DA AUROR A BABBANI XVIII CHAP: “Il ballo di Halloween...(1-II
parte)”
Tutti i
personaggi della mia ffc sono di proprietà della Rowling (a parte qualcuno)
quindi ringrazio questa grande donna per averci
regalato con i suoi libri un mondo meraviglioso… quello di Harry Potter…
io ho terminato, buona
lettura…
Angéle
*
le parti in corsivo (come in tutte le ffc) sono ricordi….
Harry si schiarì la voce di fronte a quella
platea composta da ragazzi vestiti in nero. Ad
eccezione, delle cravatte dei diversi colori, e degli stemmi delle varie case
che brillavano ricamati sul petto di ogni golfino, le
divise erano davvero lugubri.
-Buongiorno ragazzi!- tuonò Harry richiamando
l’attenzione anche degli ultimi
chiacchieroni. Sorrise pensando a quando anche, lui, insieme a Ron ed Hermione,
faceva parte di questi.
-Oggi sono qui per aiutarvi nella scelta
difficilissima che anch’io, non molti anni fa, ho affrontato!- Harry parlò in modo chiaro e sicuro. Molte ragazze dalla sala lo
mangiavano con lo sguardo. In effetti, la divisa da Auror dava un fascino
incredibile. Se poi ci si aggiungeva la fama e la bellezza del giovane Potter,
era facile immaginare il motivo per cui gli occhi di
molte adolescenti brillavano.
Harry sorrise appoggiandosi al piccolo seggio posto lì per lui.
-Chi di voi mi sa dire
qualcosa sulla squadra speciale degli Auror?!- domandò scrutando
attentamente la folla. Chissà per quale motivo, si aspettava che una brunetta
riccioluta e carina alzasse in fretta la mano. Scosse la testa realizzando che di ragazze come Hermione ne nasceva una ogni
100 anni.
In compenso, qualche timida mano si alzò dai
tavoli delle varie case. Con enorme piacere constatò
che i più numerosi erano i Grifondoro.
-Tu, in fondo al tavolo dei grifondoro!- disse
indicando una ragazza dalla fulva chioma con lo stemma dei grifoni ben in
mostra sul golfino.
-Io?!- rispose la rossa diventando di un leggero
color porpora.
-Sì!- la incoraggiò Harry cercando tra le
guardie in nero Virginia. Quella ragazza gliel’aveva ricordata.
Aveva sentito l’imminente necessità di vederla.
-Come
ti chiami?!-aggiunse dopo aver scorto Ginny appoggiata
ad una colonna che sorrideva.
-
Amelia, Amelia Brown...- affermò poco convinta di voler continuare a parlare.
-Allora
cosa sai sul corpo degli Auror speciali?- chiese
ancora sorridendo all’indirizzo di Virginia.
Amelia
si portò una ciocca fulva dietro l’orecchio
-So
che siete i migliori in tutti i campi. Solo i primi possono farne parte... e c’è un test durissimo, su
tutte la materie insegnate nelle scuole di magia di tutto il mondo.
Prima di diventare Auror, bisogna seguire un corso di studio che può durare
anche tre anni, a seconda se uno voglia diventare, un
semplice Auror, un sottoufficiale o un Capitano. Io vorrei diventare capitano
speciale della divisione estera. Parlo 5 lingue e so che sono utili...- man
mano che la rossa andava avanti nel suo soliloquio prendeva
sempre più fiducia in se stessa. La sua voce perdeva quel caratteristico
tremolio dovuto all’emozione.
Quando terminò, Harry le sorrise.
-Esatto Amelia hai azzeccato in tutto. Ti auguro, anzi...- si corresse osservando i suoi Auror speciali –Noi tutti ti auguriamo che tu possa
riuscire. Mi sembri una ragazza in gamba. Non avrai problemi...-
Amelia
fece un sorrisone prima di risedersi tranquillamente
al suo posto.
Harry
guardò ancora verso la platea. I ragazzi serpeverde lo guardavano con aria di
sufficienza.
“Passano
gli anni ma i componenti di quella casa sono sempre
gli stessi!” pensò prima di lanciare uno sguardo furtivo a Ginny che
chiacchierava silenziosamente con Mellifluo.
Un
improvviso moto di gelosia lo invase. Le guance si colorarono di un leggero
colore porpora. Si morse il labbro inferiore. Guardò ancora verso il pubblico
che l’osservava rapito.
-Altre
domande?!- chiese.
Un
silenzio tombale calò sulla sala grande.
Una
sola mano si levò rapida verso il soffitto, dove risplendeva un bellissimo
cielo autunnale.
Un
ragazzo bruno dall’aria simpatica si alzò in piedi dopo che Harry lo invitò a
parlare.
Al
capitano Potter ricordò incredibilmente Ron.
-Dimmi...- gli disse sorridendo.
Il
ragazzo alzò lo sguardo scuro.
Un’espressione
tremendamente seria e preoccupata.
-Ecco
mi stavo domandano...- iniziò lanciando un’occhiata ad
Amelia seduta accanto a lui.
-Ci
sono... ci sono ragazze carine nel corpo degli Auror
speciali?!-
L’intera
sala, compresi gli ufficiali scoppiarono a ridere.
-Certo...-
disse Harry lanciando uno sguardo alla bella Virginia che sorrideva
bonariamente.
Il
ragazzo bruno si voltò verso la giovane che aveva parlato qualche
minuto prima.
-Mi
dispiace Amelia... ma è meglio che tu non ci vada... Potresti
imbruttire il corpo femminile!- l’affermazione poco gentile nei suoi confronti
non la scalfì affatto.
-Tu
invece è meglio che non ci pensi proprio... Sai Stan,
oltre alla bellezza hanno bisogno anche di un briciolo di materia, chiamata
cervello, della quale, tu, mio caro amico, ne sei completamente sprovvisto!-
così dicendo si voltò bruscamente e riprese ad osservare Harry con occhi
sognanti.
“Siamo
sicuri che Hermione e Ron non sono qui?!” si domandò il bruno guardando Ginny
che aveva fatto un occhiolino alla ragazza rossa.
***
Draco
seguì con lo sguardo le due figure brune che si allontanavano verso l’auto
rossa.
Sorrise, ripensando a quello che la notte
precedente aveva capito.
Si sedette pesantemente sul divano del boudoir.
Chiuse gli occhi grigi e tremendamente espressivi.
Lentamente si lasciò vincere dal dolce ed
insistente richiamo di Morfeo.
Sprofondò
in un sonno leggero.
-Papà!-
una bambina bruna dai profondi occhi chiari lo richiamò dal soggiorno.
Draco si
riscosse.
“Papà?!”
si chiese mentre sentiva la sua voce risponderle.
-Dimmi tesoro...- le disse avviandosi verso la cucina.
Una
bambina bruna ed estremamente carina stava scrivendo
qualcosa su un quaderno.
-Oh, papà!
Meno male che sei qui! La mamma non c’è ed
io voglio finire i compiti prima del suo ritorno. Oggi alle 16,00
dobbiamo fare il primo bagno ad Alexander!- la piccina leggermente paffuta
sorrise soddisfatta al biondino.
Draco
provò un moto di tenerezza incredibile. Sentiva di voler un bene dall’anima a
quella piccola creatura senza sapere il motivo.
-Oh...- si
sentì dire mentre si accomodava accanto a lei. –fammi vedere-
le disse afferrando il quaderno.
Una serie di addizioni erano stata scritte ordinatamente su una
pagina.
Elegantemente
afferrò la penna a biro dall’astuccio della brunetta. Iniziò a correggere
qualche numero qua e là.
-Come sono belli i tuoi numeri, papi...- affermò la bimba
appoggiando il visino sul braccio muscoloso dell’uomo.
Draco le
carezzò dolcemente i capelli lisci e scurissimi.
-Bene non hai fatto molti errori...- affermò iniziando a girare le
pagine del quaderno.
La piccolina sorrise ancora,
mostrando la sua dentatura carente di qualche dentino.
-Allora io
ho finito! Posso andare di sopra a prepararmi?!- gli chiese
alzandosi dalla sedia.
Draco
asserì col capo.
-Grazie,
papino!- disse la bambina scoccandogli un bacio sulla guancia.
Draco girò
le pagine bianche piene di calcoli e scarabocchi.
...Ginevra
Malfoy...
Questo
nome era scritto su tutto il quaderno.
Un forte
capogiro assalì l’auror biondo. Si sentì scuotere forte.
-Draco!-
qualcuno lo stava chiamando.
-Draco!- la voce di Ron arrivò forte e chiara a
farlo svegliare.
Il biondino aprì lentamente gli occhi grigi.
-Ron...- bisbigliò mentre il rosso lasciava
andare le sue spalle.
-Ma si può essere più
strani di te?! Addormentarsi alle 12,00 del mattino!- affermò sorridendo
l’auror Weasley.
Draco si grattò la nuca.
-Non... non lo so!- affermò
poco convinto. Aveva un’aria stravolta.
-Stai bene?!- gli chiese Ron sedendosi accanto a
lui sul divano.
Malfoy guardò la camera. Non era ancora molto
convinto di quello che gli stava accadendo intorno.
-Sì...sì...- affermò alzandosi lentamente. –Ho fatto solo uno stranissimo sogno- aggiunse dopo aver
notato lo sguardo indagatore del rosso.
Weasley sorrise.
-Sembrava... sembrava
una premonizione... o un’anticipazione!- disse Draco appoggiandosi
distrattamente al bracciolo del divano.
-Sei il nipote di
Sibilla?!- chiese
il rosso guardandolo.
Draco lo scrutò inarcando un sopracciglio.
-Ma sei sempre così
simpatico?!- chiese allargandosi il collo della maglia nera.
-Chi è simpatico?!- chiese Hermione entrando
nella camera. Aveva indossato il cappotto e la sciarpa.
Draco la guardò.
-Il tuo amico d’infanzia!- le rispose scoccando
un’occhiataccia al rosso.
Hermione si avvicinò a Ron che aveva preso a
sorridere sornione.
Gli accarezzò le orecchie e la testa come si fa con i cani.
-Ma in fondo sappiamo che è
un bravo cucciolone!- affermò ridendo di gusto.
Il biondino sghignazzò mentre Ron si alzava in
piedi e prendeva tra le labbra una ciocca di capelli di Hermione comportandosi
come un cane.
-Ron finiscila!- l’intimò
la bruna cercando di toglierli il boccolo dalla bocca.
-Dove stai andando! ?- chiese
Draco osservando la scena allibito.
Ron era ancora attaccato alla testa della bruna,
mentre questa cercava di liberarsi.
-Andiamo a scuola...-
disse
cercando di distaccarsi da Ron. –Vuoi venire?!- concluse quando ci riuscì.
Il rosso si era attaccato ai fianchi di Hermione.
-Capitano Weasley... togli
immediatamente le tue manacce dalla mia vita ed infilati il giaccone! Siamo già
in riardo...- affermò iniziando ad avviarsi alla
porta.
Ron rimase attaccato.
-No,- rispose Draco
dopo averci pensato un attimo. –Rimango qui... o vado a fare un giro qui vicino.. mi va di camminare un po’!-
Hermione sospirò.
-Va bene... allora ci vediamo
dopo!- afferrò con difficoltà le chiavi dell’auto appese ad un gancio vicino la
porta.
Cercò di guadagnare l’uscita.
-Ron... così mi blocchi i
movimenti!- affermò con estrema pazienza la bruna.
Il rosso si era avvinghiato intorno al suo corpo
fermandole anche le braccia.
Draco osservò la scena. Rise di gusto.
-Draco!- gridò Hermione mentre si dimenava con
tutte le sue forze. –Aiutami!-
Il biondo non riusciva a muoversi. Era piegato
in due dal ridere.
-Ti
prego, Ron! Siamo in ritardo...- ululò Hermione prima che il rosso la sollevasse di peso.
Non riuscì a non reprimere un piccolo urlo.
Draco rise ancora più forte.
-Ci vediamo più tardi...-
affermò Ron, prima di uscire dalla porta con Hermione sotto un braccio.
-METTIMI Giù! BRUTTO DECELEBRATO DI UN WEASELY!-
***
-Allora, di quale casa facevi parte?!- chiese
Virginia lasciando velocemente la sala grande di Hogwarts.
Mellifluo si guardò attorno. Quel luogo non era
affatto cambiato.
-Serpeverde...- le rispose distrattamente mentre
avanzavano verso la torre Nord.
-Oh...- fu la risposta quasi dispiaciuta della
rossa.- Chissà per quale motivo non mi meraviglio...- aggiunse
dopo aver lanciato uno sguardo furtivo ai suoi capelli incredibilmente biondi.
Mellifluo fece un sorriso obliquo.
-Sai...- le disse fermandosi ad osservare un
attimo fuori dalla finestra. La foresta proibita si
allungava tetra intorno la castello. –Io ti
conoscevo...-
Ginny si bloccò all’istante.
-Davvero?!- domandò portandosi una ciocca rossa
dietro l’orecchio.
-Certo, grifondoro. Senza dubbio.- le disse
guardando i suoi occhi estremamente chiari.
-Sì...- affermò la rossa.
-Di vista, però. Non ho mai
saputo il tuo nome.- aggiunse allungando un tantino il suo passo già
spedito.
Ginny si bloccò ancora.
-Credo che fossi
l’unico a non saperlo... ultima della affollatissima famiglia Weasley, diventa
famosa per essere stata posseduta da tu-sai-chi al primo anno e per essere la
perenne-innamorata-non-corrisposta del celebre e buono Harry Potter...- recitò
queste parole con un certo sarcasmo.
Mellifluo serrò le labbra.
“Weasley... lei è la sorella dell’amico di
Potter! Ma certo come ho fatto a non pensarci prima!”
si maledì per la sua cecità.
-Tu sei la sorellina dei Weasley?!- le chiese rallentando la sua andatura.
-Buongiorno!- gli rispose guardandolo storto.
-Non lo sapevo!- le disse imbronciandosi per il
tono con cui l’aveva sbeffeggiato.
-Scusami- disse Ginny mordendosi
il labbro inferiore. –Ma sei il primo che non mi
riconosce! Insomma, ho il marchio indelebile dei Weasley
impresso sui miei capelli!-
-Già...- concordò scrutandole la chioma come se
fosse la prima volta.
-Sei alquanto strano...- lo riprese fermandosi
davanti all’entrata della torre Nord. Era stata
adibita a dormitorio per gli auror in visita.
-Beh,- aggiunse
Virginia avviandosi verso il dormitorio femminile. –Ci vediamo più tardi!- gli sorrise soddisfatta correndo verso la grande scala a
chiocciola della camerata.
Mellifluo la seguì con lo sguardo limpido fino a
che non scomparve dietro l’angolo.
Presto quella semplice chiacchierata si sarebbe
rivoltata contro di loro.
***
-Hermiun..- Victor Krum l’aveva chiamata dall’altra parte della
sala. Il bruno allievo di Durmstrang aveva le gote arrossate e lo sguardo un
po’ spento. Si vedeva lontano un miglio che era brillo.
Ron aveva
afferrato la bruna per un polso.
-Dove vai?!- le aveva chiesto
alzandosi velocemente.
Hermione
gli aveva strappato il braccio dalla mano forte.
-Il mio
accompagnatore mi ha chiamata... pensa un po’ agli affari tuoi e ad
intrattenere Lavanda!- aveva sibilato la ragazza prima
di avviarsi verso la porta d’entrata dove l’attendeva Krum.
Ron aveva
osservato la scena. I due giovani avevano parlato per un po’ fino a quando
Victor non aveva letteralmente trascinato la bruna nel giardino di Hogwarts.
Il rosso
aveva serrato la mascella.
Si era
voltato verso Harry, rosso in volto.
-Ehi... vengo tra un minuto- aveva detto prima di alzarsi.
Il bruno
non l’aveva nemmeno ascoltato, intento com’era a controllare che le mani di
Dean si tenessero ben lontane dal fondoschiena di Ginny mentre ballavano il
centesimo lento della serata.
Ron si era
diretto velocemente verso la grande vetrata che
conduceva negli immensi giardini della scuola.
-Afanti
Hermiun... solo un casto bacio sulle labbra!- l’aveva supplicata mentre
guardava per la millesima volta nella leggera scollatura del suo abito.
Hermione
l’aveva completamente ignorato. Aveva
altri problemi a cui pensare in quel momento.
“Quella
brutta oca di Lavanda... ma cos’ ha lei più di me?!”si stava chiedendo mentre
le mani di Victor saettavano veloci sul suo sedere.
SBAM!
Un sonoro
ceffone aveva colpito la guancia del bruno che per tutta risposta le aveva bloccato le braccia e le aveva posato prepotentemente le sue
labbra sulle sue.
Hermione
non riusciva a realizzare più nulla. Il cuore le batteva a mille mentre le
calde lacrime iniziavano a scenderle lungo le guance. Non riusciva a liberarsi
dalla sua lingua nella gola.
In quel
momento un solo volto le comparve davanti agli occhi.
“...Ron...”
aveva pensato disperata prima che quel disgustoso
contatto si interrompesse bruscamente.
Il rosso
aveva sollevato di peso il cercatore bulgaro facendolo sbattere violentemente
contro l’albero che si trovava a pochi passi da loro.
Aveva
colpito Victor al volto.
-Hermione stai bene?!- aveva gridato raggiungendola.
La bruna
l’aveva guardato negli occhi stramaledettamente chiari. Improvvisamente si era
sentita... sporca. Non riusciva a sopportare che lui l’avesse
vista in quella situazione.
Si era
alzata velocemente dal suo posto sull’erba. Le lacrime continuavano a scendere
copiose dai suoi occhi cioccolato.
-Io...
io...- aveva cercato di dire prima che la vergogna la spingesse a fuggire via.
Ron
l’aveva guardata allontanarsi.
-Hermione...-
aveva sussurrato prima di inseguirla.
-Ehi...- la voce calda e gentile del rosso la
riportò alla realtà.
Aveva gli occhi fissi nel vuoto, le labbra
socchiuse. Appoggiata alla porta
d’entrata del liceo, osservava silenziosa la pioggia che scendeva fitta sulla
cittadina.
Si voltò lentamente verso il suo interlocutore. Gli sorrise ritornando a fissare il temporale.
Ron rimase interdetto. Le circondò le spalle con
le braccia forti.
- Cos’hai?!- le chiese
baciandole la fronte leggermente calda.
Hermione scosse la testa contro il suo petto.
Una piccola lacrima solitaria le solcò il viso delicato.
-Nulla... stavo solo
ricordando...- sussurrò mentre il rosso cominciava ad accarezzarle una spalla.
Lo faceva sempre ogni qual volta voleva confortarla. Sapeva che solo quel gesto
riusciva a rassicurarla.
-Cosa?!- domandò l’auror appoggiandosi a sua volta
allo stipite della porta.
-Il mio ultimo ballo di Halloween ad Hogwarts... un vero disastro!- aggiunse con un sorrise
amaro.
Ron la strinse più forte a sé. Il suo odore
riempì le narici della bruna.
“Perché devi essere
sempre così?!” pensò la ragazza mentre circondava le spalle dell’amico con le
braccia.
- Non è stato un completo disastro...- la
confortò lui, realizzando che in quella occasione
aveva finalmente capito di poter provare qualcosa in più della semplice
amicizia per lei. Era stato solo un semplice pensiero, eppure l’aveva spinto a
mollare Lavanda. Poi, quella
strana idea si era leggermente assopita, fino a quando qualche mese prima
l’aveva rivista come quella volta. Una creatura bellissima bisognosa d’amore.
Del resto come lo era lui.
-Mi dici un lato di quel ballo che sia andato bene?! Non ce n’è uno, di noi tre che... che non abbia sofferto!- esclamò Hermione distaccando il capo dal
suo petto per poterlo guardare meglio in viso.
Ron sorrise sornione.
-Un lato positivo quel
ballo lo ha avuto...- affermò mettendole un dito sotto il mento. Si avvicinò
lentamente al suo orecchio. –Quel vestito da fatina... era
terribilmente sexy!- le bisbigliò con la sua voce calda. Hermione
rabbrividì nel sentire il suo respiro
sulla pelle della guancia che lentamente si spolverò di rosso.
-Scemo!- esclamò scostandolo bruscamente.
Ron rise
mentre le portava un boccolo lontano dalle labbra leggermente arrossate.
-Il freddo?!- le chiese accarezzandogliele
con l’indice.
Hermione divenne dello stesso colore del
maglioncino che indossava quella mattina.
Asserì
col capo, mentre i suoi sensi si andavano a fare un giro con il suo cervello.
-Mi dispiace...- le bisbigliò
mentre i suoi occhi azzurri saettavano sul suo viso accaldato e tremendamente
sexy. Gli occhi cioccolato velati dal desiderio, le labbra rosse leggermente
socchiuse... era troppo per l’auto-controllo, già
molto precario, dell’uomo.
Portò le sue mani sulle guance accaldate della
bruna, accarezzandole. Socchiuse gli occhi e lentamente avvicinò la sua bocca a
quella di lei.
A pochi millimetri dalla meta tanto agognata, si
bloccò un istante. Il solletichino del respiro di Hermione
sulla sua pelle era troppo, stramaledettamente piacevole.
Strofinò il suo naso su
quello di lei, mente lentamente riprendeva a scendere verso le labbra.
-Professoressa Granger?!- immediatamente il
cervello insieme a tutti i sensi di Hermione tornarono al loro posto. Scansò
violentemente Ron dalle sue labbra.
-Sì?!- disse cercando di recuperare un po’ del
suo decoroso comportamento.
TJ il ragazzo rossiccio era letteralmente zuppo.
Dalla cima dei capelli fino alla punta delle scarpe.
Ancora rossa in volto, Hermione lo salutò
sorridendo.
-TJ... ma cosa ci fai a
scuola oggi?!- gli domandò cercando di risistemarsi la chioma boccolosa.
Il ragazzo lanciò un’occhiata a Ron che era rimasto più indietro.
-Professor Weasley...- aggiunse il ragazzo
sollevando automaticamente un braccio in segno di saluto.
Ron ricambiò il gesto senza sollevare il viso.
Rosso come i suoi capelli.
-Allora?!- tornò a dire la bruna portandosi una
ciocca dietro le orecchie. Si sentiva come una bambina scoperta a rubare le
caramelle.
TJ sorrise sornione.
-Avevo una partita di
basket... così sono venuto!- terminò il rossiccio sistemandosi meglio lo zaino
fradicio sulle spalle.
-Ma non hai un ombrello?!- si preoccupò
l’insegnante d’inglese notandole gocce di acqua che
stavano scendendo sul pavimento.
TJ si guardò intorno.
-Sinceramente no...- affermò mentre continuava a
lanciare strano occhiate ad entrambi.
-Abiti molto lontano da
qui?!- Hermione si voltò a guardare Ron.
“Cosa diavolo ci fai
lì?!” si domandò mentre gli faceva segno di farsi avanti.
Il rosso contro voglia si
portò più vicino al duo. Incrociò le braccia sul petto mentre ritornava
a fissarsi le scarpe da ginnastica.
-Beh, ti accompagniamo noi a
casa!- aveva sentito pronunciare alla ragazza. Ron l’aveva guardata strano.
-No, professoressa... non si preoccupi! Al
massimo mi prendo un raffredore!- rispose TJ avendo
notato l’occhiataccia del professore di Sport.
Hermione aveva pestato opportunamente il piede
di Ron.
-AH...Ma no!- disse sorridendo la ragazzo. –Tanto abiti solo un
po’ più lontano di casa nostra... e poi dobbiamo andare a comprare un po’ di
zucche per Halloween...- aveva aggiunto dopo aver notato lo sguardo assassino
della sua amica.
-Davvero?!- chiese il ragazzo
prima di fare un grande sorriso. –Allora, va bene!-
continuò seguendo i due verso l’auto.
Ron afferrò l’ombrello che aveva lasciato accano
alla grande porta di ferro blue. L’aprì nel piccolo
cortile coperto. Porse il braccio ad Hermione.
-Andiamo?!- domandò quando TJ gli raggiunse sotto il grande
parapioggia. Hermione si strinse maggiormente a lui. Asserì col capo,
sorridendo verso il suo bell’amico d’infanzia.
TJ scosse la testa quando si accorse lo sguardo
d’intesa che si lanciarono i due.
“Sono proprio pazzi!” pensò mentre velocemente
s’infilava nella grande monovolume.
***
Harry si sedette melanconicamente sulle
gradinate vuote dello stadio di Quidditch. Respirò profondamente quell’aria che
per tanti anni era stata sinonimo di casa. Il cielo grigio sulla sua testa lo
faceva sentire come se il tempo si fosse fermato all’ultima partita di
Quidditch che aveva disputato in quello stadio gremito di studenti di tutte la case. Se solo chiudeva gli occhi e si
concentrava su un punto non definito lontano dai tre cerchi ,
poteva ancora sentire le grida degli spettatori sugli spalti, la bellissima
sensazione del vento tra i capelli e la sublime emozione degli occhi
tremendamente chiari di Virginia puntati addosso.
Respirò profondamente cercando di evitare che la
polvere dei ricordi non lo soffocasse.
-FORZA HARRY!- aveva
gridato con tutte le sue forze Hermione seduta in prima fila sugli spalti dei
Grifondoro. Accanto a lei Ginny sorrideva contenta mentre agitava la bandierina rosso-oro.
Sulla
sponda opposta l’intera casa dei Serpeverde intonava la loro canzoncina più
riuscita.
-Perché Weasley è il nostro re!
Ogni due ne manca tre!-
Harry
aveva notato il suo migliore amico intristirsi. Il nervosismo che lo
attanagliava era palese. Lo si poteva leggere nei suoi
occhi tremendamente chiari.
-RON SEI
IL MIGLIORE!- Hermione si era alzata in piedi davanti
a tutti e aveva gridato il suo incoraggiamento.
La
McGranitt l’ aveva guardata male, prima di sorridere
sorniona notando che quel grido aveva funzionato in pieno con il povero Ron.
Aveva parato finalmente la dannata sfera rossa.
Hermione
aveva sorriso compiaciuta a Ron, che le aveva risposto
con uno sguardo carico di significato.
Samuel
Jordan, il fratello minore del grande Lee, continuava a commentare la partita
nel perfetto stile del suo predecessore. Non tralasciando
nemmeno le occhiatacce della professoressa McGranitt di tanto in tanto.
Harry
aveva osservato rapito l’intero campo, in cerca del classico luccichio del
boccino. Malfoy stava facendo lo stesso.
Improvvisamente
lo aveva scorto accanto al volto paffuto del povero Neville.
Aveva inclinato la scopa facendola saettare velocemente verso il ragazzo. Aveva
sterzato appena in tempo, per evitare la collisione con il povero Paciock
terrorizzato. Il boccino si era spostato velocemente verso il cielo grigio e
carico di pioggia. Il dorato luccicante della piccola sfera faceva un netto
contrasto con il colore cupo di tutto il resto.
Harry
aveva tirato verso l’alto il manico della sua firebolt. Velocemente aveva
sfidato la forza di gravità risalendo sempre più in alto.
Malfoy
l’aveva notato. Immediatamente era partito all’inseguimento.
Harry
aveva cercato di allungare la mano senza perdere l’equilibrio. Era davvero un impresa
ardua a causa della velocità spaventosa con cui la scopa stava
viaggiando. Aveva scorto il biondo cercatore avversario, recuperare terreno.
-Non lo prenderai, Potter!- gli aveva urlato Draco spronando
maggiormente la sua scopa.
Harry
aveva evitato un bolider inclinandosi leggermente sulla firebolt.
Il boccino
non era molto lontano da lui, come del resto Malfoy. Aveva allungato il braccio
più possibile, ma non era arrivato nemmeno alle ali leggere della sferetta.
Si era
guardato attorno. Non c’erano bolider in vista. Aveva sorriso
pensando alla faccia di Malfoy, quando lui, il grande Harry Potter, avrebbe
afferrato il boccino, decretando la fine dell’incontro e la vittoria dei
Grifondoro.
Aveva
tirato su le gambe fino ad appoggiare i piedi sul manico. Si era alzato
leggermente, tremando un pochino. Malfoy l’aveva guardato con la bocca aperta.
Tutti lo stavano guardando con la medesima espressione.
Aveva
tirato un profondo respiro prima di alzarsi
completamente sulla firebolt. 1,78 di statura in piedi su una scopa che correva
molto veloce.
Aveva
allargato le braccia cercando di mantenere meglio l’equilibrio. Aveva
focalizzato l’attenzione sul boccino che si era distanziato da lui ancora di
più.
Aveva
tirato un altro profondo respiro prima di saltare e
cercare di agguantare la piccola sfera con le ali.
Aveva
sentito Hermione gridare il suo nome. Tutto lo stadio si era ammutolito mentre
con estrema agilità lui afferrava il boccino e riatterrava perfettamente sulla
firebolt.
Aveva
perso un attimo il controllo del veicolo volante. Aveva pericolosamente
rischiato di precipitare.
Con
estrema padronanza del volo, Harry era
riuscito a frenare la sua caduta. Era atterrato in malo modo però senza
gravi danni. Si era ritrovato seduto
sull’erba dello stadio. In una mano stringeva saldamente il boccino.
Aveva
alzato il braccio in segno di vittoria.
L’intero
stadio era esploso in un applauso mentre Harry veniva
aggredito dai suoi compagni di squadra festanti...
-Ehi, campione!- una voce femminile alquanto
conosciuta l’aveva riportato alla realtà.
Virginia Weasley, la sorellina minore del suo
migliore amico, Ron, era seduta accanto a lui. Un semplice maglioncino rosa
insieme ad un paio di jeans, erano l’abbigliamento
abbastanza semplice della giovane.
I lunghi capelli rossi erano stati raccolti
elegantemente in una Gigliola dietro la testa. Gli
occhi tremendamente azzurri erano sottolineati da un filo
leggerissimo di matita nera. Le labbra rosse e carnose erano stata
lasciate al naturale.
Harry l’osservò rapito. Era incredibile come
quella ragazza fosse straordinariamente bella ai suoi
occhi.
-Ciao...- le rispose sorridendo. –Quanti ricordi...- aggiunse notando l’espressione
malinconica della rossa.
Ginny asserì col capo.
-Posso ancora sentire la bellissima sensazione
per la vittoria dei Grifondoro contro i Serpeverde. Il bene vince sul male.
Harry trionfa contro Draco....- disse la giovane incrociando
le gambe sulla panca di legno e
voltandosi verso di lui.
Harry rise portandosi una mano tra i capelli
scompigliati dal vento freddo.
-Ho appena ripensato all’ultima partita...- le confessò continuando a guardare l’erba verde e curata dello
stadio.
Ginny si puntellò su un gomito.
-Ah, sì?! Beh, anch’io me la ricordo. Benissimo.
Ricordo tutto: il mio posto, i miei vestiti, l’emozioni...- iniziò prima di essere interrotta dal mago
bruno.
-Eri seduta lì, prima fila, sesto posto, accanto
ad Hermione...- indicò con la mano il situato in
questione. –Avevi lasciato i tuoi capelli, stupendamente rossi, sciolti. Il
vento li scompigliava spesso, e tu...- continuò sorridendo melanconico. –
cercavi di rimetterli sempre in ordine, e più tentavi, e più si disordinavano,
e più erano ribelli e più, tu, diventavi tremendamente bella...- si fermò per
riprendere il respiro.
Ginny lo guardò piacevolmente sorpresa. Guardò
il profilo delicato di Harry.
-Ti ricordi...- sussurrò socchiudendo gli occhi
azzurri..
L’auror si voltò a guardarla.
-Io ricordo tutto di te, Virginia...- le disse con un tono di voce così dolce che Ginny rischiò di
sciogliersi.
Non poté evitare alle sue gote di diventare
rosse.
-E cosa indossavo?!- gli
chiese senza tornare a fissarlo.
Harry sorrise appoggiando le sue braccia allo
schienale degli spalti.
-Hm... ah, sì! La divisa. Il collo della camicia
sbottonato, la cravatta oro e rossa leggermente
slacciata, i calzettoni grigi tirati fin sui polpacci e le scarpe nere, quelle a bambolina...- le spiegò mentre un
piccolo alito di veno freddo portava con se il suo odore.
Respirò a pieni polmoni.
Ginny si voltò lentamente. Le
guance in fiamme e gli occhi lucidi. Si avvicinò adagio alle labbra
carnose del brunetto e con estrema tenerezza gliele sfiorò. Fu un contatto
labile, sensuale ma estremamente rapido.
-Questo per cos’era?!- le chiese, mentre cercava
di riaprire gli occhi pieni di desiderio.
Ginny si allontanò dal suo viso.
-Per avermi piacevolmente stupita, capitano
Potter...- gli confessò portandosi una ciocca focosa dietro l’orecchio.
Harry fece un cenno col capo mentre si inumidiva le labbra infuocate.
-Se ti stupirò ancora mi
ricompenserai così?!- le domandò.
Ginny arrossì maggiormente.
-Forse sì...- disse mentre si alzava e
correva via.
Harry la osservò allontanarsi verso il castello
grigio.
Il suo cuore batteva ancora forte. Si portò una
mano vicino la bocca.
Assaggiò con la lingua il sapore che Virginia
gli aveva lasciato.
“Vaniglia... sai di
vaniglia...” pensò mentre ancora una volta veniva
catturato dalla polvere oppressiva dei ricordi.
***
Ehi...
siete ancora con me?!
Sì?!
Che bello!
Allora innanzitutto
volevo dirvi che l’altra parte di questo chap è già
pronta! Ho voluto dividerlo in due parti
perché... è venuto lungo quasi 50 pagine... e non mi sembrava il caso di
propinarvi una mattone del genere....
Cmq... in
questa prima parte non vi ringrazio personalmente
perché i ringraziamenti saranno tutti nel prox chap... che posterò domani! Non
vi preoccupate... bene adesso vi lascio e lasciatemi un commentino
se vi è piaciuto!
Con immenso affetto
vostra
AngéleJ