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Autore: Demoiselle An_ne    15/09/2012    8 recensioni
Questa è una storia di tenebre, luci, amori e dolori.
Cosa sarebbe successo se Oscar si fosse vista portar via il suo André? Si sarebbe accorta prima di sentimenti da sempre assopiti?
E se André avesse incontrato qualcuno così vicino alla figura di Oscar, eppure così lontano? Come sarebbero andate le cose?
Questa storia non intende cambiare lo splendido affresco tracciato dalla Ikeda, è un modo per vedere le cose sotto una luce un po' differente.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Alloraaaaa, vorrei ringraziare tutte le persone che mi seguono in questa mia malsana idea! Grazie per le recensioni, per la pazienza e la bontà...
Sono un po' di corsa e ho aggiornato proprio per mantenere la parola data... Spero di non deludervi, questo capitolo è un po' un preludio di quel che si sta preparando...per favore non lapidatemi! Ahahahah, chiedo scusa se non ho risposto a tutte le recensioni...presto farò anche quello. Grazie soprattutto per la solidarietà mostratami, mi avete fatta sentire subito a casa e non è poco visto che io ho anche il disagio di respirare...ahahah!


André non riusciva a crederci, non aveva certezze ma il suo istinto continuava ad urlargli che solo una persona poteva averli seguiti: Oscar.
Quel pensiero continuava ad angosciarlo senza sosta, come un fustigatore che tormenta senza tregua il suo prigioniero.
Conosceva bene l'opinione di Oscar riguardo i bordelli e le povere anime che vi mercanteggiavano il proprio corpo, il disgusto che gli avrebbe riservato ogni volta guardandolo gli mandava l'anima in frantumi. Nonostante non lo amasse, di certo non lo guardava con disprezzo e il sentore che da quella sera le cose sarebbero potute cambiare proprio non gli andava giù.
Si sentì morire al pensiero che quello sguardo,  che celava in sé una bellezza pari all'aurora, sarebbe presto stato contaminato dal tarlo dell'orrore.
Non sapeva se lo avesse visto in compagnia di Eléonor, se avesse visto quanto Eléonor le somigliasse o ancora se avesse visto quel bacio traditore. Ciò che contava davvero era trovarla, parlarle e se glielo avesse permesso, farle capire che nessuna avrebbe mai potuto sostituirla.
Poi l'angoscia e la paura furono sostituiti da un'altra cosa, dalla folle speranza.
E se li avesse seguiti per gelosia? Ma no, cosa andava a pensare! La gelosia non aveva mai, neanche lontanamente, sfiorato la candida indole di Oscar. Troppo perfetta lei, troppo inflessibile. Di sicuro la sua era preoccupazione fraterna.
Si diede dello stupido, prima o poi avrebbe dovuto rinunciare ad Oscar e di certo a fare le spese di quel distacco sarebbe stato sempre e solo lui.
Che rabbia! Una rabbia cieca, che spazza via ogni sentimento e ogni remora. Avrebbe voluto colpirla e farle male, senza timore alcuno, ma si conosceva: ben presto i sensi di colpa avrebbero bussato alla porta di quella cosa tremula che molti chiamano coscienza, cosa che per lui non era nient'altro che una grossa fregatura. Codardo, si disse, sei senza spina dorsale, molti al posto tuo si sarebbero già messi al riparo da questo sventurato amore a senso unico.
Gli doleva la testa e gli occhi bruciavano, aveva bisogno di mandare in licenza sia il suo cervello che il suo cuore.
Oscar poteva aspettare, dopotutto erano venti insostenibili anni che lui aspettava, una notte non le avrebbe cambiato le cose.

Quanto si sbagliava non lo sapeva, non ancora.
Oscar era rientrata in quel silenzio e mentre tutti dormivano, avvertiva sempre di più un mostro famelico fermentare in lei e azzannarle il petto.
Avrebbe voluto prenderlo per le spalle e schiaffeggiarlo per la sua condotta, ordinargli di sparire per sempre...e perché no? Piangergli contro. Era a conoscenza dei limiti di André e sapeva come farlo sentire in colpa, ma piangere sarebbe stata una tacita ammissione del suo essere rosa e non lillà, ammettere di essere debole e dargli un senso di potere. Questo mai! Fuori discussione, era lei la più forte e con la stessa noncuranza di sempre avrebbe continuato a vivergli accanto come se non avesse visto nulla.
Come se le labbra di lei sulle sue, la sua lingua imperiosa a contatto con quella di André, non la toccassero minimamente. Mani che esplorano temerarie, sospiri di piacere e desiderio fusi in una musica dal suono tentatore.
Stava immaginando più di quanto in realtà vi fosse stato, non andava bene. Si sentiva preda del delirio, febbre e ubriachezza.
Il mostro ruggì ordinandole di farlo uscire, quel pensiero la tormentava e non avrebbe trovato pace tanto presto.
Stancamente si rintanò nel suo studio e sprofondò nella morbida sedia pronta a dare asilo a quel corpo appesantito da una giornata infinita. In men che non si dica il sonno se la portò via.


Correva, correva verso André ma per quanto corresse la distanza aumentava. Correva e scansava rovi che le graffiavano le carni, rapaci notturni che le lambivano gli occhi ma lei non si arrestava. Non poteva, André si stava allontanando sempre più, doveva fermarlo.
Lo scenario cambiò:  si trovò in quel bordello e al centro della stanza vide una donna senza volto  ridere di lei,  puntarle contro l'indice e lei non poté non soffrirne. Invocò André, ma lui già sul posto rise insieme a quella donna senza volto cingendole la vita.

L'urlo che cacciò squarciò il cielo ormai vestitosi con le luci di prima mattina, il volto imperlato di sudore e forti tremori ovunque
Solo un sogno, era solo un sogno.
Si riscosse e notò di esser vestita esattamente come la sera prima, mantello incluso, aveva bisogno di lavar via tutta quella negatività e di riprendersi. 
Dopo essersi concessa un bagno ristoratore si preparò a quella giornata e a come evitare André, il mostro sarebbe potuto uscire senza preavviso e non se la sentiva di scommettere sul suo autocontrollo.

André non si stupì del comportamento di Oscar, ma non poteva nascondere quanto la cosa lo ferisse.
Ultimamente quando aveva bisogno di qualcosa si rivolgeva ad Alain, in più di un'occasione gli aveva sbattuto la porta in faccia e quando imperterrito chiedeva di lei la risposta era sempre "il Comandante è occupato, non può ricevere".
Si sentiva frustrato e avrebbe dato qualunque cosa per parlarle anche solo per un minuto, ormai erano giorni che si ritrovava a vivere per inerzia...come se lei gli avesse negato anche la vita, oltre al permesso di vederla.
Si vede però, che alle volte quando si prega le preghiere sono talmente accorate da essere ascoltate...
André osservava il crepuscolo con aria distratta, anche i colori sembravano aver perso il loro senso e la colpa non era solo della vista, la colpa di tutta quel suo torpore interiore ce l'aveva anche Oscar.
Già, Oscar... Oscar che in quel momento stava rientrando da un'udienza con la regina. Come se un demone si fosse impossessato del suo corpo decise di sorprenderla e di tenderle una trappola, così che lei non avrebbe potuto sfuggirgli.

"Comandante, vi serve aiuto con il cavallo?"
"No, grazie Pascal, faccio da me"
Silenzio, André percepiva solo i rumori degli zoccoli farsi sempre più nitidi man mano che questi si avvicinavano e intanto contava i suoi battiti cardiaci temendo scioccamente che questi fossero troppo rumorosi.
La porta delle scuderie si aprì e una lastra di luce aranciata penetrò illuminando tutto donando tinte surreali, questione di qualche secondo e la porta si richiuse, André scorse la sagoma di Oscar intenta ad armeggiare con le briglie di Cesar e non riuscendo a dominarsi si ritrovò alla sue spalle in un battito di ciglia.
"Oscar"
Oscar spalancò gli occhi sbigottita, come aveva fatto ad entrare? Lei non ce lo voleva lì, a dire il vero non lo voleva da nessuna parte.
"André, perché sei qui?" nel dirlo ricacciò in dentro ogni tipo di emozione utilizzando quel tono neutro che tanto indispettiva il suo amico.
"E me lo chiedi? Sono giorni che mi eviti, è successo qualcosa?" scelse la strada dell'ingenuità, per parlare con Oscar bisognava sempre soppesare le parole.
"Io non ti sto evitando, vedi..."
"Non mentirmi, Oscar. Sarebbe un'offesa alla nostra lunga...amicizia" l'ultima parola la disse tra i denti, quasi sputandola.
"Non ti sto mentendo" replicò lei con un tono che non convinse nessuno dei due.
"Allora guardami"
"No"
"Sai che potrei leggerti la menzogna negli occhi, vero?"
Silenzio.
"Voltati, per favore" ma senza aspettare risposta, fu lui a farla voltare e ciò che lesse nel suo sguardo lo colpì privandolo dell'aria per qualche secondo.
Oscar aveva uno sguardo spento, intriso di amara delusione, André chinò il capo all'apice della vergogna.
"Mi hai visto, non è vero?", lei annuì.
"Oscar, non so fin dove tu abbia visto ma ti assicuro che non è come pensi tu"
"André io non penso a nulla, sono questioni private che tu sei in grado di gestire da solo. Non sono tua nonna"
André si sentì ferito come mai prima di allora, forse più di come si era sentito per la storia della camicia, non le importava nulla allora?
"Oscar, ti sei chiesta perché ero tra le braccia di una giovane così simile a te?"

  
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