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Autore: Celyan    09/10/2012    9 recensioni
"Forse la sfortuna aveva deciso di farle visita ancora prima di mettere piede al Castello, nel fatidico giorno in cui si decideva la buona sorte che uno studente avrebbe avuto per tutto il resto dell'anno. O almeno, così si diceva in giro.
Perché l'evidente delusione nel tono del suo presunto salvatore era appena paragonabile a quella provata da lei in quel momento.
-Malfoy.-"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Fools Rush In








I

 L'imprevisto


 





“Le sorprese, come le sfortune,
raramente vengono da sole.”
Charles Dickens








Gran parte del viaggio in treno era trascorso parlando di Quidditch.
Harry e Ron si erano lanciati in avvincenti discussioni di ordine tecnico-tattico, analizzando gli schemi di gioco degli ultimi mondiali con particolare accanimento, lasciandola vagare con la mente quanto più lontano possibile da loro.
Il movimento del treno si era rivelato rassicurante, trascinando la carrozza in un leggero dondolio che l'aveva portata presto ad una pesante sonnolenza, libera da boccini, pluffe e bolidi di qual si voglia forma o dimensione.
Ricordando vagamente il rumore della pioggia che batteva contro il finestrino e lasciandosi andare contro di esso, vinta da un torpore caldo e invitante, non ricordò esattamente il sogno che fece, ritrovandosi a dover lottare contro vecchie immagini a lei famigliari.
Le accadeva sempre più spesso di ricordare particolari e scene indefinite di scontri avvenuti in passato, risvegliandosi poi sollevata e preda di un'insolita tranquillità.
Le accadde anche quella volta, quando dopo diverse ore di viaggio trascorse nella più totale incoscienza, si risvegliò in uno scompartimento vuoto e silenzioso, scuro, privo delle forme famigliari dei suoi amici.
Harry e Ron erano assenti, un vuoto che annullò istantaneamente il suo buon umore, assieme all'improvvisa realizzazione dell'immobilità del treno.
Si guardò precipitosamente attorno, Hermione, scrutando attentamente il panorama esterno del finestrino, senza ottenere il minimo risultato.
Era buio, probabilmente l'ora di cena, momento consueto in cui avevano sempre raggiunto Hogwarts anno dopo anno.
Da quanto tempo potevano essere arrivati?
Aprendo lo scompartimento del treno, ne uscì intabarrata all'interno del caldo mantello che poco prima ancora teneva tra le mani, guardandosi attorno con la bacchetta spianata intenta a fare luce.
Deserto.
Si sarebbe potuto definire un treno fantasma se solo non avesse serbato in lei il ricordo della folla che all'andata si era riversata al suo interno, allegra e festante per il ritorno a scuola e l'inizio dell'ultimo, glorioso, anno.
Cercando di non farsi prendere dal panico, si disse che doveva sicuramente esserci una spiegazione plausibile e logica che giustificasse tutto quello.
Aveva notato la mancanza dei bagagli quasi istantaneamente, potendo così immaginare che gli elfi domestici dovessero essere saliti a bordo per trasportarli al castello.
-Okay, Hermione.- sospirò rivolta a se stessa. -Niente panico. Quando ritroverai Harry e Ron, li ucciderai e tutto tornerà a posto.-
Sangue freddo, era quello il segreto.
Scendendo dalla carrozza si guardò attorno spaesata, osservando a fatica i contorni di alberi e cespugli resi sfocati dalla pioggia battente, avendo inoltre l'impaccio del cappuccio calato sugli occhi.
Un panorama scuro e deserto che non si era mai ritrovata a percorrere sola le si stagliava davanti agli occhi. Tutto a causa di una sua distrazione e dell'ingiustificata assenza di Harry e Ron.
Un velo d'ansia coprì i suoi pensieri, lasciando che solo una minima parte di preoccupazione guidasse i suoi passi verso il sentiero che l'avrebbe portata al Castello, dove avrebbe certamente trovato qualcuno in grado di fornirle spiegazioni.
Con un po' di fortuna avrebbe incontrato Hagrid. O forse Gazza, con annessa Mrs Pur a fianco.
In ogni caso, chiunque le fosse apparso davanti sarebbe stato catalogato come persona amica, rispetto al tetro paesaggio che forniva il parco scolastico in quelle particolari condizioni.
-Merlino, Granger. Sei viva.-
O forse no.
Forse la sfortuna aveva deciso di farle visita ancora prima di mettere piede al Castello, nel fatidico giorno in cui si decideva la buona sorte che uno studente avrebbe avuto per tutto il resto dell'anno. O almeno, così si diceva in giro.
Perché l'evidente delusione nel tono del suo presunto salvatore era appena paragonabile a quella provata da lei in quel momento.
-Malfoy.-

 

***
 

La tela nera copriva a malapena due teste che non avrebbero mai dovuto trovarsi sotto lo stesso ombrello, a percorrere la stessa strada, e condividere la stessa rassegnazione.
Il volto di Malfoy era appena esposto alle intemperie, lasciando solo il mento e la bocca sottile privi di riparo dall'aria fredda della notte, umidi di pioggia e intirizziti dal freddo. Ciocche di capelli biondi s'intravedevano tra le ombre scure del cappuccio, portando una nota di chiarore all'interno di uno spettacolo desolante quanto insolito.
Forse era un bene che gran parte dei loro insulti fossero stati portati via dal vento, lasciando che solo le più alte parole di incredulità e oltraggio riuscissero a raggiungere l'orecchio dell'altro.
-Avrei dovuto immaginare c'entrassero i tuoi!-
Slytherin.
-Ancora prima di arrivare ad Hogwarts!- rimarcò oltraggiata, Hermione, intenta a gesticolare e spruzzare piccole gocce sopra la pregiata stoffa che avvolgeva l'intera figura di Malfoy. Una figura incredibilmente alta e longilinea, dalle spalle più larghe di quelle che lei fosse in grado di ricordare dall'anno precedente.
-In quanto Caposcuola avresti dovuto evitare tutto questo, non prendervi parte.-
-Non ho ancora acquisito l'abilità di essere in due posti allo stesso tempo, Granger, e per quanto difficile possa essere da credere, non ero presente al momento. Cosa di cui non possono vantarsi Potter e Weasley.-
Un classico.
Si era addormentata nella più totale fiducia di ritrovarli al suo fianco nel momento preciso del suo risveglio, ma la malevola indole di cui erano dotati per cacciarsi nei guai aveva stravolto ogni piano.
O più probabilmente, era stato un gruppo di Slytherin che aveva deciso di dare una lezione al più grande dei fratelli Canon: Colin.
Un ragazzino vivace, dallo sguardo curioso e un po' ingenuo, avido di sapere ed elargire troppo platealmente ogni sua scoperta, in attesa di lodi e carezze tanto quanto un cucciolo di puffola pigmea.
Deprecabile, a volte, ma pur sempre un mago facente parte della schiera Gryffindor e che, di conseguenza, aveva immediatamente trovato supporto nelle figure più grandi dei suoi compagni di casa, tra cui Harry, Ron, Ginny e Neville. Almeno, stando al racconto di Malfoy. Parole, le sue, che un'incontrovertibile legge poneva sempre e comunque in discussione, in mancanza di prove tangibili e certe.
-Da ciò che tu stesso hai detto, non sono stati loro a iniziare. Ed è ormai assodato quanto i tuoi compagni possano essere persuasivi con studenti più piccoli e indifesi.-
Nel mondo babbano si sarebbe chiamato bullismo, ad Hogwarts era mera legge di sopravvivenza, in quanto ciascun mago o strega aveva le stesse possibilità di attacco o difesa con una bacchetta in mano. Il tutto stava nel saperla utilizzare.
-Infatti è stato Canon e iniziare, intrufolandosi all'interno del nostro vagone e origliando conversazioni che non lo riguardavano in alcun modo.-
Un punto per lui, che però Hermione non aveva intenzione di cedergli facilmente.
-Cosa può avere origliato di così importante? Forse il nome dell'ultimo Prefetto corrotto che ha avuto scambi di denaro con te, Malfoy, per fornirvi alcool di contrabbando? Le voci girano. E in ogni caso, credevo avessi detto di non essere presente.-
-Le voci, per quanto mi riguarda, sono vecchie.- la blandì, come a voler correggere un errore grammaticale di infima importanza. -Inoltre, Blaise era presente e mi ha riferito l'accaduto nei minimi dettagli.-
Erano quasi arrivati, pronti a gettarsi sotto l'arcata maggiore che precedeva i gradini dell'ingresso scolastico.
-Molto bene.- annuì compita Hermione, per nulla intimorita dall'atteggiamento marziale sfoggiato dallo Slytherin. -Vorrà dire che attenderò di essere informata dei fatti direttamente da Harry.-
Quella sarebbe stata una perfetta occasione per sminuire la credibilità del non menzionato Weasley, sottolineandone la goffaggine e palese inutilizzo di materia grigia, ma la presenza incombente di Gazza sulla soglia del portone fu in grado di inibire qualsiasi parola stesse per uscire dalla bocca di entrambi.
-Credevamo foste morti.-
Un miagolio che aveva tutta l'aria di appartenere ad un essere in agonia diede man forte alla gentile affermazione del custode scolastico. Uomo dai lineamenti spigolosi e scarni, sormontati e circondati al tempo stesso da una lunga capigliatura unta e rada, color topo.
Una descrizione ambivalente, sia per lui che per la gatta, piegata sulle zampe posteriori e pronta a far scintillare i due occhi più rossi che Hermione avesse mai visto.
Non lo aveva mai ammesso davanti a nessuno, ma durante il suo primo anno Gazza e Mrs Pur erano stati in grado di spaventarla a morte anche solo con la loro ombra.
-Ho recuperato la Caposcuola Granger, puoi chiudere il portone e tornare ai tuoi compiti.-
Un verso di scherno fece eco all'ordine di Malfoy, mostrando quanta tolleranza fosse in grado di esercitare Gazza verso gli studenti che ogni giorno gli ruotavano attorno, non evitandolo mai abbastanza.
E altrettanta forza venne espressa nel menefreghismo adottato da Malfoy, troppo impegnato ad ignorare simili atteggiamenti d'insubordinazione per degnare il magonò di una risposta. Molto probabilmente, un purosangue privo di poteri non veniva classificato, dallo Slytherin, come essere degno di normale considerazione. Anche se, a onor del vero, era realmente difficile dispiacersi per Argus Gazza.
-E tu potresti fare mostra di un minimo d'educazione.- lo ammonì Hermione, seguendolo passo passo lungo il percorso che li avrebbe portati all'ufficio di Silente, lasciandosi alle spalle un gatto furioso e un uomo meditante indicibili punizione corporali.
-Ritengo di essere stato sufficientemente educato nel limitarmi ad un eloquente silenzio.-
Improvvisamente, la magniloquenza di una simile risposta, articolata in modo del tutto maturo, le bloccò le parole in bocca, lasciandola interdetta e stupefatta a chiedersi in quale contesto avesse potuto assimilare una simile sagacia.
-Il silenzio a volte è peggiore delle parole.-
-Evidentemente non per te, Granger. Se ti dessi dei soldi la smetteresti di annoiarmi con il tuo incessante ronzio?-
-In questo caso opterò io per un educato silenzio, risparmiandoti la fine ubicazione che troverebbero i tuoi galeoni.-
-Li farai mangiare a poveri volatili appositamente creati da te, Mezzosangue? Le voci girano.-
Sicuramente sarebbe stato indelicato esprimere con chiarezza cosa aveva iniziato a girare a lei, facendogli inoltre capire di aver toccato un nervo scoperto.
-Per quanto mi riguarda, le voci sono vecchie.-
Inutile ed infantile. Ma in quel momento, per un breve attimo, le era sembrato di vitale importanza il chiarire la sua posizione di ragazza matura.
Hermione Granger era al di là di ogni dubbio e sospetto, Caposcuola eccellente e dalla fama impeccabile. Una reputazione che aveva tutte le intenzioni di mantenere.
Il resto del percorso trascorse nel più totale silenzio, lasciando che sbuffi sommessi e passi calcati su pietre innocenti s'impregnassero di nervosismo malcelato e intolleranza manifesta.
In qualità di Caposcuola, lei e Malfoy avrebbero dovuto prevenire simili gesti di villana presa di potere da parte di comuni studenti, troppo su di giri per limitarsi ad una banale discussione verbale, invece la situazione era stata priva di controllo e incrementata dalla partecipazione di Prefetti come Ronald Weasley.
Ron. Oh, l'avrebbe sentita.
Tutte le rassicurazioni del mondo non sarebbero bastate a privilegiarlo della sua fiducia in campo scolastico. E indenne non ne sarebbe uscito nemmeno Harry, il quale aveva sempre avuto l'implicito compito di tenere d'occhio l'amico.
-Hermione!-
Di nuovo padrona della realtà, si scosse il tanto necessario per rendersi conto di essere a un passo dalla schiena di Malfoy che, immobile, sostava davanti al Gargoyle a guardia dell'ufficio di Silente.
-Sveglia, Granger.-
Il contrasto tra le due voci risultò abbagliante, andando al di là della semplice distinzione tra maschile e femminile.
Poche persone, infatti, erano in grado di utilizzare un disprezzo simile a quello che Malfoy era sempre pronto a manifestarle, tanto quanto sapeva essere palese l'affetto in ogni parola detta da Ginevra Weasley.
-Ginny, eri presente anche tu?-
Il nemmeno troppo vago tono di rimprovero diede tutto il tempo alla rossa di pentirsi nell'essere uscita allo scoperto proprio nel momento sbagliato.
-Certo. Ero con i ragazzi quando Colin è stato brutalmente aggredito.- asserì Ginny, assicurandosi di calcare le ultime parole a mo' di palese accusa nei confronti di Malfoy, sempre parte del problema e possessore di responsabilità. -Non potevamo certo rimanere in disparte mentre veniva malmenato.-
-Se per voi Gryffindor un paio di strattoni e qualche parola di scherno significa essere malmenati...-
-Per tua informazione, Malfoy, significa esattamente questo.- intervenne Hermione, prevenendo una più volgare risposta di Ginny, o forse salvando il biondo da una fattura orcovolante che li avrebbe messi nei guai.
Dedicandole una particolare smorfia di scherno e disgusto, il Caposcuola Slytherin si premurò di sfiorarle leggermente la spalla nel suo sprezzante movimento volto a lasciarsi alle spalle tanta sporcizia. Un tipico segno di disprezzo privo di forza o violenza, in grado di esprimere tra le righe il disgusto per un contatto maggiore.
Evidentemente, esistevano persona che nascevano già dotate della particolare capacità di ferire il prossimo nei modi più disparati.
Sussurrando una parola d'ordine terribilmente simile a “liquirizia”, Hermione osservò il biondo salire le scale con estrema decisione, per poi scomparire silenziosamente nel punto in cui la scala a chiocciola curvava.
-Un giorno non potrà più permettersi di fare il gradasso.- masticò tra i denti Ginny, avvicinatasi ad Hermione.
I capelli rossi scarmigliati erano un'evidente prova degli attimi confusi in cui era stata coinvolta, assieme al mantello che cadevo di sbieco su una spalla e la camicia stazzonata.
-Non preoccuparti di lui.- scosse la testa Hermione -Piuttosto, dimmi velocemente come sono andate le cose, devo raggiungere Malfoy e presentarmi a Silente.-
-Harry, Ron e Neville sono ancora di sopra.- disse Ginny, indicando con un cenno del capo la scala su cui era scomparso Malfoy -Anche Zabini, la Parkinson, Tiger e Goyle. Sono stati i due scimmioni a malmenare Colin gettandolo letteralmente fuori dallo scompartimento, ce lo siamo visti atterrare ai nostri piedi. E quando Neville lo ha soccorso, sono usciti altri Slytherin... si è creata una certa folla, poi sono spuntati Harry e Ron a cui si sono uniti anche Dean e Seamus, è volato qualche incantesimo ma non si è fatto male nessuno. O almeno, nulla di grave.-
-Cosa Merlino ci faceva Colin vicino al vagone Slytherin?- chiese incredula Hermione, convinta che simili situazioni si sarebbero potute evitare facilmente lasciando un sostanziale spazio fisico tra Slytherin e Gryffindor.
-Non ne ho idea.- sbuffò Ginny. -Non vuole più parlare e si ostina a guardare Harry implorante, come se potesse tirarlo fuori da questa situazione. In ogni caso, deve aver sentito qualcosa di così interessante da farlo diventare un bersaglio.-
Perfetto. Davvero perfetto.
-E tu non sei stata convocata?-
-No, mi sono dispersa con gli altri studenti all'arrivo dei professori, la McGranitt e Piton hanno radunato solo quelli che ancora si stavano accapigliando.-
Si stava sentendo male, forse il battito cardiaco accelerato era una prova concreta di un possibile attacco di cuore, quello che le avrebbe inflitto la McGranitt nel rimproverarla per non essere stata presente.
-E si può sapere dove diavolo era Malfoy?-
-Non ne ho idea, io non bado a Malfoy.-
-Nemmeno io, ma da qualche parte doveva pur essere, non è ammissibile che mancassimo entrambi.-
-Dovreste organizzare i vostri impegni.- suggerì Ginny, con un vago sorriso in volto -Così sapresti esattamente quando evitarlo.-
-Posso evitarlo relativamente poco viste le mansioni che saremo costretti a compiere insieme. Dannazione.- sospirò infine, tremendamente conscia che quell'anno sarebbe stato un lungo calvario di sopportazione e insulti non detti.
-Torna in Sala Grande, Ginny, ci vediamo più tardi.-
Un cenno affermativo del capo e la rossa se ne andò, facendo ondulare i lunghi capelli rossi a ritmo del passo deciso che aveva acquisito da lì a pochi anni, letteralmente irriconoscibile dalla ragazzina del primo anno, timida e ansiosa, che ancora spuntava nei suoi ricordi.
Scuotendo la testa e concentrandosi nuovamente su qualcosa di concreto e importante, Hermione osservò le scale per una frazione di secondo, prima di salirvi, preannunciando a se stessa quanto sarebbe stato difficile fare fronte ad una simile situazione immediatamente dopo l'arrivo ad Hogwarts, fresca di nomina e rinnovata fiducia.
Se non fosse stata vigile, come sempre, avrebbe trascurato di notare la figura di Malfoy poggiata al muro, proprio dietro la curva che nascondeva il resto dei gradini. Un sussulto e un fievole grido di sorpresa non furono sufficienti a farle guadagnare un paio di scuse dal ragazzo che ora la stava guardando con palese divertimento.
-Credevo fossi salito, Malfoy.-
Rendersi conto che le orecchie indiscrete del Caposcuola avevano ascoltato la conversazione appena conclusa fu piuttosto imbarazzante, mettendola incredibilmente a disagio e lasciandola a chiedersi se avesse detto qualcosa di inappropriato. O se l'avesse detto Ginny, ma la domanda divenne superflua una volta che Malfoy aprì bocca.
-Non organizzeremo i nostri impegni, Granger.- iniziò intransigente, lasciando che un'insolita vena gli pulsasse sul collo in modo estremamente visibile. -Come non ho nessuna intenzione di dirti dove vado, quando e con chi. Ovviamente pretendo che tu ti comporti allo stesso modo e mi ignori quanto più possibile. Perché nemmeno io bado a te.-
Aveva sentito ogni cosa.
-Inoltre, se può risollevare la tua triste giornata, ero in bagno durante l'accaduto. E se stai per protestare riguardo la mancanza di testimoni, be' ti sbagli.-
-Per tua informazione, Malfoy, è a me che non interessano i tuoi programmi giornalieri. Non mi interessa cosa fai, quando lo fai e con chi lo fai, quest'ultimo punto in particolare, quindi sentiti obbligato a saltare spiegazioni e inutili convenevoli che potrebbero seriamente nausearmi.-
Salire di un gradino, nel pronunciare quell'efficace discorso, la fece sentire più forte. Guardare Malfoy negli occhi, all'altezza giusta per sottolineare quanto fossero privi di differenze, fu il traguardo di quella triste giornata non ancora finita.
Con ogni probabilità, il cipiglio seccato del biondo Caposcuola avrebbe preso forma di insulti, lanciati a raffica da una bocca oltraggiata e priva del minimo senso di cavalleria, se solo qualcosa di ancora più imbarazzante non avesse deciso di travolgerli.
-Signorina Granger. Signor Malfoy.-
Hermione, in quel momento, fu sicura di vedere chiaramente le dita di Malfoy graffiare ostentatamente le pietre delle mura ricurve che li circondavano, tanto quanto fu certa di stare tremando in modo così evidente da essere imbarazzante.
-Professoressa McGranitt... ci scusi. Noi stavamo arrivando, ci siamo solo fermati a discutere... su...-
-Ho sentito perfettamente.-
L'ombra intransigente della Professoressa di Trasfigurazione si stagliava su di loro come una condanna, mettendoli a parte, con un solo sguardo, della certezza di averli sentiti discutere animatamente sulle scale, poco prima di un incontro con il Preside.
Un incontro dovuto a fini disciplinari, appena infranti da chi aveva il compito di mantenere ordine.
-I nostri compagni sono già stati rimandati nei dormitori?-
Inaspettatamente, fu Malfoy a riprendere la situazione in mano per primo, voltandosi verso la donna e salendo spavaldo un paio di gradini, come se non fosse accaduto nulla di inappropriato.
-No, Signor Malfoy. Ma li raggiungeranno ora. In qualità di Caposcuola, parleremo con voi separatamente.-
Telegrafica.
La McGranitt raramente parlava a quel modo, del tutto libera di esprimere schietta e oltraggiata una quantità di rimproveri e punizioni invidiabili.
Quel suo contenersi non era buon segno.
Molto probabilmente l'orrore l'aveva sopraffatta, lasciandola priva di parole e carica di rimproveri a cui non avrebbe dato voce in luogo pubblico.
-Cosa state aspettando? Salite.-
Ingoiando ansiosa amarezza, Hermione si prodigò nello spintonare Malfoy di lato, passandogli avanti con cortese noncuranza e limitandosi a rivolgergli un solo sguardo di muto rimprovero, come a volerlo incolpare di quella finale stoccata alla loro serietà.
E quando già la mente della Caposcuola vagava nell'imbarazzo più totale nel presentarsi davanti a Preside, Professori e studenti, la porta dell'ufficio di Silente si palesò ai loro occhi, sorvegliata dal  Professor Piton.
-Vi siete degnati di raggiungerci, vedo.-
Volto pallido e scuri capelli cascanti, Severus Piton, ovvero Professore di Pozioni e Capocasa Slytherin, poteva vantare tanta fedeltà alla sua razza, quanto potesse vantarne Minerva McGranitt, Professoressa di Trasfigurazione e Capocasa Gryffindor.
Uno scontro al vertice, sarebbe potuto definirsi, se solo il disappunto sui due volti non collimasse a tal punto da temere un'inaspettata alleanza.
-Entrate.- riprese Piton -I vostri compagni ci salutano qui.-
Ritrovare i volti arrossati di  Harry, Ron e Neville fu naturale per Hermione, tanto quanto lo fu per Malfoy portare tutta la sua attenzione su Zabini, Tiger, Goyle e la Parkinson.
Ognuno pensava ai suoi, questa era la regola.
Il mantello strappato di Neville era ormai irrimediabilmente compromesso, tanto che piuttosto di tentare un incantesimo sarebbe stato preferibile trasfigurare qualcosa di nuovo. Il volto pallido, oltretutto, veniva macchiato da un livido viola all'altezza dello zigomo destro, già protuberante e dolorosamente gonfio.
Harry e Ron lo affiancavano ciascuno da un lato, rispettivamente feriti da piccoli tagli al volto e sporcizia fangosa imputabile a rovinose cadute all'esterno di Hogwarts. Eventi che non avevano ovviamente risparmiato gli occhiali di Harry, spezzati in due e ancora stretti tra le sue mani.
Mosso un passo verso di loro, fu la McGranitt stessa a fermarla, utilizzando un imponente cenno del capo. -Non ora, Signorina Granger.- E tornando ad osservare la consueta combriccola, li congedò seccamente.
Una bizzarra sfilata si creò sotto i loro occhi, accentuando maggiormente lo scambio di occhiate che non rivelarono altro se non promesse di vendetta e conti solo momentaneamente sospesi.
Blaise Zabini, relativamente incolume e colpevole unicamente di sfoggiare un solo livido all'altezza della tempia sinistra, intercettò lo sguardo di Malfoy, indirizzandogli un breve sogghigno a mo' di rassicurazione. I capelli corvini disordinati, s'accordavano perfettamente alla camicia sporca di sangue, evidentemente non suo, e alla fanghiglia seccatasi lungo il contorno delle scarpe.
Ragazzo di una certo fascino, dicevano le sue compagne, ma di fronte al sorriso sprezzante che le rivolse una volta accortosi del suo sguardo, Hermione riuscì solo a definirlo di una certa strafottente maleducazione.
Solo quando Tiger e Goyle cercarono di passare simultaneamente dalla porta riuscirono ad attirare l'attenzione generale, consistente in diverse battute accuratamente non sussurrate di Ron e un evidente sospiro di mancata fede in Malfoy, probabilmente rassegnato alla sola presenza di muscoli in quei corpi dalla voluminosa consistenza.
-Gregory, cedi il passo a Vincent o non ne usciremo.-
Sagace suggerimento, approvò per un attimo Hermione, il necessario per ricordarle che a parlare era stata Pansy Parkinson. In perfetta uniforme scolastica e pettinatura a caschetto sempre di moda, la brunetta Slytherin attese che il passaggio si liberasse, prima di scoccare uno sguardo duro a Malfoy e sparire dalla vista di Professori e Caposcuola.
I tre Gryffindor furono gli ultimi a scomparire oltre il buio delle scale, osservandosi complici e silenziosamente promettendosi di affrontare il discorso più tardi.
-E ora, a noi Signori.-
L'anziana voce del preside, rauca e gentile, li colpì alle spalle nel momento esatto in cui la McGranitt gli si affiancava e Piton chiudeva la porta.
 

 
Il silenzio carico di tensione che andò a pervadere la stanza, insinuò nella mente di Hermione la convinzione di non essere al corrente di tutti i particolari dell'accaduto, come invece lo era Malfoy.
I due erano seduti su due sedie così vicine, che i braccioli accostati permettevano accidentali contatti con estrema facilità.
Di fronte a loro, Silente li fronteggiava apparentemente tranquillo, avvolto in una lunga tunica turchina e dalle sfumature piuttosto stravaganti. La lunga barba bianca smorzava quella tonalità di colore quasi abbagliante, rendendolo una figura aurea e temibile, di quella misteriosa forza che infondeva rispetto e dedizione davanti a simili caratteristiche.
Gli occhiali a mezzaluna, ingrandivano parzialmente due pupille saldamente piantate nella loro direzione, come se fosse il Preside stesso ad aspettare un primo passo da loro.
Per diversi secondi sperò che fosse Malfoy a dire qualcosa, ad aprire un argomento ancora troppo vago nella mente di lei, forgiato a immagine e somiglianza di ricordi Gryffindor frammentati e troppo imprecisi per poterle dare un quadro completo della situazione, ma quando si accorse che lo Slytherin sarebbe stato disposto a passare l'intera nottata nell'ufficio dell'anziano mago a costo di non abbordare per primo l'argomento, allora Hermione prese il coraggio a due mani, evitando accuratamente qualsiasi tipo di sguardo rivoltole dalla McGranitt e Piton, rispettivamente ai due lati del preside.
-Professore...- indugiò -Sono stata solo parzialmente informata dei fatti. Posso chiederle l'esatta causa dell'incidente che ha visto come protagonista Colin?-
Il verso di scherno in cui si produsse Malfoy fu un chiaro singulto di derisione nel silenzio della stanza circolare. Un segno di irrispettosa presa di posizione davanti alla quale Piton, come da aspettativa, non reagì, limitandosi ad elargire al suo pupillo una vaga occhiata di quello che doveva indubbiamente essere stupore.
E se il Preside fu l'unico ad esporre il suo divertimento con un chiaro sorriso, la McGranitt non ritenne di aderire alla linea di condotta adottata dai colleghi.
-Vuole un tè, Malfoy? Le fa male la gola, per caso?-
Oh, qualcosa gli doleva nel profondo. Un fascio di nervi per cui ancora nessuno aveva potuto nulla, se non ingrandire esponenzialmente il grado di irritazione che aveva deciso di prendere stabilmente asilo nella sua vita.
-Sto benissimo, la ringrazio Professoressa.-
Hermione pensò fugacemente che se fosse stata lei a parlare in quel modo a Piton, utilizzando lo stesso tono svagato e palesemente disinteressato, sarebbe immediatamente stata declassata. Da Caposcuola a Prefetto in meno di una settimana.
Ma a Draco Malfoy queste cose non capitavano. E non capitavano grazie alla benigna influenza di Piton, che a sua volta poteva vantare un certo credito agli occhi di Silente.
A Hogwarts, tutto girava attorno a semplici meccanismi di quel genere. Conoscenze, magie, affetto...
Persino l'altalenante supremazia tra Gryffindor e Slytherin era culminata nella loro nomina simultanea, evento che avrebbe creato una lotta definitiva tra le due case.
-Volevo solo ribadire.- continuò Malfoy, come se in quel lasso di tempo si fosse concesso una breve pausa -Che ho già provveduto ad informare la Caposcuola Granger.-
-Non posso negarlo.- acconsentì Hermione -Ma è comunque un tipo di riassunto troppo vago, in cui, per altro, Colin ne esce come unico responsabile.-
-Dovrai pur ammettere che nessuno Slytherin si è mai avvicinato al vostro vagone.-
Oh, stavolta lo guardò chiaramente, rinfacciandogli con un solo sguardo diversi episodi imbarazzanti che lo avevano avuto come protagonista, del tutto perdente. Tanto da costringergli a precisare -Non quest'anno, almeno.-
-Io non posso saperlo.- sottolineò Hermione, testarda.
-Certo che non puoi. Non eri presente.-
-Oh, senti questa! Nemmeno tu lo eri.-
-Basta così.-
E se prima il vago sentore di essere nei guai era stato capace di inibirli, ora la situazione era addirittura peggiorata per loro diretto intervento.
Tornando a concentrarsi sulla bianca barba del Preside, Hermione optò per un silenzio immediato condito da uno sguardo di puro, quanto iroso, pentimento.
Dal canto suo, Draco Malfoy aveva ben pensato di sfoderare la sua miglior espressione annoiata dai complicati problemi del mondo, che a meno di imminenti ripercussioni personali, non lo riguardavano.
Una bugia.
La migliore finzione che fosse stato in grado di compiere da anni.
Perché lui sapeva.
Sapeva benissimo.
-I vostri litigi non sono un bene.- riprese severa la McGranitt -Non solo per voi stessi, ma per gli incarichi che la vostra nomina vi impone di compiere insieme. Questi incarichi, si riflettono inoltre sulla popolazione studentesca e oggi abbiamo chiaramente visto le conseguenze di una mancata collaborazione. Esigo, che simili spettacoli non si presentino mai più sotto i nostri occhi o saremo costretti a rivedere le scelte da noi compiute quest'estate. Mi sono spiegata?-
Sufficientemente, il necessario per persuadere i due Caposcuola che scene simili non si sarebbero mai più svolte sotto i loro occhi, ma ben lontane da qualsiasi autorità.
-Si.-
-... si.-
-In via del tutto eccezionale.- subentrò Piton -Non verranno presi provvedimenti su entrambi voi, nonostante la vergognosa mancanza. Lo stesso, non potrà dirsi per i vostri compagni.-
E la dolorosa vena di stizza che traspariva dalle sue parole, chiarì perfettamente che gli Slytherin, seppur ritenendosi parte offesa, non avrebbero scampato la punizione inflitta.
-Le due rispettive case, Gryffindor e Slytherin, partiranno con uno svantaggio di centocinquanta punti nella gara delle case. Centocinquanta punti, che dovranno essere recuperati, specificatamente, dagli stessi ragazzi presenti alla rissa, quelli che materialmente hanno scagliato offese e ferite. In quanto al gruppo di studenti accalcatisi attorno a loro, avranno la consapevolezza di dipendere dalla sagacia di studenti come Paciock.- concluse Piton.
-O come Tiger e Goyle.- precisò la McGranitt, pur sempre decisa a non vedere declassata la casa di cui era a capo.
Centocinquanta punti.
Centocinquanta.
Nessuno al Gryffindor avrebbe preso la notizia con spirito di accettazione.
E spiando l'espressione di Malfoy con un discreto sguardo di sbieco, Hermione comprese velocemente che nemmeno a Slytherin sarebbe stato facile riportare la notizia.
-Non possiamo fare nulla per impedirlo?-
La parola esatta, pensò Hermione, sarebbe stata “rimediare”, ma Malfoy doveva avere particolari concetti di espressione totalmente inadeguati al momento.
-No, Signor Malfoy.-
Questa volta fu Silente in persona a parlare, fissandoli bonariamente e con una dose di divertimento in volto assai allarmante.
Spesso aveva guardato Harry a quel modo, prima che qualche avventato colpo di fortuna, o destino abilmente manovrato, salvasse loro la vita. Nonché quella di altre persone.
-E credo che lei sia perfettamente al corrente del motivo.-
Stringendo l'orlo della gonna scozzese tra le mani, Hermione si chiese retoricamente per quale motivo non fosse sorpresa di una simile frase, seppur pronunciata da Silente.
-Cosa intende?-
Hermione comprese di essersi accidentalmente trovata coinvolta in qualcosa che avrebbe richiesto gran parte delle sue energie e sanità mentale messe insieme, molto probabilmente unite per riparare a un danno commesso dal Caposcuola Slytherin.
-Che sta succedendo? Di cosa è al corrente, Malfoy?-
Persino il silenzio ostinato di Malfoy era divenuto del tutto trascurabile se paragonato al spasmodico stringersi delle labbra della McGranitt e all'espressione di vaga derisione di Piton.
-Devi sapere, Signorina Granger, che Hogwarts è stata oggetto di un inusuale, quanto onorevole invito, da parte di una delle più antiche e riservate scuole di magia. Grimlore. Il Preside della struttura ha ritenuto opportuno contattarci per proporre un vantaggioso incontro tra le due scuole.-
Del tutto spiazzata da una simile rivelazione, Hermione non poté fare altro che osservare il Preside, sfoggiando la più sciocca espressione incredula che avesse mai adottato.
-Da che ho memoria, Grimlore è situata nel folto di un'antica isola britannica: Blackwood.- la informò il preside, dando prova di una sbadataggine casuale assai poco credibile. -Ma non è questo che importa. Sin dalla sua fondazione è sempre stata aperta ad un esclusiva studentesca Purosangue, particolare che credo abbia influito sulla fuga di notizie di cui io e il preside Grendel siamo venuti a conoscenza. Credo che alcune delle nostre più illustri famiglie abbiano ottime conoscenze nella vecchia scuola. Probabilmente è esattamente questo che il minore dei Canon è riuscito a scoprire. Non è così, Signor Malfoy? -
-E' così Preside.-
Per un fugace attimo, gli occhi grigi del ragazzo andarono in cerca della cupa espressione di Severus Piton, immobile al fianco del Preside a mo' di guardia reale, pronto a manifestare tutta la sua fedeltà.
In ogni caso, fu uno sguardo che non venne ricambiato in alcun modo apparentemente comprensibile, dando l'impressione ad Hermione che un muto dialogo si stesse svolgendo sotto i loro occhi e accanto alle loro orecchie. Qualcosa di invisibile e inudibile che decise le seguenti battute di Malfoy.
-Mio padre non ha saputo spiegarmi con precisione le intenzioni dell'iniziativa, se non che alcuni dei nostri studenti dovranno partire alla volta di Grimlore, e che altri ne arriveranno ad Hogwarts. In quanto Caposcuola, non ritengo opportuno lasciare Hogwarts in contemporanea con la Granger, se dovessimo mancare entrambi sarebbe un problema.-
-Questo.- intervenne la Professoressa Mc Granitt -E' un nostro problema, Signor Malfoy. L'evento è già stato accettato e pianificato nei minimi dettagli.-
-Un momento.- s'intromise Hermione -Per quanto tempo è inteso un simile trasferimento? Oltretutto non credo di essere stata informata preventivamente di un mio spostamento, senza la minima conoscenza dei fatti.-
-Nessuno mi pare abbia menzionato una vostra partenza in qualità di studenti volontari.- li gelò Piton con tono seccato. -Ma, in qualità di Caposcuola, vi recherete a Grimlore per compiere le dovute presentazioni, accompagnati dal sottoscritto e dal Preside Silente in persona.-
Smarrita e travolta da eventi inaspettati, Hermione cercò con lo sguardo un aiuto o un chiarimento da parte della Professoressa McGranitt, che a quel punto, risultava evidente rimanere ad Hogwarts in qualità di Preside pro tempore.
-Il viaggio è già stato organizzato.- intervenne la donna – La vostra permanenza durerà sette giorni, in modo da non ledere la preparazione degli esami finali. Sarà una visita di rappresentanza, la vostra, da cui mi aspetto massima serietà e un comportamento impeccabile. Non saranno ammesse irregolarità di alcun genere, nemmeno la minima effrazione al loro regolamento scolastico, assai simile al nostro e con cui, mi sembra di ricordare, abbiate entrambi illustri precedenti.-
-Ma, Professoressa...-
-Nessun ma, Signorina Granger, mi aspetto grandi cose da lei.-
E la smorfia di scherno sul volto di Malfoy non fece che ingigantirsi, constatando per l'ennesima volta come da lui non ci si aspettasse grandi cose, ma le basilari azioni di rispetto e obbedienza. Ovvero, atteggiamenti di noioso bon ton e ridicola giustizia. Per non menzionare, oltretutto, la tanta puerile onestà.
-In ogni caso, mi è parso di capire che chiunque altro voglia partecipare all'iniziativa possa farlo in modo volontario.-
-Esattamente, Signor Malfoy.- annuì Silente. -Ripristineremo il Calice di Fuoco per questa partenza straordinaria, fra un mese esatto, in modo che sia possibile concludere il tutto in concomitanza alle vacanze invernali.-
-E quando dovremmo partire, noi?-
-Tra una settimana. Per ora, è tutto.-
Passarono diversi secondi prima che uno dei due Caposcuola fosse in grado di muoversi, rinunciando ad un colloquio che avrebbe avuto il potere di chiarire ulteriori quesiti. O almeno, così pensava Hermione.
Fu Piton ad aprire loro la porta, esibendosi in uno scatto di pura irritazione  deciso a troncare un incontro che, in tutta evidenza, non avrebbe dovuto svolgersi in quel momento. E con un ultimo cenno del capo rivolto a Silente e ai due rispettivi Capocasa, Hermione Granger e Draco Malfoy lasciarono l'ufficio del Preside in possesso di una maggiore irritazione rispetto a quella vantata solo pochi minuti prima.

 
***
 

Sfortunatamente, il bivio che li avrebbe portati a dividersi per raggiungere le rispettive sale comuni era ancora lontano, costringendoli così ad una forzata compagnia per almeno qualche altro minuto, considerato scomodamente di troppo.
Malfoy precedeva Hermione di qualche passo, quasi a volerle sfuggire, prima che l'inopportuna curiosità della Gryffindor destasse in lei domande che non avrebbe mai dovuto porre, ma che invece avrebbe sottoposto alla sua pazienza con la massima noncuranza.
Il mantello ondeggiante alle spalle del ragazzo era quasi un invito a mantenere una certa distanza, dissuadendo così ogni invito alla comunicazione e possibile, quanto insana, voglia di interagire con lui.
-Senti Malfoy, se sai qualcosa di più riguardo a questa storia, voglio che tu me lo dica.-
Chiara e coincisa, la voce di Hermione Granger sembrò impartire un ordine al ragazzo che di fronte a lei non accennava nemmeno a fermarsi per risponderle, limitandosi a voltare brevemente il capo per rivolgerle uno sguardo sprezzante.
-Parlo con te, Malfoy. Sei pregato di fermarti e rispondermi.-
-Allora inizia pure a pregarmi, perché per quanto mi riguarda non sono affari che ti riguardano.-
-Se qualcuno decide che io debba partire con te per un'isola di cui non ricordo nemmeno il nome, perdonami ma credo sia una cosa che mi riguarda incredibilmente da vicino.-
-Blackwood. Il nome dell'isola è Blackwood e non sono stato certo io a costringerti. Merlino solo sa quanto la tua presenza sia già abbastanza seccante qui ad Hogwarts.-
Ormai abituata ai più svariati insulti, Hermione l'oltrepasso con decisione, sbarrandogli la strada e fermandolo a viva forza con un braccio teso.
-Non ti lascerò passare se non mi dirai tutto ciò che sai.-
-Cosa credi che ci sia, dietro? Una cospirazione, Granger? Sogni di mirabolanti complotti orditi dal sottoscritto anche mentre dormi?-
-Il giorno che arriverò a sognarti, Malfoy, potrò considerarmi impazzita in modo irreversibile. Ma questo tuo voler cambiare discorso non cambia le cose. Sono certa che tuo padre ti abbia rivelato molti più particolari di quanto tu abbia ammesso nell'ufficio di Silente.-
-E anche se fosse?-
La guardava dall'alto, con la famigliare espressione di fastidio che tanto facilmente prendeva possesso del suo volto ad ogni occhiata che era solito rivolgerle, per le più semplici e basilari necessità. Come, ad esempio, evitare di sbatterle addosso ed essere costretto a sentire la sua petulante voce intenta ad elencare almeno una decina di regole infrante dal suo eclatante gesto.
-Credi che sentirei il bisogno di parlarne con te, Granger? Perché indovina... no.-
-Non m'importa un accidenti dei tuoi bisogni.-
-Sei scontata, mezzosangue.-
-E tu piuttosto prevedibile.-
Interessante situazione di stallo. Se solo non fossero stati entrambi troppo stanchi per voler realmente proseguire, avrebbero potuto cimentarsi in un interessante duello verbale e magico al tempo stesso. Ma le forze mancanti reclamavano cibo e riposo tanto quanto la fisica lontananza l'uno dall'altra.
Scartando bruscamente di lato, Malfoy l'osservò, deciso a togliersela dai piedi il più velocemente possibile.
-Stiamo parlando di una semplice visita in una scuola straniera, nemmeno troppo lontana dalla nostra. Una cosa del tutto normale, Granger. Uccidi il tuo senso di persistente sospetto e accetta che per sette, lunghi, giorni saremo costretti a camminare fianco a fianco.-
Accettazione, già.
Per un attimo incredibilmente lungo, Hermione aveva dimenticato l'imperante filosofia Slytherin.
Accetta. Subisci. Vendicati.
Lasciata sola nel corridoio, le braccia abbandonate lungo il corpo e il rumore cadenzato di passi in allontanamento, Hermione si voltò quanto più velocemente possibile, compiendo due miseri passi avanti prima di gridare il suo fine punto di vista a Malfoy.
-Il fatto che tu ne sappia qualcosa è già di per sé motivo di sospetto. E se ne uscirà qualcosa di pericoloso, sappi che non ti darò tregua!-
Il fiato corto e il leggero ondulare di capelli ormai indomabili, non furono particolari che lo Slytherin fu in grado di vedere, ma nella corsa spedita verso la sua sala comune, trovò comunque la sfacciataggine necessaria per ridere di lei, alzando una mano stretta a pugno sopra la testa a mo' di saluto e presa visione della minaccia.
Dannato Malfoy.




   
 
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