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Autore: Rogi    21/09/2012    3 recensioni
Mi chiamo Nami, ho 18 anni, e sono una danzatrice del ventre. Mi guadagno da vivere esibendomi in un piccolo spettacolo insieme a mia sorella Nojiko e alla mia migliore amica Nico Robin. La vita per tre donne sole è dura, soprattutto se gli spettatori sono pochi. Quando soffriamo la fame rubiamo o lavoriamo come concubine.
Si, siamo donne di malaffare, ma chi si azzarda a giudicarci?
Mi chiamo Nami, ho 18 anni, e mi sono innamorata del futuro Faraone d’Egitto.
Questa è la mia storia.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Non-con
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Capitolo 15

CAPITOLO 15

 

Dei rumori sempre più insistenti mi fecero lentamente riprendere conoscenza.

Aprii gli occhi e vidi che il buio mi circondava. Ero di nuovo nella cella, senza avere la minima idea di quanto tempo avessi passato priva di sensi.

Gemetti sentendo tutte le parti nel mio corpo dolere.

Zoro aveva ceduto quasi subito vedendo Trafalgar infierire su di me, purtroppo a Mihawk non era bastato sapere quei nomi.

Cercai di mettermi seduta ma una fitta al petto mi ricacciò a terra. Respirai affannosamente cercando di ignorare il fuoco che divampava nei polmoni ad ogni respiro.

Zoro aveva pianto, era arrivato a pregare Trafalgar di fermarsi, ma lui non l’aveva fatto. Mihawk voleva dare una lezione al suo figlioccio e non gli bastava condannarmi a morte, voleva vederlo soffrire.

Mi sentivo tutte le ossa frantumate.

Sentii le lacrime scendermi sul viso.

“Zoro” mormorai.

L’unica cosa che volevo era stare un’ultima volta tra le sue braccia, sentendomi al sicuro dal mondo interno, ma sapevo bene che non mi era concesso.

I rumori provenienti dalla strada divennero sempre più forti, gente che correva e che urlava.

Corrugai le sopracciglia. Cosa stava succedendo?

Sentii delle voci bisbigliare nella cella di fianco la mia. Cercai di capire cosa dicevano ma erano troppo basse.

“Scusatemi” dissi cercando di attirare la loro attenzione “Sapete cosa sta succedendo?”

“Il popolo si sta ribellando a Mihawk” mi rispose una voce profonda.

 “E sicuramente Rufy starà guidando la rivolta” aggiunse un’altra voce.

Il mio cuore accelerò “Voi conoscete Rufy?”

“Sì, siamo al suo servizio” mi rispose la prima voce.

Abbassai la testa “Allora voi siete i generali di Zoro, mi dispiace molto, è colpa mia se siete qui” dissi colpevole.

Sentii qualcuno muoversi.

Alzai la testa ed intravidi il viso di un uomo “Tu sei Nami?”

Il mio stomaco si contorse “Sì”

Lui sorrise, o almeno così mi parve, “Non è colpa tua, la colpa è solo di Mihawk”

Mi sentii rincuorata, anche se il senso di colpa faticava ad abbandonarmi.

“Come vi chiamate?”

“Io sono Smoker, lui è Aokiji”

All’improvviso la porta delle prigioni si aprì. La flebile luce che entrò mi accecò per un attimo.

Sbattei le palpebre vedendo una sagoma familiare “Rufy!”

Lui mi vide e si diresse verso di me.

Aprì la cella, dove aveva trovato le chiavi?

“Rufy cosa sta succedendo?”

“C’è stata una rivolta quando Mihawk ha annunciato che avrebbe giustiziato Hancock e suo padre” mi rispose armeggiando con le catene “Ora vi libero tutti quanti”

“Zoro dov’è?” chiesi preoccupata.

“È rinchiuso nelle sue stanze, piantonato da tre guardie”

“Qual è il piano Rufy?” chiese Smoker.

“Conquistare il palazzo e uccidere Mihawk”

“Mi piace l’ultima parte” ghignò Aokiji.

Aprì anche l’ultima catena “Riesci a camminare?” mi chiese.

Provai a muovere una gamba ma mi guadagnai solo una fitta atroce al ginocchio “No, mi dispiace”
“Non c’è problema” mi prese in braccio come se pesassi quanto una piuma e si diresse fuori dalle prigioni, la brezza notturna mi fece rabbrividire.

Mi guardai attorno, eravamo vicini al mercato e c’era un putiferio di gente. Tutti correvano armati di spada o con delle torce infuocate. Mi girai verso il palazzo e lo vidi in fiamme.

“Il palazzo” mormorai.

Il fuoco lo avvolgeva in una coperta di morte, micidiale e spietato cercava lentamente di distruggerlo.

“Dannazione” mormorò Rufy appoggiandomi per terra.

Il mio cuore accelerò, lui non poteva essere ancora nel palazzo.

“Resta qui” mi disse, poi tornò dentro le prigioni a liberare gli altri.

Guardai le fiamme divampare sempre più minacciose e più le guardavo più il mio istinto mi diceva che lui era ancora là. Vidi per terra un bastone di legno, che probabilmente era stato utilizzato per mettere in piedi una bancarella. Lo afferrai e tentai di mettermi in piedi. Mi misi in ginocchio e lentamente mi alzai facendo forza sul bastone, il dolore mi afferrò tutto il corpo. Gridai ma non mollai la presa. Il sudore mi imperlò la fronte per quell’atroce fatica. Riuscii miracolosamente a mettermi in piedi, tenendomi ben stretta il bastone. Iniziai a zoppicare verso il palazzo, trainata dalla forza della disperazione. Intorno a me era scoppiato un inferno, migliaia di persone gridavano e correvano per le strade senza motivo ne meta, ma io non li sentivo. Il quel momento pensavo solo a Zoro, lui non poteva lasciarmi.

Riuscii ad arrivare all’entrata del palazzo, ma al primo gradino il ginocchio cedette e caddi a terra. Il respiro divenne affannoso per le fitte atroci che mi giungevano da ogni parte del copro.

Sentii le lacrime rigarmi il viso.

Digrignai i denti e afferrai il bastone. No, non mi sarei arresa così facilmente. Cercai nuovamente di mettermi in piedi ma quel dannato ginocchio non voleva saperne di stare dritto.

Caddi.

Ci riprovai.

Caddi di nuovo.

Poi ancora e ancora.

Le fiamme si avvicinavano ogni secondo di più e il caldo stava diventando insostenibile. Ma non mi interessava. Io dovevo trovarlo.

Allungai una mano verso il secondo gradino, lo afferrai e urlando per il dolore strisciai in avanti.

Sentivo le braccia sempre più deboli ma non mi fermai. Strisciai ancora verso l’entrata, serrando i denti nel tentativo di non urlare.

La mano scivolò su un liquido rosso. Mi guardai e vidi un’enorme pozza rossa macchiarmi il ventre.

“Dannazione!” imprecai a fatica.

Arrivai alla fine delle scalinate con la vista che si stava annebbiando.

Strizzai gli occhi cercando di non perdere i sensi.

Una sagoma sfuocata camminava in fondo al corridoio. Cercai di mettere a fuoco e vidi che era un uomo. Si stava dirigendo verso di me. Sforzai ancora la vista e riconobbi i suoi capelli verdi.

“Zoro! Zoro!” urlai con il fiato che mi era rimasto in corpo.

Sentii la gola secca a causa della cenere che iniziava a saturarmi il respiro.

Lui si avvicinava sempre di più a fatica.

“Zoro!” lo chiamai ancora.

Ormai era a pochi metri da me. All’improvviso cadde.

“No!!”

Strinsi i denti e cercai di alzarmi, senza alcun successo. Ero di nuovo a terra.

La vista si fece di nuovo sfuocata.

Urlai tutta la mia disperazione e con le ultime forze che mi erano rimaste tentai di mettermi in piedi. Grazie a qualche Dio ci riuscii, e barcollai malamente fino a lui. Appena fu a portata, mi lasciai cadere in ginocchio e gli presi il viso tra le mani.

“Zoro”

Le mie lacrime caddero sul suo viso insanguinato, aveva uno squarcio al posto dell’occhio sinistro e il suo sangue era dappertutto. Ispezionai il resto del suo corpo e vidi un enorme macchia rossa sul suo petto.

No, lui non poteva morire.

“Zoro”

Lui aprì l’occhio sano e mi guardò “Nami”

“Cosa ti è successo?” chiesi a fatica, ormai i singhiozzi erano così forti da sovrastare le parole.

“M-Mihawk è morto” balbettò, alzò un braccio e mi accarezzò il viso “Devi scappare Nami”

Il mio cuore accelerò frenetico, sperando inutilmente di poter sopravvivere all’inevitabile.

“No, non ti lascio”

“Se rimani qui morirai”

“Preferisco morire che vivere senza di te” dissi accarezzandogli una guancia.

No, non avrei mai potuto vivere senza di lui.

“Me l’hai promesso”
Il mio cuore si fermò per qualche secondo. Scossi la testa.

“Ti prego Nami, vai via”
“Non puoi chiedermelo”

Guardai per un attimo le fiamme che si avvicinavano sempre più minacciosamente e all’improvviso divennero  benevole, presto avrebbero avvolto entrambi e mi pareva la cosa più giusta del mondo.

“Nami!”

Mi girai sentendomi chiamare, Rufy apparve tra le fiamme.

Mi vide e corse verso di me “Merda” mormorò quando vide Zoro.

“Ehi cugino” disse sforzandosi di sorridere.

“Zoro ti porto via da qui ora”

“No, Rufy mi fai un ultimo favore?”

“Certo” rispose immediatamente.

“Porta via Nami”

“No!” urlai.

“Per me è troppo tardi, salvala, portala da sua sorella”

Rufy lo guardò intensamente mentre annuiva leggermente “Tornerò a prenderti, te lo prometto” Mi aggrappai disperatamente a Zoro. Non volevo lasciarlo, non potevo.

“Ti amo Nami, e ti amerò per sempre” mi sussurrò all’orecchio.

Mi sentii afferrare, e in un secondo mi ritrovai in braccio a Rufy.

“No! No! Lasciami!” gridai disperata, ma ormai lui stava già correndo verso l’uscita.

Iniziai a dimenarmi ignorando il dolore lancinante che accompagnava ogni mio movimento.

“Lasciami! Devo stare lui! Lasciami!” urlai piangendo disperata “Zoro!!”

Ma ero troppo debole, non ero riuscita neanche a fargli perdere l’equilibrio “Mi dispiace Nami”

Le lacrime inondarono il mio viso. Zoro, il mio Zoro.

L’ultima cosa che vidi furono le fiamme che arrivavano fino al cielo buio, poi persi i sensi.

 

Il giorno dopo ero su un’imbarcazione, diretta da mia sorella e da Robin. Da quel giorno non rividi più Rufy, mi arrivò una sua lettera dove mi diceva che il Faraone era morto nell’incendio e quando era tornato per prendere Zoro era troppo tardi. Pochi giorni dopo Rufy venne incoronato Faraone e sposò la Principessa Hancock sottoscrivendo così la pace tra i due paesi. Fu un sovrano pacifico e attento al suo paese, l’Egitto sotto il suo governo rifiorì diventando un paese ricco e con poche disuguaglianze sociali. Era andato tutto per il meglio per il mio paese, ma non si poteva dire lo stesso per me.

Avere la certezza che non avrei più rivisto Zoro mi gettò nella disperazione più totale, ne Nojiko ne Robin riuscirono a trovare qualcosa che mi convincesse a continuare a vivere. Lui non c’era più, e io non desideravo altro che morire.

Proprio quando decisi di farla finita, sentii distintamente qualcosa agitarsi dentro di me. Aspettavo un bambino, suo figlio. Così continuai a vivere, se così si può dire, la mia vita era finita con lui in quelle fiamme e quello che facevo era solo tirare avanti. La nascita della nostra bambina mi ridiede la felicità, ma ogni volta che la guardo rivedo Zoro. È difficile da ammettere, ma mi rendo sempre conto che non sono e mai sarò totalmente felice come quando ero con lui.

Ora sono qui a scrivere questa storia, non so se l’ho fatto per mettere ordine nella mia testa o per cercare il significato della mia vita. So solo che la storia da raccontare è finita.

Sono convinta che se qualcuno la leggerà rimarrà profondamente deluso, ma io vi avevo avvertiti, in questa storia non c’è un lieto fine.

 

ANGOLO DI ROGI

*si nasconde prudentemente dietro uno scudo improvvisato*

Emm… Beh direi che molti di voi vorrebbero uccidermi, però sappiate che la storia non è ancora finita, c’è un ultimo capitolo… Spero che nonostante tutto mi seguirete anche nell’ultimo atto di questa fic =)

A presto

Rogi

   
 
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