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Autore: Alaire94    04/10/2012    1 recensioni
Si dice che tutte le donne vorrebero un amico gay, che sappia consigliare anche quando una semplice amica non riuscirebbe. Ma se questo tornasse da un viaggio in Inghilterra con un nuovo ragazzo?? Le cose si complicherebbero notevolmente ...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14. Niente è perfetto

 

Nick mi strinse fra le braccia, lasciando che mi immergessi nella camicia a righe sottili. Il suo calore penetrò attraverso la pelle fino al cuore.

- Ho qualcosa per te, amore mio - annunciò, allontanandomi leggermente da sé e mettendomi fra le mani il mazzo di fiori.

Li annusai, sentendo il profumo risalire le narici e inebriarmi. - Grazie! Sono profumatissimi.

Alzai la testa, guardandolo negli occhi; luccicavano di gioia. La malinconia e la traccia di irritazione che avevo scorto l'ultima volta che ci eravamo visti era completamente scomparsa. Ciò non mi stupiva: doveva essere stata una brutta giornata per lui, eppure non capivo perché non me ne avesse parlato.

Mi diressi verso il cancello, lo aprii e mi incamminai verso il portone, senza rompere il contatto visivo.

Ad ogni secondo che passava sentivo la voglia di baciarlo attirarmi a lui, come una forza magnetica irresistibile, ma io mi decisi ad oppormi. Con più avrei aspettato, con più sarebbe stato bello dopo, in camera mia o sul divano del salotto, sfogare tutto il bisogno che avevo di stare con lui.

Aprii il portone e salii le scale più veloce che potei, sentendo il suo sguardo scrutare le mie forme, probabilmente con lo stesso desiderio impellente che stava consumando anche me.

Poi ecco, la porta del mio appartamento. Infilai la chiave. Click e la serratura scattò, abbassai la maniglia e sgattaiolai dentro sinuosamente, attendendolo nell'ingresso.

Tesi l'orecchio a verificare che in casa non vi fosse nessuno. Nessun movimento, nessun rumore: a quell'ora mamma doveva aver accompagnato Angela a nuoto. La casa era vuota, tutta per noi. Dei brividi mi scesero lungo la schiena a quella consapevolezza.

Nick chiuse la porta dietro di sé. Vi fu un attimo di silenzio, di immobilità, in cui il tempo parve cristallizzarsi; quanto bastò per scambiarci uno sguardo intenso, carico di desiderio e passione, una piccola anticipazione di ciò che sarebbe accaduto da lì a qualche secondo, quando il tempo avrebbe ricominciato a scorrere normalmente.

Nick accennò un passo in avanti. Fu un movimento leggero e silenzioso, ma sufficiente per spezzare l'attesa, per liberare tutto ciò che era stato trattenuto fino a quel momento.

Feci qualche passo e lo raggiunsi, buttandogli le braccia al collo. Lo baciai con avidità, come se le sue labbra fossero aria e io stessi per morire, come se fossero state troppo a lungo lontane.

Le nostre lingue danzarono, poi si allontanarono, si rincorsero e si unirono ancora in un gioco bizzarro e senza regole se non quelle della passione.

Le sue mani agguantarono il mio corpo, scorsero sulla mia pelle, delicate e poi voraci. Volevano farmi sua.

Indietreggiai a grandi passi, lasciando che l'abitudine e l'istinto mi portassero verso il salotto, poi verso il divano di velluto bordeaux. Cadei e portai lui con me, come dovessimo affogare insieme in un mare di completa perdizione.

Il suo corpo si adagiò sul mio, aderì perfettamente alle mie forme, infondendomi un confortante ed eccitante tepore. Le sue mani non smisero di esplorare la mia pelle, la stessa che aveva accarezzato ormai talmente tante volte da conoscerne ogni centimetro, finché le sue dita non si spinsero in giù, verso l'orlo della t-shirt.

Non opposi resistenza mentre me la sfilava e, anzi, mi affrettai a liberarlo della sua. Passai le mani sul suo petto, seguendo con le dita le linee ombreggiate dei pettorali e assaporando quello sguardo che si faceva ogni attimo sempre più focoso.

Mi baciò ancora, con più foga, con più passione, mordicchiandomi leggermente il labbro e cominciando già a farmi prendere il volo come solo lui sapeva fare.

Poi sollevò le labbra dalle mie e le poggiò sul mio collo, delicatamente, baciandolo e scendendo sempre più in basso, verso la spalla, fra i seni e poi sulla pancia e così come una goccia d'acqua scorrendo sulla pelle lascia un serpentello umido e trasparente, i suoi baci lasciarono su di me una scia di piacevoli brividi.

I miei jeans finirono insieme ai suoi sul tappeto rosso ai piedi del divano, inutili ostacoli a un abbraccio più completo, più intimo. Un abbraccio che portava con sé emozioni intense, che mi lasciava sulle labbra il sapore piccante dei suoi baci.

Poi ecco; la sua mano accarezzò dolcemente il mio fianco nudo e si appoggiò su una natica, la strinse possessivamente. Mi irrigidii, come fulminata, come se una secchiata d'acqua gelata mi fosse appena stata rovesciata in faccia. Ognuna di quelle fantastiche emozioni che avevo provato soltanto fino a poco prima mi sfuggirono fra le dita ancor prima che potessi pensare di riafferrarle. Erano già lontane, irraggiungibili.

Soltanto dei ricordi mi sfilavano davanti agli occhi come un film che non volevo vedere...

 

Il suo corpo premeva sul mio, ogni suo centimetro di pelle lattea trovava il gemello sulla mia.

Le nostre rientranze, le nostre protuberanze coincidevano; erano pezzi di un puzzle che finalmente potevano unirsi.

Eppure, tutto si confondeva. Ogni colore, ogni sensazione. Sentivo solo il calore di un contatto intimo, i suoi sospiri che rompevano il silenzio, i nostri respiri che si fondevano.

Mai avevo provato qualcosa di simile, mai mi ero sentita tanto riempita ed appagata. Per quanto fossi ubriaca e i miei pensieri non avessero né capo né coda, capivo che niente poteva competere con quegli attimi.

Avevamo una sintonia perfetta, eravamo strumenti musicali che suonavano bene soltanto insieme; ogni suo tocco era nel punto giusto, ogni suo sospiro mi faceva impazzire.

Proprio come in quel momento, quando la sua mano morbida e seducente scivolò sulla mia natica e piccole stille di piacere penetrarono in profondità, mi fecero spalancare gli occhi e volare in alto, oltre il soffitto di quella stanza, oltre il tetto e al di sopra delle nuvole.

 

Scostai Nick da me, mettendomi lentamente a sedere, sconvolta. Cosa mi stava succedendo? E perché?

Era tutto così perfetto fino a qualche secondo prima. Perfetto come ogni volta che facevo l'amore con Nick. Eppure...

Un tarlo si insinuò nella mia mente, o forse era sempre lo stesso, quello che si era infilato dalla notte con Matthew; aveva solo aperto una nuova strada nel mio cervello, pronto a scavare ancor più in profondità.

Forse... forse se mi stava succedendo ciò era perché non tutto era perfetto come volevo dipingerlo.

- Che ti succede? - mi domandò Nick, mettendosi a sedere di fianco a me.

Gli lanciai uno sguardo; aveva quella piccola pieghetta sulla fronte, quella che conoscevo bene e che non portava nulla di buono. Era irritato, insoddisfatto.

- Penso di non avere tanta voglia - risposi, sentendo il pranzo rimescolarsi nello stomaco.

Si passò una mano fra i corti capelli e sollevò le sopracciglia; era chiaro che stava trattenendo la rabbia. - Prima sembrava ne avessi -

- scusa, penso di non sentirmi molto bene - replicai. E non era del tutto una bugia: mi sentivo male sul serio. Avevo come l'impressione di avere una lisca di pesce infilata in gola, impossibile da estrarre.

Sospirò e mi avvolse le spalle nude con un braccio. Appoggiai la testa sulla sua spalla, mentre dentro di me si snodavano una serie di sgradevoli sensazioni. Lui era buono con me, lui mi era fedele, perché gli avevo fatto questo? Perché ero stata così debole?

Lo abbracciai, nascondendo le lacrime che mi stavano salendo agli occhi e reprimendo dentro di me tutto il mio malumore.

- Mi dispiace tanto, Nick, davvero - sussurrai. E non solo per questo, per tutto, aggiunsi fra me.

- Tranquilla: in fondo non è nulla di grave. Ogni tanto immagino possa capitare.

Sospirai e sciolsi l'abbraccio, cominciando a raccogliere i miei vestiti.

- Vuoi che venga un'altra volta? O più tardi? Ho l'impressione tu abbia bisogno di riposarti - osservò, prendendomi il mento fra le mani e stampandomi un bacio a fior di labbra.

- Te ne sarei grata.

Ci vestimmo tutti e due, poi lo accompagnai alla porta. Proprio lì, sulla mensola dell'ingresso avevo appoggiato il mazzo di fiori. - Sono bellissimi, sai? - commentai, prendendolo in mano - mi sono piaciuti molto.

Accennai un sorriso mentre affondavo il naso nei petali. Lui sorrise a sua volta e mi accarezzò una guancia.

Era romantico, come tutte le volte in cui non aveva la luna di traverso, eppure nei suoi occhi leggevo malinconia. Mi sentii morire sapendo che ero io a provocarla.

- Quello che volevo era farti felice.

Pronunciò quella frase con una certa titubanza, come se se ne vergognasse o come... come se non ci credesse davvero.

- E ci sei riuscito - dissi, avvicinandomi e appoggiando le mie labbra alle sue, dandogli un bacio dolce al retrogusto di rimorso.

- Ci sentiamo - concluse, per poi scoccarmi un ultimo bacino sulla fronte e avviarsi lungo le scale del palazzo.

Lo guardai dalla finestra del salotto allontanarsi lungo la via, con passo veloce e irruento, calciando una lattina dimenticata da qualche maleducato.

Non provavo più niente in quel momento. Non malinconia né senso di colpa. Solo una domanda mi ronzava nella mente come un'ape fastidiosa: perché con lui non era più tutto perfetto?  

Angolo autrice: 

Nel giorno del mio compleanno, col mal di denti e di pancia nasce il quattordicesimo capitolo XD So che vi ho fatto attendere, ma tra la scuola e la patente trovare ritagli di tempo per scrivere non è semplice. Vogliate scusarmi. 

Ad ogni modo, eccolo qua. Spero che sia di vostro gradimento come gli altri :) 

   
 
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