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Autore: Guido    03/04/2007    4 recensioni
Ormai è ufficiale: Voldemort è tornato. Il Mondo Magico si prepara per la guerra. Harry è ancora alle prese con la morte di Sirius, da cui solo Ginny lo riesce a distrarre. Invece, Draco Malfoy diventa un Mangiamorte, ma le cose non vanno come sognava: ben presto, deve capire se Voldemort lo voglia morto e se suo padre stia tradendo, ma non può più fidarsi neppure della sua stessa memoria. Mentre gli avvenimenti incalzano, i due arcinemici di Hogwarts intrecciano una corrispondenza che avrà conseguenze profonde per entrambi...
NOTA: l'OOC è cautelativo, ma un po' tutti i personaggi si trovano a manifestare lati del loro carattere poco visibili nel canone
Genere: Angst, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Da Mangiamorte a...'
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ATTACCO A HOGSMEADE

Attacco a Hogsmeade



Ringraziamenti:
Mariademolay: sì, credo che l'epurazione soddisfi tutti quanti noi. E' vero che Amelia non si fa esattamente amare... ma siamo in guerra e nessuno vuol rischiare di far la fine del povero Uria, spedito dal re a morire in prima linea. Il
Law-French, in questo clima, fa tanto orchestra del Titanic, ma è anche giusto alludere ad un Ministero migliore, che sopravvive solo nei ricordi - o nei sogni - dei più anziani. Credo che Carroll e Silente sarebbero andati molto, molto d'accordo; e le pergamene "sregolate" sono davvero il minimo che si possa aspettare l'autore della biografia di un simile personaggio, non trovi?


«Ron!»

«Hmpf...»
Harry lo scosse, impaziente. «Dai, svegliati!»
Ron aprì un occhio a metà, solo per richiuderlo subito, ferito dalla luce.
«E dai, poltrone! Dobbiamo andare a Hogsmeade!»
La menzione del fine settimana - il primo dell’anno - sortì un effetto miracoloso: Ron balzò giù dal letto all’istante. Così all’istante che le gambe non lo ressero e crollò sul pavimento, dove il dolore della botta finì di svegliarlo.
Harry, già vestito di tutto punto e pronto per la colazione, lo tirò in piedi e, con un borbottio esasperato, gli strappò di dosso la maglia del pigiama, per poi spingerlo in bagno di forza, ignorando le sue deboli proteste. Qui, una buona dose di acqua gelata riuscì a rianimare il povero Weasley, almeno quanto bastava perché si vestisse. E Harry, ansioso di abbreviare i tempi, gli lanciava i vestiti con una rapidità degna del miglior Cacciatore.
«E frena un attimo!» sbottò Ron, che non riusciva a reggere il ritmo dei lanci.
Le mutande gli finirono dritte in faccia.
Per fortuna erano pulite.
«Andiamo, sei un Portiere, no? Vedi di prenderli al volo, ‘sti vestiti!»
«A che serve? Tanto, quest’anno, niente Quidditch.»
«Non ricordarmelo! Allora, sei pronto?»
«E un momento!» gemette Ron, infilandosi la camicia. «Cos’è tutta ‘sta fretta?»
«Per tua informazione, Weasley, siamo già in ritardo di... uhm... dodici minuti e una ventina di secondi sulla tabella di marcia. Se vuoi ingozzarti come tuo solito, ti consiglio di correre.»
I pensieri di Ron erano ancora intorpiditi come i suoi riflessi di Portiere, ma, anche così, colse perfettamente il sottinteso: scaduto il tempo della colazione, nessuno, tantomeno Harry, avrebbe aspettato i ritardatari, neanche per un solo secondo: davanti all’uscita, ai controlli di Gazza, si sarebbe formata una fila e tutti volevano conquistarsi i primi posti.
Come Dio volle, il maglione alla Weasley, finalmente, andò a posto e il suo proprietario si affrettò a raggiungere l’amico impaziente.
«Però avresti potuto evitare di lanciarmi questo maglione!» esclamò Ron, mentre si fondavano giù per le scale. «Io odio il marrone e tu lo sai!»
«Risparmia il fiato e muoviti.»
«Hermione?»
«E’ già scesa con Ginny.»
Quando le raggiunsero in Sala Grande, le ragazze avevano già finito di mangiare; Hermione, poi, era profondamente immersa nella lettura della Gazzetta. Harry salutò con un bacio la sua ragazza e apostrofò l’amica, con un tono a mezza via tra lo scherzoso e l’implorante:
«Hermione,» le disse, mentre Ron tracannava succo d’arancia, «oggi siamo in vacanza! Non potresti...»
L’occhiataccia che ricevette in risposta bastò ad azzittirlo.
A Harry Potter, la Gazzetta del Profeta non era mai andata troppo a genio; ma, da quando una copia del maledetto giornale, intorno alla metà di Settembre, gli aveva recato la più funesta delle notizie, non ne sopportava più neppure la vista, che, immancabilmente, gli ricordava l’assurdo Decreto del Ministro, il bando alle partite di Quidditch.
Perfino in quel momento, una vocina gli sussurrava nella testa: Proprio una giornata perfetta, vero? Se solo si potesse giocare...
Per calmarsi, cominciò a sgranocchiare biscotti.
Non solo giocare, ma neanche volare si poteva! Quell’arpia di Amelia Bones, non contenta di vietare tutte le partite, tranne quelle di campionato, aveva anche imposto restrizioni molto severe sull’uso delle scope. Gli studenti erano andati su tutte le furie e - forse per la prima volta nella storia - le quattro squadre di Quidditch avevano fatto fronte comune, pregando Silente di strappare almeno il permesso di continuare gli allenamenti, se proprio non c’era modo di disputare il torneo; macché! Dopo un mese di battaglie a colpi di gufi, perfino il Preside si era dovuto arrendere: benché il campo di Hogwarts fosse più sicuro di molti stadi, il Ministero ne vietava l’utilizzo, nel modo più assoluto.
Il giorno dopo la resa, si era capito il perché.
Le dita di Harry sgretolarono il biscotto, quando ricordò Hermione, scioccata, che gli mostrava l’articolo della Gazzetta.
I bastardi del Ministero sequestravano il loro campo di Quidditch.
Per farci cosa, poi?
A pensarci bene, valeva la pena di tirare il Mantello fuori del baule...
«Harry.»
«Sì, Hermione?»
«Leggi qui.»
«Oh, no! Cosa c’è, stavolta?» Ma la ragazza sorrideva.
«Dai, leggi il trafiletto a sinistra.»
Speriamo bene, pensò Harry, accostandosi al giornale. «Questo?»
«Proprio quello.»
Il viso del Ragazzo Sopravvissuto si illuminò di colpo.
«Visto? Dai, leggilo ad alta voce!»
Harry non si fece pregare: «”Dolores Jane Umbridge,…”».
«Hmpf?» Ron, più ingozzato del solito, sparse briciole su metà della tavola.
«”…già Sottosegretario Anziano del Ministro, Inquisitore Supremo e Preside di Hogwarts, nonché, in precedenza, Professore di Difesa contro le Arti Oscure presso la medesima Scuola, accusata di reiterate violenze fisiche e morali nei confronti di alcuni studenti, si è dichiarata colpevole.”»
Ron rischiò di strozzarsi con il suo boccone mostruoso.
«”Sebbene trapelino pochi dettagli, corre voce che, tra le vittime di questi maltrattamenti, figuri lo stesso Harry Potter e che questa sia la causa dell’inusuale riserbo.
La Umbridge, condannata a un anno di reclusione nel carcere di Azkaban, è stata altresì licenziata dal Ministero e dichiarata inabile all’insegnamento; le parti offese hanno diritto ad un risarcimento forfetario di venti Galeoni a testa, che dovranno richiedere entro sei mesi, a pena di decadenza.”
»
«Ehm, ehm,» tossicchiò Ginny - e tutti risero dell’ottima imitazione - «Venti Galeoni sono un po’ pochi, non credi?»
Ron sgranò gli occhi.
«Pochi davvero,» rispose Harry, accarezzandosi il dorso della mano, «ma non ho certo intenzione di rinunciare a intascarli!»
Avrebbe potuto comprare qualche regalo per Ginny, o chissà… un accessorio per la scopa. Non voleva tenere quell’oro in mano un istante più del tempo necessario a riscuoterlo.
Terminò i biscotti e si guardò intorno: Hermione e Ginny sembravano già sul piede di partenza, mentre le guance di Ron erano gonfie come quelle di un criceto che fa provviste.
Sentendosi osservato e in ritardo, il ragazzo deglutì in fretta quel boccone mostruoso, annaspò in cerca d’aria e, senza esitare, tracannò mezza caraffa di succo d’arancia, per mandarlo giù meglio.
Tutti lo fissavano, inalberando espressioni di cortese disgusto; Hermione, anzi, sembrava che stesse osservando uno scarabeo stercorario oltremodo repellente e appena uscito da un bagno nel pus di Bubotubero.
«Be’? Che c’è?»
«Andiamo,» si limitò a dire Harry.
Erano tagliati fuori dalla corsa per i primi posti, ma non in ritardo; anzi, sembrava che tutta la Casa di Grifondoro li avesse aspettati.
Così, Harry Potter marciò verso l’entrata alla testa di un buon quarto della Scuola.
Ma egli non ci fece caso: era perso negli occhi adoranti di Ginny Weasley.
Così perso, in effetti, che non notò neanche uno sguardo altrettanto intenso, altrettanto insistente, ma animato da sentimenti ben diversi.

Potter.
E’ il sesto anno che ti sopporto, lo sai?
Il sesto anno, e sei riuscito a farmi dare di stomaco più in questi ultimi due mesi che nei cinque anni scorsi.
Bleah!
Ormai, sei diventato così stronzo, così arrogante, che non reagisci neanche più agli insulti. Del resto, a insultarti siamo rimasti in pochi: la maggior parte della Scuola manca poco che si prostri al tuo passaggio.
“Il Prescelto”. Così ti chiamano.
Ma non fatemi ridere! Anzi no: non fatemi
vomitare.
Ah, e quasi dimenticavo l’altro titolo sotto cui sei invocato: "il gran figo".

Disgustoso!

“Il gran figo” chi?!

Eri un nanerottolo fino all’altro ieri e adesso, eccoti lì, il Re dei Grifondoro e dei puttanieri, mentre la Weasley ti guarda con occhi adoranti. Be’, questa non è una novità: lo fa dal suo primo giorno di scuola! La cosa strana è che tu te ne sia accorto.

Be’, Potter: tu hai i soldi e la Weasley… la Weasley è una puttanella pezzente, d’accordo, ma bisogna ammettere che ha il fisico. Scommetto che, a forza di pomiciare con lei, sei cresciuto almeno di altri dieci centimetri!

Sia chiaro: non di statura.

Per la barba di Merlino, Potter, quanto fai schifo!

Quasi quasi, riesumerei quelle vecchie spille… se non sapessi che, proprio oggi, le cose cambieranno di brutto.

Trema, San Potter, trema: il tuo regno è giunto al termine!

Il tuo e anche quello del vecchio rimbambito. Un altro bel tomo davvero! Se il sordido protettore di Babbani si illude di avere la Scuola sotto controllo, solo perché il suo culo raggrinzito è di nuovo incollato alla poltrona, si sbaglia di grosso.

E oggi scoprirà quanto.

Sai cosa mi dispiace, Potter? Mi dispiace non poterti fare secco, una buona volta. Vorrei proprio vederlo alla prova, il famoso coraggio dei Grifondoro, contro le bacchette dei Mangiamorte.

Le nostre bacchette.

Bastardo Mezzosangue. Credi davvero che ti andrà tutto liscio? Solo perché al Ministero te la sei cavata con quattro miserabili trucchetti…

E con quei trucchetti hai fregato mio padre.

Figlio di puttana.

Credevi davvero di poterne uscire pulito?

I Malfoy non dimenticano; i Malfoy non perdonano.

Povero patetico illuso. Sfidare una famiglia di Maghi Oscuri. Come se non ti bastasse l’Oscuro Signore. Hai un po’ troppi nemici per sentirti così tranquillo.

E i tuoi nemici sono tutti uniti contro di te. Contro di te e contro l’obsoleto pisquano rimbambito.

Trema, Potter, trema!

Quest’oggi, forse, porterai a casa la pelle, tu; ma i tuoi amichetti e la pezzente, chissà?
Scommetto che sogni sempre di sconfiggere l’Oscuro Signore in duello, vero? Un bel sogno di gloria, nel miglior stile Grifondoro.
Oggi vedremo se, dei tuoi miserabili sogni, resterà qualche brandello.

 

«Ma quanto ci mette a muoversi, questa fila del cazzo?» borbottò Ron, impaziente.

«Ron!»

«Sì, lo so, sono un Prefetto!» E, in pectore, continuò: Ma cos’ho fatto di male per meritarmi questa spilla?

«Ronnino Perfettino» cantilenò Ginny, strappando a Harry un sorriso idiota.

Ecco, appunto.

Ginny e Harry. Mah!

Harry non si era mai accorto di lei e poi, tutt’a un tratto, eccoli che stavano insieme. Tu va’ a capire queste cose!

Ma quanto ci metteva Gazza?

 

Se quello sporco Magonò del cazzo non si sbriga, giuro che lo Trasfiguro in un tappetino.
Be’, prima dovrei torturarlo, almeno un po’… Ma la missione viene prima dei piaceri personali. E questo è il motivo per cui me ne resto qui, ad aspettare i suoi porci comodi.
Ci sarà tutto il tempo di adornare l’ingresso con un bel tappetino… un tappetino con il Marchio Nero.
Una cosettina facile e pulita...
Come scagliare la Cruciatus.

Istintivamente, si toccò l’avambraccio.
Quando era giunto il suo momento, quando si era trovato davanti alla vittima, bacchetta in pugno, i Mangiamorte in cerchio intorno a loro… per un attimo si era sentito svenire, o forse vomitare. Per un attimo, aveva temuto di non farcela.

Tre pensieri lo avevano sorretto, tre facce.

Suo padre ad Azkaban.

Sua zia con il sorriso delle torture peggiori.

Potter al posto della vittima.

Crucio!

Poi, tutto era diventato più facile.

Gli avevano fatto i complimenti: era stata una prima volta davvero ben riuscita.

E, subito dopo, l’Oscuro aveva scelto la bacchetta di Bellatrix per imprimere il Marchio Nero nelle carni e nella mente di Draco Malfoy.

Un piccolo prezzo da pagare, si era detto allora e si ripeteva adesso. Un piccolo prezzo per la vendetta.

Ebbene, ho pagato il prezzo; ed è giunta l’ora di riscuotere il premio!

L’espressione di gioia feroce che si dipinse sul suo viso passò inosservata.

Da quando suo padre si trovava ad Azkaban, perfino Tiger e Goyle evitavano accurata­mente di incrociare lo sguardo di Draco Malfoy.
Era un’elementare misura di sopravvivenza.

Tuttavia, un po’ più indietro nella fila, Pansy Parkinson osava fissare la nuca bionda di Draco, chiedendosi cosa avesse in mente.
L’idea di entrare nella Stamberga Strillante – che passava per il luogo più infestato del Mondo Magico – era farina del suo sacco, senza dubbio; ma perché non se ne vantava, come suo solito? Perché aveva fatto circolare la voce così, quasi in sordina?

C’era qualcosa sotto.

Dopotutto, Dracuccio aveva paura dei fantasmi.

Dracuccio era un Mangiamorte, adesso; semmai, sarebbero stati i fantasmi a tremare.

E i Mangiamorte agiscono in segreto… quasi sempre.

Non aveva dubbi che Draco si sarebbe “misteriosamente” trovato in testa al gruppo diretto alla Stamberga: segretezza o non segretezza, la tentazione di esibirsi, di essere al centro dell’attenzione, sarebbe stata troppo forte. Pareva che l’idea avesse incontrato consensi anche fuori della Casa di Serpeverde...

Scrollò le spalle. In fondo, preferiva non sapere, casomai ci fosse stato davvero qualcosa sotto. Sapere troppo può essere pericoloso.

Chissà se avrebbe trovato ancora un paio di quei reggiseni di sangallo?

Dracuccio adorava i reggiseni che lasciavano spuntare i capezzoli.


Draco Malfoy, allietato da splendide visioni di Potter torturato, morto e/o decomposto in varie guise, non notò più la lunghezza della coda, né, poi, il tragitto fino a Hogsmeade, che compì accompagnato dai soli Tiger e Goyle. Si riscosse solo quando venne il momento di deviare dalla strada principale e dirigersi verso la Stamberga Strillante.

Arrivarono sul posto per primi e si fermarono ad una certa distanza, in attesa degli altri, che, come d’accordo, giunsero alla spicciolata, nel giro di un quarto d'ora.

Perfetto. La puntualità era importante.

Draco lasciò che cominciassero a lanciarsi occhiate in tralice, a metà tra sfida e titubanza, e, quando, silenziosamente, cominciarono a raggrupparsi, per tentare un ingresso in massa, fece in modo di trovarsi in testa alla colonna, con Tiger e Goyle a coprirgli le spalle. Non fu troppo difficile: nessuno ambiva ad un onore tanto pericoloso.

Era a pochi passi dalla porta, quando un sonoro Crack! fece sobbalzare tutti quanti, lui incluso: una figura in nero si era appena Materializzata, proprio davanti alla soglia.

D'istinto, il ragazzo portò la mano alla bacchetta.

«Tranquillo, Draco.»

«Zia! Ciao. Non… non mi aspettavo di vederti.»

«No? E chi meglio di me, Draco?»

«Nessuno,» rispose il ragazzo, pronto e anche sincero: per quanto non si sentisse mai del tutto a proprio agio in presenza della zia – nonché madrina – doveva a lei la sua ammissione tra i Mangiamorte, a dispetto della giovane età; ovvio che l’Oscuro Signore, dovendo mandare qualcuno a controllare l’esecuzione del piano, scegliesse proprio lei.

«Come vedi, zia,» proseguì, ostentando una sicurezza che non provava affatto, «qui tutto procede secondo i piani.»

«Sono tutti qui?»

«Tutti.» Figli e parenti dei Mangiamorte. Li avrebbero messi al riparo dalla strage imminente.

«Tutto secondo i piani» ripeté Bellatrix, lentamente.

«Sì.» Oddio, cos’aveva dimenticato!?

«No, Draco. Non proprio tutto,… non proprio.» Gli sorrise.
Il sorriso della tortura. Il sorriso che riservava alle vittime.
Il ragazzo, impietrito, cominciò a sudare freddo.
Dove ho sbagliato?!?
«Vedi,» proseguì Bellatrix, in tono di normale conversazione, «c'è una parte del piano che non conosci.»
«Ah.»
«Non ti preoccupare, si tratta di una cosa molto semplice.» Alzò la bacchetta. «Addio, Draco.»
Per un lungo, orribile istante, il giovane Malfoy fissò la Morte in faccia.
Poi, un grido di rabbia infranse il silenzio.
«Tu
Tutti si voltarono di scatto.
Potter!
San Potter accorreva, Mezzosangue e Lenticchia alle calcagna, un'espressione omicida in viso, la bacchetta puntata dritta contro Bellatrix. Draco reagì d'istinto:
«Expelliarmus
Un istante dopo, la bacchetta gli volava in mano.

La bacchetta di sua zia.

La sorpresa bloccò perfino Potter, ormai giunto a tiro; ma fu la donna a reagire per prima. Con uno scatto felino, ghermì la bacchetta e sbilanciò Draco, facendolo cadere addosso a Tiger, che stava immobile dietro di lui, a bocca aperta, senza capirci un cazzo.

Uno Schiantesimo sibilante raggiunse Bellatrix, ma rimbalzò: quell'elegante mantello nero era un capo della nuova linea Tiri Vispi Weasley. Si voltò appena, giusto il tempo di scagliare tre Maledizioni ai mocciosetti, e tornò a fissare il nipote, che cercava di rialzarsi.

«Pagherai per questo, Draco. Crucio

Sovrastando le sue grida, la donna ordinò ai ragazzi pietrificati dietro di lui: «Voi! Entrate! Di corsa!». E tutti quanti, scavalcato Draco che scalciava, abbandonarono il campo allo scontro tra la regina dei Mangiamorte e il trio Potter-Granger-Weasley.

Poveri sciocchi, riuscì a pensare Draco, tra un'ondata di dolore e l'altra, non avete proprio speranze.

Sua zia, chissà come, riuscì a tenere a bada tre avversari e, nello stesso tempo, a liberarlo dalla Cruciatus. Per un meraviglioso istante, le fu grato di quel sollievo, finché non vide di nuovo quel sorriso letale.

«L'Avada Kedavra è una morte troppo pulita per i traditori, Draco. Per fortuna, Piton mi ha insegnato una Maledizione molto carina...» Alzò la bacchetta, scacciando gli Incantesimi ostili come stupide mosche. «Sectumsempra

Sangue.

Sangue dappertutto.

Il suo sangue.

Per lo shock, Draco si fece livido come un cencio; le sue dita si contrassero…

«Morsmordre!» gridò Bellatrix, in tono di trionfo, il viso illuminato dagli Incantesimi.

Il Marchio Nero si disegnò nel cielo; da tutto il villaggio si levarono le grida.

Il segnale di attacco.

…E Draco si trovò tra le dita la bacchetta, che, chissà per quale miracolo, era rimasta accanto al suo corpo, sana e salva, anche mentre si contorceva sotto la Cruciatus. Soltanto la rabbia gli impedì di svenire, permettendogli di ricambiare il regaluccio alla zietta.

«Crucio

Benché la Maledizione fosse piuttosto debole, riuscì a far cadere Bellatrix, e tanto bastò a Potter per Incarcerarla. Fece appena in tempo, perché Draco svenne e questo liberò Bellatrix dalla Maledizione.

«Hermione! Ferma il sangue! A portarlo in infermeria penso io!» Harry lanciò un’occhiata velenosa a Bellatrix e si voltò verso il Castello. «Ron, tienila d’occhio.» Si concentrò. «Accio Firebolt!».

Nel cielo si formò una macchia in movimento, ma non fecero neanche in tempo a metterla a fuoco che la scopa era già arrivata.

Dalla soglia dei Tre Manici di Scopa si levò una forte esplosione.

Hermione, con un rapido lavoro di bacchetta, bendò Draco e lo assicurò alla Firebolt. «Sbrigati, Harry.»

«Tranquilla. Mi libero di Malfoy e torno con Silente.»

Decollò e prese quota con una rapidità che strappò un grido di ammirazione a Ron.

Ma voltare le spalle a Bellatrix era stata una pessima idea: la Mangiamorte era ancora armata (!) e quell’attimo le bastò per Schiantare entrambi i mocciosetti; l’istante successivo, era già libera e correva verso il centro di Hogasmeade, pronta ad unirsi alla mischia.

 

I Tre Manici di Scopa, dove si radunavano gli insegnanti, erano l’obiettivo dell’attacco principale; Bellatrix trovò il locale circondato dai Mangiamorte e in procinto di crollare, sotto la gragnuola di Maledizioni che lo investiva.

Eppure, non crollava. Ad una ad una, le tegole si staccavano dal tetto, il muro perdeva intonaco, ma questo era tutto: la porta, anche se mezzo scardinata, resisteva ad ogni tentativo di infrangerla o aprirla e le pareti incassavano stoicamente i colpi.

Bellatrix ebbe appena il tempo di riprendere fiato e unirsi all’attacco, che la porta volò via dai cardini, colpendo il Mangiamorte più vicino; un lampo arancione, violentissimo, abbagliò tutti per un momento. Quando poterono riaprire gli occhi, si videro assaliti dagli insegnanti, usciti in massa dal locale.

Il locale che non c’era più.

Per un istante, perfino la mente di Bellatrix rifiutò di accettare quello che vedeva al suo posto.

Un gigantesco serpente a tre teste, acciambellato, ma niente affatto pacifico. Anzi, decisamente allergico agli Incantesimi ostili.

Mentre le teste del rettile scattavano verso gli aggressori, Minerva McGranitt levò la bacchetta in un ampio gesto e attirò a sé tutte le pietre del selciato, che sfuggirono sotto i piedi dei Mangiamorte; questi caddero a terra, subito inchiodati da una raffica di Incantesimi, mentre le pietre – con un gemito stridulo, assordante – si fondevano in un altissimo Golem.

Per un attimo, parve che lo scontro fosse già concluso.

Ma, di scatto, i Mangiamorte si rialzarono; un’Avada di Bellatrix mancò Vitious per un soffio e colpì, invece, il serpente, che cominciò a Detrasfigurarsi in macerie; la McGranitt, coperta dagli altri difensori, bloccò a mezz’aria quella pioggia letale. Ma i Mangiamorte notarono gli avventori, ammassati nell’ipotetico centro del locale e non più protetti dalle spire del serpente. Inarrestabili, spietati, gli Incantesimi varcarono la barriera dei difensori e raggiunsero i civili.

Stavolta, toccò ai Mangiamorte illudersi, per un momento fuggevole, di aver ottenuto la vittoria.

Ma dieci di loro stramazzarono a terra, colpiti alle spalle: gli Auror di guarnigione, lanciato l’allarme, accorrevano con i rinforzi, emergendo dal fumo che, ormai, ricopriva tutto il villaggio.

Con uno sforzo supremo, la McGranitt vinse la forza di gravità e respinse le macerie, scagliandole addosso alle figure biancovestite.

E, all’improvviso, i rumori della battaglia – che, ormai, echeggiavano per tutta Hogsmeade – si spensero completamente. Tutti drizzarono le orecchie, come a scandagliare quel silenzio assoluto.

Anche la luce prese a calare… calare… e calare.

Arrivavano i Dissennatori.

 

Dall’alto della Firebolt, mentre sfrecciava accanto al Thestral montato da Silente, Harry Potter vide – e sentì - i Dissennatori circondare il villaggio. Non si soffermò a contarli, non pensò neppure: d’istinto, abbassò la bacchetta e gridò:

«Expecto Patronum!»

Argenteo ed enorme, un cervo planò contro la bruma scura, già densa intorno alle prime case; un istante dopo, fu raggiunto da una fenice.

Harry diresse il proprio Patronus verso la Stamberga Strillante, dritta a ore dodici, e Silente lo imitò.

Scorgere gli amici a terra, soltanto a pochi passi dai Dissennatori, e gettarsi in picchiata fu tutt’uno; eppure, Silente smontò dal Thestral solo pochi secondi dopo, raggiungendolo subito, accanto ai due corpi privi di conoscenza.

Il ragazzo alzò gli occhi verso di lui: non osava tentare un Incantesimo, non voleva scoprire che Ron ed Hermione avevano ricevuto il Bacio.

Intorno a loro, i Dissennatori fuggivano. Alla luce dei Patroni, Harry vide le labbra del Preside mormorare qualche Incantesimo e affrettarsi a sorridergli.

«Non è nulla, solo uno Schiantesimo… ma non possiamo aspettare che si riprendano dai suoi effetti.»

Un attimo dopo, i due ragazzi, ancora privi di conoscenza, volavano in groppa al Thestral, assicurati da solide funi.

«Torna al Castello!»

L’animale obbedì all’istante, mentre il Preside e Harry si affrettavano verso i Tre Manici di Scopa. Sentivano i Dissennatori che tornavano ad addensarsi, due volte più rapidi e feroci; Harry arrischiò un’occhiata alle proprie spalle e raddoppiò in velocità: erano inseguiti da presso, un semicerchio di Creature Oscure li incalzava come un branco di lupi, ansioso di intrappolarli.

Raggiunsero l’incrocio e, grazie al solo impeto della corsa, superarono i Mangiamorte, per lo più ancora tramortiti da pietre e travi. Ma una figura bianca, imponente, guidava quelli rimasti in piedi.

Gli insegnanti, schierati ad anello, si sforzavano di coprire i civili, ma neppure la mole di Hagrid poteva bloccare tutti i colpi. Vitious giaceva a terra, un bambolotto contorto e sporco di sangue. La professoressa Sinistra combatteva quasi piegata in due, una mano contratta sul petto. La McGranitt era pallida come una morta, il respiro corto della belva in trappola.

La corsa li portò in mezzo agli avventori di Rosmerta, che urlarono terrorizzati; ma, un istante dopo, l’inconfondibile figura di Silente si ergeva in tutta la sua statura e, una volta di più, due Patroni saettarono contro i Dissennatori, liberando gli Auror dalle loro grinfie letali.

Furibondi e ansimanti, i due gruppi di contendenti ripresero fiato per un lungo istante; poi, mentre i Dissennatori si disperdevano, gli Auror serrarono i ranghi e attaccarono in forze.

Dalla bacchetta di Bellatrix scaturì un fuoco verdastro che saettò in tutte le direzioni; ma era diretto contro le case, non contro gli attaccanti. Fumo, fiamme, grida e macerie riempirono l’incrocio.

La donna impresse alla bacchetta un movimento di torsione, mormorando qualcosa in una lingua sconosciuta.

Un rombo sinistro riuscì a sovrastare tutti gli altri rumori; diversi combattenti interruppero gli scontri per proteggersi le orecchie. I Mangiamorte cercarono un punto di appoggio, ma la Maledizione di Bellatrix già sollevava la terra: il suolo si alzò e abbassò, a ondate, frantumandosi in centinaia di crepe, bocche fameliche pronte a scattare.

A grappoli, a decine, le case scomparivano, inghiottite dal sottosuolo, un piano alla volta.

Ma i Tre Manici di Scopa restavano un’isola di calma nel terremoto.

Incantesimi e Maledizioni ripresero a fischiare, mentre, intorno agli assediati, le scosse crescevano di intensità.

Lentamente, il terreno intorno al locale cominciò a sollevarsi, in un anello compatto su cui si trovavano tutti i Mangiamorte.

Adesso si trovavano più in alto di tutti, relativamente al riparo dai colpi, in vantaggio su assediati e Auror.

E, dalle viscere della terra, sotto di loro, cominciarono ad emergere gli Inferi.

Ma la prima fila di cadaveri fangosi si era appena schierata, che un vortice di fuoco avviluppò le macerie del locale, proteggendo gli assediati e sgomentando gli Inferi; dalle fiamme magiche scaturì un’onda di piena.

Il terrapieno evocato da Bellatrix non resse all’urto dell’acqua limacciosa e cominciò a sgretolarsi.

Imperturbata, Bellatrix Black Lestrange levò alto il braccio armato, scagliò nuovamente il Marchio Nero e si Smaterializzò, imitata da tutti i Mangiamorte ancora coscienti.

Lentamente, i nuvoloni di fumo e polvere si dileguavano, rivelando uno spiazzo deserto. Nel villaggio, ora, si udivano soltanto le grida dei feriti e il ruggito delle fiamme.

L’attacco era fallito.

 

Note:

Sono rimasto piuttosto vago sulla topografia del dormitorio dei Grifondoro, perché non ricordo di aver mai sentito menzionare il bagno. Ma questi giovinastri si lavano solo dopo una partita di Quidditch?

In questo AU, Ginny scarica Dean all’inizio dell’anno e si mette subito con Harry, che, al termine delle vacanze trascorse alla Tana, si è scoperto innamorato di lei. Quanto a Ron ed Hermione, non ho ancora deciso in quale misura innovare rispetto al canone; del resto, non nutro grandi simpatie per le turbe ormonal-romantiche di cui il sesto libro è infarcito, quindi aspettatevi meno pomiciate e molta più guerra.

Be’, sarebbe difficile vederne meno, vi pare?

Sospetto che tutte quelle pagine da romanzetto rosa siano state espulse dal quinto libro, per intuibili ragioni di mole, e riciclate nel sesto, per la disperazione di chi avrebbe voluto leggere scene ben diverse e, magari, anche qualche risposta sui diecimila enigmi della trama (un nome per tutti: zia Petunia).

Io ho una mia trama da costruire e chi segue “Il Profumo della Libertà”sa bene che prevedo di far morire un bel po’ di gente, talvolta in circostanze poco chiare, ma mai di morte naturale. Non penso affatto di proporre una soluzione a tutti i misteri del canone, ma prometto solennemente di non lasciare insoluto neanche uno dei miei. Il che, in questo momento, è più di quanto osi sperare da Joanne Kathleen Rowling Murray.

Non vi ha disgustato leggere il sesto libro e trovare le chiappe della Umbridge ancora sulla poltrona? Per me, quello è stato il momento in cui ho capito che il Ministero aveva bisogno di una riforma radicale. Una metánoia, guarda caso.
Visto il modo poco pratico in cui vestono maghi e streghe, può darsi che non conoscano il reggiseno; nel caso, consideratelo una mia licenza.
Spero che la battaglia sia di vostro gradimento. Io ho trovato molto difficile descriverla, quindi può darsi che non sia riuscito a renderla come avrei voluto… però ci ho provato.

  
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