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Autore: Eneria    15/09/2012    0 recensioni
Dopo due anni dall'evasione da Azkaban, Sirius Black è in un'altra prigione: il quartier generale di Grimmauld Place. Intanto una brillante Auror indaga su possibili collegamenti tra la sua evasione e l'evasione di dieci tra i più pericolosi Mangiamorte. Come se non bastasse il tempo fa brutti scherzi, riapre vecchie ferite e ne cura alcune.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Per i lettori: lo so, lo so. L'attesa tra un capitolo e l'altro è infinita. In questo non sono cambiata, ma mi piace scrivere capitoli lunghi. D'altra parte vi avevo promesso che questa volta non avrei abbandonato la storia. Abbiate fiducia!!! Grazie molte a tutti quelli che hanno letto gli ultimi capitoli e a Tata92 per aver lasciato un commento.
Buona Lettura!

XVII

 
-          Il posto è questo? – domandò Tonks scendendo dall’auto di Sara all’imbocco di un vicolo buio e maleodorante.
-          Così pare – disse Frank smontando a sua volta e prelevando dal bagagliaio due valigette nere.
La zona della città non era certo delle più rassicuranti. La scena del crimine era in un vicolo poco illuminato, pieno di saracinesche abbassate e sacchi della spazzatura. Alcune scatole vuote, in un angolo accanto ad un cassonetto, indicavano quello che doveva essere stato il giaciglio di un senzatetto.
In una serata normale, probabilmente il vicolo sarebbe stato deserto, ma quella sera era pieno di poliziotti e, a quel che Sara poteva vedere, di Obliviatori.
Un uomo basso e magro si staccò dal gruppo e si avvicinò rapido e furtivo a Sara.
-          Buona sera, Auror White.
-          Buona sera, Trent. Questa volta siete arrivati prima voi, eh? – disse Sara sarcastica.
-          Cerchiamo di essere tempestivi – rispose Trent, sempre serissimo.
-          Come funziona questa volta? – domandò la donna, abbandonando la polemica e facendo cenno a Frank e Tonks di avvicinarsi.
-          Ufficialmente noi apparteniamo ad un’agenzia governativa appena istituita per il monitoraggio dei crimini violenti – spiegò l’Obliviatore. Poi accennando con la testa alla porta alle sue spalle, disse – Hanno ucciso il proprietario di quel negozio. È una libreria che tratta soprattutto testi sulla mitologia e sulla magia. Pare che il proprietario fosse un Babbano particolarmente interessato all’esoterismo. Il negozio è stato completamente messo a soqquadro ma non siamo ancora riusciti a stabilire se sia stato portato via qualcosa.
Avvicinandosi alla porta del locale, piantonata da un altro Obliviatore in incognito, a mezza voce Frank domandò:
-          Che cosa ci lascia supporre che ci sia stato un intervento magico?
-          Era un po’ che tenevamo sotto controllo questo Babbano – rispose Trent – Gli sono passati tra le mani testi di magia piuttosto rari. Inoltre non c’è alcun segno di scasso e sembra che l’uomo sia stato ucciso dall’Avada Kedavra.
Sara annuì. L’assenza di segni di scasso poteva non essere significativa, poteva semplicemente voler dire che la vittima conosceva i suoi aggressori, ma era difficile non riconoscere una morte da Maledizione Senza Perdono.
Prima di entrare, Sara si avvicinò ai poliziotti di Scotland Yard. Doveva sbarazzarsi di loro. Un’altra volta.
-          Buona sera signori – esordì – Mi chiamo Catherine Sherman – si presentò usando lo pseudonimo che usava sempre, il suo secondo nome e il cognome da nubile di sua madre – Da qui in poi ce ne occupiamo noi, vi ringrazio per lo splendido lavoro. Gradirei avere i vostri rapporti il più presto possibile. Abbiamo già avvertito i vostri superiori. Ora se volete scusarmi…
Senza dare a nessuno il tempo di replicare, Sara sparì all’interno del negozio, seguita a ruota da Tonks e Frank. L’ambiente era buio e polveroso, gli Auror indossarono guanti in lattice ed estrassero delle torce dalla tasca per illuminare la scena. Era meglio essere prudenti con tutti quei Babbani in circolazione e non usare le bacchette.
La stanza, che costituiva l’intera libreria, era totalmente nel caos. Quasi tutti gli scaffali erano stati brutalmente svuotati e il pavimento era coperto da pesanti volumi rilegati in cuoio o con stoffe colorate, altri erano libri più a buon mercato, con le solite copertine di cartone. Alcune pagine giacevano strappate e svolazzanti.
In fondo alla stanza si estendeva un bancone: sopra erano appoggiati un computer e un registratore di cassa che stonavano decisamente col resto dell’ambiente, studiatamente retrò. Da dietro al bancone spuntavano le caviglie e i piedi della vittima. Probabilmente aveva cercato di nascondersi. Non che fosse servito a molto.
Sara si avvicinò, scavalcando cautamente ogni ostacolo sul suo cammino, e si fermò ai piedi del cadavere. Puntò la torcia verso il viso dell’uomo: un’espressione di puro terrore era congelata su quel volto esangue. Sì, decisamente Avada Kedavra. Un medico legale Babbano non avrebbe potuto concludere altro che fosse “morto di paura”.
L’attenzione dell’Auror fu attratta da altri particolari. Il collo e le braccia, che spuntavano dalle maniche arrotolate della camicia, presentavano diverse ecchimosi, piccole chiazze scure simili a lividi. Non c’erano però ferite superficiali che avessero sanguinato, neppure un graffio. Questo poteva significare solo una cosa: prima di essere ucciso era stato torturato con la Maledizione Cruciatus, fino a provocare piccole emorragie interne. Una prolungata tortura, soprattutto su un fisico non particolarmente resistente, poteva avere un effetto come quello. Sara l’aveva visto altre volte.
-          Cruciatus e Avada Kedavra – confermò Frank, sbirciando il cadavere da sopra la spalla di Sara.
-          Ne siete certi? – chiese Tonks, che ancora non si era avvicinata al corpo.
-          È abbastanza sicuro che l’abbia ucciso l’Avada Kedavra, per quanto riguarda queste ecchimosi… – spiegò Sara – potrebbero anche derivare da percosse. Ma…
-          Ma non si spiega perché qualcuno dotato di una bacchetta dovrebbe prendersi il disturbo di picchiare la sua vittima, correndo oltretutto il rischio di lasciare delle tracce sul corpo – completò Tonks con aria pensosa.
Sara sollevò un sopraciglio e si scambiò un’occhiata d’intesa con Parker. La ragazza stava davvero entrando nella giusta mentalità per quel lavoro.
In quel momento l’Obliviatore Trent si affacciò nel negozio per comunicare che i Babbani se ne erano andati ed erano arrivati i Guaritori del San Mungo. Gli Auror estrassero con sollievo le bacchette, accesero le luci nel negozio e si misero al lavoro. Sara iniziò col tracciare la sagoma del corpo sul pavimento con un tratto scintillante di bacchetta. Quando ebbe terminato chiamò i Guaritori per spostare il corpo e portarlo al San Mungo dove sarebbe stata eseguita l’autopsia.
Osservando la sagoma bianca sul pavimento Sara si trovò a riflettere su quante volte aveva visto ripetersi quella scena. Certo le circostanze erano sempre diverse, ma c’era sempre una sagoma sul pavimento e uomini che portavano via un corpo, un corpo che fino a qualche ora prima aveva contenuto una vita e ora era poco più di un reperto per un processo. Spesso si domandava come facesse a non impazzire, probabilmente ci aveva fatto l’abitudine. Ma era comunque una cosa terribile da credere: come ci si può abituare alla violenza e alla morte?
Distolse lo sguardo per tornare al lavoro e vide che Parker si era già messo all’opera, stava scandagliando ogni superficie con una serie di polverine che spandeva con rapidi e leggeri colpi di bacchetta. La ricerca di impronte era la sua specialità, sapeva dosare esattamente al granello le sue polveri e aveva la mano ferma nel recuperare l’impronta con il nastro biadesivo.
Ninfadora invece stava esaminando la cornice della porta d’ingresso. Aveva individuato alcune fibre rimaste impigliate in una scheggia del legno e le stava recuperando con un paio di pinzette.
Sara mormorò “Lumos” per accendere la bacchetta e iniziò a osservare centimetro per centimetro la spessa moquette blu che copriva il pavimento. C’erano svariate impronte di scarpe, almeno quattro diverse persone, ma nessuna era abbastanza netta per ricavarne qualcosa. C’erano sassolini, chiaramente provenienti dalla strada, una discreta quantità di polvere e macchie di diversa natura, ma nulla di utile. Sara proseguì la sua ricerca spostandosi a esaminare il pavimento attorno alla sagoma e sotto il bancone. E, in effetti, sotto il bancone trovò qualcosa di interessante: un lungo, lunghissimo capello, liscio e biondo, quasi bianco.
Mentre fotografava e repertava il capello, una immagine chiarissima di Lucius Malfoy le balenò davanti agli occhi. Sì, il colore e la lunghezza erano compatibili ma, per quanto avesse Lucius Malfoy in antipatia, Sara dovette riconoscere che le probabilità che il capello fosse suo erano piuttosto ridotte. C’erano molte altre persone, soprattutto donne, che avrebbero potuto lasciare lì quel capello. In ogni caso non aveva modo di verificarlo; senza un campione di DNA per il confronto, non avrebbe potuto stabilire se davvero fosse di Malfoy e il Ministro Caramell mai e poi mai le avrebbe concesso l’autorizzazione a prelevare un campione.
Figurarsi! Caramell non avrebbe mai avuto il coraggio di pestare ai piedi a un esponente dell’alta società, soprattutto non in questo momento in cui Malfoy era così influente al Ministero. Ora che sapeva con certezza del ritorno di Voldemort, anche la posizione di personaggi come Malfoy al Ministero acquisiva un nuovo significato. Da tempo Sara motivo di credere che Malfoy fosse coinvolto in diversi crimini che non avevano trovato soluzione. Tutto sommato importava poco. Sara sapeva che prima o poi sarebbe riuscita a incastrare quello spocchioso di Malfoy. Avrebbe incastrato lui e tutta la sua famiglia di criminali.
Un sorrisetto sarcastico le curvò le labbra quando ricordò che anche Sirius in qualche modo era parente di Malfoy. Forse non proprio tutti i membri di quella famiglia erano criminali.
 
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Dopo che Sara se ne fu andata, insieme a Tonks, Sirius rimase per un momento pietrificato sulla sua sedia. Era incredibile! Era stata lì per appena qualche ora e la sua assenza era già difficile da sopportare.
Sirius si sarebbe mangiato le mani per la frustrazione. Gli pareva di non essere riuscito per niente a comunicare con Sara, nonostante l’avesse avuta seduta davanti a lui per tutta la sera. Poteva trovare la scusa del nervosismo, poteva raccontarsi che l’aveva fatto per tener fede alla promessa fatta a Silente e non rivelare di conoscere già Sara, ma la verità era che era un vigliacco. Aveva così paura che lei lo mandasse al diavolo che aveva preferito restare immobile a guardare.
Sapeva che non sarebbe riuscito a dormire, così tornò a seppellirsi tra i libri di suo padre. Con degli stracci presi in prestito dalle scorte della signora Weasley, Sirius aveva iniziato a ripulire i volumi dalla polvere e dalla muffa. In qualche modo quel lavoro lo faceva sentire utile.
Ancora non si era abituato del tutto all’idea che la sua innocenza fosse stata dimostrata, ma l’idea di fare qualcosa di più per l’Ordine cominciava a diventare prepotente. Avrebbe dovuto parlare con Silente a questo proposito.
Pensare di rientrare nel mondo così, come se niente fosse, non era nemmeno da prendere in considerazione. Però non aveva le idee chiare su come fare a riappropriarsi della sua vita. Non aveva neppure dei documenti, la patente, la carta d’identità. Era un’anomalia del sistema e praticamente non esisteva.
-          Ti disturbo – disse James bussando leggermente alla porta.
-          No, affatto. Non riuscirei a dormire e così…
-          Pensavo di darti una mano. Anche io non riesco a dormire.
Mentre James raccoglieva uno straccio e si accingeva a ripulire una serie di monografie a tema storico, un pensiero attraversò la mente di Sirius: James sembrava preoccupato, più teso di quanto l’avesse visto nei giorni precedenti. Perché?
-          James, va tutto bene? – domandò Sirius.
-          Si, si. Non tutto a posto – rispose l’amico tenendo però gli occhi bassi.
-          Ora che la mia vicenda si è conclusa riesco a guardarmi attorno con un po’ più di lucidità e tu mi sembri preoccupato.
James si limitò ad alzare lo sguardo per un attimo, senza rispondere. Sirius proseguì il suo lavoro, domandandosi cosa dire. Lui non era bravo a fare discorsi, non era bravo a far parlare le persone quando queste non volevano. In questo Remus era sempre stato meglio di lui, a dire il vero meglio di chiunque altro conoscesse.
-          Ascolta, James – si risolse finalmente a dire – io non ho mai capito esattamente che cosa sia successo. So che tu non andavi molto d’accordo con Sara, quando stavamo insieme, ma da un certo momento in avanti mi è sembrato che le cose tra voi fossero migliorate. Non vorrei che adesso ricominciasse tutto da zero.
Sirius ricordava bene l’atteggiamento di James quando aveva deciso di fare sul serio con Sara. All’inizio ci aveva scherzato, poi James aveva iniziato a mostrarsi infastidito dalla ragazza e Sirius proprio non riusciva a capire perché. Lily, Remus e persino Peter sembravano contenti per lui, ma non James. Anche Sara se ne era accorta e più di una volta Sirius si era trovato a litigare con lei per difendere il comportamento di James.
-          Non è vero! – disse Sirius seccamente gettando le chiavi della moto su un tavolino accanto alla porta di ingresso.
-          Sì che è vero, Sirius! – replicò Sara avviandosi verso la cucina e aprendo il frigorifero per prendere da bere – Te ne sei accorto anche tu, non puoi negare. Oggi si è comportato in modo orribile per tutto il tempo.
-          A me non è sembrato così orribile…
-          Senti, lo so che è il tuo migliore amico ed è anche il marito della mia migliore amica, ma oggi non ha fatto altro che fare battute e allusioni al fatto che domani dovrò tornare a scuola. “E come mai sei ancora qui? Non dovresti essere a casa a preparare i bagagli? Allora, da domani si torna nel giardino d’infanzia! Eh ragazzina, è bello tornare a scuola senza problemi e senza responsabilità”. È andato avanti così tutto il giorno!
Sara aveva ragione, ma lui non riusciva ad ammetterlo. Parlare male di James con Sara sarebbe stato come tradirlo. Allo stesso modo parlare male di Sara con James gli avrebbe fatto venire il voltastomaco.
-          Sara, non so perché ha detto quelle cose – non lo sapeva davvero! – Ma sono certo che l’abbia fatto senza cattiveria. Sai com’è fatto James.
-          Senza cattiveria? Sul serio lo pensi, Sirius? Persino Lily era a disagio!
Avevano passato la giornata a Godric’s Hollow, insieme a Lily e ai Malandrini, l’ultimo giorno prima che Sara tornasse a Hogwarts, e James non aveva fatto che tormentarla. Lui si era sentito del tutto impotente e sapeva che il fatto che non l’avesse difesa aveva ferito Sara.
Ancora adesso, a distanza di anni, non sapeva perché il suo migliore amico si fosse comportato a quel modo, né sapeva che cosa lo avesse indotto a smettere, qualche mese dopo.
-          È vero – confermò James, posando il libro e lo straccio che aveva ancora in mano – sono preoccupato. Ma non ha niente a che fare con Sara. Tranquillo, adesso mi fido di lei.
 
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Il lavoro di Tonks, Frank e Sara proseguì per diverse ore, ma non diede molti risultati. Man mano che al Ministero diventavano esperti nel cercarle, i Mangiamorte diventavano più bravi a non lasciare tracce.
In ultimo gli Auror si dedicarono al computer. Sara lo accese sperando di non doversi scervellare per eludere password e chiavi di accesso e, per quella volta, ebbe fortuna. L’hard disk era pieno di file, fotografie e filmati sulla magia e sul paranormale. Quell’uomo doveva essere davvero ossessionato. L’unica cosa davvero utile che trovarono fu l’inventario dei libri del negozio.
Altre ore di duro lavoro erano lì ad attenderli, così Sara autorizzò una pausa e Frank andò a recuperare caffè per tutti. Quando il ragazzo tornò, portando con se diverse tazze, cominciarono a raccogliere e suddividere i libri per argomento mettendoli in ordine alfabetico per autore.
Passando i libri uno ad uno si resero conto che, tra le tante pubblicazioni fantasiose e prive di fondamento, c’erano veramente dei testi di magia, alcuni dei quali piuttosto complessi e davvero rari. Terminata la suddivisione cominciarono a confrontare i titoli con quelli dell’inventario, era l’unico sistema per scoprire se i Mangiamorte avessero portato via qualcosa.
Sara aveva provato a figurarsi la scena: probabilmente la vittima, Josh Meyer, aveva da poco chiuso il negozio, forse aveva già calato la saracinesca quando aveva sentito qualcosa, un rumore, e prima di capire che cosa stesse accadendo il dolore bruciante della Maledizione Cruciatus aveva iniziato a impadronirsi del suo corpo.
Gli assassini probabilmente erano più di uno. Lo dicevano tutte le impronte sul pavimento e poi, probabilmente, uno si era occupato della vittima mentre l’altro era rimasto alla porta per fare da sentinella. A giudicare dal lungo capello biondo, uno degli assassini avrebbe potuto essere una donna.
L’unica ragione per cui gli assassini avevano scelto proprio quel Babbano doveva essere uno dei suoi libri, altrimenti non avrebbe avuto senso, non potevano aver deciso di uccidere qualcuno a caso solo per divertimento. Inoltre se fosse stato un omicidio immotivato perché perdere tempo a torturarlo? No, la tortura era servita per convincerlo a dar loro quello che cercavano, probabilmente con la promessa di risparmiarlo. Poi, una volta trovato il libro, l’avevano eliminato e avevano messo tutto a soqquadro per confondere le idee agli investigatori.
Fossero stati Babbani probabilmente avrebbero pensato all’inventario sul computer, ma la maggior parte dei maghi non aveva la minima idea di come funzionasse il mondo Babbano, figurarsi la tecnologia. A Sara sfuggì un sorrisetto: forse aveva ancora un piccolo vantaggio rispetto ai criminali.
I due Auror stavano lavorando da parecchio quando arrivarono alla sezione più interessante, quella con veri libri di magia. Sara, seduta davanti al computer, leggeva un titolo dopo l’altro, mentre Frank e Tonks controllavano tra i volumi. Ad un certo punto, quando la donna stava già per passare oltre, Parker la fermò:
-          Aspetta! Aspetta un attimo – esclamò il ragazzo – Com’è il titolo che mi hai detto?
-          “Le pieghe del tempo”, autore anonimo – ripeté Sara.
Che finalmente avessero trovato qualcosa?
-          Non c’è. Capo, deve essere quello che hanno portato via. 
-          Non ho la minima idea di cosa si tratti, ma forse possiamo scoprirlo. Dovrò fare qualche ricerca.
Sarebbe andata innanzi tutto alla Biblioteca Artemisia Lufkins, ma dubitava di trovare qualcosa. Se si trattava di un libro raro difficilmente sarebbe stato tra i titoli in consultazione alla biblioteca del Ministero. Forse poteva chiedere a Silente, la prossima volta che l’avesse visto.
-          Bè, continuiamo comunque fino alla fine dell’elenco – continuò la donna – Non manca molto.
Quando ebbero terminato era quasi mattina. Sara aveva giusto un po’ di tempo per fare una doccia negli spogliatoi del Dipartimento, prima di presentare il caso al Capo. Dopo di che aveva un altro importante compito da svolgere: rubare le mappe dell’Ufficio Misteri sotto il naso di Caramell.
 
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L’aria fredda della notte gli frustava la faccia, nonostante il pesante cappotto e la sciarpa che aveva indossato a coprirgli il volto. Camminava lentamente, le mani affondate nelle tasche, la destra stretta attorno alla bacchetta magica. Tutti i negozi e i locali erano chiusi, i passanti pochissimi e quei pochi tutti di fretta. Le auto passavano rapide, senza rallentare.
Osservando che nessuno sembrava prestare attenzione a lui, Sirius si rilassò impercettibilmente. Solo pensare alla sua libertà ritrovata, gli aveva fatto venire una gran voglia di uscire di casa, ma questa volta sotto forma di Sirius Black e non di Felpato.
Aveva deciso di fare quattro passi, senza allontanarsi molto da Grimmauld Place, così aveva gettato su di sé un incantesimo di Disillusione, si era allontanato dal Quartier Generale e solo a diversi isolati di distanza aveva deciso che sarebbe stato abbastanza sicuro da tornare visibile.
Vagare di notte, quando avrebbe dovuto essere a dormire, era sempre stato uno dei suoi passatempi preferiti e la notte era il momento migliore per riprendere contatto con il mondo: niente occhi indiscreti, niente giudizi gratuiti.
Camminando in direzione del centro della città, oltrepassò diverse edicole che, pur avendo le saracinesche sprangate, esponevano all’esterno le locandine delle prime pagine dei giornali. La maggior parte presentava almeno un titolo sul suo processo e la classica fotografia segnaletica che avevano già diffuso all’epoca dell’evasione da Azkaban. Forse avrebbe dovuto mandare ai giornali una fotografia più recente, pensò con un ghigno.
Ora che era di nuovo solo, la preoccupazione per la strana espressione di James tornò a tormentarlo. Doveva credere davvero che non avesse niente a che fare con Sara? Più ci pensava e meno riusciva a capacitarsi del fatto che la sua avversione verso Sara fosse svanita così, di colpo, quasi da un giorno all’altro.
Sirius ricordava bene quando era accaduto. Era passato Halloween e l’atmosfera natalizia incalzava attraverso decorazioni e lucine, fiocchi e festoni, passanti intenti ad acquistare regali. Tutta quella gioiosa aspettativa aveva poco effetto su di lui.
Non riusciva ancora a credere di sentire così tanto la mancanza di Sara, che era tornata ad Hogwarts ormai da mesi, e il suo ritorno per le vacanze di Natale gli sembrava ancora lontanissimo. Si erano visti tutte le volte che era stato possibile: durante le gite ad Hogsmeade e anche in qualche gita “non autorizzata” di Sara al di fuori dei cancelli della scuola. Si scrivevano quasi ogni giorno, ma non era abbastanza, non dopo che avevano passato l’intera estate sempre insieme.
Da otto giorni non la vedeva e non le scriveva. La domenica precedente, quando si erano incontrati ad Hogsmeade, le aveva spiegato che sarebbe stato in missione per Silente per tutta la settimana successiva e che non avrebbe potuto comunicare.
Sara, eccezionale come sempre, non aveva protestato, si era limitata a sorridere e a fargli promettere che le avrebbe scritto non appena avesse terminato la missione.
Questa volta l’Ordine della Fenice gli aveva affidato un compito nient’affatto facile. Le persone più difficili da proteggere erano quelle che non volevano essere protette, ma erano anche quelle che ne avevano bisogno più di chiunque altro, perché non si consideravano in pericolo e quindi si comportavano in modo incosciente.
Emerald Fairling era di quelli. Membro anziano del Winzengamot si rifiutava di credere che potesse essere in pericolo, riteneva che un membro del Winzengamot non dovesse temere gli attacchi dei Mangiamorte, perché di certo quei “fanfaroni mascherati”, per citare le sue parole, non avrebbero osato. A niente era servito che Silente e Malocchio Moody cercassero di convincerlo del contrario.
Era stata la moglie, Marlene Fairling, ad accettare la protezione dell’Ordine della Fenice, a patto però che il marito non sapesse niente.
Silente non aveva potuto far altro che accettare. Avevano bisogno che Fairling arrivasse vivo alla consultazione del Winzengamot in cui sarebbe stata discussa la legge sulla pena di morte per i lupi mannari. Non potevano permettere che passasse e il voto di questo cocciuto signore era fondamentale. Fairling aveva un nutrito seguito di membri più giovani, che avrebbero fatto come diceva lui. Era essenziale evitare che lo uccidessero oppure lo ponessero sotto la Maledizione Imperius per modificare il voto suo e dei suoi seguaci.
Così Sirius, Remus, James e Peter avevano passato giorni e giorni a montare la guardia a turno fuori dalla villa dei Fairling, pronti a dare l’allarme se un Mangiamorte si fosse avvicinato. Lily non partecipava alla missione; da poco infatti aveva scoperto di essere incinta e James si era opposto a qualsiasi coinvolgimento attivo della moglie fino al termine della gravidanza.
Quella notte il freddo era pungente e due pesanti maglioni, la giacca e il Mantello dell’Invisibilità non riuscivano a difenderlo dal freddo. Per costringersi a restare sveglio, Sirius enumerava mentalmente tutti i regali che aveva intenzione di comprare a Sara per Natale. Quel ciondolo a forma di pesce che avevano visto insieme in una vetrina, una sciarpa di lana per sostituire quella che il gatto di una sua compagna di stanza aveva rosicchiato, un nuovo set di carta da lettere che avrebbe potuto usare per la loro corrispondenza.
Era talmente assorbito nei suoi pensieri, acquattato dietro un cassonetto sul bordo della strada, che non si accorse immediatamente di cosa stava succedendo. Solo quando furono vicine alla casa, parzialmente illuminate dalle luci che filtravano dalla finestra del salotto, Sirius si rese conto che tre figure incappucciate di nero si avvicinavano alla porta d’ingresso.
Sfacciati, pensò brevemente, nemmeno si preoccupano di passare dal retro.
Senza riflettere più a lungo, Sirius estrasse la sua bacchetta e fece apparire un Patronus che sarebbe andato ad avvertire prima Silente e poi tutti gli altri. Il primo dei tre Mangiamorte stava puntando la bacchetta sulla serratura della porta. Doveva intervenire prima che entrassero in casa, altrimenti per Fairling e la sua famiglia non ci sarebbe stato scampo.
Uscendo da dietro il cassonetto, scagliò un primo Schiantesimo verso il Mangiamorte più vicino alla porta, quindi un secondo lampo rosso colpì il Mangiamorte accanto. Indossava ancora il Mantello dell’Invisibilità, ma il terzo Mangiamorte doveva aver visto la direzione da cui erano arrivati gli incantesimi, perché scagliò un lampo verde che mancò Sirius per un soffio. Balzando di lato, schivò altri incantesimi lanciati nella sua direzione e si preparò a colpire l’ultimo Mangiamorte. Così era davvero troppo facile! Non c’era quasi gusto a vedere i propri nemici cadere a terra come mosche!
Non aveva fatto in tempo a pensarlo, che sentì un dolore bruciante alla schiena. Perse l’equilibrio e il Mantello dell’Invisibilità scivolò a terra, lasciandolo completamente esposto. Si voltò di scatto e vide altri due Mangiamorte emergere dalla stradina alle sue spalle.
Senza pensare lanciò uno Schiantesimo nella loro direzione e si abbassò a terra, cercando di recuperare il mantello e allo stesso tempo di nascondersi.
-          Prendiamolo vivo! – ordinò una voce da uno dei cappucci neri – Chissà che torturandolo non riveli informazioni interessanti – aggiunse poi ridendo sguaiatamente.
Altri incantesimi partirono nella sua direzione e il Sortilegio Scudo che Sirius riuscì a innalzare, lo protesse solo da un lato. Dove diavolo erano finiti gli altri, maledizione!
Oltre al dolore alla schiena, si era aggiunto anche il dolore alla spalla, tanto forte che lo fece cadere in ginocchio e, per poco, non perse la presa sulla bacchetta.
Sperando di guadagnare tempo fino all’arrivo di James e Remus, Sirius scagliò altri incantesimi alla cieca, mentre rotolava sull’asfalto per cercare riparo dietro un’auto parcheggiata. Alcuni dei suoi colpi andarono a segno, mentre diversi lampi rossi mandarono in frantumi i finestrini dell’auto. Il proprietario sarebbe stato tutto fuorché contento.
I Mangiamorte si stavano avvicinando da due lati e lui sapeva di non avere alcuno scampo. Si alzò in piedi per affrontarli a viso aperto, ma loro furono più rapidi. Un potente incantesimo lo colpì all’addome, mozzandogli il respiro.
Per un attimo fu il buio. Poi riaprì gli occhi e si trovò in ginocchio, una mano stretta sulla ferita che sanguinava copiosamente. La vista era annebbiata, ma non tanto da non distinguere tre figure nere che torreggiavano sopra di lui, le bacchette sollevate. Raccogliere le forze per un ultimo incantesimo sembrava impossibile oltre che inutile, sarebbe riuscito a colpire solo uno di loro.
-          Fermi! – il grido, dall’altro capo della strada, arrivò appena prima di una pioggia di incantesimi che disperse i Mangiamorte in varie direzioni.
Sirius vide Remus correre verso la casa dei Fairling, per accertarsi che stessero tutti bene, mentre James si diresse verso di lui.
-          Abbiamo fatto più in fretta possibile – disse James con voce agitata – Andrà tutto bene, vedrai.
Sirius ricordava che, prima di svenire, aveva cercato di dire a James di avvisare Sara, ma non era sicuro di essere riuscito a farsi capire. Era rimasto privo di conoscenza per diversi giorni e, al suo risveglio, si era trovato nel suo letto con Sara seduta accanto.
Da quel momento in poi i rapporti tra James e Sara non erano più stati così tesi come all’inizio e Sirius aveva il sospetto che in quei giorni, mentre lui era privo di conoscenza, fosse accaduto qualcosa. Ma non aveva mai capito cosa.
 
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Ogni giorno della vita di Sara negli ultimi dieci anni era iniziato circa allo stesso modo, entrando al Dipartimento degli Auror e cominciando una nuova giornata di lavoro. Forse ad occhi esterni una vita del genere sarebbe sembrata insopportabile, tragedie su tragedie, giorno dopo giorno incontrare persone che probabilmente stanno passando uno dei momenti peggiori della loro vita. Per Sara però era diventata una missione, una ragione di vita, mettere a posto tutte le tessere di queste tragedie. Non poteva certo riportare indietro le persone che erano state uccise, né poteva far dimenticare le loro sventure a quelle che avevano subito violenze o abusi, però poteva assicurarsi che i responsabili fossero puniti. E questo la faceva sentire meglio, oltre a darle la forza di andare al lavoro ogni giorno.
Quel giorno, nonostante tutto quello che era accaduto nelle ultime ventiquattro ore, non faceva eccezione.
-          Buon giorno Sara – salutò Olga sporgendosi dal suo cubicolo.
-          Buon giorno Olga, già al lavoro? – rispose Sara, sorpresa di trovare la ragazza già al Ministero.
-          Non riuscivo più a dormire, così sono venuta qui. Hai qualcosa da affidarmi?
-          In effetti sì – rispose Sara estraendo una copia dell’inventario – Avrei bisogno una ricerca su un libro che s’intitola “Le pieghe del tempo”, autore anonimo. Dopo di che dovresti verificare questi titoli. Dobbiamo sapere quali di questi sono effettivamente testi di magia.
-          Nessun problema – disse Olga prendendo la lista e mettendosi immediatamente all’opera.
Sara aveva congedato Frank e Tonks sulla porta del negozio del libraio assassinato. Li aveva mandati a casa a riposare qualche ora, mentre lei aveva preso in consegna tutte le prove raccolte e si era diretta al Ministero.
Nel tempo che impiegò a sistemare le prove in laboratorio, fare una doccia e cambiarsi gli abiti, il Dipartimento degli Auror si era riempito della frenetica attività del mattino. Anche Roger era arrivato e aspettava istruzioni, fermo davanti alla porta dell’ufficio di Sara.
-          Klyne – disse la donna, alzando una mano in segno di saluto – questa notte abbiamo avuto un bel da fare. Vieni in laboratorio che ti aggiorno.
Era importante che Roger verificasse subito eventuali corrispondenze tra le impronte repertate e la banca dati. Se il libro mancante era un testo raro, probabilmente era prezioso. Se era così prezioso da uccidere, probabilmente sarebbe stato venduto molto presto e allora non avrebbero avuto più niente per collegare gli assassini a quella libreria.
Ninfadora Tonks arrivò al Ministero quando Olga e Roger erano al lavoro da un pezzo. Sara aveva trascorso l’ultima mezz’ora nell’ufficio del Capo a spiegare quanto successo quella notte e ad aggiornarlo sul caso Guilford, che ancora non aveva trovato una soluzione.
Quando, uscendo dall’ufficio del Direttore del Dipartimento degli Auror, Sara vide Tonks, le fece ceno di seguirla nel suo ufficio e chiuse la porta alle loro spalle. L’ufficio di Sara era un delirio di carta: scatole e scatole piene di documenti, fotografie e giornali giacevano sparse sul pavimento, sulle sedie e sul divano sfondato che occupava un lato della stanza.
-          Siediti – disse Sara indicando l’unica sedia rimasta libera e posizionandosi dietro la scrivania.
Tonks appariva nervosa, forse ricordava l’ultima volta che era stata lì dentro sola con Sara. Davvero era stato solo il giorno prima? Sembrava molto di più.
-          Sto per andare da Caramell – annunciò Sara – Porterò con me tutto il materiale sul caso di Sirius e gli chiederò di custodirlo nel suo archivio privato. Una volta dentro, potrò cercare le mappe dell’Ufficio Misteri ma avrò bisogno di un po’ di tempo. Credi di potermelo fornire?
Se Tonks fu sorpresa dalla richiesta, non lo diede a vedere.
-          Quanto tempo di serve? – domandò semplicemente.
-          Direi non più di cinque minuti – rispose la donna appoggiando i gomiti alla scrivania – il tempo di trovare le mappe e copiarle. Pensi di poter creare un diversivo che tenga occupato Caramell per un po’.
Un inspiegabile sorrisetto comparve sulle labbra di Ninfadora, mentre le assicurava che sapeva esattamente cosa fare. Sollevando un sopraciglio, Sara concluse:
-          Dammi dieci minuti, il tempo di farmi ricevere dal Ministro, e poi procedi.
Sara era stata indecisa per un po’ se fare tutto da sola, ma alla fine si era convinta che dare nuovamente fiducia alla ragazza poteva essere una mossa saggia. Nonostante fosse stata distratta per tutto il tempo dagli occhi di Sirius, Sara aveva notato che gli sguardi rivolti a lei, durante la riunione dell’Ordine della Fenice, non erano tutti così benevoli e fiduciosi. Probabilmente avrebbe avuto bisogno di alleati là dentro e cominciare con Tonks era un primo passo.
Senza aggiungere altro, entrambe si alzarono dalle sedie. Ninfadora sgattaiolò con passo rapido verso il suo cubicolo mentre Sara raccolse con un colpo di bacchetta tutte le scatole e, facendole fluttuare davanti a sé, si diresse con passo sicuro verso l’ascensore.
Il professor Silente si era raccomandato di agire con prudenza e lei ne aveva tutta l’intenzione. Avrebbe fatto il possibile per mettere di buon umore Caramell, doveva solo sperare che il diversivo funzionasse a dovere.
-          Buon giorno – disse depositando con delicatezza le scatole sul pavimento e voltandosi a fronteggiare Percy Weasley – Avrei bisogno di vedere il Ministro.
-          Ha un appuntamento? – domandò pomposamente il ragazzo, sollevando ostentatamente gli occhi dal suo lavoro.
-          No, mi dispiace.
-          Allora non posso fare niente per lei – replicò Weasley abbassando nuovamente gli occhi sulle pergamene che aveva davanti.
Sara sfoderò il suo miglior sorriso e il suo tono più convincente. Era meglio tenere di buon umore anche questo sciocco presuntuoso.
-          Capisco che il Ministro sia estremamente occupato – disse con voce calda – ma sono certa che se glielo chiederà lei, il Ministro accetterà di ricevermi. D’altra parte con un assistente così capace ad aiutarlo, sono sicura che potrà trovare qualche minuto per me.
Percy Weasley sembrava piuttosto compiaciuto mentre si alzava per andare a bussare alla porta di Caramell. Bastava davvero così poco? Ma andiamo…
Dopo qualche istante il ragazzo tornò nell’anticamera e fece cenno a Sara di seguirlo. Caramell si alzò dalla sedia e accolse Sara con uno sguardo tra lo scettico e il terrorizzato.
-          A cosa devo l’onore di questa visita? – domandò con un tono che diceva “quale altro problema c’è adesso?”.
-          Avrei un favore da chiederle, signor Ministro. Sono certa che comprenderà le mie ragioni non appena le avrò spiegato tutto.
Caramell, seppur riluttante, la fece accomodare e Sara prese posto davanti alla scrivania.
-          Vede signor Ministro, fino ad oggi ho tenuto tutto il materiale riguardante il caso Black sotto chiave nel mio ufficio. Ora che l’inchiesta e il processo sono conclusi, devo archiviare la documentazione, ma non sono certa che nell’archivio sia al sicuro.
-          Auror White, i nostri archivi sono i più sicuri del paese – disse seccamente Caramell.
-          Lo so, Ministro. Ma vede, questi documenti contengono informazioni molto sensibili. Non vorrei che qualcuno decidesse di andare a sbirciare, magari per poi passare qualche informazione ai giornali. Il Ministero potrebbe trovarsi in una situazione molto imbarazzante, se capisce cosa intendo – disse Sara con aria cospiratoria.
Caramell parve valutare rapidamente le possibilità, prima di invitare Sara a continuare.
-          Sono certa che i documenti sarebbero perfettamente al sicuro sotto la sua tutela diretta. Sarebbe disposto a custodirli qui, nel suo archivio privato, in modo da tenerli lontani da occhi indiscreti?
Forse sollevato che la richiesta fosse così poco onerosa, Caramell tirò un sospiro e accettò prontamente.
-          Ma certo, ma certo. Che domande… quale posto migliore! Si, si… prego.
Quasi che avesse fretta di sbarazzarsi di Sara, il Ministro si alzò e si diresse verso un pannello nel muro. Vi poggiò sopra la punta della sua tozza bacchetta magica e il pannellò si spostò di lato, rivelando una stanza ingombra di scaffali.
Senza smettere di sorridere e ringraziare Caramell per la sua disponibilità, Sara tornò nell’anticamera, recuperò le scatole e si diresse verso l’archivio. Ora le serviva il diversivo. Con il cuore che cominciava ad accelerare i battiti per l’ansia, Sara si guardò intorno. Anche qui tutto era organizzato in ordine alfabetico.
Cercando di impiegare più tempo possibile, la donna cercò lo scaffale contrassegnato con la lettera B e iniziò a fare spazio per posizionare tutte le scatole, sempre sotto lo sguardo vigile del Ministro, immobile sulla porta. Sara cercò di essere lenta e meticolosa, ma non poteva permettersi di far insospettire Caramell.
Proprio quando cominciava a temere che il suo piano sarebbe stato un buco nell’acqua, uno scoppio poderoso fece tremare le pareti e le urla isteriche di Percy Weasley arrivarono attraverso la porta.
-          Ma che diavolo… - esclamò il Ministro sobbalzando per lo spavento.
Passi di corsa, piccoli scoppi, rumore di sedie rovesciate e di vetri in frantumi provenivano dalla stanza accanto. Caramell sembrò indeciso per un attimo, poi si scusò e si allontanò di gran carriera.
Sara colse l’occasione al volo. Appena sentì la porta dell’ufficio richiudersi, estrasse da una delle scatole dei grandi fogli di pergamena nuovi che si era procurata in precedenza. Poi si diresse allo scaffale con la lettera M.
Sotto “Misteri” c’erano diversi faldoni, parecchi fascicoli e alcuni rotoli. Sperando di azzeccare al primo colpo, Sara prese i rotoli e li aprì quel tanto che bastava per cercare la mappa. Al terzo tentativo trovò quello che cercava: la planimetria completa dell’Ufficio Misteri.
Lavorando rapidamente, stese la mappa a terra, vi posizionò sopra la pergamena pulita e cominciò a far scorrere la punta della bacchetta sul foglio bianco. Man mano ce procedeva, linee e parole si trasferivano sulla pergamena.
-          Avanti, avanti – mormorò Sara, sollevando momentaneamente lo sguardo, per accertarsi che Caramell fosse ancora impegnato.
Le urla dall’altra stanza erano ancora forti e chiare
-          Che diavolo succede! Che cosa sono questi? Fuochi d’artificio? Weasley è impazzito per caso?
-          N-no… Ministro, io… li ha lasciati un gufo… erano già innescati… d-devono essere i miei fratelli… s-sa dei gran…b-burloni…
-          Burloni? BURLONI? Le sembra DIVERTENTE? Spenga questi cosi… immediatamente! Quando uscirò dal mio ufficio, dovrà essere tutto tornato come prima. HA CAPITO?
La risposta desolata di Percy Weasley si perse nello schianto della porta dell’ufficio. Caramell stava tornando, ma Sara aveva finito. Arrotolò la copia della mappa e la fece scomparire con un colpo di bacchetta, risistemò la mappa originale al suo posto e prese in mano l’ultima scatola contrassegnata “Black” proprio mentre il Ministro tornava ad affacciarsi nell’archivio.
-          Ha finito? – chiese evidentemente meno cordiale di prima.
-          Sì, in questo istante – rispose l’Auror con un ampio sorriso – Problemi? – domandò poi con l’aria più innocente che le riuscì di mettere insieme.
-          Solo uno stupido scherzo.
Sara si congedò prima che Caramell potesse fare domande e tornò al Dipartimento degli Auror. Tonks la aspettava sorridente fuori dal suo ufficio.
-          Ha funzionato? – domandò sotto voce mentre entrambe si avviavano al laboratorio.
-          Ha funzionato – rispose Sara raggiante – Ma che diavolo hai combinato?
-          Sono fuochi d’artificio sperimentali, me li hanno dati Fred e George Weasley, sono una loro creazione.
-          Bel colpo!
Sara ancora non riusciva a credere che avesse funzionato davvero. Ora non vedeva l’ora di tornare a Grimmauld Place.
 
 
 

   
 
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