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Autore: Rowena    22/09/2012    5 recensioni
Primo settembre 2017: una volta che i nipoti grandi sono partiti con l’Espresso per Hogwarts, Molly chiama a raccolta figli, generi e nuore per mettere in moto un piano tutto suo; Charlie sta per tornare dalla Romania per un breve soggiorno a casa, come la mamma lo ha pregato, e la famiglia deve agire. Molly, infatti, non sopporta l’idea che il suo secondogenito non si preoccupi di crearsi una famiglia e vuole rimediare forzando la sorte: la sua strategia prevede fargli incontrare qualche strega nella speranza che cambi idea. Quello che Molly ancora non sa è che Charlie ha già incontrato una ragazza davvero fuori dal comune…
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Weasley, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie '19 anni dopo'
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«Avevamo concordato qualcosa, mi sembra», sbottò Hermione rientrando a casa. «Avevamo detto che saremmo stati superiori a queste stupidaggini!»
«Sì, ma non avrei mai creduto che quel bastardo avrebbe esordito chiedendo quante volte sono stata a letto con lui», rispose Kari con lo stesso tono, ferita e umiliata.
La strega era riuscita a interrompere gli eventi prima che la ragazza drago perdesse l’ultimo briciolo di autocontrollo, evitando dunque il peggio, tuttavia non era affatto contenta di com’erano andate le cose. «Beh, dovevi aspettartelo. Tenterò d’inficiare questa deposizione segnalando che io non ho potuto essere presente e che i testimoni hanno notato una volontà palese di metterti in difficoltà e di orientare la deposizione su elementi non pertinenti, ma se ti faranno parlare un’altra volta, e se io lo permetterò, tutto questo non dovrà più ripetersi, mai più».
C’erano persone che avevano bisogno di urlare per rendersi minacciose, ma di certo tra queste non figurava Hermione Granger: da ragazza, la voce le si sarebbe alzata, diventando acuta e leggermente isterica, ma la guerra e la ricostruzione l’avevano resa più controllata. Quando erano usciti dal tribunale, con Ovidiu al seguito, non si era quasi fermata a salutare Juditah, sebbene questa avesse fatto tutto ciò che poteva per tenere la situazione sotto controllo, e aveva guidato il piccolo gruppo a casa a passo di marcia, precipitandosi nel camino della via magica per togliersi dalla strada. Nessuno aveva osato spezzare quel silenzio, finché la strega inglese non aveva cominciato a redarguire la ragazza drago in quel modo. Persino Ted, che quella mattina era rimasto a casa a studiare su un grosso libro di testo che gli aveva procurato la sua nuova mentore, era rimasto stranito nel vedere le espressioni degli amici, nonostante gli esiti postivi dell’udienza vera e propria.
«Avanti, Hermione, non è il caso di essere così dura…», tentò di mediare Charlie, che a sua volta non aveva aperto bocca sulla via del ritorno, dopo essersi sincerato che Kari stesse bene. Lo imbarazzava che fosse stata sottoposta a quelle domande vergognose, mentre nella sua seduta, sebbene avessero chiesto anche a lui che tipo di rapporto ci fosse tra loro, c’era stato molto più rispetto per la sua sfera privata. Probabilmente non c’entrava nulla che la ragazza fosse la vittima della situazione, semplicemente. Da bravo retrogrado morboso, il burocrate che aveva condotto l’interrogatorio aveva dato per scontato che, in quanto donna e ben più giovane di lui, fosse stata lei a sedurlo.
Nessuno sembrava ritenere possibile che Charlie la stesse aiutando per amicizia, per compassione, o per semplice senso di responsabilità… No, ovviamente dovevano avere una storia, o quanto meno aver fatto del sesso, altrimenti perché rischiare tanto? Era veramente stufo di queste sciocchezze, e non osava pensare come stesse lei.
«Sì che è il caso, perché se non saprà controllarsi qui andremo tutti in pasto al drago», lo interruppe la cognata senza mezzi termini. La metafora usata rischiava di essere fin troppo letterale, e quando si accorse dello scivolone la donna sospirò, cercando di controllarsi un poco. «Mi dispiace di essere dura, Charlie, ma non ha senso stare settimane a cercare di tirarvi fuori, se lei non riesce neanche a essere superiore a un vecchio maiale che dovrebbe andare in pensione per non fare danni».
Kari sembrò sul punto di replicare con lo stesso tono, ma qualcosa la trattenne e lasciò la cucina sbattendo la porta che portava sulla piccola veranda.
«Ecco, potremmo fare tranquillamente a meno anche di queste scene melodrammatiche…» sospirò l’avvocato.
«Lasciala stare: siamo tutti qui a dirle cosa fare, cosa provare, quando avrebbe bisogno solo di un po’ di spazio» rispose Charlie scuro in volto. Era il momento di fare qualcosa, o l’avrebbero persa. «Perché non ti occupi del pranzo, se ti va? Puoi mandare i due ragazzi qui in città a prendere una pizza, o del cinese… O anche qualcosa di caratteristico da quel ristorante di cui ha parlato Ovidiu, perché no? Quello che preferite».
Hermione intuì quello che c’era dietro fin troppo facilmente, ma decise di lasciar fare al cognato. Era la sua dragonessa, in fondo, e se c’era qualcuno che poteva calmarla… Beh, quello era lui. E in quel modo, mandando i ragazzi a fare la coda in qualunque posto volessero prendere da mangiare, lei si sarebbe cambiata in albergo, scalciando via quelle maledette scarpe e indossando la sua morbida e caldissima tuta di felpa. Ora che gli impegni ufficiali erano conclusi, non aveva senso continuare a torturarsi in quel modo.
«Va bene, come preferisci. Ne approfitterei per fare un po’ di spesa, visto che questa casa sembra davvero un ostello della gioventù… Sul serio, in bagno mancano un sacco di cose perché quattro persone vivano decentemente!»
Charlie ebbe la decenza di arrossire, ricordando convinto che sua cognata non avrebbe apprezzato l’idea che lui e Kari avessero diviso lo spazzolino per un paio di giorni fino a quando lei non lo aveva obbligato a comprarne un altro, dunque si limitò a raccomandare ai due giovani – che di lì a poco si trovarono incastrati in un supermercato Babbano con la strega – di dare una mano, quindi uscì a cercare la ragazza drago.
Il freddo pungente lo schiaffeggiò con violenza, sebbene fosse quasi mezzogiorno. Evidentemente la mattina era stato troppo preso da tutti i suoi casini giudiziari per badare al tempo e ora la natura si vendicava. Charlie si strinse nel cappotto e lasciò la veranda, camminando goffamente e con una certa lentezza per via della neve alta. Avrebbe dovuto scavare dei camminamenti con un getto d’aria calda come avevano fatto a Bucarest, pensò: in genere, poiché la sua casa serviva solamente per mangiare e dormire, per andare al lavoro più in fretta si Smaterializzava direttamente dall’interno, tanto che non aveva neanche mai badato davvero al pezzo di terreno che possedeva, su cui nella bella stagione cresceva incolto ogni genere d’erbaccia… Ma con tutta la gente che abitava ora con lui, poter fare due passi all’aperto sembrava l’unico modo per stare soli con i propri pensieri, anche a costo d’intirizzirsi.
Fece il giro intorno alla casa, senza trovare la ragazza. Non poteva essere certo scappata e – guardando meglio – le sue impronte finivano in veranda. Charlie alzò lo sguardo verso il cielo, che quel giorno era incredibilmente limpido, con un orribile pensiero in mente.
E se fosse volata via?
«Kari?», chiamò alla fine a gran voce, cercando di non apparire in ansia. Aveva le capacità e i mezzi per farlo, ma l’idea che fosse scappata lo angosciava da morire. Possibile che avesse buttato alle Mandragole tutti i loro piani?
«Sono quassù», si sentì rispondere dopo qualche istante dai rami di un fitto abete. La voce era tetra, e il volto, una volta che il mago riuscì a intravederla nella macchia verde scura delle fronde, mostrava una gran frustrazione.
Charlie cercò un punto per arrampicarsi sull’albero, ma i rami partivano troppo in alto per tentare di salire. «Hai intenzione di scendere?»
«A dire il vero no, non subito almeno. Avevo bisogno di cambiare prospettiva», rispose laconica.
Non vuoi proprio renderla facile, eh? Eppure basterebbe così poco…
Charlie si augurò di aver visto abbastanza dell’abete per evitare la dolorosa esperienza di comparire intorno a un ramo e con un sospiro incrociò le dita e si Smaterializzò.
Con un po’ di fortuna, quando ritornò visibile era seduto al fianco della ragazza drago, tutto intero e senza parti dell’albero ad attraversarlo. Pfiu…
«Dimenticavo i vostri trucchi», borbottò Kari scoccandogli un’occhiata torva. Si era trasformata solo parzialmente, e le scaglie di ali e coda rilucevano al sole che filtrava tra i fitti aghi del fogliame. Era buffo sentirsi dare del prestigiatore da una persona in quello stato, pensò il mago, ma era meglio non accusare il colpo e cercare di scusarsi, così da farla ragionare.
«Mi dispiace se ti sei sentita offesa, ma Hermione vuole solo aiutarti. Può essere dura nei modi, ma è dalla tua parte e si preoccupa solo che tu rimanga libera».
«Ed è proprio questo che rende tutto così maledettamente difficile» esclamò esasperata, sbattendo le ali per la frustrazione. «Sono tutti così dannatamente carini e disponibili, tua cognata, Juditah… Persino Ovidiu, nel suo piccolo! Mi sento in colpa perfino a pensar male di loro, per tutto quello che stanno facendo per me».
Era stanca, disse. Sentiva di non poter nemmeno esprimere quello che davvero pensava, figuriamoci agire come voleva. Non che chiedesse molto, ma non riusciva più a starsene seduta tutto il giorno in attesa di un’udienza, una lezione della sua dottoressa o chissà cosa. Stava impazzendo a forza di cercare di tenere tutto sotto controllo, senza mai poter sbottare per paura che tutti si preoccupassero inutilmente per lei.
«Ti sembrerò un’ingrata…» continuò con un profondo sospiro.
«Tutt’altro, dovresti prendertela più spesso per la mia organizzazione scadente. Mi sono occupato di sistemarvi tutti per dormire, di mettere da mangiare in tavola, di crearti un ambiente tranquillo per gli esercizi con Juditah e di preparare una difesa valida con Hermione», riconobbe Charlie contando sulle dita. «E mentre smanio per tornare al lavoro, mi dimentico che tu sei qui… A girarti i pollici. O a tentare di annodarti la coda, è un passatempo anche quello».
Kari guardò verso il basso e notò che aveva agitato tanto la sua estremità dragonesca da annodarla davvero, senza rendersene conto. Sbuffando, la portò in alto e, tenendola ferma tra le ginocchia, liberò l’estremità mentre scuoteva la testa imbronciata. «Non so neanche prendermi cura della mia coda».
«I draghi quando nascono ce l’hanno abbastanza corta, sai? Cresce con loro, così ne acquisiscono consapevolezza col passare del tempo. A te è spuntata tutta in un colpo…»
«Non me lo ricordare, ti prego».
«Preferiresti dimenticare? Convincerti che hai sempre avuto le scaglie e la coda?» domandò ironico lui, preoccupato dal tono rassegnato di Kari.
«Vorrei tornare normale, dannazione!» esclamò la ragazza agitandosi con veemenza, al punto che entrambi rischiarono di cadere dal ramo.
Charlie la guardò piegare la testa, sconfitta e furibonda, e ci pensò su. «Quello che ti serve davvero, secondo me, è un modo per sfogarti un po’. Juditah ha ragione quando t’insegna a controllare il drago, ma deve esserci anche un momento per liberarti di questa rabbia repressa… Non puoi certo tenerti tutto dentro!»
«E cos’hai intenzione di fare?»
«A me piace volare, quando ho bisogno di rilassarmi un po’, e tu hai gli accessori inclusi…»
Kari sbuffò, come se si fosse attesa una proposta più interessante. «In questo momento vorrei che ci fosse un altro Luc da prendere a calci, onestamente».
«Allora prova ad acchiappare me».
«Come, scusa?»
«Mi hai sentito… Solo un secondo», disse tirando fuori la bacchetta. «Accio scopa!»
Dalla casa si udì rumore di vetri infranti, segno che il manico di scopa di Charlie aveva preso la via più rapida per raggiungere il suo proprietario, ma in pochi istanti fu davanti ai due.
Charlie lo prese al volo e lo inforcò, con un sorriso. «Prova a prendermi, se ci riesci».
«Con quel legnetto? Posso fare il giro della foresta e ritorno prima ancora che tu sia partito».
«Non sottovalutare la mia scopa», rispose sdegnato il mago accarezzando il legno laccato del manico. «Guarda che è italiana, me la sono fatta portare da un collega… Sono le migliori, parlando di modelli da corsa».
Era forse l’unico lusso che si era mai concesso, un investimento notevole, ma il pallino per il volo gli era rimasto fin dai tempi della scuola e aveva voluto togliersi uno sfizio con ciò che aveva messo via dei suoi primi tre anni di stipendio. Poteva sembrare un po’ superata come linea, ma era un modello incredibile, che teneva il vento come poche scope Charlie avesse mai provato.
Nel vederlo così entusiasta dell’oggetto che aveva in mano, Kari scosse la testa: «L’unica cosa certa è che, Babbani o no, voi maschi siete sempre a sbavare su cose inutili. E se ti prendo, che succede?»
«Starà a te deciderlo… Sempre che tu ci riesca!» esclamò Charlie prima di partire a razzo.
Kari lo guardò allontanarsi con l’espressione di un gatto pronto alla caccia: si sfilò le scarpe e i pesanti calzetti, così da poter trasformare i suoi piedi in lunghe zampe munite d’artigli, perfette per quella sfida, e si liberò anche del cappotto, che la legava nei movimenti. A dire il vero dovette faticare non poco per quest’ultima operazione, perché le ali rendevano impossibile sfilarlo senza finire di rovinarlo irreparabilmente: presa dall’eccitazione e dall’impeto di non lasciare al mago troppo vantaggio, la ragazza lasciò cadere al suolo sotto di lei i cenci che si era strappata di dosso e si lanciò all’inseguimento.
Spalancò gli enormi arti aggiunti e cominciò ad aggirarsi tra gli alberi, con tutti i sensi in massima allerta: Charlie si era nascosto bene, o almeno così sarebbe stato se avesse avuto i capelli di un colore meno evidente. La sua zazzera rossa, infatti, avrebbe spiccato sul verde e bianco degli abeti innevati anche per un essere molto più ottuso e distratto di lei.
Le bastò qualche colpo d’ali per portarsi sulla sua scia, ridendo alle sue spalle per la velocità con cui lo aveva trovato, quando lui deviò all’improvviso, con una finta degna di qualunque campione di Quidditch. Per non perderlo, Kari fu obbligata ad aggrapparsi al tronco di un albero spoglio e usarlo come asse per correggere la sua traiettoria. Quella dannata scopa italiana scartava davvero come un’auto da corsa, realizzò, e forse anche meglio.
Mentre l’aria gelida le solleticava il viso, la ragazza drago s’impegnò a raggiungerlo ancora, certa che questa volta non sarebbe riuscito a sfuggirle, ma Charlie aveva ancora un sacco di trucchi da sfoderare: il mago, infatti, puntò dritto verso un grosso albero poco distante, portando poi il manico di scopa verso l’alto all’ultimo istante. Come aveva previsto, Kari era così concentrata a stargli dietro che non aveva visto l’ostacolo che le si parava di fronte e andò a sbattere contro il tronco, pungendosi con mille aghi sottili.
«Tutto bene?», le gridò lui stazionando in volo poco distante, mentre tratteneva a stento le risate.
In risposta, una poderosa fiammata lo mancò di appena pochi centimetri. La dragonessa non aveva gradito.
«Ehi, niente fuoco qui!» disse ancora Charlie, colpito: accidenti, c’era mancato davvero un soffio. «Rischiamo di far scoppiare un incendio per una sciocchezza, attenta…»
Approfittando di quel momento di smarrimento, Kari balzò fuori dalla chioma dell’albero per acchiapparlo, inutilmente: il mago infatti si portò subito fuori portata e riprese la fuga.
«Tanto ti prendo» urlò la ragazza riprendendo l’equilibrio. Ogni tanto si dimenticava della coda, che la trascinava subito verso il basso, ma per il resto volare era una sensazione davvero piacevole. Il vento era molto freddo ma sapeva di libertà, la prima che avesse provato da molto tempo, e il suo istinto di drago, represso tanto a lungo, si stava godendo ogni minuto di quella caccia improvvisata.
Tanto più che era evidente che Charlie si divertiva quanto lei: il mago si sentiva come un adolescente, sembrava tornato agli allenamenti con la squadra di Grifondoro, come se stesse schivando un Bolide impazzito.
«Allora, sei già stanca?» le gridò da una decina di metri più avanti, curvando bruscamente di lato.
Fu la provocazione di troppo: Kari strinse gli occhi, cercando di intuire che direzione avrebbe preso lui, e poi si guardò intorno per trovare una via tra i rami che le avrebbe permesso di tagliargli la strada così in fretta da non permettergli nemmeno di rendersene conto. Eccola lì, talmente ovvia da chiedersi perché non l’avesse individuata prima. E dire che quando doveva guidare aveva un pessimo senso dell’orientamento…
Kari si librò con eleganza, sfruttando il vento per limitare il vantaggio della mirabolante scopa da corsa contro cui gareggiava, e sparì dalla visuale del mago, preparandosi a colpire in silenzio. Nel frattempo, Charlie indugiava: impegnato com’era a canzonarla, non aveva notato lo studio della ragazza drago per trovare il modo di raggiungerlo senza farsi notare, e improvvisamente si trovò da solo nel bosco. Di nuovo gli venne il terribile dubbio che la donna avesse approfittato del momento confuso per darsela a gambe, ma poi girò la scopa e s’inclinò un poco sul manico, tenendo le mani vicine.
Era la sua posizione da ascolto, la stessa che aveva imparato ad assumere a Hogwarts per cogliere i piccoli suoni metallici del Boccino d’Oro nel caos della partita sottostante e che aveva poi ripetuto nei suoi anni da guardiano di draghi per non farsi prendere di sorpresa dalle sue lucertolone. Dovette ringraziare quell’addestramento, perché se non avesse udito spezzarsi un ramo a una decina di metri probabilmente sarebbe stato acchiappato: Kari si fiondò all’improvviso su di lui, infatti, ma Charlie ebbe la lucidità per piegarsi di più sulla sua scopa e lanciarsi a folle velocità verso il suolo.
Frustrata per aver fallito ancora una volta, lei lo inseguì senza pensare né prepararsi a interrompere la picchiata: non aveva mai sentito parlare di finte Wronski, del resto, né poteva sapere che il mago aveva intenzione di frenare al momento perfetto per non cadere a terra come un proiettile. Charlie vide la distesa bianca sempre più vicina al punto quasi da sentirne l’odore pungente e allora sterzò bruscamente. Kari, quando capì cosa sarebbe successo, riuscì a malapena ad allargare le ali in modo da rallentare almeno un poco, quindi si voltò sulla schiena per attutire il colpo. L’impatto fu meno duro di quanto si sarebbe aspettata, ma probabilmente lo doveva alla sua pelle blu e dotata di scaglie, si disse… A dolerle, alla fine dei conti, era l’orgoglio.
«Ti sei fatta male? Accidenti, credevo che l’istinto ti avrebbe detto quando interrompere la picchiata…» disse a mo’ di scusa il mago, atterrando all’istante per vedere come stava la ragazza.
«Credo che il mio istinto fosse più concentrato a commentare quanto sembra succulento il tuo posteriore», ammise lei arrossendo un poco. «Sto bene, questa pelle da drago è più resistente di una corazza».
Sentendosi tuttavia le orecchie in fiamme, Charlie glissò sul primo commento e le tese una mano per aiutarla a rialzarsi. Contrariamente a quanto si era aspettato, però, Kari non si rimise in piedi, ma lo tirò con sé nella neve.
«Accidenti, è gelida!», strepitò lui, colto del tutto di sorpresa. Poi realizzò quanto fossero vicini, troppo, e che l’espressione della ragazza non prometteva nulla di buono. Se per un attimo si era convinto che volesse soltanto rendergli la pariglia, gli bastò uno sguardo per capire che le sue intenzioni erano ben altre.
«Ogni volta che usciamo tu ed io finiamo per terra, com’è possibile?», domandò lei con aria innocente, accostando il suo viso ancora di più a quello del mago.
L’uomo deglutì, ancora una volta in preda a emozioni contrastanti. Sapeva a cosa si riferiva, alla giornata di libertà prima dell’attacco di Luc, quando nella foresta della riserva un Grugnocorto aveva avvertito il suo nuovo odore di femmina di drago e aveva provato ad avvicinarla. Charlie l’aveva spinta a terra per impedire che reagisse contro l’animale, e lei lo aveva baciato. La questione era caduta lì, poiché Kari subito aveva detto che non aveva significato niente… Ma l’analogia con la situazione in cui si trovavano non gli faceva pensare a nulla di buono.
«Siamo molto distratti, Misha decisamente sarebbe d’accordo» si giustificò cercando di alzarsi e liberarsi da quel momento d’imbarazzo.
«Charlie…» Kari gli mise un braccio intorno al collo, ma il mago la fermò prima che potesse continuare. Si decise a mettersi in piedi, così da mettere più distanza tra loro.
«No, torniamo a casa», la interruppe con severità. «Non… Non è il caso, credimi».
Che il Weasley dei draghi non avesse tatto era risaputo, ma la ragazza ci rimase male ugualmente, allontanandosi di scatto. «Perché, perché sono così?»
Si toccò una delle ali, fissandolo con sfida. Anche per te sono un mostro, gridavano i suoi occhi già pieni di lacrime.
«Sì, ma non nel modo in cui credi tu», rispose dopo qualche secondo, sospirando poi a lungo. «Non sarebbe giusto per te in questo momento… Tu hai bisogno di me».
Era difficile esprimere sentimenti a cui ancora non aveva dato un nome. Tuttavia, la ragazza drago era troppo importante per lui, a prescindere dalla piega che avrebbe preso il loro rapporto in futuro. Non avrebbe buttato tutto al vento per un momento d’impulsività.
Ma Kari non lo stava più guardando; ancora stesa a terra, si era voltata a fissare gli alberi più lontani, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Si sentiva ferita: ora che aveva deciso di fare un tentativo, dopo tanto tempo passato insieme, venire respinta in maniera così secca era un pugno nello stomaco. Non avrebbe dovuto, lo sapeva, ma dopo quelle assurde insinuazioni al Ministero qualcosa in lei aveva deciso che fosse arrivato il momento di agire.
Quanto meno, l’avrebbero messa sulla graticola per qualcosa di reale… E poi si sentiva sola, inutile negarlo. Abitava in una casa decisamente sovraffollata, ma soffriva di malinconia per la vita che conduceva prima, per la sua famiglia lontana.
Forse non erano i motivi giusti per provarci con Charlie, eppure quel secco no era terribile.
«Pensi che stia facendo questo per assicurarmi che tu sia dalla mia parte?», gli domandò con voce piatta.
«No, ovviamente no! Io voglio aiutarti sul serio, e lo sai», replicò l’uomo con veemenza. «Sai benissimo quanto sto rischiando per darti una mano, ma ho deciso di farlo perché voglio che tu torni normale, che tu possa riabbracciare tuo figlio e la tua famiglia».
Il mago girò intorno alla ragazza, in modo da poterla guardare in viso, e ripeté quel gesto quando lei si girò dall’altra parte.
«E allora, se ancora vorrai avere a che fare con me, io ci sarò», continuò lui con un sorriso.
Kari sbuffò, scettica: «Sempre che i tuoi amici al Ministero non decidano che una stupida Babbana come me non deve sapere nulla del vostro mondo! Mi cancelleranno la memoria, se mai tutto questo finirà».
Era probabile, Charlie non osò negarlo. Avrebbe di certo provato a impedirlo, ma se il tribunale avesse deciso di inviare gli Obliviatori lui non avrebbe potuto opporsi.
«E allora io verrò a cercarti, e mi conoscerai di nuovo. Chissà, magari mi troverai odioso e insopportabile».
Che lo volesse o no, quell’ultima frase fece scoppiare a ridere Kari, che poi si passò le mani sul volto, esausta.
«Giusto. E poi non mi hai mai visto al mio meglio, sempre che tu non mi preferisca davvero con le corna e le squame come sostengono quei gentiluomini dell’inquisizione».
Charlie sorrise, tenendo per sé che la trovava molto affascinante anche in quello stato. Perfino quand’era trasformata, aveva qualcosa di speciale: il drago probabilmente tirava fuori un lato del suo carattere più combattivo e tenace, rendendola splendida. Tuttavia, era meglio non palesare quei pensieri, o avrebbe reso inutile tutto il brillante discorso di poco prima.
A toglierlo dall’impiccio fu proprio Kari, che lasciò perdere quei ragionamenti per tornare seria. «Charlie, quell’incantesimo che volevi provare…»
«Il Legilimens?»
«Sì, credi che potrebbe funzionare anche con i sogni?», domandò lei tornando a guardare la foresta. «L’altra notte credo di aver visto qualcosa del luogo in cui ero imprigionata, ma al risveglio mi è sfuggito di mente, era tutto troppo confuso».
Il mago esultò: forse avevano finalmente una traccia, dopo tutto quel tempo! Fece per prendere la bacchetta dal taschino, così entusiasta da voler provare all’istante, ma subito cambiò idea. Era stata una giornata lunga e stressante per tutti, non aveva senso correre e rischiare di peggiorare le cose.
Misha gli aveva chiesto di comportarsi da adulto, e mettere ancora sotto pressione la ragazza drago dopo la faticosa visita al Ministero poteva essere controproducente. No, meglio aspettare qualche giorno, rimandare a quando anche Juditah sarebbe stata presente prendersi una serata libera, senza pensieri troppo gravi.
«Possiamo tentare, ma non ora», confermò seriamente. «Adesso torniamo a casa, ti lascio il primo turno in bagno. Aspettiamo Hermione e i ragazzi, mangiamo qualcosa… C’è tempo».
La ragazza annuì e fece sparire le ali e la coda, che iniziavano a esserle d’impiccio. «Mi faresti provare la tua scopa? Anche perché, ora che non ho alcun coniglio da acchiappare, non ho la minima idea di dove siamo finiti», propose Kari con una punta d’imbarazzo. L’istinto del drago era tornato silente, e lei la solita umana senza senso dell’orientamento.
Charlie inforcò la scopa e si spostò più avanti, proprio come se fosse stato in sella a una moto, facendole posto: «Salta su».
Presero subito il volo e scoprirono che il cottage non era poi così lontano, anzi, e che sulla veranda la sagoma di Hermione li aspettava per dividere il cibo che aveva comprato con i suoi due assistenti. Dovevano aver passato molto più tempo a rincorrersi per la foresta di quanto avesse creduto, pensò la ragazza drago. Era il momento di rientrare.
Abbracciata al mago per timore di cadere, Kari si domandò se quel pomeriggio nel bosco le avesse davvero fatto bene. Il ragionamento di Charlie aveva senso e voleva essere rispettoso nei suoi confronti, tuttavia…
Il drago dentro di lei, anche se tranquillo, sembrava essere rimasto profondamente offeso dal suo rifiuto. Ricacciò indietro la frustrazione, cercando di godersi quel momento di pace. Alle loro spalle, il sole cominciava a calare.




Angoletto dell'Autrice: Salve a tutti, spero che vi sia piaciuto il capitolo nuovo... E che l'attesa sia valsa la pena. Come al solito, sono disponibile alle lamentele, anche voleste dirmi "Imbecille, quanto ci fai aspettare?!", nel caso fareste benissimo. XD
Grazie per aver letto anche questo, alla prossima! ^^

Rowi
   
 
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