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Autore: Clahp    09/10/2012    2 recensioni
Il ragazzo non ricevette risposta; si girò e si allontanò, di nuovo. Dallo stadio davanti a loro risalivano le urla degli studenti e qualche coro: la partita sarebbe iniziata fra pochi minuti. Ma la ragazza sapeva benissimo che ci sarebbero voluti solamente pochi secondi…
Tre…
Due…
Uno.
«Ehi, Evans.»
Appunto.
«Esci con me oggi?»
Lily sorrise: probabilmente non si sarebbe mai arreso… ma era così divertente giocare a quel gioco, soprattutto ora che lui era una persona così –come dire?-… interessante…

[...Ovvero, la vera storia delLA coppia della saga.]
[Terza classificata al concorso "Science&Faith" di Ciara90]
[L'ultimo loro Halloween, il giorno di Halloween.]
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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31 Ottobre 1978

 

 

31 Ottobre 1978

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Su, su, forza, ragazzi!» urlò la solita voce squillante dell’ometto, che voleva a tutti i costi che quell’operazione riuscisse bene. «Ma quando diamine ci vuole?! E stiamo parlando dei migliori maghi della nostra società, santo cielo…»

Continuò a borbottare e a guardar male gli altri, mentre era alle prese con la macchina fotografica che non voleva saperne di funzionare, neanche con la magia; qualcuno rise, qualcun altro sbuffò, ma tutti continuarono a parlare. Era in corso una festicciola per festeggiare Halloween; non che l’Ordine si concedesse spesso ad eventi così frivoli e con così poca probabilità di morire, ma quella era stata soprattutto un (lieto) pretesto per riunire i membri e fare il punto della situazione.

«Forza, Dedalus, puoi farcela!» urlò Sirius, per poi scoppiare in quella sua strana risata simile ad un latrato. «Prima o poi…»

Dedalus Lux guardò male anche lui, scosse la testa e riprese a borbottare antiche parole in latino. Sirius rise di nuovo; distolse l’attenzione dall’ometto e continuò il suo discorso alla piccola folla creatasi intorno a lui.

«E insomma, vi stavo dicendo… la scorsa settimana io e James ne abbiamo presi tre, e abbiamo avuto anche un incontro parecchio interessante con dei poliziotti Babbani… dico bene, amico?»

Fu la volta di James ridere; quasi stramazzò per la pacca che Sirius gli diede sulla spalla. Si versò ancora da bere e annuì.

«Oh, sì. Si sono presi anche un bello spavento, effettivamente, vedendo tre tizi arrivare in volo su di noi e la loro autobomile animarsi magicamente…» bevve un lungo sorso di vino –sorso immediatamente notato dalla sua fidanzata, che assottigliò gli occhi chiari. Il ragazzo tossicchiò, si stiracchiò e poggiò casualmente il bicchiere sul tavolo; continuò tranquillamente a guardare gli altri in attesa di possibili domande (oh, quanto adorava stare al centro dell’attenzione…).

«E avete fatto uso della magia davanti a loro?» chiese Remus.

«Abbiamo dovuto» rispose James «quei tre sono scesi in volo su di noi, ed eravamo intrappolati fra il muro e quei due poliziotti. Non è niente di grave, sarà intervenuta la solita squadra del Ministero a ripristinare la loro memoria, credo…»

«Statuto di Segretezza, ah! Come se valesse ancora qualcosa!» sbottò Malocchio, che evidentemente aveva fatto di tutto per tenere per sé quel commento fino ad allora. Il suo occhio vibrò su di loro. «Di questi tempi, i Babbani devono ringraziare se sono ancora vivi… figuriamoci se abbiamo il tempo pure per ripulire la loro memoria, quando muoiono maghi ogni giorno!»

Una ben nota sensazione di gelo scese sul gruppetto. Lily continuò a bere il suo succo di zucca tanto per fare qualcosa; ma era incredibile come il freddo attanagliasse le sue viscere così velocemente… Era come se tutti quanti vivessero in una perenne condizione di stasi, di ansia, di attesa; bene o male, chi più o chi meno, tutti i membri dell’Ordine della Fenice aspettavano la morte al varco. Se si congedavano da una riunione, facevano in modo di abbracciarsi il più a lungo possibile o di farsi i migliori complimenti, perché magari sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbero visti; se litigavano, tendevano a chiarire il più presto possibile, perché magari non ne avrebbero più avuto modo; e tentavano di spezzare qualsiasi legame con i familiari, per evitare che venissero coinvolti anche loro… Era questa la vita dell’Ordine della Fenice: ricevere lettere segrete o improvvisi Patronus nel bel mezzo della notte, chiedere anche alla propria madre di identificarsi se bussava alla porta, non fidarsi di nessuno, neanche degli amici più stretti; ed era questo il modo in cui lei stessa viveva da circa quattro mesi.

 

Lei, James, Remus, Sirius e Peter avevano conseguito il M.A.G.O. l’ultimo giorno di giugno; già il primo luglio, tuttavia, erano nello studio di Silente per farsi ammettere in quell’organizzazione segreta. Il loro preside, che naturalmente già sapeva tutto, li aveva accettati con i più vivi ringraziamenti. Sembrava passato così tanto tempo da allora… erano cambiate tante cose. Erano finiti i tempi dei pettegolezzi, delle lezioni, delle partite di Quidditch o delle arrabbiature per un qualche compito in classe: erano adulti, oramai, e come tali da molto tempo avevano deciso di comportarsi. Dal primo luglio erano divenuti membri dell’Ordine a tutti gli effetti: partecipavano alle riunioni, escogitavano missioni, pedinavano Mangiamorte, si trasfiguravano, mandavano Patronus in codice…

Lily tornava a casa sua davvero poco. Aveva raccontato ai suoi genitori la strada che aveva deciso di intraprendere, e aveva promesso loro che avrebbe cercato in tutti i modi di non metterli in pericolo (non era sicura che suo padre avesse capito appieno, per colpa della malattia, ma almeno sua madre, a giudicare dai pianti, aveva afferrato il concetto). Il più delle volte dormiva nel Quartiere Generale stesso dell’Ordine, che era un vecchio edificio in un paesino sperduto distante qualche ora da Londra, inaccessibile a chiunque tranne che a loro, visto che d’altra parte la loro vita oramai si svolgeva sempre lì: il numero di morti era così aumentato che era veramente sconsigliato andare e venire, anche con la Metropolvere, da una casa non protetta magicamente.

La loro vita era angosciante, dolorosa, tormentata e deprimente: non aveva nulla della bellezza descritta così tanto spesso da coloro che frequentavano i College magici… eppure, almeno per i primi tempi, Lily Evans era stata veramente felice. I Malandrini erano le persone più belle che avesse mai incontrato: passava con loro ventiquattr’ore su ventiquattro. Remus era divenuto in breve tempo il suo migliore amico: Lily gli stava vicino nelle notti precedenti la luna piena e gli preparava le pozioni più recenti (era abbonata al Mensile per Pozionisti) per fargli passare il dolore delle trasformazioni; Sirius spezzava la monotonia delle loro giornate facendola arrabbiare o ridere a seconda delle giornate; Peter, be’, ancora non l’aveva inquadrato molto… e poi c’era lui, James, James, James.

James era la sua vita, adesso. Molte volte capitava che Lily ripensasse al passato, ai tempi in cui non poteva sopportarlo, ai tempi in cui si passava la mano fra i capelli solo per lei; e rideva da sola di tutto questo. Quanto tempo era passato… non che ora lo rimpiangesse o che si fosse pentita della sua scelta: essere un membro dell’Ordine della Fenice la rendeva orgogliosa e fiera. Amava quello che faceva, amava combattere per un mondo più giusto; ma il suo carattere leggermente pessimista e malfidato non le lasciava intravedere molta speranza, e di questo se ne era resa conto solo negli ultimi tempi. Del resto, reputava anche una pazzia l’essersi messa con James nel bel mezzo della guerra più grande che la storia del mondo magico avesse mai conosciuto, mentre per giunta erano entrambi membri di un’organizzazione di cui l’alto livello di mortalità era risaputo da chiunque: era una follia, una follia creare un legame così solido come quello che inevitabilmente stava crescendo fra loro…

Era stato James ad insistere: lei era stata scettica già sei mesi prima. Già all’inizio dell’ultimo anno ad Hogwarts Lily sapeva che il suo destino era nell’Ordine: dal sesto anno aveva sentito per caso qualche commento su questa fantomatica organizzazione, e al settimo anno aveva deciso di approfondire chiedendo a professori vari, ricavando sempre insuccessi… finché non aveva scoperto che anche quei quattro ragazzi che aveva iniziato ad apprezzare avevano il suo stesso obiettivo. Sapevano tutto quel che sapevano grazie a James: suo padre, aveva detto, era stato un Auror molto noto che spesso aveva collaborato con l’Ordine… Fu così che Lily aveva iniziato a passare sempre più tempo con i Malandrini (questo nome così sciocco la faceva ridere sempre, ma a loro piaceva così tanto!), ad aspettare con loro la lenta fine della scuola, a passare con loro interi pomeriggi, a rabbrividire con loro alla notizia di nuove morti… e, inevitabilmente, a innamorarsi così follemente di James Potter da buttare all’aria il suo declamato orgoglio, rimangiarsi ciò che aveva pensato di lui in sei anni di compagnia e gettarsi sulle sue labbra nel bel mezzo di uno stupido ballo del Lumaclub… il resto, be’, lo ricordava a tratti, visto la notevole quantità di Burrobirra ingerita da entrambi; sapeva solo che, da quel giorno in poi, chiunque a Hogwarts sapeva che James Potter aveva finalmente raggiunto il suo tanto agognato obiettivo e aveva conquistato Lily Evans. Ancora adesso, se ripensava alle ultime sere della loro vita passate nel Parco di Hogwarts, alle visite alla capanna di Hagrid mano nella mano sotto gli occhi luccicanti di quest’ultimo, o allo sfegatato tifo per le partite di Quidditch che lei sapeva fare così bene, le sembrava quasi un sogno… Ma giugno era arrivato, lento e inesorabile, e con esso la quasi solida consapevolezza che tutto quello sarebbe finito, e che sarebbe iniziata una nuova realtà; era una sensazione così strana, così innaturale, il non tornare più a quella che per tutti loro era stata una casa per tanti anni, e prepararsi ad affrontare il mondo esterno, così crudo, così vero… finché si leggevano sul giornale di morti o di feriti, si pensava naturalmente a qualcosa di tragico, ma non avevano mai pensato che questa cosa sarebbe potuta accadere a loro, così ben protetti da quelle mura e da quel calore e da quella sensazione di essere a casa… era stata una cosa lontana anni luce da loro fino a quel momento, quando si era materializzata di botto con l’arrivo degli ultimi esami che avrebbero mai dovuto sostenere.

Sulle prime, Lily aveva avuto paura. E aveva tuttora una continua, onnipresente, sconcertante paura. Per questo motivo non giudicava saggio l’essersi lasciati andare così tanto con James; e se fosse accaduto qualcosa ad uno dei due, l’altro avrebbe continuato a vivere sia con l’angoscia di questa perdita oltre che con la consueta angoscia che vivevano ogni giorno? James era stato magnifico: era di gran lunga lui il più coraggioso e il più saggio fra i due… ed era strano, non le doleva ammetterlo. All’ombra della grande quercia antistante al lago del Parco di Hogwarts, in una soleggiata giornata di metà giugno, le aveva detto che adesso la sua famiglia erano Sirius, Remus, Peter, e lei, e che non l’avrebbe mai lasciata andare, a costo di patire altri sette anni di rifiuti e di dispiaceri –o a costo di legarle sulla testa altre sette rose blu, insomma.

Ma Lily ancora ci pensava, ogni tanto, se quella era stata davvero una saggia azione… privarsi di lui era la cosa giusta fare… eppure… ogni volta che si baciavano, si guardavano, si sostenevano l’un l’altra in quel periodo così buio, sapeva che l’amava, e che non avrebbe potuto vivere senza di lui. James la trattava come se fosse l’unica donna sulla terra: se Lily gli diceva di non fare qualcosa non la faceva, se obiettava qualcosa le dava ragione, se piangeva (cosa che ultimamente capitava secondo lei fin troppo spesso) la consolava… e se era arrabbiata girava a largo, ridendo e prendendola in giro. Non che la nota arroganza o l’estrema sicurezza di Potter fossero scomparse: semplicemente, si riteneva fin troppo fortunato per permettere di perdersi la rara bellezza che era Lily Evans, e aveva saggiamente deciso di accantonarle un po’. Per forza di cose, in ogni caso, si frequentavano ogni giorno, anche se capitava che spesso non si vedessero per qualche settimana per una missione particolarmente importante o perché lei aveva deciso di rivedere i suoi genitori dopo qualche tempo.

Lei lo amava. Amava il suo sorriso, il suo incredibile buonismo (dopo ben due anni, aveva dovuto dare pienamente ragione a Lupin), il suo coraggio, la sua passione, il suo Boccino che aveva messo via perché aveva capito che dava fastidio a Lily, la sua estrema lealtà… Come poteva vivere senza di lui? Era una situazione contorta, buia, complicata, contraddittoria… erano nel bel mezzo di una guerra, e dovevano ringraziare se la mattina ancora si svegliavano e la sera ancora si coricavano sui materassi buttati a terra; lei amava James, ma non era questa la cosa più logica da fare; amava quel che faceva, ma era in ansia per i suoi genitori, sua sorella o chiunque le volesse bene… e in tutto questo, Lily Evans doveva continuare a tirare avanti. Era passato troppo poco tempo da quando era ancora a scuola; non era mentalmente abituata a un tale salto di routine… che cosa avrebbe dovuto fare…?

«E insomma, chi avete preso? Li avete uccisi?»

La domanda secca e dura di Malocchio la ridestò dai suoi pensieri; ancora una volta, provò una sensazione spiacevole. James sorrise leggermente e abbassò lo sguardo.

«No, solo Schiantati» fu la risposta. Lily sorrise di nascosto: conosceva James così bene che questa risposta era addirittura banale…. «Malocchio, tu lo sai che a me non piace uccidere.»

Moody aprì la bocca deforme e solcata da cicatrici, e fece per rispondere, quando un flash improvviso li folgorò e li accecò per un istante; istintivamente, tutti sfoderarono le bacchette.

«Oh Merlino, ma siete tutti quanti più tesi di un elastico!» commentò Dedalus Lux, scoppiando a ridere. «Era semplicemente il flash della mia macchina fotografica…»

Alcuni risero, altri sbuffarono; Sirius lo mandò tranquillamente in un noto posto.

«Dedalus ha ragione!» squittì Dorcas Meadowes, servendosi ancora da bere e reggendosi il suo vistoso cappello da strega. «Siamo qui per festeggiare, via quei musi lunghi!»

Moody mormorò ancora qualcosa, squadrando lei e il suo bicchiere di vino con fare sospettoso mentre beveva alla sua fiaschetta; si allontanò zoppicando.

«Be’, mi sa che hanno ragione» commentò Remus, ridendo. Sembrava più vecchio degli altri di almeno dieci anni, sebbene nessuno di loro ne avesse ancora venti; aveva profonde occhiaie e un colorito pallido. «Godiamoci almeno questa festa! Anche perché, vedete…» abbassò la voce, controllò che in zona ci fossero solo lei, James, Peter e Sirius, e continuò: «dopodomani ci sarà la luna piena, e così da domani fino a giovedì non potrò esserci…»

Sorrise, leggermente imbarazzato; per qualche minuto nessuno disse niente. Così Lupin se ne andò a parlare con Gideon e Fabian per far loro i più sentiti auguri (a quanto pareva, la loro sorella era incinta del quarto bambino); Sirius e Peter si fermarono a parlare del più o del meno con Sturgis; e Lily e James rimasero soli, ad un angoletto. James si guardò intorno; nessuno li stava guardando… prima che Lily potesse fare qualsiasi cosa, le passò un braccio intorno la vita e la baciò. Il calore di quelle labbra, il solito formicolio alla schiena, la mano di lui annidata fra i suoi capelli lunghi… erano tutto per lei. Ella si rilassò; la preoccupazione di qualche minuto prima sembrava sparita. Si appoggiò sul petto di lui; sembrava sfinita.

«Sei un cretino» bisbigliò. «Ti ho detto che non voglio che la gente ci veda pomiciare qui… Frank e Alice non lo fanno, non vedo perché noi due dovremmo comportarci come ragazzini e…»

Lui era palesemente impegnato a farle il verso; lei se ne accorse appena alzò la testa. Offesa, gli lanciò un’occhiataccia; ma lui sorrise ancora, si aggiustò brevemente gli occhiali e mormorò:

«Ok, ok, scusa.»

Passarono così un altro po’ di tempo, in disparte, mentre Dedalus Lux provava l’ennesimo rullino magico e mentre Hagrid faceva cadere l’ennesimo vaso per via della sua grazia. Lily odiava farsi vedere debole, eppure eccola lì, totalmente inerme, fra le braccia dell’uomo che amava, mentre quasi si faceva cullare da lui… Come diamine faceva James ad essere così forte? Questa situazione le dava fastidio… Si era sempre vantata di essere piuttosto tenace e resistente alle avversità, ed ora eccola lì, che piangeva come una qualsiasi ragazzina…

«Ehi» bisbigliò James nel suo orecchio, quello vicino alla rosa blu che ancora portava «tutto bene?»

Lo disse con un tono piuttosto preoccupato; il suo respiro, come il battito del suo cuore, era aumentato…

Avevano incontrato Voldemort solo un mese prima, ed erano riusciti a sfuggirgli per il rotto della cuffia. Grazie a una soffiata, i membri dell’Ordine avevano scoperto dove si trovassero alcuni Mangiamorte, ma uno di loro aveva chiamato il loro signore… signore che, ironicamente, aveva posto a James e Lily i più vivi complimenti per essere riusciti a scovarli, e che aveva rivolto –con assoluta serietà- a entrambi l’invito a unirsi al loro gruppo. Il rifiuto sprezzante aveva fatto arrabbiare Voldemort più dei suoi seguaci uccisi o del nascondiglio trovato; aveva cercato di ucciderli, ma entrambi si erano preparati a dovere per il duello e lo avevano fronteggiato, finché non erano arrivati gli altri membri dell’Ordine a dar loro manforte.

«Sì… però, James… i suoi occhi…»

Quegli occhi iniettati di sangue erano ciò che la spaventavano più della sua voce roca, delle sue guance incavate o perfino del suo stesso nome; sembravano occhi di un serpente, così mortalmente rossi e verticali e pieni di voglia di uccidere…

«Lily, io…»

Ma non disse niente; sospirò anche lui.

Era una sensazione strana, come avere un gran peso sulle spalle; aver rifiutato l’invito di Voldemort a unirsi ai Mangiamorte era una strana fonte di orgoglio (evidentemente il fatto che entrambi fossero stati gli alunni più brillanti del loro anno era noto anche all’esterno di Hogwarts), ma era come avere un piede nella fossa a neanche vent’anni di età…

«E voilà!» urlò la solita vocetta squillante.

Evidentemente, Dedalus Lux aveva aggiustato l’aggeggio; sorrise tutto contento, guardando ognuno di loro gioioso. James si staccò da Lily, dandole un bacio sulla fronte, piano…

«Su, su, tutti in fila! Facciamo in modo di ricordare questa festa…» continuò l’ometto, eccitatissimo; puntò la bacchetta contro la macchina, che rimase sospesa a mezz’aria.

I suoi colleghi, chi sorseggiando succo di zucca, chi sbuffando, chi ridendo, si avvicinarono alla grande parete in fondo alla stanza, dalla parte opposta al tavolo delle bevande e dei viveri, e si disposero su tre file. Lily prese la mano del suo uomo e si avvicinò agli altri.

«Siamo tutti pronti?» urlò Lux, al massimo del divertimento. «Ordine della Fenice, al mio tre, un bel sorriso…!»

Si misero in posa; c’erano tutti –o almeno, tutti i sopravvissuti. Moody irrigidì le labbra in quello che secondo lui era una manifestazione di felicità; Dedalus Lux fece strani gesti di gioia; Marlene McKinnon, gli amabili coniugi Paciock, la bella Emmeline Vance, Fenwick, Edgar Bones, Sturgis Podmore, Caradoc Dearborn, l’enorme Hagrid con il suo più orrendo panciotto, Elphias Doge e il suo strano cappello, i Prewett, il rozzo Aberforth Silente, Dorcas Meadowes.

«Tre!»

James e Lily cercarono, ridendo, un posto libero; erano tutti occupati, dannazione… Peter fece improvvisamente un gesto verso di loro, quasi implorandoli di sedersi sulle due poltroncine vuote vicino a lui.

James si girò di sbieco verso Lily, le prese la mano e la condusse accanto al buon vecchio Codaliscia.

«Due!»

I due si sedettero; Peter era leggermente più avanti di loro. Be’, o adesso, o mai più… James si girò di scatto alla sua sinistra, lì dove c’era lei. Lily boccheggiò: James aveva sul viso un sorriso mai avuto finora… sorrise di rimando, incurante della situazione.

«Uno!»

«Ehi Lily, mi vuoi sposare?»

Flash!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note, note, note!

 

-(Spero l’abbiate capito!) La scena si svolge il giorno in cui l’Ordine decide di fare la foto mostrata da Malocchio ad Harry in HP 5, cap 9; ci sono tutti i personaggi così come descritti.

 

-La malattia citata di cui soffre il padre di Lily è inventata, ma è per annunciare il fatto che i suoi genitori nel giro di qualche anno sarebbero morti.

 

-I fatti raccontati da James e Sirius sono tratti dal prologo di 800 parole scritto dalla Rowling nel giugno del 2008, racconta di un’avventura notturna di James e Sirius mentre inseguono tre Mangiamorte (testo: http://www.badtaste.it/articoli/il-racconto-inedito-di-harry-potter)

 

-La sorella di Gideon e Fabian Prewett è Molly Weasley; il quarto bambino sono in realtà Fred e George, che sono nati nel 1978.

 

- A proposito dell’aver sconfitto Voldemort tre volte (contenuto di cui si parla nella profezia), JKR dice: “It depends how you take defying, doesn't it. I mean, if you're counting, which I do, anytime you arrested one of his henchmen, anytime you escaped him, anytime you thwarted him, that's what he's looking for. And both couples qualified because they were both fighting. Also, James and Lily turned him down, that was established in "Philosopher's Stone". He wanted them, and they wouldn't come over, so that's one strike against them before they were even out of their teens.” (link: http://www.accio-quote.org/articles/2007/1217-pottercast-anelli.html ) Nella stessa intervista JKR afferma che James e Lily sono stati richiesti da Voldemort come Mangiamorte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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…Ma un commento fa proprio schifo? Soprattutto con i preferiti che aumentano ogni volta.

 

 

 

 

 

 

 

Alla terza parte,

 (…la più tragica)

 

 

Clahp

 

  
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