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Autore: Ninfea Blu    18/09/2012    17 recensioni
Oscar ha delle sorelle, lo sappiamo. Questa storia parla di una di queste sorelle, una che non conosciamo, perchè la Ikeda non ha pensato a una possibilità del genere. Danielle ha davvero molto in comune con Oscar... stessi capelli, stessi occhi. Qui parlerò dei suoi sentimenti, del suo rapporto con Oscar e inevitabilmente con l'amico Andrè che potrebbe, in qualche modo, mettersi fra loro. Perchè Danielle, gemella identica ma più femminile della nostra madamigella, potrebbe avere il coraggio di essere tutto quello che non è Oscar...
Aggiunte fan art cap. 7 - cap. 12
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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14 – Capitolo nuovo

14 – Una strana mattina

 

 

 

Dietro la porta chiusa a chiave, Leopold insisteva a bussare e chiamarmi.

Io mi guardai intorno alla disperata ricerca di una via di fuga, o di un qualunque mezzo per salvarci tutti.

Diedi un’occhiata rapida all’ambiente per trovare un indumento femminile, magari una vestaglia da camera dimenticata da qualche parte che potesse fare al caso mio, ma notai solo i miei guanti di raso gettati in un angolo, vicino alla gamba di una sedia. Per uno strano scrupolo, corsi a raccoglierli per nasconderli in un cassetto.

Non avevo scelta, dovevo affrontare mio marito ed evitare che scoprisse il disastro di una tresca tra quella che lui avrebbe creduto sua moglie e l’attendente di sua sorella.

Cercai di ragionare velocemente per vagliare tutte le possibilità, che si riducevano a due, al massimo tre opzioni.

Potevo affrontare Leopold nei panni di Oscar e con una scusa, cercare di trattenerlo o distrarlo quel tanto che bastava ad allontanarlo dalla scena del misfatto.

O potevo correre di là, svegliare i due amanti e fare in modo che almeno André potesse fuggire di soppiatto come un ladro, dalla mia stanza.

Poi, io e Oscar, con tutta la calma e sangue freddo possibile, avremmo pensato ad affrontare il conte di Recamier.

Ma questa seconda opzione era forse la più rischiosa, perché presentava altre problematiche delicate che nell’ immediato non avrei saputo gestire nella maniera più coerente; avrei dovuto affrontare l’imbarazzo di Oscar di vedersi scoperta a letto col suo attendente, senza sapere come erano davvero andate le cose fra loro. Non sapevo chi avesse sedotto chi, né se l’inganno di André era stato completo, né se Oscar per qualche ignoto motivo avesse tolto la maschera di fronte alla passione del suo amico, o avesse finto fino all’estremo di essere me.

Soprattutto non sapevo come avrei dovuto pormi io fra loro. E questa era la cosa che mi metteva maggiormente in difficoltà.

No, la soluzione più semplice era fingere di essere Oscar. O semplicemente, era l’unica possibile nell’immediato, la più convincente.

Così, mi decisi.

Presi un respiro profondo e spalancai la porta che mi separava da mio marito.

I nostri sguardi si incontrarono e lessi un vago sconcerto negli occhi di Leopold, forse un briciolo di fastidio. Non si aspettava certamente la presenza della cognata nella stanza di sua moglie.

“Madamigella Oscar, voi qui? - Leopold in pochi passi superò l’ingresso, fermandosi a un paio di metri da me. Si guardò attorno, come fosse alla ricerca di qualcosa o qualcuno. – Scusate cara cognata, ero venuto per conversare in privato con mia moglie… Ma è ancora a letto?” chiese indicando con la mano alzata la porta chiusa della camera.

Io avvertii un brivido di panico serpeggiarmi lungo la schiena. Non risposi subito, mi limitai a guardarlo mentre andavo alla disperata ricerca di una frase da opporre alla sua domanda.

“No… - dissi senza nessuna enfasi. – In realtà, Danielle non è qui. Io la stavo semplicemente aspettando… Forse dovreste andare a cercarla altrove, cognato.”

Era troppo sperare che accogliesse il mio suggerimento, lanciato con tutta la mia convinzione, col preciso intento di allontanarlo da lì.

Mi spostai un poco e andai a sedermi sul divano. Mio marito era rimasto in piedi di fronte a me, l’aria perplessa e pensierosa.

“Aspetterò. Posso chiedervi perché siete qui, madamigella? Lo trovo un fatto anomalo e curioso, che un personaggio come voi sia qui ad attendere mia moglie nel suo boduoire.”

“Non vedo cosa ci sia di strano. Devo parlare con mia sorella in privato; una questione personale che posso esporre solo a lei. Quale luogo potrebbe essere più privato di questo? Non siete d’accordo?”

“Certo, capisco; non voglio certo intromettermi nelle vostre questioni personali, madamigella Oscar. Sapete, madame Lisette aveva ragione; c’è una strana complicità tra voi e mia moglie, resa naturale dal fatto che siete gemelle, solo non immaginavo si spingesse fino a questo punto.”

“Quale punto? Non capisco che intendete.”

Ero lievemente confusa e forse preoccupata per il tono della conversazione che dovevo riportare su strade più sicure. Leopold era tornato a indicare la stanza con fare sospettoso.

“Siete sicura che Danielle non sia di là, vero? Magari con qualcuno… Il conte di Fersen, per esempio?”

Trattenni un singulto, nel tentativo di non palesare il mio disorientamento e mi sforzai di sorridere con disinvoltura.

“Voi pensate che Danielle e Fersen… - Mi misi a ridere sinceramente, incapace di trattenermi, pensando all’ironia beffarda di tutta la situazione. – E se fosse così, io starei qui, secondo voi? A reggere il gioco a mia sorella e al suo amante? Mi conoscete davvero poco cognato. – Il mio tono di voce divenne severo. - Non mi piace essere coinvolta in certe situazioni, a maggior ragione se riguardano mia sorella, vostra moglie. Inoltre, il ruolo di sensale non mi si addice.”

“Scusate, come siete permalosa; l’ho detto soltanto perché so che il conte di Fersen è un vostro amico, madamigella, e ho pensato…”

“Avete pensato male.”

Ero certa di essere aderente alla reazione che la stessa Oscar avrebbe avuto. Ma mio marito non era disposto a cedermi terreno.

“Può essere, ma a voi non dispiace se controllo, vero?” disse all’improvviso.

Vidi Leopold muoversi lentamente verso la porta della camera da letto, senza attendere una mia risposta.

Sentii un sudore gelido scivolarmi lungo la tempia e il cuore che avevo dominato fino a quel momento, accelerò spaventato. Mi sembrò la fine, ma tentai di oppormi con l’ultimo moto d’orgoglio che mi era rimasto.

“No, fate pure, ma potrei prenderla come una mancanza di fiducia nei miei confronti. Con questo vostro atteggiamento, mettete in discussione l’onestà della mia gemella, e state dando a me della bugiarda. Potrei offendermi molto seriamente e chiedervi soddisfazione.”

“Ora state esagerando, Oscar; non è il caso di arrivare a tanto.”

Finalmente lo vedevo esitare incerto. Si era bloccato, allarmato.

Avevo osato sfidarlo perché conoscevo l’inquietudine che gli procurava il carattere di Oscar.

Con un briciolo di cattiveria, trovavo sempre divertente vederlo così in difficoltà di fronte al temperamento acceso della mia gemella.

Erano davvero pochi gli uomini che sapevano tenerle testa; mio marito non era certamente fra questi. L’unico che ci riuscisse davvero era André. Doveva esserci riuscito anche quella notte, così tanto da farla arrendere alla sua femminilità.

D’altronde Leopold non sapeva tener testa neppure a me e io spesso in passato ho approfittato di questo vantaggio, senza abusare mai della mia libertà d’azione, per non renderla controproducente.

Stavo scongiurando l’irreparabile, quando inaspettatamente, la porta che ci separava dalla stanza da letto si aprì: Oscar, i capelli sciolti sulle spalle, avvolta nella mia ricca vestaglia di seta apparve sulla soglia.

La guardai a occhi sbarrati travolta mio malgrado dalla sorpresa che leggevo riflessa sul volto del conte di Recamier, che la fissava a sua volta stranito.

Eravamo ammutoliti entrambi e fu lei a rompere il silenzio.

“Stavo ancora riposando. Mi sono svegliata, perché ho sentito delle voci concitate; - Si annodò la vestaglia in vita con aria noncurante, prima di passare il suo sguardo su di noi con fare distratto. – Oscar, Leopold che ci fate qui, in camera mia, e perché state discutendo?”

Era assolutamente tranquilla.

Aveva l’atteggiamento più naturale che le avessi mai visto, come se fosse abituata a risvegliarsi con un uomo nel letto; era merito di André quel miracolo di scaltrezza femminile? E l’attendente dove era finito? Scivolato giù per qualche cornicione per evitare di essere scoperto dal presunto marito della sua amante? Non avrei mai immaginato Oscar tanto abile nell’arte della dissimulazione. In questo pensavo di essere molto più portata di lei. Ero allibita, ma dovevo sforzarmi di non farlo notare, soprattutto a mio marito che ci stava ancora osservando.

“Scusa Danielle, non pensavo che stessi ancora riposando… tuo marito mi stava proponendo un duello amichevole... così, solo per fare un po’ d’allenamento…”

Oscar mostrò una vaga indifferenza alle mie parole; se stava fingendo ci riusciva molto bene.

“Leopold dovreste smetterla di sfidare mia sorella; non siete bravo quanto lei con la spada.” Commentò, e solo io colsi l’ironia, mentre Leopold si affrettava a cambiare argomento.

“Scusate mia cara, non volevo disturbarvi; pensavo di trovarvi già alzata e avevo urgenza di parlare con voi. Sono venuto qui e ho trovato vostra sorella ad attendervi: diceva che eravate assente.”

“Come vedete, si sbagliava. Di che cosa si tratta? Nulla di grave, spero.”

“No, assolutamente. Volevo solo informarvi che devo partire per Parigi oggi stesso; una questione urgente che non posso più rimandare. Inoltre vi porto i saluti di madame Marchard; non poteva trattenersi oltre in nostra compagnia per seri motivi famigliari. È partita questa mattina, mentre voi stavate ancora dormendo.”

“Capisco… e potete dirmi qual è questa questione urgente che vi obbliga a partire tanto in fretta?”

“Oh, solo una noiosa formalità che riguarda alcuni documenti. È inutile che vi esponga i dettagli. – Leopold accennò un breve inchino, prima di allontanarsi verso la porta che dava sul corridoio. – Col vostro permesso madame… madamigella Oscar…”

Il conte uscì dalla stanza.

Io e Oscar rimanemmo sole a fissarci l’un l’altra.

 

Restammo qualche secondo in silenzio, quasi incapaci di proferir parola.

Poi io tirai un sospiro di sollievo per lo scongiurato pericolo e mi lasciai cadere su una sedia, sfiorandomi la fronte con due dita della mano destra.

“Che rischio che abbiamo corso, Oscar! Ho temuto il peggio.”

“Già…” mi rispose atona.

Poi sollevai gli occhi verso di lei; era assolutamente calma e il suo sguardo era indecifrabile. Allora, mi sollevai precipitosamente dalla sedia e corsi verso la camera: entrai spalancando la porta.

Diedi un rapido sguardo attorno; un raggio di luce filtrava da dietro una tenda e cadeva su una colonna del letto con le lenzuola sfatte. Nell’ambiente non c’era nessuno.

Sentii i suoi passi leggeri sul pavimento, seguiti dalle sue parole.

“Stai tranquilla, il tuo amante è andato via appena in tempo. Ho usato il tuo passaggio segreto; davvero molto utile in certe circostanze.” Disse indicando il separé dalle decorazioni in stile orientale che celava la porta che si apriva nella parete. Colsi un velo di sarcasmo filtrare attraverso il suono della sua voce.

 

Mi voltai a osservarla attonita.

“Forse dovremmo parlare, Oscar.”

“Di cosa, precisamente?” chiese con lo stesso tono di prima.

“Di quello che è successo questa notte. Il ballo con Fersen; è andato tutto bene?”

“Tutto secondo i piani.”

“Io credo di no… Mio marito credeva che qui ci fosse il conte di Fersen… e la cosa sarebbe parsa logica anche a me, ma… Prima che venisse a cercarmi, ero entrata nella stanza. Pensa alla mia sorpresa: tu eri a letto col tuo attendente.”

“Non è cosa che dovrebbe riguardarti…”

“Beh, dipende: se tu fingi di essere me, sì. André ha capito qualcosa?”

Domanda superflua; in realtà mi premeva sapere cosa avesse capito lei.

“No…”

“Pensa se mio marito vi avesse visti…”

“Non tieni così tanto al tuo matrimonio… Temi lo scandalo, Danielle? Immagina le voci: madame Recamier ha preso per amante l’attendente di madamigella Oscar. Un bel colpo per la tua reputazione… forse anche per la mia. Le malelingue potrebbero pensare che ci scambiamo lo stesso uomo.”

“Che pensiero volgare! Non puoi prenderla così alla leggera.”

“Infatti, non voglio prenderla alla leggera; lasceremo questa casa oggi stesso. Torniamo a Palazzo Jarhayes. La nostra farsa si chiude qui!” Esclamò lapidaria.

Oscar si piazzò davanti a me, decisa, quasi minacciosa prima di proseguire con severità.

“In futuro, non voglio per nessun motivo che tu e André vi incontriate, capito? Non provare a cercarlo e non tentare di vederlo. Se scopro che tenti di avvicinarlo anche una sola volta, non rispondo di me, Danielle…”

Oscar non tentava più di contenere la rabbia che sfuggiva come veleno tra le sue parole. E leggevo oltre alla rabbia anche qualcos’altro, una pena, una delusione amara annegava dentro gli occhi lucidi.

Mia sorella voleva piangere, eppure non lo avrebbe fatto, non davanti a me.

Piuttosto mi avrebbe investito con tutto il suo livore.

“Non capisco perché mi stai aggredendo così: non ero io quella a letto con André!”

“Invece eri tu, Danielle. Eri proprio tu. André non ha capito che ero io, non ha avuto alcun sospetto. - Come ti sbagli, pensai fra me. - Oh, l’ho ingannato davvero bene. E paradossalmente ho fatto il tuo gioco… Siamo tutti burattini nelle tue mani; perfino Fersen ti è servito per confondere le acque…”

“Cosa?? Stai farneticando, Oscar. Dovresti calmarti e provare a ragionare. Mi stai lanciando delle accuse assurde.”

Non erano poi così assurde, eppure le sue conclusioni erano del tutto sbagliate. Oscar con gesti febbrili e nervosi si stava togliendo la mia biancheria: voleva tornare a indossare i suoi sicuri abiti maschili. Si nascose dietro le cortine del separé per spogliarsi dei pochi leggeri indumenti.

Io rimasi all’esterno e la imitai, passandole camicia e calzoni. Poi indossai la vestaglia che lei aveva abbandonato sul letto. Anch’io desideravo tornare a essere me stessa, ma non ero sicura di ritrovare la stessa donna di prima. Andrè aveva incrinato la mia maschera e non sapevo quanto ancora avrebbe retto di fronte a Oscar, che non smetteva di lanciarmi accuse da dietro il paravento.

“Mi hai quasi spinta tra le braccia di Fersen per avere campo libero col mio attendente. Lo hai avvicinato tanto da farlo innamorare di te, stanotte ne ho avuto la conferma.”

Continuò mentre la rabbia si stemperava nell’amarezza della voce.

Credeva che André fosse innamorato di me; perché non poteva essere vero? Possibile che lui fosse stato tanto crudele da farle credere questo? Che avesse fatto l’amore con lei, sussurrandole parole d’amore per me?

Non lo credevo capace di tanto, solo per punirla di amare un altro uomo.

Oppure Oscar stava solo fraintendendo?

Ogni cosa era il contrario di tutto.

Gli eventi di quella mattina mettevano ogni cosa in discussione, perfino i sentimenti di Oscar per il conte di Fersen. Per non parlare di quelli che nutriva verso André.

“Perché Danielle? Perché hai voluto farmi una cosa del genere? Che bisogno avevi? Lui è l’unico bene che ho e tu vuoi portarmelo via.”

Più che rabbia, avvertii una profonda tristezza nella sua voce.

“Ma ti rendi conto di quanto sei ridicola? Io non sono l’amante di André. Non ho fatto nulla per portartelo via.  E l’ultima cosa che vorrei è vederti tra le braccia del conte; speravo solo ti rendessi conto di che genere d’uomo è. In tutto questo, dov’è finito il tuo struggente sentimento per Fersen? Si è sciolto come neve al sole, mi sembra.”

Emerse da dietro la cortina del separé, vestita di tutto punto.

“Fersen non è nulla per me e l’ho capito perfettamente ieri sera!”

“Oh, finalmente un fatto positivo in tutta questa commedia! Il conte deve aver dato il peggio di sé al ballo! Posso quasi immaginarlo!”

“Non ne voglio parlare. Voglio solo tornare a casa mia!” Sibilò a denti stretti, pronta ad allontanarsi in fretta dalle mie stanze. Ma sentivo che la discussione non era del tutto esaurita.

“Fuggire dai sentimenti non serve, Oscar; forse dovremmo parlare di quello che provi per André. Quello che è successo con lui ti ha sconvolto più di qualsiasi altra cosa. Ti prego, dimmi la verità: lo ami?”

“È un mio amico… il migliore amico che ho… non posso perderlo a causa tua.”

“Non hai risposto. Non gli hai detto chi eri. Perché? Era più semplice fingere di essere me e prendere ciò che volevi? Trova il coraggio di ammettere quello che provi davvero. Potevi fermarlo e non l’hai fatto; prova a guardare dentro di te. Te lo domando di nuovo: lo ami, Oscar?”

Oscar mi fissò per pochi istanti. Rispondere a quella domanda era una sfida per lei; potevo vedere la lotta interna passare sul suo volto.

“Io non so più niente, Danielle.”

Mia sorella voltò le spalle e senza aggiungere altro, lasciò la stanza.

 

 

*****

 

 

 

Il passaggio segreto portava a una stanza remota del castello, una sala della musica che veniva usata in poche occasioni situata nel lato est dell’edificio. Da lì, André si era precipitato nella sua stanza.

Sentiva di avere ancora addosso il profumo di Oscar, ricordava perfettamente il sapore dei suoi baci; la mente era ancora un poco annebbiata dal desiderio provato e trattenuto.

Il gioco, lo doveva ammettere, gli era piaciuto anche troppo; aveva soddisfatto molte delle fantasie che negli anni lo avevano tormentato senza però andare oltre, ma non era uno stupido.

Sapeva cosa sarebbe accaduto se Oscar avesse scoperto l’inganno.

Era stata una mossa dettata un po’ dalla frustrazione e da un lieve risentimento, ma il suo amore per lei aveva avuto il sopravvento. Sentiva un brivido di eccitazione dolorosa se col pensiero tornava all’istante in cui avrebbe potuto averla.

Oscar avrebbe fatto l’amore con lui, spontaneamente. E lui non si sarebbe fermato, se non fossero arrivate le parole di lei, la sua esitazione. La voleva, ma desiderava che fosse sé stessa e che fosse consapevole che avrebbe scelto lui e non un altro.

 

Il risveglio era stato quasi irreale come quando si ha il dubbio di stare ancora sognando; aveva aperto gli occhi e aveva visto le tende impalpabili del baldacchino ondeggiare sulla sua testa, la luce chiara entrare dalla finestra. Si era voltato e aveva trovato lei che lo stava fissando, in silenzio, appoggiata mollemente sul cuscino. Un enigma celato dietro il blu profondo dei suoi occhi e si era chiesto da quanto fosse sveglia.

All’improvviso avevano sentito rumori, una porta che si apriva, dei passi e poi voci provenienti dalla stanza accanto: Leopold e Danielle.

Riflessi all’erta, Oscar era saltata giù dal letto come uno scoiattolo.

“André, devi andartene subito.”

Gli aveva detto lanciandogli la camicia che lui aveva afferrato al volo, e lo aveva trascinato verso il passaggio segreto che si apriva nella parete della stanza. Non gli era mai parsa tanto sensuale e femminile come in quell’attimo, con i gesti tipici che fa una donna quando cerca di proteggere il suo amante, e lui non aveva voluto allontanarsi senza prendersi un ultimo pegno; l’aveva trattenuta contro di sé, e le aveva regalato insieme a un sorriso eloquente, quelle due parole – ti amo - che teneva sul cuore da troppo tempo. All’udirle, Oscar aveva sentito il respiro fermarsi e sgranato gli occhi per la meraviglia.

Poi l’aveva baciata di nuovo, divorandole le labbra, prima di scomparire dietro la porta segreta.

Non l’aveva vista appoggiarsi smarrita contro la parete tappezzata di piccole rose e portarsi due dita ad accarezzare le labbra ancora affamate di lui, del suo profumo.

Non poteva immaginare quanto era stato perfido, anche se quel ti amo era stato sincero.

Unicamente rivolto a lei soltanto, ma ignara di esserne la vera destinataria.

 

Al ricordo, emise un respiro profondo per immettere aria nei polmoni, ma l’atmosfera della stanza lo soffocava. Doveva uscire all’aperto.

Si diresse deciso verso l’ingresso sul retro che dava su una parte del giardino, con la segreta speranza di non incontrare nessuno degli addetti alla servitù, e si inoltrò attraverso uno dei piccoli vialetti bordati di siepi. Svoltò ad un angolo e fece appena in tempo a vedere la carrozza del conte che partiva velocemente per lasciare la dimora.

Osservò la vettura elegante allontanarsi, mentre il rumore degli zoccoli dei cavalli si affievoliva finché non sentì una voce femminile che lo chiamava.

Era Ninette e veniva verso di lui con aria trafelata.

Adesso cosa m’invento? Pensò vagamente sconsolato.

La servetta avrebbe indagato, ne era sicuro e doveva trovare qualcosa che potesse soddisfare la sua curiosità senza compromettere nessuno di chi era coinvolto in quel gioco.

“André, allora gran furbacchione! Mi vuoi dire cosa è accaduto davvero? Sono preoccupata per madame; un attimo fa, ho sentito il padrone borbottare qualcosa contro il conte di Fersen. Crede sia l’amante di sua moglie… Stai proteggendo i due amanti? È per questo che eri nella stanza della contessa ieri sera? E madamigella Oscar sa tutto, vero? Voglio sapere che succede.”

Andrè pensò che fosse meglio assecondare le fantasie della cameriera, in fondo potevano essere perfette al caso suo.

“Qualcosa del genere, sì. Ma non posso sbilanciarmi troppo. In realtà… - e Andrè si accostò all’orecchio della cameriera e assunse un’ aria da vero cospiratore.  - È coinvolta la regina in persona…”

“Addirittura?” domandò sempre più perplessa.

“Sì. Sai, certe voci di palazzo… ne avrai sentito parlare… Ninette ti ricordi quella cosa che mi avevi raccontato sul conte di Recamier? Forse questo è il momento più opportuno per parlarne con la tua padrona. A breve, io e Oscar partiremo, e solo tu potrai aiutare madame Recamier.”

“Dovrei dirle del bambino?”

“Sì, è meglio. Sarebbe una freccia in più all’arco della tua signora, da opporre alle possibili accuse del marito.”

E Danielle avrebbe avuto altro a cui pensare, senza preoccuparsi di lui e Oscar.

Sembrava un buon diversivo, ma avrebbe messo Danielle in una sgradevole situazione e un po’ gli dispiaceva, ma si consolava pensando che lo avrebbe scoperto comunque.

“Continuo a non capire cosa c’entra il colonnello Oscar in tutta questa faccenda; trovo strano che si lasci coinvolgere in un triangolo del genere.”

“Cosa ci trovi di strano? Mi sembra normale, invece. Oltre che sorella di Danielle, Oscar è una buona amica del conte ed è responsabile della sicurezza della sovrana; sta solo facendo il suo lavoro che è quello di proteggere Maria Antonietta da probabili scandali. Perché credi che madame Recamier sia andata al ballo con lo svedese?”

“Oh, io pensavo che…”

“Mi raccomando Ninette: non parlare di questa storia con nessuno. Mi hai capito?”

“Uhmm, d’accordo. Ufh, che storia complicata… troppo forse.”

Sbuffò Ninette, che girò sui tacchi e tornò da dove era venuta, con le idee un poco più confuse di prima, ma non del tutto convinta che l’attendente le avesse detto la verità.

André rise fra sé sollevato, mentre guardava la cameriera allontanarsi verso la dimora, senza immaginare che il suo bluff era molto aderente alla partita fantasiosa imbastita dalle gemelle, da Danielle in particolare.

 

Si aspettava di vedersi comparire davanti Oscar da un momento all’altro per sollecitarlo a prepararsi per la partenza; non attese molto, infatti. Sentì la sua voce che lo chiamava da una delle finestre della casa; alzò lo sguardo verso l’alto e vide la sua testa bionda sbucare da dietro un vetro del primo piano.

Non c’erano dubbi che fosse lei.

“André, ma che fai lì? Non perdere tempo, per favore. Prepara i bagagli; voglio partire il prima possibile.”

“Subito Oscar!” rispose svelto al suo tono di comando, ma con assoluta tranquillità si accinse a fare quello che gli era stato ordinato. Forse si sarebbe divertito durante il viaggio di ritorno a provocare i silenzi di Oscar, che era certo non avrebbe aperto bocca volentieri, oppure al contrario, lo avrebbe assalito con una miriade di domande, consigli e suggerimenti per il suo bene.

 

 

******

 

La carrozza era ferma davanti all’ingresso, in prossimità del viale che portava all’esterno della tenuta. Erano quasi le undici del mattino di quella strana giornata, iniziata nel modo più bizzarro. Avevo cercato di convincere mia sorella a rimandare la partenza di qualche ora, almeno dopo pranzo, ma non mi aveva dato ascolto.

Corsi fuori in cortile, anticipando Oscar di qualche minuto e trovai André che stava armeggiando con le cinghie che trattenevano i bauli. Volevo parlare con lui senza che Oscar ci sorprendesse e non avevo che pochissimi minuti.

“Danielle, è meglio che Oscar non ci veda parlare insieme; potrebbe essere qui da un momento all’altro, questione di secondi…” mi disse mentre continuava a controllare che i bauli fossero fissati con le cinghie.

“Non riesco a credere che tu l’abbia fatto per davvero, André…” esordii un poco nervosa.

“Fatto cosa?” mi chiese candidamente.

Io parlai a bassa voce per non farmi sentire dal cocchiere che stava controllando con scrupolo i finimenti dei cavalli.

“Seduci Oscar e le lasci credere di essere innamorato di me; non è stato molto onesto da parte tua…”

“Te lo ha detto lei?”

André mi scrutava con calma.

“Me l’ho ha fatto capire chiaramente.”

“Non è andata esattamente così…”

“Ah, no? E come è andata, allora? Non hai rispetto neanche dei miei sentimenti, di quello che provo io per te…”

“Danielle per favore; ho avuto il massimo rispetto per te, e lo sai. Non ho iniziato io questa commedia e mi avete coinvolto a mia insaputa. Neppure questo è stato molto onesto e non puoi biasimarmi se cerco di difendere i miei sentimenti senza farmi manovrare come un burattino da tutti quanti.”

Avvertii una punta di rammarico nell’inflessione profonda della sua voce. Allora parlai con tutto il mio slancio, presa dal fuoco del mio sentimento, forse anche da un poco di disperazione.

“Io non riesco a rinunciare a te, per quanto so che non puoi amare me come ami lei! Forse ho sbagliato, ma non posso soffocare quello che sento. Ho bisogno di vederti, di starti accanto. Lei non vuole farci incontrare, mi ha proibito di vederti, ma non è amore il suo, è solo smania di possesso. È egoismo. Non vuole che tu sia libero. Perché non vuoi capirlo? Con me saresti più felice, Andrè. Io ti darei l’amore che meriti… e lo meriti più di chiunque altro…”

Solo allora lui mi prese per le braccia con leggera fermezza.

“Danielle mi dispiace se ho creato contrasti tra voi, non era mia intenzione mettervi l’una contro l’altra, ma non credo sia come dici tu; per la prima volta mi pare di avere una speranza con lei. Stanotte l’ho guardata negli occhi e quello che ho visto era tenerezza, passione… amore. Sì, io credo che sia amore, solo che lei ancora non lo sa. Lei non è come te, non ha il tuo coraggio nell’affrontare i sentimenti, non è consapevole di quello che sente e adesso ha solo paura di perdermi. Ti prego, sforzati di capire; io sono legato a lei più di quanto non sia legato a te…”

“Oh, André… - sospirai quasi rassegnata - non vuoi dare anche a me una possibilità?”

“Ti voglio bene Danielle, davvero… ma non nel modo che vorresti tu.”

Lo sentii sfiorarmi con due dita una guancia in una carezza delicata; poi notai il suo sguardo che si alzava un poco appena oltre le mie spalle. Oscar ci stava raggiungendo, sentivo i tacchi delle sue scarpe battere rapidi sugli scalini dell’ingresso. Andrè ritrasse la mano, ma fece in modo di essere visto.

Pochi metri e Oscar fu accanto alla vettura.

“Siamo pronti?” chiese senza guardare direttamente André e lanciò a me solo una rapida occhiata di sbieco.

“Tutto pronto Oscar. Possiamo andare quando vuoi.”

Andrè salì in vettura prima di lei. Oscar aveva un piede posato sul predellino, ma prima di salire in carrozza si voltò a guardarmi.

“Arrivederci Danielle. Ricorda bene quello che ci siamo dette.”

E scomparve dentro l’ abitacolo; sentii lo schiocco delle redini, e il mezzo si metteva in moto.

Rimasi ferma a osservare la carrozza che girava attorno alla grande fontana centrale, prima di allontanarsi attraverso il viale alberato.

Era già in fondo, in prossimità di varcare il grande cancello, quando la mia cameriera si accostò a me.

“Scusate madame se vi disturbo, ma avrei qualcosa d’importante da comunicarvi subito.”

“Cosa c’è Ninette?”

“Si tratta di una cosa che riguarda il signor conte e Madame De Marchard; forse conosco il motivo della partenza improvvisa di vostro marito, contessa…”

Restai incerta per un secondo alle parole della mia fida cameriera. Mi guardai attorno con fare distratto.

“Non qui. Vai a prendere il mio scialle di seta e raggiungimi all’ombra dei salici. Ti aspetto lì e non farti notare da nessuno.”

Circa dieci minuti dopo, Ninette mi raggiungeva nel luogo stabilito.

Ero seduta su una panchina di marmo bianco, sotto i rami di un grosso salice piangente mentre ascoltavo vagamente turbata e sorpresa, le parole della mia cameriera che mi raccontava dell’esistenza da qualche parte di un erede illegittimo del conte di Recamier, un figlio che forse mio marito si preparava segretamente a riconoscere.

 

 

 

Continua…

 

 

Eccomi qui.

Scusate il ritardo come sempre.

Forse il risveglio dei nostri due non ve lo aspettavate così, eh? Spero di non avervi deluse.

In effetti non è che accade molto in questo capitolo; fa più da sparti acque con il seguito.

Però con Leopold fuori dalla camera non è che ci fossero tante possibilità e dovendo evitare il disastro, ho optato per questa soluzione che mi è sembrata abbastanza convincente e in linea con la storia.

Spero vi sia piaciuta, ma raccontatemi ogni perplessità se ne avete.

Grazie infinite per tutti i commenti che lasciate, io li apprezzo tanto e mi fanno capire che ancora questa storia un po’ pazza vi interessa.

Un saluto e a presto. Almeno spero.

 

   
 
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