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Autore: Angele87    15/06/2004    11 recensioni
Harry, Ron, Ginny, Hermione, Draco hanno terminato la loro scuola e adesso sono Auror... ma cosa accadrà... leggete e lo scoprirete... è la mia prima ffc siate clementi...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DA AUROR A BABBANI XVIII CHAP: “Il ballo di Halloween

DA AUROR A BABBANI  XVIII CHAP: “Il ballo di Halloween...(1-II parte)”

 

 

Tutti i personaggi della mia ffc sono di proprietà della Rowling (a parte qualcuno) quindi ringrazio questa grande donna per averci regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso… quello di Harry Potter…

io ho terminato, buona lettura…

Angéle

 

* le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….

 

Harry si schiarì la voce di fronte a quella platea composta da ragazzi vestiti in nero. Ad eccezione, delle cravatte dei diversi colori, e degli stemmi delle varie case che brillavano ricamati sul petto di ogni golfino, le divise erano davvero lugubri.

 

-Buongiorno ragazzi!- tuonò Harry richiamando l’attenzione  anche degli ultimi chiacchieroni. Sorrise pensando a quando anche, lui, insieme a Ron ed Hermione, faceva parte di questi.

 

-Oggi sono qui per aiutarvi nella scelta difficilissima che anch’io, non molti anni fa, ho affrontato!- Harry parlò in modo chiaro e sicuro. Molte ragazze dalla sala lo mangiavano con lo sguardo. In effetti, la divisa da Auror dava un fascino incredibile. Se poi ci si aggiungeva la fama e la bellezza del giovane Potter, era facile immaginare il motivo per cui gli occhi di molte adolescenti brillavano.

 

Harry sorrise appoggiandosi al  piccolo seggio posto lì per lui.

 

-Chi di voi mi sa dire qualcosa sulla squadra speciale degli Auror?!- domandò scrutando attentamente la folla. Chissà per quale motivo, si aspettava che una brunetta riccioluta e carina alzasse in fretta la mano. Scosse la testa realizzando che di ragazze come Hermione ne nasceva una ogni 100 anni.

In compenso, qualche timida mano si alzò dai tavoli delle varie case. Con enorme piacere constatò che i più numerosi erano i Grifondoro.

 

-Tu, in fondo al tavolo dei grifondoro!- disse indicando una ragazza dalla fulva chioma con lo stemma dei grifoni ben in mostra sul golfino.

 

-Io?!- rispose la rossa diventando di un leggero color porpora.

 

-Sì!- la incoraggiò Harry cercando tra le guardie in nero Virginia. Quella ragazza gliel’aveva ricordata. Aveva sentito l’imminente necessità di vederla.

 

-Come ti chiami?!-aggiunse dopo aver scorto Ginny appoggiata ad una colonna che sorrideva.

 

- Amelia, Amelia Brown...- affermò poco convinta di voler continuare a parlare.

 

-Allora cosa sai sul corpo degli Auror speciali?- chiese ancora sorridendo all’indirizzo di Virginia.

 

Amelia si portò una ciocca fulva dietro l’orecchio

 

-So che siete i migliori in tutti i campi. Solo i primi possono farne parte... e  c’è un test durissimo, su tutte la materie insegnate nelle scuole di magia di tutto il mondo. Prima di diventare Auror, bisogna seguire un corso di studio che può durare anche tre anni, a seconda se uno voglia diventare, un semplice Auror, un sottoufficiale o un Capitano. Io vorrei diventare capitano speciale della divisione estera. Parlo 5 lingue e so che sono utili...- man mano che la rossa andava avanti nel suo soliloquio prendeva sempre più fiducia in se stessa. La sua voce perdeva quel caratteristico tremolio dovuto all’emozione.

Quando terminò, Harry le sorrise.

 

-Esatto Amelia hai azzeccato in tutto. Ti auguro, anzi...- si corresse osservando i suoi Auror speciali –Noi tutti ti auguriamo che tu possa riuscire. Mi sembri una ragazza in gamba. Non avrai problemi...-

 

Amelia fece un sorrisone prima di risedersi tranquillamente al suo posto.

 

Harry guardò ancora verso la platea. I ragazzi serpeverde lo guardavano con aria di sufficienza.

 

“Passano gli anni ma i componenti di quella casa sono sempre gli stessi!” pensò prima di lanciare uno sguardo furtivo a Ginny che chiacchierava silenziosamente con Mellifluo.

 

Un improvviso moto di gelosia lo invase. Le guance si colorarono di un leggero colore porpora. Si morse il labbro inferiore. Guardò ancora verso il pubblico che l’osservava rapito.

 

-Altre domande?!- chiese.

 

Un silenzio tombale calò sulla sala grande.

 

Una sola mano si levò rapida verso il soffitto, dove risplendeva un bellissimo cielo autunnale.

 

Un ragazzo bruno dall’aria simpatica si alzò in piedi dopo che Harry lo invitò a parlare.

Al capitano Potter ricordò incredibilmente Ron.

 

-Dimmi...- gli disse sorridendo.

 

Il ragazzo alzò lo sguardo scuro.

 

Un’espressione tremendamente seria e preoccupata.

-Ecco mi stavo domandano...- iniziò lanciando un’occhiata ad Amelia seduta accanto a lui.

 

-Ci sono... ci sono ragazze carine nel corpo degli Auror speciali?!-

 

L’intera sala, compresi gli ufficiali scoppiarono a ridere.

 

-Certo...- disse Harry lanciando uno sguardo alla bella Virginia che sorrideva bonariamente.

 

Il ragazzo bruno si voltò verso la giovane che aveva parlato qualche minuto prima.

 

-Mi dispiace Amelia... ma è meglio che tu non ci vada... Potresti imbruttire il corpo femminile!- l’affermazione poco gentile nei suoi confronti non la scalfì affatto.

 

-Tu invece è meglio che non ci pensi proprio... Sai Stan, oltre alla bellezza hanno bisogno anche di un briciolo di materia, chiamata cervello, della quale, tu, mio caro amico, ne sei completamente sprovvisto!- così dicendo si voltò bruscamente e riprese ad osservare Harry con occhi sognanti.

 

“Siamo sicuri che Hermione e Ron non sono qui?!” si domandò il bruno guardando Ginny che aveva fatto un occhiolino alla ragazza rossa.

 

***

 Draco seguì con lo sguardo le due figure brune che si allontanavano verso l’auto rossa.

 

Sorrise, ripensando a quello che la notte precedente aveva capito.

 

Si sedette pesantemente sul divano del boudoir. Chiuse gli occhi grigi e tremendamente espressivi.

Lentamente si lasciò vincere dal dolce ed insistente richiamo di Morfeo.

 Sprofondò in un sonno leggero.

 

-Papà!- una bambina bruna dai profondi occhi chiari lo richiamò dal soggiorno.

Draco si riscosse.

“Papà?!” si chiese mentre sentiva la sua voce risponderle.

 

-Dimmi tesoro...- le disse avviandosi verso la cucina.

 

Una bambina bruna ed estremamente carina stava scrivendo qualcosa su un quaderno.

 

-Oh, papà! Meno male che sei qui! La mamma non c’è ed  io voglio finire i compiti prima del suo ritorno. Oggi alle 16,00 dobbiamo fare il primo bagno ad Alexander!- la piccina leggermente paffuta sorrise soddisfatta al biondino.

 

Draco provò un moto di tenerezza incredibile. Sentiva di voler un bene dall’anima a quella piccola creatura senza sapere il motivo.

 

-Oh...- si sentì dire mentre si accomodava accanto a lei. –fammi vedere- le disse afferrando il quaderno.

 

Una serie di addizioni erano stata scritte ordinatamente su una pagina.

 

Elegantemente afferrò la penna a biro dall’astuccio della brunetta. Iniziò a correggere qualche numero qua e là.

-Come sono belli i tuoi numeri, papi...- affermò la bimba appoggiando il visino sul braccio muscoloso dell’uomo.

 

Draco le carezzò dolcemente i capelli lisci e scurissimi.

 

-Bene non hai fatto molti errori...- affermò iniziando a girare le pagine del quaderno.

 

La piccolina sorrise ancora, mostrando la sua dentatura carente di qualche dentino.

 

-Allora io ho finito! Posso andare di sopra a prepararmi?!- gli chiese alzandosi dalla sedia.

 

Draco asserì col capo.

 

-Grazie, papino!- disse la bambina scoccandogli un bacio sulla guancia.  

 

Draco girò le pagine bianche piene di calcoli e scarabocchi.

 

...Ginevra Malfoy...

 

Questo nome era scritto su tutto il quaderno.

 

Un forte capogiro assalì l’auror biondo. Si sentì scuotere forte.

 

-Draco!- qualcuno lo stava chiamando.

 

-Draco!- la voce di Ron arrivò forte e chiara a farlo svegliare.

 

Il biondino aprì lentamente gli occhi grigi.

 

-Ron...- bisbigliò mentre il rosso lasciava andare le sue spalle.

 

-Ma si può essere più strani di te?! Addormentarsi alle 12,00 del mattino!- affermò sorridendo l’auror Weasley.

 

Draco si grattò la nuca.

 

-Non... non lo so!- affermò poco convinto. Aveva un’aria stravolta.

 

-Stai bene?!- gli chiese Ron sedendosi accanto a lui sul divano.

 

 Malfoy guardò la camera. Non era ancora molto convinto di quello che gli stava accadendo intorno.

 

-Sì...sì...- affermò alzandosi lentamente. –Ho fatto solo uno stranissimo sogno- aggiunse dopo aver notato lo sguardo indagatore del rosso.

 

Weasley sorrise.

 

-Sembrava... sembrava una premonizione... o un’anticipazione!- disse Draco appoggiandosi distrattamente al bracciolo del divano.

 

-Sei il nipote di Sibilla?!- chiese il rosso guardandolo.

 

Draco lo scrutò inarcando un sopracciglio.

 

-Ma sei sempre così simpatico?!- chiese allargandosi il collo della maglia nera.

 

-Chi è simpatico?!- chiese Hermione entrando nella camera. Aveva indossato il cappotto e la sciarpa.

 

Draco la guardò.

 

-Il tuo amico d’infanzia!- le rispose scoccando un’occhiataccia al rosso.

 

Hermione si avvicinò a Ron che aveva preso a sorridere sornione.

 

Gli accarezzò le orecchie e la testa come si fa con i cani.

 

-Ma in fondo sappiamo che è un bravo cucciolone!- affermò ridendo di gusto.

 

Il biondino sghignazzò mentre Ron si alzava in piedi e prendeva tra le labbra una ciocca di capelli di Hermione comportandosi come un cane.

 

-Ron finiscila!- l’intimò la bruna cercando di toglierli il boccolo dalla bocca.

 

-Dove stai andando! ?- chiese Draco osservando la scena allibito.

 

Ron era ancora attaccato alla testa della bruna, mentre questa cercava di liberarsi.

 

-Andiamo a scuola...- disse cercando di distaccarsi da Ron. –Vuoi venire?!- concluse quando ci riuscì.

 

Il rosso si era attaccato ai fianchi di Hermione.

 

-Capitano Weasley... togli immediatamente le tue manacce dalla mia vita ed infilati il giaccone! Siamo già in riardo...- affermò iniziando ad avviarsi alla porta.

 

Ron rimase attaccato.

 

-No,- rispose Draco dopo averci pensato un attimo. –Rimango qui... o vado a fare un giro qui vicino.. mi va di camminare un po’!-

 

Hermione sospirò.

 

-Va bene... allora ci vediamo dopo!- afferrò con difficoltà le chiavi dell’auto appese ad un gancio vicino la porta.

 

Cercò di guadagnare l’uscita.

 

-Ron... così mi blocchi i movimenti!- affermò con estrema pazienza la bruna.

 

Il rosso si era avvinghiato intorno al suo corpo fermandole anche le braccia.

 

Draco osservò la scena. Rise di gusto.

 

-Draco!- gridò Hermione mentre si dimenava con tutte le sue forze. –Aiutami!-

 

Il biondo non riusciva a muoversi. Era piegato in due dal ridere.

 

 -Ti prego, Ron! Siamo in ritardo...- ululò Hermione prima che il rosso la sollevasse di peso.

 

Non riuscì a non reprimere un piccolo urlo.

 

Draco rise ancora più forte.

 

-Ci vediamo più tardi...- affermò Ron, prima di uscire dalla porta con Hermione sotto un braccio.

 

-METTIMI Giù! BRUTTO DECELEBRATO DI UN WEASELY!-

 

***

 

-Allora, di quale casa facevi parte?!- chiese Virginia lasciando velocemente la sala grande di Hogwarts.

 

Mellifluo si guardò attorno. Quel luogo non era affatto cambiato.

 

-Serpeverde...- le rispose distrattamente mentre avanzavano verso la torre Nord.

 

-Oh...- fu la risposta quasi dispiaciuta della rossa.- Chissà per quale motivo non mi meraviglio...- aggiunse dopo aver lanciato uno sguardo furtivo ai suoi capelli incredibilmente biondi.

 

Mellifluo fece un sorriso obliquo.

 

-Sai...- le disse fermandosi ad osservare un attimo fuori dalla finestra. La foresta proibita si allungava tetra intorno la castello. –Io ti conoscevo...-

 

Ginny si bloccò all’istante.

 

-Davvero?!- domandò portandosi una ciocca rossa dietro l’orecchio.

 

-Certo, grifondoro. Senza dubbio.- le disse guardando i suoi occhi estremamente chiari.

 

-Sì...- affermò la rossa.

 

-Di vista, però. Non ho mai saputo il tuo nome.- aggiunse allungando un tantino il suo passo già spedito.

 

Ginny si bloccò ancora.

 

-Credo che fossi l’unico a non saperlo... ultima della affollatissima famiglia Weasley, diventa famosa per essere stata posseduta da tu-sai-chi al primo anno e per essere la perenne-innamorata-non-corrisposta del celebre e buono Harry Potter...- recitò queste parole con un certo sarcasmo.

 

Mellifluo serrò le labbra.

 

“Weasley... lei è la sorella dell’amico di Potter! Ma certo come ho fatto a non pensarci prima!” si maledì per la sua cecità.

 

-Tu sei la sorellina dei Weasley?!- le chiese rallentando la sua andatura.

 

-Buongiorno!- gli rispose guardandolo storto.

 

-Non lo sapevo!- le disse imbronciandosi per il tono con cui l’aveva sbeffeggiato.

 

-Scusami- disse Ginny mordendosi il labbro inferiore. –Ma sei il primo che non mi riconosce! Insomma, ho il marchio indelebile dei Weasley impresso sui miei capelli!-

 

-Già...- concordò scrutandole la chioma come se fosse la prima volta.

 

-Sei alquanto strano...- lo riprese fermandosi davanti all’entrata della torre Nord. Era stata adibita a dormitorio per gli auror in visita.

 

-Beh,- aggiunse Virginia avviandosi verso il dormitorio femminile. –Ci vediamo più tardi!- gli sorrise soddisfatta correndo verso la grande scala a chiocciola della camerata.

 

Mellifluo la seguì con lo sguardo limpido fino a che non scomparve dietro l’angolo.

 

Presto quella semplice chiacchierata si sarebbe rivoltata contro di loro.

 

***

 

-Hermiun..- Victor Krum l’aveva chiamata dall’altra parte della sala. Il bruno allievo di Durmstrang aveva le gote arrossate e lo sguardo un po’ spento. Si vedeva lontano un miglio che era brillo.

 

Ron aveva afferrato la bruna per un polso.

 

-Dove vai?!- le aveva chiesto alzandosi velocemente.

 

Hermione gli aveva strappato il braccio dalla mano forte.

 

-Il mio accompagnatore mi ha chiamata... pensa un po’ agli affari tuoi e ad intrattenere Lavanda!- aveva sibilato la ragazza prima di avviarsi verso la porta d’entrata dove l’attendeva Krum.

 

Ron aveva osservato la scena. I due giovani avevano parlato per un po’ fino a quando Victor non aveva letteralmente trascinato la bruna nel giardino di Hogwarts.

 

Il rosso aveva serrato la mascella.

Si era voltato verso Harry, rosso in volto.

 

-Ehi... vengo tra un minuto- aveva detto prima di alzarsi.

 

Il bruno non l’aveva nemmeno ascoltato, intento com’era a controllare che le mani di Dean si tenessero ben lontane dal fondoschiena di Ginny mentre ballavano il centesimo lento della serata.

 

Ron si era diretto velocemente verso la grande vetrata che conduceva negli immensi giardini della scuola.

 

-Afanti Hermiun... solo un casto bacio sulle labbra!- l’aveva supplicata mentre guardava per la millesima volta nella leggera scollatura del suo abito.

 

Hermione l’aveva  completamente ignorato. Aveva altri problemi a cui pensare in quel momento.

 

“Quella brutta oca di Lavanda... ma cos’ ha lei più di me?!”si stava chiedendo mentre le mani di Victor saettavano veloci sul suo sedere.

 

SBAM!

 

Un sonoro ceffone aveva colpito la guancia del bruno che per tutta risposta le aveva bloccato le braccia e le aveva posato prepotentemente le sue labbra sulle sue.

 

Hermione non riusciva a realizzare più nulla. Il cuore le batteva a mille mentre le calde lacrime iniziavano a scenderle lungo le guance. Non riusciva a liberarsi dalla sua lingua nella gola.

 

In quel momento un solo volto le comparve davanti agli occhi.

 

“...Ron...” aveva pensato disperata prima che quel disgustoso contatto si interrompesse bruscamente.

 

Il rosso aveva sollevato di peso il cercatore bulgaro facendolo sbattere violentemente contro l’albero che si trovava a pochi passi da loro.

 

Aveva colpito Victor al volto.

 

-Hermione stai bene?!- aveva gridato raggiungendola.

 

La bruna l’aveva guardato negli occhi stramaledettamente chiari. Improvvisamente si era sentita... sporca. Non riusciva a sopportare che lui l’avesse vista in quella situazione.

 

Si era alzata velocemente dal suo posto sull’erba. Le lacrime continuavano a scendere copiose dai suoi occhi cioccolato.

 

-Io... io...- aveva cercato di dire prima che la vergogna la spingesse a fuggire via.

 

Ron l’aveva guardata allontanarsi.

 

-Hermione...- aveva sussurrato prima di inseguirla.

 

-Ehi...- la voce calda e gentile del rosso la riportò alla realtà.

 

Aveva gli occhi fissi nel vuoto, le labbra socchiuse.  Appoggiata alla porta d’entrata del liceo, osservava silenziosa la pioggia che scendeva fitta sulla cittadina.

Si voltò lentamente verso il suo interlocutore. Gli sorrise ritornando a fissare il temporale.

 

Ron rimase interdetto. Le circondò le spalle con le braccia forti.

 

- Cos’hai?!- le chiese baciandole la fronte leggermente calda.

 

Hermione scosse la testa contro il suo petto. Una piccola lacrima solitaria le solcò il viso delicato.

 

-Nulla... stavo solo ricordando...- sussurrò mentre il rosso cominciava ad accarezzarle una spalla. Lo faceva sempre ogni qual volta voleva confortarla. Sapeva che solo quel gesto riusciva a rassicurarla.

 

-Cosa?!- domandò l’auror appoggiandosi a sua volta allo stipite della porta.

 

-Il mio ultimo ballo di Halloween ad Hogwarts... un vero disastro!- aggiunse con un sorrise amaro.

 

Ron la strinse più forte a sé. Il suo odore riempì le narici della bruna.

 

Perché devi essere sempre così?!” pensò la ragazza mentre circondava le spalle dell’amico con le braccia.

 

- Non è stato un completo disastro...- la confortò lui, realizzando che in quella occasione aveva finalmente capito di poter provare qualcosa in più della semplice amicizia per lei. Era stato solo un semplice pensiero, eppure l’aveva spinto a mollare Lavanda.  Poi, quella strana idea si era leggermente assopita, fino a quando qualche mese prima l’aveva rivista come quella volta. Una creatura bellissima bisognosa d’amore. Del resto come lo era lui.

 

-Mi dici un lato di quel ballo che sia andato bene?! Non ce n’è uno, di noi tre che... che non abbia sofferto!- esclamò Hermione distaccando il capo dal suo petto per poterlo guardare meglio in viso.

 

Ron sorrise sornione.

 

-Un lato positivo quel ballo lo ha avuto...- affermò mettendole un dito sotto il mento. Si avvicinò lentamente al suo orecchio. –Quel vestito da fatina... era terribilmente sexy!- le bisbigliò con la sua voce calda. Hermione rabbrividì  nel sentire il suo respiro sulla pelle della guancia che lentamente si spolverò di rosso.

 

-Scemo!- esclamò scostandolo bruscamente.

 

Ron rise  mentre le portava un boccolo lontano dalle labbra leggermente arrossate.

 

-Il freddo?!- le chiese accarezzandogliele con  l’indice.

 

Hermione divenne dello stesso colore del maglioncino che indossava quella mattina.

 

 Asserì col capo, mentre i suoi sensi si andavano a fare un giro con il suo cervello.

 

-Mi dispiace...- le bisbigliò mentre i suoi occhi azzurri saettavano sul suo viso accaldato e tremendamente sexy. Gli occhi cioccolato velati dal desiderio, le labbra rosse leggermente socchiuse... era troppo per l’auto-controllo, già molto precario, dell’uomo.

 

Portò le sue mani sulle guance accaldate della bruna, accarezzandole. Socchiuse gli occhi e lentamente avvicinò la sua bocca a quella di lei.

 

A pochi millimetri dalla meta tanto agognata, si bloccò un istante. Il solletichino del respiro di Hermione sulla sua pelle era troppo, stramaledettamente piacevole.

 

Strofinò il suo naso su quello di lei, mente lentamente riprendeva a scendere verso le labbra.

 

-Professoressa Granger?!- immediatamente il cervello insieme a tutti i sensi di Hermione tornarono al loro posto. Scansò violentemente Ron dalle sue labbra.

 

-Sì?!- disse cercando di recuperare un po’ del suo decoroso comportamento.

 

TJ il ragazzo rossiccio era letteralmente zuppo. Dalla cima dei capelli fino alla punta delle scarpe.

 

Ancora rossa in volto, Hermione lo salutò sorridendo.

 

-TJ... ma cosa ci fai a scuola oggi?!- gli domandò cercando di risistemarsi la chioma boccolosa.

 

Il ragazzo lanciò un’occhiata a Ron che era rimasto più indietro.

 

-Professor Weasley...- aggiunse il ragazzo sollevando automaticamente un braccio in segno di saluto.

 

Ron ricambiò il gesto senza sollevare il viso. Rosso come i suoi capelli.

 

-Allora?!- tornò a dire la bruna portandosi una ciocca dietro le orecchie. Si sentiva come una bambina scoperta a rubare le caramelle.

 

TJ sorrise sornione.

 

-Avevo una partita di basket... così sono venuto!- terminò il rossiccio sistemandosi meglio lo zaino fradicio sulle spalle.

 

-Ma non hai un ombrello?!- si preoccupò l’insegnante d’inglese notandole gocce di acqua che stavano scendendo sul pavimento.

 

TJ si guardò intorno.

 

-Sinceramente no...- affermò mentre continuava a lanciare strano occhiate ad entrambi.

 

-Abiti molto lontano da qui?!- Hermione si voltò a guardare Ron.

 

Cosa diavolo ci fai lì?!” si domandò mentre gli faceva segno di farsi avanti.

 

Il rosso contro voglia si portò più vicino al duo. Incrociò le braccia sul petto mentre ritornava a fissarsi le scarpe da ginnastica.

 

-Beh, ti accompagniamo noi a casa!- aveva sentito pronunciare alla ragazza. Ron l’aveva guardata strano.

 

-No, professoressa... non si preoccupi! Al massimo mi prendo un raffredore!- rispose TJ avendo notato l’occhiataccia del professore di Sport.

 

Hermione aveva pestato opportunamente il piede di Ron.

 

-AH...Ma no!- disse sorridendo la ragazzo. –Tanto abiti solo un po’ più lontano di casa nostra... e poi dobbiamo andare a comprare un po’ di zucche per Halloween...- aveva aggiunto dopo aver notato lo sguardo assassino della sua amica.

 

-Davvero?!- chiese il ragazzo prima di fare un grande sorriso. –Allora, va bene!- continuò seguendo i due verso l’auto.

 

Ron afferrò l’ombrello che aveva lasciato accano alla grande porta di ferro blue. L’aprì nel piccolo cortile coperto. Porse il braccio ad Hermione.

 

-Andiamo?!- domandò quando TJ gli raggiunse  sotto il grande parapioggia. Hermione si strinse maggiormente a lui. Asserì col capo, sorridendo verso il suo bell’amico d’infanzia.

 

TJ scosse la testa quando si accorse lo sguardo d’intesa che si lanciarono i due.

 

“Sono proprio pazzi!” pensò mentre velocemente s’infilava nella grande monovolume.

 

***

 

Harry si sedette melanconicamente sulle gradinate vuote dello stadio di Quidditch. Respirò profondamente quell’aria che per tanti anni era stata sinonimo di casa. Il cielo grigio sulla sua testa lo faceva sentire come se il tempo si fosse fermato all’ultima partita di Quidditch che aveva disputato in quello stadio gremito di studenti di tutte la case. Se solo chiudeva gli occhi e si concentrava su un punto non definito lontano dai tre cerchi , poteva ancora sentire le grida degli spettatori sugli spalti, la bellissima sensazione del vento tra i capelli e la sublime emozione degli occhi tremendamente chiari di Virginia puntati addosso.

 

Respirò profondamente cercando di evitare che la polvere dei ricordi non lo soffocasse.

 

-FORZA HARRY!- aveva gridato con tutte le sue forze Hermione seduta in prima fila sugli spalti dei Grifondoro. Accanto a lei Ginny sorrideva contenta mentre agitava la bandierina rosso-oro.

 

Sulla sponda opposta l’intera casa dei Serpeverde intonava la loro canzoncina più riuscita.

 

-Perché Weasley è il nostro re! Ogni due ne manca tre!-

Harry aveva notato il suo migliore amico intristirsi. Il nervosismo che lo attanagliava era palese. Lo si poteva leggere nei suoi occhi tremendamente chiari.

 

-RON SEI IL MIGLIORE!- Hermione si era alzata in piedi davanti a tutti e aveva gridato il suo incoraggiamento.

La McGranitt l’ aveva guardata male, prima di sorridere sorniona notando che quel grido aveva funzionato in pieno con il povero Ron. Aveva parato finalmente la dannata sfera rossa.

 

Hermione aveva sorriso compiaciuta a Ron, che le aveva risposto con uno sguardo carico di significato.

 

Samuel Jordan, il fratello minore del grande Lee, continuava a commentare la partita nel perfetto stile del suo predecessore. Non tralasciando nemmeno le occhiatacce della professoressa McGranitt di tanto in tanto.  

 

Harry aveva osservato rapito l’intero campo, in cerca del classico luccichio del boccino. Malfoy stava facendo lo stesso.

 

Improvvisamente lo aveva scorto accanto al volto paffuto del povero Neville. Aveva inclinato la scopa facendola saettare velocemente verso il ragazzo. Aveva sterzato appena in tempo, per evitare la collisione con il povero Paciock terrorizzato. Il boccino si era spostato velocemente verso il cielo grigio e carico di pioggia. Il dorato luccicante della piccola sfera faceva un netto contrasto con il colore cupo di tutto il resto.

 

Harry aveva tirato verso l’alto il manico della sua firebolt. Velocemente aveva sfidato la forza di gravità risalendo sempre più in alto.

 

Malfoy l’aveva notato. Immediatamente era partito all’inseguimento.

 

Harry aveva cercato di allungare la mano senza perdere l’equilibrio.  Era davvero un impresa ardua a causa della velocità spaventosa con cui la scopa stava viaggiando. Aveva scorto il biondo cercatore avversario, recuperare terreno.

 

-Non lo prenderai, Potter!- gli aveva urlato Draco spronando maggiormente la sua scopa.   

 

Harry aveva evitato un bolider inclinandosi leggermente sulla firebolt.

Il boccino non era molto lontano da lui, come del resto Malfoy. Aveva allungato il braccio più possibile, ma non era arrivato nemmeno alle ali leggere della sferetta.

 

Si era guardato attorno. Non c’erano bolider in vista. Aveva sorriso pensando alla faccia di Malfoy, quando lui, il grande Harry Potter, avrebbe afferrato il boccino, decretando la fine dell’incontro e la vittoria dei Grifondoro.

 

Aveva tirato su le gambe fino ad appoggiare i piedi sul manico. Si era alzato leggermente, tremando un pochino. Malfoy l’aveva guardato con la bocca aperta. Tutti lo stavano guardando con la medesima espressione.

 

Aveva tirato un profondo respiro prima di alzarsi completamente sulla firebolt. 1,78 di statura in piedi su una scopa che correva molto veloce.

 

Aveva allargato le braccia cercando di mantenere meglio l’equilibrio. Aveva focalizzato l’attenzione sul boccino che si era distanziato da lui ancora di più.

Aveva tirato un altro profondo respiro prima di saltare e cercare di agguantare la piccola sfera con le ali.

 

Aveva sentito Hermione gridare il suo nome. Tutto lo stadio si era ammutolito mentre con estrema agilità lui afferrava il boccino e riatterrava perfettamente sulla firebolt.

 

Aveva perso un attimo il controllo del veicolo volante. Aveva pericolosamente rischiato di  precipitare.

Con estrema padronanza del volo, Harry era  riuscito a frenare la sua caduta. Era atterrato in malo modo però senza gravi danni.   Si era ritrovato seduto sull’erba dello stadio. In una mano stringeva saldamente il boccino.

Aveva alzato il braccio in segno di vittoria.

 

L’intero stadio era esploso in un applauso mentre Harry veniva aggredito dai suoi compagni di squadra festanti...

 

-Ehi, campione!- una voce femminile alquanto conosciuta l’aveva riportato alla realtà.

 

Virginia Weasley, la sorellina minore del suo migliore amico, Ron, era seduta accanto a lui. Un semplice maglioncino rosa insieme ad un paio di jeans, erano l’abbigliamento abbastanza semplice della giovane.

 

I lunghi capelli rossi erano stati raccolti elegantemente in una Gigliola dietro la testa. Gli occhi tremendamente azzurri erano sottolineati da un filo leggerissimo di matita nera. Le labbra rosse e carnose erano stata lasciate al naturale.

 

Harry l’osservò rapito. Era incredibile come quella ragazza fosse straordinariamente bella ai suoi occhi.

 

-Ciao...- le rispose sorridendo. –Quanti ricordi...- aggiunse notando l’espressione malinconica della rossa.

 

Ginny asserì col capo.

 

-Posso ancora sentire la bellissima sensazione per la vittoria dei Grifondoro contro i Serpeverde. Il bene vince sul male. Harry trionfa contro Draco....- disse la giovane incrociando le  gambe sulla panca di legno e voltandosi verso di lui.

 

Harry rise portandosi una mano tra i capelli scompigliati dal vento freddo.

 

-Ho appena ripensato all’ultima partita...- le confessò continuando a guardare l’erba verde e curata dello stadio.

 

Ginny si puntellò su un gomito.

 

-Ah, sì?! Beh, anch’io me la ricordo. Benissimo. Ricordo tutto: il mio posto, i miei vestiti, l’emozioni...-  iniziò prima di essere interrotta dal mago bruno.

 

-Eri seduta lì, prima fila, sesto posto, accanto ad Hermione...- indicò con la mano il situato in questione. –Avevi lasciato i tuoi capelli, stupendamente rossi, sciolti. Il vento li scompigliava spesso, e tu...- continuò sorridendo melanconico. – cercavi di rimetterli sempre in ordine, e più tentavi, e più si disordinavano, e più erano ribelli e più, tu, diventavi tremendamente bella...- si fermò per riprendere il respiro.

 

Ginny lo guardò piacevolmente sorpresa. Guardò il profilo delicato di Harry.

 

-Ti ricordi...- sussurrò socchiudendo gli occhi azzurri..

 

L’auror si voltò a guardarla.

 

-Io ricordo tutto di te, Virginia...- le disse con un tono di voce così dolce che Ginny rischiò di sciogliersi.

 

Non poté evitare alle sue gote di diventare rosse.

 

-E cosa indossavo?!- gli chiese senza tornare a fissarlo.

 

Harry sorrise appoggiando le sue braccia allo schienale degli spalti.

 

-Hm... ah, sì! La divisa. Il collo della camicia sbottonato, la cravatta oro e rossa leggermente slacciata, i calzettoni grigi tirati fin sui polpacci e le scarpe nere,  quelle a bambolina...- le spiegò mentre un piccolo alito di veno freddo portava con se il suo odore.

 

Respirò a pieni polmoni.

Ginny si voltò lentamente. Le guance in fiamme e gli occhi lucidi. Si avvicinò adagio alle labbra carnose del brunetto e con estrema tenerezza gliele sfiorò. Fu un contatto labile, sensuale ma estremamente rapido.

 

-Questo per cos’era?!- le chiese, mentre cercava di riaprire gli occhi pieni di desiderio.

 

Ginny si allontanò dal suo viso.

 

-Per avermi piacevolmente stupita, capitano Potter...- gli confessò portandosi una ciocca focosa dietro l’orecchio.

 

Harry fece un cenno col capo mentre si inumidiva le labbra infuocate.

 

-Se ti stupirò ancora mi ricompenserai così?!- le domandò.

 

Ginny arrossì maggiormente.

 

-Forse sì...- disse mentre si alzava e correva via.

 

Harry la osservò allontanarsi verso il castello grigio.

 

Il suo cuore batteva ancora forte. Si portò una mano vicino la bocca.

 

Assaggiò con la lingua il sapore che Virginia gli aveva lasciato.

 

“Vaniglia... sai di vaniglia...” pensò mentre ancora una volta veniva catturato dalla polvere oppressiva dei ricordi.

 

***

 

Ehi... siete ancora con me?!

Sì?!

Che bello!

 

Allora innanzitutto volevo dirvi che l’altra parte di questo chap è già pronta!  Ho voluto dividerlo in due parti perché... è venuto lungo quasi 50 pagine... e non mi sembrava il caso di propinarvi una mattone del genere....

 

Cmq... in questa prima parte non vi ringrazio personalmente perché i ringraziamenti saranno tutti nel prox chap... che posterò domani! Non vi preoccupate... bene adesso vi lascio e lasciatemi un commentino se vi è piaciuto!

 

Con immenso affetto vostra

 

AngéleJ

   
 
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