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Autore: Manu5    18/09/2012    12 recensioni
-“Sei veramente un’idiota!!!”
- “E tu una petulante ragazzina!!!”
- “Non ti permettere sai…”
-“Altrimenti che mi fai?” “Sto’ tremando di paura guarda…” mi disse con tono spavaldo.
- “Questo!!!” E presi dal corridoio il cestino vicino ai distributori con dentro ogni sorta di schifezze tirandoglielo addosso.
Walter e Monica proprio non si sopportano, il diavolo e l'acqua santa li chiamano ridendo a scuola. Ma cosa succederrebbe se un preside un po' strampalato li costringesse con l'inganno a fingersi una coppietta felice per vincere una scommessa?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 10 PROVE DI CORTEGGIAMENTO

POV WALTER

Erano passati tre giorni dal nostro ultimo scontro e non ci eravamo più neanche rivolti la parola. Ci guardavamo in cagnesco sui corridoi quando per disgrazia ci incontravamo. Proprio un bel modo per far capire al mondo che saremmo diventata una coppia da lì a poco. Cominciavo a pensare di aver fatto una grossissima cazzata ad aver accettato.  Mi sarei davvero reso ridicolo davanti a tutta la scuola corteggiandola??? Ma neanche per sogno. Avevo una reputazione da difendere. Se quella piccola bisbetica voleva mettermi in ginocchio si sbagliava di grosso. Voleva essere corteggiata? Bene, la mia principessa avrebbe avuto pane per i suoi denti. Con questi pensieri sconnessi mi alzai dal mio letto dove ero stato stravaccato tutto il pomeriggio per scendere di sotto a fare un giro. Arrivato in cucina guardai cosa c’era in frigorifero per potermi preparare uno spuntino. Ero con la testa ancora infilata nel frigorifero quando una voce familiare mi giunse alle spalle facendomi sussultare:

  • “Ehi fratellino, possibile che il cibo è sempre in cima alla lista delle tue priorità? “ Mi girai trovandomi davanti quella grandissima impicciona di mia sorella maggiore.
  • “Che ci fai qui sorellona?” chiesi prendendo dal frigo una semplice bottiglietta d’acqua.
  • “Beh questa è anche casa mia se non sbaglio!”
  • “Ah ah molto divertente. ..sai cosa intendo. Oggi è solo giovedì; cosa ci fai già a casa?”
  • “Domani non avevo lezioni con obbligo di frequenza e poi alla mia coinquilina serviva la casa per stare con il suo ragazzo, così sono tornata con un giorno d’anticipo.”
  • “Sta’ ancora con quell’idiota?” chiesi sorseggiando la mia acqua. Debby, la compagna di corso di mia sorella Sam, nonché sua coinquilina era una figa da paura.
  • “Marco non è un’idiota.”
  • “Dipende dai punti di vista.”
  • “Ma smettila… tanto non hai speranze!”
  • “Tu dici? Io non ci giurerei ..”dissi dubbioso.
  • “Piantala conquistatore, anche se non fosse felicemente fidanzata sai bene che Debby non è il tipo da ragazza da una botta e via.”
  • “Ma io so’ anche essere romantico all’occorrenza.” Esclamai aggiungendo un po’ di enfasi alle mie parole.  
  • “Si certo, come no….” Ironizzò Samantha uscendo dalla cucina.
  • “Ehi aspetta un attimo… cosa vorresti insinuare?” domandai seguendola verso il salotto.  
  • “Che tu possiedi il romanticismo di uno scaricatore di porto fratellino. Sei solo fortunato perché oggettivamente hai un bel faccino, quindi non è che devi faticare poi tanto a trovarne una che ci stia.”  
  • “Potrei offendermi sai?”
  • “TU? Non penso proprio!” sorrise.
  • “Quindi secondo te io non saprei corteggiare una donna?” chiesi scettico.
  • “Esatto!!”
  • “E sentiamo guru del corteggiamento, cosa dovrebbe fare un uomo per impressionare una ragazza?”  
  • “Perché ti interessa tanto? Mi stai forse nascondendo qualcosa?” chiese sospettosa mia sorella.
  • “Ma che dici sorellona? “ Troppo tardi, il suo radar era già entrato in azione.
  • “Avanti…” mi guardò Sam con la faccia di chi la sa lunga. “Lei chi è?”
  • “Lei chi?” cercai di essere il più evasivo possibile.
  • “La tipa che non te la mette su un piatto d’argento e che devi corteggiare???”
  • “Una vipera!” sbottai “Però non è come pensi … non ci devo andare a letto insieme; anche se unire l’utile al dilettevole non mi spiacerebbe!” sorrisi compiaciuto.
  • “Questa ragazza ha tutta la mia stima. La conosco?”
  • “Per fama…direi di si.” Ghignai.
  • “Non mi dire. Monica Laboni.” Si girò a guardarmi stupita. “ L’ho sempre detto che prima o poi sareste finiti insieme!”
  • “Ma non dire stronzate,Sam! Io non mi metterò mai con quella pazza psicopatica.” Risposi stizzito.
  • “Ma allora perché la devi corteggiare scusa?” mi domandò sbigottita.
  • “Chiedilo a papà!” e la lasciai lì ancora più stupita, dirigendomi in camera mia. Prima di chiudermi la porta alle spalle la sentii chiamarmi:
  • “Walter”
  • “Che vuoi ancora?” domandai scontroso. Chissà perché anche solo parlare di quell’arpia mi faceva sempre cambiare umore?
  • “Per quello che può servirti … a noi donne piace essere stupite con gesti ad effetto, perdiamo la testa per i  ragazzi che sanno farci sentire uniche e desiderate.”
A questo punto un’idea mi balenò in mente; un’idea perfida a dire la verità. Già pregustavo la sua faccia quando l’avrei resa ridicola davanti a tutta la scuola.
  • “Sam?” la bloccai prima che potesse sfuggirmi.
  • “Dimmi”
  • “La tua cavalla, Duffy è ancora al maneggio di Via De Gasperi?”
  • “Sì perché?”
  • “Oh niente….dicevo così per dire.” E mi chiusi veloce in camera mia prima di subire l’ennesimo interrogatorio.
 
POV MONICA


Era mattina presto e stavo passeggiando lentamente lungo il viale alberato che conduceva alla nostra scuola. Avevo preso il pullman mezz’ora prima per potermene stare un po’ da sola a riflettere.
I miei genitori erano tornati dal loro viaggio e proprio la sera prima avevano assaggiato la mia ira per essere stati così sconsiderati da aver dato carta bianca a Roberto Molinari. Il mio racconto sconclusionato sugli ultimi avvenimenti accaduti si era concluso però con una sonora risata da parte delle due persone che mi avevano messa al mondo. Cominciavo a pensare che i miei genitori mi vedessero come una specie di seriosa asociale scorbutica che non sapeva divertirsi. Ero veramente una diciassettenne “vecchia”, troppo dedita allo studio, che non riusciva a trovare il lato ironico degli avvenimenti? O.k. Walter Molinari era un bel ragazzo. E allora?? Era anche uno stronzo!
Persa in queste considerazioni senza senso non mi accorsi neppure di essere entrata nel cortile della scuola se non quando un ragazzino piuttosto intimidito mi si accostò.

  • “Tu sei Monica Laboni vero?”
  • “Si, sono io. Perché?” domandai incuriosita da quello strano ragazzino che  non riuscivo a ricordare di aver mai conosciuto.
  • “Mi hanno ordinato di consegnarti questa…”
E mi porse una splendida rosa bianca dai petali immacolati. Era molto bella e straordinariamente profumata, sembrava appena colta da un roseto. La cosa mi apparve strana, abituata alle rose coltivate in massa nelle serre che con gli anni avevano perso il classico profumo delle rose in fiore. Allungai la mano per prenderla e la portai al naso così da poterla annusare da vicino.  Chiusi gli occhi e d’improvviso un ricordo si insinuò nella mia mente. Un flash di tre giorni prima.
  • “Chi te l’ha data?” chiesi curiosa.
  • “Non posso dirlo.” Mi rispose quasi mortificato.
  • “Perché?”
  • “Mi hanno fatto giurare di tenere la bocca chiusa.”
  • “Chi te l’ha fatto giurare?” incalzai, ormai sempre più curiosa.
  • “Ti ho già detto che non posso dirlo.” Sbuffò scappando via. Arrivato alla porta d’entrata, però si voltò ancora verso di me e con sguardo furbetto aggiunse: “Tanto prima o poi lo scoprirai..”
Troppo timida e riservata per far sapere al mondo di quel gesto di dolcezza e rispondere a domande curiose, riposi delicatamente la rosa nello zaino stando bene attenta a non schiacciarla; e con la testa tra le nuvole andai verso la mia classe. Arrivata in aula rimasi letteralmente sbalordita da quello che vidi posato sul mio banco.  Fasciati con del nastro argentato c’erano sette gambi pieni di spine, ma le rose erano state recise. Uno spettacolo quasi macabro, oserei dire. Ricordavano molto quei gambi rinsecchiti che metteva nei vasi Morticia Adams. Una bustina faceva bella mostra di sé in mezzo a tutti quei rovi. Mi avvicinai cauta, sotto gli occhi sconcertati dei miei compagni di classe. Valeria si avvicinò sussurrandomi :
  • “Ma cosa succede? Cos’è quella roba?”
  • “Non ne ho idea.” Risposi avendo però uno strano presentimento.  Arrivata davanti al banco presi con mani tremanti quel maledetto biglietto.       “BUONGIORNO….  PRINCIPESSA!!!”
     
  • “Vaffanculo Molinari.” Sibilai a denti stretti.
  • “Questa non mi è nuova.”
Una voce alle mie spalle mi fece voltare seguita da tutti i miei compagni.  Sulla porta della mia aula, appoggiato come un fotomodello allo stipite, con le braccia incrociate, Walter Molinari mi sorrideva ironico.
  • “Tu… brutto bastardo.” Urlai dirigendomi verso di lui. 
  • “Perché mai?” mi disse sottovoce quando gli arrivai ad un palmo dal naso.    “Ricorda che sei stata tu a chiederlo..” mi sussurrò accostandosi al mio orecchio.
  • “Sei proprio uno stronzo Molinari”
  • “Non direi… dopotutto una rosa te l’ho donata veramente…”  Sibillina e suadente la sua voce mi fece avvampare le gote. Dio ma perché mi faceva quell’effetto??
Prima ancora di riuscire a riprendermi da quel rossore involontario, mi congedò dicendomi: “ Alla prossima…..Principessa…”  E se andò per il corridoio ormai deserto con la sua solita aria spavalda e sicura di sé.   
  • “Ti ho detto mille volte di smetterla di chiamarmi così!!!” urlai indispettita cercando quantomeno di darmi un certo contegno. Poi voltandomi verso i miei compagni conclusi sempre più isterica: “E voi smettetela di fissarmi come tanti pettegoli.”
Mentre dentro tremavo, calma e risoluta tornai verso il mio banco, presi quei dannatissimi gambi e senza esitazione li gettai nel cestino.  Quando mi girai per tornare al mio posto mi stavano guardando ancora tutti, ma nessuno osò aprire bocca.
Pochi minuti dopo arrivò la professoressa di italiano tale Rosaria Di Bella e cominciammo la lezione. Quella mattina doveva interrogare, ma avendo già io un voto potevo stare tranquilla. Mi preparai pertanto a due ore di calma piatta, ma quando , aprendo lo zaino per prendere le mie cose vidi la rosa bianca, persi un battito. L’istinto mi diceva di liberami anche di quella, ma qualcosa di più forte mi bloccò; ragion per cui rimasi turbata per tutta la durata della lezione.   

POV WALTER

  • “Cosa stai combinando con Monica Laboni?” mi assalì Alessandro quando suonò la campanella della ricreazione.
  • “Io niente! Perché me lo chiedi?”
  • “Perché parlano tutti delle rose….o meglio delle spine…” aggiunse Yuri comparendo anch’egli alle mie spalle.
Sorrisi inconsapevolmente ripensando al putiferio che era scoppiato a causa di quelle finte rose, ma non riuscii a rispondere nulla ai miei due amici perché una furia scatenata mi strattonò per un braccio cogliendomi di sorpresa.
  • “Ehi ma che cavolo….”
  • “Tu brutto bastardo manipolatore. Hai idea della mattinata infernale che mi hai fatto passare per quel tuo ridicolo scherzetto?”
  • “ Buongiorno anche a te raggio di sole.” Calcai volutamente sulle ultime parole, sapendo quanto l’avrebbero mandata in bestia. “Potresti almeno essere un po’ più gentile, con…… “ e lasciai la frase in sospeso facendole sottintendere la conclusione. “Non ti pare?”
La vidi diventare verde di rabbia e strattonarmi lontano dai miei amici.
  • “Molinari cosa credi di fare?” sibilò a denti stretti quando fummo lontani da orecchie indiscrete.
  • “Non credi sia il caso di incominciare a chiamarmi per nome Monica?” domandai suadente ignorando completamente la sua domanda. La vidi arrossire e la cosa mi piacque parecchio.
  • “Sei proprio uno stronzo.”
  • “Non direi.  Oggi vieni a casa con me?” cambiai totalmente argomento.
  • “Non ci penso proprio.” Protestò decisa mettendo un broncio da far invidia ad una bambina di quattro anni che mi fece sorridere. “Non ho nessuna intenzione di salire sulla tua ridicola motocicletta, così che tu possa includermi nel gruppo delle tue “ochette starnazzanti” da sfoggiare davanti a tutti i tuoi amici, sgommando qua e la nel cortile della scuola prima di partire a tutta velocità. Se credi che io mi sottometta a questi stupidi giochetti, sei proprio un imbecille. Io non…
  • “Ma perché hai accettato?” domandai improvvisamente serio prendendola in contropiede. “Comunque a dire il vero non alludevo a quello. Ci vediamo alle due davanti al cancello.” E me ne andai, impedendole di rispondermi con una serie di epiteti poco carini nei miei confronti.
POV MONICA

Quel deficiente, borioso, egocentrico, pallone gonfiato! Ma come si permetteva di trattarmi così? Di prendermi per il culo davanti a tutta la scuola? Ma perché LUI aveva accettato? Nel mio caso ancora non capivo bene come avevo fatto ad acconsentire. Va bene il senso di colpa ma essere pubblicamente ridicolizzata da un cretino era troppo!!  
Avevo un bisogno sconfinato di sfogarmi e raccontare tutto alla mia amica Valeria, per avere un consiglio su come mi dovevo comportare ma non sapevo neanche se potevo farlo. Non c’era stato detto esplicitamente ma siccome avremmo dovuto fingere davanti a tutti, avevo dato per scontato che questo “piccolo segreto” dovesse rimanere tale.
Per uno scherzo del destino stavo rischiando di compromettere la mia intera condotta scolastica; io dovevo rimanere concentrata sui miei progetti, mantenere alta la mia media, dedicarmi ad attività  extra-scolastiche per arricchire il mio curriculum, e soprattutto stare alla larga dai tipi come Walter Molinari.
Dio mio! Ma in che guaio mi ero cacciata?

  • “Pianeta terra chiama Monica.” Sentii urlare al mio fianco. Mi voltai di scatto trovandomi davanti la faccia sorridente di Valeria che mi fissava incuriosita. “Stai bene Moni?” domandò notando probabilmente il mio sguardo smarrito.
  • “Cer… certo. “ balbettai
  • “Sei sicura? Eri così assorta. Sono almeno cinque minuti che cerco di attirare la tua attenzione!”
  • “Scusa, ero soprapensiero. “
  • “Si può sapere che succede? Da qualche tempo sei strana.” Mi disse seria. “Sembri sempre sulle nuvole, persa nei tuoi pensieri, ti sei distratta alla lezione di latino.” Sbottò scandalizzata.
  • “Tutti si distraggono all’ora di latino. “ constatai seccata.
  • “Non tu Monica!” replicò lei risoluta. Già, era vero. Non io. Caspita ero proprio nei pasticci pensai sconvolta.
  • “Allora mi dici che ti prende o devo scoprirlo da sola? Lo sai che di me ti puoi fidare vero?”  
  • “Onestamente non saprei da dove cominciare” sbuffai al limite dell’esasperazione. Non volevo darle l’impressione di non fidarmi di lei, ma dal’altro canto non sapevo come spiegarglielo.
  • “Potresti iniziare col dirmi il motivo di quel gesto da parte di Molinari no?”
  • “Dici per le rose?”
  • “Più che altro per le spine direi”
  • “E’ complicato Valy. Davvero … io non …so’ come spiegarlo. “ Santo cielo.  Non sapevo cosa fare, non sapevo cosa dire, cosa potevo o non potevo dire!! Ma lei era la mia migliore amica, quella a cui raccontavo sempre tutto, quella sicura, quella che in una situazione del genere si sarebbe destreggiata egregiamente.
  • “Mi sta’ corteggiando.” Farfugliai in un soffio appena udibile da orecchio umano.  
  • “Cos’hai detto?” mi domandò infatti Valeria.
Forza Laboni! Un bel respiro e sputa il rospo, mi ripetevo nella mente mentre proseguivamo nel corridoio verso l’uscita. Non feci in tempo a dire una parola che uscendo in cortile mi ritrovai davanti una scena a dir poco sconcertante. Davanti al cancello della nostra scuola, se ne stava bello come il sole Walter Molinari in sella ad uno splendido cavallo bianco. I suoi capelli spettinati ad arte riflettevano i raggi del sole. Sembrava un angelo.  E mentre tutta la scuola lo fissava sbalordita lui con una disinvoltura da far invidia ad un attore famoso cercava tra la folla qualcuno. Mi ci volle qualche secondo per capire le sue intenzioni.  Oddio no!! Cominciai a pregare mentalmente. Signore ti prego fa che mi sbagli, fa che sbagli. Ma quando i suoi occhi incrociarono i miei, mi venne quasi da vomitare.
  • “Beh penso che questo sia il suo modo astruso di “corteggiarmi” o per meglio dire di farmela pagare.” Sospirai sconfortata preparandomi ad una figura di merda di quelle colossali.
  • “COSA?” urlò Vale guardandomi come se fossi un marziano.
Ma non riuscii a dire una sola parola a Valeria, non feci in tempo a spiegarle nulla perché venni letteralmente sollevata da terra da due braccia forti e sicure che mi circondarono la vita portandomi in alto contro un torace caldo e duro dove inevitabilmente sbattei il muso. Accipicchia!! Se solo non fosse stato quell’imbecille!!
Alzai lo sguardo per incontrare le sue iridi chiare che mi trapassarono ironiche.

  • “Ti prego non farlo Molinari.” Supplicai.
  • “Troppo tardi piccola. Troppo tardi! Tieniti forte.” E partì al galoppo facendomi sobbalzare per lo spavento.
POV WALTER

Voleva essere corteggiata?? Ecco fatto!! Una figura di merda di tali  proporzioni le avrebbe fatto passare la voglia di interpretare l’eroina di qualche stupido romanzo  rosa che tanto piacevano alle ragazze. Proprio io poi che non avevo mai corteggiato una donna in vita mia! Semmai il contrario. Ma chi si credeva di essere questa stronza? Se dovevamo interpretare una pagliacciata del genere perché mio padre era mentalmente instabile non era mica colpa mia.
A questo pensavo mentre la stronza in questione se ne stava bellamente schiacciata contro il mio torace intanto che trottavamo a tutta velocità verso il maneggio di Via De Gasperi dove mia sorella Sam teneva in custodia la sua adorata cavalla. Anch’io da bambino avevo frequentato un corso di equitazione, ma poi avevo piantato lì considerandolo uno sport noioso.
Ce l’avevo con lei sì!! Perché era indisponente e cocciuta come poche persone al mondo. E poi sembrava non volesse mai scendere a compromessi  come se possedesse tutte le verità assolute nel taschino. E la cosa mi mandava in bestia, soprattutto perché aveva quasi sempre ragione.  E poi ce l’avevo con me stesso per come reagivo quando me la ritrovavo di fronte. Riusciva a farmi sentire vulnerabile e sempre in difetto.
Ed infine ero incazzato nero perché nonostante tutti i miei sforzi, non riuscivo a non pensare che il maneggio a cui eravamo diretti era molto vicino alla nostra scuola; per cui fra poco più di cinque minuti avrei dovuto staccarmela di dosso e rinunciare al suo profumo che mi stava stordendo i sensi per sorbirmi probabilmente una predica di quelle da manuale.

  • “Ehi bell’addormentata svegliati! Siamo arrivati” le dissi quando arrestai Duffy davanti al tizio che doveva essere l’addetto a rimettere i puledri nelle stalle. “O devo pensare che starmi spiaccicata addosso ti piaccia molto più del lecito?” le soffiai nell’orecchio prima di scendere da cavallo e porgerle la mano.
  • “Sei proprio un deficiente!” sibilò a denti stretti mentre molto goffamente cercava di scendere senza spaccarsi l’osso del collo.
  • “Dai dammi la mano che ti tiro giù.” Le dissi mosso a pietà.
  • “Ce la faccio da sola. Non mi toccare!”mi zittì di rimando.
  • “Sei veramente impossibile!” sospirai.
  • “Detto da te lo reputo un complimento.”
  • “D’accordo. Ci vediamo Principessa” E girandole le spalle mi diressi verso la mia moto parcheggiata lì vicino.
  • “Ehi aspetta un momento. Non vorrai mica lasciarmi qui?” La sentii urlarmi dietro.
  • “A dire il vero potrei darti un passaggio in moto ma mi sembra di ricordare che non hai nessuna intenzione di salire sulla mia ridicola motocicletta, così che io possa includerti nel gruppo delle mie “ochette starnazzanti”
E  con un sorriso divertito sulle labbra alzai la mano in segno di saluto. Decisamente non avevo proprio voglia di ascoltare tutta la sua paternale.
 

NOTE DELL’AUTORE
Ciao a tutti. Mi scuso con tutte le persone che mi seguono per il mio inqualificabile ritardo e ringrazio tutti quelli che mi recensiscono e mi scrivono preziosi consigli.

  
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