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Autore: cola23    29/09/2012    4 recensioni
Ace sembra avere una vita perfetta:Un lavoro che li piace,tanti amici che sono come la sua famiglia, e un dolce sentimento per uno di loro appena nato che gli scalda il cuore.Ma Ace ha un segreto nel suo misterioso passato.Un passato così cupo da proiettare un'ombra opprimente anche sul futuro, impedendo una felicità con un amore che ora sembra impossibile.Riuscirà Ace a vedere finalmente la luce? lui che nella sua vita ha sempre visto solo ombre?
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 31 RICORDI DI UN AMICIZIA 25:
(PER ME) NON C'è MAI LIMITE AL PEGGIO!
 
Ace:
Ancora non riuscivo a crederci. Quella giornata stava lentamente peggiorando sempre di più: avevo incontrato di nuovo quell'insopportabile moccioso, la causa di tutti i guai che mi erano capitati appena pochi giorni prima, proprio quando ormai credevo di non rivederlo mai più. Ero stato troppo ottimista.
Ma la mia sfortuna non poteva fermarsi lì.Ma no, Sarebbe stato troppo facile, naturalmente la mia sfortuna non poteva fermarsi lì/Ma la mia sfortuna non poteva (di) certo fermarsi lì.] Avevo scoperto che anche Sabo conosceva già Rufy: era lo stesso bambino che aveva salvato dall'orso. Senza saperlo, avevamo incontrato la stessa persona a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro, una coincidenza singolare quanto sfortunata.
Ma, a quanto pareva, non era lo stesso per Sabo, visto che una volta chiarita la situazione aveva fatto una faccia strana e poi gli era spuntato sul volto uno stupido, insopportabile sorriso da ebete. Sembrava felice come se avesse appena ricevuto una bella notizia invece dell'annuncio di una catastrofe. O la botta in testa e il tentato strangolamento di prima gli avevano causato più danni del previsto, o si era bevuto del tutto il cervello. Non sembrava affatto disperato o alla ricerca di una qualsiasi via di fuga, come sarebbe dovuto essere. Sembrava felice come una pasqua e ignorava i miei tentativi di portarlo via da lì. Si era persino diretto verso il tavolo e aveva iniziato a parlare con il moccioso, dandogli corda e ignorandomi completamente.
E fin lì poteva anche andare bene. Se era diventato improvvisamente masochista e voleva infliggersi quel supplizio, fatti suoi - se non fosse che, quando avevo ormai deciso di mollarlo lì e svignarmela da solo, lui aveva deciso di coinvolgere anche me.
Non appena gli diedi le spalle, mettendo in atto il mio piano di fuga, quel traditore mi apostrofò: -Ehi, Ace! Ma dove stai andando?-
Mi si avvicinò e, artigliandomi un braccio, iniziò a trascinarmi di peso, incurante delle mie proteste e della resistenza che opponevo.
-Forza, non fare l'asociale. Non avevi fame? Allora andiamo a mangiare!-
Ma era scemo o cosa? Era  evidente che, anche se stavo letteralmente morendo di fame, neanche per tutto il cibo del mondo avrei voluto passare un secondo di più
con quel moccioso scocciatore. Come faceva a non capirlo?  Non era già abbastanza evidente dal mio comportamento? Era impossibile che uno come lui, di solito così perspicace, non l'avesse capito. Cominciavo a sospettare che si fosse semplicemente risvegliato in lui il suo lato sadico e Sabo si stesse intimamente divertendo a mettermi in difficoltà. Sì, stava sicuramente facendo il finto tonto e intanto se la rideva sotto i baffi!
Ma era inutile chiederselo. Qualunque fosse il motivo, quella volta non avevo scampo.
Così, un'ora dopo mi trovavo ancora lì, seduto al tavolo del moccioso in questione, che nel frattempo non aveva fatto altro che parlare senza sosta, interrompendo un discorso di colpo per iniziarne uno completamente diverso e dicendo ogni sciocchezza che gli passava per la testa.
Come riuscisse a non morire parlando senza interrompersi nemmeno per riprendere fiato era un mistero.
Dopo soli dieci minuti passati a sentire quella voce squillante e gracchiante perforarmi le orecchie, mi era già venuto un gran mal di testa, e provavo l'irrefrenabile impulso di strozzare il moccioso per zittirlo una volta per tutte. Una venetta pulsante sulla fronte confermava la mia crescente irritazione.
L'unico motivo per cui non gli ero ancora saltato al collo era che le sue chiacchiere mi avevano intontito così tanto che mi sentivo troppo stanco per picchiarlo, e poi quel frignone avrebbe potuto scoppiare a piangere e andare a farsi consolare dalla mamma, che come minimo ci avrebbe fatto pagare il pranzo - pranzo che non potevamo pagare in quel momento e che non avevo neanche toccato tra l'altro, visto che il moccioso, oltre ad una bocca larga, aveva anche uno stomaco senza fondo. Finito il suo piatto, aveva preso a rubare tutto il cibo dal mio, e io ero riuscito a salvare ben poco dalle sue grinfie. Quel moccioso era veloce e sgusciante come un'anguilla!
E con mio grande dispiacere, riusciva a parlare anche mentre mangiava.
Non capivo come Sabo potesse rimanere seduto, calmo e tranquillo, senza venire preso dall'irritazione che aveva colto anche me. Possibile che fossi l'unico a considerare quel bambino estremamente irritante?
Pareva proprio di sì. Sabo non partecipava granché alla conversazione - anche perchè non avrebbe potuto, dato che più che una conversazione era un monologo unilaterale di Rufy. Ma al contrario di me, che facevo di tutto per ignorare Rufy, staccando il cervello per sentire il meno possibile delle sue scempiaggini, Sabo sembrava prestargli davvero attenzione, e non solo per educazione. Sembrava davvero interessato a ciò che diceva Rufy, e, pur lasciandolo parlare a ruota libera senza quasi intervenire, confermava il suo coinvolgimento facendo ogni tanto qualche domanda, lasciandosi sfuggire qualche commento e annuendo col capo.
Spostai lo sguardo su di lui, irritato, e lo fulminai con un'occhiataccia. Traditore! Non sapevo chi dei due mi facesse infuriare di più: il moccioso per essersi intromesso così prepotentemente nella mia vita - anzi, nella nostra -, o Sabo, che in pochi minuti mi aveva messo da parte, e ora, completamente dimentico di me, sembrava divertirsi un mondo col suo nuovo amichetto.
Mi morsi il labbro inferiore per contenere uno scatto di rabbia che sentivo montare dentro di me.
Quei due sembravano stare benissimo anche senza di me. Perchè dovevo restare lì? Sabo mi aveva costretto a rimanere lì a fare da terzo incomodo? Probabilmente nemmeno si sarebbero accorti della mia assenza!
Mi sentivo tradito da Sabo, che fino ad allora non mi aveva mai messo da parte per nessun altro, ma anche offeso, perché la prima volta che lo faceva era per un tipo così inutile, che non valeva nemmeno la metà di me.
E anche Rufy mi irritava. Prima mi causava una caterva di guai, poi mi baciava a tradimento e infine lo rivedevo e lui non si ricordava nemmeno di me! Solo dopo che avevo spiegato a Sabo chi fosse, Rufy si era finalmente ricordato qualcosa, anche se era sembrato ancora piuttosto scettico e confuso. Sembrava quasi che continuasse a non ricordare niente e mi stesse solo assecondando. E dopo quel breve attimo di attenzione era tornato ad ignorarmi, concentrandosi esclusivamente su Sabo.
Non che mi importasse se Rufy sembrava preferire Sabo. Non mi interessava l'opinione di un moccioso come quello. Però non sopportavo che mi trattasse in quel modo, con tanta noncuranza, come se, a differenza di Sabo, io non fossi abbastanza interessante. Certo, visto che fino a poco prima avevo sperato che non si ricordasse di me, avrei dovuto esserne contento. E invece no.
Sapevo che era irrazionale, non avevo alcun motivo per sentirmi offeso o arrabbiato perché non ero stato riconosciuto da un tizio di cui non mi importava nulla, eppure lo ero. Anzi, mi sentivo quasi deluso per come erano andate le cose.
Forse era un ragionamento contorto e contraddittorio, ma non dipendeva da me se mi sentivo così.
Diedi un'occhiata all'orologio appeso al muro di fronte a me. L'ora del pranzo era appena finita. Bene. Quella situazione insopportabile era durata anche troppo - ora io e Sabo ce ne saremmo andati per la nostra strada, ritornando alla nostra solita vita, e avremmo dimenticato in fretta gli strani episodi di quei giorni. Li avremmo archiviati in un angolo della nostra mente come delle spiacevoli parentesi passeggere, non avremmo più rivisto il moccioso e tutto sarebbe tornato come prima.
Dovevamo solo andarcene alla svelta da lì e non tornarvi mai più.
-Sabo- lo chiamai, impaziente di andarmene, ma lui non parve sentirmi.
-Sabo!- provai una seconda volta, con più convinzione. Ma anche quella volta Sabo non diede segno di avermi sentito. O forse, visto che sembrava divertirsi così tanto a ridere con Rufy, non aveva alcuna voglia di ascoltarmi, e mi stava semplicemente ignorando. La venetta sulla mia fronte prese a pulsare ancora di più, finché non esplosi.
-Sabo, dannazione!- cercai di richiamare la sua attenzione per l'ennesima volta, esasperato. Urlai con quanto fiato avevo in gola, gridai con forza, alzandomi in piedi di scatto e battendo violentemente i pugni sul tavolo, così velocemente che feci cadere a terra tutto ciò che vi si trovava sopra.
Colti di sorpresa, entrambi si spaventarono, tanto da fare un salto all'indietro e rischiare di cadere.Una volta scampato il pericolo, Sabo mi fissò come se fossi un alieno, mentre Rufy si limitò a lanciarmi uno sguardo confuso.
-È tardi, dobbiamo andare- dissi subito come giustificazione, prima che Sabo potesse dire qualcosa. Senza lasciargli il tempo di protestare lo afferrai per un braccio, trascinandolo via.Quando fui sul punto di andarmene, però, mi accorsi che, per quanto provassi a muovermi, non riuscivo a spostarmi di un passo.
Irritato, mi voltai come una furia per vedere perchè Sabo stesse opponendo resistenza, intimandogli di smetterla di farsi trascinare di peso e cominciare a camminare con le sue gambe, ché io non avevo alcuna intenzione di portarlo in braccio.
Ma quando mi voltai, vidi che non era Sabo a non muoversi: era quel maledetto moccioso, che aveva artigliato l'altro braccio di Sabo e lo teneva saldamente, impedendogli di muoversi.
Sbarrai gli occhi, sorpreso. Ma che diamine stava facendo?
-Che diavolo ti passa per quella testaccia vuota? Cosa stai facendo? Lascia andare Sabo- gli ringhiai contro, dando un altro strattone al braccio di Sabo per fargli mollare la presa, sicuro che avrebbe ceduto subito. Sfortunatamente, non andò come avevo previsto.
Il moccioso, per nulla intimorito dal mio tono minaccioso, alzò il viso verso di me, e senza dire una parola si limitò a lanciarmi un'occhiataccia offesa, assumendo un'espressione imbronciata, senza retrocedere minimamente dalla sua posizione. Anzi, si avvinghiò ancora di più al braccio di Sabo, strattonandolo verso di sé.
A quel punto iniziai davvero a perdere le staffe.
-Che diavolo stai facendo? Smettila subito!- sbraitai, tirando immediatamente Sabo dalla mia parte. Rufy subito mi bloccò, riportando Sabo verso di sé.
Sollevai un sopracciglio, perplesso. Che intenzioni aveva?
Provai di nuovo a strattonare Sabo, ma Rufy, cocciuto come un mulo, fece subito altrettanto.
Continuammo così finché, senza accorgercene, ci ritrovammo coinvolti in una bizzarra gara di tiro alla fune, con le braccia di Sabo a fare da corda.
-Basta, smettila di tirare! Che diamine stai facendo, eh, stupido ragazzino? Lascia andare Sabo! Mollalo!-
-No, non voglio!-
-Mollalo, ho detto! Io e Sabo abbiamo troppe cose importanti da fare per perdere tempo con te!-
-Oh, davvero? Che dovete fare di bello?-
-Non sono fatti tuoi.-
-Perché no? Dai, dimmelo!-
-No, non te lo dico!-
-Antipatico! Voglio saperlo!-
-Chi se ne frega di quello che vuoi tu!-
-Voglio saperlo!-
-Puoi ripeterlo quanto ti pare, non te lo dico lo stesso!-
-Devi dirmelo perchè lo voglio sapere!-
-Basta! Non sopporto i bambini frignoni come te! Mi hai rotto le scatole, non ti sopporto più!-
-Non so di quali scatole tu stia parlando, ma anche tu mi stai antipatico!- rispose l'idiota, facendomi la linguaccia.
-Basta, mi hai stancato! Non voglio più perdere tempo con te!-
-Vattene allora! Chi ti trattiene?-
-Me ne stavo andando anche prima! Se tu non avessi catturato Sabo, me ne sarei già andato da un pezzo! Quindi adesso lascialo!-
-No, non voglio!-
-Devi lasciarlo subito, adesso!-
-No, non mi va!-
-Mollalo immediatamente!-
-Mollalo tu!-
-No, tu!-
-Tu!-
-Sei tu che devi lasciarlo!-
Iniziammo a gridare, fulminandoci a vicenda con lo sguardo e dando contemporaneamente un altro strattone. Purtroppo quello strattone si rivelò troppo forte, e finimmo per sbilanciarci entrambi all'indietro, allentando la presa. A quel punto, Sabo, probabilmente stufo di essere usato come corda, ne approfittò per liberarsi, dando ad entrambi una forte spinta che ci colse di sorpresa, facendoci mollare di scatto la presa.
Rotolammo all'indietro per diversi metri, andando a sbattere contro dei tavoli e facendo rovesciare a terra tutto ciò che c'era sopra.
Quando mi fui ripreso dalla botta mi accorsi di essere completamente sporco di cibo, con un piatto di pasta al sugo in testa che mi colava sui capelli.
Non dissi niente, rimanendo fermo, immobile nella mia posizione semiseduta. Dall'esterno dovevo sembrare incredibilmente calmo, ma dentro di me stavo lentamente covando una rabbia omicida, in procinto di esplodere da un momento all'altro.
Quando sentii gli spaghetti colarmi dentro i vestiti, la mia rabbia giunse al massimo. Ero talmente accecato dalla rabbia che non riuscivo più a pensare lucidamente. Smisi di trattenermi ed esplosi: scattai in piedi e lanciai al piccolo impiastro responsabile del mio stato pietoso la peggiore occhiata omicida che avessi mai fatto in vita mia. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Rufy sarebbe morto all'istante.
Senza nemmeno pensarci afferrai velocemente il piatto che avevo sulla testa, e urlando vendetta lo gettai contro di lui, mirando bene alla sua testaccia. Mi dispiaceva solo che lì dentro ci fosse ben poco da poter rompere.Pregustavo già il momento in cui il piatto avrebbe colpito quella zucca vuota, ma i miei piani di vendetta furono delusi dall'intervento imprevisto di Sabo, che afferrò il piatto esattamente ad un centimetro dalla faccia di Rufy, un secondo prima che lo prendesse in pieno.Ero così infastidito da quell'intromissione che per un secondo mi dimenticai del moccioso e spostai lo sguardo e tutta la mia rabbia in direzione di Sabo.
-Che diavolo hai fatto? Sei impazzito? Ti metti contro di me per prendere le sue difese, adesso? Stanne fuori, è una faccenda che riguarda solo noi due! Quel moccioso me la deve pagare!- lo apostrofai, furioso. Non riuscivo a credere che fra noi due avesse scelto di schierarsi dalla parte di quel moccioso. Un vero amico avrebbe dovuto schierarsi dalla mia parte e aiutarmi, non ostacolarmi!
Sabo si voltò verso di me, guardandomi con un'espressione indecifrabile. Poi si avvicinò tranquillamente a me, e quando fu abbastanza vicino mi sferrò un pugno dritto in testa, senza tanti complimenti.
-Ahia! Ma che diavolo fai? Ti ha dato di volta il cervello? Perchè diamine l'hai fatto?- gridai furioso, urlando per il dolore e portandomi le mani sul bernoccolo di medie dimensioni che che mi aveva procurato.
-Perché? Perchè sei uno zuccone, ecco perchè! È mai possibile che tu debba sempre attaccare briga con tutti e per qualsiasi sciocchezza? Non ti sembra di aver esagerato con il lancio dei piatti?-
-Io avrei esagerato? Se non te ne fossi accorto, quello lì mi ha fatto finire contro un tavolo!-
Vidi Sabo alzare lievemente un sopracciglio, guardandomi scettico.
-Ace, se sei finito contro un tavolo è perchè sei inciampato. Al massimo è colpa mia che ti ho spinto, ma non puoi incolpare Rufy di ogni cosa che ti succede solo perchè
non ti sta simpatico. E comunque è caduto anche lui. Oh, giusto, Rufy! Chissà come sta. Speriamo sia ancora tutto intero!- concluse con voce improvvisamente allarmata, correndo verso Rufy e lasciandomi lì come un fesso prima che potessi replicare.
Lo vidi avvicinarsi al moccioso e chinarglisi a fianco, accarezzandolo sulla testa prima di aiutarlo ad alzarsi.
-Su, Rufy, non piangere. Dimmi dove ti fa male- gli chiese con un disgustoso tono da mammina apprensiva che mi dava il voltastomaco.
Era veramente troppo! Prima si arrabbiava con me per colpa di Rufy, poi prendeva le sue difese, e ora voleva anche fargli da infermiera? Sapevo che Sabo aveva lo spirito di una crocerossina - certe volte mi sembrava quasi di avere una mamma più che un un amico -, ma se proprio doveva, perchè non si preoccupava di me? Anch'io ero caduto - avrebbe potuto chiedere anche a me se stessi bene! Non mi ero fatto male per niente, ma lui avrebbe anche potuto chiedermelo! Si preoccupava di me per ogni sciocchezza. Era strano: di solito mi infastidiva quando lo faceva, ma vederlo preoccuparsi per qualcun altro mi infastidiva ancora di più.
Ciò che mi irritava maggiormente, però, era l'atteggiamento sfacciato di quel moccioso. Se io stavo bene, nemmeno lui poteva essersi fatto tanto male, visto che eravamo caduti insieme, eppure stava piangendo. Era proprio uno smidollato.
Era ovvio che stesse esagerando apposta. Se ne stava approfittando per attirare l'attenzione di Sabo su di sé.Se stava davvero male, non avrebbe smesso di piangere dopo solo due secondi. Per non parlare dell'espressione beata e soddisfatta che gli sfuggiva tra una smorfia di dolore e l'altra quando Sabo lo consolava.
Chiunque dotato di occhi e un minimo di cervello se ne sarebbe accorto
Ma evidentemente Sabo il cervello lo aveva perso e ci era cascato in pieno. Coccolava Rufy e si lasciava spremere e spupazzare come un orsacchiotto di peluche. Non potevo fare a meno di chiedermi come avesse fatto a cascarci. Quel tipo era decisamente un pessimo attore - da quando Sabo era diventato un tale credulone?
-Ehi, scusa tanto se interrompo la tua interpretazione della crocerossina, ma ci sono anch'io, qui. Ace, ricordi? Il tuo migliore amico da cinque anni, hai presente?- 
sputai con tono velenoso, rivolgendomi a Sabo ma guardando fisso la persona di fianco a lui, enfatizzando le parole "amico" e "cinque anni".
Volevo mettere ben in chiaro le cose con quello lì: io e Sabo eravamo amici da un sacco di tempo, e ciò ci rendeva un gruppo di cui lui non faceva parte. Non c'entrava niente con noi, quindi era meglio per lui che non si prendesse troppa confidenza.
-Sabo, ora dobbiamo veramente andarcene. Abbiamo già perso fin troppo tempo. Abbiamo i soliti impegni, quindi ora dobbiamo tornare a casa a riposarci- mi rivolsi a Sabo, ma continuai a fissare il moccioso.
-Ehm... Ace?-
Mi voltai sentendo la voce di Sabo, stranamente imbarazzata.
-Riguardo ai "nostri soliti impegni" di domani... dovrei dirti una cosa- borbottò Sabo con voce incerta, grattandosi la testa e distogliendo lo sguardo.
Ero confuso da quell'atteggiamento così insolito per lui e non avevo la minima idea di dove volesse andare a parare.
-Vedi, domani...-
-Domani vengo anch'io a rubare al Grey Terminal con voi!- lo interruppe il marmocchio.
Sbarrai gli occhi e spalancai la bocca, tentando di dire qualcosa ma non riuscendo ad articolare niente tranne un flebile "Eh...?".
Quando finalmente afferrai il senso di quelle parole, ritrovai la voce e lanciai un urlo disumano.
-Eh?! Che cosa?!- strillai, non riuscendo ancora a credere a ciò che avevo sentito.
-Tu- scandii lentamente, scuro in volto.
-Sì?- chiese il tonto tutto sorridente, troppo stupido per accorgersi del pericolo che stava correndo.
-Come fai a sapere che andiamo al Grey Terminal e cosa facciamo? Chi è quel genio che te l'ha detto?-
Era una domanda retorica - c'era solo una persona che poteva averglielo detto -, ma volevo sentirlo lo stesso, perchè non riuscivo a crederci.
-È stato Sabo! E mi ha anche promesso di portarmi con voi!- confermò Rufy, tranquillo e sorridente, del tutto ignaro delle mie intenzioni.
Sabo, invece, sembrava aver capito ciò che lo aspettava. Era sbiancato e aveva preso a tremare, cercando inutilmente di nascondersi e facendosi da scudo con il ragazzino. Cercò persino di zittirlo mettendogli una mano sulla bocca, ma, se pensava che gli bastasse quello per passarla liscia, si sbagliava di grosso.
Approfittai di un suo momento di distrazione e gli assestai ben due pugni consecutivi sulla testa. Il risultato furono due bei bernoccoli pulsanti e Sabo col sedere a terra che si massaggiava il punto dolente.
-Ahia! Accidenti, Ace, mi hai fatto male! Non avresti dovuto colpirmi senza nemmeno lasciarmi spiegare come sono andate le cose!-
Per tutta risposta gli sferrai un altro pugno.
-Hai spifferato tutto a questo stupido moccioso! Gli hai rivelato un segreto che era solo nostro! Che ti è saltato in mente? Non voglio sentire le tue giustificazioni. Sei un traditore!-
Conclusi il mio discorso mollandogli un altro pugno, stavolta sul naso, per ribadire il concetto.
-E questo è per il pugno di prima!- conclusi soddisfatto.
-E tu...- Tornai a rivolgermi all'altro impiastro:
-In quanto a te: scordati di venire con noi!-
-Eh? Ma perchè non posso? Sabo ha detto che potevo!- piagnucolò Rufy con voce stridula e lamentosa, lagnandosi proprio come un marmocchio.
-Non m'importa cos'ha detto Sabo. Io non voglio un moccioso debole e frignone come te tra i piedi!-
-Ehi! Io non sono debole! Io sono forte!-
-Forte tu? Ma se non fai altro che piangere e frignare come una femminuccia! I maschi non dovrebbero mai piangere!-
-Non è vero, io non sono un frignone!- balbettò Rufy con voce tremante e dei lacrimoni che iniziavano a formarsi agli angoli dei suoi occhi.
-Certo, come no! Ma a chi vuoi darla a bere? Anche adesso stai piangendo come un poppante!-
-Non m'importa! Voglio venire lo stesso!-
-Ho detto di no! Non ti voglio tra i piedi, mi saresti solo d'impaccio.-
-E io ci vengo lo stesso.-
-Stammi bene a sentire: se solo osi passare nelle vicinanze del Grey Terminal o ci segui, ti picchierò finché non stramazzerai a terra mezzo morto, ci siamo capiti?-
Finalmente le mie parole sembrarono sortire un certo effetto, riuscendo a zittirlo.
Rufy spalancò gli occhi e si morse il labbro in un inutile tentativo di trattenere le lacrime che avevano già iniziato a scendergli dagli occhi.
Vedendolo in quello stato, per un secondo avvertii una stretta al cuore, molto simile al senso di colpa, ma lo repressi all'istante. Io non ero Sabo - non mi sarei lasciato impietosire da così poco.
Improvvisamente, però, Rufy smise di piangere e cambiò espressione, esibendo un sorrisetto furbo a trentadue denti e ridacchiando con l'aria di chi ha qualcosa in mente.
Rimasi spiazzato da quel repentino cambio di atteggiamento, ma non mi preoccupai. Dubitavo che un simile idiota potesse aver avuto un'idea geniale.
-La mamma vi ha offerto il pranzo, giusto?- chiese, sbattendo gli occhi con un tono decisamente troppo innocente e continuando a ridacchiare in modo strano.
-Sì, e allora?- sbottai scocciato, non capendo dove volesse andare a parare.
Il suo sorriso si allargò ancora di più.
-Se non mi fai venire con voi dico alla mamma che sei stato cattivo e mi hai trattato male, così ti farà pagare il conto.-
Stavo per ribattere, quando compresi il senso di quelle parole. Rimasi a bocca aperta, fissandolo con aria incredula.
Sabo era nella mia stessa posizione, con la medesima espressione scioccata in volto. Nemmeno lui si aspettava che un ragazzino un po' tonto, dall'espressione ingenua e dall'aria innocente, potesse proporci un ricatto del genere.
Altro che innocente - sotto quell'aria angelica si nascondeva un demonio.
Sapendo che era gratis ne avevamo approfittato mangiando anche più del solito - se Rufy avesse davvero messo in pratica le sue minacce non avremmo mai potuto pagare, e se non potevamo pagare, la proprietaria, anche se sembrava così gentile, avrebbe potuto chiamare la polizia o, peggio, i nostri genitori. Non avevamo vie di scampo - ci aveva messo alle strette.
-Tu, brutto...! Non oseresti- dissi dopo qualche minuto, riprendendomi per primo, mentre Sabo stavo ancora fissando Rufy, scioccato.
-Bene! Allora è deciso, siamo tutti d'accordo. Ci vediamo domattina! Ciao, Ace, ciao, Sabo! Ciao, ciao!- 
ci congedò con un sorriso smagliante, spingendoci fuori dal ristorante e facendoci ciao ciao con la mano da dietro la porta trasparente, per poi voltarsi e sparire tra i tavoli del locale, saltellando e fischiettando allegramente.
Restammo in silenzio per un po'. Fu Sabo a parlare per primo.
-Be'... Pare che da domani avremo un nuovo compagno di avventure. Non sembra così male, vedrai che sarà divertente!-
Il povero malcapitato non poteva dire cosa peggiore in quel momento.
-Sabo...-
-Sì, Ace?- chiese, sorpreso ma decisamente sollevato dal mio tono inaspettatamente calmo.
-Corri.-
-...Eh?- chiese Sabo, sbattendo gli occhi, confuso.
-Se vuoi avere una possibilità di sopravvivere alla mia ira, inizia a correre- specificai, avventandomi su di lui come un cacciatore sulla sua preda. Presi ad inseguirlo, mentre lui se la dava a gambe, seguendo saggiamente il mio consiglio.
-Ace, aspetta! Lasciami parlare! Posso spiegarti tutto! Parliamone!-
-Tutto questo è colpa tua, che non sai tenere chiusa quella maledetta boccaccia! Ci hai cacciati in questo guaio e l'unica cosa che sai dire è che sarà divertente? Aspetta che ti metta le mani addosso e te la faccio passare io la voglia di andare in giro a chiacchierare!- gridai, continuando ad inseguirlo dappertutto.
E così quell'assurda giornata si concluse in modo altrettanto assurdo: con un acchiapparello in giro per la città.

Possibile che per me non ci fosse mai limite al peggio !
 
 
 
  
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