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Autore: JulesBerry    11/10/2012    1 recensioni
[Seconda revisione ultimata]
Margaret Stevens è una strega diciassettenne che, nell'agosto del 1995, ritorna in Inghilterra, suo Paese natale, dopo nove lunghi anni.
Qui potrà rincontrare le persone a lei sempre state care: quelle persone che non ha mai dimenticato, che hanno sempre avuto un posto nel suo cuore, e che, nonostante tutto, hanno fatto sentire la loro presenza anche negli anni della lontananza.
Perché, questo lei lo sapeva, i Weasley sono sempre stati la sua seconda famiglia. E dalla famiglia, prima o poi, si ritorna.
-Dall'undicesimo capitolo-
«Fred, cosa dovrei fare? Fa’ sparire ogni pensiero strano, quel sorriso malizioso lo conosco fin troppo bene. E poi, per le mutande di Merlino, hai solo un asciugamano addosso: per me non è facile concentrarmi, il tuo corpo mi distrae!» esclamò Meg che, senza volerlo, si lasciò scappare quell’ultima frase. Si morse il labbro, maledicendosi mentalmente e pensando che buttarsi dalla finestra non doveva essere poi un’idea tanto cattiva.
«Ti distraggo? Be’, in effetti, sono stupendo, magnifico, incantevole! Come biasimarti? Sono la quintessenza della bellezza!» commentò Fred, vanesio, mentre il suo ego gonfiava a dismisura.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George e Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Che l'amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell'amore'
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Capitolo 19
 


 
Se non ci fosse l’inverno,
la primavera non sarebbe così piacevole

 

Say those words, say those words like there’s nothing else
Close your eyes and you might believe that there is some way out
Open up, open up your heart to me now
Let it all come pouring out
There’s nothing I can’t take

 
Il mese di aprile era arrivato più rapidamente che mai, e la tiepida aria primaverile aveva iniziato a investire gli studenti, portando con sé una certa allegria. Tuttavia, le vacanze di Pasqua non erano iniziate nel migliore dei modi. La Umbridge, difatti, aveva scoperto l’esistenza dell’ES, Esercito di Silente, e aveva ottenuto l’incarico di Preside, dato che quest’ultimo era stato costretto a lasciare la scuola. Inoltre, gli esami finali si avvicinavano, e gli studenti del quinto e del settimo anno erano più impegnati che mai.
Margaret era seduta vicino al Lago Nero, riparata da una grande quercia, ed era concentrata a portarsi avanti con i compiti di Incantesimi. Accanto a lei si trovava Hermione, anche lei persa nello studio, mentre Fred e George, poco più in là, progettavano un nuovo prodotto per il negozio che avevano intenzione di tirar su. Margaret alzò lo sguardo dalla pergamena e lo posò sui due, e ciò che vide la fece inevitabilmente sorridere: apparivano entrambi estremamente concentrati, e sfoggiavano delle espressioni corrucciate che raramente si addicevano loro; Fred si mordeva le labbra e si grattava il mento con la piuma, e George, invece, fissava il cielo, pensieroso.
Diede una leggera gomitata a Hermione, che spostò gli occhi prima su di lei, poi sui due gemelli. Istintivamente, scosse la testa, sorridendo.
«Quei due che pensano: dovremmo immortalare questo momento» disse lei, mettendo da parte il libro di Antiche Rune.
«Se lo raccontassimo in giro, non ci crederebbe nessuno» commentò Meg, poggiando la testa contro il tronco dell’albero e lasciando che la tiepida brezza di aprile le solleticasse il volto e i capelli. Pensò che sarebbe stato bello rimanere lì tutto il giorno, indisturbata e immersa in quel piacevole momento di relax.   

«Cosa... Come avete fatto a rimanere così legati? Insomma, nonostante la lontananza» le domandò all’improvviso Hermione, e Margaret parve felicemente sorpresa da quella domanda. Poggiò sul prato il foglio di pergamena e la piuma e incrociò le braccia davanti alle gambe, continuando sempre a fissare divertita ogni mossa o atteggiamento buffo del suo ragazzo e del suo migliore amico.
«Be’, sai... Io, Fred e George siamo sempre stati molto legati. Quando sono partita, è stato davvero un duro colpo. Ricordo che la notte non facevo altro che piangere, e per di più mangiavo pochissimo. Strano a dirsi per me, no? Mia madre non ce la faceva più a vedermi così, dunque, dopo due settimane scarse, pensò che la cosa migliore fosse quella di tornare insieme a me in Inghilterra, e papà era d’accordo, anche se ciò avrebbe significato stare lontano da me e mia madre per tanto tempo... e vederci solo una volta ogni tanto. Ma a mamma non fu concesso il trasferimento dopo così poco tempo: dovevano passare almeno due anni, e di certo non poteva licenziarsi» spiegò, rievocando quegli istanti con un certo malessere. Non sarebbe mai riuscita a dimenticare la sofferenza provata in quegli anni.
«E allora?»
«Quei due anni passarono, ma ormai il tempo era passato anche per me. Ero riuscita a tranquillizzarmi, avevo superato il trauma, anche se quella lontananza mi ha sempre procurato un dolore immenso. Ci siamo sempre tenuti in contatto, ovviamente: ci spedivamo lettere ogni due giorni, e con esse anche migliaia di fotografie. Ma quando, lo scorso agosto, arrivai all’aeroporto di Londra... be’, non so se riesci a immaginare. Quando entrai in quella camera e vidi le loro espressioni incredule, il mio cuore perse qualche battito, e si riempì di una gioia immensa. Passarono i giorni, e il nostro legame divenne ancora più saldo di un tempo. A nove anni, consideri un tuo coetaneo come un amichetto di giochi, anche se ci cresci insieme. Con l’età, però, il rapporto diventa più profondo, solo che tramite delle lettere non lo si nota più di tanto. Passando nuovamente del tempo con loro, quindi, potei accorgermi di alcune cose» ammise, lasciandosi sfuggire un sorriso che, di certo, non passò inosservato all’amica.
«Ad esempio?» le domandò questa, infatti, molto incuriosita.
«Ad esempio... Sai, iniziai a vedere George non più come un amico, ma come il fratello che non ho mai avuto: lui sa cosa mi piace e conosce ogni mia debolezza, forse un po’ più di Fred. Sa a memoria ogni mia paura o aspirazione, desiderio, progetto, coglie al volo ogni mio singolo pensiero, riesce a decifrare i miei sguardi. È diventato il mio migliore amico senza fare alcuno sforzo, e quando guardo nei suoi occhi, so che lui sta leggendo dentro la mia mente. So che mi posso fidare, che se dovessi averne di bisogno, lui sarà sempre qui, pronto ad ascoltarmi e a farmi piangere sulla sua spalla per poi aiutarmi a combattere. È un pezzo fondamentale della mia vita.»
«Fred, invece? Avanti, come hai capito di star provando qualcosa per lui?»
«Fred... be’, la situazione diventa più complessa. Nelle sue lettere si poteva sempre intravedere qualcosa di diverso da quelle di George: erano più sofferte. Sai, quando passavo la notte alla Tana, o loro a casa mia, io e lui dormivamo quasi sempre nello stesso letto. Era l’unica cosa che condividevamo solo noi due. Quando, dopo tanti anni, una sera mi ha salvata dalla mia desolazione e abbiamo dormito nuovamente insieme... be’, non so cos’è successo, ma posso giurarti che quando mi sono svegliata, l’indomani, sentivo le farfalle nello stomaco e che non desideravo altro che restare per sempre tra le sue braccia. Posso affermare con ogni tranquillità che, molto probabilmente, stavamo già insieme ancor prima che lui si dichiarasse. Eravamo più affiatati che mai, la giornata ruotava attorno alle esigenze dell’altro... Il modo in cui ci guardavamo, ci sfioravamo, parlavamo. Gesti di affetto più sentiti, manifestazioni più o meno evidenti e abbastanza frequenti di gelosia... Entrambi avevamo capito che sarebbe finita così» finì Margaret, sorridendo e non distogliendo lo sguardo dal suo ragazzo, ancora profondamente perso in svariate riflessioni.

Hermione si concentrò invece su George, e contemporaneamente iniziò a riflettere sulle parole dell’amica. Quello di Margaret era stato un vero e proprio colpo di fulmine, qualcosa che accade raramente, ma che quando si verifica lascia il segno, come un marchio indelebile. Era stato improvviso, non cercato, ma era successo. Si sentì un po’ confusa, anche preoccupata, e comprese che non sapeva cosa voleva realmente. Meg parve leggerle nella mente, difatti le poggiò una mano sulla spalla e le rivolse un amabile sorriso.
«So a cosa stai pensando. George è un ragazzo meraviglioso, eccezionale, e tu gli piaci davvero tanto! In un certo qual modo, lo hai affascinato. Ma se non ti senti pienamente sicura, be’... Sei in pieno delle tue facoltà decisionali, no?» disse Margaret, ed Hermione prese a torcersi le dita.
«Meg... George è fantastico, e mi piace molto, ma mi sento così confusa! Ci sono momenti in cui il mio corpo è totalmente invaso da un’immensa sensazione di felicità, momenti in cui riesce a farmi stare così bene che credo di poter toccare le stelle con un dito... Ma ce ne sono altri in cui non capisco cosa voglio, in cui penso che sia tutto troppo affrettato... e strano! Non abbiamo nulla in comune, siamo tremendamente diversi, troppo. Non fraintendermi, con lui sto bene, ma siamo agli estremi opposti, non so se riesci a capirmi.»
«Lui sta cercando in tutti i modi di farti sentire la ragazza più fortunata dell’Universo, e in un certo senso lo sei, come lo sono io. Può capitare di essere indecisi, ma permettimi di dirti una cosa: se solo tu dovessi decidere di provarci, di tirare avanti per qualche altro mese, sappi che non te ne pentirai. Quando lo conoscerai in ogni piccola sfaccettatura, potrai capire se ne vale la pena o no, solo allora. Può darti davvero tanto, tantissimo.»
«Spero che tu abbia ragione» mormorò Hermione, lo sguardo sempre fisso sulle sue scarpe. Più quel conflitto interiore cresceva, più si sentiva estremamente stupida. George le piaceva, allora perché si comportava in quel modo? Cercava in tutti i modi di non darglielo a vedere, di far finta di non sentire quel tormento che la affliggeva, ma quando si ritrovava sola con se stessa, ecco che non poteva fare a meno di far viaggiare la sua mente attraverso tutte quelle piccole considerazioni che il suo cervello elaborava durante la giornata. Pensò che Margaret avesse ragione, che avrebbe dovuto aspettare del tempo per riuscire a capire se ne valeva la pena o meno, se fosse stato il caso di continuare o di troncare il tutto prima che uno dei due potesse starci davvero male. A volte provava ad attribuire la colpa di tutto quello che le stava succedendo allo stress e all’ansia per gli imminenti esami, ma non era poi così sicura che si trattasse di questo.
Ogni sua remora, però, non poteva che crollare di fronte al sorriso che il suo ragazzo le rivolgeva ogni volta che incrociava il suo sguardo, oppure quando le loro mani s’incontravano per intrecciarsi l’un l’altra.
Non appena questo pensiero le si fu presentato davanti, si alzò di botto e corse verso George; questi si ridestò dai suoi pensieri e la guardò, sbalordito, mentre lo prendeva per mano e lo costringeva ad alzarsi. Poi, lo tirò verso di sé e gli avvolse le braccia al collo, mentre lui le serrava la vita e si lasciava baciare teneramente. Per lo stupore, però, perse l’equilibrio, così entrambi finirono distesi sul prato, ma non smisero di ridere e baciarsi.

Fred, sbigottito anche lui, capì che per gli affari ci sarebbero stati altri momenti, dunque gettò un’occhiata divertita alla sua ragazza, che sorrideva compiaciuta di fronte a quella scena, e andò a sedersi accanto a lei, abbracciandola. La guardò negli occhi, cercando di trovare la forza di dirle quello che doveva.
«Amore, devo parlarti» le disse, infine, serio. Meg inarcò il sopracciglio, insospettita.
«Hai forse intenzione di mollarmi per qualche insulsa ma a tuo parere nobile ragione?» gli domandò, un filino minacciosa. Lui rise, poi scosse la testa.
«Ma neanche per sogno! Devo solo... dirti una cosa.»
«Spara, allora: via il dente, via il dolore! Che cosa sarà di così grave?»
«Io e George ce ne andiamo» buttò lì Fred, deciso a rendere la cosa il più indolore possibile. Margaret rimase spiazzata per un momento, ma si riprese subito dopo.
«No, allora. Potresti spiegarti meglio, per favore?» gli chiese lei, evidentemente confusa.
«È da un po’ di tempo che ci pensiamo, e abbiamo deciso che non ha senso sprecare altro tempo qui, a Hogwarts.»
«Sprecare tempo? Fred, stiamo parlando della vostra istruzione!» gli ricordò Meg, scandalizzata, ma lui le puntò contro l’indice.
«Non vorrai somigliare a mia madre, spero!»
«Per gli slip di Merlino, ha ragione! Lo dice per il vostro bene!»
«Maggie, è inutile che insisti! Il progetto per il negozio è pronto, e noi vogliamo metterlo in atto immediatamente, dato che abbiamo anche trovato il locale!»
«Ma potreste quantomeno aspettare la fine della scuola! È una follia, dannazione!» urlò Meg, sconvolta, attirando l’attenzione di un bel po’ di studenti.
«Uuuh, attenzione! Codice rosso, allerta massima, si salvi chi può!» esclamò George, in lontananza, rivolto al fratello. Evidentemente, entrambi si aspettavano una reazione simile.
«George, sta’ zitto! Fred, tu devi esserti bevuto il cervello! Non sei mai stato un luminare, ma non ci vuole un genio per capire che terminare gli studi è importante! Insomma, dovresti imparare a essere più responsa-... Ma che diavolo fai?» sbottò lei, in quanto Fred aveva deciso di approfittare di un suo momento di distrazione per gettarlesi addosso. Ignorando le sue lamentele e i suoi mormorii minacciosi, prese a baciarla con dolcezza, le dita delle mani che s’intrecciavano e il profumo della loro pelle e delle loro labbra che si mescolava in un’unica fragranza.

Finalmente, quando percepì che la sua ragazza doveva essersi ormai lasciata alle spalle quel piccolo battibecco di pochi momenti prima, interruppe quell’attimo e la aiutò a riprendere la posizione di prima, poi la strinse nuovamente a sé e le fece poggiare la testa sul suo petto.
«Mi sa che non c’è modo di convincervi. Sentiamo, com’è che volete andarvene?»
«Vedrai, bellezza, vedrai.»
«Mi raccomando, niente di potenzialmente compromettente per la vostra salute!»
«Hmm, non posso garantirtelo, sai come siamo fatti» commentò Fred, che subito dopo scoppiò a ridere, coinvolgendo anche Margaret. «Mi mancherai, piccola» le sussurrò poi, dolcemente, mentre le accarezzava i capelli.
«Oh, amore, anche tu. Ma sta’ attento: se scopro, perché io vengo a sapere tutto, che fai l’idiota con altre donne durante la mia assenza, giuro che ti uccido!»
«Ah, non posso?» scherzò il ragazzo, beccandosi un pizzicotto sul braccio.
«Fred, ti avverto: ti spacco la faccia.»
«Ehi, scherzo! Devi fartelo dire per forza che sei una piccola vipera?» sbuffò allegramente Fred, divertito nel vedere lo sguardo corrucciato della sua ragazza. Lei incrociò le braccia, nel tentativo di apparire indifferente.
«Stavo soltanto sottolineando una questione importante, che è quella delle proprietà: mi appartieni, ormai possiedo i diritti a pieno titolo!»
«Pff, non sei tu quella che deve preoccuparsi! Anzi, vedi di aprire bene gli occhi: senza di me nei paraggi, tutti quei pervertiti ti staranno alle calcagna come degli avvoltoi.»
«Uh-uh, la scuola è piena di ragazzi carini!» scherzò Meg, curiosa di vedere la reazione di Fred, che non tardò a diventare violaceo.
«Simpaticona, ti credi divertente? Sottolineiamo anche questo: tu sei solo ed esclusivamente mia. Qualcosa in contrario?»
«Dove sta scritto?» lo provocò ancora Margaret, ma lui, stavolta, era preparato.
«Nella tua famosa questione delle proprietà, no?» soffiò sulle sue labbra, prima di perdervisi nuovamente. Aveva intenzione di assaporare quel momento per istanti che dovevano sembrare ad ogni costo eterni, interminabili. Poi, soddisfatto, tuffò il viso tra i suoi capelli, concentrandosi a respirare il profumo di quel dolce pomeriggio di primavera.

 

And if there’s love just feel it
And if there’s life we’ll see it
This is no time to be alone, alone
I won’t let you go



- Angolo dell’autrice

Sì, manca solo l’ultimo capitolo! Chissà cosa vi ho preparato, eh? Spero di non farvi aspettare troppo per quello, ma non posso garantire nulla: deve essere sottoposto a ragionevoli modifiche!
Bene, spero che questo capitolo vi sia piaciuto! So che non è il massimo, ma mi serviva un capitoletto che traghettasse la storia al finale (temporaneo, eh!).
Il titolo è tratto dall’aforisma della poetessa statunitense Anne Bradstreet, mentre la canzone è I Won’t Let You Go, di James Morrison.
Un ringraziamento a chi segue la storia, se volete lasciarmi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate, non potete che farmi un immenso piacere! :)
Un immenso grazie, ancora!
Un bacione,
Jules


- Dal prossimo (ed ultimo ç_ç) capitolo:

«[...] Ovviamente, sarebbe una soluzione temporanea. Insomma, fino a quando...» iniziò, ma si interruppe a metà frase. Margaret era felicemente stordita, la bocca semiaperta recava l’ombra di un sorriso, e gli occhi erano più sgranati che mai.
«Continua! Non far finta di essere timido, tanto non me la bevo! Fino a quando...?» lo invitò a continuare. Fred parve prendersi di coraggio, dunque trasse un lento respiro e sorrise.


Ultima revisione: 10.02.2015

 
   
 
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