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Autore: Ari_92    09/10/2012    21 recensioni
Klaine = eternity.
Una settimana di one-shots per non dimenticarcelo :)
Day 1: Cooper + Klaine_"Misunderstand"
Day 2: Roomates Klaine_"What I did for love"
Day 3: Heroes!Klaine_"Let's be adventurous!"
Day 4: Skank/Nerd Klaine_"Put on your glasses"
Day 5: Photographer/Model_"Collecting you"
Day 6: Dalton Klaine_"The list"
Day 7: Winter in New York_"I do"
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: What I did for love
Rating: Verde
Avvertimenti: AU, fluff (il fluff va tra gli avvertimenti o.O?)
Prompt: Day Two, Roomates!Klaine
Lunghezza: 5000 e passa parole
Note: AU in cui Kurt e Blaine sono compagni di stanza alla NYADA. Non stanno insieme, anzi... POV!Blaine
 
 
 


 
 
Klaine week; Day#2







 

Roomates Klaine__"What I did for love"
 

 
Blaine amava la NYADA.
L’adorava sul serio, sin dal primo momento in cui ci aveva messo piede.
Si trattava di un college prestigioso a livello internazionale e lui era pienamente consapevole che solo gli artisti più selezionati avevano avuto l’onore di essere ammessi: il fatto di essere tra loro l’aveva allo stesso tempo stupito e lusingato.
 
D’altra parte aveva dalla sua un discreto curriculum da solista in uno dei gruppi di canto corale migliori dell’Ohio, naturalmente dopo i Vocal Adrenaline e le New Directions, ma pur sempre in classifica. Inoltre si stava impegnando al massimo in tutti i corsi che seguiva e, seppur ammettendo la presenza di almeno una miriade di ragazzi più talentuosi di lui, non si sentiva affatto fuori posto tra le mura di quella scuola.
 
Era un’istituzione vecchio stampo: professori rigorosi e severi che sanno premiare chi lo merita, tranciare le gambe a tutti gli altri e – nonostante alcuni di loro sembrassero trovare anche troppo divertente l’entusiasmo delle matricole – spronare a un continuo miglioramento. Alcuni insegnati a dire il vero erano un tantino disincantati e spesso e volentieri li intrattenevano con sproloqui più o meno interessanti su quanto il mondo fosse un posto orribile e tutto funzionasse alla rovescio, ma per Blaine non era un grande problema.
La NYADA – con i suoi saloni eleganti e i pannelli di legno alle pareti – gli ricordava in parte la sua vecchia scuola, cosa che contribuiva a farlo sentire a casa ancor più di quanto non fosse già.
La parte più complicata era stata quella di rinunciare a tutte le sue performance da solista, e con un’indole come la sua non era stato qualcosa di così semplice da accettare, ma iniziava a farci l’abitudine.
 
In definitiva, Blaine era praticamente innamorato di quel posto, se non fosse stato per una cosa. O, per meglio dire, una persona.
 
Kurt Hummel, il suo compagno di stanza.
 
La prima volta che aveva posato gli occhi su di lui, Blaine era rimasto semplicemente a bocca aperta: era uno dei più bei ragazzi che avesse mai visto e per di più – a giudicare da una mezza dozzina di sospetti abbastanza radicati da costituire una certezza – era praticamente sicuro che fosse gay anche lui.
Solo a ripensarci si sentiva fremere di rabbia: mai, mai giudicare dalle apparenze.
 
Kurt Hummel era l’essere più perfido che avesse mai messo piede sulla faccia della terra: non faceva che guardarlo dall’alto in basso come se fosse una nullità, ogni sera spegneva la luce ad orari indecenti, preferiva scrivere su quel suo stupido quadernino che si portava sempre dietro piuttosto che avere una conversazione civile con lui e faceva di tutto, di tutto per soffiargli qualsiasi assolo che l’insegnante di canto metteva in palio ogni manciata di lezioni.
 
Non lo sopportava, era il suo rivale più pericoloso e di certo uno degli studenti più apprezzati tra i professori: di controtenori non ne pullula il mondo, purtroppo per Blaine, che dal canto suo gli avrebbe tirato volentieri un pugno in faccia ogni volta che otteneva un pezzo e lo guardava con quell’aria di sufficienza, come a dire che per quanto lo riguardava poteva anche farci l’abitudine ad ondeggiare sullo sfondo.
Odiava il modo in cui lo fissava, le frecciatine che gli tirava o il semplice fatto che facesse sempre un pelo meglio di lui, per quel poco che si sforzasse.
Odiava anche quando faceva la doccia e usciva dal bagno con solo un asciugamano stretto attorno alla vita, perché oltre ad essere un cantante formidabile – non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, comunque – era anche bellissimo, e a lui toccava di infilare il naso nel primo libro disponibile e fingere di non fissarlo.
 
Blaine aveva addirittura pensato all’eventualità di farsi cambiare camera – stranamente Kurt non ci aveva pensato per primo – ma in segreteria gli avevano detto che salvo casi estremi non era possibile almeno fino alla fine del semestre, e il semestre era appena iniziato.
Blaine tirò un profondo sospiro e rientrò in camera dopo una lunga doccia rilassante: a differenza del suo coinquilino non ci teneva a farsi vedere mezzo nudo, così aveva terminato di prepararsi per la notte direttamente in bagno.
Entrando, non si stupì di trovare Kurt ancora sveglio, intento a scribacchiare sul suo quaderno.
 
“Hai intenzione di dormire?” Lui non sollevò nemmeno lo sguardo da cosa stava facendo, apparentemente molto più importante di avere uno scambio di battute con il suo compagno di stanza.
“Adesso no. Se vuoi chiedermi una dritta sulla canzone da scegliere per venerdì, non farlo. Perché sai, non aiuto la concorrenza.” Blaine alzò gli occhi al cielo, assicurandosi che se ne accorgesse.
“Non ho bisogno di nessun aiuto, grazie. In particolare non del tuo.” Rincarò, lasciandosi cadere di peso sul letto.
“Ah, sì? Dal numero di assoli che hai ottenuto nell’ultimo mese non si direbbe. Quanti erano... Oh, zero. Peccato.”
 
Gli rivolse un sorrisetto che Blaine non ricambiò.
Era stufo di Kurt, era stufo di quella situazione ed era stufo che tutti i ragazzi a scuola lo riconoscessero solo perché aveva fatto parte della squadra campione mondiale in carica di Canto Corale Coreografato.
E non era geloso, era solo arrabbiato.
 
Con lui, perché l’aveva tenuto a debita distanza fin dal primo giorno, e con se stesso, perché per quanto odiasse ammetterlo non poteva negare la cotta imbarazzante che aveva per quel maledetto Kurt Hummel.
 
 

***

 
 
Lunedì mattina, con il riprendere dei corsi dopo il weekend, riprendeva anche l’assidua corsa di Blaine per farsi notare all’interno della scuola.
Le poche ore che avevano seguito il suono della sveglia erano state potenzialmente sufficienti a sfiancarlo per tutto il resto della settimana: le lezioni di canto erano state talmente dure che una ragazza se ne era andata in lacrime dopo l’ennesimo commento acido dell’insegnante sui suoi gorgheggi, per quanto intensamente ci stesse provando.
 
Blaine aveva a mala pena retto alla pressione: per poco non era stato linciato per essere arrivato con mezzo minuto di ritardo.
Il problema stava nel fatto di non essere riuscito a trovare la camicetta che aveva intenzione di mettersi, a quel punto data totalmente per dispersa dato che era certo di averla vista la sera prima appesa ad una gruccia esattamente in mezzo all’armadio.
 
Beh, se non altro era ora di pranzo e avrebbe avuto un po’ di tempo per tirare il fiato, oltre a domandarsi dove diavolo fossero spariti i suoi vestiti.
Prese il solito vassoio di cibo incommestibile e raggiunse il tavolo dei ragazzi che partecipavano al suo stesso corso di danza. Mentre spiluccava la poltiglia che aveva nel piatto, i suoi occhi si catalizzarono di loro iniziativa qualche metro più in là, esattamente dove era seduto Kurt.
 
Portava una camicetta chiara e un cardigan lungo; da quanto aveva potuto capire erano tra i suoi preferiti.
Non che ci facesse caso in assoluto, ma era incredibile quanto splendidamente fasciassero il suo corpo.
Era incredibile lui in generale, incredibile quanto incommensurabilmente stronzo.
 
Tuttavia quella mattina Blaine non fu in grado di cogliere l’esatta sfumatura del golf che indossava, perché distolse lo sguardo in un batter d’occhio non appena si rese conto che anche Kurt stava guardando verso di lui.
 
 

***

 
 
Martedì sera, Blaine tornò in camera completamente sfiancato.
Aveva passato tutto il pomeriggio nella sala da ballo a provare ed ora aveva i legamenti talmente sciolti che era abbastanza sicuro che non avrebbe fatto nessuna fatica a mettersi entrambi i piedi dietro la testa e camminare sulle braccia: di sicuro sarebbe stato meno spossante.
 
Non appena mise piede nella sua stanza gli fu chiaro che avrebbe fatto mille volte meglio a dormire in aula prove.
Il ragazzo sbatté ripetutamente le palpebre, incapace di smettere di fissare la schiena nuda di Kurt, seduto di spalle sul bordo del suo letto – aveva voluto quello vicino alla finestra, naturalmente.
Blaine non aveva mai avuto modo di soffermarsi davvero a guardarlo: quando usciva dalla doccia di certo non si metteva a fissare insistentemente le goccioline d’acqua che gli scivolavano addosso, o il modo in cui i suoi capelli prendevano letteralmente vita... Beh, aveva avuto modo di analizzare mentalmente i fotogrammi che aveva colto, questo sì.
 
Quella sera, ad ogni modo, era diverso.
La sua pelle era perfetta, in realtà non gli sembrava nemmeno vera da quanto era candida e immacolata; inoltre, aveva decisamente più muscoli di quanto quei suoi amati cardigan lasciassero immaginare.
Se solo non fosse stato un tale stronzo a quel punto...
A quel punto niente. Non avrebbe fatto niente in nessun caso, come suo solito.
 
“Puoi smetterla di fissarmi per favore? Mi dai l’ansia.” Disse a voce chiara e decisa, senza neppure girarsi. Blaine arrossì completamente e senza dire una parola si chiuse di filato in bagno, girando la chiave nella serratura.
 
Stupido, stupido e stupido
Lui, la sua improbabile cotta e quel maledetto Kurt Hummel.
Blaine sospirò e si sciacquò velocemente la faccia, nel tentativo di riprendere un po’ di quel colorito improvvisamente venuto meno una volta beccato in flagrante a spiare il suo compagno di stanza.
Che poi non lo stava spiando, non era colpa sua se lui si aggirava mezzo nudo per la camera.
 
Aprì il secondo cassetto sotto al lavandino – il primo era di Kurt, naturalmente – dove era solito tenere il pigiama per la notte.
Ricordò troppo tardi di averlo lasciato appallottolato sul letto quella mattina, preso dalla sua solita fretta, esattamente come il giorno precedente. Tuttavia, non avrebbe potuto dire di aver tirato quella maniglia inutilmente: con suo enorme sgomento, ci trovò la camicetta dispersa che aveva deciso di indossare ormai due giorni prima.
 
Blaine sollevò le sopracciglia al punto che gli sfiorarono l’attaccatura dei capelli.
Cosa ci faceva la sua camicia lì dentro? E soprattutto, perché era insieme ad un paio di pantaloni e un maglioncino abbinato?
Il ragazzo decise saggiamente di non domandarselo e richiuse con calma il cassetto: se non altro, sapeva cosa avrebbe indossato il giorno dopo.
 
Tornò in camera un quarto d’ora più tardi, con i denti lavati e i capelli puliti.
Al contrario di ogni sua aspettativa Kurt stava già dormendo: era accovacciato nel suo letto con le coperte tirate fin sotto al mento, e il suo prezioso quaderno stretto tra le braccia come il più prezioso dei tesori.
Blaine avrebbe solo voluto che da sveglio fosse l’angioletto che era quando dormiva, perché doveva ammettere che era davvero adorabile – aggettivo che sarebbe stato profondamente inadeguato a descriverlo per tutte le restanti ore della giornata.
Il moro si strinse nelle spalle e spense la sua lampada, infilandosi a sua volta sotto le lenzuola. Era davvero stremato, tanto che non ci mise più di cinque minuti ad addormentarsi.
 
Non avrebbe potuto giurare che quello che aveva sentito prima di perdere del tutto i sensi era un vero singhiozzo o se se lo fosse solo immaginato.
 
 

***

 
 
“Un’occasione.
Avrete solo un’occasione di cantare il vostro cavallo di battaglia, e sarà in questa classe, in questo momento.”
La professoressa di canto parlava lentamente, come al solito. Scandiva ogni parola neanche si trattasse di una dichiarazione solenne, e tutti la guardavano esattamente come se lo fosse.
La donna camminava avanti e indietro per la classe, squadrando uno alla volta i dieci studenti che quella mattina si erano presentati al corso.
La volta precedente erano in ventidue, ma dodici erano stati pregati di non fare ritorno fino a nuovo ordine. Blaine sentiva l’adrenalina pulsagli contro le vene: teneva la bocca sigillata, perché sapeva che se l’avesse aperta avrebbe semplicemente iniziato a cantare senza che nessuno gli avesse dato il permesso di farlo.
 
L’insegnante indicò un ragazzetto mingherlino di fianco a lui, che fece subito un passo avanti annunciando titolo e artista del numero che aveva intenzione di portare. Contrariamente al solito, Blaine non prestò nessuna attenzione all’esibizione dei suoi compagni di corso.
Tutto quello che era in grado di fare era contemplare Kurt di sottecchi, dall’altra parte dell’aula: non l’aveva mai visto così.
Niente sguardo altero, niente stretching, niente battutine pungenti sulle espressioni che faceva quando cantava e niente occhiatacce di sfida. Teneva semplicemente lo sguardo fisso a terra, in una fuga sottile tra le mattonelle, come se la trovasse davvero interessante.
 
Blaine l’avrebbe definito sconvolto, più che triste; sembrava desiderare essere in qualunque posto fuorché quello, e non era affatto da lui.
Per quanto gli seccasse ammetterlo, in effetti era stato anche a causa dell’entusiasmo e della passione del suo compagno di stanza se anche lui aveva imparato ad amare quella scuola così alla svelta; inoltre, la loro continua competizione – che fosse in ambito accademico o semplicemente a suon di frecciatine in camera – l’aveva sempre stimolato a fare di meglio, a metterci tutto se stesso.
 
In qualche modo, vedendo Kurt così abbattuto, Blaine perse la voglia di cantare.
 
“Hummel. Il nostro campione in carica.” Lo chiamò la professoressa, con il sorriso consolidato di chi sa di andare sul sicuro.
Kurt raggiunse il centro dell’aula senza guardare in faccia nessuno. Né lei, né nessun altro degli studenti presenti; cosa di cui Blaine non si accorse, dato che tutto ciò a cui riusciva a pensare era che non aveva guardato lui.  
Kurt annunciò Defying Gravity con l’aria di un condannato a morte, ed iniziò a cantare con una voce che spezzava letteralmente il cuore. Quantomeno, spezzava quello di Blaine.
Il moro non distolse gli occhi da lui per tutta la durata dell’esibizione, senza nemmeno curarsi di sbattere le ciglia: più si avvicinava alla fine della canzone, più Kurt abbassava la testa verso il pavimento.
 
E poi accadde.
Il fa naturale, la nota magica di Defying Gravity: la sbagliò. La sbagliò nettamente. Blaine era appena consapevole degli altri studenti che si guardavano tra loro sbigottiti, perché non riusciva a crederci; doveva essere un incubo, doveva per forza.
Era da lunedì che Kurt lo tartassava con quel benedetto assolo, ed ora stonava? Si rifiutava di crederlo. Era semplicemente impossibile che-
 
“Hummel. Cosa diavolo hai combinato?” A quel punto, di Kurt si potevano vedere solo le punte dei capelli tanto aveva la testa piegata in basso.
“Mi dispiace...”
“E fai bene a dispiacerti. Adesso fuori, e non azzardarti a ripresentarti qui prima di due settimane, sono stata chiara?” Kurt annuì vigorosamente, tirando su col naso.
“Non ho sentito.”
“Sì. Sì, mi scusi.”
Alzò la testa e si voltò verso l’uscita, con due grossi lacrimoni che gli scorrevano lungo le guance e, a quel punto, Blaine non avrebbe davvero saputo spiegare cosa diavolo gli prese. Senza nemmeno darsi il tempo di domandarsi cosa stesse facendo, stava già seguendo Kurt fuori dall’aula di canto muovendosi quanto più in fretta i suoi muscoli doloranti dalle troppe ore di danza gli permettessero.
 
“Anderson! Si può sapere dove stai andando?”
E quella, in effetti, era davvero una bella domanda.
 
Dove stava andando? Dietro Kurt, quello era ovvio. La vera domanda era perché, e soprattutto cosa si aspettasse di dire o fare una volta averlo raggiunto. Non sapeva dare una vera spiegazione a se stesso; di certo non era in grado di fornirla alla professoressa.
 
“I-Io... uhm...”
“Esci da questa classe ora e non ci metterai più piede fino al mese prossimo.”
 
Blaine lanciò un’ultima occhiata alle pareti spoglie e scure dell’aula: dopotutto non le avrebbe viste più per un bel po’ di tempo.
 
 

***

 
 
Non ci mise poi così tanto a rintracciare Kurt.
L’aveva visto spesso intrattenersi in biblioteca più a lungo degli altri dopo la fine delle lezioni teoriche: spesso infilava un paio di cuffie nelle orecchie e rimaneva seduto ad uno degli spessi tavoloni di legno con un libro sottomano fino a nuovo avviso.
Blaine si chiese se non fosse stata colpa sua sin dall’inizio: magari se avesse dimostrato un po’ più di umanità adesso non sarebbero stati così distanti.
Era proprio questo ciò a cui stava riflettendo, mentre camminava a vuoto tra i corridoi dell’immensa biblioteca del college.
Quando finalmente vide Kurt – con gli occhi fissi fuori dalla finestra, nella parte più isolata e antica di quell’intricato labirinto – aveva ormai perso ogni speranza di cercare oltre.
 
Gli si avvicinò lentamente, come si fa con gli animali feriti, apparentemente docili ma pronti a ribellarsi da un momento all’altro; non perché siano cattivi, solo... spaventati: basta compiere una singola mossa sbagliata.
 
“Allora sei qui.” Constatò, senza particolare emozione.
Non sapeva perché l’aveva seguito: era arrabbiato con lui, lo era sempre stato dal primo giorno che si erano incontrati. Peccato che Blaine non avesse messo in conto che – in qualche strano modo che non gli era dato sapere – si può finire per innamorarsi dei propri acerrimi nemici.
 
“Sei venuto per prenderti gioco di me, immagino. Avanti.”
“Perché hai voluto sbagliare quella canzone?” Kurt si irrigidì visibilmente, voltandosi in sua direzione. Blaine sapeva già di aver fatto centro.
“...Prego?”
“Sapevi fin dall’inizio che avresti stonato su quella nota, era evidente. Perché l’hai fatto?” Kurt sembrò trovare la cosa estremamente divertente, perché sorrise.
Sorrise con lo sguardo più triste che avesse mai visto.
 
“Proprio non vuoi capire, non è così?”
Biascicò tra i denti, gli occhi gonfi di una nuova dose di lacrime che sembravano non vedere l’ora di sgorgare. Blaine non fece nemmeno in tempo a dire qualcosa che lui aveva già ripreso a parlare.
“È già finita la lezione?” Il moro abbassò lo sguardo, imbarazzato. Per un attimo meditò se non fosse il caso di mentirgli ma, in fin dei conti, non ne vedeva l’utilità.
 
“...Non lo so. Sono andato via due minuti dopo di te.” Era abbastanza sicuro che Kurt avesse smesso di respirare.
“Perché?”
 
Perché ti amo.
 
“Non importa perché. Importa come diavolo hai fatto a sbagliare quel fa naturale.”
Kurt si scollò dalla porzione di pavimento sulla quale era rimasto immobile per tutto il tempo e gli si avvicinò con passo deciso; una volta che gli fu abbastanza vicino lo spinse senza troppa delicatezza da un lato, e corse fuori dalla biblioteca.
 
 

***

 
 
Quella sera, Blaine si assicurò di tornare in camera il più tardi possibile.
Dopo ciò che era successo al pomeriggio non aveva idea di come comportarsi con Kurt: avrebbe dovuto fingersi indifferente? Punzecchiarlo come facevano sempre o cambiare radicalmente approccio, magari cercando un punto di contatto o comprensione? Nel dubbio, Blaine aveva evitato di vedere Kurt in assoluto.
Sapeva che non era affatto il comportamento più nobile che avrebbe potuto adottare, ma preferiva prendersi una nottata di riflessione piuttosto che commettere errori irreparabili.
 
Quando finalmente mise piede in camera – aveva passato le precedenti due ore seduto di fronte alla porta della stanza, terrorizzato che qualcuno lo sorprendesse fuori oltre il coprifuoco – tutte le luci erano già spente.
Non era tipico di Kurt: la maggior parte delle volte le teneva accese solo perché sapeva che a lui davano fastidio, ed entrare nel buio più totale... Beh, era stano.
 
Blaine proseguì a tentoni verso il bagno, fortunatamente quella stanza era troppo piccola e spoglia per andare a sbattere contro qualcosa, e si preparò velocemente per la notte. L’ultima cosa che voleva era svegliare Kurt – nonostante gli sarebbe stato bene per tutto quello che gli aveva combinato, ma non era quello il momento – tuttavia non poté fare a meno di accendere la piccola lampada sul proprio comodino, se non altro per impostare la sveglia e sistemare i libri di scuola che aveva lasciato ammassati sul letto.
 
Kurt gli dava le spalle, rannicchiato tra le coperte; non sembrava nient’affatto lo stronzo con cui si era preso in giro nelle ultime settimane.
Sembrava solo un ragazzo che dormiva. Uno splendido ragazzo che dormiva, a dirla tutta.
Blaine scosse la testa e appoggiò più silenziosamente possibile i quaderni sulla scrivania, facendo attenzione a non far cadere niente al suo passaggio. Una volta che tutto fu al suo posto si sedette sul bordo del materasso, psicologicamente pronto ad affrontare l’ennesima notte in bianco.
 
Se non fosse stato per un dettaglio.
 
Il cassetto inferiore del comodino di Kurt era socchiuso, e proprio da lì sbucava qualcosa di inconfondibile: Blaine lo riconobbe all’istante come il quaderno su cui il suo coinquilino scriveva assiduamente non appena aveva un attimo libero.
Rimase a fissarlo per qualche lungo istante, neanche si aspettasse che quell’insieme di carta uscisse di sua iniziativa dal comodino e si rivelasse davanti ai suoi occhi.
In effetti, si era sempre chiesto di cosa si trattasse: Kurt non era certo il tipo che si mette a scrivere poesie, o roba simile. Sarebbe stato più probabile che si fosse annotato tutte le più recenti tecniche di tortura che lo vedevano come cavia, o magari le parole di qualche canzone, o quanto lui fosse superiore rispetto al resto del mondo. Blaine trovò quell’ultimo pensiero piuttosto plausibile eppure, in ogni caso, non riusciva a smettere di fissare quel quaderno.
 
Okay, d’accordo: era meschino e terribile da parte sua, ma che male avrebbe potuto fare dare una sbirciatina?
Non doveva leggerlo per forza, bastava un’occhiata ad una pagina a caso per capire che genere di roba ci infilasse dentro, tutto qui. Era legittimo, dopotutto... Beh, forse non proprio legittimo, ma in ogni caso Kurt non lo sarebbe mai venuto a sapere, giusto? Bastava tornare ad infilare quel libriccino nel cassetto e sarebbe stato tutto come sempre, nel bene e nel male.
 
Blaine proseguì per almeno dieci minuti a fornirsi da solo tutte le più nobili giustificazioni che gli passavano per la testa – ragionevoli o folli che fossero – prima di decidersi ad allungare il braccio e prendere il quaderno.
Lo sfilò lentamente dal comodino, portandoselo in grembo: si sentiva il re del mondo con quel coso in mano.
Prese un respiro profondo e, ignorando la vocina nella sua testa che gli ricordava che razza di verme fosse a fare una cosa del genere, aprì una pagina a caso, con il cuore che batteva all’impazzata.
 
Rimase un tantino deluso trovandola bianca, così fece scorrere alcuni fogli indietro, e notò che non erano occupate che le prime facciate del quaderno, una ventina al massimo. Mentre le sfogliava niente gli saltò all’occhio in particolare: la sua calligrafia era lineare, sottile e chiara in ogni pagina. Solo in qualche occasione sembrava essere più strascicata, probabilmente perché era di fretta.
 
Blaine sorrise: gli piaceva il modo in cui scriveva.
Gli piaceva lui e basta.
 
Una volta raggiunta a ritroso la prima pagina, Blaine fece un patto con se stesso: avrebbe letto quella e quella soltanto, con l’unico scopo di capire di cosa si trattasse, poi più niente.
Blaine non era bravo con i patti.
 

 20 luglio 2012

“Ancora non riesco a credere di essere stato preso alla NYADA. Voglio dire, so di essere bravo, ma ci sono talmente tante persone brave come me (o più di me, ma a questo è meglio non pensare) che sono terrorizzato all’idea della competizione. Poi a New York, da solo... Non so cosa farei se fosse come al McKinley. Cioè, NON sarà come al McKinley, però ho paura lo stesso. Spero solo che non siano tutti esaltati maniaci del potere al college, non so se reggerei alla pressione.”

 
Merda.
Era un diario.
 
Blaine aveva letto la prima pagina del suo diario e avrebbe voluto essere fulminato seduta stante.
Solo... Kurt non gli sembrava il tipo da diari, come poteva sapere di essere in procinto di ficcare il naso in una cosa così privata?
Stava appunto per ricacciare del cassetto il quaderno, quando una nuova idea gli balenò in mente: se quello era davvero un diario e ci scriveva tutto quello che gli passava per la testa, probabilmente era anche indicato il motivo che l’aveva spinto a sbagliare volutamente Defying Gravity. Leggerlo avrebbe significato essere in grado di aiutarlo nel migliore dei modi, e inoltre forse avrebbe finalmente capito come prendere Kurt, dato che l’unico accesso a lui sembrava essere proprio tra le sue mani.
 
Avrebbe avuto la coscienza sporca per l’eternità – era abbastanza sicuro che ci fosse un girone dell’inferno apposito per chi legge i diari altrui – ma era più forte di lui. Voleva conoscere qualcosa su di lui, e non aveva altro modo.
 

1 settembre 2012

“Sono arrivato al college, e non posso crederci. È e-n-o-r-m-e!! Sembra tutto così... formale. I professori sono inquietanti: quella di canto parla come un oracolo a gettoni e quella di ballo ci ha preso per dei pupazzetti senza ossa.
Oggi come test da prima lezione ci ha praticamente fatto mettere le ginocchia sulle spalle. Per fortuna che io sono snodato, perché i crack che faceva il ragazzo vicino a me facevano paura. Ho provato a parlargli dopo il corso e ha fatto finta che non esistessi, niente male come inizio. Il mio compagno di stanza arriva domani! Spero che almeno lui sia simpatico.”
 
Blaine sorrise tutto il tempo mentre leggeva quelle parole.
Il ragazzo di quelle righe era completamente diverso da quello che aveva conosciuto in quelle settimane: sembrava il diario di qualcun altro. Curioso più che mai, Blaine voltò pagina.
 

2 settembre 2012

“Il mio compagno di stanza si chiama Blaine Anderson, ex solista dei Warblers. Ci hanno dato parecchi problemi al liceo con il loro Glee Club tutto uniformi e voci impostate.
In ogni caso, è entrato con un sorriso a trentadue denti dicendo quanto era felice di essere in camera con me. Ammetto di essere rimasto un attimo imbambolato perché... Beh, perché è carino. Tipo, MOLTO carino. Mi ha fatto sentire un tantino in imbarazzo e mi sa che gli ho risposto un po’ male, spero non se la sia presa. È appena andato alla sua prima lezione, non vedo l’ora di sentirlo cantare senza tutti i suoi coristi in sottofondo.”
 

3 settembre 2012

“Blaine è uno schifosissimo talento! Dico, è bravissimo! Con quella voce sarebbe capace di far cadere ai suoi piedi anche gli oggetti inanimati. E poi è bello da morire. E... ho mai fatto cenno a quanto faccio in fretta a prendermi una cotta? Beh, eccolo lì. Blaine-perfezione-Anderson con cui non avrò mai nemmeno una singola speranza. Questo mi irrita parecchio, e mi irrito da solo perché sono talmente incapace che invece di dirgli qualcosa di carino continuo a insultarlo: ottima mossa, Kurt. Non so neanche perché lo faccio, mi dispiace ogni volta di più e mi sento un emerito idiota, però... non lo so, è cominciata così e quando una cosa comincia in un modo è difficile farle cambiare corso, giusto? Cosa faccio? Mi metto a fare il gentile tutto d’un colpo? E comunque lui sembra trovarsi bene così, non è che si risparmi quanto a battutine. È divertente sotto un certo aspetto, speriamo in bene.”
 
Se solo Blaine fosse riuscito a respirare in assoluto, a quel punto avrebbe trattenuto il fiato.
Quindi lui... quindi lui piaceva a Kurt? gli piaceva sul serio? Non ricordava di aver mai sentito il cuore battergli così forte. Era felice, felice e tremendamente confuso, bisognoso di ulteriori spiegazioni.
 

7 settembre 2012

“Non è cambiato niente. Con Blaine, intendo. Continuo a fingermi un’altra persona e non riesco a fare altrimenti. Ho ottenuto il secondo assolo consecutivo, e un po’ mi dispiace che non abbia vinto lui perché è stato straordinario.
Ho passato tutto il liceo a stare male per essere quello che sono. Ora sto passando il college a stare male per essere quello che non sono. Devo aver fatto qualcosa di orribile nella mia vita precedente.”
 

10 settembre 2012

“Blaine mi guardava a mensa. Per la seconda volta in due giorni. Okay, sarò il solito illuso, ma non posso pensare che non significhi niente, giusto? Stasera faccio un esperimento.
 
Peggiore. Idea. Di. Sempre! Non avevo calcolato quanto potesse essere difficile trovare il coraggio di girare per la camera in accappatoio. Sono senza speranza.”
 

17 settembre 2012

“Non ho più scritto perché è tutto come sempre. A parte il fatto che mi sono deciso ad uscire in accappatoio. Blaine è adorabile quando arrossisce.”
 

19 settembre 2012

“Non sono bravo a nascondere le cose: glielo farò capire e basta. Ho cercato qualcosa di decente nel suo armadio (non so ancora con che coraggio) e ho messo una camicia, dei pantaloni eun maglioncino nel cassetto dove lascia il pigiama la mattina, così li trova di sicuro. Spero che almeno questo porrà fine alle ostilità.”
 

20 settembre 2012

“Non è servito a niente. Non se li è messi, e continua a guardarmi a mensa. Non so cosa darei per ricominciare tutto da capo.
P.S. Venerdì provo un’ultima cosa, poi giuro che vado a chiedere di farmi cambiare stanza.”
 

23 settembre 2012

“Sono un idiota. L’unica volta che ho sbagliato un assolo è stato in seconda liceo per mio padre e oggi, tre anni dopo, l’ho rifatto per Blaine.
E lui mi ha chiesto perché ho stonato. Mi sembrava chiaro: volevo perdere. In particolare, volevo che lui vincesse. Perché o questa è la cotta più sconvolgente della storia o mi sto davvero innamorando di Blaine, e questo non va bene. Sono sempre stato bravo a non farmi troppe illusioni dopo tutto il casino con Finn; con Blaine non ci riesco. Non riesco a non desiderare di sorridergli, sentirlo vicino a me, baciarlo... E ho fatto un macello. Dall’inizio. Forse se non avessi costruito questa stupida maschera ora gli piacerei anche, non lo so.
Oggi ci ho sperato, quando gli ho chiesto perché mi aveva seguito in biblioteca. Ma non gli interesso, perché dovrei?”
 

23 settembre 2012

“Vado a dormire subito, così non mi trova sveglio. Non so cosa dirgli e non so cosa fare. Domani cambio camera. Per ora... per ora mi tengo questi stupidi sentimenti.”

 
Blaine passò il dito sulle ultime parole della frase, rese mosse e acquose da quella che – prima di seccarsi e far ondulare il foglio – doveva essere stata una lacrima.
Rimase semplicemente così, con il cuore che gli pulsava nel cervello e le mani tremanti, incapace di credere a quanto aveva letto.
 
Ogni singola cosa tornava, ogni tassello combaciava perfettamente con l’altro, in un susseguirsi ancora confuso nella testa di Blaine. C’erano tante cose che non si spiegava, passaggi che avrebbe voluto rileggere e punti da approfondire.
Peccato che in quel momento non gli importasse nulla di tutto questo.
 
Si alzò dal letto con le gambe molli, raggiunse la sua scrivania e – dopo aver afferrato la prima penna disponibile – aggiunse qualche parola tremolante sotto l’ultimo aggiornamento di Kurt.
Blaine non si diede nemmeno il tempo di riflettere se stesse facendo o meno la cosa giusta: sapeva alla perfezione che era l’unica che voleva fare, e tanto gli bastava.
 
Raggiunse con passo leggero l’altro lato della stanza, tenendo lo sguardo fisso sul corpo abbandonato sotto le coperte. Prese un lungo respiro e – senza poter evitare di arrossire come un idiota – si sistemò sul letto, esattamente dietro di lui.
In teoria la cosa avrebbe dovuto essere silenziosa e pacata; per sua sfortuna le molle del materasso non erano del suo stesso avviso: si misero a cigolare e stridere come nel peggiore dei film horror, cosa che tolse parecchio dell’effetto sorpresa pseudo romantico che rientrava nei piani originali del ragazzo. Si infilò sotto le coperte ancor più lentamente, nel tentativo di fare meno baccano possibile.
 
Kurt rimaneva perfettamente immobile, sempre di schiena, sempre bellissimo. E davvero, Blaine non l’aveva mai trovato più bello che dopo aver letto tutte quelle parole, dopo averlo conosciuto davvero.
 
Allungò timidamente una mano verso di lui, con il cuore che batteva all’impazzata: certo, aveva scelto una strada abbastanza radicale considerando che fino a mezz’ora prima era seduto di fronte alla porta della loro camera a fare l’asociale, ma in qualche modo era consapevole che tutti quei giorni, quelle settimane di occhiatacce, parole non dette e verità pressate tra fogli di carta si riassumevano lì, in quell’esatto momento, in quella mano che aveva finalmente avuto il coraggio di appoggiare sulla sua spalla.
 
Kurt non si mosse di un millimetro e Blaine si concentrò sulla consistenza della sua pelle sotto la maglietta di cotone, sui respiri brevi e veloci che faceva.
Non stava dormendo, non stava dormendo e non lo stava mandando via.
 
Senza nemmeno valutare prima la tempestività della sua idea si era già avvicinato a lui, abbastanza per sentire le sue scapole accarezzargli il petto, quanto era sufficiente per circondargli la vita con un braccio. Kurt sembrava rigido e morbido allo stesso tempo.
 
“Blaine?” Lo disse talmente piano che non avrebbe potuto escludere di esserselo immaginato. Poi sentì una mano sfiorare sperimentalmente la sua e a quel punto no, non era frutto della sua fantasia.
 
“...Mi dispiace. Di tutto- ”
“Shh.”
 
Kurt si zittì all’istante e – prima che fraintendesse – Blaine si affrettò a passargli il quaderno che ancora aveva nell’altra mano. Il suo proprietario fissò la copertina rigida per qualche istante prima di aprirlo all’ultima pagina scritta, agevolato dalla luce proveniente dalla lampada di Blaine, ancora accesa dall’altra parte della stanza. Rimase a guardare le due righe aggiunte di fresco decisamente più a lungo di quanto ci si potesse effettivamente impiegare per leggerle, poi richiuse il quaderno, lo appoggiò di fianco a sé e finalmente, finalmente si voltò verso Blaine.
 
Non l’aveva mai visto con un’espressione del genere.
Rilassato, dolce e decisamente bellissimo. Blaine non aveva idea di aspettare quell’esatto momento con così tanta intensità fino a quando non rispose al suo timido sorriso con uno altrettanto esitante, ma decisamente sentito.
 
Nonostante quel piccolo momento gli avesse scaldato il cuore, non poté negare di aver atteso con altrettanta smania ciò che seguì, quando Kurt si sporse in avanti a baciarlo.
 
 
“Sono un abusivo qui, e mi dispiace di venire a profanare con la mia calligrafia da gallina ubriaca... Ho solo due parole da scrivere. Volevo solo che sapessi che le penso dalla prima volta che ti ho visto.
Blaine + Kurt
 
 

***

 
 








 
 
 
Hi guys ^_^!
Come dicevo nelle note iniziali, questa Shot è stata scritta dal punto di vista di Blaine. Ho cercato di essere abbastanza equilibrata così ne ho fatte tre POV!Blaine e tre POV!Kurt (la prima non si conta perché era POV!Cooper, pover’uomo XD)
Comunque spero che la OS di oggi vi sia piaciuta... Per la parte finale avevo in mente l’agendina in cui Kurt ha scritto appunto Blaine + Kurt nella puntata di San Valentino, prima che sbucasse Mr. Rotoballa-Geremiah... Well, yeah u.u
Ecco, ne approfitto per avvisarvi: preparatevi psicologicamente alla Shot di domani, Heroes... *muore*
Un bacione a tutti, in particolare alle meravigliose 12 persone che hanno recensito la prima giornata :’)!! Courage Klainers, a domani <3
 
P.S. *headcanon*: Kurt ha lasciato di proposito il quaderno lì, sperando che Blaine lo trovasse.
  
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