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Autore: Maricuz_M    21/09/2012    2 recensioni
Dopo una delusione amorosa, c’è chi dice “Si chiude una porta, si apre un portone” oppure chi afferma “Meglio soli che male accompagnati”.
Ebbene, Eleonora fa parte di quest’ultimo gruppo di persone.
Le sue giornate, però, la porteranno in situazioni che la convinceranno a cambiare idea e, cosa non meno importante, a non fidarsi delle docce, dei marciapiedi e degli ascensori. O anche di alcuni suoi amici che si divertono a mixare il suo nome con quello dei suoi conoscenti, giusto per suddividersi in team e supportare coppie diverse in cui lei, ovviamente, rappresenta la parte femminile.
Dal secondo capitolo:
“Elle, guardati le spalle.”
“Ci manca pure che la sfiga mi attacchi da dietro.”
“La sfiga attacca dove vuole lei, mica dove vuoi tu.”
“Sennò come ti coglie impreparata? Vuoi una telefonata a casa, la prossima volta?”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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IV Capitolo


The statue in the lift
 
Scendo dall’auto salutando mia madre, che mi ha gentilmente accompagnata in questo quartiere. Se fossi venuta a piedi ci avrei messo minimo una trentina di minuti, e non avevo proprio voglia di camminare. Alzo lo sguardo verso il palazzo dove Simon e Samuele sono andati a vivere e penso alle parole del mio amico. Mi guardo intorno, non mi sembra affatto così lontano dalla civiltà come diceva lui. Lì vedo una cartoleria, una farmacia, un bar, una pasticceria.
Una pasticceria. Pasticceria da Mattia.
Il nome suona troppo bene, ed io sto andando ad una cena senza portare niente. Mi do della stupida mentre mi avvio verso il negozio, con l’intento di comprare qualcosa da poter servire per dessert. Solo a pensarci mi viene l’acquolina in bocca. Entro iniziando già a guardarmi intorno, un po’ a disagio. E’ deserta, probabilmente per l’ora. Chi entra in una pasticceria alle sette e mezza di sera se non la sottoscritta? Lo scampanellio annuncia il mio ingresso, e quasi dal niente compare un’anziana signora col sorriso gentile che attende che arrivi davanti a lei.
Raggiungo il vetro incerta, guardo per un secondo tutti i dolci davanti a me poi poso gli occhi sulla donna con un sorriso imbarazzato “Buonasera..”
“Buonasera!” replica allegra e zuccherosa “Come posso aiutala?”
“Vorrei.. Ehm..” vado un attimo in confusione, non avendo mai preso qualcosa in una qualsiasi pasticceria “Un vassoio di pasticcini. Da portare via. Grazie.” Sembravo più un robot, ma facciamo finta di niente.
Sorride divertita e persino intenerita. Non deve avere una vita interessante se si diverte con la mia inesperienza. Prende due vassoi di cartone diversi, per mostrarmeli “Quanto grande?”
“Ehm..” li guardo velocemente, poi indico quello più piccolo. A gesti comunico meglio.
“Hai in mente qualcosa di preciso o li prendo un po’ misti?” domanda ancora, gentile e paziente.
Guardo di nuovo i pasticcini e li studio per un po’, infine scrollo le spalle “No, no.. Vanno bene misti. Grazie.”
Due minuti dopo mi porge il vassoio impacchettato perfettamente. Pago, attendo il resto, poi mi defilo salutandola e ringraziandola per la terza volta. Per quanto quella vecchietta si sia comportata gentilmente, e apprezzo, mi sentivo esageratamente sotto osservazione, e non mi piace affatto quella sensazione. Appena torno all’aria aperta respiro profondamente. Mi incammino verso l’edificio a passo svelto, cosa che poi si rivela una brutta mossa. Appena arrivo davanti all’entrata mi blocco per una fitta di dolore alla caviglia, che quasi mi fa perdere l’equilibrio.
Una mano mi supera e si posa sulla maniglia della porta, accompagnata da una voce maschile e sconosciuta che mi fa voltare lentamente “Tutto bene?”
I successivi due secondi, sono tra i più intensi della mia vita. In questi due secondi, ripeto, due secondi, formulo così tanti pensieri che a fatica hanno un filo logico. Come prima cosa, alla vista di quel ragazzo, capisco che la bellezza di Samuele, Giacomo e lo stesso Simon sia ai limiti dell’umano. In secondo luogo, penso che il dolore alla caviglia in realtà mi abbia portato alla morte, perché costui è troppo divino per essermi comparso sul suolo umano. Terzo punto.. Qual era la domanda?
“Io.. Ehm.. S-sì, tutto bene.” Balbetto.
Lui annuisce un po’ dubbioso, poi spinge per aprire la porta e mi fa un cenno con la testa per farmi entrare. Abbozzo un sorriso e, cercando di ricordarmi come si fa a respirare e di recuperare le mie già scarse capacità motorie, faccio un po’ di passi per arrivare davanti all’ascensore. Premo il pulsante per chiamarlo e attendo, studiando il pacchetto dei pasticcini giusto per non concentrarmi sulla presenza alle mie spalle. La scritta dorata Pasticceria da Mattia fa sfoggio di sé, e mi ritrovo a pregare la vecchietta per far sì che non mi succeda niente di troppo imbarazzante.
Le porte si aprono, ed io mi infilo immediatamente nella scatola mobile. Appoggio la schiena su una parete, per avere una qualche superficie su cui riporre la mia fiducia ed il mio corpo, prima che ceda, poi vedo il ragazzo sconosciuto seguirmi lì dentro. Appena compiuta la mossa, mi guarda.
“Che piano?”
Eh, che piano? Panico. Dannazione, Elle, stai tranquilla, saprai pur rispondere ad una domanda di circostanza! Sbatto un paio di volte le palpebre, poi rispondo “Oh, o-ottavo.”
No, seriamente? Oh-o-ottavo? Cos’è, Elle, il nuovo ritornello per una canzone di Lady Gaga? Non è possibile che tu debba andare in cortocircuito ogni volta che incontri qualcuno di interessante. Lui, per fortuna, non sembra accorgersi della mia instabilità mentale, visto che si limita a premere il bottone che indica proprio l’ottavo piano. Ok, adesso il gioco si fa più facile. Basta me ne stia zitta e buona, senza guardarlo ovviamente, così da evitare ogni accenno di figura di merda.
Mi sistemo e guardo in basso, un po’ la moquette e un po’ la confezione dei pasticcini. Sono solo otto piani, in fondo. Meno di un minuto e arriverò a terra ferma, non c’è bisogno che mi spaventi. La suoneria del mio cellulare, però, spezza il silenzio. E’ un messaggio, per fortuna. Se fosse stata una chiamata sarebbe stato imbarazzante spiegare il perché avessi come suoneria un idiota che canta “I’m a banana”. Forse dovrei cambiarla, per sicurezza..
Cercando di non far cadere il pacchetto, recupero il cellulare. Il fatto che il ragazzo osservi proprio cos’ho fra le mani non mi infonde nessuna calma. Deglutisco e apro l’sms che mi ha appena inviato Manuela.
 

Dove sei? Simon e Gin si stanno già scannando.

 
Oh, perfetto. Sospiro e non rispondo neanche, essendo ormai al settimo piano.
Le ultime parole famose. Dopo uno strano rumore, l’ascensore si blocca improvvisamente, facendoci sussultare entrambi. Ci guardiamo immediatamente, io con gli occhi spalancati dallo spavento e lui apparentemente tranquillo. Ma come cazzo fai?
Ecco, già comincio a perdere lucidità.
“Ok..” mormora lui, prendendo in mano la situazione “Mi avevano avvertito. Aspettiamo un minuto, magari si sblocca da solo. Casomai facciamo qualcosa dopo.. Va bene?”
Annuisco lentamente, chiudendo gli occhi. Non soffro di claustrofobia, ma immagino possiate ben capire che la situazione non è affatto piacevole. Sto dando di matto, vi do giusto quattro motivi: i miei amici che si scannano, e questo fa partire i nervi a chiunque, l’ascensore bloccato, uno sconosciuto –probabilmente un modello, e dei più affermati- bloccato insieme a me, la caviglia.
Perché la caviglia? Perché forse, se fosse stata sana, avrei avuto la geniale idea di prendere le scale, per quanto sia pigra.
Per passare il tempo, comincio a maledire tutto ciò che mi capita. Maledico la caviglia, l’ascensore, la sfiga, i pasticcini. I pasticcini, sì, perché se non li avessi presi sarei entrata prima in questo catorcio e non si sarebbe bloccato, probabilmente. Vero anche che non avrei visto il ragazzo, ma a questo punto preferisco la mia vita alla sua visione.
I secondi passano, ma niente cambia. Torno a guardare il mio compagno di sventura che sospira e ricambia il mio sguardo. Devo avere una faccia distrutta, pare preoccupato “Tutto bene?”
Divertente. Davvero divertente. Lo sapevo, è bello, ma stupido. Un classico.
“No, non va bene per niente.” Rispondo brusca, senza neanche balbettare. Come se non bastasse ciò che già provo, adesso mi sento anche in colpa per il modo in cui ho rivolto la parola.
“Scusa, era una domanda cretina.” Replica, per niente offeso dal mio tono.
Scuoto la testa “No, scusami tu. E’.. E’ che.. insomma.. Non è piacevole questa situazione, sono nervosa, in questo momento anche un po’ instabile..”
Mi squadra con la solita inespressività, mentre parlo a macchinetta, poi mi blocca “Ma tu sei Eleonora?”
Mi paralizzo per qualche secondo, in seguito torno alla normalità balbettando “Io.. S-sì.”
Lui annuisce, vedo addirittura un lampo di soddisfazione sul suo viso “Io sono un amico di Samuele. Filippo.”
“Oh. Io..” tendo ad iniziare ogni frase con io, noto. Lo osservo, avendo finalmente una scusa per farlo. Ha degli occhi magnetici, di un’intensità incredibile. Dall’interno, sono di un azzurro chiaro che si scurisce sempre di più fino ad arrivare al confine esterno dell’iride. Poi hanno una forma piuttosto allungata, uno sguardo che ha un qualcosa da predatore. Eppure sembra tutto tranne che quello. Squadro un po’ tutto il viso, i tratti marcati e virili, le labbra carnose e ben definite.. Dev’essere il frutto di un qualche laboratorio che avanza studi sulla ricerca della bellezza.
“Mi dispiace ma.. Io.. N-non mi ricordo di te.” E mi sto domandando il perché.
“Oh, non preoccuparti. Immagino sia normale, eravamo al quattordicesimo compleanno di Samuele, avrai avuto dieci o undici anni. E poi è più facile accorgersi di una bambina che gioca da sola con il cane del festeggiato piuttosto che di un ragazzino che segue il pallone insieme a tanti altri.” Afferma, tranquillo. Si infila le mani in tasca, poi ne tira fuori subito una, quella che stringe il cellulare “Adesso chiamo Samuele, magari sa qualche trucchetto per sbloccare questo coso. Anche tu sei qui per la cena, immagino..” e abbassa lo sguardo verso lo schermo.
“Sì, sì. In realtà sono invitata perché frequento il suo coinquilino, Simon..” dico, senza riflettere.
Lo vedo rialzare lo sguardo e, subito dopo, anche il sopracciglio destro “Frequenti il suo coinquilino.”
“Sì.” Ribadisco, per poi rendermi conto che il suo frequentare aveva una sfumatura diversa da quella che aveva il mio “Oh, no! Non in quel senso! Siamo amici, è del mio gruppo..”
“Ah..” mormora, prolungando la vocale con un tono insinuatore. Arrossisco di botto.
“Davvero!” esclamo, raddrizzando la schiena indispettita. Lui annuisce, sorprendendomi stirando le labbra in un lieve sorriso, poi si porta il cellulare all’orecchio “Samu, siamo rimasti bloccati in ascensore.. Io ed Eleonora, la tua ex-vicina.” Wow, si ricorda davvero di me, allora “Sa.. Samu. Samuele! Non mi interessano le tue chiacchiere adesso, potresti farci uscire?”
Lo studio ancora. E’ incredibile come non si faccia buttar giù da niente. E’ riuscito addirittura a calmare me, e semplicemente conversando. Sospiro, in attesa.
“Grazie.” Borbotta, per poi riattaccare. Torna a guardarmi “Ora ci libera. Basta premere il pulsante dall’esterno e si sveglia. Questo coso ha bisogno del supporto morale.”
Ridacchio leggermente, poi annuisco. Lui, sospirando, si porta una mano tra i capelli e li tira indietro, attirando la mia attenzione proprio su di essi. Sono castani e mossi, corti dietro e lunghi davanti. Tenuti alla, passatemi il termine, bell’e meglio. Fighi, quasi quanto lui.
Finalmente, l’ascensore riprende a salire. Giusto cinque secondi dopo le porte si aprono mostrandoci il serial killer dei ghiacciai, chiamato comunemente Samuele “Ragazzi, ciao!”
Lo risalutiamo, chi più tranquillamente –lui- e chi leggermente più provato –me medesima-. Il mio altissimo ex-vicino di casa si preoccupa immediatamente per me “Elle, cavolo, mi spiace sia toccato proprio a te. Mi dispiace che sia successo in generale, ma insomma.. Lui, ad esempio, se lo merita.” Indica Filippo “Immagino che la sua compagnia non sia stata delle migliori. Sai, noi lo chiamiamo la statua.”
“La statua..?” ripeto io, perplessa.
“Sì, l’avrai notata la sua inespressività.” Dice, come se fosse argomento di tutti giorni.
“Ah, beh..”
“Ho anche sorriso, prima.” Si intromette il diretto interessato “Diglielo!” mi incita.
Annuisco “E’ vero. Comunque non è stata affatto una.. cattiva compagnia.” Avrei voluto dire brutta esperienza, invece che cattiva compagnia, ma poi sembrava mi riferissi al suo aspetto fisico e avrebbero potuto capire che non mi sarebbe dispiaciuto rimanere lì un altro po’. E avrebbero capito male. Samuele, in ogni caso, sembra stupito.
“Oh, wow. Beh, meglio per lui. Lo trattano tutti come se fosse un pezzo di ghiaccio.” E quasi mi viene da ridere. Un pezzo di ghiaccio amico di uno che il ghiaccio lo scioglie sorridendo. L’ironia della sorte.
“E tu dici sempre le stesse cose.” Gli fa notare Filippo “Entriamo?”
“Oh, sì, giusto. Ma che hai portato?” chiede poi, rivolgendosi a me. Alzo leggermente il pacchetto, di cui quasi non mi ricordavo l’esistenza.
“Pasticcini. Mi sembrava scortese arrivare qui a mani vuote..”
“Non dovevi disturbarti..”
“Figurati, nessun disturbo.” Sorrido e glielo porgo.
“Grazie.” Dice un po’ in imbarazzo, afferrandolo “Dai, venite.”
Lo seguiamo mentre ci guida dentro l’appartamento, percorriamo il breve corridoio poi alza il braccio destro “Là c’è il salotto, con il tavolo dove mangeremo. Eleonora, i tuoi amici ci sono tutti, dei miei l’unico sei tu, Pippo. Vado un secondo a mettere questi in frigo e arrivo.”
Prima di varcare la soglia, sento chiaramente la voce bassa di Filippo borbottare “Ma perché si ostina a chiamarmi Pippo?”, ma non ho il tempo di sorridere divertita, tantomeno la voglia. Il mio team, che parlottava tranquillo in salotto, si gira al completo verso di noi. Non mi sono mai sentita così alieno in vita mia. Deglutisco, poi un po’ impacciata indico il ragazzo alle mie spalle “Lui è Filippo, un amico di Samuele.”
Basta questo per sbloccare tutti e farli lanciare addosso alla statua che, appunto, rimane apparentemente indifferente allo sbraitare dei miei amici. Quando anche Roberto, l’ultimo rimasto, si presenta, uno dei nuovi padroni di casa domanda “Ma come vi conoscete, voi due?”
E qui, entra in gioco pure l’altro: Samuele. Si infila tra me e Filippo e ci mette le braccia sulle spalle, sorridendo raggiante “Sono rimasti bloccati nell’ascensore.”
Cade il silenzio.
A questo punto, mi aspetto di tutto. Guardo circospetta Simon, convinta che sarebbe capace di dire qualcosa tipo “Ah, l’ascensore! Anche nell’ultimo film porno che ho visto sono rimasti bloccati!”, poi punto gli occhi su Manuela, altra minaccia. Un suo “Oh, beh. L’ascensore bloccato è un classico.” potrebbe addirittura essere più imbarazzante dell’affermazione del chitarrista. Per mia fortuna, però, è Ginevra a parlare “Non ci credo. Ci sei rimasta bloccata davvero, alla fine?”
“A quanto pare..” rispondo, imbarazzata.
 
La serata è ufficialmente cominciata. Sono arrivati anche gli amici di Samuele e Filippo: Jonathan, che oltre ad essere carino è anche simpatico, Sonia, una ragazza di colore molto silenziosa, e Damiano che, udite udite, è il ragazzo a cui andavo dietro il secondo anno di liceo. Non so se ve lo ricordate, per sicurezza ve lo ripeto, magari entrando più nel dettaglio: ero una quindicenne un po' demoralizzata dalle proprie conoscenze in fatto di ragazzi, mai abbastanza interessanti da attirare la mia attenzione. Vederlo il primo giorno di scuola, ai distributori, mentre beveva il caffè con i suoi amici con quella sua faccia d’angelo -che ora non ha più, avendo indurito i tratti- e i suoi capelli biondi, era stato un colpo al cuore, per me.
Ero quasi ossessionata e totalmente presa, tanto da non riuscire a non sperare di incontrarlo ogni mattina. Ero attratta più dall'idea che avevo di lui che da lui stesso, ma quando ci eravamo presentati ufficialmente per causa di forza maggiore, in quanto lui rappresentante di istituto ed io della mia classe, quel qualcosa che provavo si è concretizzato ed è diventato una vera e propria infatuazione. Era facile esserne preda, visto che faceva il bello un po' con tutti, ma io ero ingenua, più di adesso, e alla ricerca di qualcuno che potesse piacermi.
Adesso, dopo quattro anni, non subisco più quel suo fascino, anzi. Francamente, mi dà persino fastidio.
Ci sediamo intorno al tavolo nel salotto, i due posti a capotavola ovviamente occupati da Samuele e Simon. Io sono sistemata proprio accanto a quest'ultimo e alla destra di Roberto, ovviamente affiancato dalla sua dolce metà che, a sua volta, è seduta vicino a Sonia. Dall'altra parte del tavolo, partendo dalla mia sinistra, abbiamo Filippo -ebbene sì, siamo proprio agli opposti-, Damiano, Jonathan, Marco e Manuela. Avendo la castana davanti vado sul sicuro: risate garantite al cento percento.
I padroni di casa iniziano a portarci le varie pietanze, cucinate proprio da loro, e tra i vari schiamazzi cominciamo a mangiare. O ad ingozzarci, che dir si voglia.
"Ragazzi," dice Damiano, attirando l'attenzione di tutti "se la vostra permanenza qui è come l'inizio della serata, si prospetta un periodo interessante."
Alzo le sopracciglia, contrariamente agli occhi che si abbassano sul piatto di pasta, e borbotto tra me e me "Sì, che bello. Un periodo pieno di ascensori bloccati."
Non so con quale assurdo potere, ma Ginevra pare sentire la mia affermazione, e la vedo afferrare delicatamente il braccio di Roberto e avvicinarsi al suo orecchio. Il moro, perplesso, annuisce per poi sporgersi verso di me "Gin dice che non ti permetterà di buttarti dalla finestra solo se ci provi col tizio." mormora. Ginevra si sta ovviamente riferendo alla conversazione avuta qualche giorno prima, in cui avevo detto esattamente queste parole: la mia giornata sfortunata l’ho avuta. Penso che mi butterei dalla finestra dell’appartamento se si bloccasse proprio a me l’ascensore.
Mi strozzo, finendo per tossire e far puntare tutti gli occhi su di me. L'unica a deridermi è appunto Ginevra, che cerca comunque di trattenersi.
"Tutto apposto." Rassicuro tutti, sventolando una mano. Non appena torna il chiacchiericcio, richiamo Rob "Dille che preferisco buttarmi dalla finestra."
Roberto aggrotta la fronte "Perché, scusa? È un bel ragazzo."
"Rob, non commentare. Riferisci."
"Ho solo espresso il mio parere.." si discolpa lui.
"Ed io sono d'accordo con te. Proprio per questo preferisco morire adesso piuttosto che dopo il suo più che potenziale rifiuto." spiego, cercando di non farmi sentire da altri.
“Roberto, Eleonora..” ci chiama Simon, proprio in quel momento. Ci giriamo di scatto verso di lui, come colti sul fragrante, così lui scuote la testa con espressione paterna “Potete flirtare in un altro momento? C’è Ginevra..”
“Oh, ti prego, Simon. Smettila di essere così simpatico.” Replica lei, mentre io sospiro di sollievo. Pensavo ci avesse sentiti.
“Se me lo chiedi così forse potrei.. No, non ci penso nemmeno.”
“Certo però che.. Essere meno simpatici di così è come prendersi una mazza sui denti.” Interviene Manuela, dopo aver appoggiato il bicchiere sul tavolo con finta non-chalance.
“Ora ti ci metti anche tu?”
“Vabè.” Torno a guardare Roberto e a parlare a bassa voce “Hai riferito?”
“Faccio immediatamente.” E con un sorriso, mi congeda. Si gira verso la bionda, che ancora sta ascoltando il dialogo tra Manuela e Simon con un sorrisetto divertito sulle labbra, ed io aspetto la sua reazione. Gin lo guarda, come se quello che gli ho detto l’avesse detto lui, spalanca gli occhi e fa una faccia schifata “Dille che è una cretina.”
“Ho sentito, grazie!” faccio un cenno col capo, e torno a mangiare, ma Roberto non lascia cadere il discorso.
“No, ok, senza darti della cretina, perché non rischi un po’? Non mi sembra neanche un tipaccio.” Ci voltiamo entrambi a guardare Filippo, intento ad ascoltare con espressione scettica uno dei tanti discorsi ipocriti di Damiano “Poi, a parte questo, manchi di autostima, Elle. Perché?”
“Ti interessa il perché? A volte neanche c’è, un perché, ed è la risposta alla tua seconda domanda. Non ci provo perché, oltre ad essere un azzardo, sarebbe un azzardo inutile. Mica mi piace. Cioè, che è bello lo vedo anche io, ma stop.”
“Chi è bello?” chiede Manuela, a voce fin troppo alta.
Deglutisco e arrossisco. Perché mi considerano tutti nei momenti in cui vorrei passare inosservata? Penso velocemente ad un qualsiasi nome, mentre ispeziono velocemente il tavolo “Simon.” Dico, a caso.
“Oh, grazie!”
“Prego, non c’è di che.”
Lancio un’occhiata verso Filippo, che ridacchia suscitando la sorpresa dei suoi amici e, sinceramente, anche la mia. Si diverte per quello che ho detto? Non è così esilarante da far ridere pure lui. Rifletto, poi, come un flashback, mi viene in mente il momento in cui mi prendeva in giro sul mio frequentare il nuovo coinquilino di Samuele. Ottimo, diamogli spago.
“Non ridi mai e adesso lo fai senza motivo?” chiede Jonathan a Filippo, forse quello che mostra maggiormente lo shock.
“E tu perché rovini questo momento, visto che non rido mai?” replica, ancora sorridendo.
“Ripeto: se la vostra permanenza qui è come l'inizio della serata, si prospetta un periodo interessante. Con maggiore espressività della statua annessa, aggiungo.” Commenta Damiano.
“L’inizio di una nuova era.” Samuele insiste sullo stesso argomento, mentre Filippo torna nella sua inespressività e scuote la testa “Vi si dà una mano e voi prendete il braccio. Ingrati.”
“Immagino che questo possa esser tradotto con: adesso non riderò volontariamente, alla facciaccia vostra.” Dice il ragazzo alla mia sinistra. E’ estremamente socievole, credo sia per questo che nonostante il suo comportamento altezzoso riesca a mettere a proprio agio chiunque, alla fine. Ecco spiegata quella frase, che pochi avrebbero detto ad un ragazzo praticamente sconosciuto.
“Esattamente..” il castano esita leggermente, scrutando l’interlocutore “Roberto.” Termina, con soddisfazione. Cavolo, sembra non gli freghi di niente, ma i nomi se li ricorda tutti. Pure il mio, dopo anni e anni “Noi due ci capiamo.” Aggiunge, indicando con l’indice se stesso e Rob.
Se diventassero amici sarebbe il colmo. Uno più bello dell’altro, un’immagine che manco con delle audizioni sarebbe possibile ricreare. E il sogno di ogni ragazza.
“Ok, chi sei tu? Ridi, scherzi, trovi qualcuno che ti capisce..” inizia Jonathan, sempre più scandalizzato, scatenando le risate di tutti, specialmente dei suoi amici. Tranne uno, naturalmente.
“Non è lui quello diverso, è Roberto che è sempre il solito.” Lo informa Marco, alla sua sinistra “Riuscirebbe a comunicare anche con gli scoiattoli. Non che tu sia un animale, Filippo.”
“No, certo, loro sarebbero più partecipi emotivamente.” Ok, quella frase dalla statua non me l’aspettavo. E’ autoironico, adesso?
“Roberto è Kronk.” Se ne esce tranquilla Manuela, sorridendo angelicamente. Scoppio a ridere, piuttosto rumorosamente, insieme a Simon e Marco che con me sono i più grandi fan delle battute idiote della nostra amica.
“Dal libro: sillogismi random.” Prosegue il ragazzo a capotavola, facendo fatica a mantenere un tono serio. Immagino che la troupe di Samuele ci stia prendendo per dei pazzi psicopatici che ridono per riferimenti a film come Le follie dell’imperatore, ma, fondamentalmente, non me importa un bel niente.
Ridono anche gli altri, però, quindi non siamo così fuori di testa. Non solo noi, perlomeno.
Appena finito il momento di ilarità, Simon si alza sospirando e facendo un cenno con la testa a Samuele “Il secondo. Portiamo il secondo.”
 
 


Appunti sul capitolo:
La traduzione del titolo è “La statua nell’ascensore”, per ovvie ragioni.
La Pasticceria da Mattia non esiste, o perlomeno non l’ho scritta per pubblicizzare una reale pasticceria. Se esistesse, mi raccomando: fate i complimenti ai proprietari per il nome.
Ho nominato Lady Gaga dopo che Eleonora dice “Oh, o-ottavo” per il semplice fatto che lei è rinomata per la ripetizione delle parole (po-po-po-poker-face, judas juda-ah-ah etc etc). Spero abbiate capito. D: Ovviamente non ho nulla contro di lei, non era una critica o roba così. Non vorrei che qualcuno abbia frainteso!
Infine, Le follie dell’imperatore. Se non avete visto il film, fatelo. Comunque. Roberto riuscirebbe a comunicare con gli scoiattoli, Kronk (un personaggio del film) comunica con gli scoiattoli, Roberto è Kronk. Questo è per chi non avesse capito la (pessima) battuta di Manuela. LOL
 
Allora, popolo!
Siamo finalmente giunti ad un buon punto.
D’ora in poi i capitoli saranno un po’ più emozionati, con più fatti e anche più personaggi!
Avete conosciuto qualcuno, intanto, specialmente il migliore amico di Samuele: Filippo. Per gli amici: la statua. Che ne pensate?
E degli altri? Jonathan, Sonia e Damiano?
Fatemi sapere, vi prego. Sono curiosa! *--*
Mi merito una recensioncina, suvvia.. Voi non lo sapevate (e adesso sì, perché sto per raccontarvelo), ma questo capitolo mi è toccato scriverlo due volte. Non perché non mi piacesse, no. Si era cancellato da solo! Così: puf!
E fu così che dopo neanche 12 ore ho dovuto ricominciare da capo, nonostante avessi avuto una ventina di minuti di crisi.
 
La prossima volta (26 Settembre, compleanno di mio fratello, LOL) avremmo la seconda parte della serata. Stay connected! (?)
 
Un grazie IMMENSO a chi continua a supportarmi, a chi mi ha letto pure da un altro stato (ciao, Emma!), a chi mi ha recensito la storia and co.!
Per chi volesse contattarmi, sul mio profilo ci sono collegamenti al mio profilo twitter e al mio blog. :)
 
Un bacione!
 
Maricuz
   
 
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