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Autore: Trick    15/04/2007    10 recensioni
AGGIORNATO IL SESSANTOTTESIMO CAPITOLO
Infiltrato nel clan di Fenrir Greyback, Remus Lupin finirà per scontrarsi con quella realtà dalla quale ha sempre tentato di sfuggire. Nel frattempo, a Londra, Tonks non può far altro che cercare di sopravvivere alla guerra che imperversa per la città. Una storia fra umani e licantropi, fra amicizie improbabili e segreti dimenticati, per decidere se sia più forte il richiamo del sangue o quello del cuore.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Diario di un Lupo

in un Branco di Lupi

(Versione riveduta, corretta e ampliata causa insoddisfazione dell'autrice)

CAPITOLO QUINTO

Lo strano forestiero del Sud

°°°°°°°




Innumerevoli sono i colori con cui il tramonto può tingere l'isola di Jura: in queste particolari ore, le montagne dalla cima irraggiungibile, i boschi solitamente avvolti dall'ombra dei propri alberi e le aride praterie senza fine sembravano abbracciare i colori del fuoco, avvampando in una sublime e rovente danza. Il sole, fulcro di questo abbagliante spettacolo era solito accendere gli argini del fiume Shannon, velandoli in una patina dorata.

Così come la sua terra, anche Rouge era solita lasciarsi avvolgere nella medesima patina dorata. Lei, che non permetteva a nessun altro di vincerla, godeva nel sentire il calore del sole sulla pelle bronzea, rinfrescata dal Vento del Nord, che come un taciturno amante, muoveva con grazia la sua criniera di capelli scuri.

Si lasciò cullare da quest'ultimo, finalmente persa nel suo elemento.

- È tornato Fen! Fen è tornato! -

Un assordante vociare si levò dal villaggio poco distante, riafferrandola dallo stato di estasi in cui si era lasciata scivolare e costringendola a tornare sulla secca terra di Jura.

Sei stato via più del solito, bastardo, pensò.

I suoi occhi lanciarono un'ultima occhiata lungo il corso dell'argine.

Così come la sua terra, così come le sue montagne, così come le sue prateria, anche le sue teste rilucevano alla luce del tramonto di Jura, la cruda espressione di una morte dolorosa illuminata sui loro visi ormai deformi.

Rouge sorrise, mentre fissava i riflessi luminosi dell'ultimo palo che aveva fatto piantare, due notti prima.

Mosse il capo in direzione del villaggio, e il suo sorriso si trasformò in un ghigno sadico, che sembrava gridare "nessuno può battermi".

Sorrise, ripensando che presto, quel freddo e solitario sostegno sarebbe diventato un sacrario di morte.

Perché nessuno può battermi.

°°°°°°°







Un folle dotato di abbastanza stoltezza e altrettanto vigore da apparire un capo.

Sostanzialmente Fenrir Greyback era questo. Uno sciocco individuo a capo di un branco di sciocchi individui. Ma pochi degli abitanti di Jura ne erano consapevoli, e i più saggi fra loro si erano convinti che il mezzo più rapido per raggiungere l'Aldilà fosse esprimere questo concetto ad alta voce. Un segreto dei più colti, oserei dire.

- Fratelli miei! Amate sorelle! Figli e figlie! - gridò, una volta sceso dal carro col quale era giunto al centro del villaggio. - Porto grandi notizie per noi tutti! L'Oscuro Signore, nostro alleato, ci aveva promesso immense fortune! Non è forse così!? -

- Sì! -

- Ci aveva promesso infinito potere, in cambio dei nostri servigi, non è vero!? -

- Sì! -

- E cos'altro ci aveva promesso, fratelli miei!? -

Gli sguardi perplessi dei licantropi si incrociarono l'uno con l'altro. Cos'altro ci aveva promesso? Lo sai tu?

- Stupidi... - mormorò Greyback. - Ferk! Waskolf! - ruggì a due grossi uomini dalla notevole muscolatura, immobili sul carretto. Mosse la mano con un gesto teatralmente impetuoso.

Gli uomini chiamati Ferk e Waskolf si abbassarono, e con il minimo sforzo gettarono un cadavere ai piedi del loro capo. Un mormorio ansioso e un sorriso di innocente eccitazione circondò immediatamente il villaggio di Jura. Alcuni si umettarono le labbra, altri iniziarono a sfregarsi ansiosamente le mani. Anche i più saggi non poterono evitare di fissare avidamente quel pasto, nonostante non approvassero (seppur silenziosamente), il rapporto che da qualche tempo legava Greyback ai Mangiamore dell'Oscuro.

Ferk e Waskolf continuarono a liberare il carro dal suo macabro carico con una facilità impressionante:ben presto, una ventina di occhi privi di vita si ritrovarono a fissare l'arida terra di Jura.

- Ci aveva promesso cibo, fratelli! -

Quaranta desiderose e sataniche bocche si avventarono con la potenza di una tempesta su ciò che erano stati uomini e donne. I loro denti azzannarono qualunque parte riuscissero a raggiungere, le mani artigliavano con durezza ogni parte di quei corpi.

Iniziarono a ringhiare fra di loro, a battersi per chi meritava la porzione più succulenta di quella cena così inaspettata.

Nascosto dall'arrivo della notte di Jura, respirava tuttavia un altro licantropo. Le sue mani continuavano a premere sulle orecchie, nel disperato tentativo di non sentire l'eco dei risucchi, dei morsi e delle polpe strappate a chi il Destino, non aveva permesso neppure un compianta sepoltura.

Concentrato com'era sul tenersi lontani quei rumori non si accorse della parte di lui, che sdegnata, continuava a chiedergli perché mai non si unisse a quell'invitante banchetto.

°°°°°°°

- Come hai detto che si chiama? -

- Bizét. -

- E da dov'è che verrebbe, questo Bizét? -

- Sud. -

- Sud, dove? -

Rouge sorrise mentalmente, mentre un bagliore spietato gli attraversava gli occhi scuri. - Più sud di qua. -

Fenrir Greyback si voltò di scatto. Le sue cespugliose sopracciglie grigie si erano avvicinate così tanto da sembrare un'unica linea minacciosa.

- Mi stai prendendo in giro, Rouge? -

Rouge strinse le labbra in un'espressione di totale ingenuità che non le si addiceva per nulla. - Non oserei mai, Fen. -

Razza di bastardo che non sei altro.

- Sai che a me non piacciono gli stranieri, Rouge. -

- E tu sai di poterti fidarti dei miei giudizi, Fenrir. -

- È dei filo-umani che non mi fido. -

Ah, sì? E allora perché ci stai facendo ammazzare dagli Auror nel nome di un umano? Perché di nuovo?

- Che ti hanno detto? - chiese Rouge, decisa a spostare l'argomento dal nuovo arrivato. Odiava il ghigno di palese superiorità che compariva sulla faccia di Greyback ogniqualvolta doveva ascoltare i resoconti della donna sugli avvenimenti di Jura, in sua assenza.

Lei era il migliore capo che Jura avesse mai avuto. La più sleale fra i licantropi. Le sue furbe strategie militari avevano salvato la vita ai pochi di loro sopravvissuti alla prima guerra degli umani. I maghi e le streghe di tutta la Gran Bretagna avrebbero dovuto tremare al suono del suo nome, non a quello di Fenrir Greyback. Lei avrebbe dovuto essere il capo di Jura. Della sua Jura.

Il petto di Fenrir si gonfiò di patetica importanza. - Il Signore Oscuro è soddisfatto del nostro ultimo lavoro. - La guardò per assistere all'effetto di quelle parole, ma si stupì di trovarla completamente indifferente.

- Tutto qui? - sbottò Rouge, soffocando una risatina che si trasformò in un ghigno divertito. - Sei stato via più di una settimana e l'unica notizia che mi porti è che quell'umano è contento di noi? -

- Chiudi la bocca e non parlare di cose che non puoi capire, stupida ragazzina. -

Io capisco meglio di quanto tu non creda, schifoso bastardo.

- Il Signore Oscuro - continuò Greyback, voltando le spalle a Rouge e fissando con aria estasiata il manto stellato sopra di loro. - Mi ricompenserà infinitamente... cioè, voglio dire, ci ricompenserà... -

Lurido, schifoso bastardo.

- Il suo potere è immenso, Rouge... non puoi immaginare quanto. -

Maledetto, lurido, schifoso, bastardo. Ci porterai tutti all'inferno.

- Non possiamo che guadagnarci da questa alleanza, capisci, almeno questo? -

- Sì, Fen. -

Se solo capissero anche gli altri il casino in cui ci stai andando a cacciare, viscido, lurido, schifoso, bastardo... ma no! Ti sei fatto dio ai loro sciocchi occhi! Emeriti deficienti! Ecco, da cosa sono circondata: emeriti deficienti!

Greyback allontanò lo sguardo dalla mezzaluna e concentrò la sua attenzione su Rouge. - Come hai detto che si chiama, lo straniero? -

Rouge richiamò tutto il suo autocontrollo per non sbuffare. - Bizét - rispose, con maggiore enfasi.

- Bizét... Bizét... - ripeté lui, grattandosi accigliato la barba incolta. - Non l'ho mai sentito. -

- Sei mai stato nel sud, Fen? - chiese Rouge, con un filo di ironia appena riconoscibile.

- Sud, dove? -

Povera, meravigliosa terra di Jura: tanta bellezza abbandonata fra le braccia di un simile idiota e di altri seguaci ugualmente idioti.

Rouge si voltò e mosse un passo in direzione del villaggio, avvolto dalle luci dei fuochi. Sogghignò nella notte.

- Più sud di qua - rispose, mentre una fredda e cinica risata gli percorreva dolcemente la spina dorsale.

°°°°°°







Quando le giornate si facevano più lunghe e soleggiate, il vento del nord portava nell'isola di Jura tutti i sapori del mare, inebriando le sterili terre con i suoi più tristi colori. Era il periodo che Calima, giovane membro del branco di Jura, amava sopra ogni altro.

Il contatto con le erbe del bosco di Tulip, a est del villaggio, le solleticavano maliziosamente le piante dei pallidi piedi nudi, strappandole piccole smorfie divertite di tanto in tanto. Scorse la persona che cercava a pochi metri di distanza dalla sponda del ruscello di Harrier, limpido e placido ramo dello Shannon. Specchiandovi nell'acqua dai colori del sole, da poco destato, non avreste potuto pensare che le medesime acque, avevano cullato la morte dei nemici di Rouge, solo pochi chilometri più ad ovest.

Intravide la figura dell'uomo che stava cercando, inginocchiato sulla riva dell'Harrier e celato dall'ombra di un vecchio pesco rinsecchito quanto la terra ove era nato. Calima aprì la bocca per attirare verso di sé la sua attenzione, ma questi, ancor prima che lei arrivasse, aveva voltato il capo con un'espressione di completa preoccupazione.

- Sei tu, Bizét? - domandò Calima. Fissò gli occhi dell'uomo, e si perse per un attimo nella malinconica ambra di quelle pupille.

Occhi da lupo, non c'è dubbio.

L'uomo annuì lentamente; sembrava più rilassato ma il suo sguardo era velato di diffidenza.

- Mi manda Fen - continuò Calima, mentre un grazioso sorriso gli attraversava i lineamenti ancora acerbi.

- Perché? - Aveva parlato con una rapidità sorprendente, quasi a voler liberarsi da un peso. - Che vuole? -

Calima alzò le spalle, con un sorrisetto. - Be'... per farti compagnia. -

Vide la sua mano tremare leggermente e aggrapparsi disperata a un ciuffo d'erba, ma non vi diede troppa importanza.

- Sto bene così - rispose freddamente, posando nuovamente gli occhi sull'Harrier. - Grazie. -

Grazie?

- Grazie? - ripeté Calima.

- Grazie. -

- Che significa "grazie"? -

- Esprimere a qualcuno la propria gratitudine. -

Madre Selene, ma da dove viene, questo?

- Lo so, cosa significa "grazie"! -

- E allora non fare domande inutili, ragazzina. -

- Ho sedici anni - puntualizzò Calima.

- E con ciò? -

- Non sono una ragazzina. -

- Non mi interessa. -

- E che devo dire a Fen? -

La risposta di Bizèt tardò un po' ad arrivare.

- Che voi del nord non vi fate mai gli affari vostri. -

Calima strabuzzò gli occhi e si grattò pensierosa la testa bionda.

- Vuoi morire? -

- Sei così cattiva? -

- Intendevo per Fen. -

- No, non ho ancora voglia di morire per Fen. -

- Volevo dire che muori di sicuro se lo dico a Fen. -

- E tu non dirglielo, allora. -

- Ma me l'hai detto tu! -

- Allora, diglielo. -

- Devo dirglielo, o non devo dirglielo? -

- Come preferisci. -

La ragazza si scostò nervosamente una ciocca di capelli sporchi da davanti al viso, si diresse con ampie falcate verso l'uomo e gli sferrò un violento calcio in uno stinco.

- Ahia! - gemette lui.

- Così impari, bastardo di un forestiero del sud! -

- È questo il concetto di "compagnia" che avete da questa parti? - mormorò lui con voce roca, sfregandosi distrattamente la parte lesa.

- No. È questo. -

Calima si sporse verso di lui e assaporò con la lingua il suo collo, mentre la mano iniziava a scivolare con fare esperto lungo la sua coscia destra.

Lo straniero la scansò con una delicata spinta. - No. -

- Che significa "no"? -

- È una negazione. -

- Lo so cosa vuol dire "no"! -

- Perché continui a fare domande inutili, allora? -

- Perché... - iniziò lei, rossa in viso dall'indignazione. Si alzò in piedi con uno sbuffo stressato e portò le mani ai fianchi esili.

- Sei un bastardo di un forestiero del sud! -

- Mi pareva di averlo già sentito, da qualche parte... - ribatté lui, voltandosi finalmente a guardarla.

L'agitazione di Calima crebbe ancora di più quando vide il sorrisetto divertito comparso sul viso dell'uomo. Si voltò di scatto e riprese il sentiero che l'aveva portata all'Harrier.

- Sei un tipo strano, bastardo di un forestiero del sud - concluse, mentre la penombra del bosco di Tulip l'avvolgeva una seconda volta.

Ma hai un buon sapore.

°°°°°°°







Remus John Lupin, sei qui da meno di quarantotto ore, e stai già perdendo il controllo.

Taci!

Ma non ti senti? Parli da solo e perdi l'uso del raziocinio in continuazione.

Vuoi stare zitto!?

No... no, no, no... aspetta. Ho capito: non stai perdendo il lume della ragione...

Piantala, ho detto.

Tu lo stai ritrovando... hai capito quale è sempre dovuto essere il tuo posto, vero, Remus John Lupin?

Scemenze.

Cerchi di convincerti, minuto dopo minuto, che non sei come loro, che il tuo destino non è questo, che la tua vita non è questa... ma inizi a dubitare, non è così?

No, non è così.

Ah... ma se non è così, allora saprai spiegarmi perché te ne stai sempre a fissare questo dannato ruscello? Non porterai molte informazioni a Silente, in questo modo.

Ne sono perfettamente consapevole. Ma considerando che in gioco c'è la mia vita, se permetti preferisco andarci con i piedi di piombo.

Balle, Remus. Tutte balle. Io so di cos'hai paura.

No, che non lo sai.

Non dire stupidaggini, sono la tua testa. È naturale che io lo sappia.

Tu non sai niente.

Dici? Allora, illuminami: perché mentre l'odore del sangue ti avvolge, il tuo cuore inizia a battere rapido come non è mai andato?

Disgusto.

Disgusto? E allora perché i tuoi sensi si sono inebriati quando hanno sentito il sapore di quella mano?

Vergogna.

Vergogna? Vergogna e disgusto? Te lo dico io, il motivo. Tu vuoi lasciarti avvolgere dall'odore del sangue, vuoi sentirlo sulle tue labbra, sulla tua pelle, vuoi liberare finalmente ciò che ti ostini ancora a chiamare pazzia, vuoi essere...

Smettila! Adesso, basta!

Perché vuoi zittirmi, Remus? Perché non la smetti di fingere anche con te stesso? Perché non vuoi capire? Due notti e un'alba sono state sufficienti a cancellare quello che hai disperatamente cercato di importi negli ultimi trent'anni. Tu non sarai mai in grado di mescolarti fra maghi e streghe, Remus. Non ti sentirai mai veramente a casa. Perché è qui...

Stai zitto... stai zitto, stai zitto!

Perché è qui che saresti dovuto crescere.

Lupo.

Soffia e scivola il Vento fra i fiori di pesco,

l'Aurora si specchia in quello sguardo lupesco.

Nell'ambra degli occhi vi è il segreto celato,

ma frenar la bestia ormai gli toglie il fiato.

E dal buio lo scruta ansiosa la pallida Luna,

fissando il suo Bimbo, attende ventura.

°°°°°°°





************************

...mamma mia, sono riuscita a finire anche il Quinto Capitolo... diventa sempre più difficile.

Ho una domanda: siete geograficamente pignoli? Spero proprio di no.

- Ho scoperto che Jura è tutt'altro che un'isola deserta, arida e selvaggia, anzi: non sembra un brutto posticino per una vacanza...

- Il fiume Shannon scorre in Irlanda e non in Scozia.

- Non saprei dirvi se il Bosco di Tupin esiste realmente: "Tupin" è il nome di un bar.

- Per quanto riguarda l'Harrier... be', è una razza di cani.

Mi spiace aver dipinto Greyback come un incompetente arrogante, anche perché l'idea che mi ero fatta di lui leggendo il sesto libro era completamente diversa. Io credo che sia un personaggio sadico, perverso e malvagio, ma avendo concentrato le mie espressioni sadiche, perverse e malvagie per Rouge, dovevo pur bilanciare in qualche modo...

Indi per cui, giunti fin qui e diligentemente informati dei miei paradossi geografici, ho il dovere di ringraziare tutti quanti hanno letto finora la mia storia, il che mi fa un piacere assurdo, e tutti coloro che hanno recensito:

Rue Meridian, Lupin e Raptor (=P non ho tolto nessun capitolo, forse è per il pasticcio dei capitoli invertiti...), nebula 61, CUCCIOLA_83, e __darklily__.

Grazie-grazie-grazie!!!

Sperando di aggiornare presto, 

Trick

   
 
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