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Autore: Astry_1971    14/04/2007    1 recensioni
“Solo in quel momento, Severus si rese conto che il responsabile di quell’orrore era ancora in quella stanza. Sollevò lo sguardo e la vide: una giovane donna era rannicchiata in un angolo e fissava il Mangiamorte tremando e mugolando qualcosa di incomprensibile.”
Questa storia si svolge durante gli anni che precedono la morte dei Potter e la caduta di Voldemort.
Severus Piton è un giovane Mangiamorte alle prese con i suoi rimorsi e un amore impossibile. Sarà un Piton insolito, un Piton ragazzo, che commette errori, che ha paura e che farà quelle scelte sbagliate che lo renderanno, in futuro, l'uomo tormentato e solo che tutti conosciamo. Gli avvenimenti narrati si svolgono dopo il sesto libro della saga di Harry Potter e prescindono, ovviamente, dal settimo libro, ancora inedito.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Cara Akiremirror sì, si baceranno, ma non sono sicura che la cosa ti piacerà, eheheh! Ricorda che sono perfida. Decisamente ora Severus ha toccato il fondo, beh, forse il fondo ancora no, ma ci manca poco. Immaginavi giusto: ci stiamo avviando proprio verso le “parti inevitabili” della storia, e quelle, ahimè, sono colpa della Rowling, perciò, da ora in poi, ogni accusa di sadismo da parte tua la girerò a lei.

Buona lettura!


CAP. 14: Per la sua anima

“AAAAH!” Iris si afferrò il braccio sinistro, piegandosi in avanti per il dolore. “Severus! No, Severus, cosa stai facendo?”
Si Smaterializzò immediatamente.
Riapparve di fronte ad un gigantesco albero nodoso. Ai suoi piedi, tra le robuste radici, Severus Piton rannicchiato con gli occhi chiusi e il viso sofferente, continuava a colpire il suo avambraccio con una pietra scheggiata.
“Severus, Severus cosa è successo? Cosa fai? Fermati!”
Il mago dai lunghi capelli neri alzò lo sguardo stupito, la mano sollevata stringeva con forza il piccolo sasso.
“Iris, che ci fai qui? Va via, questo non è posto per te.”
Iris fece per avvicinarsi, ma il mago gettò la pietra e, tendendo la mano con il palmo rivolto verso la maga, continuò gelido:
“Fermati! Stammi lontana!”
“Ma Severus, cosa vuoi fare, sei impazzito?”
“Faccio quello che avrei dovuto fare un anno fa: cancello questo maledetto Marchio.”
Si portò la mano alla cintura afferrando un elegante pugnale dalla lama finemente decorata. Gli occhi sembravano bruciare delle stesse fiamme dell’inferno.
“Lo cancellerò anche se per farlo dovessi tagliarmi il braccio.” affermò risoluto, la voce però era soffocata dalla rabbia.
“No! No, ti prego, sei impazzito, non puoi, non capisci che non servirebbe a niente?”
Iris si portò le mani ai capelli, e si avvicinò ancora.
Avrebbe voluto afferrarlo, togliergli di mano quell’arma, ma non sapeva cosa fare, non poteva toccarlo, non poteva trattenerlo in nessun modo, fu colta dal panico.
“Severus, Severus, non farlo, ti prego no, no!” gemette scuotendo il capo e gesticolando.
Doveva fermarlo a tutti i costi.
“Ti prego ascoltami, ci deve essere una soluzione, qualsiasi cosa sia successa, non puoi arrenderti, ti prego, ti scongiuro Severus, ascoltami.”
“No Iris, tu non capisci, non sai quello che ho fatto, non lo sai.” sollevò la mano che stringeva il pugnale, poi, improvvisamente…
“Stupeficium!” un raggio rosso lo scaraventò contro il tronco dell’albero, ebbe appena il tempo di vedere la bacchetta di Iris puntata su di lui prima di accasciarsi privo di sensi.
La maga era immobile con gli occhi spalancati, lo fissava stringendo con entrambe le mani la piccola bacchetta bianca.
L’aveva Schiantato, aveva Schiantato l’uomo che amava, ma doveva fermarlo, non c'era altro modo.
Continuò a fissarlo senza parlare, le braccia sempre davanti a sé, come se non potesse più muoverle.
Prese a tremare in modo incontrollato, mentre cercava di allargare le dita, irrigidite attorno alla bacchetta.
Finalmente ci riuscì: l’asticella sottile scivolò dalle sue mani pallide e cadde morbidamente nel folto strato di muschio.
“Mi dispiace!” singhiozzò. “Severus mi dispiace!” il suo sguardo scese sulla bacchetta, mentre piccole gemme lucenti si impigliavano nelle lunghe ciglia.
Immediatamente si pulì gli occhi con la manica. Un gesto brusco, carico di rabbia, non doveva piangere come una ragazzina, non voleva mostrarsi debole, ora Severus aveva bisogno di una persona forte al suo fianco, non della bambina spaventata che aveva incontrato in quella casa babbana.
Tornò a fissare il giovane, doveva rianimarlo, ma non subito: aveva bisogno di pensare, di decidere quello che doveva fare.
Si portò le dita alla bocca, mordendosi le unghie, un gesto infantile, istintivo, mentre cercava di immaginare cosa poteva essere successo per ridurlo in quello stato.
Cosa lo aveva costretto a fare Voldemort?
Avrebbe voluto sapere la verità prima di svegliarlo, come poteva aiutarlo altrimenti? Se Severus avesse insistito nel suo atteggiamento, come avrebbe potuto cercare di fermarlo?
Si lasciò cadere seduta su una di quelle radici sporgenti, sospirando.
Gli occhi si posarono sul volto del mago svenuto: anche in quello stato d’incoscienza, sembrava sconvolto dal dolore.
Iris si portò la mano sulla bocca soffocando un gemito, doveva essere successo qualcosa di terribile per farlo reagire in quel modo.
Si sentiva impotente, se solo avesse potuto abbracciarlo.
Probabilmente non sarebbe servito a niente, ma forse avrebbe potuto almeno consolarlo, farlo sentire amato. Sicuramente si sarebbe sentito meglio e anche lei.
Si strinse nella stoffa sottile della tunica.
Faceva freddo lì nella foresta, ma non era la sola ragione per cui le sue gambe non volevano stare ferme. Stava tremando, tremava di paura, sentiva che questa volta l’avrebbe perso.
Qualunque cosa Voldemort gli avesse chiesto di fare, Severus era ormai arrivato al limite. Nello stato in cui era, probabilmente, non avrebbe esitato un solo istante prima di tradire apertamente il suo Signore.
Il verso lugubre di un animale la fece rabbrividire, si guardò intorno.
Il sole era ancora alto, ma tra quegli alberi sembrava non essere mai penetrato. Era buio e freddo e una strana nebbia avvolgeva tutto come l’alito di un gigantesco drago. Ebbe l'impressione che gli alberi, la terra e persino le rocce fossero un'unica creatura vivente, poteva sentirla respirare.
Doveva essere la foresta proibita, Severus gliene aveva parlato.
Trattenne il respiro, cercando di captare ogni minimo rumore, sapeva che strane creature popolavano quel bosco incantato, e molte erano estremamente pericolose.
Si alzò lentamente, il cuore batteva così forte che poteva sentirlo rimbombare nelle orecchie, raccolse la bacchetta e si avvicinò al mago.
Severus giaceva sdraiato su un fianco, il braccio sinistro disteso con il palmo della mano aperto rivolto verso l’alto.
La manica della tunica era strappata e lasciava intravedere l’orrendo Marchio: era ancora là, nitido ed inquietante, nonostante la carne fosse lacerata e livida in quel punto.
Il sangue continuava a scorrere dalla ferita dividendosi in sottilissimi rivoli scuri che scivolavano seguendo la forma della muscolatura fino a raccogliersi in un piccolo avvallamento sotto il gomito.
Iris puntò la bacchetta contro il Marchio, ingoiò e si morse il labbro, non riusciva ad abituarsi a quella vista, chiuse gli occhi voltando appena la testa di lato, no, non riusciva a guardarlo, coperto del sangue di Severus era ancora più penoso.
Recitò una breve formula e il sangue si seccò all’istante, poi passò la bacchetta un paio di volte sulla ferita ripulendola dalle croste. La carne era ancora arrossata e lacerata, ma non sanguinava più.
Prese un respiro profondo e puntò la bacchetta al petto del mago.
“Innerva!”
Il giovane mago bruno gemette, poi aprì gli occhi e sollevò lo sguardo cercando di mettere a fuoco la donna che si era inginocchiata al suo fianco.
“I...ris, pe...perché?” mormorò, cercando di mettersi seduto.
“Mi dispiace, non potevo lasciartelo fare.”
Piton si appoggiò stancamente con la schiena al tronco, fissò la maga, e un sospiro sfuggì dalle sue labbra.
“Forse hai ragione, è inutile: cancellare il marchio non cancellerà le mie colpe, ma tu come hai fatto a trovarmi?”
“E’ a causa dell'incantesimo del vento.” Iris abbassò lo sguardo. “Perdonami, avrei dovuto dirtelo, noi... io mi sono legata a te, posso sentire se ti succede qualcosa, non volevo che ti preoccupassi.”
“Vuoi dire che hai sentito quello che stavo facendo?”
“Non solo, sono anche in grado di trovarti, posso Materializzarmi ovunque tu sia. Ti prego non volermene, è solo un effetto dell’incantesimo, però sono contenta che abbia funzionato.”
“Io no!” disse gelido. “Avrei preferito non essere trovato, tanto meno da te.”
“Severus ti prego...”
“No!” la interruppe. “Tu non sai quello che ho fatto, se lo sapessi…” strinse gli occhi come se il solo pensiero di ciò che era successo gli provocasse dolore.
“Severus, qualsiasi cosa tu abbia fatto, qualunque cosa sia accaduta, so che non è colpa tua.”
Piton scoppiò in una risata forzata.
“Non sai quanto ti sbagli, la colpa e solo mia: lui li ucciderà e la colpa è mia, solo mia.”
Si aggrappò all'albero e si rimise in piedi.
“Ho condannato a morte un'intera famiglia, gente che conosco, Iris. Lo so che è terribile, ma quando vedrò i loro volti nei miei incubi, loro mi chiameranno per nome. Non sarà il fantasma di uno sconosciuto a puntare il dito su di me e accusarmi, ma sarà Lily Evans che, stringendo fra le braccia il suo bambino, griderà il mio nome maledicendolo. Lily, capisci? Vedrò Lily e vedrò James Potter,” strinse i pugni. “Lui mi salvò la vita...”
Rise, e singhiozzò insieme.
“… e guarda, guarda come l'ho ripagato.”
Iris si alzò e, voltandogli le spalle, si allontanò di qualche passo.
“So cosa vuoi dire.”
Il giovane si bloccò e la fissò ammutolito.
“Uccidere un conoscente, un amico, un padre, sì è più doloroso, è vero, è qualcosa che ti perseguita ogni volta che chiudi gli occhi. Ogni volta che ti senti felice, quei volti sono lì a ricordarti che non meriti quella felicità.” si voltò di nuovo verso Severus. “Mio padre è lì, ogni volta che siamo insieme, ogni volta che sogno un futuro per noi due, lui è lì. Il volto deformato in quella smorfia orrenda di dolore e di odio, ed è la sua voce che sento, la voce di mio padre che mi maledice.”
“Iris, io... mi dispiace.”
“Non dispiacerti, tu puoi ancora salvarli, forse non è troppo tardi.”
Severus abbassò lo sguardo.
“Io non posso fare niente per loro, non posso niente contro l’Oscuro Signore.”
“Puoi fare molto, invece, puoi avvertirli.”
Severus la guardò stupito, sembrava così determinata, era incredibile come parlare con lei, riusciva sempre ad infondergli sicurezza.
“Sai cosa significa?”
Iris fissò i suoi profondi occhi neri e sorrise.
“Sì, lo so, dovrai confessare di essere un Mangiamorte, dovrai consegnarti a loro.”
Severus si avvicinò, i loro occhi incatenati in un unico intenso sguardo pieno di comprensione e di meraviglia, come quel giorno sulla collina.
“Non mi rivedrai più.” la voce del mago s’incrinò, come se si fosse bloccata in gola. “Sono un assassino, Azkaban è il minimo che mi aspetta.”
“Se non ti lasciassi andare, non me lo perdoneresti.” disse decisa. “So che sei rimasto solo per me, ma io non posso più chiedertelo, il sangue sulle tue mani, imbratta anche le mie, io sono colpevole quanto te. Sono stata egoista, non volevo perderti, volevo solo che restassi vivo per tornare da me, ma tu non vuoi questo, non è della tua vita che stiamo parlando, ma della tua anima. No, non ti chiederò di rinunciare alla tua anima per me, anche se sto male al pensiero di non rivederti, sto male da morire Severus, io ti amo.” scoppiò in lacrime.
Severus non riusciva a parlare, in un certo senso si sentì come se gli avessero tolto un gran peso, Iris aveva ragione, era rimasto solo per lei, forse doveva a lei il fatto di essere ancora vivo: avrebbe tradito Voldemort molto tempo prima, forse l’avrebbe fatto in modo stupido e avventato, ma l’avrebbe fatto.
Ora gli si presentava la possibilità di non fare una morte inutile, forse poteva rovinare i piani del suo Signore, avrebbe avvertito le sue vittime, aveva ancora la possibilità di farlo, questa volta non ci sarebbe stato spargimento di sangue.
“Andiamo via di qui, ora so quello che devo fare.” sorrise. “Andremo a Hogwarts.”
“Hogwarts?”
“Sì, non voglio che le mie informazioni vadano sprecate con qualche sciocco burocrate del Ministero. Silente saprà cosa fare per salvare i Potter, non mi fido di nessun altro. Quando loro saranno al sicuro mi consegnerò agli Auror.”
Si Smaterializzarono.


Continua…




Il prossimo capitolo ha un titolo abbastanza prevedibile: “Albus Silente”, non poteva essere altrimenti. Ora, Akiremirror, avrai quelle risposte che cercavi, Silente stesso ti risponderà o, almeno, risponderà a Severus, beh, a modo suo, ovviamente, sappiamo quanto il vecchietto sia geniale, ma incredibilmente stravagante.

Ciao, ciao!




  
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