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Autore: slytherin ele    19/09/2012    2 recensioni
questa storia è incentrata sulla relazione di Draco ed Harry...ostacolata da un personaggio molto particolare,che nella saga non esiste. Il protagonista è proprio lui, quindi aspettatevi molto sulla sua vita.
Dal capitolo 1: « Salve, io sono Vegida Draco Abraxas Malfoy e volevo chiederle: Da quanto tempo lei abusa di mio padre? ».
Potter indietreggiò per la sorpresa e nei suoi occhi comparve la consapevolezza.
« scherzi? Tu saresti il figlio di Draco….ma lui è…»
«Omosessuale, assolutamente… io posso definirmi un affare, ben pianificato dai miei genitori…».
«Affare? »
Ghignò, tutti ci erano rimasti male, sapendolo.
«Sì, mio nonno voleva un’erede, i parenti di mia madre anche… Eccomi qui! Frutto di un semplice contratto»
« Non sapevo che Draco avesse un figlio… beh, sono tornato poco tempo fa in Inghilterra, due mesi, ma lui non mi ha detto nulla. »
“Frase chiave…”pensò, esultando, interiormente.
«Forse non sei così importante per lui…o forse ha paura, non ti reputa adatto».
Potter sobbalzò, incredulo.
I commenti sono bene accetti... XD Non abbiate paura di dire quello che pensate.
Storia in fase di "ristrutturazione"!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Da Epilogo alternativo
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Un bellissimo gufo nero bussò alla finestra del terzo piano dello studio più famoso della Londra magica. Il signor Firkin, un uomo di trentacinque anni circa con i capelli neri e gli occhi chiari, si avvicinò alla finestra per far entrare il volatile nella stanza, prese la lettera ma visto il mittente, invece di aprirla, chiamò a gran voce la sua apprendista.

“ Eccomi, signor Firkin!” rispose la giovane donna, entrando nell’ufficio, i capelli castano chiaro spettinati, le maniche della camicia, arrotolate fino ai gomiti e una penna magica, ancora in mano, erano evidenti che stesse lavorando fino a un momento prima e ora avesse corso trafelata per non farlo attendere. Firkin sorrise, non avevano mai avuto un’apprendista così diligente e ligia nel suo lavoro, sembrava che, anche, il compito più insulso fosse di vitale importanza per lei. Ed era, anche, decisamente bella considerò l’avvocato, con un sorriso. In seguito, vedendo la donna attendere, si rese conto di non aver, ancora, parlato e si riscosse.

“ Sai, che non si possono ricevere lettere di natura personale, durante il lavoro, vero?” disse, con occhio critico.

“ Signore, io non aspettavo nessuna lettera…” rispose, sa stupita, che a disagio Jordan.

“ Strano…” rifletté Nicholas. “ viene dall’Italia…”

<< Italia?? >> pensò Jordan. << Chi mi può scrivere dall’Ital... oh! Devo trovare un modo per averla … senza che sembri una lettera personale… altrimenti, avrò un richiamo…Jordan, che te ne frega di un richiamo… eh, dai! Il fatto preoccupante, è che potrebbe aprirla e leggerla!  >>

“ Sì! Ora ricordo…” esclamò, battendo le mani tra loro. “ è una lettera importante di un potenziale cliente…”.

“ E perché non ha scritto direttamente allo studio, scusa?” Chiese Nick, scettico, alzando un sopracciglio.

 “ E’ un mio conoscente, si fida di me e la situazione è, abbastanza, delicata…” Rispose la giovane, sperando che il suo capo  abboccasse all’amo.

“ Tradimento? Divorzio? Ci sono bambini di mezzo? “ chiese l’avvocato, euforico, mentre già pensava a come istruire la nuova causa.

“ Ehm… Mi scusi, ma questa è violazione della privacy!” Ribatté Jordan, forse un po’ troppo bruscamente.

“ “ Capisco… Mi avverta sulle condizioni e fisseremo il giorno dell’udienza… sarò io l’avvocato!” Ribadì l’uomo, sicuro di sé.

“ Lo farò… “ disse, incerta. “ anche se spero che non ce ne sia il bisogno…” sussurrò, mentre rientrava nella piccola stanza, che le faceva da un ufficio, si sedette, aprì la missiva e si mise a leggere.

Rimase qualche minuto basita davanti a quel foglio, mentre pensava a che cosa fosse giusto fare, poi si smaterializzò, lasciando un messaggio al suo principale, mancava ormai poco alla fine del suo turno.

Quando riapparve nel salotto di casa sua, si diresse, immediatamente, nel salone del secondo piano, adibito ai due figli maschi. Dal portone provenivano le note di una canzone, eseguita al piano. Entrò e sorrise, vedendo il fratello minore, intento a suonare una dolce melodia.

“ Josh, come mai suoni?” gli chiese, sorridendo.

Gli occhi verdi del fratellino incontrarono quelli marroni della sorella e s’illuminarono. “ Ciao Jo, sai che suonare, mi calma…”disse, gioioso.

“ Non hai pensato di farlo, prima di incontrare Vegi…” disse, pensierosa.

Joshua si fermò e la guardò preoccupato.

“ Non so, esattamente, che sia successo, fratellino… ma hai desiderato tanto che voi diventaste più che semplici, anche se buonissimi, amici e ora… che fai ?! Lo lasci!!”Affermò la donna, risoluta, guardando il più giovane co un cipiglio critico.

Il ragazzo stava per controbattere, ma non glielo permise.

“ Comunque lui non sembra d’accordo e mi ha detto di darti questi… “ finì. Porgendogli una lettera verde ed un pacchetto blu.

“ Beh, spero ci ripenserai… secondo me , ne vale la pena… già per il semplice fatto , che gli vai dietro da quasi due anni!”

 Se ne stava andando, mentre Joshua apriva la lettera, delicatamente, quasi fosse fatta di cristallo.

“ Ah… penso sia meglio il duetto… quando tu suoni e qualcuno canta…” aggiunse, lanciando un’occhiata in tralice.

Il ragazzo sentì la porta chiudersi, mentre aperta la missiva , si accingeva a leggerla, con interesse. Vi erano scritte delle scuse, che avevano la sfumatura , anche se non troppo evidente, di una supplica di perdono. Deglutì più volte, dicendosi che non poteva accettare così in fretta, non doveva.

Poi prese il pacchetto e sulla carta blu lucida comparvero due frasi:

“ You are the only thing that holds me alive”

“ Thing that not kill me, makes me stronger”

Guardò più volte l’involucro, che ripeteva a più riprese  le due frasi.

“ Forse dovrei… insomma… perdonarlo… ha fatto solo un piccolo errore, in fondo…” si chiese da solo.

Poi si rese conto, che non aveva neanche aperto il regalo e si diede , mentalmente , del cretino.

Strappò la carta , in modo che non si rompesse e la mise da parte, ben piegata. Prese la scatolina nera , di velluto e la guardò , attentamente come se potesse sparire, poi l'aprì e vi trovò dentro un bracciale con incisa una data e un serpente, se lo allacciò al polso, al quale l’oggetto si strinse in modo immediato. Ne fu sorpreso, ma felice, non se lo sarebbe mai tolto, nemmeno sotto tortura.

“ Fratellino…” Daniela gli si avvicinò, con il sorriso maligno che, tipicamente, gli rivolgeva.

“ Ciao…” disse, titubante. La ragazza lo squadrò e con un gesto fulmineo si appropriò dei fogli , che si trovavano sul piano e lesse.

“ Incredibile… niente ti va storto!” disse furiosa. “ io non ti sopporto più! Mamma preferisce te, papà preferiva  te ,persino Ben e J-j ti adorano e , adesso, anche, la tua vita sentimentale va a gonfie vele!” finì, mentre, i suoi occhi sembravano volerlo incenerire e prendeva la bacchetta dal giacchetto, che indossava, lanciando una cruciatus sul fratello, che strinse gli occhi, terrorizzato, pronto al colpo. L’incantesimo non lo raggiunse, ma s’infranse sullo scudo , creato dal bracciale, compì un’ampia parabola, colpendo il lampadario di ferro battuto e cristallo , frantumandolo.

“ Che cavolo…??” si chiese Danny, incredibilmente stupita, mentre si avvicinava al perente. “ Vediamo se a questa distanza sopravvivi” disse , ghignando, pronta a lanciare una nuova maledizione.

Jordan entrò in quel momento, vide la sorella pronta a colpire, Joshua a terra , spaventato e la lumiera distrutta.

“ Tu sei pazza!” urlò, disarmandola con un colpo. Poi gridò: “ Incarceramus!” Daniela si ritrovò, impossibilitata a muoversi , mentre la sorella la trasportava con un incantesimo e lanciò un’occhiata crudele al ragazzo.

“ Ora, ne parliamo con la mamma! Sarà lei a decidere che fare di te!” terminò Jordan, uscendo dal salone.

Joshua, ancora scosso dall’accaduto, guardò il gioiello , legato al suo avanbraccio e sorrise: <<  Mi hai salvato, Vegi… Ti amo!  >>

Vegida si trovava nel giardino della madre con il fratellino, seduto sull’erba, mentre chiacchieravano, quando sentì il braccialetto chiudersi sul suo polso, gioì , abbracciando il più piccolo, che sorrise felice.

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Draco e Harry erano rimasti tutto il giorno nella stanza da letto, dopo aver trascorso una cena ,che non er stata interrotta da nulla o nessuno, era proceduta in modo, semplicemente , perfetto.

Draco si alzò dal letto , quando erano, ormai , le cinque di pomeriggio da qualche minuto. S’infilò sotto la doccia e  cercò di smettere di pensare: nonostante tutto quello che Harry avesse cercato di fare per lui, il costante pensiero dell’accaduto a suo figlio , lo perseguitava.

Tornò in camera per vestirsi, guardando l’altro, che ancora dormiva beato e stanco, ne avevano, combinate delle belle quella notte, mattina e pensandoci bene anche parte di pomeriggio. Draco sorrise, si vestì e prese carta, piuma ed inchiostro da un cassetto, intenzionato a scrivere a Vegida per avere notizie certe.

Scrisse una lunga lettera e si diresse alla guferia del maniero per inviarla. Li trovò una lettera, che sembrava essere stata letta e poi risigillata: non portava né mittente, né destinatario. La prese e la lesse: era da parte di Ginevra.

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