sole, optai per il mio giubbetto di pelle nera, che indossai sopra la felpa, dopodiché mi misi le scarpe, agguantai la borsa e dopo aver salutato i miei genitori uscii.

Senza rimuginare troppo su quello che stavo facendo, salii in auto, la misi in moto e partii, diretta a casa di Valerio. Solo allora mi resi davvero conto di quello che stavo per fare e fui tentata di fare marcia indietro. Avevo detto a Valerio che dovevo parlargli, ma non avevo la più pallida idea di cosa dirgli!

Mi imposi di calmarmi e nel giro di un quarto d’ora fui a casa sua. Parcheggiai dietro la palazzina condominiale in cui abitava e mi diressi al portone, dove lo trovai già pronto ad aspettarmi.

Seguii l’istinto e gli corsi incontro, buttandogli le braccia al collo e stringendomi a lui perfettamente conscia che di lì a pochi mesi si sarebbe trasferito. Come avevo potuto, il giorno prima, cacciarlo da casa mia intimandogli di non farsi più vedere? Come avevo potuto credere di voler sprecare così il tempo che ci restava?

Valerio inizialmente rimase un po’ spiazzato da quella mia improvvisa dimostrazione d’affetto; dopo la nostra discussione tutto doveva aspettarsi tranne quello, di certo. Fu solo un momento, però, perché poi ricambiò il mio abbraccio.

- Scusa se non te ne ho parlato subito – mormorò, il mento appoggiato alla mia spalla.

- E tu scusami per ieri; ho esagerato – gli dissi io, prima di separarmi da lui. – Facciamo una passeggiata qui intorno? – gli proposi dunque. Valerio annuì e camminammo in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Ci fermammo un poco più avanti, dopo aver svoltato in una stradina senza uscita e ci sedemmo sul marciapiede a gambe incrociate, in modo da poterci guardare negli occhi. Valerio mi guardò e mi rivolse un piccolo sorriso di incoraggiamento, e compresi che dovevo dire qualcosa, qualunque cosa. Del resto gli avevo scritto che dovevo parlargli.

- Non so da dove cominciare – esordii. – Ieri abbiamo discusso per così tanti motivi! – esclamai, facendo una risatina per sdrammatizzare. – Ti chiedo di nuovo scusa per averti cacciato di casa in quel modo e per averti ferito, io…

- Sta’ tranquilla – mi interruppe Valerio. – Ne avevi tutto il diritto.

- E invece no! – ribattei. – Non dovevo farlo, perché si vedeva benissimo che tu già stavi male per tutto quello che era successo e io non ho fatto altro che infierire! – mi rimproverai. – Quindi scusami. Alla fine non avevi poi tutti i torti – dissi. – Cioè, hai sbagliato nel non dirmi nulla riguardo il divorzio dei tuoi e il tuo trasferimento, ma avevi ragione, e ce l’hai anche adesso, nel dire che una storia a distanza non fa per noi – mi corressi. – Credo che al tuo posto l’avrei pensata allo stesso modo e avrei agito come hai agito tu, riguardo noi due, però prima te ne avrei parlato. Non ti avrei lasciato senza un motivo.

- Lo so – convenne lui. – Ti chiedo di nuovo scusa per non averlo fatto, ma io… Vedi, ero confuso. Già ero dispiaciuto per via del divorzio, poi quando mia madre mi ha detto di Roma è stato il colpo di grazia. Ero furioso perché questo voleva dire troncare con tutto e con tutti… con te soprattutto. Solo a pensarci stavo male e non osavo immaginare la tua reazione, per cui la soluzione più facile mi è sembrata lasciarti per evitarti sofferenze. Però, come hai detto tu, non volevo rinunciare del tutto a te e ho cercato di restarti accanto come amico, perché la mia intenzione era quella di dirti tutto, prima o poi. Però poi ieri salta fuori che…

- Lo so – lo interruppi. Alludeva a Marcello. – Ti chiedo scusa anche per questo. Io… Non l’ho previsto, è successo è basta.

- Doveva succedere, Dani – decretò Valerio con enfasi, rivolto più a se stesso che a me. – Che sia successo adesso non ha importanza, doveva comunque succedere. Era inutile che io ti legassi a me in una relazione destinata comunque a finire. Ed è meglio così, perché soffrirai di meno, quando arriverà il momento della mia partenza.

- No! – esclamai. – Non dire così! – lo rimproverai con dolcezza. – Non sono per niente felice del fatto che tu parta, sia che tu sia il mio migliore amico o il mio ragazzo!

- Allora posso ancora esserti amico? – mi domandò, speranzoso. Credevo che fosse una cosa ovvia fin dal momento in cui poco prima lo avevo abbracciato, ma forse lui voleva la conferma verbale di quel fatto.

- Certo – risposi. – Era proprio quello che volevo dirti, oggi. È per questo che sono qui, in sostanza. Voglio offrirti di nuovo la mia amicizia, se ancora la vuoi. Di più non posso fare.

- Mi basta questo – disse con un sorriso, prima di posare la propria mano su una delle mie, abbandonate in grembo.

Lo guardai negli occhi e mi si strinse il cuore, vedendolo così felice per così poco. Doveva amarmi davvero per accontentarsi della mia amicizia e per riuscire a starmi accanto pur sapendo che mi ero innamorata di un altro. Sospirai e per l’ennesima volta mi trovai a pensare cosa sarebbe successo se non ci fosse stato di mezzo Marcello. Provavo ancora qualcosa per Valerio, indubbiamente, ma non erano sentimenti abbastanza forti da potermi permettere di mandare tutto all’aria con Bassi per tornare insieme al mio ex per un tempo determinato. Forse quei sentimenti sarebbero bastati se a Parigi tra me e Marcello non fosse successo nulla e forse mi avrebbero convinta a tentare una relazione a distanza.

Era andata diversamente, però. E non potevo farci nulla. Quei pensieri facevano male, ma dovevo imparare a sopportarli: dovevo assumermi le mie responsabilità e capire che le mie scelte avrebbero fatto soffrire qualcuno in ogni caso, per quanto io volessi rendere tutti felici, ma quest’ultima opzione non era contemplabile. L’unica cosa che potevo fare per alleviare il dolore di Valerio era restargli accanto come amica e l’avrei fatto, perché avrebbe lenito anche la mia sofferenza causata dall’annuncio del suo trasferimento. Sapere che di lì a pochi mesi sarebbe stato a più di ottocento chilometri di distanza non era bello.

- Ho una proposta – esordì Valerio, interrompendo il flusso dei miei pensieri. – Stasera mia madre va a fuori a cena con amici e io e mia sorella siamo a casa da soli. Ti va di fermarti qui per cena?

- Certo, volentieri! – risposi, con un sorriso. L’idea non era male, e mi avrebbe fatto piacere rivedere sua sorella, dopo tutto quel tempo. – Non cucini tu, vero? – chiesi poi, fingendo un tono allarmato. L’ultima volta che ero stata a mangiare da lui aveva provato a fare la pasta, ma era stato un completo disastro: non aveva salato l’acqua e aveva fatto cuocere gli spaghetti per venti minuti, dimenticandoseli sul fuoco. Erano diventati colla. Alla fine avevamo dovuto buttare via tutto e recarci al più vicino fast-food.

- No, avevo già in mente di ordinare una pizza – mi tranquillizzò con una risata, dopodiché si alzò e mi porse la mano per invitarmi a fare altrettanto. La afferrai e mi issai, sorridendo.

Era bello riaverlo di nuovo come amico, questa volta senza segreti.

                                                                                                                                        

 

 

 

SPAZIO DELL’AUTRICE

 

Rieccomi qui, con un nuovo capitolo, probabilmente un po’ noiosetto. Questi chiarimenti però erano doverosi, ora i rapporti fra Daniela e Valerio sono chiari.

Mi rendo conto che Marcello negli ultimi due capitoli è stato assente, ma non temete perché presto ricomparirà e ne vedrete delle belle. Non ho già scritto il prossimo capitolo, ma ho già delineato la sinossi di tutta la storia, fino alla fine e vi annuncio che mancheranno circa cinque capitoli (numero più o numero meno; dipende da quanto mi dilungherò su certe situazioni) più l’epilogo.

Detto ciò, ringrazio di nuovo chi ha recensito lo scorso capitolo (vero15star), i nuovi lettori (Lena Vid), chi ha solo letto e chi ha aggiunto la storia alle seguite, preferite, da ricordare. Grazie!

Rinnovo comunque l’invito a recensire e farmi sapere cosa ne pensate del capitolo e della storia in generale, se c’è qualcosa che non va o se fila tutto liscio.

Baci, Pikky91

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Pikky