Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: vero_91    14/09/2012    14 recensioni
"Eccola la parola che temevo più di qualsiasi altra:famiglia. Peeta vuole dei bambini e dato che gli Hunger Games sono stati aboliti pensa che io non abbia più nessuna remora al riguardo. Si sbaglia di grosso. La sola idea di avere dei bambini mi paralizza"
Recensite per favore visto che è la mia prima fanfiction! :)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Peeta’s POV
 
“No Gale ho già detto di no è inutile che insisti.”
“Katniss è tua madre! Ha il diritto di saperlo!”.
“Peccato che non si sia mai comportata come tale. Non voglio che mio figlio conosca sua nonna per poi vederla sparire un attimo dopo. Non passerà quello che ho passato io.”
Guardo Gale e mi rendo conto che sta pensando seriamente alle parole di Katniss. Credo che in fondo sappia che ha ragione ma alla fine dice: “Catnip, so che non l’hai ancora perdonata per quello che è successo, ma è comunque di suo nipote che si sta parlando. Non credi che un giorno tuo figlio vorrà conoscere sua nonna? Forse la nascita di questo bambino è l’opportunità che vi serve per rivedervi e chiarirvi definitivamente.”
Prendo la mano di Katniss e la stringo forte. So quanto parlare di quest’argomento la faccia soffrire. Lo so proprio perché non vuole mai parlarne. Mai. Le ricorda inevitabilmente Prim e tutto quello che ha passato dopo la sua morte. Quando era sull’orlo del baratro e sua madre non era accanto a lei ad aiutarla. E io so anche questo. So cosa vuol dire avere una madre che si comporta come se tu non esistessi; una madre che si ricorda di te solo quando sbagli. Per questo non sono mai riuscito a parlarne con Katniss. Evidentemente in casa nostra l’argomento “madre” è tabù.
Ma per Gale è diverso. Per lui sua madre è sempre stata un punto di riferimento, anche quando il mondo sembrava crollargli addosso. Per lui l’esclusione della madre di Katniss dalla nostra vita è inconcepibile.
Infatti dopo poco Katniss dice: “E’ inutile Gale, tu non potrai mai capire.”
Gale sta per ribattere, ma Johanna lo ferma, scuotendo la testa.
Un pesante silenzio cala fra noi ma per fortuna è ancora Johanna a salvare la situazione: “Katniss mi accompagni a fare una passeggiata per favore? Con questa pancia enorme stare seduti è impossibile.”
“D’accordo.” Katniss mi guarda, esitante, come se aspettasse il mio consenso.
Le sorrido. “Vai pure, io rimarrò qui con Gale per farmi dire cosa mi aspetta nei prossimi mesi di gravidanza.”
“Qualsiasi cosa dica non credergli Peeta. Gale non fa altro che lamentarsi dei miei sbalzi d’umore ma non è lui ad avere due gemelli nella pancia.” Dice Johanna ridendo mentre trascina Katniss fuori di casa.
Le sono riconoscente, ma ammetto di non essere molto a mio agio a rimanere solo con Gale.
“Ti va un caffe?” chiedo per spezzare il ghiaccio.
“Si grazie.” Gale mi segue in cucina silenzioso come un’ombra, mentre guarda tutto con fare circospetto. Si siede mentre io preparo la caffettiera, ma sento il suo sguardo penetrante sulla mia schiena.
“Puoi smetterla per favore?” dico esasperato.
“Di fare cosa?” chiede con la sua solita espressione.
“Questo. Di fare quello sguardo truce. Sei arrabbiato per quello che è successo con Katniss?”
“Credo che quello che tu definisci sguardo truce sia la mia normale espressione. E comunque no, non sono arrabbiato. Solo rassegnato. So che quando si mette in testa qualcosa è impossibile farle cambiare idea.”
In effetti ha ragione. Gli porgo la tazza di caffe e mi siedo di fronte a lui.
“Forse però a te da ascolto. Perché non provi a convincerla?” aggiunge.
“Forse.” ripeto, fissando il caffe fumante.
“Ma non hai intenzione di farlo.” Quella di Gale non è una domanda.
“Già. Non voglio obbligare Katniss a fare nulla. Voglio che lei sia felice, e se questo significa escludere determinate persone dalla nostra vita per me va bene.”
“Però per me l’hai convinta. Sei stato tu a suggerire a Katniss di venire a parlarmi per chiararci dopo la morte Prim vero?”
Mi chiedo come abbia fatto a capirlo. Forse mi conosce meglio di quanto pensassi. “Sì, speravo le servisse per fare luce sui suoi sentimenti. Sapevo che eri molto importante per lei, speravo che perdonando te sarebbe riuscita a perdonare anche se stessa.”
“Anche se sono stato io a uccidere Prim?” il dolore e il senso di colpa traspaiono dalla sua voce.
Scuoto la testa. “Non è stata colpa tua. Katniss lo sa. Dopo l’edizione della memoria lei è riuscita ad andare avanti perché c’eri tu al suo fianco.”
“Solo perché non c’eri tu.”
Incontro i suoi occhi pensando di trovare di nuovo quello sguardo truce, invece stupito noto l’ombra di quello che dovrebbe essere un sorriso. Mi tornano in mente le parole di Katniss…
Fu la prima volta un cui lo vidi sorridere. Lo trasformava da qualcosa di minaccioso in uno che avresti desiderato conoscere.”.
E, in effetti, aveva ragione. Questa è la prima volta che io e Gale parliamo noi due da soli e ammetto che la cosa non mi dispiace. Sto per chiedergli sul serio qualche dritta sulla paternità quando un’ombra entra all’improvviso dalla finestra facendomi sobbalzare.
Anche Gale se ne accorge ma non sembra per niente stupito. “Diana, quante volte ti ho detto che non devi entrare dalla finestra?”
“Avevi ragione papà, il bosco del Distretto 12 è molto più bello del nostro!” dice ignorando l’appunto del padre e posando sul tavolo il suo ricco bottino di erbe e frutti selvatici.
Diana, la primogenita di casa Hawthorne, ha i capelli e la carnagione scura tipica del giacimento, ma i grandi occhi marrone e il fisico snello sono senza dubbio della madre. Da Gale ha preso l’espressione sospettosa e diffidente, ma è anche la bambina più acuta e sveglia che abbia mai conosciuto.
Guardandola bene mi accorgo che il suo corpo è ricoperto di graffi e ferite. “Diana che cosa ti è successo? Ti fa male qualcosa?” chiedo allarmato.
“No sto bene, non preoccuparti. Piuttosto assaggia queste, sono buonissime!” mi allunga una bacca, che assomiglia terribilmente ai morsi della notte.
“Sei sicura che sia commestibile?” chiede Gale mentre cerca di togliere dei rametti secchi e delle foglie dai capelli arruffati della figlia.
“Certo! L’ho assaggiata.”
“Diana! Non devi mangiare le cose che trovi nel bosco se non ne sei sicura! E’ pericoloso!” sbotta Gale chiaramente preoccupato.
“E questi tagli come te li sei fatti invece?” intervengo apprensivo.
“Sono caduta da un albero.” Risponde tranquilla mentre si mette in bocca una fragola.
“E che cosa ci facevi su un albero?” le chiede suo padre mentre controlla attentamente le ferite.
“Stavo cercando di prendere uno scoiattolo.”
“Non riuscirai mai a prenderlo a mani nude. Se vuoi prendere uno scoiattolo devi usare le trappole, te l’ho già insegnato.” Le spiega Gale paziente.
“No! Non voglio ucciderlo! Non si uccidono gli animali papà! Voglio uno scoiattolo vivo!” urla Diana agitata.
“E poi cosa te ne fai di uno scoiattolo vivo scusa?” chiede Gale ormai rassegnato.
“Lo terrò in casa con me. La mamma ha detto che se riesco a prenderlo posso tenerlo.”
“Che cosa? Diana gli animali si cacciano per mangiarli non per tenerli come animali domestici!”.
“Vedremo.” Ribatte la bambina con aria di sfida.
Ho il presentimento che questa discussione andrà avanti per molto tempo. Il ritorno di Johanna e Katniss salva la situazione.
Diana si precipita in sala con un mucchio di more in mano, mentre Gale sospira esasperato.
“Ehi Gale, non credi di dovere delle scuse a qualcuno?” Johanna afferra il suo compagno per il braccio trascinandolo verso il salotto, poi si siede in cucina lasciando Katniss e Gale da soli.
“Scusalo. E’ un testardo e dice le cose in modo brusco, ma lo fa perché ci tiene.”
Scuoto la testa. “Non preoccuparti. Anzi io e Katniss cerchiamo sempre di evitare l’argomento, quindi è un bene che Gale abbia deciso di parlarne.”
Johanna sorride comprensiva. “E tu invece?” chiede puntando il suo dito indice “Gliel’hai chiesto?”
Abbasso lo sguardo. “Non ancora.” So a cosa si riferisce. E’ da quando le ho chiesto un consiglio che non fa che ricordarmelo.
“E quando pensi di farlo? Quando ci sarà un bambino urlante per casa?”
“No! Lo farò… presto.” Sussurro.
“Stasera?”
No. Stasera è troppo presto. Solo a pensarci la paura mi attorciglia lo stomaco.
“Stasera. Va bene.” Rispondo rassegnato.
“Bravo! Forza e coraggio!” dice Johanna dandomi una pacca sulla spalla. Poi esce dalla cucina urlando “Gale! Forza muoviti dobbiamo andare a trovare tua madre!”
Coraggio. Ne avrò bisogno.
 
Katniss
 
Le parole di Gale mi rimbombano ancora nella testa. Forse ha ragione, forse mi sto comportando da egoista, ma la verità è che non riuscirò mai a perdonare mia madre per quello che mi ha fatto. Come lei probabilmente non riuscirà mai a perdonare me per la morte di Prim.
Sono ancora seduta sotto il portico immersa nei miei pensieri quando sento un dolce calore sulle spalle. Alzo lo sguardo e vedo Peeta di fronte a me: “Fa freddo qui fuori. Ti va di rientrare?”
“Non ancora.” Dico sistemandomi il panno che mi ha portato.
“Stai pensando a quello che ti ha detto Gale?” chiede sedendosi di fianco a me.
Annuisco. “Ma non preoccuparti, sto bene. So che ha detto quelle cose perché è preoccupato, ma io ho già fatto la mia scelta.”
Peeta annuisce, abbracciandomi. Dopo poco dice: “Ho preparato del thè, te lo porto?”
“Si grazie.”
Peeta non fa in tempo a entrare in cucina che sento qualcosa infrangersi sul pavimento. “Peeta tutto bene?” chiedo preoccupata.
“Si si tranquilla, mi è solo caduta la tazza.” E’ la terza cosa che rompe stasera. Senza contare le bistecche che hanno preso fuoco mentre cucinava. Per un tipo scrupoloso e attento come lui tutto ciò non è normale.
“Va tutto bene?” gli chiedo non appena ricompare fuori.
“Sì, certo.” Dice fingendo un sorriso indifferente mentre mi passa la tazza.
Mi accorgo che la sua mano trema. “E’ successo qualcosa con Gale?” chiedo preoccupata mentre gli faccio spazio sotto il panno.
“No anzi è andata meglio di quanto pensassi. Perché?” sembra sorpreso.
“Non so mi sembri strano. Sicuro vada tutto bene?” chiedo dolcemente.
“Tutto bene. Sono solo un po’ stanco.” Dice passandomi un braccio intorno alle spalle.
A me più che stanco sembra teso come una corda di violino. Ho l’impressione di essere abbracciata a un albero tanto è rigido. Non voglio che ci siano segreti fra noi ma non posso neanche obbligarlo a parlarmene se non se la sente. Decido di rimanere in silenzio per un po’, sperando che Peeta cambi idea, ma l’unica cosa che fa è cominciare a battere il piede a terra nervosamente.
Così dopo poco sbotto. “Peeta si può sapere cos’hai?”
“Katniss, vuoi sposarmi?”
Ci vuole qualche secondo perché io capisca il significato delle sue parole. Quando lo guardo, incredula, è l’espressione terrorizzata di Peeta a sconvolgermi di più.
“L’idea di sposarmi ti spaventa così tanto?” chiedo confusa.
Peeta si lascia scappare un sorriso. “No. E’ la tua risposta a terrorizzarmi. L’ultima volta che te l’ho chiesto mi hai lasciato.”
Ora ho capito. “E’ per questo che prima eri così nervoso?”
“Esatto. E’ da qualche giorno che cerco disperatamente il modo giusto per dirtelo. Io so che sto pretendendo troppo. Non solo siamo insieme, ma stiamo anche per avere un figlio; credimi tutto questo va ben oltre le mie più rosee aspettative. Non m’importa della cerimonia, dell’abito bianco o degli invitati, voglio solo tostare il pane con te. Desidero sposarti, voglio che tu diventi mia moglie ed io tuo marito, perché io non potrò mai amare nessun’altra donna oltre a te per il resto della mia vita.”.
Abbraccio Peeta d’istinto, affondando le mani nei suoi capelli. I miei occhi pungono e devo fare un grande sforzo per trattenere le lacrime. “Lo voglio” sussurro al suo orecchio prima di baciarlo appassionatamente.
Lo sento sorridere sulle mie labbra, mentre cerca di aggiungere qualche altra parola strappalacrime, cosa che gli impedisco di fare.
Quando riprendo il controllo di me stessa mi alzo in piedi, tendendogli la mano. “Andiamo!”
“Dove?” Peeta è ancora seduto e mi guarda confuso.
“Alla tua panetteria. Ci serve del pane da tostare no?”




----angolo autrice--- 
Ok ho un sacco di cose da dire su questo capitolo! (ma non vi assicuro che siano interessanti :D)
-Questo capitolo l’avevo scritto in vacanza, sono tornata, l’ho riletto e l’ho cancellato! XD Non so perché ma non mi convinceva per nulla così l’ho riscritto cambiandolo completamente! (anche se non sono sicura di averlo migliorato, anzi… :’)) Soprattutto la prima parte, all’inizio era una conversazione telefonica tra Katniss e Gale, che si è trasformata in un dibattito a quattrocchi tra Peeta e Gale. Ho voluto cambiare anche il punto di vista perché ci tenevo che questi due personaggi avessero una specie di confronto, non dico che sono diventati amici, ma credo ci sia rispetto reciproco.
-Poi volevo inserire meglio il personaggio di Diana. Io me la immagino come una scimmietta selvatica, e dato che entrambi i suoi genitori sono persone forti e coraggiose, volevo far vedere in lei queste qualità, che sono al limite della pericolosità! XD
Per il nome ho deciso di seguire una delle mie fisse, cioè gli eroi e la mitologia, da qui Diana (o Artemide per la mitologia Greca) dea della caccia, armata di arco e frecce, signora delle selve, protettrice degli animali selvatici e custode delle fonti e dei torrenti. Altera e vendicativa, Diana non tralasciava mai di inferire su tutti coloro che le recavano offesa; amante della solitudine e nemica dei banchetti era solita aggirarsi in luoghi isolati.
Appena ho letto la descrizione ho pensato che combaciasse perfettamente con l’unione di Johanna e Gale. Spero convinca anche voi! (Secondo questa logica ho scelto anche i nomi dei baby Mellarck quindi ora potreste anche riuscire a indovinarli! :D) A differenza dei genitori però, Diana è il tipo di bambina che non riuscirebbe a uccidere nemmeno una formica. Da qui il dibattito con il padre, e mi fa ridere l’immagine di un Gale rassegnato che ha come animale domestico uno scoiattolo!
-Per la seconda parte invece, avevo già deciso che Peeta e Katniss si sarebbero sposati mentre lei era già incinta. Non so perché, ma nel mio immaginario è sempre stato così. :D
Ok basta perché ho parlato un sacco e molti di voi avranno già interrotto la lettura da un po’, volevo solo ringraziare tutti voi, per leggere, seguire, preferire e recensire questa storia. Grazie davvero!
Il prossimo capitolo sarà l’ultimo, spero di non avervi deluso con questo (dubito) e di non deludervi con il prossimo!
  
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: vero_91