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Autore: Crystal eye    15/09/2012    4 recensioni
"Ma non successe nulla per molti, lunghi minuti, tanto che Harry abbassò leggermente la guardia. In quel preciso momento, la sensazione triplicò e si alzò un forte vento nel parco.
“Sarai mio!”.
Quelle due parole portate dal vento erano state pronunciate da una voce così calda e suadente che al giovane sembrò terribilmente familiare."
Una guerra che rischia di sconvolgere tutto il Mondo Magico, una tregua forzata, nuovi amori e nuovi amici.
Abbiate pietà è la prima storia che pubblico e spero vi piaccia. è dedicata alla mia migliore amica Averyn, che mi ha incoraggiato a pubblicare. Crystal
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo 20
 
...Gli rispose, ma prima che potesse dire altro arrivò una ragazza dai capelli rossi, che li guardò sorridendo, prima di informarli che era ora di pranzo...
 
I due interpellati si guardarono, poi Adrian si rivolse alla cugina.
“Grazie per averci avvertito, Sarah, arriviamo.” Le disse con tono neutro, anche se sapeva che lei avrebbe capito il suo stato d’animo un po’ agitato in ogni caso.
“Bene. Oh, ricorda che lo zio ti voleva parlare, prima di dare la... notizia.” Lo avvisò la vampira, con un sorrisetto ambiguo, a cui l’altro desiderò poter rispondere con un’alzata di occhi al cielo.
Comunque lei lo ignorò, sorridendo, invece, in direzione di Harry, che segretamente desiderava di poter restare a parlare con il bel vampiro accanto a lui, per chiarire ciò che era ancora rimasto in sospeso tra di loro. Tuttavia, quest’ultimo si alzò dalla sedia e lo invitò con uno sguardo a fare lo stesso.
“Ehi! Ti ho promesso che ti avrei dato delle risposte e lo farò, non ti preoccupare.” Lo rassicurò. “Continueremo il nostro discorso dopo cena.” Detto ciò, guardò la cugina che era ancora nel giardino a osservarli, rimase sorpreso di notarlo, maliziosamente.
Lei percepì i suoi pensieri e gli rispose allargando il sorriso.
Poi si avviò a velocità vampiresca, senza aspettare i due.
Harry guardò Adrian confuso, non era riuscito a capire bene l’interazione dei due cugini, ma quello in risposta scosse la testa, non avendo idea di come spiegare al giovane ciò che passava per la testa della veggente.
Sospirò e, facendo cenno al moro di seguirlo, si incamminò nella direzione della Sala dove sarebbe stato servito il pranzo.
 
°°°
 
Furono gli ultimi ad arrivare, quindi tutti i vari tavolini erano già stati occupati. Harry si sorprese di vedere che non c’erano quattro lunghi tavoli come ad Hogwarts, ma tanti tavolini tondi, da dieci o dodici persone.
I suoi amici lo stavano chiamando da un tavolino centrale, vicino a quelli dei membri dell’ES e ad altri Serpeverde amici dei loro amici Serpeverde, che sedevano al tavolo con lui.
Anche gli altri gruppi non erano divisi per appartenenza di casa, sembrava quasi che per un giorno le divergenze le potessero mettere da parte.
Si sedette vicino a Hermione e si rese conto che dal suo posto poteva vedere perfettamente Adrian senza neanche girare il capo, semplicemente alzando lo sguardo lo poteva ammirare con la scusa che non poteva di certo mettersi altrove visto che era l’unico posto libero.
“Grazie Mione.” Le sussurrò, facendola ridere sotto i baffi.
Gli altri li guardarono interrogativi, scatenando risa e sghignazzamenti. Il tavolo si guardò, sperando di trovare una risposta in un altro degli occupanti, poi scosse la testa, accantonando la questione.
Molti si girarono verso la loro tavolata, per capire cosa stava succedendo, anche Adrian, nonostante la sua attenzione fosse rivolta al giovane di fianco a lui, che gli stava dicendo qualcosa di non molto bello. Infatti, Harry vide che il sorriso che gli aveva regalato si stava spegnendo sempre di più, fina a che non divenne una smorfia, che il giovane Potter non capiva se disgustata o seccata.
Comunque si annotò mentalmente le domande che gli voleva fare quella sera, rassicurandosi che entro poche ore avrebbero avuto risposta. Dopo di che si dedicò al pranzo.
 
°°°
 
I vampiri si allontanarono dalla Sala molto presto, e Adrian seguì suo padre nel suo studio.
“Figliolo, so che adesso desidereresti stare con il tuo umano ma...” iniziò, ma venne interrotto dalla porta che si apriva e ne entrava una donna stupenda ed elegante. I lunghi capelli neri erano legati in una morbida treccia che cadeva sulla spalla sinistra e il viso dolce era incorniciato da delle ondulate ciocche ribelli che facevano sembrare i suoi occhi ancora più chiari, di un azzurro già chiarissimo, divenivano trasparenti come delle pietre di acquamarina.
“Madre!”
“Isabella!”
La chiamarono in coro padre e figlio.
La regina li guardò sorridente e andò ad abbracciare il suo ragazzo, che non vedeva dall’ultima volta che era stato lì.
“Oh, Adrian.” Disse, felice di vedere che stava bene. “Sono così felice che tu sia tornato. E ho bisogno di parlarti, figlio mio, è molto importante.” Aggiunse.
“Isabella, amor mio, capisco che la questione che devi affrontare con lui è importante, ma siamo in guerra e lui è il Principe ereditario, dovrà guidare i vampiri quando sarà il momento e adesso ha degli obblighi verso questa guerra.” Fece combattivo e autoritario il Re, nella speranza che la moglie lo lascasse di nuovo da solo con il giovane.
“Cosa? Non ti permettere, Joseph, sarai anche il Re, ma prima di tutto sei mio marito e Adrian è mio figlio, nostro figlio, motivo per cui non ti devi permettere di pensare a lui semplicemente con al principe ereditario.” Si arrabbiò la donna. “Sono qui per parlare con lui e non me ne andrò di qui fin quando non gli avrò parlato!” finì, prendendo fiato e scoccando al marito uno sguardo severo e molto molto spaventoso, che fece cedere l’uomo solo in parte.
“E va bene, ma prima fammi chiarire con lui una delle cose di cui si dovrà occupare personalmente.” Le rispose, utilizzando un tono ragionevole.
“Padre, volevo sapere, per quanto riguarda l’addestramento degli studenti...” domandò Adrian, intromettendosi nella discussione dei genitori.
“È proprio il motivo per cui ti devo parlare. Gli studenti hanno deciso, tra quelli che vogliono rimanere ci sono soprattutto alunni degli ultimi anni e cinque o sei dei primi tre. Mi è giunta voce che alcuni di loro e altri che arriveranno nel pomeriggio hanno fatto parte di un gruppo di studio extrascolastico, in cui hanno imparato qualcosa in più, l’anno precedente. Spero vivamente che tu sia pronto, perché il fatto che non siano più ad Hogwarts non vuol dire che non troveranno motivi per litigare.”
“Non preoccuparti, Padre, saprò cavarmela. Li conosco tutti almeno di vista e con, quasi tutti, ho parlato una o due volte e credo di avere l’appoggio degli studenti giusti.” Gli rispose sorridendo a fior di labbra, ripensando che quella sera avrebbe potuto dire tutto ad Harry, ma era meglio iniziare dai problemi di cuore, poi tutte le altre spiegazioni.
“Bene, allora. Direi che hai la giornata libera, ci rivedremo questa sera...” disse Joseph.
“No, non stasera. Devo parlare con una persona e non posso rimandare.” Lo interruppe Adrian, sapendo che non era una buona idea far alterare il padre, ma anche che non poteva rompere la promessa fatta a Harry.
Il vampiro più adulto lo guardò incredulo per un attimo, non l’aveva mai interrotto, poi scosse la testa sorridendo.
“Sei proprio uguale a me! E va bene, pensi di poter finire entro la mattina di domani?” gli chiese, con un tono scherzoso e pieno di affetto.
“Sì. E grazie, Padre!” esclamò l’altro felice.
“Ora che la vostra conversazione è terminata, scusatemi, ma mi porto via mio figlio.” Esordì la vampira che era rimasta ad osservare l’interazione tra i due con un pizzico di timore e orgoglio.
Adrian si era sempre molto impegnato per rendere suo padre orgoglioso.
Una volta fuori, Isabella condusse il giovane vampiro verso il suo giardino privato, quello che curava lei stessa da quando era diventata la regina. Il ragazzo sgranò gli occhi quando se ne rese conto, sapeva quanto era importante quel luogo per la madre e potervi entrare era un privilegio che non a tutti era concesso.
Guardandosi intorno, si meravigliò di quanto fossero belli i fiori, esotici e tradizionali, o i grandi alberi secolari che creavano giochi di luce e ombra sopra di loro.
“Hai fatto davvero tutto tu? Tutto questo, sei riuscita a farlo da sola? Sei straordinaria, mamma.” Chiese, fiero di avere una mamma speciale come lei.
“Beh, avevo tanto tempo libero! Ero appena diventata regina e sapevo bene che non era il caso di farmi vedere in giro per il castello da sola da qualche ospite, quindi chiesi alle mie ancelle di trovarmi un posto, nel giardino, dove mi sarei potuta rilassare e ho trovato questo e ho deciso di curarlo.” Gli spiegò, imbarazzata dal complimento con un sorriso biricchino.
“Ecco da chi ha preso Alex!” esclamò ridendo Adrian, rivedendo nella madre i modi di fare un po’ irriverenti del fratello minore.
“Che ci puoi fare, tesoro? È mio figlio dopotutto, come te!” disse.
Poi si avviò verso una panchina in pietra circondata da un bellissimo roseto e ombreggiata da una quercia.
Si sedette e gli fece cenno di fare lo stesso.
“Non ti ho chiesto di venire qui per parlare del giardino. Ma di te e del tuo dolce umano. L’ho conosciuto, sai?” iniziò il discorso.
“Non è solamente il mio dolce umano, anzi non credo proprio sia mio, in primo luogo. Però... è lui.” Cercò di dire l’altro.
“So cosa vuoi dire, sai ho provato la stessa cosa con tuo padre.” Lo rassicurò lei, con fare materno.
“Davvero? Ma credevo che... cioè, sia tu che papà avete sempre raccontato che il vostro è stato amore a prima vista.” Ribatté sconcertato.
“Si, infatti. L’ho amato dal primo momento che l’ho visto. Ma allora ero la figlia del capo nemico, potevo solo sognare di stare con lui. Almeno fin quando non si stipulò la tregua e, per fortificare l’unione delle due fazioni, venne organizzato il matrimonio tra me e tuo padre.” Raccontò la donna, con sguardo cupo e pensieroso. “Anche per lui fu amore a prima vista, quando i tuoi nonni si incontrarono per stringere l’alleanza, io, in quanto sua unica figlia, dovevo seguirlo. È stata la prima volta che ci siamo incontrati, almeno ufficialmente. Poi abbiamo iniziato a stare insieme, anche prima del matrimonio. E lui mi dichiarò il suo amore la notte prima delle nozze, sotto la luna quasi piena.” Aggiunse sognante. “Comunque, penso che tu debba parlare con il tuo Harry, prima che sia tardi, o lo perderai.” Gli consigliò.
Adrian, che aveva ascoltato in religioso silenzio il racconto di Isabella, annuì, incupendosi un poco.
“Non saprei come affrontare il discorso, insomma, non gli posso dire : ciao, sei la mia anima gemella, ti va di restare con me per tutta l’eternità? Mi manderebbe via a calci! E ho paura che se questa guerra non finisce in fretta, rischio che venga ferito per arrivare a me, è già successo.” Si sfogò, esternando tutte le sue paure con la donna che lo aveva messo al mondo.
“Non puoi andare avanti mentendogli, deve sapere la verità. Quello che accadrà poi, lo affronterete quando sarà il momento. Non soffocare il tuo amore per paura, tesoro mio. Potrebbe essere il tuo più grande errore.” Gli disse dolcemente, dandogli una leggera carezza sulla guancia.
Lui alzò lo sguardo, che aveva abbassato dopo lo sfogo, trafiggendola con quegli zaffiri che aveva al posto degli occhi.
“Ora ti conviene andare dal tuo piccolo smeraldo, penso potrai anticipare la tua chiacchierata.” Fece lei sorridendo.
Il giovane si alzò dalla panchina e si immerse nei corridoi del castello alla ricerca della traccia familiare di Harry.
Lo trovò nella sua camera, da solo.
Bussò un paio di volte, poi attese.
Nessuna risposta proveniva dall’interno della stanza. Stava per ribussare, quando sentì dei lamenti incoerenti, dolorosi gemiti di paura e frustrazione, di senso di colpa e dolore.
“No… per favore… lasciali… non gli fare del male…” disse la voce mezza soffocata di Harry.
Adrian decise di entrare e di capire cosa stesse succedendo. Ma una volta dentro vide il giovane, steso nel letto, dormire un sonno agitato da un qualche incubo terribile.
Gli si avvicinò, senza cercare di non far rumore, sperando anzi che si svegliasse infastidito dai rumori leggeri che emettevano i suoi passi.
“Harry… Harry! Mi senti? Svegliati!” gli sussurrò.
“Mmm…” mugolò questi, senza tuttavia svegliarsi.
Iniziò a scuoterlo, cercando di svegliarlo, continuando a fallire nei suoi tentativi. Poi le sue parole attirarono la sua attenzione.
“No, ti prego, lascialo… prendi me… ma lascia stare lui. No!” gridò infine.
Adrian smise di provare a svegliarlo nei modi tradizionali e lo chiamò, modulando la voce come aveva fatto solo una volta con lui, al loro primo incontro.
“Harry, svegliati, mio piccolo angelo. Ho bisogno di te.” Gli sussurrò dolcemente, avvolgendosi nel frattempo in un mantello di tenebra, così da non essere visto completamente dall’altro quando si fosse svegliato. “Avanti, piccolo, ce la puoi fare!” aggiunse, infondendo in quella frase tutta la fiducia che provava per lui.
Le palpebre del ragazzo vibrarono un secondo prima di aprirsi sugli occhi verde speranza, che guardarono confusi il loro osservatore.
“Sei tornato…” gli disse debolmente, sorridendo.
L’altro annuì e lo strinse di più a sé.
“Ora è tutto a posto.” Lo rassicurò, pregando che non ricordasse l’incubo che aveva fatto e, allo stesso tempo, che potesse descriverglielo così da poter sapere se i suoi dubbi sul nemico con il quale si sarebbero scontrati erano fondati. Comunque mise da parte i pensieri e lo fece poggiare sul suo petto, tenendolo stretto.
“Riposati, nessuno ti farà del male.” Gli sussurrò, ma vedendo lo sguardo spaventato nei suoi occhi, lo rassicurò, dicendo. “Non me ne vado.”
Harry, rassicurato, chiuse gli occhi, stringendosi a lui.
 
 
NOTE DELL’AUTRICE: arieccome.... carissimi lettori ecco per voi un nuovo chappy... mi fate sapere come vi sembra??? Bene!!! Allora sono cominciate le scuole... dannate!!! Motivo per cui ho deciso che aggiornerò solo il sabato, un chappy a settimana... vedrò di essere puntuale, promesso....
Bacioni Crystal
 
 
 
 
 
 
 
  
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